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I RINVERDIMENTI DELLA FRANA STORICADI VALMOREL (BL): EFFICACIA E NATURALITÀDELLE FITOCENOSI RISULTANTI A CONFRONTOCON INTERVENTI RECENTI REALIZZATI IN TRENTINO

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– I.F.M. n. 1 anno 2004

MICHELE SCOTTON (*) - LISA PICCININ (**)

I RINVERDIMENTI DELLA FRANA STORICA DI VALMOREL (BL): EFFICACIA E NATURALITÀ DELLE FITOCENOSI RISULTANTI A CONFRONTO CON INTERVENTI RECENTI REALIZZATI IN TRENTINO

FDC 235.42 : (450.34)

Questo studio analizza i rinverdimenti eseguiti sulla frana storica di Valmorel (900 m s.l.m. circa: BL) realizzati negli anni dal 1950 al 1970 con metodi diversi da quelli oggi normalmente in uso e cioè senza consistenti rimodellamenti del suolo, conservando le isole di vegetazione residua e utilizzando solo materiale vegetale nativo. Per il quaran- tennio ’54-’91 è stata analizzata, mediante l’interpretazione di foto aeree, l’evoluzione della copertura vegetale, evidenziando l’importante ruolo della rivegetazione spontanea.

La dinamica vegetazionale in atto è stata valutata sulla base di rilievi floristici eseguiti con metodo fitosociologico. Sono stati, inoltre, definiti Indici di naturalità delle specie e delle fitocenosi, utili per valutare la naturalità delle vegetazioni costituite tramite il rin- verdimento. Con tali indici i rinverdimenti di Valmorel sono stati confrontati con rinver- dimenti trentini recenti, evidenziando, per questi ultimi, valori di naturalità nettamente inferiori, riconducibili in gran parte all’impiego di materiale vegetale non nativo.

INTRODUZIONE

In passato, quando non erano disponibili sul mercato le tante varietà selezionate attualmente utilizzate per il rinverdimento di aree denudate, in Italia fu studiato e localmente impiegato con successo l’impiego di mate- riale vegetale autoctono (AGOSTINI, 1956). Per contro, negli ultimi decenni

(*) Professore associato del Dipartimento di Agronomia Ambientale e Produzioni Vegetali del- l’Università degli Studi di Padova, viale dell’Università 16, 35020 Legnaro (PD), Italia. Tel.

049/8272833, fax. 049/8272839. Email: michele.scotton@unipd.it.

(**) Collaboratrice del Dipartimento di Agronomia Ambientale e Produzioni Vegetali dell’Uni- versità degli Studi di Padova, viale dell’Università 16, 35020 Legnaro (PD), Italia. Tel. 049/8272833, fax. 049/8272839. Email: lpiccinin@virgilio.it.

Il primo autore ha coordinato la ricerca, il secondo ha compiuto i rilievi di campagna, entrambi hanno collaborato nella scrittura del testo.

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26 LITALIA FORESTALE E MONTANA

le tecniche naturalistiche di ripristino del territorio, ampiamente divulgate da diversi autori (SCHIECHTL, 1973; CARBONARI e MEZZANOTTE, 1993;

AA.VV. 1994), hanno fatto ricorso al massiccio impiego di materiale vege- tale alloctono reperito normalmente in commercio e spesso non adatto alle condizioni ecologiche locali (FLORINETH, 1989).

Ad esclusione delle situazioni pedoclimatiche più difficili, gli inter- venti di ripristino attualmente effettuati hanno normalmente esito tecnico positivo. Ciononostante, le modalità con cui tali interventi vengono realiz- zati presentano alcuni aspetti negativi che vengono sempre più frequente- mente messi in evidenza. Tali aspetti sono legati soprattutto al tipo di mate- riale vegetale impiegato. Infatti, soprattutto nel caso del seme delle specie erbacee, questo viene normalmente reperito nel mercato delle varietà utiliz- zate nei miscugli foraggeri o per tappeti erbosi (DINGER, 1997) e ciò com- porta alcune importanti conseguenze negative quali:

– il verificarsi di insuccessi degli interventi, fatto che viene osservato fre- quentemente soprattutto nelle condizioni pedoclimatiche più difficili (ad es. alte quote o substrati particolarmente inospitali) e che viene normal- mente considerato come una conseguenza dello scarso adattamento alle caratteristiche stazionali estreme dei materiali vegetali impiegati (GREIF, 1988; URBANSKA, 1989; SCOTTONet al., 2000);

– la possibilità di contaminazione genetica delle popolazioni vegetali locali ad opera del materiale vegetale alloctono introdotto con i rinverdimenti (MILLARe LIBBY, 1989): tale pericolo riguarda soprattutto le specie erba- cee mentre è meno consistente nel caso di quelle arbustive o arboree che in molti casi vengono moltiplicate a partire da materiale reperito localmente;

– la formazione di fitocenosi dense e artificiali costituite da specie, ecotipi o varietà estranee alla flora nativa e in cui, come conseguenza soprattutto delle elevate densità di semina e dell’aggressività dei materiali vegetali introdotti, risulta difficile l’evoluzione verso la vegetazione naturale (SINISCALCOe MONTACCHINI, 1994).

Se, quindi, da un lato le tecniche in uso hanno il grosso pregio di por- tare quasi sempre alla stabilizzazione del suolo, dall’altro esse stesse non sono esenti da alcuni difetti che risultano molto evidenti proprio negli ambienti montani, ancora ricchi di componenti vegetali pregiate, in cui le stesse vengono più spesso impiegate.

Con l’obiettivo di analizzare da vicino i difetti e i pregi dei rinverdimenti effettuati con metodi e specie diverse, nella ricerca che qui si presenta è stata:

1. studiata la composizione floristica delle vegetazioni artificiali (realizzate attraverso il rinverdimento) e di quelle di origine spontanea presenti nella frana di Valmorel (BL) o nelle aree adiacenti indisturbate; 2. analizzata l’evo- luzione della copertura vegetale delle vegetazioni presenti sulla frana tra gli

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anni 1954 e 1991; 3. valutato il grado di naturalità delle fitocenosi risultanti dagli interventi. Quest’ultimo aspetto è stato analizzato, per confronto, anche nel caso di rinverdimenti recenti realizzati con metodi diversi in Trentino e già studiati sotto l’aspetto floristico da SCOTTONet al. (2000).

MATERIALI E METODI

Caratteristiche ambientali e interventi sistematori

La frana di Valmorel è ubicata in provincia di Belluno in comune di Limana, tra gli 800 e i 1000 m s.l.m., all’interno del bacino idrografico del torrente Cicogna, affluente di sinistra del Piave (Fig. 1). L’area studiata è caratterizzata da temperatura e precipitazione medie annue pari rispettiva- mente a 9,7 °C e a 1800 mm: il regime pluviometrico è subequinoziale autunnale.

Figura 1 – Localizzazione geografica e settori della frana Valmorel.

– Geographical location and sectors of Valmorel landslide.

