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LA CASA SUL MARE LA CASA SUL MARE. Serie di ANTONIO MULAS

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Academic year: 2022

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LA CASA SUL MARE

Serie di ANTONIO MULAS

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PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA

Copyright © 2021 ANTONIO MULAS

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Questa opera è protetta dalla Legge sul diritto d'autore È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non

autorizzata.

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Pensavo di avere qualche difficoltà o quanto meno incertezze, ma è come andare in bici- cletta, una volta imparato non si dimentica più;

così, dopo parecchio tempo, sono ancora al timone di Milly la barca che è stata di mio pa- dre.

Lui mi diceva sempre che quel nome non piaceva a mia madre, come non le piaceva uscire in mare, del resto, perché, a suo dire, an- dare in barca la faceva sentire instabile oltre che nel corpo anche nella mente e preferiva stare con i piedi e i pensieri piantati per terra.

Poi diceva che quel nome dato alla barca era troppo femminile e che derivava da un vecchio amore di mio padre di cui lei ne era ancora ge- losa, anche se lui ha sempre smentito la cosa ridendoci su.

Io invece quella barca l’ho sempre amata, come amo il mare, ma da quando è nato Luca sono state sempre meno le occasioni per uscire fuori. Certo quando ieri Lorenzo me ne ha parlato, ne sono rimasta sorpresa e mi sono stupita del modo in cui l’ha fatto, cordiale, gen- tile, cosa che non succedeva da un sacco di tempo e che da lui non mi aspettavo proprio.

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Voleva a tutti i costi farmi vedere il nuovo posto barca e ha insistito dicendo che aveva organizzato già tutto.

Luca oggi sarebbe stato ospite a casa di mia cognata che ha un bambino poco più grande di lui con cui gioca volentieri, quindi non avremmo dovuto chiedere a Marisa di occupar- sene.

Avremmo mangiato in barca perché pensava di stare fuori in mare a cavallo delle ore più calde, così aveva chiesto alla cuoca di preparare qualche cosa di pronto.

Una cosa mi ha colpita e non so se sono rima- sta più infastidita o sconcertata, quando mi ha detto che era da un pezzo che noi non uscivamo da soli in barca, da un pezzo non parlavamo più e che questo avrebbe fatto bene ad entrambi.

Mi aveva parlato del meteo che dava tempo sereno, ma con vento moderato da nord-est e mare appena mosso, cosa che mi ha detto per ultimo sapendo con questo di far leva sulla mia passione per la vela da troppo tempo negata e ha avuto ragione.

Ed eccomi qui in mare aperto.

Abbiamo deciso di rimanere comunque sotto

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costa; Lorenzo mi ha solo aiutata a uscire dal porto, ha mollato le cime e il corpo morto e poi ho fatto tutto da sola e, nonostante prima di sal- pare Lorenzo mi abbia assicurato sul buon funzionamento della barca, ho voluto control- lare di nuovo tutto, come se facendo così mi riappropriassi di qualche cosa che avevo abbandonato, ma sempre sentito mia.

Ho guardato che le scotte e le drizze della randa e del genoa fossero messe bene, che le sartie e lo strallo di prua non fossero allentate o sganciate, ho fatto un check al Vhs e al resto della strumentazione, ho controllato persino la posizione dell’ancora e dell’attrezzatura di emergenza, tutto ciò sotto lo sguardo serio di Lorenzo che è rimasto a guardarmi sempre in silenzio.

Una volta fuori, ho cazzato le vele su una bo- lina stretta, poi le ho portate come sono adesso su un traverso per aumentare l’andatura e met- termi in rotta verso l’altro porto.

Il mare è un po’ mosso ma, anche se il vento freddo mi punge il viso, mi sento rinascere ben coperta e infagottata nella cerata che mi pro- tegge. Sono contenta di tornare a portare la mia

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barca, ma penso a Lorenzo che è rimasto fino ad ora sottocoperta, sembrava che non vedesse l’ora di stare con me invece mi ha lasciata da sola a governare la barca.

