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La Provincia Autonoma di Bolzano

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Academic year: 2022

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La Provincia Autonoma di Bolzano

Situata all'estremo Nord d'Italia, La Provincia autonoma di Bolzano-Alto Adige costituisce insieme alla Provincia di Trento la Regione Trentino-Alto Adige.

Assieme al Trentino, al Tirolo Settentrionale ed al Tirolo Orientale, l'Alto Adige costituisce un'Euroregione, corrispondente al territorio della regione storica del Tirolo. Nel 1919 il territorio dell'attuale provincia, venne scorporato dall'impero Asburgico e annesso all'Italia a seguito della vittoria italiana nella prima guerra mondiale.

La Provincia conta oltre 487.673 mila abitanti e con quasi 7.400 km2 è la provincia più estesa d'Italia dopo il ridimensionamento delle nuove provincie in Sardegna che hanno ridefinito la Provincia di Sassari. La Costituzione della Repubblica italiana recita: "La Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol è costituita dalle Province autonome di Trento e di Bolzano". L'Ente pertanto utilizza in tutti i suoi atti la doppia denominazione "Provincia Autonoma di Bolzano - Alto Adige"

(ufficialmente tradotto in tedesco nella forma "Autonome Provinz Bozen – Südtirol"). La forma ladina non è riportata nello Statuto di Autonomia o in altre leggi dello Stato ma sugli atti viene abitualmente resa dall'Ente come "Provinzia Autonòma de Bulsan – Südtirol".

L'Alto Adige è un'area trilingue: oltre due terzi degli abitanti (69,15%) sono di madrelingua tedesca, il 4,37% di madrelingua ladina dolomitica. Gli italofoni (26,47%) sono concentrati soprattutto nel capoluogo, Bolzano, nei maggiori centri della provincia (dopo Bolzano), Merano e Bressanone. I ladinofoni soprattutto nella Val Gardena e in Val Badia. Ogni cittadino italiano di età superiore ad anni quattordici residente nella provincia di Bolzano alla data del censimento e non interdetto per infermità di mente è tenuto a dichiarare la propria appartenenza ad un gruppo linguistico; può anche dichiarare di non appartenere a nessuno dei gruppi linguistici, di essere ”altro”, ma deve comunque aggregarsi ad uno dei tre. La dichiarazione non deve essere resa dai cittadini stranieri. Essa è finalizzata in primo luogo alla determinazione della proporzionale etnica, per l’assegnazione degli impieghi nella pubblica amministrazione: attualmente, su 100 posti pubblici, 69 vanno al gruppo tedesco, 27 a quello italiano e 4 a quello ladino. Su 116 comuni, in ben 103 è maggioritario il gruppo tedesco (con una punta del 99,81% a San Pancrazio), in 8 quello ladino (97,67% a La Valle;

gli altri comuni sono Badia, Corvara in Badia, Marebbe, San Martino in Badia, Santa Cristina Val Gardena, Selva di Val Gardena, Ortisei).In 5 comuni prevale il gruppo linguistico italiano.

Dopo la riforma dello statuto regionale del Trentino-Alto Adige, risalente al 1972, la provincia è stata investita di un ampio potere di legiferare (nello statuto del 1948 questo potere era marginale).

Mentre tutte le altre province italiane hanno mere funzioni amministrative, le province autonome di Trento e Bolzano hanno potere legislativo in molte materie normalmente di competenza statale o regionale. Particolarmente importanti sono le competenze in materia di sanità, scuola, formazione, lavoro, trasporti e viabilità.

La funzione legislativa spetta al consiglio provinciale, formato da 35 membri. Spetta allo stesso consiglio decidere il sistema di voto: si tratta attualmente di un proporzionale, senza elezione diretta del Presidente della Provincia Autonoma. Molto ampia è anche l'autonomia finanziaria, per cui il 90% dei tributi riscossi in ambito provinciale resta nel territorio. La provincia autonoma dispone di 9 mila euro di risorse all'anno per ognuno dei suoi oltre 480.000 abitanti (contro i 2 mila della Lombardia, superati però dai 12 mila della Valle d'Aosta). Complessivamente il bilancio dell'Alto Adige si aggira sui 5 miliardi di euro all'anno.

E' tra queste montagne che sono nate molte best practice italiane nell'ambito del software libero. E proprio qui a Bolzano mi ha portato la ricerca per la mia tesi; più avanti verranno analizzati e intervistati tre attori altoatesini del software libero: il primo è l'Intendenza Scolastica Italiana di Bolzano nella persona di Paolo Lorenzi, Ispettore per le materie scientifiche. In tutte le scuole in lingua italiana di Bolzano è stata installata la FUSS, una versione di Linux sviluppata specificatamente per l'uso didattico. Il secondo attore è il Free Software Center di Bolzano, nella persona di Patrick Ohnewein, attivo tanto nella promozione culturale del software libero quanto

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invece nella consulenza specifica ad aziende italiane che vogliono specializzarsi nel software libero.

La terza intervista mi è stata rilasciata da Hugo Leiter dirigente del Centro di Elaborazione Dati del Consorzio dei Comuni di Bolzano. Il Consorzio già da qualche anno ha migrato senza problemi l'intera rete di server a soluzioni aperte e sta inoltre sperimentando l'utilizzo di suite per la produttività d'ufficio libere (OpenOffice) su molti ambienti desktop.

Il Progetto FUSS

L’acronimo FUSS sta per Free Upgrade Southtyrol's Schools ed indica un progetto patrocinato dal Fondo Sociale Europeo, che ha preso il via nel mese di aprile del 2005 con un aggiornamento degli applicativi informatici di tutte le scuole di lingua italiana della Provincia Autonoma di Bolzano.

Il sistema operativo proprietario, normalmente impiegato nel corso dell’azione didattica, è stato distribuito con la distribuzione multilingue GNU/Linux FUSS Soledad. Quest’ultima è una versione ad hoc della famosa distribuzione libera Debian (dall'anno scorso si è passati alla Ubuntu), che è stata opportunamente modificata da un team di esperti della Truelite Srl (www.truelite.it). La società fiorentina specializzata nella fornitura di servizi di consulenza, assistenza e formazione su GNU/Linux e Software Libero, ha pensato appositamente la distribuzione per le scuole dell’Alto Adige. Il sistema operativo è stato sviluppato cercando di rendere la sua interfaccia più semplice possibile, per permettere di interagire con il computer sia chi aveva una scarsa attitudine al software libero sia chi non aveva familiarità con il computer in generale.

Il progetto FUSS è, rifacendoci alla definizione data da Paolo Zilotti, responsabile per le nuove tecnologie presso l’Intendenza di Bolzano e project coordinator dell’iniziativa, “un’azione di sistema”. E' stata voluta e finanziata dall’Intendenza Scolastica italiana della Provincia di Bolzano e dall’Assessorato alla scuola, lavoro, innovazione, ricerca, cooperative, formazione professionale italiana, in collaborazione con il Centro di Formazione Professionale Luigi Einaudi, in qualità di ente di formazione accreditato del personale docente, e con la compartecipazione di tutte le scuole pubbliche di lingua italiana e di alcune scuole private della Provincia di Bolzano.

La specificità di questo processo di aggiornamento ed il suo principale punto di forza è la distribuzione mediante licenza libera dell’intero sistema operativo e delle applicazioni in esso contenute, di modo che tutti gli utenti, siano essi studenti, insegnanti od operatori nel campo della formazione, possano usufruire di un software completamente libero nello svolgimento del processo didattico sia a scuola che a casa. Sono stati infatti predisposti e distribuiti a studenti e docenti 20.000 Live-Cd installabili, contenenti il nuovo sistema operativo impiegato in classe, di modo da renderlo fruibile anche al di fuori dell’ambito strettamente scolastico, per raggiungere le case degli alunni e coinvolgere in maniera attiva anche le famiglie. La caratteristica del Live-CD è quella di dare la possibilità di “provare” il sistema operativo prima di installarlo, in modo da non spaventare i potenziali utilizzatori. Ho poi scoperto che il costo medio di un CD alla PA è stato inferiore ai 40 centesimi, prefigurando un costo totale di lieve entità; in pratica pagando le tasse per l'istruzione dei figli, una famiglia ottiene anche il sistema operativo da installare a casa. Di conseguenza, il progetto ha un alto valore formativo anche per quanto riguarda l’educazione alla legalità, perché non obbliga né docenti né studenti ad acquistare per forza di cose software proprietario per lo svolgimento del proprio lavoro, né tantomeno a produrne copie illegali. La distribuzione del FUSS poi non è neanche particolarmente pesante, e può essere installata anche su macchine di una decina di anni fa; questo è stato in qualche modo anche un problema, poiché alle installation fest organizzate dai tecnici alcune famiglie si presentavano con reperti da archeologia informatica su cui era comunque difficile far girare la distribuzione.