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28 LITALIA FORESTALE E MONTANA

La frana si è sviluppata su un deposito morenico a granulometria limoso-argillosa o limoso-sabbiosa del ghiacciaio del Piave. Il movimento franoso, avvenuto negli anni Trenta del secolo scorso, venne determinato dallo scorrimento su strati profondi di masse di rilevante spessore dovuto all’appesantimento del substrato per imbibizione di acqua conseguente a precipitazioni prolungate. L’ampio dissesto iniziò a quota 1000 m s.l.m.

circa e si aprì a ventaglio sopra un affioramento roccioso posto a 820 m s.l.m. circa, interessando complessivamente un’area di 26.7 ha.

In base alle ricerche effettuate da SALVADORI (1996) cui si fa riferi- mento per indicazioni più dettagliate, nei 15 anni immediatamente succes- sivi al franamento furono realizzati i primi interventi sistematori consistenti in alcune grandi briglie di trattenuta costruite nell’alveo del Cicogna e dei suoi affluenti. Dai primi anni ’50, dopo i necessari interventi di scorona- mento e di modellamento realizzati con piccone, sui versanti e negli impluvi secondari furono realizzate:

1. opere di regimazione idraulica di versante (cunette rivestite di pietrame e drenaggi profondi realizzati con pietrame e fasciname, in entrambi i casi rinforzati con talee di salice e piantine di ontano bianco piantate ad inter- distanze di 50 cm lungo i margini delle opere stesse; cunettoni e briglie);

2. opere di consolidamento in pietrame (muretti a secco o gabbioni) e in calcestruzzo;

3. opere di rinverdimento: viminate vive, inerbimenti con spargimento a spaglio di fiorume locale, messa a dimora, tra le viminate e nelle zone meno pendenti, di piantine a radice nuda reperite in prossimità dell’alveo del Cicogna. Inoltre, i nuclei di vegetazione originaria non asportati dalla frana, costituiti soprattutto da isole residue di vegetazione, furono man- tenuti intatti anche nel corso degli interventi.

Riguardo a modalità ed epoche di esecuzione degli interventi sistematori di versante, l’osservazione di foto aeree e le testimonianze scritte e orali hanno consentito di individuare sulla frana quattro settori (fig. 1) con caratte- ristiche principali riportate in tabella 1. Negli anni ’50-’55 gli interventi inte- ressarono i settori più alti 1 e 2. L’1 costituiva la parte della frana più estesa, si presentava completamente denudato ed era caratterizzato da forte inclinazio- ne e instabilità; su di esso furono pertanto effettuate opere sia di regimazione idraulica di versante, sia di consolidamento sia di rinverdimento. Il 2, poco pendente e con suolo più umido, presentava una copertura vegetale prevalen- temente erbacea (l’area era pascolata) e quasi integra e fu pertanto interessato solo da opere di regimazione idraulica di versante (cunette e drenaggi realiz- zati come sopra descritto). Per il vicino settore 3, completamente denudato e caratterizzato da forte pendenza e instabilità, da suolo più argilloso e da pre- senza di profondi solchi di erosione difficilmente sanabili senza l’uso di mezzi

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meccanici, gli interventi vennero ritardati alla fine degli anni ’60 quando ormai si erano dimostrati necessari per il perdurare di una scarsa copertura vegetale e di disturbi significativi. I tipi di intervento realizzati furono gli stes- si che nel settore 1. Infine, nel settore più basso 4, di elevata pendenza ma più stabile e privo di vegetazione solo nella parte alta confinante con il settore 3, non venne eseguito alcun intervento.

Analisi dell’evoluzione della copertura vegetale tramite foto aeree

Per analizzare lo sviluppo della copertura vegetale cinque foto aeree, scattate il 30/9/1954, il 12/9/1960, nel 1970, il 22/7/1980 e nel giugno del 1991 (IRPI, Archivio Fotografico), sono state digitalizzate e georeferenziate con Idrisi (CLCTGA, 1997). Si osserva che per i settori di intervento 1 e 2 sopra ricordati la foto del 1954 risale grosso modo all’epoca di fine dei lavori di ripristino mentre le altre si riferiscono ad anni successivi alla fine dei lavori.

Per contro, nel caso del settore 3 le prime due foto sono precedenti, la secon- da contemporanea e le altre successive all’esecuzione degli interventi.

Dopo la georeferenziazione ogni foto è stata ripartita, separatamente per ciascun settore, in due tematismi, e cioè suolo nudo (di colore bianca-

Tabella 1 – Alcune caratteristiche dei settori di intervento della frana Valmorel (medie ricavate da tabella 5).

– Some characteristics of the intervention sectors of Valmorel landslide (means obtained from table 5).

Settore di intervento 1 2 3 4 Test 2

Estensione (ha) 14.1 4.6 3.1 4.9 -

Inclinazione (°) 39.5 12.0 40.0 41.7 KW ns

Contenuto di sabbia (%) nel suolo 33.1 15.4 19.0 19.0 D ns

Contenuto di limo (%) nel suolo 34.5 a 42.2 a 18.0 b 33.0 a D * Contenuto di argilla (%) nel suolo 32.5 B 42.4 B 63.0 A 48.0 AB D **

Indice di umidità del suolo 1 2.5 3.4 2.2 2.2 KW *

Profondità del suolo (cm) 42.1 B 68.8 A 74.6 A 62.5 A D **

% superficie interessata da scorr.

idrico con o senza erosione 7.0 B 0 C 19.2 A 3.8 B D **

Tipo di sistemazione + opere di regimazione

idraulica di versante si si si no -

+ opere di consolidamento si no si no -

+ opere di rinverdimento si no si no -

Epoca di sistemazione 1950-’55 1950-’55 fine anni ’60 - -

1Vedi descrizione note di tabella 5.

2KW, test di Kruskal e Wallis; D, test di Duncan (SAS, 1985); ns, non significativo; * significa- tivo al p<=0.05; ** significativo al p<=0.01.

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30 LITALIA FORESTALE E MONTANA

stro) e superficie coperta da vegetazione (Scv, di colore grigio più o meno scuro). Quest’ultima poteva essere sia erbacea sia arbustivo-arborea in quanto queste due forme non erano distinguibili nelle foto. Dei tematismi digitalizzati sono state poi calcolate le aree.

L’evoluzione della copertura vegetale venne analizzata sulla base della Scv espressa in percentuale rispetto alla superficie del settore (Scv%) e, similmente a quanto effettuato da FRANCESCATO et al., (2001), dall’incre- mento percentuale medio annuo di Scv (Iscv%), parametro ricavato dal precedente dividendo la differenza tra gli Scv% di due foto successive per il numero di anni intercorso tra le due foto e cioè:

Iscv% = (Scv%t2-Scv%t1)/(t2-t1).

