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“Presupposti di analisi tecnica ed analisi intermarket”

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Academic year: 2021

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INTRODUZIONE

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un processo di “globalizzazione” che ha coinvolto trasversalmente ogni ambito della nostra società civile, portando con sé cambiamenti con una rapidità che non ha eguali nel corso della storia.

A fianco di questo fenomeno ampio e di difficile descrizione se ne è sviluppato un altro che va nella stessa direzione, ma che sta percorrendo un’ altra via, quest’ultimo è il fenomeno della “regionalizzazione”, che porta verso la creazione di grandi aree di influenza economica e politica.

Il primo fenomeno menzionato quello della globalizzazione, è ormai un termine comunemente utilizzato per indicare in sostanza una serie di cambiamenti sociali, politici, economici, che hanno reso ogni ambito della nostra vita molto più interconnesso con quanto avviene nel resto del mondo. Il settore finanziario non è venuto meno a questi cambiamenti, anzi le nuove tecnologie introdotte nell’informatica e nelle telecomunicazioni hanno portato nuovi sviluppi e nuovi impulsi a tutto il settore.

Notevoli passi in avanti sono stati fatti grazie all’utilizzo di internet che ha permesso un deciso passo in avanti nell’efficienza informativa ( grazie ad un flusso di informazioni che si diffonde in modo più rapido e capillare ) ed in quella operativa ( legata ad un accesso, per gli operatori, più veloce ed economico al mercato ) consentendone pure un più agevole diffondersi di una cultura finanziaria tra i soggetti che operano nel mercato.

Il fenomeno della” regionalizzazione” invece ha spinto verso l’aggregazione di aree geografiche limitrofe, determinando così una sorta di ripartizione del mondo tra grandi aree di convergenza, o “Sfere di influenza” economica, politica e sociale tra le quali possiamo annoverare naturalmente gli USA, l’Europa, Il Giappone, il Sud-Est Asiatico e in qualche misura i così detti “Paesi Emergenti”.

Tale suddivisione, seppur non evidente in alcuni casi, diviene palese nel momento in cui si parla di mercati finanziari. Le principali piazze finanziarie sono naturalmente quella americana, quella europea ( prendendo atto dei

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processi di convergenza tra i mercati interni ) quello Giapponese, senza dimenticare poi i cosiddetti “Mercati Emergenti”, indicando con tale dizione una serie di mercati legati alle economie dei paesi in via di sviluppo.

I suddetti cambiamenti hanno determinato la necessità di una migliore interpretazione del sistema economico inteso come un “unicum” composto da tante parti tutte interagenti in un meccanismo dinamico.

L’analisi tecnica tradizionale, d’altro canto pur essendo una metodologia diversificata e flessibile basata sull’impiego di molteplici strumenti grafici e matematici, utilizzabili su qualunque serie storica di dati propone in definitiva all’utente di focalizzare la propria attenzione esclusivamente verso il mercato od il titolo prescelto.

Chi opera secondo questo approccio tende a spingersi verso un livello di dettaglio sempre maggiore tralasciando in definitiva gli eventi che si verificano all’interno del mercato.

Coloro che invece compiono analisi di tipo fondamentale devono possedere una profonda conoscenza delle forze economiche, delle loro cause, delle loro relazioni, e della loro influenza sui quattro principali settori finanziari, localmente e globalmente.

Un compito assai arduo decisamente al di fuori della portata della maggior parte degli operatori e investitori.

Sono queste le ragioni che stanno alla base del successo e della diffusione dell’analisi tecnica, e le medesime ragioni che ne consentono l’impiego nello studio delle interrelazioni presenti fra i mercati; quest’ultima prende il nome di analisi intermarket.

Negli ultimi anni si sta sviluppando quindi un altro punto di vista nel quale le informazioni provenienti dai diversi settori finanziari vengono utilizzate in modo simile a quanto avviene con gli altri indicatori, compito dell’analista è quello di identificare le eventuali divergenze che si presentino, questa può essere definita l’analisi tecnica intermarket.

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In definitiva i mercati esprimono una ingente quantità di informazioni, l’andamento dei corsi obbligazionari fornisce anche un’indicazione riguardante il livello e la direzione dei tassi di interesse, essenziali ai fini dell’analisi del mercato azionario.

I prezzi delle materie prime segnalano la presenza o l’assenza di tensioni inflazionistiche che a loro volta esercitano una notevole influenza sul mercato obbligazionario. La forza o la debolezza del dollaro statunitense determina ampliamente la quantità di inflazione importata e di conseguenza il livello generale dei prezzi delle materie prime. Inoltre i mercati esteri contribuiscono a determinare le tendenze globali per ciascun settore finanziario, influendo in tal modo sull’andamento di quelli domestici.

Il compito dell’analista consiste quindi nell’individuare i possibili eventi-chiave, da qualsiasi segmento finanziario provengano e nel valutarne le possibili ripercussioni.

L’analisi tecnica quindi compie un deciso passo in avanti estendendo il proprio raggio di azione all’esame delle interrelazioni fra i diversi settori finanziari.

Una delle premesse necessarie per svolgere la nostra analisi, consiste nel ripartire quello che appare come un insieme indistinto di strumenti finanziari in quattro settori omogenei e chiaramente distinguibili, rappresentati da: il mercato delle materie prime, il mercato delle valute, il mercato obbligazionario ed il mercato azionario; le modalità con cui interagiscono divengono l’obbiettivo della nostra analisi.

A titolo di esempio possiamo accennare al fatto che la moneta americana tende ad avere un andamento inverso rispetto a quello dell’ oro in particolare, e alle materie prime in generale. A quest’ultimo è riservata una speciale attenzione proprio per la peculiare relazione esistente tra mercato delle materie prime e mercato obbligazionario.

Stabilito questo legame che rappresenta il fulcro di tutto il sistema, le materie prime entrano in relazione anche con il mercato valutario e con quello azionario.

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Infatti partendo dall’andamento dell’ indice CRB, che ci rappresenta l’andamento dei prezzi delle materie prime, vedremo se effettivamente sussiste un legame di proporzionalità diretta con l’indice CPI ( consumer price index ), che ci fornisce la misura dell’inflazione.

L’inflazione a sua volta determinerà l’orientamento della politica monetaria delle varie Banche Centrali, e collegati al livello dei tassi di interesse, ma ancor più alle relative aspettative, si muoverà il mercato obbligazionario.

Il confronto tra mercato obbligazionario e mercato azionario porrà in evidenza una tendenza comune, anche se possiamo assegnare al primo un ruolo anticipatore rispetto al secondo; ciò sta a significare che storicamente confrontando l’andamento dei due mercati si è visto come spesso risultino strettamente connessi, e si muovano nella stessa direzione, assegnando tuttavia una funzione di “guida” al mercato obbligazionario mentre quello azionario sembra seguire l’andamento del primo.