Poi penso al perché di questa uscita, anche lui conosce la vela e andare per mare non mi è mai sembrata una gita scolastica, nemmeno con la buona stagione, e adesso siamo già in autunno inoltrato e non capisco come, in questa situa- zione, ci sia l’occasione di parlare di noi; con questo tempo e questo vento freddo non viene tanta voglia né di mangiare né di parlare, non ho pensato di dirglielo prima di salpare, pote- vamo fare entrambe le cose al nostro arrivo in un ristorante tranquillo.

Forse mi ha letto nel pensiero, lo vedo uscire dal tambuccio, anche lui intabarrato per il freddo ma con una bottiglia di vino in mano, si avvicina e mi dice: “Lidia, il mare è appena un po’ mosso, perché non ci mettiamo alla cappa, così possiamo mangiare un boccone e parlare tranquilli?”

Me lo dice quasi urlando, lo vedo agitarsi, è molto rosso in faccia, mi accorgo che la botti- glia è mezza vuota, al momento non capisco,

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ma l’accontento, mentre lui ridiscende.

Anche adesso faccio tutto da sola, mi muovo in fretta e sicura, ammaino le vele, lego la barra del timone sottovento, aspetto che il timone sia all’orza, poi getto l’ancora galleggiante in mare e, quando sento che la barca scarroccia lenta nel letto del vento, scendo sottocoperta.

Lo trovo seduto sul divano a braccia aperte, da una parte tiene ancora la bottiglia e dall’altra un bicchiere vuoto, non si è tolto niente, la giacca antivento appena sbottonata.

“Vieni, siediti vicino a me che parliamo un po’... vuoi del vino?”

Lo guardo e tutta questa situazione mi sembra surreale e gli dico infastidita: “Lorenzo, mi sembra tutto ridicolo, sono contenta di essere uscita in barca, ma potevamo tranquillamente parlare a casa nostra... e di cosa poi?”

“Ti sembro ridicolo?”

“Mi sembri ubriaco, non ti ho mai visto in questo stato... che cosa c’è’?”

Lui si versa ancora da bere e mi dice: “Lidia, volevo parlare di noi e del nostro futuro, che cosa hai intenzione di fare?, perché il nostro matrimonio ormai è una farsa, sono stanco, mi

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sento imbrogliato e vorrei sapere cosa ne pensi, voglio che tu sia sincera”

Mi sto innervosendo e gli rispondo con rabbia: “Mi hai fatta venire fin qui solo per que- sto? C’era bisogno di tutta questa sceneggiata?

Non capisco cosa dici, il nostro matrimonio è in crisi? E allora? È la verità, su questo hai perfettamente ragione, ma chi devi ringraziare per questo... fatti un esame di coscienza vedrai che trovi la risposta”

Lui si alza ancora più rosso in viso, la voce alterata, mi afferra un braccio.

“Non voglio giustificarmi di niente con te! Di niente! Voglio sapere perché, voglio la verità”

Mi spavento per come lo vedo stravolto e mentre cerco di divincolarmi gli urlo: “Non capisco quello che dici”

“Voglio il divorzio, ma sono stanco di essere preso in giro... voglio sapere tutto se no ti ro- vino”

Mi libero, ma lui mi riprende per il bavero della cerata, mi strattona e continua: “Cerca di essere onesta con me, almeno una volta, dimmi da quanto tempo hai un amante! Dimmelo tu cosa sei andata a fare a Zurigo, o vuoi che te lo

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dica io? Altro che amici... vuoi che ti dica il nome della clinica dove sei stata due giorni? E poi voglio sapere di chi fosse il bambino, per- ché rovino anche il padre”

La sorpresa per me è forte, leggo dai suoi occhi che mi fissano e dalla sua espressione soddisfatta, quasi un ghigno, la verità che lui già conosce molto bene, mi libero e gli urlo: “Sei solo un verme, come hai potuto...”