Obiettivo a medio-lungo termine dell’iniziativa è favorire la diffusione di una cultura informatica ispirata dai principi della condivisione e circolazione del sapere mediante il sostegno a delle metodologie di didattica collaborativa fondate sulla partecipazione diretta sia dei docenti che degli studenti allo sviluppo del progetto stesso. “Invitiamo chiunque lo voglia – precisa a tal proposito Lorenzi in un’intervista riportata sul sito del centro sociale Spartaco di Ravenna- ad apportare

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modifiche migliorative del software. In cambio chiediamo solo di impegnarsi a condividere con tutti gli altri le innovazioni, per crescere assieme” (http://www.spartaco.org/editorials.php?id=22).

Il progetto rimane sempre e comunque aperto ad eventuali prossime cooperazioni con altri istituti di formazione o con organizzazioni operanti nel mondo del lavoro, che vogliano sperimentare tale modello di sviluppo anche in quell’ambiente specifico.

La Provincia bolzanina si conferma tra le realtà scolastiche più all'avanguardia nel campo delle tecnologie, con un rapporto di un pc per ogni cinque alunni, che si rivela ben maggiore del rapporto 1/15 che il MIUR ha fissato come obiettivo da raggiungere entro il 2007 (http://puntoinformatico.

it/p.aspx?i=54843&p=1).

Un punto importante dell'intervista che ho avuto con Paolo Lorenzi sono state le motivazioni economiche della scelta. L'Ispettore tiene a precisare che non ci sono state risorse risparmiate, soltanto differentemente investite; gli tessi soldi che venivano spesi in licenze vengono ora impiegati in formazione dei docenti. E' stato infatti formato un gruppo di docenti che segue il progetto in ogni scuola, e che si occupa anche di sviluppare le versioni e i programmi didattici futuri.

I NUMERI

Questi sono a grandi linee i numeri del progetto riportati sul sito ufficiale www.fuss.bz.it, che ci permettono di percepire sin da subito la portata dell’iniziativa:

72 scuole partecipanti ubicate in 23 comuni della Provincia di Bolzano;

2800 postazioni client;

80 server;

2400 ore di formazione erogate;

1600 docenti e 16000 studenti;

7 docenti distaccati a supporto del progetto;

rimpiazzo dei sistemi operativi Microsoft Windows XP, pacchetti applicativi Microsoft Office, programmi antivirus e di tutti gli applicativi di uso didattico presenti nei personal computer delle scuole, nonché di tutti gli applicativi server che gestiscono la normale attività di una rete di media complessità, con servizi quali posta elettronica, Web, content filter, banca dati, eccetera. La migrazione per il momento non ha coinvolto i computer dedicati all’amministrazione, che hanno mantenuto il sistema proprietario precedente, sia per quanto riguarda i software di raccolta dei dati del personale e degli studenti, che le applicazioni per il finanziamento e per l’uso del bilancio, anche se non si esclude a propri che in futuro il passaggio al software libero possa interessare anche la sede amministrativa;

server ed applicativi in software libero a norma di legge per quanto riguarda il trattamento dei dati personali e la protezione dei minori per la navigazione in Internet;

costo totale di 250000 euro nel corso di tre anni.

Non è stato acquistato nuovo hardware ad-hoc, ma è stato impiegato quello già presente nelle scuole.

L’analisi dei numeri coinvolti ha portato molti osservatori del settore ha ritenere FUSS come uno dei progetti di maggior importanza a livello europeo91, oltre che a considerarlo come un’iniziativa senza precedenti nel suo genere, soprattutto per la sua organizzazione e struttura in termini di elevato coinvolgimento degli insegnanti sotto il profilo partecipativo e della formazione tecnologica.

Le fasi del progetto

L’iniziativa si è articolata in sei fasi distinte (http://www.fuss.bz.it/il-progetto):

Fase A – ANALISI (febbraio/marzo 2005)

La fase A ha previsto l’invio alle scuole di un questionario al fine di raccogliere il maggior numero di informazioni possibili sulle apparecchiature hardware presenti in ciascun istituto, sulle diverse

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necessità didattiche determinate dall’impiego dell’elaboratore elettronico nell’insegnamento e sugli eventuali possibili impieghi futuri. Sulla base dei dati raccolti è stato possibile implementare soluzioni distinte che tenessero conto delle esigenze proprie di ogni scuola. Infatti, la distribuzione comprende programmi didattici specifici per scuole di ogni ordine e grado inerenti le diverse aree disciplinari, che possono essere di valido sostegno all'azione didattica. Dai più semplici programmi per spiegare la geometria alle elementari agli applicativi per lo studio della fisica nei licei scientifici. Inoltre, già alla presentazione dell'avvio della fase di analisi è stato chiesto a tutti i referenti informatici delle scuole partecipanti di eseguire per tempo, quindi per l'inizio dell'installazione, un backup di tutti i dati.

Fase B - REALIZZAZIONE DELLA SOLUZIONE SOFTWARE (aprile/giugno 2005)

Nel corso di questa fase la Truelite Srl ha realizzato la distribuzione GNU/Linux Soledad, durante il cui sviluppo si è cercato di non perdere mai di vista le esigenze formative che ogni disciplina di insegnamento implica, ma allo stesso tempo di curare al meglio gli aspetti della facilità di utilizzo e di installazione. La decisione di creare una distribuzione su misura e non di avvalersi di una delle numerose distribuzioni educative già disponibili in rete è dovuta al criterio della partecipazione dei docenti allo sviluppo delle tecnologie informatiche. In questa fase si è anche dato il via alla distribuzione in versione Live-Cd del software installato nelle scuole rilasciata sotto licenza libera e messa a disposizione di docenti e studenti, che se ne possono avvalere anche a casa, nonché alle famiglie.

Fase C – DISLOCAMENTO (luglio/agosto 2005)

Nella fase di migrazione sono stati insediate e configurate 2.800 postazioni informatiche e circa 80 server censiti nella fase A dislocati nelle reti informatiche di 72 istituti scolastici di lingua italiana della Provincia di Bolzano.

Fase D - VERIFICA, MESSA A REGIME E FORMAZIONE DEL TEAM DI SUPPORTO TECNICO-DIDATTICO (settembre 2005/gennaio 2006)

Nella seguente fase si è fornito alle scuole consulenza e supporto fino alla messa a regime del nuovo sistema operativo. Oltre a ciò è stato predisposto un corso formativo di livello avanzato finalizzato alla formazione di nove soggetti, tra docenti distaccati e tecnici, che si sono offerti volontariamente, così da renderli capaci di coordinare la fase di aggiornamenti nelle scuole, sia sul versante tecnico che didattico-organizzativo. A questi nove soggetti, che compongono il già menzionato team di supporto tecnico-didattico, è stato affidato il compito di fornire consulenza e stimolare la ricerca sia tecnica che didattica presso le varie unità scolastiche.

Fase E - FORMAZIONE DEI DOCENTI (settembre 2005/maggio 2006)

Nella fase E sono stati predisposti ed offerti al corpo docente delle scuole elementari, medie e superiori dei percorsi formativi personalizzati. Sono state erogate 2400 ore di corsi di formazione e aggiornamento (con una media di 20 ore a corso) che vertono su vari temi come l’uso del desktop e OpenOffice, gestione/amministrazione del sistema, impiego di applicazioni specifiche per le diverse discipline d’insegnamento. Gli interventi di formazione sono stati di due tipi: ad elevato contenuto tecnico per il referente informatico della scuola presa in considerazione; corsi di gestione del desktop e delle altre suite, come OpenOffice per i docenti delle diverse materie. I primi sono stati svolti presso il centro per la formazione professionale Einaudi, dove si poteva con praticità installare e disinstallare più volte il sistema in un aula dedicata, la seconda tipologia di corsi è stata invece tenuta nelle aule didattiche, così che i docenti potessero usare gli strumenti a loro familiari.

