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Capitolo 1 - La Biblioteca attraverso la storia

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Academic year: 2021

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Capitolo 1 - La Biblioteca attraverso la storia

La prima domanda che ci si pone di fronte ad una biblioteca è cosa rappresenta, in quanto racchiude in se molto di più della mera funzione di un luogo atto a raccogliere libri. Questo edificio, che non è, e non potrà mai essere, solamente un "magazzino", ci accoglie con un'aura di cultura e di sapere che ci fa immediatamente capire come essa sia molto di più di un involucro. Sin dall'antichità infatti si è voluto raccogliere in un unico luogo gli scritti ed i documenti di una certa rilevanza: l'evoluzione delle civiltà e delle culture ha fatto in modo che essi fossero fruibili dapprima per una cerchia ristretta, sia che essi fossero funzionari governativi, o dotti, o studiosi, poi ad una fascia sempre più ampia di persone, allargata ulteriormente dal sistema dei prestiti, per poi estendere ulteriormente il bacino di utenza perfino con esperimenti tipo la “biblioteca viaggiante” di Melvil Dewej per raggiungere anche coloro che abitavano nei luoghi più lontani. Nel corso dei secoli si è quindi capito quanto i libri fossero importanti per fini non solo culturali, ma anche sociali, ponendo le biblioteche al centro di questa funzione e determinandone, anche sotto il profilo architettonico e funzionale, modifiche sempre più importanti per meglio adattarle a queste loro funzioni. Col passare dei secoli si è vista un trasformazione dell'edificio biblioteca per adattarsi al mutare delle esigenze con l'aggiunta, all'indispensabile deposito libri, di sale per la copiatura e per la lettura poi di sale convegni per arrivare alle moderne sale multimediali.

La storia delle biblioteche è antichissima e si può far partire dal VI sec a.C. quando Re Assurbanipal (ca. 668-627 a.C.), sovrano dell'antica Assiria e conosciuto negli scritti greci come Sardanapalo, Asnappeer o Osnapper nella Bibbia, istituì nel palazzo reale di Ninive la prima raccolta di tutti i testi in scrittura cuneiforme di cui gli Assiri avessero copia. Il sovrano assiro, che eccelse per crudeltà e spietatezza nei confronti delle popolazioni vinte, ma anche per cultura e amore per l’arte, volle costituire questa biblioteca per celebrare soprattutto la sua grandezza e il suo valore in battaglia, pertanto al suo interno erano conservate tavolette riguardanti aspetti della vita quotidiana quali atti amministrativi (disposizioni o ordini tassativi che il re inviava a tutte le regioni dell’impero), atti privati (testamenti o contratti matrimoniali), documenti politici, raccomandazioni, denunce, celebrazioni del

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2 sovrano, contatti con popoli stranieri, nomine di alti funzionari ed infine testi di carattere religioso. Di questa raccolta è giunta fino a noi una collezione di 20.000/30.000 tavolette cuneiformi, contenenti circa 1.200 testi e la maggior parte sono possedute dal British Museum e dal Dipartimento delle Antichità dell’Iraq.

La biblioteca era costituita da banconi in muratura allineati lungo le pareti su cui venivano collocate le tavolette in terracotta. Ciascuna tavoletta aveva un numero d'ordine e sulla prima era indicato il titolo, che erano inoltre apposti anche su tasselli di legno probabilmente murati accanto a ciascuna opera. Si assiste quindi, per la prima volta, ad una raccolta ordinata secondo criteri classificativi sistematici (sia pur rudimentali) e si distingueva dai disordinati depositi archivistici sino ad allora in uso, è questo il motivo principale per cui ancora oggi si ritiene che la biblioteca di Ninive sia stata la prima della storia.

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Figura 3: ricostruzione di un palazzo Assiro

Anche se non è la prima, sicuramente la più famosa biblioteca antica è quella di Alessandria d’Egitto, voluta da Alessandro Magno (356 a.C. – 323 a.C) su suggerimento del filosofo greco Aristotele nel III sec a.C.

Aristotele, al contrario di altri filosofi greci, aveva capito l'importanza della forma scritta per la diffusione della cultura e del pensiero ed aveva già istituito piccole biblioteche all'interno delle sue scuole pertanto spinse Alessandro Magno a creare quella che sarebbe stata per secoli la più grande biblioteca del mondo, essa, chiamata "Bruchium", doveva contenere la linfa del Sapere e che era posta fisicamente all'interno del museo. Per arricchire la biblioteca i successori di Alessandro Magno (soprattutto Tolomeo II) spinsero i loro uomini in giro per il mondo alla ricerca di tutti i testi scritti che capitavano loro sotto mano e che

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4 ritenevano in qualche modo interessanti. Il "Bruchium", conteneva più di settecentomila rotoli di papiro provenienti da tutto il mondo conosciuto (Mediterraneo e Medio Oriente) con una predominanza della cultura greca ed egiziana. I volumi erano collocati in nicchie nel muro, e contenevano il sapere di un'intera civiltà da Omero in poi. La biblioteca, che come abbiamo visto era all'interno del museo, era finalizzata soprattutto allo studio dei documenti da parte dei dotti del museo, infatti, avendo una impostazione aristotelica, doveva essere connessa direttamente con lo studio e l'insegnamento. La sua fruizione da parte di un pubblico esterno non era necessaria, per costoro, cioè per le necessità del lettore colto, esisteva la biblioteca del Serapeo, definita in alcuni scritti “la biblioteca figlia”, che si trovava nel quartiere alessandrino di Rhakotis all'interno del tempio di Serapide (da cui il nome) ed era complementare (in quanto possedeva numerose copie dei documenti) alla biblioteca del Museo ed era a disposizione di tutti, lettori e studiosi, anche non alessandrini.

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5 Con la biblioteca di Alessandria nasce anche la figura professionale del bibliotecario visto non già come mero custode ed archivista, ma come saggio che si occupava anche dell'esame dei testi, gettando anche le base degli studi filologici. Non a caso i primi bibliotecari furono personaggi di spicco della cultura del periodo nonché precettori dell'erede al trono d'Egitto.

La principale “rivale” fu la biblioteca di Pergamo, che nonostante si trovasse in un territorio periferico, riuscì a costruirsi una notevole fama tanto da costringere Tolomeo IV a vietare l'esportazione del papiro dall'Egitto. Secondo alcune fonti si ritiene che Re Eumene II, fondatore della biblioteca, avrebbe reagito a tale mancanza di materiale scrittorio facendo conciare delle pelli e creando quella che, dal nome della biblioteca, fu definita pergamena.

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6 La pergamena presentava notevoli vantaggi rispetto al papiro ed in primis quello di poter essere scritta su entrambi i lati e fu usata per tantissimi anni, soprattutto dai romani che la chiamavano “membrana”, fino all'invenzione della carta.

Il decadere della Grecia e dell'Egitto ad opera dell'avanzare di Roma causò direttamente od indirettamente la fine delle biblioteche ellenistiche, ma vide ovviamente il nascere di quelle romane che, se in un primo momento sorsero in forma privata quale bottino di guerra di generali o politici, si diffusero gradualmente con l'estendersi del dominio di Roma.

Questo carattere “privato” che riservava la consultazione esclusivamente al proprietario ed alla sua cerchia di amici non impedì il diffondersi dei testi in quanto il possesso di una biblioteca ben fornita era un requisito obbligatorio per le fasce sociali più agiate ed importanti. Biblioteche private furono quella di Cicerone nella quale confluirono anche i libri di Silla quando quest'ultimo cadde in disgrazia e quella dei Pisoni ad Ercolano nella cosiddetta “Villa dei Papiri”.

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Figura 7: Villa dei Papiri ad Ercolano

La caratteristica primaria della biblioteca romana era di essere suddivisa in due sezioni una di testi latini ed una di testi greci, questa caratteristica, che all'inizio poteva essere determinata dalla scarsezza di opere in latino, è rimasta fino alle ultime biblioteche.