Analisi della vegetazione

La vegetazione fu rilevata sulla base del metodo fitosociologico (BRAUN-BLANQUET, 1964) su 43 aree di saggio poste per lo più entro frana, ma fissate anche in boschi adiacenti per poter verificare l’influenza e i rap- porti della loro composizione floristica con le vegetazioni di frana. Su tali aree, nell’estate del 2000 fu rilevata la copertura percentuale stimata a vista delle piante vascolari le quali furono individuate e denominate sulla base di PIGNATTI(1982), cui si fa riferimento per il nome degli autori, escluse quelle del genere Brachypodium per il quale ci si è riferiti a LUCCHESE (1988). Per ogni area di saggio vennero, inoltre, rilevati numerosi parametri stazionali (vedi intestazione della tabella 5 e relativa legenda). Tra questi, nell’analisi hanno assunto un’importanza particolare: la superficie % dell’area di saggio interessata da scorrimento idrico con erosione e quella interessata da scorri- mento idrico senza erosione. Nel primo caso di trattava di fasce disposte secondo la massima pendenza in cui la vegetazione era assente o quasi e l’e- rosione era indicata dalla presenza di canaletti e di pietre pulite; nel secondo caso di fasce disposte sempre secondo la massima pendenza dove non vi erano segni di erosione e la vegetazione erbacea era presente ma pie- gata verso il basso a causa di scorrimenti idrici non troppo intensi. In entrambi i casi, i valori % sono stati ottenuti misurando lunghezza e lar- ghezza delle fasce presenti ed esprimendo le superfici calcolabili attraverso tali parametri rispetto alla superficie totale dell’area di saggio.

A partire dai dati di copertura percentuale trasformati secondo la scala a 9 gradi di VAN DERMAAREL(1979) vennero individuati i tipi di fitocenosi attraverso la cluster analysis dei rilievi eseguita utilizzando il similarity ratio (WESTHOFF e VAN DER MAAREL, 1978) quale funzione di somiglianza e il criterio della minima varianza quale metodo di legame tra i gruppi. Per rag- gruppare le specie venne, innanzitutto, eseguita la cluster analysis utiliz- zando il coefficiente di correlazione quale funzione di somiglianza e il

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metodo del legame completo quale criterio di legame tra i gruppi: partendo dai risultati ottenuti le specie vennero, poi, riunite visualmente in gruppi a comportamento simile. I rilievi vennero, inoltre, ordinati tramite analisi delle componenti principali. Le caratteristiche rilevate vennero analizzate con l’analisi della varianza sulla base dei dati originali o trasformati (in caso di mancata corrispondenza alle condizioni di normalità e di omogeneità della varianza), del test di Duncan oppure con il test non parametrico di Kruskal e Wallis. Per le analisi multivariata e univariata vennero impiegati rispettivamente i software Mulva-4 (WILDIe ORLOCI, 1990) e SAS (1985).

L’interpretazione fitosociologica dei risultati fu compiuta sulla base di vari studi vegetazionali friulani e veneti soprattutto di POLDINIe collabora- tori da cui si sono desunte anche le informazioni sulla valenza fitosociolo- gica delle specie. Per i nomi degli autori delle categorie sintassonomiche non indicati nel testo o nelle tabelle si fa riferimento a MUCINAet al. (1993a e 1993b) e a GRABHERRe MUCINA(1993).

Valutazione della naturalità dei rinverdimenti

Il grado di naturalità delle fitocenosi risultanti dal ripristino è un ele- mento importante per il giudizio sull’efficacia degli interventi. Per valutarlo si sono innanzitutto individuate e definite diverse categorie di specie e di fitocenosi con riferimento alla loro relazione con la flora e la vegetazione nativa e al tipo di biotopi (primari o secondari nel senso indicato da POL-

DINI, 1991) di cui le specie sono caratteristiche. A ciascuna categoria è stato poi assegnato un punteggio di naturalità (tabelle 2 e 3).

Vennero poi definiti:

– due indici di naturalità delle specie, INSab e INSpa, calcolati come media dei punteggi di naturalità delle specie, ponderata (INSab) oppure no (INSpa) sulla base della copertura delle specie stesse (le abbreviazioni ab e pa poste dopo INS indicano rispettivamente abbondanza, equiva- lente, in questo caso, alla copertura, e presenza-assenza). Tali indici pos- sono essere calcolati per un rilievo floristico, per una fitocenosi (media dei valori ottenuti per i rilievi della fitocenosi) e per il rinverdimento nel suo complesso (media dei valori ottenuti per le fitocenosi ponderata sulla base della loro estensione);

– un indice di naturalità delle fitocenosi, INF, calcolato come media dei punteggi di naturalità delle fitocenosi presenti nell’area rinverdita ponde- rata sulla base della loro estensione e attribuibile all’intera area rinver- dita.

Il grado di naturalità delle specie e delle fitocenosi, come sopra defi- niti, venne analizzato per la frana di Valmorel nonché per alcuni rinverdi- menti trentini (tab. 4) già studiati nella loro composizione floristica in un

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32 LITALIA FORESTALE E MONTANA Tabella 2 – Classificazione delle specie e punteggio di naturalità.

– Classification of species and naturalness score.

Codice Categoria di naturalità Punteggio di naturalità

1 Specie nativa

11 tipica di biotopi primari 1

111 ecotipo nativo 10

112 ecotipo non nativo 5

113 varietà sintetica 5

12 tipica ed esclusiva di biotopi secondari 2

121 ecotipo nativo 7

122 ecotipo non nativo 4

123 varietà sintetica 4

2 Specie esotica

21 già presente nel territorio, avventizia o coltivata spontaneizzata

211 ecotipo nativo 4

212 ecotipo non nativo 2

213 varietà sintetica 2

22 assente nel territorio, introdotta con il rinverdimento

221 ecotipo non nativo 1

222 varietà sintetica 1

1Biotopi naturali, non rimaneggiati.

2Specie ricolonizzatrici ed esclusive di biotopi rimaneggiati (deuteroapofite) (POLDINI, 1991).

precedente lavoro (SCOTTON et al., 2000) e realizzati tra il 1988 e il 1994 con modalità molto diverse rispetto a Valmorel. Essi prevedevano il model- lamento più o meno completo e uniforme delle aree dissestate realizzato con scavatori e l’impiego di miscugli di inerbimento costituiti da varietà di specie sia native sia non native (per informazioni più dettagliate si veda il lavoro citato).

RISULTATI E DISCUSSIONE

Evoluzione della copertura vegetale nel quarantennio ’54 -’91

Nei settori di non intervento (4) o di intervento ritardato (3) il suolo si è coperto di vegetazione in modalità diverse (fig. 2). Nel settore 4 Scv% è aumentato rapidamente (fino al 60 % circa) nel primo periodo e meno velocemente, ma ancora in modo sensibile, nel periodo successivo. Per contro, nel settore 3, più instabile, venticinque anni dopo l’evento franoso solo il 35 % circa della superficie era coperto di vegetazione. Modalità temporali di evoluzione di Scv% similmente differenziate sono state

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Tabella 3 – Classificazione delle fitocenosi in base alla loro origine e al punteggio di naturalità della loro composizione floristica.

– Classification of phytocenosis based on its origin and naturalness score of floristic composition.