Nel corso della trattazione sarà possibile notare con una certa frequenza, che i movimenti del mercato azionario risultano spesso influenzati da eventi provenienti da altri settori finanziari che fluiscono nell’intero sistema creando il caratteristico effetto a catena ( effetto-domino ).

L’approccio allo studio di tali relazioni quindi non può prescindere dall’uso e dalla interpretazione di elementi esterni al mercato, preso in considerazione in quel momento, lo studio di uno dei mercati dovrebbe quindi prevedere sempre l’esame degli altri tre, a causa della loro reciproca interdipendenza.

L’integrazione dei mercati, su cui si basa l’analisi tecnica di tipo intermarket, poggia essenzialmente su due sviluppi che si sono avuti negli ultimi anni: da un lato la nascita e la diffusione della contrattazione a termine e dall’altro l’informatizzazione e la globalizzazione.

All’inizio degli anni Settanta si sviluppano i primi strumenti finanziari con regolamento a termine, i futures, tramite i quali gli operatori non focalizzavano più la propria attenzione essenzialmente sul mercato attuale, ma divennero ancor più importanti le aspettative circa quel determinato sottostante.

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Non ci volle molto tempo per evidenziare il fatto che l’andamento di ciascun mercato era in grado di influenzare gli altri; proprio in quel momento nasceva un nuovo metodo di analisi dei mercati.

A tutto questo bisogna aggiungere che l’orizzonte degli operatori e degli analisti si è notevolmente ampliato negli ultimi decenni, principalmente grazie al contributo offerto dall’informatica e dalle telecomunicazioni, ma non solo, grazie anche ad una accresciuta consapevolezza e capacità degli operatori di analizzare l’andamento dei mercati finanziari.

L’analisi tecnica sembra attraversare una fase di crescita e di evoluzione, mentre la sua diffusione e la sua popolarità aumentano vengono individuate nuove applicazioni, oltre a quelle ormai classiche riguardanti l’esame dei singoli mercati attraverso grafici o indicatori.

L’analisi delle relazioni presenti fra i mercati, locali ed internazionali, rappresenta un passo in avanti per l’analisi tecnica. Quest’ultima a causa della sua flessibilità di impiego diviene lo strumento ideale per il loro studio. Il metodo descritto in queste pagine consentendo l’individuazione di un contesto generale di riferimento si affianca ai metodi tradizionali di analisi, mon li sostituisce, aumentandone così l’efficacia.

Livorno, 17 Gennaio 2006

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CAPITOLO 1

“Presupposti di analisi tecnica ed analisi intermarket”

1.1 Presupposti di analisi tecnica: caratteri introduttivi.

Il 3 luglio 1884 Charles H. Dow, titolare dal 1882 insieme a Edward Jones della Dow-Jones & Co., introdusse un indice di borsa destinato a diventare nel tempo uno strumento indispensabile per l’analisi dei mercati finanziari. Originariamente questo indice era composto da 11 titoli, di questi, nove si riferivano a società di trasporto.

Col tempo furono introdotti nuovi titoli e nel 1928 l’indice comprendeva già i 30 titoli industriali principali della borsa americana. Nello stesso periodo fu introdotto il dow jones utilities, l’indice delle società di servizi pubblici.

Dow non ha dato mai struttura e sistematicità al proprio pensiero al di fuori di pochi articoli apparsi sul Wall Street Journal. Solo successivamente attraverso la raccolta, lo studio e la stampa delle sue teorie ci si rese conto dell’importanza del suo lavoro tale da definirlo come nuova teoria economica, la cui valenza ed attualità è ancora oggi indiscutibile. Per questo Dow può essere considerato a tutti gli effetti padre dell’Analisi Tecnica moderna.

Volendo dare una definizione di Analisi Tecnica, questa seppur in prima approssimazione potrebbe essere rappresentata come “un sistema di previsione economica che getta le sue basi nell’empirismo logico e che si avvale di strumenti quali grafici, indicatori, sistemi informatizzati e può essere integrata da studi sulla ciclicità degli andamenti borsistici; il tutto per determinare il possibile

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andamento dei prezzi nel breve-medio periodo, quello del mercato nel suo complesso o di un singolo titolo1”.

1- Il prezzo sconta tutto ( Il meccanismo della domanda-offerta è nello stesso tempo sia causa immediata dell’andamento dei prezzi che effetto dei diversi fattori. Tutti i fattori sono riflessi nella dinamica della domanda e dell’offerta, sia quelli “interni” che quelli “esterni”, ad esclusione di fatti imponderabili e di portata eccezionale).

2- I prezzi si muovono dentro ad un trend, poiché è il mercato che forma il trend, lo scopo essenziale nell’analisi di un grafico consiste nell’identificare un trend sin dai suoi primi movimenti per investire nella sua direzione primaria.

Un trend è in atto fintantoché non esiste un segnale definitivo di inversione di tendenza (rottura del binomio massimi e minimi crescenti in un uptrend o del binomio minimi e massimi decrescenti in un downtrend).

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Figura 1 Rappresentazione di massimi e minimi crescenti/decrescenti

Il trend rappresenta la direzione del mercato, ovvero in un trend al rialzo si

1 Si veda Murphy John J.,”Analisi tecnica dei mercati finanziari, metodologie, applicazioni e strategie operative”, Ulrico Hoepli Milano, 2002, pg 43.

2 Si veda dal sito internet www.lombardreport.com, “Dispensa di analisi tecnica”, 2003, pg. 2.

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avranno massimi e minimi crescenti, mentre un trend al ribasso avrà massimi e minimi decrescenti. Un movimento laterale avrà, invece, massimi e minimi tutto sommato allineati.

Il mercato quindi non è caratterizzato solo da UPTREND o DOWNTREND ma anche, e soprattutto, da movimenti orizzontali (sideways trend o trendless).

3- La storia si ripete, pur nell’unicità di ciascun momento rispetto a tutti gli altri. Questo principio, ultimo, ma non per questo meno importante si basa su constatazioni di carattere sociologico, gli individui posti di fronte a situazioni simili, si comporterebbero in modo simile, quindi esiste la possibilità che di fronte a identici fattori economico congiunturali, gli individui darebbero vita a comportamenti ripetitivi che si tradurrebbero in onde cicliche di diversa ampiezza.

Questi sono i tre “principi cardine”, oltre ai quali devono esserne menzionati altri introdotti dalla teoria di Dow e dalla sua rivisitazione nei periodi successivi:

4- Il mercato ha tre trends. Secondo Dow un trend è in atto fintanto che ogni rally al rialzo (nel caso di un uptrend) porta a nuovi massimi ed ogni correzione da detti massimi finisce su un minimo superiore a quello della correzione

precedente.

I tre trends sono: primario (da uno a quattro anni), secondario (da tre settimane a tre mesi), il minore (< 3 settimane).

Dow paragona le tre fasi alla marea, alle onde ed ai frangenti delle onde.