Il primo accenno ad una biblioteca pubblica a Roma si ha nell'opera, purtroppo andata perduta, De bibliothecis di Marco Terenzio Varrone che conteneva i progetti preparatori di una biblioteca pubblica commissionatagli da Giulio Cesare, ma essa fu realizzata solo nel 39 a.C. per volontà del console Asìnio Pollióne nel Tempio della Libertà vicino al Foro, che lui stesso aveva fatto restaurare.

La biblioteca faceva parte del bottino della recente guerra contro i Partini, popolo illirico, ma la sua vera innovazione fu che, per la prima volta, essa era aperta a tutti. Al suo interno furono posti i ritratti degli autori latini più importanti, forse come originale forma di segnaletica bibliografica.

Durante il periodo imperiale il livello di erudizione della popolazione crebbe molto e si aprirono nuove biblioteche in ogni angolo dell'Impero, e Roma, quale fulcro di cultura passa dalle 3 del I secolo alle 28 attestate nel 377 d.C.

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8 Un elemento importante da segnalare è che da carteggi del 79 d.C. riguardo all'incendio che devastò la biblioteca della Domus Tiberina sul Palatino, risulta la disponibilità ai prestiti elemento sconosciuto fino ad allora, ma fondamentale per la diffusione della cultura.

Altro elemento fondamentale per lo sviluppo delle biblioteche nell'antica Roma è la loro quasi costante presenza all'interno delle Terme che erano non solo luogo di relax, ma anche e soprattutto di rilevanza sociale. Di queste si può facilmente supporre che non contenessero opere di particolare pregio, almeno rispetto alle biblioteche imperiali, ma fossero più legate all'intrattenimento ed al diletto.

Da un punto di vista architettonico si può notare che alcune biblioteche furono pressantemente costruite per questo utilizzo e non semplicemente ubicato all'interno di palazzi o templi. Un esempio di ciò è costituito dalla biblioteca Ulpia, voluta dall'imperatore Marco Ulpio Traiano e progettata dall'architetto Apollodoro di Damasco che aveva la caratterista di essere costituita da due edifici (come di consueto uno per la parte latina e uno per quella greca) separati da una colonna che presumibilmente simboleggiava un rotolo di papiro. Altro elemento caratteristico, e sconosciuto al mondo ellenistico, era la presenza di sale di lettura con scaffali alle pareti.

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9 Con la decadenza di Roma si osserva inizialmente uno spostamento delle nuove biblioteche verso oriente, si ha a questo proposito un importante documento del Senatore Temistio, che nell'elogiare la nuova costruzione di una biblioteca a Costantinopoli informa sul giusto criterio di scelta dei libri che essa dovrà contenere, non solo i grandi, ma anche e soprattutto quegli autori minori meno diffusi nelle biblioteche private e pertanto necessari in quelle pubbliche.

Il problema degli incendi fu una costante nelle biblioteche antiche, fortunatamente già nell'antica Roma erano sorte vere e proprie officine scrittorie, solitamente all'interno delle biblioteche, in cui liberti e schiavi ricopiavano i testi depositati in modo da moltiplicarne le copie.

Col tramontare dell'impero romano ci fu quasi un decadimento della cultura, e nei secoli successivi si verificò un ritorno a biblioteche chiuse al grande pubblico. Nel medioevo infatti le principali biblioteche furono quelle degli ordini monastici, soprattutto quello benedettino, con le sole eccezioni di alcune realtà private di nobili e principi.

I monaci se da un lato esclusero le masse dalla possibilità di accedere ai libri, dall'altro continuarono l'importante opera già svolta a Roma della copiatura dei testi e non solo, in quanto in molti casi essi furono abbelliti da miniature di rara bellezza. I monaci perfezionarono anche la scrittura minuscola chiaramente leggibile.

La scarsezza del materiale scrittorio portò però in alcuni casi a riutilizzare molti testi cancellando con abrasioni leggere la scrittura originaria per sostituirla con argomenti ritenuti più importanti e non sempre tale scelta fu oculata ritenendo troppo spesso che la cultura pagana fosse inferiore “a priori” di quella cristiana. Questo però non deve far pensare che i libri conservati fossero pochi, si consideri infatti che i monasteri più forniti, come quello di Reichenau (abbazia benedettina sita sull'isola di Reichenau del lago di Costanza fondata nel 724), arrivarono a possedere al principio del IX secolo un patrimonio librario tra i 400 e i 600 volumi.

Le abbazie benedettine divennero importanti centri culturali grazie alla loro doppia opera di conservazione di testi antichi e di istruzione. Carlo Magno il 29 marzo 789 emanò un capitolare, l'Admonitio generalis, in cui si ordinava a tutti i monasteri di istituire scuole e nel Sinodo di Magonza dell'813 si raccomandò a tutti i cristiani di inviare i figli a studiare presso un monastero o un ecclesiastico.

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10 La costituzione di scuole collegate ai vescovati dà un forte impulso alla creazione di biblioteche capitolari.

Con l’organizzazione delle prime università, la cui capostipite è l'università di Bologna (fondata nel 1088), si costituiscono le prime biblioteche adibite allo studio e la diffusione dei libri miniati e si assiste alla creazione di raccolte librarie presso le più importanti corti europee.

Fu però con l'invenzione della stampa che cambiò radicalmente il mondo delle biblioteche rendendo più facile la diffusione dei libri grazie alla velocità con cui si potevano fare copie dello stesso testo.

Fu Johann Gutenberg (Johann Gensfleisch zur Laden zum Gutenberg) (Magonza, 1394-1399 circa – Magonza, 3 febbraio 1468) l'uomo a cui si deve tale invenzione.

Figura 9: Stampa di Gutenberg

Gutenberg costituì a Magonza nel 1450 una Societas con il banchiere Johann Fust e l'incisore Peter Schöffer (o Schäffer), allo scopo di stampare la cosiddetta "Bibbia a 42 linee" sulla base della Vulgata. Nel 1450 gli esperimenti di Gutenberg erano a buon punto: era già in grado di procedere alla composizione e alla stampa sia di fogli singoli che di libri voluminosi. Il progetto della Bibbia venne concluso il 23 febbraio 1455 presso la "Hof zum Humbrecht" (oggi in Schustergasse, 18) e il libro messo in vendita a Francoforte. L'edizione (con tiratura di 180 copie) suscitò immediato entusiasmo per la qualità tipografica. Era la prima volta che si stampava una Bibbia senza prima aver ricevuto una ordinazione.

L’invenzione della stampa, come è facile intuire, moltiplica il numero e la disponibilità dei volumi e in questo contesto si assiste alla trasformazione delle biblioteche in cenacoli di studio e di dottrina destinati, grazie al fiorire dell'umanesimo, ad un numero sempre maggiore di uomini istruiti.

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11 Nel XVII secolo venne fondata la biblioteca Ambrosiana e quasi simultaneamente nacquero Mazzarina di Parigi, la Bodleiana di Oxford, la Laurenziana di Firenze e la biblioteca di Gottinga (solo per citarne alcune). Quest'ultima può esser considerata veramente moderna in regolamentava un accesso per tutti ad orari stabiliti e consentiva sia la consultazione in loco che il prestito, aveva inoltre una collocazione dei volumi secondo uno schedario.

L'istituzione dell'istruzione popolare sotto la spinta dell'illuminismo consentì la nascita di un sempre maggiore numero di biblioteche che da statali diventano provinciali e poi comunali. Una menzione particolare merita a questo punto Melvil Dewej, di cui si è accennato all'inizio di questa trattazione, in quanto con la semplice idea di una biblioteca mobile costituita da un deposito librario e da un furgone, riuscì ad avvicinare alla cultura persone che vivevano in luoghi molto distanti ed isolati e che non avrebbero avuto altro modo di accedere ai libri. La vera innovazione del suo pensiero è stata quella di portare i libri fuori dalla biblioteca direttamente alle persone e non di aspettare che le persone si avvicinassero alle biblioteche.