Fase F - SVILUPPO E RICERCA

Questa fase, in continuo sviluppo prevede la massima diffusione possibile del software attraverso installation fest e l'obiettivo di creare un gruppo di supporto, dice Lorenzi “di un docente per scuola”. E' da poco uscita, Marzo 2008, la versione 2.0 del FUSS.

Intervista a Paolo Lorenzi, Ispettore dell'Intendenza Scolastica Italiana di Bolzano Buongiorno Signor Lorenzi, la ringrazio del tempo che vuole concedermi

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Io ringrazio lei, noi siamo interessati a che persone chiedano e si informino, si interessino di questo nostro progetto. Che poi non è neanche un progetto ma un piano, una scelta di fondo.

Una scelta strategica.

Esatto, abbiamo scelto di usare software OS sui computer dedicati alla didattica. Abbiamo cominciato a scrivere piani triennali sulle tecnologie didattiche nel 1997, analogamente a quelli nazionali e abbiamo la fortuna di avere una buona disponibilità di computer di studenti, si parla di una media di cinque studenti per computer.

Apprezzo la modestia, ma bisogna dirlo che è la migliore di Italia

Chiaramente è una media, ce ne sono un po' più nella scuola superiore e un po' meno in quella inferiore, ma ci muoviamo intorno a queste cifre. Abbiamo quindi pensato di investire molto sull'uso didattico di queste tecnologie. E' un po' qui il nodo, vedevamo il rischio che la scuola si appiattisse sull'uso d'ufficio delle tecnologie.

Forse riguarda un po' il fenomeno del lock-in culturale. Ad esempio io ho studiato in un Liceo Scientifico Tecnologico, ma facevo una sola ora di laboratorio settimanale, per di più in ambiente Windows.

Certo, Windows è molto amichevole come interfaccia e questo è uno dei suoi punti di forza. Però i problemi vengono risolti da qualcun altro piuttosto che dal docente o dallo studente. Questo introduce anche uno dei punti critici del progetto FUSS: i docenti che erano arrivati ad una maggiore confidenza con i sistemi tipici si ritrovano ad avere meno confidenza con il FUSS.

Bisogna però evidenziare un punto: il piano è stato pensato per superare situazioni del tipo

“comportatevi bene che così vi porto in aula computer” abbastanza comuni. Si vuole introdurre un uso non dico complicato ma ragionato del computer, favorito secondo noi dall'adozione di software OS.

Quali sono state le difficoltà nell'intraprendere la migrazione?

Sicuramente molte. Con il FUSS di prima generazione, ad esempio, si aveva difficoltà a spostarsi da una scuola all'altra con una memoria USB, che a volte non veniva riconosciuta su alcuni computer.

Uno dei problemi più comuni dei sistemi basati su GNU/Linux di qualche anno fa

Un altro problema segnalato: “il collegamento a Internet è il più lento”. Qui siamo dell'idea che l'insegnante deve discutere con gli studenti di queste cose. Abbiamo poi appurato che la velocità del collegamento è la stessa, probabilmente l'utente faceva dei passaggi in più, per cui a lui risultava più lento, ma questi passaggi in più vanno a favore della sicurezza. Con il software libero abbiamo molti meno problemi di sicurezza ed una policy di scuola quasi obbligata. La scuola deve iscrivere ogni studente con il suo profilo (login e password). Lavoro questo che va a favore dell'utente che fin da piccolo si abitua ad avvicinarsi al computer con un suo profilo. Si abitua a non scambiare la password, anche se le prime volte magari lo fa e l'insegnante dovrà spiegargli che è sbagliato, che si entra con un profilo per avere accesso alla propria parte di memoria, di cui si è responsabile. E' una forma di responsabilizzazione da piccoli che permette in seguito di non dover rincorrere poi le difficoltà della rete. Come ad esempio il ragazzo che visita siti non consentiti oppure le stesse difficoltà tecniche di fare una blacklist, comunque inutile poiché andrebbe aggiornata di ora in ora e non si può rincorrerle all'infinito. Questo secondo noi è fondamentale nell'educazione degli studenti.

Noi eravamo arrivati con i nostri piani triennali a questo punto, avevamo deciso che la nostra priorità era fare comunità con gli studenti, anche secondo quelle che erano le disposizioni europee.

Imparare a fare gruppo, con le competenze necessarie, e avere un approccio legale e con delle regole. Senza avere però un soverchio di regole tali da non poter agire. In questo modo siamo riusciti a raggiungere il nostro obiettivo, gli studenti sono proprietari della distribuzione che usano E non devono scaricare una versione pirata dal peer-to-peer come spesso avviene

No, infatti. Viene consegnata allo studente a scuola, è nel CD che ho qui (e me lo mostra). Siamo alla seconda distribuzione ed è chiaramente compresa di software didattici

Vorrei un po' evidenziare questo aspetto formativo, nel FUSS abbiamo sia programmi per scuole superiori che per quelle inferiori, ben diversi dal linguaggio TURBOPASCAL con cui io ho studiato al liceo

Certamente anche con il TP e altre suite esistenti si può arrivare alla stessa soluzione. Perché io uso

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un software matematico? Per arrivare a fare calcoli complicati o vedere se lo studio di funzione fatto in classe è giusto. Al momento sono però obbligato ad utilizzare pacchetti proprietari che devo acquistare e deve inoltre acquistare anche lo studente per utilizzarli a casa. Non vogliamo obbligare gli studenti a possedere un pc, ma gli studi che abbiamo fatto ci indicano un 95% di famiglie possessori di PC. La restante parte della popolazione può comunque utilizzare le aule informatiche delle scuole, che il pomeriggio rimangono aperte e a disposizione degli studenti, anche con il sostegno di un docente. I ragazzi sono quindi pienemente responsabilizzati sull'utilizzo che fanno della macchina e continuamente seguiti da docenti, la cui figura diventa più simile a quella di un consigliere che a quella di un controllore. Volendo lo studente può anche andare a scaricarsi musica ma deve renderne conto, diventando responsabile di ciò che fa. Troppo spesso i ragazzi sono lasciati sol a casa davanti al computer, perché magari i genitori non hanno le capacità per consigliarli o solo perché manca loro il tempo. Questi ragazzi vanno educati ad un rapporto di correttezza con la rete, con il computer e con la navigazione.

Qual'è stata la filosofia di base a questa scelta?

Beh, sicuramente le 4 libertà fondamentali si coniugano perfettamente con l'autonomia della scuola.

E' importante, proprio nella scuola, che i ragazzi possono modificare e rendere disponibile, se ne hanno le competenze, il software che usano per la comunità. Questo è un grande passo, che la scuola non può non fare. E viene impedito col software proprietario. Rimane comunque una scelta etica di fondo. Lavorare con il software libero significa entrare a far parte di una comunità e mettere a disposizione i vari passi avanti che si fanno nella continuazione di un progetto.

Può rivelarsi anche una scelta derivata da motivi economici?

Noi partiamo da una situazione di “favore”: l'acquisto dei computer è centralizzato e noi della sovrintendenza, in maniera un pochino invadente rispetto all'autonomia delle scuole, abbiamo deciso per la migrazione completa al software libero (attenzione, solamente sui PC della didattica non anche quelli dell'amministrazione). Il risparmio derivante dal mancato acquisto delle licenze è stato commutato in formazione degli insegnanti. E' stato formato un gruppo di lavoro composto da sei insegnanti e due tecnici, che ha contribuito allo sviluppo della versione e l'ha di fatto installata nelle scuole. Ad oggi ognuno dei componenti del gruppo ha competenza per tre scuole a cui deve fare assistenza. All'inizio del progetto molti erano i problemi tecnici, di tutti i tipi, dalla pochezza dei driver nella prima distribuzione, al mancato inserimento della spina nella presa dell'alimentazione. Ora che siamo arrivati alla seconda distribuzione ci si comincia a concentrare di più sui problemi didattici, quindi chi è specializzato sui software matematici si incontra con i ragazzi dello scientifico e così via...Si pensava poi di scrivere un software sulle lingue, impegno grande ma importante per noi che abbiamo tre gruppi etnici

Questo modo di insegnare l'informatica è trasferibile ad altre realtà?