Non riesco nemmeno a finire la frase perché uno schiaffo violento mi gira la faccia facen- domi quasi cadere, rimango immobile un at- timo, incredula perché questo suo atteggia- mento non me lo aspettavo, non l’ho mai visto violento, sento il dolore avvampare e gli sibilo:

“Bastardo, non mi devi più toccare”, e quando lui alza un pugno, faccio in tempo a schivarlo e con un balzo esco in coperta.

Lui mi segue infuriato urlando: “Giuro che ti rovino, rimarrai sola perché questa volta ti porto via anche Luca... sei solo una puttana!”

Il nome di mio figlio mi fa reagire, gli sono addosso e gli grido: “È vero, mi sono innamo- rata di un altro e forse te l’avrei detto perché anche io pensavo di chiederti il divorzio, ma

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non voglio prediche. Anche tu mi devi delle spiegazioni... chi è quella donna mezza nuda delle foto che tieni così gelosamente custodite nel cassetto della scrivania?”

Lui mi è addosso e mi afferra le spalle con entrambe le mani.

“Lidia, Lidia non mi aspettavo da te una cosa così meschina, rovistare nelle mie cose e poi quella lettera, sei stata tu allora... quella let- tera... ma come hai potuto? Cosa credevi di fare? Hai fatto una cosa idiota e te la farò pagare cara”

“Ma quale lettera, sei ubriaco, cosa stai di- cendo?”

Lui è livido, le vene del collo gonfie di rabbia, la bocca in una smorfia mentre diventa pao- nazzo e mi urla: “Voglio solo che tu mi dica una volta per tutte la verità”

Nel dirmi questo alza la mano per colpirmi di nuovo ma io improvvisamente lo spingo forte di lato, vedo che scivola, cade all’indietro e batte violentemente la tempia sullo spigolo della murata. Lo vedo come al rallentatore che si rialza, gli occhi sbarrati, la bocca spalancata e il sangue che gli esce copioso dalla testa, le

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braccia aperte, barcolla, fa un passo indietro e, complice un’onda viva che aumenta lo scarroc- cio della barca, vacilla, ribatte contro la murata e cade in mare.

Corro verso di lui gridando: “Lorenzo, Lorenzo...”

Lo vedo nell’acqua galleggiare immobile, corro verso il pozzetto dove tengo l’attrezzatura d’emergenza a prendere il salvagente e a get- tarlo verso di lui, ma faccio in tempo solo a ve- dere che il suo corpo appesantito dai vestiti af- fonda lentamente, senza un grido, senza un la- mento, solo i suoi occhi spalancati mi fissano increduli mentre scompare lentamente sott’acqua.

Mi precipito alla radio per chiedere aiuto.

*****

“Allora signora ricapitoliamo... lei afferma che ha ricevuto dalla Mistral la risposta al suo segnale di soccorso intorno alle 12,00, la stessa barca è arrivata intorno alle 12,30 seguita dieci minuti dopo dall’imbarcazione della capitane- ria con cui era in contatto.

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Eravate sotto costa, come mai, se posso chie- derlo, questa uscita in barca?”

Lidia si spazientisce: “Le ho già spiegato che mio marito voleva farmi vedere il nuovo posto barca nell’altra marina, sulla costa più a sud, che eravamo tutte e due esperti di vela, en- trambi inscritti, frequentavamo, o meglio, mio marito frequentava più assiduamente di me, il circolo nautico e che andare a vela ci è sempre piaciuto... lei pensa che ci sia un motivo per non uscire in mare di novembre? Se il tempo lo con- sente si esce a vela anche in pieno inverno”

“Signora, mi sembra un po’ agitata”

“Non sono agitata, sono sorpresa da queste domande assurde che mi sta facendo da mezz’ora e non ne vedo il motivo. Piuttosto, come mai la capitaneria è arrivata così in ri- tardo, avevo spiegato loro per radio cosa era successo, potevano mandare un elicottero, forse mio marito l’avrebbero ritrovato subito e non dopo una settimana e in quelle condizioni”

“Lei dice che l’incidente è capitato tra le 11,30 e le 12,00 e che suo marito cadendo in mare è subito affondato... suo marito sapeva nuotare?”