Man mano che cresce l'alfabetizzazione della popolazione le biblioteche si moltiplicano e si assiste alla nascita della scienza biblioteconomica: le biblioteche conoscono una radicale trasformazione, dovuta da una parte al miglioramento dei cataloghi ed all’impulso alla classificazione delle opere, e dall’altra alla spinta data alla formazione professionale dei bibliotecari, accompagnata da una più intensa cooperazione tra le biblioteche. In questo periodo si assiste anche alla diversificazione delle attività bibliotecarie, mediante l’organizzazione di mostre, incontri di lettura e conferenze ed il miglioramento dei servizi offerti agli utenti.

Lo sviluppo delle biblioteche pubbliche cresce in relazione all’aumento della parte della popolazione dedita agli studi superiori e grazie alle possibilità offerte dall’informatica. Quest'ultima che dapprima è intervenuta come semplificazione della catalogazione dei libri e della loro ricerca ha consentito di rendere sempre più fruibile il libro in particolare e la cultura in generale. Il libro stesso sta piano piano perdendo il suo supporto cartaceo e si sviluppa in molteplici formati digitali che consentono una più completa percezione dell'opera arricchendola di contenuti multimediali.

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12 carta stampata ad Internet.

"Il concetto di biblioteca digitale non è semplicemente quello di una collezione digitale dotata di strumenti di gestione dell’informazione. È piuttosto uno spazio in cui mettere insieme collezione, servizi e persone a supporto dell’intero ciclo di vita della creazione, uso, preservazione di dati, informazione e conoscenza" (Definizione utilizzata in occasione del Workshop on distributed knowledge work environments di Santa Fe, svoltosi nel marzo 1997 in New Mexico.)

Viene quindi accentuato, in questo modello, il ruolo di comunicazione e di condivisione, e la biblioteca digitale sembra riportare, all’occhio di molti, al grande mito della biblioteca universale che da millenni anima i desideri dell’uomo e le sue ambizioni di dominio della conoscenza.

Diversi, oggi, sono i progetti di digitalizzazione del sapere mirati a rendere più accessibile, dinamico, comunicabile il patrimonio di testi a nostra disposizione.

Un fenomeno interessante e in continua espansione è, per esempio, quello degli Open Archives; essi sono dei depositi di articoli reperibili online. Sono una tipologia di dati il cui uso è molto frequente in ambiente accademico, particolarmente in ambito scientifico, tecnologico, medico.

Per quanto riguarda il patrimonio già esistente di risorse, esistono enormi progetti, in America e anche in Europa, mirati alla digitalizzazione del patrimonio culturale, e alla sua condivisione in ambienti di rete aperti al grande pubblico.

Il pioniere in questo senso è stato il progetto Gutenberg, iniziato negli anni ’70 e oggi contenente più di 19.000 opere letterarie scaricabili completamente.

Internet Archive, con la biblioteca della Carnegie Mellon University, del Governo Cinese e Indiano, sta lavorando oggi al Million Book Project, un progetto per mettere on line un milione di libri.

Ma oggi su questo mito lavorano anche enti commerciali e, non a caso, molte delle “fabbriche di miti” degli ultimi anni, a partire dai nuovi colossi dell’Information Architecture quali Microsoft, Google, Yahoo, Wikipedia che si sono lanciate nel settore.

Google, per esempio, contribuirà alla realizzazione di un sistema per digitalizzare i volumi più preziosi della storica collezione della Library of Congress

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13 Americana, composta da più di 10 milioni di inestimabili esemplari provenienti da tutto il mondo. Esso inoltre ha stretto accordo con 5 tra le più prestigiose biblioteche statunitensi (Harvard, Oxford, Stanford, quella dell'università del Michigan e la New York Public Library) per digitalizzare e mettere a disposizione online milioni di volumi, alcuni dei quali di particolare pregio e rarità. I libri verranno inseriti nel già enorme indice di Google man mano che saranno scannerizzati. I testi di pubblico dominio saranno messi a disposizione gratuitamente di tutti i navigatori. Di quelli protetti da copyright, il motore di ricerca fornirà soltanto l'indice, la bibliografia e alcuni estratti.

Yahoo e Microsoft, d’altro canto, hanno aderito alla Open Content Alliance e, con la collaborazione di Internet Archive, dell’Università di Toronto e della California, e di diversi altri partner commerciali, intendono portare avanti la digitalizzazione

di 150 milioni di risorse.

In Europa, la Commissione Europea, anche nel timore di un dominio della cultura anglofona sul panorama delle preservazione e della diffusione del patrimonio culturale mondiale, intensifica gli sforzi per creare la Biblioteca Digitale Europea, destinata a perpetuare la memoria dell’Europa su Internet.

Nei prossimi cinque anni, almeno sei milioni di libri, documenti e altri beni culturali saranno resi accessibili al grande pubblico via internet.

L’Italia, con il suo portale Internet Culturale, ha già contribuito in modo significativo alla digitalizzazione del patrimonio letterario, portando in rete oltre 10.000 testi del repertorio nazionale.

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Capitolo 2 - Il quartiere di Cisanello

L'area di progetto si trova nella zona nord est della città di Pisa, nel quartiere di Cisanello; si tratta di uno dei quartieri più recenti della città, ma che si è già affermato come nuovo fulcro tecnologico grazie anche alla presenza del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e del nuovo ospedale, (completamente operativo dalla fine del 2010).

L'area abitativa di Cisanello, posta sulla riva destra dell'Arno, risale al secolo XII ed il suo nome originario era Arsiccio ed era un piccolo borgo suburbano isolato, dai dati catastali del 1428-29 risulta che vi abitavano 108 persone. All'inizio del secolo XVII i borghi divennero veri e propri comuni e Cisanello viene indicato come Comune di S. Giusto di Cisanello e Comune di S. Biagio di Cisanello. Nel catasto Leopoldino (inizio del secolo XIX) la zona di Cisanello è racchiusa tra l'omonima via, la via di S. Biagio e Via Paradisa e dalla parte opposta da Via Pongilupo.

Lo sviluppo dell'area è legato a filo doppio con l'insediamento dei presidi ospedalieri (lazzeretto e lebbrosario fino all'attuale ospedale) che andranno a sorgervi negli anni.

Nel luglio del 1904 l'Amministrazione Spedaliera individua un terreno collocato tra l'Arno e la via rotabile Cisanello-Ghezzano che presentava le necessarie caratteristiche per la costruzione di un sanatorio (suolo asciutto, aria meno polverosa, riparato da venti freddi, con una piacevole visuale e con facilità di smaltimento rifiuti), questa decisione risultava obbligata dalla necessità di spostare i precedenti lazzaretti posti nell'ex convento di S. Croce in Fossabanda e presso la chiesa di S. Jacopo in Orticaria, aperti già dagli ultimi anni del secolo XIX a seguito della petizione popolare del 1895.

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Figura 10: immagine storica, il tubercolosario

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Figura 12: immagine storica, il tubercolosario

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17 Il 14 novembre 1906 iniziano i lavori per la costruzione del sanatorio “Vittorio Emanuele” nell'area prescelta ed il 4 giugno 1912 la struttura apre ufficialmente. Gli anni venti e trenta del XX secolo vedono ulteriori ampliamenti del presidio e la costruzione di un Lebbrosario accanto al Tubercolosario già esistente.

Figura 14: immagine storica, il lebbrosario

Queste strutture restarono pressoché immutate negli anni, ma videro sorgere a loro fianco nuovi edifici non solo di natura residenziale, ma anche e soprattutto finalizzati ad asservire sia i pazienti che i parenti in visita, quali cinema, ristoranti e servizi in genere. L'area rimase tuttavia abbastanza isolata fino agli anni '60, quando fu valutata per l'espansione della città. A differenza infatti di quanto era stato indicato nei piani regolatori fino al 1957 la zona ad est di Pisa risultò la più idonea per soddisfare le crescenti esigenze dovute all'aumento della popolazione. Il piano regolatore che fu iniziato nel 1960 e poi, a causa anche di cambiamenti della giunta comunale e dell'elezione di un nuovo sindaco, terminato nel 1965 prevedeva appunto di abbandonare l'ipotesi di sviluppo verso ovest e cioè verso il mare. Il nuovo piano regolatore, denominato “Dodi-Piccinato” per il determinante contributo dei professori universitari Luigi Dodi del Politecnico di Milano e Luigi Piccinato dell'Università di Roma, descrive appunto la nuova area di espansione vero est.