Sì, per piccole comunità. Il nostro è un ragionamento di sistema. Un sistema piccolo con restrizioni significative, come l'acquisto centralizzato.

Questo aspetto vi ha aiutato?

Probabilmente ci ha permesso di fare un'azione, appunto, di sistema. Bisogna però considerare le leggi volano del software libero, come ad esempio quella sull'adozione dei formati non proprietari.

Voglio però risponderti bene sulla questione economica. Non l'abbiamo fatto per risparmiare, in effetti non abbiamo risparmiato. Passare al software libero non è una scelta economica, se la motivazione è esclusivamente di tipo economico non è sufficiente. Però il fatto di aver convertito la spesa per le licenze in formazione per i docenti secondo noi è una grande scelta, che consiglierei a qualsiasi scuola o attore interessato. Questa è veramente la chiave di volta dell'intero sistema.

Innanzitutto, le competenze sono residenti (anche se il gruppo si distribuisce nelle scuole). Il nostro punto di arrivo è quello di allargare il gruppo fino a formare una professionalità per ogni scuola, in grado di apportare modifiche al software didattico che possano essere utili per tutta la comunità e in modo da innestare un rapporto paritetico anche tra gli stessi insegnanti che si ritrovano, se non fra i banchi di scuola, perlomeno in laboratorio. Secondo me, queste ricadute dell'OS non sono così pesate dai decisori pubblici a cui spetta la scelta della migrazione.

Chi si trova ad essere studente da voi, vanterà una competenza informatica ben diversa da

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chi, come me, ha fatto esami universitari su software proprietario. Il settore strategico dell'informatica può essere risollevato con il software OS?

Certamente. Ma prima dobbiamo renderci conto di vivere in un mondo in cui la risposta ai problemi è in forma chiusa. Io chiedo che le risposte siano date in maniera aperta. Ci sono ottimi software matematici e di astronomia ma, essendo chiusi, risolvono la maggior parte dei problemi didattici che sono stati pensati da altri chissà dove, ma non in questa classe e con questi studenti. Vengo indotto a risolvere il problema dei miei studenti in modi standardizzati.

Il software libero cerca di passare dalla concezione di utenti passivi a quella di utenti attivi, collaborativi, abbracciate anche voi questa filosofia di pensiero

Esatto, l'idea è proprio quella. Insegnare un'informatica didattica piuttosto che un'informatica d'ufficio. Quella di cui abbiamo parlato è un po' la filosofia di fondo. La nostra concezione è quella di una scuola che risponde alle domande che esistono ma che sa anche trascinare verso ideali fattibili, che si pone tutto il popolo europeo e mondiale: fare comunità, conoscere e utilizzare la rete.

Il COCOS

L'acronimo Co.C.O.S. sta per Competence Center for Open Source. Il centro di competenza si pone come una guida per unire e far crescere le competenze locali in tema di software libero. Il progetto, ora concluso, era sostenuto dall'Assessorato all’Innovazione, Ricerca, Sviluppo & Cooperative, dal Business Innovation Center BIC, dal CAN Alto Adige, dal Programma Europeo Interreg III A, dalla Libera Università di Bolzano e dall’Università della Svizzera Italiana. Il progetto si prefiggeva 4 obiettivi:

1. avvicinare il maggior numero possibile di persone al mondo del Software Libero in Alto Adige.

2. offrire informazione e consulenza ad aziende, imprese ed utenti sulle possibilità e le chance di Software Libero.

3. motivare chi opera nel settore di software e chi offre assistenza in Alto Adige a specializzarsi in Software Libero ed a reagire al crescente interesse del cliente verso Software Libero.

4. avvicinare esperti nello sviluppo e specialisti del settore stabilendo una rete di collegamento in Alto Adige, col fine di creare insieme più sapere in libertà.

Il COCOS ha poi trovato la sua naturale continuazione nel FSC Free Software Center, istituito all'interno del parco tecnologico TIS Innovation Park. Ad oggi il Free Software Center è in grado di offrire una vasta gamma di servizi specializzati e di promuovere numerose attività, a sostegno di diversi settori dell’economia altoatesina. Tra i servizi troviamoNOTA:

Know-How Transfer: attraverso corsi, congressi, o spint dei programmatori

Formazione: di tipo scolastico, professionale, universitario o permanente

Comunicazione: campagne di marketing per promuovere la cultura del software libero con creazione di brochure o spazio internet dedicati

Certificazioni: ottenimento di attestazioni nell'ambito del Free Software

Ricerca: tanto la ricerca tecnica a problemi di tipo reale quanto le ricerche e analisi di mercato

Progetti: sostegno dei progetti di piccole imprese e di progetti di cooperazione anche in ambito nazionale

Inoltre, come il COCOS, il Free Software Center mantiene la sua collaborazione con il CTS, Centro di formazione professionale per il Commercio, Turismo e Servizi “L. Einaudi”. Ad oggi sono attivati i corsiNOTA di:

Amministrazione sistemi GNU/LINUX: I corsi di quest’area sono destinati ai responsabili

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delle funzioni amministrative di sistema che gestiscono ambienti di lavoro basati su GNU/Linux.

Sviluppo software: I corsi di quest’area costituiscono un approfondimento delle modalità di sviluppo software in ambiente GNU/Linux con i linguaggi di programmazione orientati agli oggetti Java e Python.

Database: I corsi di quest’area sono destinati a chi intende implementare soluzioni basate su database relazionali e ha la necessità di amministrare un server di database.

Produttività d'ufficio con Software Libero:I corsi di quest’area sono destinati agli utenti del PC che intendono utilizzare o utilizzano Software Libero per la propria produttività.

Certificazione ECDL: I corsi di quest’area sono propedeutici al conseguimento delle certificazioni ECDL Base e Avanzata in ambiente GNU/Linux.

Intervista a Patrick Ohnewein, coordinatore prima del COCOS e ora del FSC Free Software Center Signor Ohnewein, il software libero in Alto Adige ha buon terreno fertile, come mai questo interesse?

Il software libero è stato formalizzato agli inizi degli anni 80 da Richard Stallmann con la Free Software Foundation nell'atto di scrivere una licenza GPL, che già conteneva le quattro libertà fondamentali. Dieci anni dopo, nel 1991, Linus Torvalds, uno studente finlandese, ha iniziato ha lavorare sul progetto del kernel. Già nel 1993 qui in Alto Adige, la SAD, l'azienda dei trasporti pubblici ha migrato tutta la sua infrastruttura verso Linux, anche in pullman. Perché lo hanno fatto?

La SAD cercava una soluzione tecnica ad un problema, se il pullman percorre una vallata e si ferma per un guasto tecnico, bisogna avere un'idea precisa di che tipo di manutenzione gli occorre, non si possono mandare i tecnici con tutti i pezzi di ricambio possibile, bisogna identificare l'errore a priori. Hanno creato un sistema di monitoring con sensori in ogni automezzo che tramite appositi dispositivi, in quel tempo credo fosse TACS, spediscono le informazioni sullo status dell'automezzo alla centrale. Non c'era un software proprietario in grado di venire incontro a questa esigenza;

hanno cercato su internet,e su una newsgroup ha risposto uno studente finlandese con un progetto su Linux, “posso provare a riscrivere i driver per questi macchinari”. La SAD ha visto che funzionava e ha deciso, invece di investire nel software proprietario, di investire nelle teste. Oggi loro hanno un team di tecnici a cui è riconosciuto un altissimo skill-level in tutto il mondo per questo tipo di problema. La SAD ha migrato inoltre tutta l'amministrazione.

Quindi loro hanno una propria azienda che si occupa di sviluppare il progetto?

Esatto loro hanno un gruppo interno, che sviluppa una distribuzione ad hoc per gli automezzi

Nel meccanismo di sviluppo dell'OS ricopre molta importanza la motivazione personale, ci sono stati casi, anche qui, in cui la leadership di singoli soggetti è stata fondamentale?