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Figura 2 Rappresentazione grafica dei trend primario, secondario e terziario

Il trend primario era come la marea. Il secondario o di medio periodo era paragonato alle onde che viaggiano con la marea. Il trend minore è paragonabile ai frangenti delle onde. Ponendo dei segnali per identificare il punto più alto sulla spiaggia raggiunto da ogni onda, si poteva misurare la direzione della marea; se ogni onda si estendeva oltre il punto precedentemente segnato la marea era ancora in atto. Solo quando le onde cominciavano a retrocedere dai punti più alti si poteva capire che la marea stava per cambiare. Dow riteneva che le onde del mercato durassero per più di un anno, forse per diversi anni.

Il trend secondario o intermedio rappresenta quindi solo la correzione del trend primario con una durata media da tre settimane a tre mesi. Queste correzioni intermedie, costituiscono solitamente da 1/3 a 2/3 dell’ampiezza totale del trend precedente. Spesso il ritracciamento è di circa il 50% del movimento principale.

Il trend minore o di breve periodo solitamente dura meno di tre settimane e rappresenta le fluttuazioni più brevi del trend intermedio.

5- Il trend primario ha tre fasi: Dow concentrò la sua attenzione soprattutto sui trend primari o principali, da lui suddivisi in tre fasi distinte: Accumulazione, durante la quale gli operatori più preparati ed accorti, intuendo che il movimento al ribasso sta ormai per finire, sono disposti ad acquistare tutte le azioni offerte in

3 Si veda dal sito internet www.lombardreport.com, “Dispensa di analisi tecnica”, 2003, pg. 4.

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vendita dai piccoli risparmiatori che presi dal panico cedono anche in perdita i loro titoli. E’ in questa fase che entrano nel mercato le cosiddette mani-forti, investitori istituzionali quali fondi comuni di investimento ecc., ed in seguito quando gli acquisti hanno generato un rialzo dei prezzi, entra la speculazione rialzista.

La fase dell’imitazione invece è caratterizzata da un forte rialzo dei prezzi e da una crescita parallela dei volumi di scambio perché il pessimismo è ormai passato e le imprese migliorano la loro condizione di economicità, riuscendo ad attirare l’attenzione del pubblico. E’ durante questa fase che l’analista tecnico riesce a guadagnare di più. Partecipano a questa fase quasi tutte le figure di investitore viste in precedenza, rimane fuori solamente la speculazione ribassista.

Infine nella fase di distribuzione, in questa fase i titoli passano dalle “mani forti”

alle “mani deboli”: gli investitori istituzionali e gli operatori più avveduti consapevoli che il rialzo sta per finire incominciano a vendere ai piccoli risparmiatori i quali fuorviati dalla costante ascesa dei prezzi, si attendono che la tendenza positiva continui. Le quotazioni diminuiscono e si rafforza la speculazione ribassista che fa accelerare la fase di ribasso.

6- Gli indici si devono confermare a vicenda: un preciso segnale rialzista o ribassista si verifica se non c’è concordanza nel movimento degli indici.

Nel formulare questo principio Dow si riferiva all’indice ferroviario e industriale, e sosteneva che nessun segnale rialzista o ribassista di una certa importanza poteva verificarsi se entrambi gli indici non fornivano la stessa indicazione dandosi reciproca conferma. In altre parole entrambi gli indici dovevano superare il precedente massimo per confermare l’avvio o la continuazione di un mercato rialzista. I segnali non devono manifestarsi contemporaneamente, ma una stretta vicinanza temporale è auspicata. Quando i due indici si confermano, il trend primario viene ritenuto ancora in forza.

7- Il volume deve confermare il trend.

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Dow riconobbe al volume un valore secondario, ma tuttavia estremamente importante per la conferma dei segnali dei prezzi. Più semplicemente si può dire che il volume deve espandersi nella direzione del trend primario. Se il trend primario è al rialzo, il volume dovrebbe espandersi e aumentare quando i prezzi salgono mentre, al contrario, il volume dovrebbe diminuire quando i prezzi scendono. In un trend ribassista succede il contrario. Il volume dovrebbe aumentare sul ribasso dei prezzi e dovrebbe diminuire quando i prezzi rimbalzano all’interno del downtrend. Comunque deve essere ben chiaro che il volume è soltanto un indicatore secondario.

8- Le regole sopra vengono applicate solo in base ai prezzi di chiusura, non sono significative le rotture intraday. Inoltre il movimento dei prezzi in laterale (entro un massimo e minimo costanti) può verificarsi sul fondo di un ribasso in cima ad un rialzo o nel corso di un trend. Tali fasi di consolidamento vengono definite rettangoli.

Sebbene la teoria di Dow abbia identificato nel corso degli anni i principali mercati al rialzo ed al ribasso, non si sottrae da alcune critiche. In media circa il 20% - 25% dei movimenti viene perso prima che il segnale sia dato e questo, per molti operatori, è indice di mancata tempestività da segnali. Solitamente un segnale d’acquisto della teoria di Dow prende posto solamente nella seconda fase di un uptrend , quando un precedente massimo viene superato. Questo accade anche incidentalmente quando la maggior parte di coloro che seguono sistemi tecnici iniziano ad identificare e a partecipare al trend in atto.

1.2 Gli strumenti dell’analisi tecnica: l’analisi grafica.

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1.2.1 Trendlines, supporti, resistenze e canali.

Le trendlines: Molti tendono a pensare che il mercato possa essere sempre al rialzo o al ribasso. In realtà il mercato si muove in tre direzioni: al rialzo, al ribasso e lateralmente. Questo tipo di movimento laterale riflette un periodo di equilibrio nei livelli di prezzo, in cui le forze dell’offerta e della domanda si bilanciano. Si dice che un mercato ha un andamento piatto quando è contraddistinto solo da movimenti laterali, ovvero un sideways trend o più comunemente un fase trendless.

Oltre ad avere tre direzioni il mercato viene solitamente suddiviso in altre tre classificazioni: il trend primario, il secondario ed il minore. In realtà il numero di trend che si potrebbe annoverare sarebbe molto alto, ma per convenzione gli analisti si limitano alla classificazione a tre trend, la durata di ciascun trend è soggettiva, in particolare varia a seconda dell’operatività posta in atto dal soggetto.

I prezzi si muovono con una serie di massimi e minimi, e la direzione di questi massimi e minimi determina la direzione del mercato. E’ necessario dare a questi massimi e minimi dei nomi appropriati, ed allo stesso tempo, introdurre il concetto di supporto e resistenza. I minimi vengono chiamati supporti, ed il termine indica un livello, una retta immaginaria od un’ area del grafico nel quale l’interesse dei compratori diviene sufficientemente forte da superare la pressione dei venditori. Come risultato il ribasso si ferma ed i prezzi ricominciano a salire.