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[…]

a) di individuare lo sviluppo dell'aggregato urbano non concentrandola sulla città storica che non è in grado di sostenere il peso di ulteriori interessi residenziali o di servizio gravanti sulla struttura medioevale, bensì unidirezionalmente verso Est in una pausa inedificata individuabile lungo l'Arno un corrispondenza di un'ampia ansa dal fiume. Esso potrà offrire la localizzazione di tutte quelle attrezzature di servizio a livello comprensoriale richiesto dalla funzione amministrativa e direzionale che la città assolve nei confronti di tutto il territorio provinciale che proprio ad Est presenta la totalità degli insediamenti residenziali e produttivi. Si realizzerà così una continuità con il sistema urbanizzato lineare sulle due sponde dell'Arno e la nuova espansione potrà sopratutto costituire un efficace diaframma tra il Contro Storico, ormai congestionato, ed i complessi interessi che su di esso convergono da est, organizzandoli in una struttura urbana nuova che d'altra parte non nega ma integra ed in definitiva salva l'antico.

[…]

Il piano regolatore Dodi-Piccinato giustifica i motivi della espansione verso est attraverso una dettagliata analisi socio economica. Vengono analizzati i dati dello sviluppo demografico di Pisa degli ultimi venti anni e si fanno previsioni per i venti anni successivi andando in tal modo a determinare la superficie necessaria per accogliere una tale crescita di popolazione. Sul fronte economico è determinante questa nuova direzione in quanto gli insediamenti industriali già esistenti erano tutti posti nei limitrofi comuni ad est della città.

[…] La localizzazione di quest'ultime attività si è attuata in modo spontaneo ed autonomo, secondo un modello caratterizzato da una elevata "specializzazione produttiva in senso spaziale, tanto che alcuni centri vengono ad identificarsi e qualificarsi essenzialmente per dati tipi di attività produttiva. Tipiche sono a questo proposito le zone di Cascina e Ponsacco per la produzione del mobile e di Santa Croce sull'Arno e

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Castelfranco di Sotto per la lavorazione delle pelli e l'industria delle calzature. [...]

Questo posizionamento già in quegli anni presentava dei flussi pendolari verso le industrie e pertanto la scelta di utilizzare proprio quell'area viene rafforzata dall'osservazione di un fenomeno che sarebbe andato ad incrementarsi negli anni.

Il piano però non si ferma all'individuazione dell'area ed al suo dimensionamento, ma va a determinare quelli che saranno gli sviluppi fondamentali della rete viaria che dovrà essere sviluppata in relazione all'incremento demografico e dei flussi veicolari in modo da non congestionare quella già esistente.

[...]

I collegamenti diretti della nuova espansione con il vecchio centro sono invece assicurati dal miglioramento delle vie radiali che da Pisa si dipartono verso est. In particolare è previsto un tracciato (viale Bonaini) che dall'attuale piazza V. Emanuele conduca al ponte sull'Arno presso il Giardino Scotto, prosegua lungo l'attuale via Matteucci ed oltre fino a raccordarsi ad est con l'attuale via di Cisanello.

Questo tracciato costituisce la spina longitudinale della nuova città, nella zona di S. Biagio questo incrocia un asse di viabilità nord sud realizzato per collegarsi rapidamente, mediante un nuovo ponte sull'Arno, con l'attuale via Emilia raccordandosi con la viabilità principale pedecollinare.

[…]

La modernità del Piano Dodi-Piccinato si vede però nella volontà di creare un nuovo quartiere dove sia piacevole vivere per tanto non vengono trascurati aspetti quali la determinazione di zone a verde e per lo sport.

[…]

Le zone verdi urbane che hanno subito negli ultimi decenni di una

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importanza igienica ed estetica che il P.R. si è proposto di conservare e migliorare prescrivendo per il centro storico il vincolo su tutte le aree verdi esistenti e il potenziamento, ove possibile della aree stesse, nonché la costituzione di una ampia fascia di protezione per le mura sia

all'interno, sia all'esterno di esse.

Per i quartieri periferici si prevede un recupero di aree verdi attualmente private destinandole ad uso pubblico, mentre per la nuova espansione di Cisanello, le previsioni comportanti la riserva di spazi verdi di quartiere preferibilmente ubicati in contiguità alla aree scolastiche.

[…]

Particolare attenzione è stata portata alle aree sportive in considerazione dell'importanza che lo sport ha assunto sul piano dell'educazione e della salute fisica. Considerato che le attrezzature attuali sono nettamente insufficienti, il P.R.G. individua aree sportive di base in ogni quartiere e le reperisce anche nelle zone già edificate e prevede tre aree di livello superiore: la prima nella zona di Cisanello, [...]

E' infatti dalla metà degli sessanta che il quartiere di Cisanello si è velocemente urbanizzato, costellandosi di edifici alti e moderni come i vasti complessi residenziali di appartamenti, o i grandi palazzi adibiti ad uffici, molto diversi dal tessuto urbano del centro storico.

Tale espansione fu così repentina da rendere necessaria la costruzione di un nuovo ponte sul fiume Arno in tempi molto brevi, al massimo nel giro di due soli anni, in modo da poter collegare il vecchio centro storico con la nuova area in maniera più immediata e diretta. Il comunicato emesso dall’amministrazione citava:

“Il ponte e le opere relative saranno ubicati a levante della città, in prossimità dell’ansa del fiume, a collegamento della viabilità comunale della zona di Cisanello a nord e di quella statale e comunale a sud dell’Arno: attraverso la via Fagiana saranno raccordate al ponte sia la

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statale Tosco-Romagnola che le strutture ospedaliere, a carattere regionale, di Cisanello”.

Ciò avrebbe consentito di ridurre alcuni problemi logistici e affrontare il problema emergente del traffico che appariva chiaramente in crescita.

Presso l’Archivio di Stato è tuttora conservato l’articolo del quotidiano “La Nazione” uscito sabato 31 Marzo 1979, non appena fu resa ufficiale la notizia della concessione del finanziamento da parte della Banca Nazionale del Lavoro per la realizzazione del nuovo ponte.

Figura 15: articolo storico della Nazione del 31 Marzo 1979

Un ulteriore apporto allo sviluppo di questa parte della città è senza dubbio dovuto alla realizzazione del consiglio nazionale delle ricerche, costruito nei primi anni novanta ed operativo a partire dal 1994, data di concessione dell’agibilità.

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“Tredici istituti, mille e cento persone tra ricercatori, tecnici e personale amministrativo, 10 brevetti e oltre 1.000 pubblicazioni scientifiche internazionali solamente nell’ultimo anno di attività. Eccola, in numeri, l’Area della Ricerca Cnr di Pisa: una città nella città, una nuova “piazza dei Miracoli” che ha fatto delle tecnologie di frontiera il minimo comune denominatore delle proprie attività di ricerca”.

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Capitolo 3 – Strumenti urbanistici e prescrizioni per l'area

Oggigiorno Cisanello rappresenta quasi un nuovo centro, densamente abitato e ben fornito di servizi, spazi direzionali e commerciali.

Tutto ciò ha portato un inevitabile aumento di afflusso delle auto, con il conseguente problema degli stalli di sosta, quindi si è assistito alla nascita di innumerevoli parcheggi, non coordinati da un piano specifico ma creati in maniera disorganizzata per il tamponamento delle necessità che si presentavano di volta in volta. Nella maggior parte dei casi questi parcheggi sono andati a sostituirsi alle aree verdi, riducendo drasticamente uno dei migliori mezzi per combattere l’inquinamento atmosferico e contemporaneamente andando a ledere l’armonia e la quiete che si dovrebbe attribuire a queste fasce periferiche, proprio perché sviluppatesi negli ultimi decenni con strumenti urbanistici ben organizzati al contrario dell’impulsiva crescita del centro storico in epoca più antica.