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Lidia stizzita si alza, le braccia puntate sulla scrivania nell’ufficio della caserma dei Carabi- nieri, si sporge e si rivolge quasi urlando all’ufficiale che la sta interrogando: “Ma devo continuare a rispondere a queste domande?

Sono obbligata? Mio marito è morto da dieci giorni, quando finalmente l’avete ritrovato era incastrato, sbattuto contro gli scogli vicino alla darsena, rovinato, martoriato dal mare, tant’è che ho stentato a riconoscerne il viso. Io sono ancora distrutta da questa perdita, ho un bam- bino di tre anni che chiede tutti i giorni di suo padre... e lei mi chiede se sapeva nuotare?”

“Si calmi e si sieda per favore”

Lidia acconsente malvolentieri e l’ufficiale tranquillo continua: “Se questa mattina l’abbiamo fatta chiamare è perché abbiamo ricevuto il referto dell’autopsia e certe domande sta a noi farle e lei è pregata di rispondere anche se non ne capisce il senso; stia tranquilla che a breve le sarà restituito il corpo di suo marito a cui potrà dare degna sepoltura. Ma torniamo a noi, suo marito sapeva nuotare?”

“Sì”

“E non ha nemmeno tentato di farlo?”

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“No, come le ho già detto è sparito subito sott’acqua”

“Lei afferma che è scivolato, ha battuto la te- sta sul bordo del fianco della barca, si è rialzato, ha barcollato ed è caduto in mare, è così?”

“Sì, ha battuto la tempia sulla murata, il fianco della barca, sanguinava molto”

“Quindi è caduto all’indietro e un po’ di fianco, tanto da battere fortemente la tempia e rimanere stordito, però si è rialzato”

“Sì”

“Signora, dall’esame di suo marito è stato riscontrato nel sangue un tasso alcolico molto elevato, in pratica quando è cascato in mare era come se fosse completamente ubriaco. Mi spieghi… il giorno di domenica, cinque novem- bre, lasciando a casa il vostro bambino di tre anni, anche se custodito immagino, avete de- ciso di uscire in barca a fare una gita e da quello che finora lei mi ha detto, quel giorno ha gover- nato la barca da sola, mentre suo marito di sotto... scusi, si dice sottocoperta, si ubriacava...

ma le sembra una gita normale?”

“Non so cosa dirle, era da tanto che non uscivo con la vela, prima di sposarmi era la mia

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vera passione, per questo ho portato io la barca da quando siamo usciti dal porto, Lorenzo, mio marito, quel giorno aveva organizzato tutto, an- che il pranzo a bordo, può darsi che sia rimasto in cabina a riposarsi e che abbia bevuto un po’

troppo”

“Suo marito beveva molto?”

“Non tanto da ubriacarsi, anzi, in quello stato non mi ricordo di averlo mai visto”

“Suo marito era in buona salute?”

“Sì, perché me lo chiede?”

“Vede, dall’autopsia è emerso che suo marito non è morto annegato, né tantomeno per la ferita alla testa... la causa di morte è stata un colpo apoplettico, un ictus cerebrale e mi chie- devo che cosa avesse potuto scatenare questo avvenimento”

Lidia lo guarda esterrefatta, bianca in viso, ma non riesce a dire niente.

“Va bene signora”

A quel punto l’ufficiale apre un cassetto della scrivania e mette davanti a Lidia un foglio aperto, una lettera spiegazzata, macchiata di segni scuri, la guarda fissa e le chiede: “Si- gnora, sa che cos’è questa lettera?”

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Lidia lo guarda a sua volta sorpresa.

“No”

“Non riesce neanche a leggere quello che c’è scritto?”