La resistenza è l’opposto del supporto in quanto rappresenta un livello di prezzo del mercato in cui la pressione di vendita supera quella dei compratori invertendo il rialzo. Per far sì che un trend al rialzo continui, è necessario che ogni minimo successivo (livello di supporto) sia sempre più alto del precedente, ogni rialzo verso i massimi (resistenza) dovrà superare il livello precedente. Se una correzione di un trend al rialzo raggiunge il minimo precedente, essa potrebbe segnalare la fine del trend rialzista o l’inizio di un trend laterale. Se il livello di supporto dovesse venire violato si avrà una inversione di tendenza da rialzista a

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ribassista. Ogni volta che una precedente resistenza viene testata il trend rialzista entra in una fase critica. L’incapacità di superare un massimo precedente in un mercato rialzista, o di rialzare un supporto precedente in un trend ribassista, costituisce solitamente il primo segnale che il trend in atto sta per cambiare.

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Figura 3 Esempio di una trendline testata per 3 volte, perforata e divenuta resistenza

Il supporto è stato definito come un precedente minimo e la resistenza come un precedente massimo tuttavia non è sempre così. Questo porta ad uno degli aspetti più interessanti e meno conosciuti del concetto di supporto e resistenza, e cioè al fatto che essi possano invertire i rispettivi ruoli: quando un livello di supporto o di resistenza viene violato o rotto in modo significativo si ha un’inversione di ruoli. In altre parole un livello di resistenza diviene supporto e viceversa. Tante più volte i prezzi avranno testato quei valori sia come supporti che come resistenze, tanto più quell’area sarà significativa.

Una volta chiarito il concetto di supporto e resistenza si può analizzare un altro strumento tecnico: la trendlines o linea di tendenza.

Per tracciare una trendlines rialzista sono necessari almeno due minimi con il secondo più alto del precedente, quindi due o più minimi rialzisti, viceversa per disegnare una trendlines ribassista sono necessari due o più massimi ribassisti.

Affinché una trendlines tracciata possa essere considerata valida deve essere confermata da un ulteriore punto di minimo o massimo.

4 Si veda dal sito internet www.lombardreport.com, “Dispensa di analisi tecnica”, 2003, pg. 6.

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Per determinare l’importanza di una trendline vi sono due fattori da considerare, il primo è l’ampiezza temporale in cui si è protratta e l’altro è il numero di volte che è stata testata positivamente. Mentre per avere una rottura valida della trendline la maggior parte degli analisti tecnici impiega un filtro che può essere dato dal criterio della penetrazione del 3% con riguardo ai prezzi di chiusura, oppure da un filtro temporale, in genere una rottura che resta valida per due giorni è considerata tale. Anche l’inclinazione relativa della trendline riveste una notevole importanza, di solito la linea rialzista più importante ha una inclinazione media di circa 45 gradi, al di là dei numeri è opportuno sottolineare che si rende necessaria in questi casi una sintonia tra movimenti dei prezzi e tempo. Una linea troppo inclinata sta a segnalare una crescita dei prezzi troppo rapida per durare a lungo, viceversa una trendline troppo poco inclinata indicherebbe una scarsa forza del trend in atto.

I canali di tendenza: Se in aggiunta ad una trendline è possibile tracciarne una parallela (return line) in grado di contenere il movimento dei prezzi, allora siamo in presenza di un CANALE, ovvero una specie di corridoio all’interno del quale si muovono i prezzi.

Tracciare le linee del canale è abbastanza semplice, in un uptrend bisognerà prima disegnare la linea del rialzo principale collegando i minimi, dopodiché si disegnerà un’ulteriore linea partendo dal primo massimo prominente, che risulterà parallela alla linea principale rialzista; entrambe le linee saranno indirizzate verso destra, dando luogo così ad un canale.

Se il successivo rimbalzo raggiunge e corregge dalla linea del canale significa che il canale probabilmente è valido. Lo stesso vale per un downtrend ovviamente nella direzione opposta. Risulta subito evidente il valore di tale situazione: la linea di tendenza principale potrà essere usata per aprire nuove posizioni mentre quella del canale potrà essere usata per profitti di breve periodo.

La validità di un canale come accade anche per le trendlines, è testimoniata dal numero di volte che le estremità vengono toccate prima di rimbalzare verso il lato opposto e dalla loro durata nel tempo.

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Figura 4 Esempio di canale con breakout

La rottura del canale nella direzione del trend implica un’accelerazione del mercato e di conseguenza un aumento della sua forza. La profondità del canale (distanza verticale tra le due linee) è un utile strumento per la misurazione di obiettivi di prezzo in caso di breakout della linea parallela.

Importante è anche andare a verificare la presenza di forti volumi al momento della fuoriuscita delle quotazioni dal canale.

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Figura 5 Esempio di canale orizzontale

5 Si veda dal sito internet www.lombardreport.com, “Dispensa di analisi tecnica”, 2003, pg. 8

6 Si veda dal sito internet www.lombardreport.com, “Dispensa di analisi tecnica”, 2003, pg. 10.

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La difficoltà invece a conseguire la parte alta del canale può invece essere segno di debolezza del mercato.

Non esistono regole oggettive nel tracciamento di una trendline e nella determinazione dell’inversione del trend alla violazione della stessa.

Questo è il grande limite di una strategia di trading costruita unicamente sull’utilizzo di trendlines.

I ritracciamenti: Dopo un particolare movimento di mercato nella direzione del trend principale si assiste di regola ad un ripiegamento dei corsi verso il punto da cui il movimento stesso era iniziato. Quindi ogni correzione dal trend principale costituisce una importante occasione di acquisto oppure l’imminente inversione del trend principale.

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Figura 6 Esempio grafico di percentuali di ritracciamento

Quando una correzione è considerata tale? Non esistono regole precise. Secondo Dow i rintracciamenti di un movimento principale si concretizzano nel 50% del movimento che li ha preceduti. Altri importanti livelli di rintracciamento sono invece dati dal 33% e dal 66% del movimento precedente. La violazione del livello del 66% rappresenta una importante indicazione sulla debolezza del trend principale, ed in particolare si avrà più probabilmente un’inversione del trend.

7 Si veda dal sito internet www.lombardreport.com, “Dispensa di analisi tecnica”, 2003, pg. 12.

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Ma è forse al matematico pisano Leonardo Fibonacci ed alla sua serie aulica che oggi si fa riferimento quando nominiamo la parola rintracciamenti.

I più famosi numeri ottenibili dalla serie sono 0.382, 0.500, 0.618, 1.618, 2.618 ecc… Chi invece segue la teoria di Gann dividerà la struttura del trend in ottavi (1/8, 2/8 ecc…). E’ importante osservare che 3/8 corrispondono al 38%, 4/8 al 50% e 5/8 al 61.8%.

I ritracciamenti rappresentano non solo livelli di supporto del mercato in un Uptrend, ma anche livelli per la determinazione di prezzi obiettivo quando il mercato si trova ad esplorare nuovi massimi.