Gli strumenti urbanistici attuali, infatti, dedicano particolare attenzione proprio a quest’area, analizzando accuratamente fabbisogni e problemi presenti e delineando le prescrizioni per ogni tipo di intervento da effettuare.

3.1 Il Regolamento Urbanistico

Gli elaborati grafici del Regolamento Urbanistico di Pisa si suddividono per semplicità in base alla porzione di città interessata: centro storico, ovest, est, litorale e Stagno.

L’area considerata possiamo perciò trovarla all’interno della cartografia di Pisa est, porzione 2-03.

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Immagine 16: cartografia del Regolamento Urbanistico

L’area, indicata secondo la legenda come area a parco urbano di trasformazione, viene trattata dalla scheda norma numero 6.1, individuata dal titolo “Cisanello-Area Filtro Verde”, ponendo fin da subito l’accento sull’importanza del verde e della sua funzione come corridoio naturale all’interno della città.

Il Piano Strutturale ha inserito l’intera area, di dimensione complessiva di circa 28 ettari, all’interno di una unica Utoe considerandola un sistema ambientale di connessine composto da vari spazi aperti a diversa tipologia di verde, rimasto libero a causa della mancata attuazione dell’asse attrezzato del piano Dodi-Piccinato. Le aree comprese lungo l’asse nord-sud, che collega la zona agricola di Praticello, nel comune di San Giuliano Terme, con l’area delle Piagge in golena d’Arno, hanno varie dimensioni e destinazioni tali da mantenere libero e inalterato uno spazio interno ad un’area densamente urbanizzata. Lo spazio aperto è caratterizzato dalla

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25 presenza di estensioni di territorio agricolo, oggi in abbandono, nella parte nord, aree a prevalente funzione sportiva contornate da orti urbani nella parte centrale e zone destinate a funzioni di tipo agricolo periurbano (orti, serre, etc.) a ridosso del cimitero di S. Michele, dove é tuttora presente un sistema di edifici rurali storici d’impianto leopoldino, in prossimità del viale delle Piagge.

Le tre zone descritte, anche se fanno parte di un unico sistema, sono fisicamente individuabili sul territorio perché delimitate dagli assi viari principali che collegano il centro storico della città con la nuova zona di espansione, via De Ruggiero, via Cisanello e nella scheda vengono trattate secondo tre comparti d’intervento ognuno dei quali fa riferimento a tipologie di utilizzo diverse, all’interno di un disegno unitario che ha come obbiettivo principale quello di favorire una fruibilità pubblica all’interno dell’area.

- PARCO URBANO S. CATALDO (comparto 1) - AREA SPORTIVA S. CATALDO (comparto 2)

- AREA AGRICOLA S. MICHELE - PIAGGE. (comparto 3)

Il lotto sede dell’intervento ricade nel primo comparto, compreso tra il confine con S. Giuliano, definito dal fosso dei Sei Comuni, e la via De Ruggiero ed è caratterizzato da un ampio spazio aperto a margine del quale si sono sviluppati gli insediamenti residenziali di Pisanova e le aree a servizi del quartiere di S. Cataldo.

Le caratteristiche ambientali principali dell’area sono quelle di avere mantenuto libero un corridoio ecologico interno ad un ambito densamente urbanizzato, necessario allo sviluppo di funzioni ecologiche utili a mantenere le condizioni bioclimatiche migliori per la zona e al tempo stesso permette di favorire processi d’integrazioni all’interno del quartiere.

L’attività agricola, quale funzione primaria di utilizzo di questa parte di territorio, è cessata negli ultimi anni a causa del progressivo sviluppo degli insediamenti, nonostante che queste aree marginali si trovino in continuità con l’area agricola di Praticello, località Ghezzano nel comune di S. Giuliano.

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26 In questa zona la morfologia del territorio ha conservato l’orditura secondo gli assi principali della centuriazione ed è tutt’ora presente buona parte del sistema idraulico di origine storica.

Il comparto considerato ha come obbiettivo prioritario quello di favorire le funzioni necessarie al mantenimento della integrità spaziale dell’area, salvaguardando le caratteristiche naturali, mediante l’eliminazione delle situazioni di crisi esistenti, in modo da diffondere agli ambiti urbani adiacenti nuovi contenuti e significati mirati ad un progetto di qualificazione ambientale.

Nell’area libera, interna all’ambito urbano, compresa tra il canale artificiale e la via De Ruggiero è in atto, da tempo, un processo di rinaturalizzazione spontanea incontrollata, e questo causa delle condizioni di difficile vivibilità ambientale. L’obbiettivo e quello di eliminare le situazioni di degrado, mantenendo inalterate le caratteristiche di naturalità dell’area mediante la realizzazione di un Parco Urbano Pubblico dotato di una minima quantità di servizi per il quartiere. E’ inoltre prescritta la realizzazione di fasce di filtro di verde tra i parcheggi e le abitazioni (a tutela di quest’ultime).

3.2 Il sistema del verde - COMPARTO URBANO DI CISANELLO

A livello comunale sono stati già eseguiti degli studi che hanno rilevato alcune problematiche del quartiere di Cisanello, come emerge dal documento "Sistema del Verde - Comparto di Cisanello" che, data la sua fondamentale importanza per l’area in oggetto, di seguito viene riportato integralmente:

Tipologia e morfologia degli spazi.

Il comparto urbano di Cisanello, situato nell’ambito della periferia est di Pisa, comprende un’ area territoriale di vaste dimensioni, utilizzata fino al secolo scorso in gran parte ad uso agricolo e successivamente interessata da un progressivo fenomeno di urbanizzazione, più consistente e disomogeneo negli ultimi decenni. Attualmente, ad una osservazione complessiva del quartiere, risulta predominante l’aspetto residenziale, in particolare nel settore situato a sud di via Cisanello.

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Il dato più significativo risulta essere, tuttavia, la mancanza di una organica strutturazione degli spazi, dovuta ad una organizzazione dell’edificato sviluppatosi in maniera non coordinata e senza alcun carattere di omogeneità, compromettendo gravemente le qualità ambientali degli spazi aperti.

L’aspetto morfologico delle tipologie degli spazi liberi di Cisanello risulta, pertanto, molto diversificato sia per dimensioni, sia per destinazione d’uso. Infatti, accanto a grandi aree residenziali ad alta densità e caratterizzate dalla presenza di edifici condominiali, si trovano aree abbandonate di notevoli dimensioni o terreni ad uso agricolo. Le aree rimaste libere all’interno del sistema edificato vengono utilizzate come giardino privato o condominiale; in alcuni casi sono presenti spazi di pertinenza di fabbricati storici. Tutti gli edifici sono, tuttavia, dotati di spazi liberi o verdi, variabili per dimensioni e qualità ambientali.

Il quartiere è suddiviso in tre zone con diversa caratterizzazione sia dell’assetto morfologico che di qualità degli spazi, dagli assi stradali di via Cisanello, via Monsignor A.Manghi e via Padre Pio da Pietralcina. Tale sistema stradale, di forte impatto ambientale sia per la dimensione che per il carico di traffico, produce notevoli effetti negativi lungo le aree limitrofe mediante inquinamento acustico ed atmosferico. (fig. allegata).

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Figura 17: suddivisione in zone dell’area di Cisanello

1. La zona n°1 è connotata da aggregazioni di isolati composti da complessi condominiali, generalmente di mediocre valore estetico, o da vaste aree abbandonate, situate essenzialmente nella parte centrale, destinate a trasformazione. Fatta eccezione per una bassa percentuale rispetto all’insieme, i giardini condominiali sono sistemati in maniera insoddisfacente e presentano una qualità ambientale decisamente modesta.

