POTENZE IMPERIALI EUROPEEE E NUOVE POTENZE EXTRAEUROPEE
Negli ultimi decenni dell’Ottocento le grandi potenze europee iniziarono una vasta campagna di espansione coloniale, conquistando nuovi territori inizialmente indipendenti (Africa, Oceania), con politiche“rassicuranti” e contingenti campagne militari.
Tagliata fuori scena la Spagna, abbiamo nuove potenze emergenti quali la Germania e, in minor rappresentanza, l’Italia (con il governo Crispi);dall’altre parte del mondo, il Giappone imponeva la sua superiorità.
L’Inghilterra rimaneva padrona indiscussa del Globo, i possedimenti oltreoceano erano senza alcun dubbio maggiori rispetto alle altre potenze europee, inparticolar modo durante il periodo al potere della
regina Vittoria, nella quale, l’avvenimento della “presa delle Indie” fu denominato come l’inizio dell’ “età
dell’imperialismo”.
Le potenze imperialiste riuscirono ad avanzare nella loro politica espansionistica soprattutto grazie al divario economico, tecnologico e culturale neiconfronti del resto del Mondo. Una nuova mentalità
“capitalista” spingeva i “grandi” del momento ad
investire in altri Paesi. In tal modo, a differenza dei secoli scorsi, non si commerciava più esclusivamente merce o uomini, bensì finanziamenti e capitali.
Nell’”età dell’imperialismo” in cui le grandi potenze europee si spartivano il mondo, si verificarono anche episodi di dominio economico-finanziario, senzal’impiego di forza militare, in particolar modo negli U.S.A, nella quale, gli stati indipendenti formatisi ad inizio Ottocento, furono governate da lobby
economiche, classi elité che investivano grossi capitali in Europa.
La gran Bretagna investì capitali nelle infrastrutture estere, nella fatti specie in America Latina, senza uso di violenza o dispiego di armi, uno dei primi esempi di politica pacifista.
Nello stesso periodo, Stati Uniti e Giappone si contendevano l’oceano Pacifico.
A partire dalla seconda metà dell’Ottocento, inGiappone vi furono numerose opere di rinnovamento, che trasformarono lo Stato in efficiente e
all’avanguardia, su modello delle potenze Europee, capace di fronteggiare gli Stati Uniti.
La politica imperialista del Giappone ebbe come primo successo la conquista di territori chiave posseduti dalla Cina e poco dopo, lo stato del sol Levante colpìduramente il regime Zarista russo, sottraendo diversi territori Coreani.
Tale scontro fu il pretesto che diede il via alla guerra Russo-Giapponese, che ebbe come vincitore questi ultimi, nella battaglia di Tsushima nel 1905. Questa data ha un’importanza storica enorme: per la prima volta un Paese Europeo fu sconfitto da un Paese asiatico, il prestigio del Giappone crebbe
esponenzialmente non solo agli occhi degli asiatici, ma in particolare a quelli degli Stati Uniti.
Gli americani non avevano mire espansionistiche agli inizi dell’Ottocento, dato che l’industria fiorente ed efficiente del proprio stato garantiva un mercato cospicuo nei territori interni, quindi applicavano una politica internazionale isolazionistica. Fu solo alla fine dell’ottocento che Washington decise di intraprendere una politica imperialista, rafforzando la marina alla volta del Pacifico.
Gli U.S.A stabilirono la loro base navale a Pearl Harbor, nelle Hawaii, pretesto per l’annessione delle isole
citate in precedenza. Successivamente, la Spagna, che possedeva l’isola di Cuba, si scontrò con gli americani, volenterosi di conquista e subirono una sonora
sconfitta.
In tale lasso di tempo, l’allora presidente Theodore Roosevelt si interessò della guerra russo-giapponese:
egli era volenteroso di intraprendere un’attività
diplomatica tra i due contendenti, cosi da affermare il
“buon viso” degli Stati Uniti agli occhi del mondo e in particolar modo, bloccare l’avanzata del Giappone e della Russia sull’impero Cinese.
Per quanto riguarda la questione degli stati
Meridionali negli U.S.A, il governo decise di seguire la via della “diplomazia del dollaro”. Ossia, investire grossi capitali in tali stati, cosi da poterne pilotare la propria economia e assicurarsi il loro controllo.
Inoltre, gli americani si assicurano il controllo di
Panama, cosi da intraprendere le opere di costruzione dell’omonimo canale, che collegava Oceano Pacifico e Atlantico.