1.2.2 Le principali figure di inversione.

Non sempre il mercato si manifesta attraverso fasi di rialzo o di ribasso. Molto spesso, anzi per la maggior parte del tempo, attraversa fasi di non direzionalità, o se preferiamo fasi di andamento laterale. E’ proprio in tali fasi di transizione che è possibile individuare formazioni grafiche che preludono a inversioni nel trend in atto o al suo ripristino.

La possibilità di classificarle in differenti categorie ci permette di attribuirgli un valore previsionale significativo.

Principali caratteristiche comuni alle figure di inversione:

La formazione grafica si manifesta nell’ambito di un trend primario ben definito. E’ scontato che il mercato deve pur invertire qualcosa, meno lo è che la stessa figura in assenza di trend primario perde completamente di valore o quasi.

Rafforzano la loro consistenza se sono accompagnate dalle rotture di importanti trendlines e/o viceversa.

Più è lunga (larga) e ampia (volatile) la formazione, più esplosivo sarà il movimento dei prezzi successivo.

Solitamente le formazioni di topping si manifestano attraverso alta volatilità e bassa durata (spesso un mercato sul top gira violentemente in poche ore), quelle di bottom invece sono caratterizzate da una durata

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maggiore e da bassa volatilità. E’ ovvio che il rischio di operare in una fase di mercato piuttosto che un’altra risulta evidente.

Il volume assume grande importanza soprattutto nelle fasi di rialzo e soprattutto deve confermare la figura di inversione in atto.

Testa e spalle: Questa è la più classica delle figure di inversione, proprio perché riveste un’importanza fondamentale verrà analizzata in tutte le sue sfumature.

La figura si caratterizza per:

- Esistenza di un uptrend

- Spalla sinistra con forti volumi

- Correzione dal massimo senza intaccare l’uptrend

- Testa con volumi più bassi nonostante i nuovi massimi conseguiti - Ulteriore correzione vicino al minimo della precedente correzione

- Nuovo upswing, non in grado di superare il massimo assoluto e con volumi ancora inferiori

- Una chiusura al di sotto della neckline

- Movimento di pullback sulla neckline seguito da nuovi minimi.

È certamente la configurazione grafica più nota, più riconoscibile e più affidabile; si riferisce al graduale sopravvento delle forze orso sulle forze toro nel caso di testa e spalle sui massimi, o al progressivo prevalere della domanda sull’offerta nel caso di testa e spalle sui minimi o rovesciato.

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Figura 7 Esempio di "Testa e spalle ribassista"

Come si rileva dall’esempio grafico, tale configurazione si sviluppa con la formazione di una spalla sinistra durante la quale i volumi di contrattazione raggiungono un massimo, seguita dalla formazione della testa con volumi inferiori, ma con un uptrend ancora intatto.

In corrispondenza del punto C, si avranno volumi più bassi di quanto fatto registrare nel punto A, questo fatto che và contro la prassi fatta segnare, secondo la quale a nuovi massimi devono corrispondere volumi più elevati, dovrebbe essere un segnale della possibile fine della tendenza in corso.

I prezzi cominceranno a scendere verso il punto D, violando al ribasso il supporto che fino a quel momento reggeva l’uptrend, quindi le quotazioni risaliranno sino al punto E senza far segnare nuovi massimi e senza raggiungere il precedente supporto divenuto adesso resistenza, si apriranno dunque ampi spazi di discesa delle quotazioni ben oltre la perforazione della neck-line.

La cosiddetta linea del collo (neckline) è una trendline che congiunge i due punti che determinano la fine della prima spalla e l’inizio della seconda; questa linea è fondamentale perché l’apertura della posizione dovrebbe avvenire proprio su

8 Si veda dal sito internet www.traderlab.com, “Analisi tecnica finanziaria”, 2002, pg. 22

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rottura della neckline. In realtà la significatività del segnale operativo risulta migliore se a seguito della perforazione i volumi sono incrementati risultando per lo meno non inferiori a quelli registrati durante la formazione della spalla destra.

È possibile che dopo la rottura della neckline si assista al classico pullback: se le quotazioni ritornano verso la linea del collo senza riuscire però a riconquistare posizioni al di sopra di tale linea, il segnale d’inversione del testa e spalle risulta molto affidabile.

Una caratteristica importante della neckline è la sua pendenza: il testa e spalle è tanto più affidabile quanto più la linea del collo è contraria al modello in termini di inclinazione. Dunque per il testa e spalle sui massimi è preferibile una neckline orizzontale oppure inclinata positivamente, mentre accade il contrario per il testa e spalle rovesciato. La ragione di questa apparente difformità risiede nella natura di segnale d’inversione del modello: se la linea del collo fosse coerente con il nuovo movimento, il testa e spalle potrebbe essere racchiuso in un canale con inversione già avvenuta e di conseguenza perderebbe di validità.

È possibile inoltre che la configurazione testa e spalle non si sviluppi secondo i movimenti canonici, ma segua delle dinamiche più complesse; si possono infatti formare più spalle sinistre o destre (comunque in numero uguale per rispettare un principio di simmetria), più teste oppure testa e spalle di lungo periodo che contengono altri testa o spalle o altre formazioni d’inversione. Nonostante queste varianti l’affidabilità della configurazione non muta e risulta per certi versi aumentata se il modello d’inversione principale ne contiene altri.

Il testa e spalle, come gli altri modelli d’inversione primari, può essere considerato uno degli strumenti dell’analisi tecnica che soddisfa, o vorrebbe soddisfare, la finalità previsiva dell’approccio; infatti lo stesso modello grafico contiene implicitamente l’obiettivo di prezzo. Tale obiettivo da raggiungere per le quotazioni si calcola proiettando verso il basso (o verso l’alto per il testa e spalle rovesciato) la distanza fra il massimo della testa e la linea del collo dal punto di rottura di quest’ultima.

Per concludere il volume svolge un ruolo importante nello sviluppo della figura, in generale, il secondo massimo (la testa) dovrebbe verificarsi con volumi

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inferiori rispetto alla spalla sinistra. Questa non è una regola vera e propria ma un’anticipazione che segnala che la pressione dei compratori sta diminuendo. Il segnale più importante del volume si verifica sul terzo massimo (la spalla destra).

Qui il volume dovrebbe essere notevolmente inferiore rispetto ai due precedenti massimi. Dopo di che il volume dovrebbe espandersi sulla rottura della neck-line, diminuire sul movimento di ritorno ed infine aumentare nuovamente sulla fine del movimento di ritorno.

Come detto in precedenza il volume è meno importante durante il completamento delle figure di top del mercato, ciò nonostante in alcuni punti dovrebbe cominciare ad aumentare sull’inizio del downtrend. Il volume ha un ruolo decisivo sui bottom del mercato, argomento che verrà discusso brevemente dopo aver affrontato le regole di misura della figura “testa e spalle”.

Per calcolare un obiettivo di prezzo solitamente si ricorre al calcolo dell’ampiezza che intercorre tra il top fatto segnare in corrispondenza della

“Testa” della figura e la neck-line, tale misura poi la si proietta dalla neck-line verso il basso, partendo dal punto in cui la neck-line è stata perforata al ribasso.