Codice Categoria di naturalità Punteggio

di naturalità 1 Fitocenosi naturaliforme1

11 - di origine spontanea per propagazione di piante presenti nelle fitocenosi vicine oppure di origine antropica ma ormai completamente o quasi completamente spontaneizzata

(copertura specie 111 > 90%) 10

12 - di origine antropica ma in gran parte spontaneizzata

(copertura di specie 111 tra 70 e 90%) 8

13 - di origine antropica per semina o trapianto di ecotipi locali di specie autoctone tipiche della stazione, in rapporti simili alle fitocenosi di tipo 11 o alle fitocenosi spontanee vicine

o preesistenti 6

2 Fitocenosi artificiale2

21 - ottenuta per semina o trapianto di ecotipi locali di specie autoctone tipiche della stazione, ma in rapporti sensibilmente diversi dalle fitocenosi di tipo 11 e dalle fitocenosi spontanee vicine

o preesistenti: copertura specie 111 < 70% 4

22 - ottenuta per semina o trapianto di ecotipi non locali e varietà sintetiche di specie autoctone tipiche della stazione, di specie autoctone non tipiche della stazione o di specie esotiche:

copertura di specie 111 < 70% 1

1Fitocenosi naturaliforme: di origine spontanea o antropica: caratterizzata da composizione flo- ristica simile a quella delle fitocenosi naturali o spontanee vicine o preesistenti.

2Fitocenosi artificiale: di origine solo antropica: caratterizzata da composizione floristica sensi- bilmente diversa da quella delle fitocenosi naturali o spontanee vicine o preesistenti.

riscontrate in aree a diversa difficoltà di ricolonizzazione non interessate da interventi di sistemazione anche da FRANCESCATO et al. (2001) in frane del New Hampshire. Il parametro Iscv% riflette tale evoluzione: esso evidenzia per il settore 4 valori elevati all’inizio e molto ridotti in seguito quando la copertura è quasi completa mentre per il settore 3 i valori tendono a ridursi prima dell’intervento e si incrementano dopo lo stesso. Si osserva peraltro che l’aumento di Iscv% nel settore fu determinato non tanto dalle stesse piante introdotte con il rinverdimento effettuato (che ebbe esito negativo), quanto dalle specie spontanee provenienti da fuori frana la cui diffusione fu favorita dagli interventi di sistemazione idraulica di versante compiuti.

Questo risultato conferma quanto visto in precedenza per il settore 4 e dimostra che nell’ambiente pedoclimatico considerato, se il suolo è stabile, anche se pendente, i processi di ricolonizzazione spontanea attraverso pro- pagazione di piante presenti nelle aree circostanti sono molto efficienti e portano in breve tempo alla completa copertura.

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Tabella 4 – Principali caratteristiche dei rinverdimenti considerati.

– Main characteristics of compared land reclamation.

Rinverdimento Valmorel Stocher Gravon Celado Drio Castello Melta Cei Anni

di intervento 1950-1970 1990 1993 -1994 1991 1992 1988-1989 1990 Anno

di rilievo 2000 1994-’95 1994-’95 1994-’95 1994-’95 1994-’95 1995-’96

Superficie (ha) 21.8 3 15 0.33 0.18 3 0.3

Tipo

di dissesto frana frana frana ex-cava ex-cava frana ex-cava

Quota media

(m s.l.m.) 908 1350 1000 1180 850 300 940

Inclinazione

media (°) 32.2 38.7 24.2 28.8 38.7 42.0 38.7

Tipo

di substrato morena morena calcare calcare calcare calcare alluvioni

e flysch e porfidi argilloso calcaree

A

0 1 0 2 0 3 0 4 0 5 0 6 0 7 0 8 0 9 0 1 0 0

1 9 3 0 1 9 4 0 1 9 5 0 1 9 6 0 1 9 7 0 1 9 8 0 1 9 9 0

Anno

Scv%

Settore 1 Settore 2 Settore 3 Settore 4

Anno - 1

0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 1 0 1 1 1 2

1 9 4 0 1 9 5 0 1 9 6 0 1 9 7 0 1 9 8 0 1 9 9 0 Incremento riferito al periodo '40-'54 '54-'60 '60-'70

Iscv%

Settore 1 Settore 2 Settore 3 Settore 4

f r a n a - mento

intervento su settore 3 intervento

su sett. 1 e 2

B

'70-'80 '80-'91

Figura 2 – Evoluzione della superficie percentuale coperta da vegetazione (Scv%) e dell’incremento medio annuo percentuale della superficie coperta da vegetazione (Iscv%) nel quarantennio conside- rato. Volendo analizzare la rivegetazione delle superfici nude, per i settori 1 e 3 che nella prima foto disponibile erano pressoché del tutto denudati, Scv% e Iscv% sono calcolati in riferimento alle super- fici totali dei settori stessi: per i settori 2 e 4, invece, che nella prima foto erano parzialmente coperti di vegetazione, i due parametri sono calcolati con riferimento alle sole superfici prive di vegetazione.

– Evolution of the Percentage surface covered by vegetation (Scv%) and of the Mean annual percentage increment in vegetation cover (Iscv%) in the fourty considered years. As we wanted to analyse the revegetation of the bare areas, for sectors 1 and 3, which in the first photo were more or less completely bare, Scv% and Iscv% are calculated with reference to the total surfaces of the sectors:

instead, for sectors 2 and 4, which in the first photo were partially covered by vegetation, the two parame- ters are calculated with reference only to the bare areas.

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Nei due settori in cui si è intervenuto negli anni ’50-’55 in modo com- pleto (1) o solo con regimazione idraulica di versante (2) l’evoluzione di Scv% è risultata simile. Il parametro presentava valori superiori al 70% già poco dopo l’esecuzione degli interventi e raggiunse valori del 95-100% nei 15 anni successivi. Si osserva, tuttavia, che, come già ricordato, nel settore 2 la copertura vegetale era già elevata prima della sistemazione che comunque diede un impulso finale alla sua completa ricostituzione eliminando così anche possibili fonti di destabilizzazione dei settori sottostanti (3 e 4).

Analisi della vegetazione

La cluster analysis ha individuato due gruppi principali di rilievi che a loro volta possono essere suddivisi in otto sottogruppi corrispondenti cia- scuno ad altrettante fitocenosi (tab. 5 e fig. 3). I due gruppi principali di rilievi si differenziano per numerose caratteristiche. Il primo rappresenta aree caratterizzate da condizioni mediamente più difficili per le piante. I suoli sono meno umidi; l’erosione, soprattutto, di tipo localizzato, è molto maggiore; il grado di colonizzazione è minore, la copertura arborea più bassa (19 % contro 38% circa) e quella erbacea più elevata (80% contro 52% circa) (analisi della varianza o test di Kruskal e Wallis compiuti sulla base dei dati riportati in tabella 5 indicano per tutte le caratteristiche citate differenze significative almeno al p<0,05). Per contro il gruppo 2 rappre- senta le aree più umide, meno erose e più favorevoli alle piante arboree. Di seguito si riporta l’interpretazione ecologica e floristica degli otto sotto- gruppi di rilievi individuati.