Lidia lo guarda ancora sinceramente per- plessa

“Poco, non capisco, sembrano parole incol- late”

“L’aiuto io signora, c’è scritto, come giusta- mente dice lei, con parole ritagliate e incollate- BASTARDO ABBIAMO SCOPERTO CHE HAI UN’ AMANTE-. Il nostro laboratorio fa miracoli ed abbiamo potuto ricostruirne il senso, le lettere erano in parte staccate e scolo- rite dall’acqua perché questa lettera è stata trovata accuratamente piegata dentro il portafo- glio di suo marito che aveva con sé quando è caduto in mare... allora non le dice niente questa lettera?”

Lidia prima diventa rossa, poi sbianca in faccia e risponde alterata: “Non so assoluta- mente niente e ne sono meravigliata”

“Signora, suo marito aveva un’amante?”

“Non lo so, ma certamente non me lo avrebbe detto”

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L’ufficiale adesso la incalza: “In che rapporto era il vostro matrimonio... lei conosceva l’amante di suo marito? A bordo avete litigato?”

Lidia si alza di scatto sempre più pallida ma determinata.

“Sono sconvolta da quello che mi ha detto, ma trovo assurde le sue domande e le sue insinua- zioni, non capisco dove voglia arrivare... non dirò una parola di più se non in presenza del mio avvocato e adesso vorrei andarmene”

Anche l’ufficiale si alza e si avvicina a lei per indicarle la porta dicendole: “È un suo diritto, ma credo che dovremo risentirci, ci sono molti punti che dovranno essere chiariti, quindi la prego nei prossimi giorni di rimanere a disposi- zione, buona giornata”

Lidia lo guarda un attimo ed esce senza salu- tare.

*****

Guardo Anna che sparecchia e va in cucina mentre io rimango seduto a tavola a pensare, mi scuoto solo quando lei torna a tavola con due tazzine di caffè fumante, si siede vicino a me e

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mi dice: “Immagino che nessuno se lo aspet- tasse in azienda”

“No di certo”

“E adesso? Non mi hai più parlato dei tuoi problemi aziendali?”

“La nostra azienda va avanti lo stesso, ab- biamo avuto una discreta flessione in borsa, ma solo all’inizio, ci siamo subito ripresi.

Fortunatamente noi abbiamo ricevuto molte commesse che ci fanno ben sperare nel futuro e abbiamo uno staff di dirigenti preparati. Forse si porrà il problema della gestione in alcune so- cietà del gruppo dove lui aveva il controllo to- tale delle attività anche in termini di relazioni”

“Adesso sono cinica, ma potrebbe essere un’occasione per te, non credi?”

“Non so, forse, ma il mio ruolo attuale mi impegna molto e ne sono soddisfatto e poi è poco tempo che lavoro lì, sono praticamente nuovo e troppo giovane... comunque vedremo”

“Anche lui era giovane... poco più di cin- quant’anni, lascia un figlio piccolo e poi morire così, se ci pensi il destino cosa può riservare a una persona che ha tutto, soldi, intere aziende, ville, la barca e chissà cos’altro... magari

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un’amante, e poi morire così”

“Non dare troppo peso a quello che scrivono i giornali, era una persona conosciuta, influente, e qualsiasi notizia sulla sua vita privata che possa far presupporre qualcosa di strano o far nascere uno scaldalo serve solo a vendere più copie”

“Ha lasciato anche una moglie molto più gio- vane di lui, aveva qualche influenza nel gruppo societario?”

“Non credo, non l’ho mai vista in azienda”

“Guido, l’abbiamo conosciuta vero? Ti ricordi tempo fa in città insieme al marito e al figlio...

una bella donna, capelli lunghi biondi, magra ma con un bel corpo”

“Sì lei era molto bella”

“Come, lei era?”

Mi strozzo con il caffè, cosciente del tono con cui l’ho detto mentre Anna mi guarda strano, ma mi riprendo.

“Brucia troppo, questo caffè non si riesce a bere... intendevo dire che allora mi è sembrata bella”

“I giornali parlano di litigi, di un matrimonio finito, amanti, addirittura sembra sia saltata

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fuori una lettera ricattatoria che il marito ha ricevuto prima di morire... lei non è mai stata indagata formalmente, ma i giornali fanno trapelare un suo possibile coinvolgimento”

“Lei non avrebbe potuto farlo”

Mi rendo che ho detto una stupidaggine senza pensare, vedo Anna guardarmi seria e mi dice:

“Si vede che la conosci bene”

Io non riesco a risponderle, la guardo mentre si alza lentamente e porta le tazzine in cucina.