Massimi e minimi multipli:

Tale configurazione è già stata implicitamente presa in considerazione in precedenza nell’ambito del paragrafo riguardante supporti e resistenze; si concretizza infatti per due o più volte un tentativo non riuscito di rottura di un livello di supporto o di resistenza, dopo un esteso movimento di prezzo. Nel primo caso si avrà un minimo multiplo, nel secondo caso un massimo multiplo.

Nella figura seguente mostriamo un triplo top, che è una figura piuttosto insolita, infatti rappresenta una piccola variante dell’ “head and shoulders” con la differenza che in questo caso tutti i massimi vengono fatti registrare allo stesso livello. Il volume dovrebbe diminuire ad ogni successivo massimo verso il top per poi aumentare sul punto di rottura, il triplo top non è considerato una figura completa fino a che i livelli di supporto non siano stati rotti.

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Figura 8 Esempio di triplo massimo

Il discorso resta senz’altro valido anche nel caso opposto di triplo bottom.

Si tratta sostanzialmente di una variazione del modello testa e spalle, dal quale non si discosta molto per il modo di svilupparsi, per l’obiettivo calcolabile e per il grado di affidabilità. Anche in questo caso infatti i volumi devono essere massimi sul primo top (bottom) ed importanti alla rottura dell’ideale neckline; il segnale operativo scaturisce appunto da tale rottura e obiettivo raggiungibile deriva dalla proiezione al rialzo (al ribasso) della distanza verticale tra la linea del collo ed i minimi (massimi) multipli.

Un discorso del tutto simile resta pur sempre valido nel caso in cui i massimi o minimi fatti registrare non siano tre ma bensì solamente due, questa figura di inversione è chiamata doppio top o bottom ed è molto più frequente del triplo top o bottom analizzato in precedenza salvo poi giungere alle stesse considerazioni fatte in precedenza.

1.2.3 Le principali figure di continuazione.

Tali figure consistono in andamenti laterali del mercato alle quali è possibile

9 Si veda dal sito internet www.traderlab.com, “Analisi tecnica finanziaria”, 2002, pg. 24.

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attribuire il significato di pausa del trend in atto, questa è la caratteristica principale che li differenzia dalle figure di inversione.

Sono figure che si presentano all’interno di trends ben definiti e sono caratteristiche in situazioni in cui a seguito di consistenti movimenti di prezzo, la pressione dei venditori e dei compratori tende a compensarsi non permettendo ai prezzi di seguire il trend in atto o di invertire dando vita ad un trend opposto al precedente.

Le figure di consolidamento si differenziano da quelle di inversione anche per la loro durata, infatti essendo pause del mercato durano solitamente meno rispetto ad una figura classica di inversione. Non bisogna però dimenticare che anche figure all’apparenza di consolidamento, possono risolversi in figure di inversione se il breakout avviene nella direzione opposta a quella del trend in atto.

I Triangoli: La prima figura di inversione di continuazione che viene esaminata è il triangolo, ne esistono di tre tipi, simmetrico, ascendente e discendente. Ogni tipo di triangolo ha implicazioni leggermente diverse.

Il triangolo simmetrico presenta le trendlines convergenti: la superiore è discendente mentre la superiore è ascendente. La linea immaginaria a sinistra della figura che misura l’altezza della figura viene chiamata base. Il punto di incontro tra le due trendline viene detto apice. Il triangolo ascendente presenta la linea inferiore ascendente mentre quella superiore è orizzontale. Il triangolo discendente invece presenta la linea superiore discendente mentre quella inferiore orizzontale.

Il triangolo simmetrico: è caratterizzato da due linee che convergono verso un punto posto avanti nel tempo. La costruzione delle due linee passa

attraverso l’identificazione di due massimi discendenti, per la linea superiore, e di due minimi crescenti per la linea inferiore. I prezzi, all’interno di

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Figura 9 Esempio di triangolo simmetrico

questa sorta di imbuto hanno oscillazioni di ampiezza via via decrescente fino ad avvicinarsi al punto di incrocio delle linee dove è attesa la ripresa della volatilità e della direzionalità del mercato. Normalmente il breakout avviene entro i ¾ della lunghezza della figura, calcolata a partire dal punto da cui incominciamo a tracciare le due linee fino all’incrocio delle stesse. Il fatto che tale figura sia considerata di consolidamento deriva

dall’osservazione che l’uscita avviene solitamente nella direzione del trend precedente e nella direzione opposta a quella di entrata nel triangolo. Si tratta di una fase di mercato di indecisione in cui i volumi tendono a decrescere progressivamente fino al momento della ripresa del trend dove torneranno ad esplodere.

10 Si veda dal sito internet www.traderlab.com, “Analisi tecnica finanziaria”, 2002, pg. 25.

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11

Figura 10 Triangolo simmetrico con breakout ed evidenza dei volumi

La durata di un triangolo solitamente supera il mese, quando la durata è inferiore solitamente si fa riferimento ad altre figure come i pendants, che sono di breve periodo.

Il calcolo degli obiettivi di prezzo per il triangolo simmetrico si effettua partendo dalla misurazione della base del triangolo (massima distanza tra le due linee) e traslando tale range a partire dal punto di breakout. Questo rappresenta l’obiettivo minimo del movimento dei prezzi.

Un'altra tecnica parte dal costruzione di una linea parallela a quella di supporto a partire dal massimo della base del triangolo. In questo modo si costruisce una sorta di limite superiore di un ipotetico canale che potrebbe prendere forma una volta rotto l’equilibrio della figura a triangolo.

Il triangolo rettangolo ascendente o discendente: questi due patterns, a differenza dei triangoli simmetrici hanno la linea superiore di resistenza sostanzialmente piatta (massimi quasi allineati) nei triangoli rettangoli

11 Si veda dal sito internet www.lombardreport.com, “Dispensa di analisi tecnica”, 2003, pg. 34.

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ascendenti, o la linea inferiore di supporto piatta (minimi quasi allineati) nei triangoli rettangoli discendenti. Il primo è una figura di consolidamento all’interno di un trend al rialzo, il secondo invece in un trend al ribasso.

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Figura 11 Triangolo ascendente con evidenza di breakout, target e volumi

Si potrebbe dire che mentre il triangolo simmetrico è (potenzialmente) una figura di consolidamento di una fase laterale, i triangoli ascendente e discendente sono rispettivamente figure di consolidamento di trend al rialzo ed al ribasso.

Come per i triangoli simmetrici, il target minimo di prezzo sarà calcolato

attraverso la traslazione sul punto di breakout della distanza della base del triangolo.

I rettangoli: Rappresentano le classiche figure di mercato senza direzione in cui i prezzi si muovono con una certa regolarità entro un range ben definito (detto trading range). Due linee piatte e parallele contengono i movimenti del mercato.