Gruppo 1

Fitocenosi 1a. Prateria pioniera

La prateria pioniera si localizza nella parte centrale del settore 3 dove l’intensa erosione localizzata ha portato alla formazione di profonde inci- sioni calancoidi e la persistente erosione diffusa, che presenta qui i maggiori valori rilevati, impedisce l’accumulo di sostanza organica e arresta l’evolu- zione del suolo. Ciò ha portato alla morte delle talee di ontano bianco e maggiociondolo utilizzate per le viminate e rende difficile l’attecchimento di alberi e arbusti spontanei. Di conseguenza la composizione floristica è dominata dalle specie erbacee e, in particolare, da Calamagrostis varia ed Equisetum arvense. L’elevata pendenza e la pietrosità determinano condi- zioni di xericità che si riflettono nella presenza di specie mesoxerofile della cl. Festuco-Brometea (Sanguisorba minor, Koeleria macrantha, Polygala ama- rella). Tuttavia, assieme a queste sono state rilevate diverse specie igrofile degli ordini Tofieldetalia e Molinietalia (Epipactis palustris, Parnassia palu- stris, Tofieldia calyculata e Tetragonolobus maritimus) la cui presenza è da

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Tabella 5– Rilievi floristici eseguiti sulla frana Valmorel e su vegetazioni spontanee circostanti. – Floristic surveys carried out within Valmorel landslide and on surrounding natural vegetation. (segue)

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(Segue Tabella 5)

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(Segue Tabella 5)

(15)

(Segue Tabella 5) Note: (1) Grado di colonizzazione: 1, basso: solo specie erbacee con copertura fino al 30%; 2, medio: specie erbacee 30 - 70%; 3, più o meno completa: specie erbacee >70%; 4, completo con ingresso di arbusti: specie erbacee >70%, arbusti >10%; 5, colonizzazione completa con ingresso di alberi: piante legnose con altezza >4m e con copertura >10%. (2) Vedi Materiali e metodi. (3) Vedi Materiali e metodi. (4) Indice di humus: 0, assente; 1, spessore 0-1 cm; 2, spessore 2-4 cm; 3, spessore 5-8 cm; 4, spessore > 8cm. (5) Substrato geologico: m, depositi morenici; ccP care di Col di Palù. (6) Tessitura USDA: C, argilla; SlC, argilla limosa; CL, franco argilloso; SlCL, franco argilloso limoso; L, franco; SL, franco sabbioso (7) Indice di pietrosità superficiale: 0, assente (< 0.01%); 1, scarsa (0.01 - 0.1%); 2, comune (0.1 - 3%); 3, elevata (3-15%); 4, molto elevata (15-90%); 5, elevatissima (90-100%). (8) Indice di umidità del suolo: 1, secco; 2, 3, 4, umido (valori crescenti); 5, bagnato. (9) Metodo colorimetrico. (10) Reazione con HCl in soluzione acquosa al 10%. (11) Codice fitosociologico: 530000, Festuco-Brometea e categorie com- prese; 540000, Molinio-Arrhenatheretea; 541000, Molinietalia e categorie comprese; 542000, Arrhenatheretalia e categorie comprese; 543000, Poo alpinae-Trisetetalia e categorie comprese; 710000, Erico-Pinetea e categorie comprese; 840000, Querco-Fagetea e categorie comprese; 841000, Prunetalia e categorie comprese; 842000, Quercetalia pubescentis e categorie comprese; 843000, Fagetalia sylvaticae e categorie comprese eccetto 843500 e 843600; 843500, Erythronio-Carpinion e categorie comprese; 843600, Aremonio-Fagion e categorie comprese. (12) V tabella 2.

(16)

40 LITALIA FORESTALE E MONTANA

attribuire alla formazione di microambienti caratterizzati da ristagno idrico dovuto alla tessitura argillosa e alle elevate precipitazioni, situazione che si verifica frequentemente in ambienti di frana su substrato flyscioide (SCOTTON e FRANCESCATO, 1999). Infine, alla cl. Querco-Fagetea apparten- gono più frequentemente le specie in comune tra la fitocenosi in questione e quelle più evolute del gruppo 1.

Fitocenosi 1b. Transizione tra prateria pioniera e pineta di pino silvestre Questa fitocenosi occupa una gran parte del settore 4 (solo parzial- mente denudato a causa della frana e quindi non interessato da interventi sistematori) e una piccola parte del settore 1 in cui ebbero esito negativo gli impianti artificiali di ontano bianco e maggiociondolo. Rispetto alla prece- dente fitocenosi, il terreno è dotato di pietrosità superficiale nettamente inferiore e di umidità superiore. Inoltre, l’erosione diffusa è mediamente

Figura 3 – Fitocenosi della frana Valmorel (le sigle delle fitocenosi, 1a ecc., sono quelle riportate nel testo: la linea in grassetto contiene i quattro settori di intervento considerati).

– Phytocoenoses of Valmorel landslide (the phytocoenoses abbreviations 1a etc. are in the text:

the line in bold type contains the four considered intervention sectors).

(17)

meno intensa e consente la formazione di un orizzonte umifero e di uno strato arbustivo arboreo più sviluppati. Sotto l’aspetto vegetazionale, questa fitocenosi si colloca in una posizione intermedia tra la 1a e la 1c. Rispetto alla prima, si ha uno strato erbaceo altrettanto denso ma costituito da un minore numero di specie: rispetto alla seconda è più sviluppato lo strato arbustivo e meno quello arboreo. Le specie dominanti sono le erbacee Cala- magrostis varia, Brachypodium caespitosum (in comune con la fitocenosi 1a), Potentilla erecta e Melica nutans, il suffrutice Erica carnea e gli alberi Pinus sylvestris e Fraxinus ornus. Infine, anche se con ridotte coperture, diven- gono frequenti le entità della cl. Querco-Fagetea (vedasi gruppo I).

Fitocenosi 1c. Pineta di pino silvestre

La Pineta occupa la parte bassa del settore 4 non interessato da inter- venti sistematori ed è pertanto da considerarsi di origine naturale essendosi formata attraverso la colonizzazione spontanea dei detriti alluvionali del Cicogna. Dalla foto del 1954 si deduce che questa fitocenosi era già allora presente e ben affermata. A causa dell’assenza di opere di regimazione si verificano frequenti fenomeni erosivi nei canaloni a maggiore concentra- zione del deflusso. Per contro, la presenza di uno strato erbaceo denso determina la completa assenza dell’erosione di tipo diffuso favorendo, inoltre, l’accumulo di sostanza organica e la conseguente formazione di un orizzonte umifero più spesso. Rispetto alla fitocenosi 1b si osserva che le specie più ricoprenti sono le stesse se si esclude Fraxinus ornus qui quasi assente. Ma si nota anche che divengono più frequenti le specie della cl.

Querco-Fagetea, specialmente di Fagetalia sylvaticae, Fagus sylvatica incluso (oltre al gruppo I si veda il gruppo E). Anche se la fisionomia e la localizza- zione su suoli primitivi potrebbero indurre a riferire la fitocenosi al Fraxino orni-Pinetum nigrae Martin-Bosse 1967 pinetosum sylvestris Poldini e Lasen 1989 (all. Fraxino orni-Ostryon carpinifoliae, ord. Erico-Pinetalia) descritto in POLDINI e LASEN (1989), ciò non appare possibile per l’assenza delle caratteristiche di alleanza e di quasi tutte le differenziali di alleanza e asso- ciazione (sono presenti solo Pinus sylvestris e Ostrya carpinifolia). Del resto anche i substrati sono nettamente meno permeabili e più freschi di quelli caratteristici dell’associazione citata. Considerata l’elevata presenza di specie di Fagetalia sylvaticae sembra, invece, più opportuno parlare solo di pineta di colonizzazione di alluvioni calcareo-marnose in evoluzione verso una fitocenosi di Fagetalia sylvaticae.