2. La zona n° 2 presenta un contesto di più densa edificazione, caratterizzato da un elevato numero di fabbricati di tipo condominiale, alcuni dei quali presentano spazi di pertinenza di notevole qualità. Inoltre la presenza diffusa di case uni e bifamiliari produce l’innalzamento delle qualità spaziali dell’intero comparto. Di notevole interesse per la elevata qualità biologico-ambientale risultano alcuni

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orti, situati principalmente in località S.Biagio.

3. Nella zona n° 3 una vasta porzione è interessata dal complesso ospedaliero; vi sono poi ampie aree destinate a coltura agricola e dal sistema degli argini del fiume Arno. A ridosso della struttura stradale principale - via Padre Pio da Pietralcina e via Monsignor A. Manghi - sono disposti alcuni complessi condominiali, la maggior parte dei quali di mediocre qualità sia estetica, sia dell’assetto spaziale e dell’uso del suolo. Di notevolissimo pregio ed interesse risulta il complesso della "Villa Tealdi".

La lettura delle analisi e valutazioni delle qualità effettuate sui tre settori ha rilevato che i giardini di pertinenza delle case uni e bifamiliari presentano un livello di qualità ambientale mediamente buono.

In generale la qualità dell’ uso del suolo, nell’intero comparto di Cisanello, è di livello positivo; un elevato numero di aree presenta un livello di qualità dello spazio molto bassa, mentre la maggior parte della qualità del verde utilizzato è di livello positivo. (vedi grafici statistici in appendice).

Analisi dello stato attuale: problematiche connesse e provvedimenti.

Strutture condominiali.

L’analisi delle strutture edilizie di tipo condominiale, presenti nel comparto urbano di Cisanello, evidenzia alcune problematiche ad esse connesse.

La struttura condominiale è una tipologia edilizia e insediativa ad alta densità: questo comporta la presenza di notevoli quantità di automobili e, quindi, la difficoltà di doverle sistemare all’interno dei lotti, diminuendo sensibilmente lo spazio da destinare a verde. Inoltre, gli autoveicoli comportano la immissione di rumori e gas di scarico, che spesso arrivano anche all’interno degli ambienti abitati. La sistemazione

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ed organizzazione spaziale dei parcheggi a raso, di pertinenza delle aree condominiali, costituisce anche un forte impatto ambientale, incidendo notevolmente sul valore spaziale ed estetico dell’insieme.

Il problema si aggrava ulteriormente nei casi in cui le aree destinate a parcheggio dei residenti siano ricavate a piano terra, nello spazio sottostante l’edificio, oppure mediante garage sotterranei. In quest’ultimo caso spesso lo spazio viene utilizzato con altre funzioni, se addirittura non risulta inutilizzabile in quanto allagato. Pertanto, gli autoveicoli dovranno essere sistemati o lungo le strade oppure sull’area di pertinenza dell’edificio, già di dimensioni ridotte, con aggravio di congestione degli spazi aperti. Inoltre, la presenza di parcheggi disposti al piano terra, insieme alle relative vie di accesso, riduce notevolmente le dimensioni degli spazi verdi e, insieme ad una organizzazione spaziale di scarsa qualità, ne risulta una impressone complessiva estremamente disordinata e di valore estetico negativo.

Nelle strutture condominiali non esistono attualmente giardini attrezzati, neppure utilizzando elementi precari e removibili.

Una osservazione importante e dimostrata, mette in rilievo che uno spazio condominiale ben progettato ed organizzato, indipendentemente dalla qualità architettonica dell’edificio di pertinenza, aumenta sensibilmente la qualità della vita. Un esempio interessante è costituito dal caso dell’ insula n.1: nonostante che anche in questo caso i parcheggi siano organizzati al piano terra, si è riusciti a realizzare una elevata qualità dell’ambiente abitato, attraverso la messa a verde dello spazio rimanente, utilizzando siepi ed arbusti con fiori e grandi strutture arboree. Inoltre, la contemporanea buona strutturazione degli spazi, contribuisce ad elevare la qualità complessiva in maniera sensibile. In generale, si è rilevato che gli elementi che determinano una elevata qualità ambientale sono costituiti da una parte da alberi ad alto fusto, che riescono a bilanciare visivamente le dimensioni eccessive a la considerevole presenza degli edifici, e dall’altra da siepi che riescono a strutturare lo spazio rimanente e a proteggerlo da accessi non progettati.

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I provvedimenti mirati all’aumento delle qualità ambientali sono quindi quasi sempre da ricercarsi nella messa in sede di strutture con alberi ad alto fusto e con siepi, opportunamente selezionati e strategicamente disposti. A questo deve aggiungersi la necessità di una specifica cura/manutenzione degli apparati vegetazionali, oltre ad una organizzazione spaziale di buona qualità progettuale.

Tra i provvedimenti è opportuno indicare anche la necessità di promuovere l’ inserimento di attrezzature ed elementi di arredo idonei per l’uso degli spazi verdi, che attualmente hanno una funzione solo decorativa.

Il problema di maggior rilievo rimane, tuttavia, quello della sistemazione e migliore organizzazione degli spazi a parcheggio, che dovrebbero essere risistemati inserendo alberature, fino a raggiungere una percentuale di almeno il 50% dell’area complessiva.

L’analisi dello stato attuale ha messo in rilievo che le aree a parcheggio realizzate in vicinanza delle abitazioni spesso risultano non utilizzate, vuoi perché la loro distanza dalle abitazioni viene considerata eccessiva, vuoi per la mancanza di adeguati sistemi di recinzione che comportano carenza di sicurezza. Un’area centrale racchiusa, vicina alle abitazioni e sistemata a verde con alberi e siepi, potrebbe costituire una valida soluzione.

E’ opportuno segnalare risulta inammissibile, all’interno del contesto urbanizzato di Cisanello, una previsione di aumento di densità. Per le aree non ancora edificate e nella quali è prevista la realizzazione di nuove costruzioni (v. aree di trasformazione) risulta indispensabile la progettazione di sufficienti spazi verdi, di una razionale determinazione dei problemi connessi con la sosta della automobili e di una sistemazione dell’assetto vegetazionale complessivo di elevata qualità. Tutto questo è valido anche per le aree di servizio.

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Aree di pertinenza dei servizi.

Uno dei problemi fondamentali relativo alle aree di pertinenza dei servizi a Cisanello, è costituito dall’alto grado di impermeabilità dei terreni e dalla carenza di sistemazioni a verde che queste presentano. I parcheggi, solitamente di grandi dimensioni, richiedono una sistemazione a verde con alberi di tipo autoctono anche ad alto fusto, capaci di strutturare lo spazio e di produrre ombra.

In linea di massima i servizi dovranno essere organizzati lungo le strade principali, evitando in tal modo che le emissioni a loro dovute entrino nelle zone residenziali, realizzando eventualmente una fascia verde con funzione di filtro acustico e visivo, lungo le strade principali. E’ inoltre necessario ripensare alla struttura viaria attuale, in quanto non è accettabile che le zone residenziali intorno alle aree di servizio, siano compromesse dalla presenza di una forte affluenza di traffico e, conseguentemente, di rumore e smog.

Spazi aperti di grandi dimensioni

A questa categoria appartengono il Viale delle Piagge e le aree arginali dell’Arno, per le quali si prevede la completa conservazione. Va rilevata una mancanza di manutenzione, in particolare nelle zone abbandonate localizzate nelle vicinanze degli orti e dei campi coltivati. Di enorme importanza dal punto di vista paesaggistico risulta il "nastro" di aree coltivate ad orto o utilizzate per agricoltura di tipo a conduzione familiare, situato lungo il Viale delle Piagge. Esso costituisce, con il suo pendant nelle vicinanze del confine nord della città, una fascia verde di filtro rispetto all’area edificata. Il carattere agricolo di questa ampia zona dovrà essere conservato.