12 Si veda dal sito internet www.lombardreport.com, “Dispensa di analisi tecnica”, 2003, pg. 35.

(27)

E’ la classica situazione in cui ad un certo livello di prezzo c’è chi è disposto ad entrare sul mercato, mentre ad uno più alto la situazione si inverte e sono questa volta ad avere il sopravvento coloro che ritengono che a quei prezzi è conveniente liquidare le proprie posizioni.

Solamente quando una di queste due categorie di operatori avranno terminato di acquistare o vendere allora il mercato acquisirà una maggiore direzionalità. Una figura di questo tipo ha una durata minima di circa un mese e può protrarsi per periodi anche superiori all’anno.

Anche qui l’obiettivo minimo del movimento successivo al breakout è dato dal prezzo ottenuto sommando al punto di fuoriuscita la distanza verticale tra le due linee parallele (range del rettangolo).

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Figura 12 Esempio di rettangolo con breakout

E’ molto importante seguire lo sviluppo di questa figura con attenzione poiché perlomeno nelle prime fasi di costruzione di tale pattern, non è possibile distinguerlo nettamente da una figura quale il doppio o triplo massimo o minimo.

13 Si veda dal sito internet www.lombardreport.com, “Dispensa di analisi tecnica”, 2003, pg. 36.

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E’ importante seguire costantemente i volumi, in particolare l’analista dovrebbe cercare di capire quale dei due movimenti, rialzista e ribassista, è accompagnato dai maggiori volumi, possono inoltre essere applicate le principali osservazioni fatte in precedenza per i triangoli.

Infine le rette superiore ed inferiore assumono la chiara valenza di resistenza e supporto rispettivamente.

Flags e Pennants: Tali formazioni si manifestano nelle fasi più accentuate del trend dopo movimenti quasi verticali nei prezzi, detti flagpole, accompagnati da consistenti volumi.

I prezzi tendono cioè al termine della loro corsa a riprendere fiato e queste figure si completano in un arco di tempo che va da un minimo di una settimana a non più di tre. In un downtrend impiegano meno tempo per completarsi.

Tali formazioni sono figure di consolidamento di breve periodo e raramente portano ad un’inversione del trend.

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Figura 13 Esempio di Flag

Sono figure che si presentano all’interno di un trend ben definito e ciò che

14 Si veda dal sito internet www.traderlab.com, “Analisi tecnica finanziaria”, 2002, pg. 27.

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distingue un flag da un pennant è che un flag assume la forma di un parallelogramma nella direzione opposta al trend in essere, mentre il pennant assume quella di un piccolo triangolo simmetrico.

Gli obiettivi di prezzo possono essere calcolati sia col metodo classico delle formazioni sopra esposte si attraverso la misurazione del movimento (l’ipotetica asta della bandiera) che precede la formazione del flag o del pennant e successiva traslazione di tale distanza a partire dal punto di breakout.

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Figura 14 Esempio di pennants

15 Si veda dal sito internet www.traderlab.com, “Analisi tecnica finanziaria”, 2002, pg. 29.

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Figura 15 Flags e Pennants nel grafico sul crude oil

Per riassumere le caratteristiche più importanti comuni alle due formazioni:

1. sono precedute da un movimento quasi verticale detto flagpole accompagnato da alti volumi;

2. i prezzi fanno una pausa da una a tre settimane con volumi in calo;

3. il trend riprende con una brusca esplosione di attività di trading;

4. entrambe le formazioni appaiono a metà strada del movimento completo di mercato;

5. il pennant sembra un piccolo triangolo simmetrico posto orizzontalmente;

6. la flag assomiglia ad un piccolo parallelogramma con inclinazione opposta al trend prevalente;

7. entrambe sono molto comuni nei mercati finanziari;

1.3 Gli strumenti dell’analisi tecnica: gli indicatori.

1.3.1 Le medie mobili

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Come suggerisce il primo termine esse sono medie di una certa quantità di dati n, mentre il termine “mobili” sta ad indicare che per il calcolo vengono utilizzati soltanto i dati degli ultimi n giorni, di conseguenza il blocco dei prezzi da mediare si “muove” in avanti ogni giorno.

La media mobile è uno strumento tipico di chi segue il trend, il suo scopo è infatti quello di identificare e segnalare l’inizio di un trend e di controllarne gli sviluppi. La media mobile è uno strumento dei prezzi, mediandoli si ottiene una linea smussata che rende più semplice la visione del trend sottostante. Per la sua natura matematica la media mobile è sempre in ritardo sulle tendenze del mercato, il ritardo viene ridotto da una media mobile breve, ma non potrà essere mai eliminato del tutto, l’uso di un ritardo temporale più o meno breve dipenderà dal tipo di orizzonte temporale che stiamo analizzando e dal grado di sensibilità che desideriamo avere.

La media mobile semplice, rimane la più utilizzata dagli analisti anche se presenta due inconvenienti, il primo è che vengono presi in considerazione solamente gli ultimi n giorni, il secondo che tutti i dati, persino quelli più lontani hanno lo stesso peso, mentre potrebbe essere utile attribuire un maggior peso alle rilevazioni più recenti per avere uno strumento che sia più “aderente”

all’andamento dei prezzi.

La media mobile ponderata, viene calcolata attribuendo un peso maggiore alle rilevazioni più recenti rispetto a quelle più lontane, in tal modo si ottiene uno strumento più sensibile del precedente, ma anche in questo caso non si riesce a dare un’idea precisa di cosa sta per succedere sul mercato.

La media mobile ponderata esponenziale, anche in questo caso lo scopo è dare ai dati più recenti un peso maggiore e per questo può definirsi una media mobile ponderata, l’utente è in grado di attribuire un peso maggiore o minore al prezzo giornaliero più recente assegnando un valore percentuale all’ultimo prezzo giornaliero che viene aggiunto ad una percentuale del valore del giorno precedente. Il computer agevola di molto questa procedura.

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L’uso di una media mobile: Alcuni analisti tecnici usano una sola media mobile per avere segnali di entrata o di uscita dal mercato, quando il prezzo di chiusura sale al di sopra della media mobile si genera un segnale di acquisto, mentre si ha un segnale di vendita quando i prezzi scendono al di sotto di essa, alcuni analisti in oltre aspettano che la media mobile rivolga la propria pendenza verso il trend in atto per avere una ulteriore conferma della tendenza.

Figura 16 Grafico a candele con media mobile semplice a 25 sedute

Se si utilizza una media mobile a brevissimo termine, 5 o 10 sedute, si potrà notare che la linea della media mobile rimarrà molto vicina ai movimenti di prezzo e spesso li incrocerà. Ciò può essere un fattore positivo e negativo insieme, se una media è molto sensibile produce un elevato numero di segnali ma ne genera anche molti falsi. Sebbene una media mobile a breve generi molti falsi segnali, ha il vantaggio di fornire anticipatamente quelli relativi al trend.