Fitocenosi 1d. Orno-ostrieto

Questo cluster rappresenta alcuni tratti del bosco posti appena fuori della frana vicino al suo lato NO su Calcare di Palù spesso affiorante e

(18)

42 LITALIA FORESTALE E MONTANA

caratterizzati da suolo relativamente secco e poco profondo. La rada coper- tura arborea è dominata da Ostrya carpinifolia consociato a Fraxinus ornus e, sporadicamente, a Quercus pubescens. Sotto l’aspetto sintassonomico le caratteristiche floristiche ed ecologiche inducono a riferirsi alla formazione xerofila e primitiva denominata Seslerio variae – Ostryetum carpinifoliae Lausi et al. 1982 di cui sono presenti quattro delle sei specie della combina- zione specifica caratteristica (Sesleria varia, Erica carnea, Polygala chamae- buxus e Calamagrostis varia). Si annota, tuttavia, una certa tendenza al più evoluto Buglossoido purpureae-Ostryetum Gerdol et al. 82 em. Poldini 88 di cui sono presenti tre specie mesofile differenziali (Rosa arvensis, Knautia drymeia e Salvia glutinosa). Rispetto alle situazioni di frana, la diversità del substrato geologico e la conseguente elevata frequenza di specie xerofile, appartenenti per lo più all’ord. Quercetalia pubescentis e alla cl. Festuco- Brometea (vedasi soprattutto gruppo di specie F) e solo raramente rilevate entro frana, fanno ritenere che l’orno-ostrieto non possa rappresentare una fitocenosi di riferimento per l’evoluzione delle vegetazioni della frana stessa. Ciò è attestato, anche, dal risultato della cluster analysis che lega tale fitocenosi a quella meno evoluta del gruppo 1 (la prateria pioniera) anziché alla più evoluta (pineta di pino silvestre).

Gruppo 2

Fitocenosi 2a. Vegetazione ad ontano bianco e maggiociondolo

L’area occupata da questa fitocenosi coincide in gran parte con il set- tore 1 e in piccola parte con le aree del settore 3 in cui ebbe esito positivo l’impianto di piantine e talee di ontano bianco e maggiociondolo. La morfologia é a ‘gradoni’ con inclinazione media piuttosto elevata. Gli scor- rimenti idrici presentano intensità ridotta e ciò permette la formazione di un orizzonte umifero di spessore medio-alto. Tale condizione è il risultato delle sistemazioni di versante che hanno diminuito sensibilmente il ruscella- mento. Dagli impianti effettuati in questa fitocenosi deriva quasi completa- mente il piano arboreo dominato da polloni di Laburnum anagyroides e Alnus incana. Di quest’ultima specie si sono spesso osservati individui morti con diametro uguale o superiore a 8-10 cm e derivanti sia da talea sia da seme. Tale situazione appare legata a carenze idriche cui vanno incontro gli individui adulti dovute all’elevata pendenza che, pur in presenza di gra- nulometrie tendenzialmente argillose e di abbondanti precipitazioni, non consente l’accumulo di acqua negli strati profondi del suolo. Inoltre, su ridotte superfici la presenza di piccoli dissesti ha determinato la morte par- ziale delle talee creando irregolarità nella copertura vegetale. Il piano erbaceo-arbustivo, di origine spontanea, è costituito in gran parte da specie della cl. Querco-Fagetea, dell’ord. Fagetalia sylvaticae e delle alleanze illi-

(19)

riche Aremonio-Fagion ed Erythronio-Carpinion. Nel complesso la compo- sizione floristica mostra, così, una netta tendenza evolutiva verso una fitoce- nosi dell’ord. Fagetalia sylvaticae.

Fitocenosi 2b. Frassineto

Questa formazione occupa una buona parte del settore 2 in cui, come ricordato, l’evento franoso lasciò indisturbata buona parte della vegeta- zione prevalentemente erbacea originaria. Le aree presentano qui pendenza ridotta per cui la limitata intensità degli scorrimenti idrici superficiali ha consentito la formazione di suoli con profondità e umidità medio-elevate.

In questa zona della frana è particolarmente evidente la sostituzione di Alnus incana e Laburnum anagyroides, di origine artificiale, da parte di Fraxinus excelsior, di origina naturale, che, propagato da alcune grandi piante adulte poste sul lato nord-est del settore stesso, si rinnova abbon- dantemente raggiungendo il piano arboreo con molti individui. A diffe- renza della fitocenosi precedente e probabilmente a causa delle condizioni idriche più favorevoli, Alnus incana presenta un aspetto slanciato e vigo- roso. Le unità sintassonomiche più rappresentate sono la cl. Querco-Fagetea e l’ord. Fagetalia sylvaticae. Di questo ordine sono presenti specie caratteri- stiche delle alleanze Erythronio-Carpinion e Aremonio-Fagion (soprattutto suball. Epimedio-Fagenion Marincek et al. 93). A quest’ultima suballeanza, e in particolare all’Hacquetio-Fagetum come descritto in POLDINIe NARDINI

(1993) sembra riferibile in effetti la fitocenosi in esame anche se è osserva- bile una certa tendenza al più igrofilo Hacquetio-Fraxinetum excelsioris (suball. Lamio-Acerenion, all. Tilio-Acerion, ord. Fagetalia sylvaticae). Con questa associazione, infatti, pur mancando totalmente delle differenziali e delle caratteristiche di alleanza e suballeanza, il frassineto condivide due specie differenziali di associazione (Listera ovata e Petasites hybridus) nonché la dominanza del frassino. Questa, tuttavia, sembra dovuta in gran parte al carattere pioniere della specie (OBERDORFER, 1994) ed è, quindi, da considerarsi non definitiva (probabile sostituzione del frassino maggiore da parte del faggio).

Fitocenosi 2c. Corileto

Questa formazione è presente lungo il margine settentrionale del set- tore 2 in cui furono realizzate solo opere di drenaggio. Sebbene su gran parte della superficie le caratteristiche stazionali siano simili a quelle del restante settore 2, in questo caso la colonizzazione naturale dell’area verifi- catasi dopo l’evento di frana è avvenuta ad opera non del frassino maggiore ma del nocciolo propagato da individui già presenti in loco sull’ex-pascolo e nelle chiarie della vicina faggeta.

(20)

44 LITALIA FORESTALE E MONTANA

La composizione floristica consente di attribuire la formazione in que- stione al fitocenon a Corylus avellana e Daphne mezereum (Aremonio- Fagion), descritto da POLDINI e VIDALI (1995) come stadio dinamico di evoluzione verso la faggeta submontana, indicazione che appare adeguata al corileto in esame.

Fitocenosi 2d. Faggeta

Come nel caso dell’orno-ostrieto, le aree di questo cluster sono situate fuori della frana su Calcare di Palù, qui, tuttavia, mai affiorante. In questo caso, i terreni derivati sono altrettanto profondi, di granulometria simile e solo poco meno umidi rispetto a quelli delle fitocenosi del gruppo 2 rilevate entro frana. La fitocenosi è caratterizzata da elevata copertura dello strato arboreo. La conseguente ridotta consistenza di quelli erbaceo e arbustivo determina un numero di specie relativamente basso rispetto alle aree entro frana. Le categorie sintassonomiche più rappresentate sono la cl. Querco- Fagetea e l’ord. Fagetalia sylvaticae: nel complesso la fitocenosi è attribui- bile all’ass. Hacquetio-Fagetum (all. Aremonio-Fagion, suball. Epimedio- Fagenion Marincek et al. 93) e, in particolare, alla sua variante più mesofila (DELFAVERO, 2000).