Per quanto attiene alle altre aree verdi di grandi dimensioni, si rimanda alla relazione generale del Piano del Verde. I piani Infrablu dei deficit mettono in rilievo la presenza di elevate qualità biologiche e ambientali all’interno di queste aree vaste, in parte abbandonate, localizzate nelle

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aree adiacenti alla zona prevista per la realizzazione del Nuovo Centro urbano di Cisanello e nell’area di connessione. In fase progettuale, dovranno essere conservate e/o ricostruite le elevate qualità ambientali presenti, anche sotto forma diversa, adeguata alla prossima destinazione d’uso. In questo senso gli interventi futuri dovranno assumere almeno i valori già rilevati attraverso le schede di valutazione. Gli orientamenti di sviluppo e le prescrizioni per la realizzazione del grande parco a sud dell’Ospedale, sono indicati nella relazione generale sugli spazi aperti e nelle specifiche schede-norma.

Indirizzi di riqualificazione

Obiettivo generale di sviluppo per il comparto urbano di Cisanello dovrà consistere nella realizzazione di elevate qualità ambientali, con valore esemplare.

Anche negli spazi di pertinenza relativi all’ edificato esistente, è necessario cercare di realizzare le proposte di miglioramento indicate dal piano. In maniera particolare dovranno essere riorganizzate le aree di sistemazione. Per queste, infatti, data la loro localizzazione, bisognerà prevedere una diversa destinazione d’uso, sia in termini di servizi, sia sotto forma di spazi verdi di dimensioni ridotte, relativi al quartiere e dotati di punti di ristoro oppure attrezzature per il gioco bambini e ragazzi (vedi piano del Verde, comparto di Cisanello).

Per le aree di trasformazione, e quindi le nuove realizzazioni, valgono le indicazioni delle schede-norma specifiche.

Le realizzazioni di particolare pregio e qualità ambientale o di interesse strategico per la qualità generale del comparto urbano, potranno avere un riconoscimento in termini di premio economico e/o pubblicazione.

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35 Si individua pertanto il lotto con il retino numero undici, corrispondente al suolo abbandonato, e viene indicata anche come area di trasformazione urbana.

Unitamente a quanto riportato dal Regolamento Urbanistico appare evidente la necessità di intervenire per riqualificare l’ambiente stesso, oltre che una porzione di tessuto urbano particolarmente rilevante per l’intera città di Pisa.

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Capitolo 4 - Obiettivi

Alla luce degli elementi fin qui analizzati, l’area oggetto di tesi appare, allo stato attuale, un vuoto urbano, privo di funzionalità e di carattere, che pertanto è soggetto ad abbandono, introducendo aspetti di degrado estesi in tutta la zona circostante, dove di conseguenza si è ridotta la qualità dell’ambiente e della vita.

Il progetto proposto si pone l’obiettivo primario di donare nuova vita a quella che risulta essere una zona molto importante per la città, trasformando questo ambiente da un terreno praticamente abbandonato ad un nuovo centro attrattivo per la popolazione, intervenendo su quelli che abbiamo visto essere i punti deboli, pur mantenendo un continuum formale con gli edifici della zona.

La scelta della funzione del nuovo edificio è ricaduta proprio su una biblioteca di quartiere per la coesistenza di diversi fattori. Primo di tutti le prescrizioni del piano regolatore che, come abbiamo già visto, impongono la realizzazione di servizi di pubblica utilità; in seconda battuta la presenza delle vicine residenze per studenti e del Centro Praticelli. Queste ultime realtà convogliano sul territorio un gran numero di giovani con esigenze particolari quali la necessità di reperire materiali e sedi di studio, dislocate, preferibilmente, abbastanza vicino in modo da non essere obbligati a ricorrere a mezzi di trasporto (specialmente quelli privati). Infine, andando ad analizzare e approfondire la precedente questione, si è stilata una mappa delle biblioteche nella zona di Cisanello, con annessi servizi: le uniche alternative si sono rivelate la Biblioteca Provinciale e quella del Consiglio Nazionale delle Ricerche.

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Figura 20: mappa delle biblioteche di Cisanello

La Biblioteca Provinciale è stata istituita nel 1972, come centro di documentazione per le autonomie locali, con sede nel palazzo dell' Amministrazione Provinciale, e nel 1982, fu trasferita all'interno del Complesso scolastico "Concetto Marchesi" dove si trova attualmente. Il patrimonio della biblioteca, specializzata in scienze sociali, giuridiche ed economche, è costituito da ampi settori riguardanti il diritto: comunitario, nazionale e delle autonomie locali.

La Biblioteca e Centro di Documentazione Scientifica (CDS) è gestita da esperti e specialisti del trattamento delle informazioni e della diffusione scientifica, degli standard e delle normative del settore, in costante collegamento con le ricerche nel campo dell’automazione bibliotecaria, delle biblioteche digitali e dei servizi informativi basati su WEB. Eroga servizi informativi in rete alla comunità scientifica multi disciplinare operante nell’Area della Ricerca del CNR di Pisa e a strutture bibliotecarie e di ricerca esterne, CNR, Universitarie, locali e specialistiche a livello regionale e nazionale.

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38 E’ evidente quindi come le biblioteche sopra citate siano a servizio solo di allievi universitari con specifici indirizzi e che un qualsiasi studente (anche di scuole di ordine inferiore) che abbia necessità di approfondire materie differenti da queste, debba rivolgersi ad altre strutture non presenti nel quartiere, ma poste anche a notevole distanza. Al tempo stesso un generico utente che ricerchi anche un diletto nella lettura o semplicemente un luogo per trascorrere del tempo sia all’interno di un edificio pubblico che in un’area verde attrezzata non troverebbe alcun riscontro sul posto.

Attualmente risulta attivo un centro di prestito libri istituito presso il supermercato Coop di via Cisanello, proprio per far fronte a questa lacuna, che evidentemente si è già manifestata molto chiaramente.

In considerazione di tutto ciò la scelta di proporre una nuova biblioteca di quartiere è sembrata, al vaglio delle svariate opzioni percorribili, quella più completa e motivata, nella convinzione che sia realmente utile alla popolazione del quartiere.

Appare necessario, come si evince anche dall’analisi dagli strumenti urbanistici, uno spazio polivalente che si configuri come nuovo punto di incontro soprattutto per i più giovani, che favorisca la loro formazione anche attraverso mezzi elettronici; al tempo stesso è necessario mantenere la caratteristica configurazione di corridoio verde dell’area, rendendo essenziale un parco dove poter coniugare conoscenza e svago, dove sia possibile rilassarsi in mezzo al verde, magari in compagnia di un buon libro.

La nuova biblioteca si propone come un nuovo elemento dalla “personalità” forte, con spiccate caratteristiche decostruttiviste, ma ciò non significa che sia completamente estrapolato ed estrapolabile dal contesto. Un attento studio del tessuto urbano ha portato a scegliere accuratamente alcuni elementi e materiali, argomento che sarà trattato più dettagliatamente nei capitoli successivi, da fare propri di questo progetto, talvolta con alcune reinterpretazioni stilistiche necessarie a mantenere un’uniformità del linguaggio architettonico.

Il raggiungimento di tali obiettivi si figura quindi come un’evoluzione dell’intero quartiere verso una condizione di pregio e di benessere, capace di riconsegnare a Cisanello il titolo di nuovo centro urbano che si è guadagnato con il suo sviluppo degli ultimi decenni.

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Capitolo 5 - Risultati attesi

Il progetto della nuova biblioteca di quartiere ha lo scopo di rivalutare Cisanello, zona importantissima per la città di Pisa, che è stata ormai definita come il suo nuovo centro vivo e pulsante, e tutt’ora continuamente in evoluzione.