L’ottimo sarebbe avere una media mobile abbastanza reattiva al trend ma che procuri un numero contenuto di falsi segnali, al di là della soggettività nell’utilizzo di tale strumento, è chiaro come una sola media mobile porti molti svantaggi per cui potrebbe essere più opportuno usarne più di una.

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L’uso di due medie mobili: Questo metodo viene chiamato “Doppio incrocio”, significa che un segnale di acquisto viene prodotto dall’incrocio al rialzo della media mobile più breve sulla media di più lungo periodo. Viceversa in caso di ribasso. Il ricorso a questa tecnica ritarda leggermente l’entrata in posizione ma dà luogo ad un numero più basso di falsi segnali.

E’ inoltre possibile usare anche più di due medie mobili, ma tale tecnica è molto poco diffusa.

Figura 17 Grafico a candele con due medie mobili a 9 (rosso) e 25 giorni (nero)

Le Envelopes: L’utilità di una media mobile singola può essere migliorata tramite l’uso di envelopes, esse indicano il momento in cui i prezzi si sono allontanati troppo dalla linea della media mobile. A questo scopo le envelopes sono collocate a percentuali fisse al di sopra ed al di sotto della media, quando i prezzi raggiungono una delle envelopes il trend di breve termine è considerato tirato, suggerendo un possibile cambio di direzionalità.

Fondamentale per l’utilizzo di tale strumento è osservare attentamente le peculiarità dell’andamento delle quotazioni, scegliere una media mobile con

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Figura 18 Esempio di Envelopes attorno ad una media mobile

ampiezza temporale adeguata, e una percentuale a cui collocare le envelopes consona al numero di segnali che desideriamo ottenere.

Le bande di Bollinger: viene ripresa la tecnica vista precedentemente con le

“Envelopes”, ma a differenza delle precedenti nelle bande di Bollinger sono collocate due deviazioni standard al di sopra ed al di sotto della media mobile. La deviazione standard è un concetto statistico che descrive la modalità di dispersione dei prezzi attorno ad un valore medio.

Il modo più semplice di usare le bande è quello di considerare la banda superiore ed inferiore come due obiettivi di prezzo, riprendendo quindi le considerazioni svolte per l’operatività all’interno del trading range.

La peculiarità delle bande così calcolate sta nel fatto che a differenza delle envelopes che hanno un’ampiezza costante, le bande di Bollinger si espandono e si contraggono in base alla volatilità.

In particolare quando le bande si espandono eccessivamente spesso è un segno che il trend attuale del mercato sta per concludersi, mentre quando la distanza tra le due bande si riduce troppo, spesso è il segnale che un nuovo trend sta per avviarsi.

16 Si veda M. J. Pring “Analisi tecnica dei mercati finanziari”, McGraw Hill Libri, Milano, 1991, pg. 25 e seg.

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1.3.2 Gli Oscillatori

In questo capitolo verrà approfondito l’uso degli oscillatori in alternativa all’approccio del trend-following. Essi sono strumenti estremamente utili all’analista tecnico che operi in mercati privi di tendenza, dove i prezzi si muovono lateralmente tra bande orizzontali, creando situazioni in cui molti dei sistemi di trend-following non danno buoni risultati.

Comunque la validità degli oscillatori non è limitata solo a questi tipi di mercato laterale: usati in correlazione con i grafici, durante fasi con tendenza ben definita, divengono un prezioso strumento per individuare gli eccessi di breve periodo, evidenziando condizioni di ipercomprato o di ipervenduto.

Aiutano anche ad evidenziare le fasi di mercato caratterizzate da perdita di forza (momentum), non ancora riscontrabili sui grafici normali oppure ad anticipare la fine di un trend, dando luogo a divergenze.

Prima di tutto bisogna spiegare cosa sia un oscillatore, e le relative modalità di costruzione e di interpretazione, saranno presentate alcune tecniche più comuni di utilizzo degli oscillatori affrontando anche l’argomento delle divergenze ed il significato dell’analisi degli oscillatori in relazione al mercato ciclico, infine la loro applicazione come parte integrante dell’analisi tecnica operativa.

L’oscillatore è un indicatore secondario, cioè deve essere sempre subordinato all’analisi principale del trend: infatti studiando i vari tipi di oscillatori utilizzati dagli analisti tecnici viene costantemente messo in risalto quanto sia importante operare nella direzione primaria del mercato.

Tuttavia la validità degli oscillatori non è assoluta: per esempio all’inizio di importanti movimenti la loro analisi non è molto vantaggiosa e potrebbe portare addirittura fuori strada. Al contrario divengono molto utili vicino alla fine di un movimento del mercato. Per concludere si può dire che nessuno studio analitico è completo in senso assoluto senza il vaglio dell’opinione contraria: si parlerà in seguito del ruolo di questa filosofia e di come può essere incorporata nell’analisi e nell’operatività sui mercati

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Regole generali d’interpretazione:

Quando l’indicatore raggiunge i valori estremi della banda di oscillazione generalmente il movimento dei prezzi è troppo esteso o si è verificato in un tempo troppo ristretto rispetto alla sua entità e perciò è possibile una correzione o una fase di consolidamento del trend. A tale immediata considerazione è poi possibile far seguire alcune tecniche di utilizzazione degli oscillatori forse più sofisticate, ma certamente più efficaci. Una corretta interpretazione degli indicatori algoritmici deve infatti seguire alcuni importanti principi:

le indicazioni fornite dagli oscillatori sono molto attendibili quando il valore degli oscillatori è vicino ai punti estremi della banda di oscillazione. Il mercato si dice ipercomprato quando l’indicatore oscilla nell’area estrema verso l’alto e ipervenduto nel caso opposto. Tale indicazione tende sostanzialmente ad evidenziare come la tendenza dei prezzi stia attraversando una fase di elevata vulnerabilità, il superamento della linea di equilibrio può fornire un’indicazione significativa riguardo alla direzione del movimento dei prezzi.

Una divergenza tra l’oscillatore e la linea dei prezzi, quando il primo si trova in una posizione estrema, costituisce solitamente un avvertimento importante, anche al grafico dell’oscillatore possono essere applicate le tecniche di analisi grafica previste per la serie storica dei prezzi. Così la perforazione di una linea di supporto o il superamento di una linea di resistenza, così come il completamento di una formazione grafica, possono anticipare i futuri comportamenti dei corsi.

Questi principi generali suggeriscono molteplici vie per ottenere segnali operativi dall’analisi dell’andamento degli oscillatori. Alcuni esempi potrebbero essere l’apertura di posizioni long nelle fasi di ipervenduto e la corrispondente apertura di posizioni short nelle fasi di ipercomprato. Oppure acquistare al superamento della linea di equilibrio in un trend al rialzo e vendere alla perforazione della stessa in una tendenza ribassista. Ed ancora combinare l’operatività delle fasi estreme della banda di oscillazione con la teoria delle divergenze: in un mercato al rialzo, con l’indicatore in zona di ipercomprato e al raggiungimento dei prezzi di un nuovo massimo a cui non segue un parallelo comportamento sul grafico

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