Dinamica delle fitocenosi di frana

L’analisi delle componenti principali (fig. 4) è stata effettuata esclu- dendo i rilievi dell’orno-ostrieto che per le particolari caratteristiche pedo- logiche si può ritenere non coinvolto da possibili relazioni dinamiche con le vegetazioni di frana. Inoltre, l’elaborazione è stata compiuta sulla base dei dati di presenza-assenza per ridurre l’importanza dell’abbondanza delle specie massicciamente introdotte con i rinverdimenti e di quelle dotate di grande capacità colonizzatrice.

Sulla prima componente principale si evidenzia soprattutto la grande distanza dalla faggeta delle fitocenosi del gruppo 1 determinata, sotto l’a- spetto floristico, dalle specie dei gruppi A-E (tab. 5). Si evidenzia, però, anche la riduzione di tale distanza passando dalla fitocenosi 1a (valori del- l’indice di erosione diffusa più elevati), alla 1b e alla 1c (valori dell’indice di erosione diffusa più bassi). A una distanza intermedia si pone la fitocenosi 2a, anch’essa caratterizzata da valori abbastanza elevati della % di super- ficie interessata da scorrimento idrico. Tale componente sembra, così, rap- presentare il processo di progressiva stabilizzazione del suolo come dimo- stra del resto la sua correlazione con la % di superficie interessata da scor- rimento idrico e con caratteristiche pedologiche che variano in conse- guenza della stabilizzazione, e cioè il pH e il contenuto di carbonati (fig. 5).

La seconda componente principale evidenzia soprattutto la distanza del

(21)

-3 -2 -1 0

1 2 3

-3 -2 -1 0 1 2 3

Componente principale 1 - Superficie interessata da scorrim. idrico +

- pH +

- Contenuto di carbonati suolo +

Componente principale 2

2b

2c 2a

2d

1b

1c 1a 17

18 16

15 13

25

30 23

12 14 8 9

10 35 34

37 42 29 324143 31

33

19 26

28 21 5 22

39 7

6

2 3 4

241 20 27

Figura 4 – Analisi delle componenti principali dei rilievi floristici di Valmorel e relazioni tra compo- nenti principali e variabili ambientali.

– Principal component analyses of Valmorel floral surveys and relations between principal com- ponents and environmental variables.

SI (cerchio vuoto) y = 0.331x + 0.925 r2 = 0.704 * Cont. % carbonati suolo

(triangolo vuoto) y = 1.358x + 6.98 r2 = 0.570 * pH suolo (quadrato pieno)

y = 0.280x + 7.40 r2 = 0.581 *

0 2 4 6 8 10 12

-3 -2 -1 0 1 2 3

Componente principale 1

Figura 5 – Relazione tra Componente principale 1 e alcuni parametri del suolo delle fitocenosi della frana di Valmorel. I sette punti corrispondono ai valori medi delle sette fitocenosi considerate nel- l’ACP. SI sta per somma delle superfici % interessate da scorrimento idrico con erosione e senza ero- sione trasformata in questo modo: 1-5%, 1; 5-20%, 2; >20%, 3.

– Relation between Principal component 1 and some soil parameters of the phytocoenoses of Val- morel landslide. The seven points correspond to the mean values of the seven phytocoenoses considered in the PCA. SI is the sum of the % surfaces interested by water flowing with and without erosion, tran- sformed in this way: 1-5%, 1; 5-20%, 2; >20%, 3.

(22)

46 LITALIA FORESTALE E MONTANA

frassineto e della fitocenosi artificiale rispetto alla faggeta, determinata sotto l’aspetto floristico soprattutto dai gruppi di specie K-N.

Sintetizzando le informazioni ottenute con l’analisi della vegetazione e con l’analisi delle componenti principali, la dinamica delle fitocenosi di frana può essere illustrata come in figura 6. Nelle aree di frana caratterizzate da ter- reno profondo, limoso-argilloso e pendente dove non si è avuto l’attecchi- mento delle piantine e delle talee di ontano bianco e maggiociondolo (buona

- scor.idr., - pH, - carbonati

- scor.idr., - pH, - carbonati

- scor.idr., - pH, - carbonati

forma normale forma igrofila

Varianza

1

3 2 1

2

1b. Transizione tra prateria pioniera e pineta di pino silv.

2a. Frassineto 1a. Prateria pioniera

1d. Orno-ostrieto

2c. Corileto

2b. Vegetazione ad ontano bianco e maggiociondolo

1c. Pineta di pino silvestre

2d. Faggeta (Hacquetio-Fagetum)

Figura 6 – Dendrogramma e dinamica delle fitocenosi di Valmorel.

– Dendrogramm and dynamics of the Valmorel phytocoenoses.

(23)

parte del settore 3 e piccola parte del settore 1) o dove non è stato effettuato alcun intervento (settore 4), di pari passo con la stabilizzazione e l’evoluzione del suolo (minore scorrimento idrico superficiale, minori pH e contenuto di carbonati) la vegetazione si evolve verso l’Hacquetio-Fagetum. Al riguardo, come si ricava dall’osservazione delle foto aeree che ne attestano la formazio- ne spontanea in tempi progressivamente meno recenti, le tre fitocenosi prate- ria pioniera, fitocenosi di transizione e pineta di pino silvestre, costituiscono con estrema probabilità anche i tre stadi di tale successione naturale, caratte- rizzata dalla progressiva riduzione delle specie mesoxerofile e dall’aumento di quelle mesofile. D’altro canto, nelle aree in cui il rinverdimento è riuscito (maggior parte del settore 1 e parte alta del settore 3, fitocenosi artificiale) la faggeta appare ancora come lo stadio finale della successione che però è caratterizzata, in questo caso, dalla prevalenza di specie mesofile favorite dalla presenza degli alberi di ontano bianco e maggiociondolo introdotti.

Questa prevalenza appare tale fin dal primo periodo dell’evoluzione come attestato dalla composizione floristica osservata nella parte alta del settore 3 in cui gli interventi, effettuati alla fine degli anni ’60, sono relativamente recenti. Infine, nelle aree in cui sono stati eseguiti solo interventi di stabilizza- zione (settore 2) la vegetazione evolve verso il medesimo tipo di faggeta, nella sua forma tipica in caso di pendenza elevata (corileto) e in una forma più igro- fila (tendente all’Hacquetio-Fraxinetum excelsioris) nel caso di pendenza ridotta (frassineto).

Valutazione del grado di naturalità dei rinverdimenti

Gli spettri di naturalità dei rinverdimenti di Valmorel presentano la netta prevalenza delle specie native (fig. 7). Tra queste prevalgono quelle caratteristiche dei biotopi primari (categoria 11) presenti quasi esclusiva- mente in forma di ecotipi nativi (111) e solo in minima parte in forma di ecotipi non nativi (112: larice e abete rosso propagatisi sulla frana a partire dai rimboschimenti effettuati nelle aree circostanti con piantine di prove- nienza estera). Si osserva, inoltre, che la presenza di specie native sinantro- piche è estremamente limitata a dimostrazione dell’elevata naturalità del- l’ambiente in cui è sita la frana.