Sicuramente la SAD è stata aiutata dal capo del CED, una persona di grande esperienza e molto colta, Maurizio Cachia. Lui ha riconosciuto nel software libero una chance, ha radunato i tecnici più bravi per studiare il problema, ha ricevuto l'appoggio della direzione sopra di lui e hanno cominciato a sviluppare in questa direzione. La loro è stata una decisione strategica, che ha permesso anche di ridurre i costi, su alcuni pullman ancora oggi ci sono dei vecchi pc i486: non si è sentito il bisogno di aggiornare l'hardware ogni cinque anni. Sono usciti da questo meccanismo di marketing, di obsolescenza programmata e hanno investito nelle professionalità delle persone. Ci hanno guadagnato, chiaramente all'inizio è stato un investimento maggiore, ma a oggi si ritrovano un alto valore dell'azienda.

Spesso l'adozione di software libero è condizionata da frasi del tipo “se è gratis vuol dire che vale poco”, tralasciando il fatto che il software libero non è gratis...

Beh, c'è chi dice che anche Microsoft è gratis alla fine no? Attravero il peer-to-peer i privati si scaricano il sistema operativo o le stesse suite di ufficio. Quando gli viene detto “prendi OpenOffice che è gratis” la risposta è del tipo “per me anche Microsoft Office è gratis”. Quello che non viene preso in considerazione è che questa è un'azione illegale. Io non uso più software proprietario dal 2005, ma credo che, nonostante la campagna mediatica, i principali software proprietari siano

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ancora facilmente scaricabili dalla rete magari attraverso dei “trucchetti”.

Il problema è che rimane un reato Infatti, è proprio quello il problema

Certo è un reato difficilmente controllabile

Sì ma anche qui le cose stanno cambiando, ci sono avvocati che si mettono alle calcagna di chi scarica musica e famiglie che si ritrovano multe da migliaia di euro perché il loro pargolo si è scaricato musica attraverso il peer-to-peer. Proprio qui da noi un'azienda ha effettuato un monitoring di tutti i download dalla rete e attraverso un avvocato altoatesino ha mandato lettere alle famiglie in cui si richiedeva il pagamento delle licenze e dei diritti di autore infranti. Se si volesse perseguire questo tipo di reato probabilmente, ad oggi, si avrebbero i mezzi per farlo. E' altrettanto vero che ci sono le tecniche per non farsi beccare. Ma la domanda è “l'informatica deve tendere verso un sistema aperto o chiuso?”. Se l'informatica diventa così restrittiva che solo i tecnici più esperti riescono a gestirla e ad avere abbastanza libertà da sviluppare una creatività, non credo che sia la via giusta. Se si arriverà a non poter far più nulla col PC, vorrà dire che non ci saranno nemmeno più informatici. Avremo sempre e solo le idee di questi pochi.

In effetti il mercato dell'informatica è uno dei più concentrati del mondo, se non il più concentrato...

Tornando in Alto Adige, un altro evento è stato il Consorzio dei Comuni che ha migrato tutti i server che loro gestiscono dei 116 Comuni a Linux e hanno iniziato un progetto di migrazione che prevede la sostituzione di Open Office a Microsoft Office, sempre in ambito di sistema operativo proprietario. Per l'uso di ufficio nei Comuni sia il browser, che il programma per la posta elettronica che la suite d'ufficio sono passati a sistemi aperti. Il sistema operativo rimane però ancora Windows.

E qui abbiamo incontrato per la prima volta la resistenza “psicologica”: la migrazione a livello server è stata facilissima, poiché non la “vedeva” nessuno se non i tecnici che l'hanno installata, contenti dei migliori risultati raggiunti. La migrazione lato client invece è stata più complessa, complice anche la facilità con cui la prima fase è stata raggiunta, e si pensava una cosa del tipo “su Office mettiamo OpenOffice e andiamo a casa”. Ma non è stato proprio così, i Comuni si sono risentiti e hanno detto “cos'è questa roba?”. L'utente finale faceva domande del tipo “ma l'icona è diversa...non riesco a trovare il pulsante che mi serve a...”. Bisogna anche dire che nel 2005 OpenOffice in confronto a quello che abbiamo oggi era molto meno stabile e “user-friendly”. Il Consorzio si è quindi reso conto di aver bisogno di una strategia, una persona formata al Consorzio dei Comuni che si incarica di risolvere i problemi. Una volta trovata questa persona molti Comuni hanno reagito bene fin da subito all'iniziativa. Un altro grande problema, oltre a quello prettamente psicologico, era quello della conversione dei file dal formato proprietario e quello aperto. Finché si tratta di singoli documenti di ufficio è una cosa, ma quando si ha interi bilanci dei Comuni su fogli elettronici Excel oppure sono state scritte delle Macro la cosa è diversa. E' stato fatto un convegno sull' e-Government qualche anno fa, con il capo progetto della Città di Monaco di Baviera. Lì era stata fatta prima un'analisi di tutti i file salvati in loco, proprio per studiare a fondo il problema della compatibilità, magari non si riusciva ad aprire tutti i file o perdevi la formattazione. Il problema non è partire da zero usando Open Office, il problema è tutto ciò che appartiene al passato, tutti quegli adattamenti e quelle personalizzazioni che servivano a quel particolare ufficio. Un esempio di questo può essere rappresentato da un'esigenza per noi storica, il bilinguismo. Ogni documento dev'essere scritto in tedesco e in italiano, per cui si ha un certo formato con tabelle. OpenOffice questo tipo di impostazione non la supportava, non riuscivi a fare lo stesso con la stessa tecnica sotto Microsoft. Potevi farlo ma in un altro modo. La migrazione del Consorzio dei Comuni è iniziata nel 2001. Sempre nel 2001 sono stati attivati i primi Linux Day ad opera del LUBz, il Linux User Group di Bolzano. Il LUBz ha avuto anch'esso un importante ruolo in Alto Adige, organizzando dapprima piccoli eventi come installation party in cui a chi portava il computer di famiglia veniva installato Linux. Poi sono cominciate le conferenze a tema di due giornate in cui sono intervenuti importanti nel panorama ICT. Nel 2005 la politica ha reagito con il piano di azione e-Sudtirol per il 2005-2008 in cui hanno messo un paragrafo che impegnava la Provincia di Bolzano a supportare lo sviluppo e l'utilizzo di software libero, nonché dei formati aperti all'interno della

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pubblica amministrazione e per questo venivano creati dei Centri di Competenza.

Recependo quindi una Direttiva Europea sulla creazione del centro di competenza allo scopo di diffondere la pratica del formato aperto

Sì, ci sono delle indicazioni in questa direzione che poi vengono recepiti a livello nazionale. Anche noi quindi a livello provinciale abbiamo detto ok anche in Alto Adige ci serve un Centro di Competenza. E' stato quindi creato un Osservatorio italo-svizzero per verificare se l'Alto Adige aveva il potenziale per la sostenibilità del software libero, specie nelle PMI del territorio. Ossia se si fosse in grado non solo di creare e sviluppare software ma anche di fornire servizi quale manutenzione e riparazione. Questo progetto si chiamava COCOS è durato dagli inizi del 2005 fino al 2007. L'esito di questa funzione di monitoring è stato positivo, c'erano tutte le caratteristiche per sviluppare OS. Abbiamo quindi identificato il TIS Innovation Park, un parco tecnologico qui in Alto Adige, come luogo dove allocare adesso un centro per il software libero; e da poco è nato il Free Software Center, una vera e propria istituzione che fa parte del TIS e che permette una pianificazione di lungo periodo.

Si cerca quindi di intervenire nel settore privato,in che modo?

Noi diamo un aiuto alle aziende locali che si vogliono formare e trovare i business models per sopravvivere nel mondo IT con il software libero. Allo stesso tempo diamo un servizio di consulenza, di brockeraggio e di aiuto alle aziende che vogliono migrare al software libero.

