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Di interesse rivestono i risultati delle sottopopolazioni linfocitarie T: le cellule naive sia

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Academic year: 2021

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In accordo a quanto riportato dalla letteratura [25, 82] riguardo i pazienti della coorte studiata affetti da delezione 22q11.2, il nostro studio presenta un deficit di linfociti T CD3+, rispetto alla popolazione generale. Questa osservazione potrebbe far dedurre che i pazienti con grave linfocitopenia T vadano incontro più facilmente e più frequentemente ad infezioni, risultando un gruppo ad alto rischio. Tuttavia la letteratura sull’argomento riporta che il quadro clinico non rispetta una regola, ma appare piuttosto variegato, non associato ai valori linfocitari T [81, 83]. Infatti, anche i pazienti che non hanno T linfopenia possono presentare un quadro clinico caratterizzato da frequenti morbilità.

Pertanto la probabilità di contrarre infezioni gravi e/o frequenti sembra dovuta all’associazione di altri fattori. Alcuni studi dimostrano che infezioni ricorrenti possano essere legate a dismorfie faciali e anomalie otorino-laringee [22, 24]; tuttavia non tutti i nostri pazienti con infezioni ricorrenti manifestano queste anomalie.

Il compartimento linfocitario T più colpito è quello della popolazione CD4+, mentre i valori della popolazione T CD8+ sono sovrapponibili a quella dei controlli. Come compenso di questo quadro linfocitopenico, i linfociti B e le cellule NK sono in numero aumentato nei pazienti, senza tuttavia che questo assetto limiti la morbilità. Pertanto sembra possibile ipotizzare che il difetto immune nella SDG sia dovuto ad una mancanza di cooperazione e stimolazione da parte dei linfociti T helper, con conseguente minor efficienza nella risposta immunitaria. Infatti, nonostante i valori delle popolazioni CD8+ e CD19+ aumentati, alcuni pazienti dimostrano frequenti eventi infettivi.

Di interesse rivestono i risultati delle sottopopolazioni linfocitarie T: le cellule naive sia

dei CD4+ ma soprattutto dei CD8+ sono inferiori alle medie dei controlli, mentre le cellule

memory sono aumentate; questo risultato suggerisce un’errata produzione da parte del

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timo. I nostri dati sono in accordo con lo studio di Lima et al [120]: gli autori sostengono che nei pazienti si verifichi un’accelerata conversione delle cellule naive in cellule memory, in risposta ad un meccanismo omeostatico. Tuttavia la grande variabilità nei dati, sia dei controlli che dei pazienti, non permette di formulare un’ipotesi valida e significativa al riguardo.

Due pazienti presentano fenomeni autoimmuni (tiroidite e celiachia) ma i dati raccolti non permettono di evidenziare parametri immuni utili ad identificare precocemente i pazienti ad alto rischio di sviluppare patologie autoimmuni.

Il follow up di sei pazienti è esplicativo sull’andamento delle condizioni cliniche: due pazienti nel tempo hanno migliorato il loro quadro clinico con una minor ricorrenza di morbilità, contestualmente ad un aumento dei linfociti CD8+ e una diminuzione delle cellule CD19+. Gli altri tre pazienti, invece, hanno continuato a presentare infezioni frequenti, con livelli di CD8+ costanti o diminuiti. È possibile ipotizzare che con il tempo il sistema immunitario e in particolare i linfociti CD8+ reagiscano con un meccanismo omeostatico in grado di migliorare le condizioni del paziente. Tale osservazione non è applicabile a tutti i pazienti studiati, poiché altri fattori possono contribuire al controllo delle infezioni.

È analizzato in particolare il caso clinico di un paziente, affetto da frequenti infezioni,

soprattutto alle vie respiratorie, presentante un importante deficit di CD3+ e CD4+ e con

CD8+ nella norma. Come è già stato affermato poco sopra, questo risultato rafforza

l’ipotesi che la sindrome influenzi prevalentemente la componente linfocitaria CD4+,

alterandola e determinando la manifestazioni tipiche immunitarie, indipendentemente dai

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valori di CD8+. La figura 2 mostra sia nella curva dei CD3+ che in quella dei CD4+ un valore che si discosta in senso positivo dagli altri. Confrontando il monitoraggio con la storia clinica del paziente, si può notare che il valore anomalo è successivo all’intervento di tiroidectomia per carcinoma. È possibile ipotizzare che il tumore abbia una correlazione con la sindrome e la rimozione del timo e della la tiroide potrebbe aver scatenato un rapido aumento della risposta immune caratterizzato da un aumento delle cellule T. In seguito all’intervento è stato rimosso il timo; il confronto con il gruppo di soggetti timectomizzati rivela come il ruolo del timo non sia sufficiente a spiegare l’immunodeficienza: infatti il paziente con SDG presenta valori inferiori di cellule naive e memory rispetto ai timectomizzati. Pertanto si può ipotizzare che la sindrome coinvolga il sistema immunitario non solo tramite la ghiandola timica, ma anche attraverso meccanismi non ancora noti. Comparando i timectomizzati con un paziente con SDG ed aplasia timica si ottiene una situazione ben diversa: i valori superiori dei CD3+ e CD4+ nella paziente con sindrome dimostra come il sistema immunitario non sia correlato completamente al timo, ma ad altri fattori interagenti con l’immunità. I risultati più elevati dei linfociti naive nella paziente con aplasia associati a bassi valori delle cellule memory suggeriscono un possibile problema della maturazione cellulare, a differenza dei timectomizzati che presentano come compenso un aumento delle cellule memory.

Studi recenti hanno dimostrato come sia possibile l’esistenza della sindrome senza l’evidenza della delezione 22q11 [40]. Nella nostra coorte sono presenti due pazienti che rientrano in questa categoria e, nonostante un quadro clinico similare alla sindrome con delezione associata, presentano delle differenze per quanto concerne i parametri immuni.

In particolare è possibile notare una importante ulteriore riduzione dei linfociti CD4+ e

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CD4+ naive e un incremento delle cellule CD19+ e CD16/56+, quest’ultimo probabilmente secondario ad un meccanismo compensatorio. Questi dati evidenziano l’ipotesi che la delezione del cromosoma 22 non sia l’unico fattore che possa interferire con il sistema immunitario. È un’ulteriore evidenza di come la linfocitopenia nei pazienti con SDG non sia solo la conseguenza di un’anomalia timica per mutazioni del cromosoma 22: fattori non genetici o mutazioni coinvolgenti altri cromosomi possono pertanto essere causa delle manifestazioni tipiche della SDG.

In aggiunta, il confronto dei due sottogruppi di pazienti, rispettivamente con

ipoparatiroidismo e senza ipoparatiroidismo ha evidenziato come sia maggiormente

coinvolto in quest’ultimo gruppo il subset linfocitario CD8+; in particolare, si hanno ridotti

valori di linfociti citotossici naive. Nel gruppo dei pazienti con ipoparatiroidismo si

osserva un aumento della popolazione memory CD8+ anche se l’ampio range di

distribuzione rende la differenza con i controlli non significativa. Sarà interessante valutare

una casistica più ampia per avere risultati significativi e parimenti confrontare il gruppo

dei pazienti con ipoparatiroidismo con un gruppo con ipoparatiroidismo senza SDG per

valutare se il difetto a livello delle paratiroidi possa interferire con il sistema immunitario.

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