Tra le otto fitocenosi e tra i quattro settori di intervento non risultano differenze sensibili.

Anche nei rinverdimenti trentini prevalgono le specie native. Tuttavia, in questo caso, tra tali specie sono ben rappresentate quelle tipicamente sinantropiche (121) di cui le più frequenti, soprattutto a Gravon, Celado e Cei, sono Melilotus alba, M. officinalis, Bromus inermis e Daucus carota.

(SCOTTONet al., 2000). In effetti, tutti questi rinverdimenti sono situati in ambienti ben più antropizzati di Valmorel (vicinanza di centri abitati o di

(24)

strade principali). Inoltre, a differenza di Valmorel, la quota di ecotipi nativi di specie native (111), costituita in questo caso esclusivamente di specie ad introduzione spontanea, è relativamente bassa e nettamente inferiore alla quota degli ecotipi non nativi (112) e delle varietà (113) introdotti tramite semina.

D’altra parte, soprattutto a Melta e a Cei, si registra una certa presenza di specie esotiche già diffuse nel territorio ed inseritesi spontaneamente (211: specialmente Senecio inaequidens e Buddleja davidii) o addirittura introdotte tramite semina (222: Festuca ovina s.s.).

La figura 8 sintetizza questa situazione tramite gli indici di naturalità.

Si conferma qui l’alta naturalità delle specie di Valmorel (INSpa e INSab

> 9) a confronto con i rinverdimenti trentini che presentano un livello medio di naturalità (valori degli indici tra 5 e 7). Si osserva, per altro, che la naturalità valutata sulla base dell’abbondanza delle specie risulta sempre inferiore di quella valutata sulla base della semplice presenza-assenza. Ciò è motivato dal fatto che le specie native, anche quando sono numerose, sono di solito poco abbondanti mentre la copertura è relativamente più elevata per le specie introdotte con il rinverdimento in forma quasi sempre di eco- tipo non nativo o di varietà sintetica.

L’indice di naturalità delle fitocenosi conferma che ci si trova di fronte a vegetazioni pressoché naturali nel caso di Valmorel e assolutamente artifi- ciali nel caso dei rinverdimenti trentini.

Le nette differenze di naturalità rilevate tra Valmorel e rinverdimenti

48 LITALIA FORESTALE E MONTANA

Figura 7 – Spettri di naturalità delle specie di Valmorel e dei rinverdimenti trentini.

– Species naturalness spectra of Valmorel and of revegetation of the Trento province.

(25)

trentini sono dovute a due cause: il diverso tipo di specie impiegate nei rin- verdimenti (ecotipi nativi nel primo caso ed ecotipi non nativi o varietà nel- l’altro) e il diverso grado di antropizzazione del territorio circostante (mag- giore nel caso dei rinverdimenti trentini). Ovviamente anche la diversa età dei rinverdimenti, 30-50 anni per Valmorel e 2-7 anni per i rinverdimenti trentini, ha grande importanza: è presumibile, infatti, che a medio-lungo termine questi ultimi aumentino il loro grado di naturalità attraverso l’ar- rivo ulteriore di specie locali dalle aree circostanti. Ciò non toglie, tuttavia, che i rinverdimenti di Valmorel, realizzati solo con materiale vegetale nativo, presentassero fin dall’inizio elevata naturalità delle specie mentre quelli trentini, realizzati con materiale vegetale non nativo, al momento del loro rilievo (triennio 1994-1996) rappresentavano fitocenosi fortemente artificiali che contribuivano, tra l’altro, ad inquinare floristicamente anche le aree circostanti.

0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 1 0

Valm.

Tot

Stocher Gravon Celado Drio C. Melta Cei

Rinverdimento Valore degli indici di naturalità

INSpa INSab INF

Figura 8 – Indici di naturalità delle specie (INSpa e INSab, calcolati rispettivamente in base alla pre- senza-assenza e all’abbondanza delle specie) e delle fitocenosi (INF) di Valmorel e dei rinverdimenti trentini. Fitocenosi di Valmorel tutte della categoria 11 eccetto la 5 (12). Fitocenosi dei rinverdimenti trentini tutte di categoria 22.

– Species naturalness indexes (INSpa e INSab, calculated respectively on the base of presence- absence and of abundance of species) and of phytocoenoses (INF) of Valmorel and of revegetation of the Trento province. Phytocoenoses of Valmorel all of 11 category, except the 2a (category 12). Phytocoenoses of the revegetation of the Trento province all of category 22.

(26)

CONCLUSIONI

Le analisi effettuate dimostrano che, in ambienti favorevoli alla cre- scita delle piante (suoli freschi e fertili e clima favorevole) come quelli di Valmorel e nel caso di vicinanza o di presenza parziale di vegetazione, la realizzazione di opere di regimazione idraulica può essere sufficiente per determinare la ricolonizzazione spontanea o far evolvere in senso positivo la vegetazione già presente (settore 2). Denudamenti su vaste aree (settore 1) o situazioni di elevata instabilità (settore 3) necessitano, invece, sia di regi- mazione idraulica sia di rinverdimento.

I rinverdimenti di Valmorel evidenziano, inoltre, che l’impiego di eco- tipi nativi di specie native permette l’instaurarsi di una dinamica vegetazio- nale assimilabile alla ricolonizzazione spontanea come dimostrato dagli stretti legami floristici tra le fitocenosi dei settori rinverditi (1 e 3) e quelle dei settori non rinverditi (2 e 4). Ciò fa si che le fitocenosi derivanti dai rin- verdimenti possano essere trattate con criterio fitosociologico e che, nella maggior parte dei casi, possano essere ricondotte o avvicinate ad associa- zioni vegetali naturali. Per contro, rinverdimenti come quelli trentini realiz- zati con ecotipi o specie non nativi e con pesanti rimodellamenti dei ver- santi che portano alla distruzione dei residui della vegetazione preesistente, pur assicurando la stabilizzazione del suolo, danno luogo a vegetazioni for- temente innaturali e destinate a rimanere tali almeno nel medio periodo.

Da questi risultati deriva l’indicazione dell’opportunità di attribuire maggior peso alla sola sistemazione idraulica che, in situazioni di suolo sta- bile anche se pendente e in ambienti non antropizzati e favorevoli alla cre- scita delle piante, può essere sufficiente per dare luogo a fitocenosi sia natu- rali sia dotate di efficacia antierosiva. Deriva, infine, l’indicazione dell’op- portunità di considerare il rinverdimento non come sistemazione definitiva ma come vegetazione transitoria costituita da specie a competitività relati- vamente bassa e, pertanto, favorevole alla diffusione delle specie native.

RINGRAZIAMENTI

Il lavoro è stato realizzato in parte con il contributo del MIPAF (Pro- getto «Inerbimenti e tappeti erbosi per la valorizzazione agricola, sportiva e ricreativa del territorio»). Gli autori ringraziano per l’aiuto fornito il Ser- vizio Forestale Regionale di Belluno, i testimoni intervistati e l’IRPI-CNR di Padova.

50 LITALIA FORESTALE E MONTANA

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