Facciamo incontrare le aziende che sono interessate alla migrazione, con chi già sviluppa software libero e con i centri di ricerca. Facciamo incontrare domanda e offerta. Un altro punto importante è stato il progetto FUSS che ha fatto migrare tutte le scuole di lingua italiana. Insomma si sono attivati tanti attori economici, tante aziende IT hanno iniziato a dialogare con noi, c'era paura un po' inizialmente, la classica paura associata alle cose gratis e poi abbiamo spiegato loro che alla fine per guadagnare bisogna vendere le proprie competenze. Il software è una commodity, è meglio se il software non costa niente, si guadagnerà di più con i servizi. Anche il cliente è ben disposto a pagare perché sa che quello che tu guadagni lo investi direttamente nella soluzione che serve al cliente. E' ben diverso dalla Microsoft che decide autonomamente come investire i propri guadagni senza soddisfare le esigenza del cliente in loco magari in interfacce grafiche più belle o altro.

Altro problema storico sono i requisiti hardware in continua crescita, con gli ultimi sistemi operativi proprietari divoratori di risorse tanto che la loro adozione richiederebbe un rinnovamento completo del parco macchine alla pubblica amministrazione.

Linux riesce a dare risposte in praticamente qualsiasi ambito lo si voglia usare, ma che mi dice del settore dei videogiochi, mercato in continua crescita su scala mondiale?

Questo è un settore molto interessante. A chi mi chiede che tipo di computer usare per giocare io rispondo: comprati una playstation 3 e montaci sopra Linux. Ne ho una a casa con cui mia mamma fa home-banking tutti i giorni, è lusinghiero l'interessamento della Sony, produttrice della playstation e colosso della tecnologia giapponese.

Quale è a suo avviso un punto molto importante a favore del software libero?

Senza dubbio il discorso degli aggiornamenti. La Microsoft ha questo giorno mensile in cui il pc si connette alla rete e fa il download di tutte le updates. Inoltre il Packet Management System di Microsoft non ti permette di scegliere fra quali aggiornamenti fare e quali non fare. Nel software libero avviene l'esatto contrario, gli aggiornamenti sono continui e possono essere scelti dall'utente finale. Se si vuole fare un aggiornamento completo del sistema (un po' come passare da un Windows ad un altro) bisogna fare un back up completo e connettersi in rete, tutto qui.

Quanto spesso il sistema va aggiornato?

Io personalmente faccio un aggiornamento completo al massimo una volta all'anno. Gli aggiornamenti di sicurezza continuano a uscire per le vecchie versioni. Ubuntu, ad esempio, utilizza una Long Time Support, la garanzia degli aggiornamenti critici per cinque anni senza dover passare a nuove versioni complete del sistema. Chiaramente una delle forze dell'OS è quello di avere una capacità di aggiornamento quasi immediata, unita, nel caso dell'Ubuntu ad una garanzia di lungo periodo. Non come la Debian, che invece da sistemi perfetti ma che vengono aggiornati una volta ogni tre o quattro anni, chiaramente non adatti al mercato desktop. L'Ubuntu si sta infatti muovendo

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verso questo mercato, nell'ultima versione ha implementato anche un'interfaccia grafica che sfrutta le tre dimensioni un po' come quelle proprietarie di Microsoft e Apple. Interfaccia che, se presente, sfrutta il processore grafico rendendo più agile i calcoli dell'unità centrale.

Anche tra i produttori di hardware le cose si stanno muovendo, la Nvidia, leader insieme alla ATI del mercato delle schede grafiche, ha deciso di rilasciare i driver per Linux della sua ultima uscita, la Geforce 8800.

Infatti. Gli investitori hanno visto che c'è mercato. I driver sono diventati un problema ora per casa Microsoft. Con Windows Vista è stato introdotto il Digital Rights Management che fa sì che il segnale sia continuamente digitale, e non possa essere interrotto per farlo tramutare in analogico. Il risultato è stato rendere inservibile Vista su molti monitor in circolazione. Nel costruire e proteggere questo mondo chiuso per proteggere i diritti delle multinazionali e delle major cinematografiche (che poi non hanno rinnovato il loro appoggio al DRM), si è perso un po' il punto di vista dell'utente finale che si è ritrovato senza più la possibilità di fare niente. Attenzione che il primo sistema operativo a implementare i DRM è stato Linux grazie agli investimenti della IBM, un po' “alla faccia della libertà” verrebbe da dire. Ma il DRM è una tecnologia, il problema nasce quando una tecnologia viene usata male senza pensare ai bisogni dell'intera collettività. Non si possono fermare le tecnologie, sarebbe come fermare la ricerca per paura di scoprire qualcosa di nuovo. Bisogna però capire come poter utilizzare i risultati di questa ricerca. E' molto importante in questo ambito parlare di etica della ricerca anche se questi sono discorsi di più ampio respiro. Il problema dell'informatica è l'ignoranza diffusa de suoi utilizzatori. La massa cede la propria libertà in favore di un approccio comodo all'utilizzo del PC, finalizzato ad usare non più del 5% delle potenziali funzioni. Ma anche questo sta cambiando, oramai l'Ubuntu ha un'interfaccia di installazione estremamente semplificata che permette anche ai neofiti di potersi avvicinare al mondo del software libero.

Il Consorzio dei Comuni

Il Consorzio dei Comuni é l'istituzione di rappresentanza degli interessi di tutti i comuni e le comunità comprensoriali altoatesini, che sono in totale 116. Fra i suoi compiti politici troviamo principalmente l'elaborazione di pareri sui disegni di legge, l'accordo sulla finanza locale così come la rappresentanza per il datore di lavoro nei contratti collettivi del personale comunale.

Il Consorzio dei Comuni offre ai suoi soci numerose prestazioni ponendo particolare attenzione al loro continuo miglioramento ed ampliamento. Offre attività di consulenza e di assistenza ai propri soci, affinché questi possano svolgere i loro compiti e gli obblighi stabiliti dall'ordinamento legislativo in modo veloce ed efficiente con particolare riguardo alle esigenze dei cittadini amministrati. Servizi ed attività possono essere scisse in quattro macro aree:

Consulenza giuridica: servizio di consulenza attraverso circolari e comunicazioni;

elaborazione modelli per regolamenti e deliberazioni standard.

Scuola Amministrativa: organo di formazione per aggiornamento e formazione permanente di amministratori e dipendenti comunali; consulenza a sostegno dei progetti di miglioramento delle strutture organizzative e dei procedimenti amministrativi

Diritto del lavoro ed elaborazione degli stipendi: elaborazione degli stipendi dei dipendenti comunali e delle indennità di carica degli amministratori

Centro Elaborazione Dati: ripartizione di riferimento per tutti i programmi EDP; creazione ed assistenza di sistemi informatici hardware e software; collegamenti in rete dedicata per lo scambio di dati tra le pubbliche amministrazioni

Intervista con Hugo Leiter, dirigente del Centro Elaborazione Dati Signor Leiter, mi parli del Consorzio dei Comuni di Bolzano

Noi siamo un ente a carattere privato, una cooperativa, diciamo. I nostri clienti sono tutti i Comuni, i distretti sociali, le case di riposo e la Provincia. In tutto saranno dai 150 ai 200 clienti

Partiamo dalle basi, quali sono i motivi di questa scelta?

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Nel 1998 circa, dieci anni fa, si poteva intravedere il declino di Novell come server di rete. Gia da lì abbiamo cominciato a pensare alla soluzione Linux e Samba al posto di Windows, NT a suo tempo.

Questo è stato il primo passo. Ogni Comune ha una rete locale con un proprio server, dove avviene lo storage dei files, usano printer centralizzati con gateway per la comunicazione verso l'esterno anch'essi centralizzati. Noi abbiamo appunto sostituito Novell con Linux-Samba. E' stata un'esperienza positiva, nel senso che non abbiamo avuto alcun problema per quanto riguarda la stabilità. Abbiamo cominciato con un grande comune e in seguito ci siamo allargati nell'intera area.

Dato importante è che nel back-office il cliente non si rende conto della migrazione ma si rende conto di non dover acquistare più licenze. Il punto di vista economico lì era incisivo. Poi quattro o cinque anni fa circa abbiamo deciso di installare anche sul desktop qualche software libero, però lì la questione è molto più difficile

La migrazione nel desktop non è così semplice

No. Anzi si fa molto difficile. Il cliente deve imparare qualcosa di nuovo, è questa la difficoltà.