Sulla via G. de Ruggiero sorgerà il nuovo nucleo polivalente che avrà diverse funzioni. Come prima cosa, naturalmente, si intende realizzare un nuovo stimolo per la cultura: un luogo il cui importante valore andrà ben oltre l’edificio stesso, proponendosi di creare un ambiente attivo e costantemente in crescita, dove potersi allietare con la lettura di qualche buon libro semplicemente per il piacere di farlo, o poter svolgere ricerche anche di natura didattica; l’intenzione di una biblioteca di quartiere è quella di diventare un luogo che si adatti alle persone che lo frequentano e non viceversa, mutando insieme ai suoi utenti e cittadini della zona e che permetta a ciascuno di avere il suo motivo per usufruirne, creando un ambiente piacevole da frequentare sotto diversi aspetti, fosse anche soltanto per trascorrervi del tempo libero.

In seconda battuta l’edificio aspira a diventare un punto di riferimento per la zona, ospitando eventi e conferenze all’interno di una sala appositamente pensata e progettata; sarà quindi costantemente attivo nel proporre occasioni di incontro e di confronto di varia natura, come meeting e spettacoli.

La progettazione è stata condotta sulle direttive degli strumenti urbanistici; la richiesta principale è stata quella di dare un contributo capace di riqualificare l’ambiente e la qualità di vita, mantenendo inalterata la caratteristica saliente dell’area di progetto che si presentava come un intervallo verde in mezzo ad un quartiere notevolmente edificato; questo intervento non vuole soltanto conservare tale aspetto, ma in più propone un’organizzazione dello spazio aperto in modo che diventi armonioso e soprattutto realmente fruibile.

Con la proposta del parco urbano polivalente, si andranno a colmare lacune funzionali del quartiere; esso avrà diverse valenze tutte molto importanti ed al momento assenti. Il parco non si limiterà ad una semplice espansione esterna della biblioteca: sarà in grado di offrire un percorso relax, dove sarà possibile fare una passeggiata per i viali immersi nel verde, di destinare un’ampia area di gioco per i

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40 bambini, che finalmente avranno uno spazio a loro dedicato, nonché un punto di ristoro. Tali aree saranno opportunamente dislocate in funzione delle attività svolte nelle varie parti dell’edificio, quindi quelle dove prevedibilmente saranno generati rumori verranno poste a sufficiente distanza dalla struttura in modo da non arrecare disturbo agli utenti delle sale lettura, mentre quelle a servizio sia della biblioteca che del parco urbano, come ad esempio il punto di ristoro, saranno facilmente fruibili da accessi dedicati.

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Capitolo 6 - Caratteri innovativi del progetto

Nel corso dei decenni molte tecnologie hanno cambiato il nostro modo di vivere, divenendo parte di tanti piccoli gesti quotidiani senza che nemmeno ce ne rendessimo conto; basti pensare agli smartphone moderni e come sia diventato naturale portare con noi centinaia di canzoni, fotografie, e persino libri.

Mentre i più “romantici” sentiranno la mancanza del profumo di un libro, del gesto ripetuto centinaia di volte nel voltare pagina e il suono della carta che si flette, i più “tecnologici” preferiranno sicuramente il libro elettronico per i suoi aspetti positivi; si pensi innanzitutto al peso di un testo di centinaia di pagine, magari stampato con una bella carta pergamena, oppure il suo volume quando ormai tutti gli scaffali sono già occupati e non si sa dove riporre i nuovi arrivi; oltre a questi aspetti meramente pratici bisogna anche considerare quanto possa essere più attraente per i più giovani, cresciuti tra computer e telefoni cellulari sempre più sofisticati, trovarsi ad avere a che fare con dei file da poter caricare su qualsiasi dispositivo elettronico, piuttosto che con un libro cartaceo in vecchio stile.

Un ulteriore aspetto che merita di essere messo in luce è anche la longevità dei due formati: mentre un libro in carta è inevitabilmente soggetto a deterioramento ed usura, il formato digitale può essere letto e riletto all’infinito senza conseguenze; risulta quindi un’ottima soluzione per conservare e diffondere libri di particolare pregio o libri antichi, permettendo al tempo stesso di diffondere capillarmente il loro contenuto e preservare l’integrità dei volumi.

Risulta perciò evidente che non si possa fare a meno di considerare tutti questi aspetti andando a progettare un edificio destinato a durare, in particolar modo se si tratta di una biblioteca, che aspira ad un ruolo baricentrico nella diffusione del sapere e della conoscenza; con particolare riferimento alle nuove generazioni, spesso distratte dai troppi stimoli dei media e dell’ambiente in cui vivono, l’intento è quello di rendere interessante e attraente la lettura quasi come se fosse un gioco, uno svago davanti al computer, una sfida con una nuova tecnologia che quindi incuriosisce ed affascina.

Questa nuova biblioteca sarà in simbiosi con le attuali tecnologie e cercherà di recepire e adottare le continue novità in merito, affermandosi come un centro della

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42 cultura sempre nuovo e al passo con i tempi, e ciò permetterà il suo evolversi e crescere di pari passo con il contesto socio-culturale, evitando così che ricada nel grigiore di un luogo dal passato illustre ma ormai non più altrettanto interessante.

L’edificio della biblioteca sarà pensato per accogliere al suo interno diverse sezioni multimediali, dove si potrà attuare l’intero ciclo di informatizzazione: un’aula apposita per la scansione e la digitalizzazione permetterà di acquisire su file tutti i testi, siano essi di particolare valore storico e quindi da preservare al riparo dagli usuranti passamano e potenziali danni fisici, o semplicemente libri per lo studio o per la lettura, che saranno così più pratici da trasportare ed eviteranno inconvenienti come lo smarrimento o le scadenze per la riconsegna; basterà infatti richiedere il libro desiderato in formato digitale, accessibile mediante un codice che avrà una scadenza coincidente con il periodo di fine prestito.

Figura 22: scanner speciale per libri antichi

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43 All’interno dell’edificio sarà poi messo a disposizione un servizio per il noleggio di lettori multimediali, come e-book reader o tablet, su cui poter caricare i libri per poterli leggere all’interno della biblioteca, permettendo così di ridurre i necessari turni del personale per raccogliere e riportare nel loro scaffale i libri che sono stati adoperati.

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Capitolo 7 - Il decostruttivismo

La matrice progettuale possiede una chiara impronta decostruttivista, risultato delle impronte lasciate nella mente dal luogo e dagli esempi di architettura visti nel paragrafo precedente.

Il decostruttivismo è una corrente architettonica la cui genesi si fa generalmente risalire al luglio 1988 con la mostra internazionale organizzata a New York da Philip Johnson (famoso per la “Glass House”), nella quale per la prima volta appare il nome di questa nuova tendenza architettonica, definita “Deconstructivist Architecture”. Lì furono esposti progetti di Frank O. Gehry, Daniel Libeskind, Rem Koolhaas, Peter Eisenman, Zaha Hadid, Bernard Tschumi e del gruppo Coop Himmelb.In realtà però la parola “decostruttivismo” circolava già nell’ambiente da alcuni anni. Ad esempio nell'articolo dal titolo “Anti-tabula rasa: verso un Regionalismo critico”, apparso su Casabella nel Marzo 1984 Kenneth Frampton usa il termine “decostruire” riferendolo ad un atteggiamento architettonico:

“[…] la pratica del Regionalismo Critico appare contingente con un

processo di doppia mediazione. In primo luogo deve ' de-costruire ' l'intero spettro della cultura mondiale che si trova ad ereditare; in secondo luogo deve dar vita, attraverso una sintetica contraddizione, ad una chiara critica della civiltà universale. De-costruire la cultura mondiale significa distaccarsi da quell'eclettismo fin de siècle che si era appropriato di forme aliene ed esotiche per dar nuova vita all'espressività di una società ormai priva di forze.”

Possiamo ricordare a tal proposito anche Arata Isozaki, che nel 1986 commentò il progetto di Zaha Hadid (vincitore del concorso del 1983 "The Peak" di Hong Kong), come una violazione e decostruzione del programma architettonico del concorso, che non si basa su richieste formalmente astratte alle quali dare forma, creando un arrangiamento compositivo senza uguali.

Isozaki descrive un’idea di ribellione, per esprimere come l’edificio stesso, una volta scomposto e poi riassemblato, genera un’architettura svincolata dalle forme

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