Anche nel settore pubblico spesso non c'è questa motivazione. Il cliente dice “ma perchè devo imparare qualcosa di nuovo quando col vecchio andavo benissimo?”

Secondo lei è preferibile un progetto pianificato “dall'alto”?

Funziona con alcune condizioni. Bisogna avere il tempo di andare dall'impiegato e spiegargli “io adesso ti installo OpenOffice, ti spiego come si usa e vedrai che è semplicissimo, ti converto i testi, ti faccio vedere le funzioni diverse”. Bisogna poter parlare con la gente e poter spiegare loro i vantaggi portati da questa scelta, non bisogna pagare licenze, potrete investire i soldi localmente. E' altrettanto vero però che c'è bisogno di uno sforzo per la formazione. Se si usa questo approccio

“ragionato”, di solito si trova terreno fertile. Se invece si installa OpenOffice e si obbliga al suo uso è molto più difficile. Credo però che una legge tassativa come in Venezuela o in Extremadura in questo senso aiuti: nel settore pubblico, dov'è possibile, dev'essere usato software libero.

Il CAD, Codice dell'Amministrazione Digitale prevede l'adozione di formati aperti...

Non credo però che parli di penali No, infatti

Non credo abbia molto peso allora. Anche nella finanziaria ci sono stati degli articoli in questo senso. Però parlavano di codice riutilizzabile, diverso dal codice aperto. Importante è la gestione documentale, di cui si parla tanto. Li si potrebbe fare un progetto usando soluzioni aperte, uguali per tutti comuni. Ci vorrebbe qualcuno che stanziasse questa cifra iniziale per lo sviluppo per poi guadagnare nel medio lungo termine. Viene chiesto uno sforzo di collaborazione non indifferente.

C'è poi la lobby di venditori di software proprietario che è molto potente.

Spesso sia le lobby di software e hardware lavorano assieme, ed ecco tutte le forme di bundeling hardware-software che vediamo oggi

Si, infatti. Noi abbiamo visto che il software libero gira bene su tutti gli ambienti. Sono hardware- indipendenti. Non abbiamo trovato il vincolo tra sistemi software aperti, come il FUSS, e l'hardware. In tutti i server della Provincia, più di 150, abbiamo installato Linux senza problemi, è velocissimo e sufficientemente robusto. Abbiamo sistemi in funzione ininterrottamente da più di un anno, e questo vuol dire che abbiamo anche un buon hardware e una buona alimentazione elettrica!

Abbiamo fatto una statistica: 28.600 documenti circa vengono prodotti o lavorati al mese all'interno di tutti i Comuni della Provincia con formati aperti. E' circa un terzo del totale, gli altri due terzi sono ancora sotto formato proprietario.

E invece le ricadute sociali sono considerate importanti?

Insomma, non molto. Ho sentito invece che lì da voi a Roma il Comune usa in parte OpenOffice.

Anche Inverso, l'incubatore delle imprese sociali dell'ottavo municipio utilizza postazioni con software libero ad esempio.

La nostra filosofia è usare software libero dove è uguale o migliore al software proprietario.

Con quali criteri viene fatta la scelta?

Beh dipende dal software che stiamo considerando. Linux pensiamo sia il sistema operativo più robusto sul mercato e per questo lo stiamo usando. OpenOffice non ha ancora la qualità del Microsoft Office, ma risolve tutte le esigenze del pubblico impiego. Anche se qui in Alto Adige

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abbiamo un esigenza particolare a causa del nostro bilinguismo. La formattazione della documentazione, prevedendo sia l'italiano che il tedesco, deve essere su due colonne

Me ne ha già parlato Patrick Ohnewein, le prime versioni di OpenOffice non risolvevano il problema

Infatti, queste sono finezze importanti. E ci è costato parecchio. Se uno avesse saputo farlo fin dall'inizio non ci sarebbero stati problemi insormontabili. Ma non si poteva fare un'interruzione di pagina all'interno di una cella; ora il problema è stato risolto. Abbiamo notato però una caratteristica molto a favore del sistema OpenOffice, la compattezza dei dati.

Si parla di una riduzione del peso medio di circa un terzo

Abbiamo riscontrato anche file che pesano un decimo degli equivalenti proprietari. Un caso eccezionale è stato un documento di una decina di megabyte ridotto fino a poco più di 100 kilobytes. Anche se è stato chiaramente un caso eccezionale, poiché c'erano stati degli errori nell'impostazione di documento in Office.

Ho letto anche la ricerca della Merit in merito alla produttività della suite OpenOffice qui a Bolzano. La ricerca dimostra una cosa abbastanza ovvia: chi sa usare bene Mirosoft Office sa usare altrettanto bene OpenOffice. Questo è un dato importante.

Esatto. Durante la migrazione abbiamo fatto anche una formazione più “generica” ai dipendenti e abbiamo notato che in molti fanno proprio errori basilari per un editor di testi, come lo spostamento del cursore attraverso il tabulatore, l'allontanamento di due parole con il tasto spazio ripetuto e così via. Il miglioramento nell'utilizzo dell'elaboratore di testi è stato sostanziale dopo questa formazione.

Si sta cercando di innescare un circolo virtuoso.

Questo stiamo cercando di fare. In collaborazione con l'Università di Bolzano abbiamo installato un programma che rileva il tempo medio tra le key strokes, il tempo medio per cui un documento viene aperto e la lunghezza media del documento. Poi sono state fatte alcune statistiche, per quanto riguarda l'uso di Office e OpenOffice. Si è visto che non ci sono differenze sostanziali. Non si può dire “io con l'OpenOffice ci ho messo più tempo o meno”. Il passaggio ad OpenOffice, a dire la verità, è stato agevolato dal fatto che in molti Comuni non c'era licenza d'uso e stavano usando software pirata. Lì abbiamo detto “o acquisti tutte le licenze o passi a OpenOffice”

Sembra un po' che sia la Microsoft la prima a favore della pirateria, data la diffusione in ogni ambito delle versioni pirata

Poi è molto facile usare le licenze per più computer di quanto le si è acquistate Certo basta cambiare di posto il CD

Esatto. Inoltre l'ultima versione di Office server 2007, è veramente molto pesante in termini di richieste hardware.

In termini economici, di quanto è stato il risparmio?

Abbiamo fatto un calcolo; se avessimo dovuto comprare tutte le suite di ufficio, il web server e altre applicazioni che invece abbiamo OS, avremmo speso una cifra superiore al milione di euro.

Ovviamente non è la fine del mondo, però è qualcosa. Ci sono Comuni che avrebbero dovuto comprare una sessantina di licenze per mettersi apposto. Comunque posso dire che la migrazione a sistemi aperti è stata complessivamente bene accolta dagli utenti finali.

Sembra che i problemi siano di natura più psicologica che tecnologica

Certamente. Un errore che può rivelarsi fatale: lavorare lo stesso file una volta con Microsoft Office e una volta con OpenOffice. Questo può portare ad errori gravi che portano anche alla perdita dell'informazione. Si deve imporre al Comune, nel nostro caso, l'uso di OpenOffice contestualmente alla conversione di tutti documenti o perlomeno i più importanti, o i più recenti. Ma se si deve lavorare su quel documento, va convertito, aperto e lavorato sempre dalla stessa applicazione.

Non si può cambiare formato una volta per due

Vorrei poter tornare sul discorso della lobby del software proprietario. La sua attività rende, almeno per il momento, molto difficile fa migrare gli ambienti desktop.

Un po' strana questa differenza le migrazioni lato server e lato desktop. D'altronde un tecnico informatico, si trova a suo agio tanto con una soluzione aperta che con una chiusa.

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Infatti anche da noi le parti della migrazione gestite dai tecnici sono state essenzialmente perfette Che si intende per le attività di lobbying? E' famoso il caso della Città di Monaco di Baviera che ha deciso per la migrazione nonostante la Microsoft abbia loro offerto Windows sottocosto. Offerta comunque rifiutata da Monaco.

Non so come si sia riusciti a fare questa cosa. Solo tedeschi possono riuscirci. La Microsoft ha un grande stabilimento vicino a Monaco, e avrebbero potuto esercitare delle pressioni non indifferenti.

Loro hanno effettuato una migrazione completa, qui da noi sarebbe estremamente difficile. Un tecnico una volta ha fatto un'analisi che mostrava come a Bolzano ci sono ancora troppi applicativi che dipendono dal sistema operativo Microsoft. L'idea, che vale per il futuro è quella di sviluppare o acquistare software che funzionino sia in ambiente aperto che chiuso, indipendentemente dal sistema operativo su cui viene utilizzato.

Più in generale, come può essere portata avanti la riduzione dei costi dell'hardware?

Da noi ha molto aiutato la centralizzazione. Noi abbiamo centralizzato un programma di contabilità e gestione delle spese sociali, per i vigili e altri settori. In questo caso uno si risparmia l'utilizzo di un server locale. Ma anche questa è una posizione abbastanza difficile da portare avanti, poiché molti preferiscono il loro server con i propri dati. E' un fattore anche questo psicologico. A me il mio dato, a voi il vostro. Si pensa forse di perdere un po' di autonomia, io ricordo sempre che la gestione del dato è sempre del Comune e se è qui piuttosto che lì, la situazione non cambia. Questa situazione si presenta specialmente nei grandi comuni, che hanno un centro di calcolo ben avviato.

Ad ognuno di questi centri di calcolo piace avere i propri racksNOTA con i diversi server all'interno. Più o meno un Comune con 30.000 abitanti ha circa 30 server, che è un numero decisamente elevato. Noi stiamo invece proponendo la direzione contraria. Qui abbiamo circa una cinquantina di server e vogliamo consolidarli su cinque soltanto.

Quali sono i rapporti del Consorzio con le realtà che operano nel campo del software libero qui in Alto Adige?

Abbiamo ottimi rapporti anche con il LUBz, economicamente non è che facciamo molto insieme.

Siete quindi d'accordo con la loro politica di diffusione del software libero?

Dov'è possibile noi siamo d'accordo. Come si arriva alla scelta del software libero? Cerchiamo di risolvere un nuovo problema e si cerca in giro una soluzione. Sui portali dedicati al software libero questa ricerca è più facile anche perché si può scaricare subito una versione definitiva del programma, senza dover passare per le versioni demo tipiche del software proprietario che non hanno tutte le funzionalità del programma o che hanno una licenza che scade in tempi brevi (spesso un mese ndA). Per questo abbiamo spesso usato soluzioni open source, e poi tenuto queste soluzioni Un adozione basata sulla sperimentazione

Prova e riprova, se funziona perfettamente lo adottiamo. La cosa più semplice sarebbe una legge forte che permette al Comune di ricevere dei benefits nel caso adotti software libero

Anche gli standard aperti sono un punto importante da valutare nella scelta di software per la pubblica amministrazione

Certamente. Inoltre se non ci fosse OpenOffice o un altro prodotto concorrente alla Microsoft, questa in un futuro potrebbe chiedere prezzi esagerati per ogni licenza, anche questo potrebbe succedere. Questa è una vera e propria dipendenza, non ci sono al mondo altri monopoli di tali dimensioni.

Il problema sembra di capire però è culturale, d'altronde anche a scuola si insegna Windows.

Il cavallo di battaglia di della Microsoft sono le licenze d'uso per Office. Si potrebbe, per ora, installare licenze OpenOffice per cercare di bilanciare il mercato desktop, che, ad oggi, è al 95%

controllato dalla Microsoft. Si potesse passare, che so, ad un 70% del mercato, già sarebbe un traguardo importante. Si avrebbe un fattore di stabilizzazione anche per quanto riguarda il prezzo.

Ho provato l'Office 2007, qui da noi costa circa 800 euro. In America viene venduto per circa 20 dollari alle ditte che ne comprano molte licenze, come si vede è importante anche la capacità di fare il prezzo. La Microsoft attua vere e proprie strategie di dumping, e arriva a far pagare, a volte anche qui in Italia, meno della metà del prezzo “ufficiale” della licenza.

La Microsoft, si sa, punta alla concentrazione sul mercato. Un'altra spina nel fianco del

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software proprietario può essere la manutenzione

Infatti, tutto un servizio imposto di vendita e manutenzione che non si riscontra con i software a codice aperto. Specialmente per quanto riguarda la promozione, l'advertising dei prodotti commerciali non ha pari nel software libero.

Guarda, onestamente, l'idea di fondo dell'open source è ottima. Rimane però un po' così. Il solo motivo economico non può bastare, anche il nostro milione di euro risparmiato è ben poca cosa confrontato con la cifra totale del bilancio, che per la Provincia si aggira intorno ai cinque miliardi di euro all'anno. Io ricordo sempre però che anche le piccole misure sono incisive, è come per le lampadine di stand-by dei nostri elettrodomestici. Da sola ogni luce di stand-by ha un consumo molto ridotto, ma è stato calcolato che se sommiamo insieme quelle di tutta Italia otteniamo la potenza di un'intera centrale elettrica. Anche il nostro milione di euro, per quanto poco, è sempre risparmiato.

Certamente. Inoltre, se anche quel milione non fosse risparmiato ma investito sul territorio avrebbe comunque avuto una miglior fine.

Sì anche questo è un giusto punto di vista.

Ho notato che spesso chi è interpellato risponde con positività al software libero, perchè siamo però così distanti da un'adozione capillare?

Senza dubbio ritorniamo a parlare del fattore psicologico. Nessuno dei nostri clienti avrebbe problemi a passare da una versione di Office all'altra, è stato abituato a farlo ogni tanto e quindi lo fa. Mentre invece oppone resistenza se gli presentiamo una soluzione aperta. Ormai però soluzioni come OpenOffice sono diffuse in tutto il mondo, anche se con una penetrazione non superiore al 5%

del mercato. Quello che serve un po' è la figura del venditore. Bisogna notare come anche alcune grandi catene private stanno cominciando a usare soluzioni aperte, come la Peugeot che ha migrato i suoi 15.000 desktop a Linux o altre.

Quindi, seppur lentamente, le cose si stanno muovendo.

Sì, qualcosa sì. Ma se fossi io la Microsoft, per il momento non mi preoccuperei. Forse gli sta anche bene così che non hanno più il monopolio assoluto e possono costruirsi un'immagine migliore.

E' importante però l'aspetto formativo del software a codice sorgente aperto

L Qui a scuola sai cosa fanno, no? (vedi il progetto FUSS, a inizio capitolo) Devo togliermi tanto di cappello per quello che sono riusciti a fare. Poi la cosa più bella del progetto FUSS è l'essere esso stesso una comunità. Una volta che si risolve un problema didattico, la modifica del codice viene condivisa in rete per far sì che la soluzione venga utilizzata anche da altri. E' una sorta di, non so,

“amore per il prossimo”. L'open source si prospetta anche come una sorgente di conoscenza per chi lo sta usano perché permette l'accesso al cuore del sistema. Chiaramente non è che io o qualcun altro qui dentro vuole mettere mano sul codice di OpenOffice, ma dovendo scrivere dei driver abbiamo scoperto diverse cose sul suo kernel. E' molto interessante e inoltre questo con Windows non sarebbe possibile. Questo della modificabilità è un aspetto chiaramente molto importante per le scuole

Una libera condivisione del sapere

Certo. Ma anche qui la migrazione delle scuole non è stata così semplice, anche per problemi di timing. Loro hanno rilasciato un disco, che nella sua prima versione era pieno di bug. Ora sono passati a Ubuntu, di gran lunga la versione più “user-friendly”.

Un più attento sviluppo delle interfacce e minori difficoltà in fase di installazione potrebbero facilmente migliorare la penetrazione del mercato?

Certo

Un altro aspetto da non sottovalutare è la diffusione dei videogiochi. Ormai anche le grandi case di produzione hardware, come la Nvidia, distribuiscono i driver per le loro periferiche anche per i possessori di sistemi operativi aperti.

Ormai le spinte verso una più completa diffusione di software non proprietario ci sono tutte ma ti ripeto ciò che ancora manca è la commercializzazione

Vede possibile anche da noi la nascita di software house specializzate?

Certamente, il software libero può essere un ottimo volano anche per il nostro sviluppo economico

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