Torna, mi viene vicino e mi abbraccia, poi mi prende il viso con le mani e mentre guardo i suoi grandi occhi neri lucidi di pianto mi dice:

“Guido, tu mi ami ancora?”

“Tanto, come non ti ho mai amata prima”

Lei mi stringe forte, penso come io abbia potuto sottovalutare la sua intelligenza, la sua sensibilità e soprattutto la sua intuizione di donna. Penso che forse è giunto il momento di dirle quello che c’è stato con Lidia, forse riu- scirà a perdonarmi, spero, per poter continuare a camminare nella nostra vita, fianco a fianco, insieme, così le dico piano: “Anna senti... a tal proposito, devo dirti una cosa...”

Lei non mi lascia finire, mi mette una mano

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sulla bocca e mi dice: “Guido, non dire niente non voglio sapere niente, ma guardami, è l’ultima volta... promettimelo”

Io la guardo facendo una faccia incredula.

“Che cosa l’ultima volta?”

“Che tu voglia fare gli straordinari al sabato mattina”

“Sì, te lo prometto”

“E allora adesso stai zitto e baciami”

*****

È il giorno di Capodanno e Luigi ha voluto a tutti costi invitarci a pranzo per iniziare il nuovo anno con i suoi amici più stretti e festeggiare con lui l’acquisto della casa sul mare.

La casa è stata in parte ristrutturata, finita completamente al piano terra e solo in parte di sopra.

Ha arredato solo una delle due camere da letto, nell’altra, la più grande, per il momento ha voluto mantenere l’arredo vecchio già esi- stente, ci ha detto che finirà tutto questa prima- vera.

La zona giorno è cambiata completamente

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dall’ultima volta che l’ho vista.

Tutto è così moderno, ampio, la vecchia cu- cina in muratura è sparita ed è stata ridotta, an- che se super accessoriata, per creare un grande salone. Tutti i mobili e gli accessori sono modernissimi, devo dire che è tutto bello e arre- dato con gusto, si vede la mano di un architetto, io a certe soluzioni non avrei mai pensato e forse non l’avrei mai fatto per non togliere quel fascino retrò che allora mi aveva colpita e che non riesco più a ritrovare adesso.

È una bella giornata di sole tiepido, che solo l’inverno al mare sa regalare, ed io sono in giar- dino, lo stesso che ricordavo e che è rimasto in- tatto.

Nelle parti in ombra la brina e l’umidità fredda coprono le piante spoglie, il glicine scuro intorno al patio, la grande robinia scheletrita e anche le tamerici hanno perso un po’ del loro pallido colore e si stagliano infreddolite contro il muro di cinta.

Ho il viso vicino alla grata arrugginita della piccola finestrella nel muro. Respiro l’aria fre- sca, profumata, lascio che il salmastro mi inumidisca i capelli, guardo il mare calmo e mi

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sento bene.

Mi giro quando sento qualcuno avvicinarsi, è Martina che mi viene incontro sorridendo e mi dice: “Anna, dovresti vederli tutti e due ad apparecchiare con cura la tavola, io non sapevo che Guido e Luigi sapessero cucinare, pensa, ho chiesto cos’hanno preparato, ho cercato di sbir- ciare in cucina, ma mi hanno cacciata via”

“Penso che sia stata un’idea di Luigi, forse è lui il cuoco perché Guido non l’ha mai fatto, non sa farsi neanche un uovo sodo... speriamo bene”

“Ma sì, l’importante è stare insieme... piutto- sto Anna, che effetto ti fa tornare in questa casa?

Poteva essere tua”

“Non lo so, ci stavo pensando adesso prima che tu arrivassi. Allora era stata un’idea, un so- gno che ho fatto da sola, rivedendola adesso mi ha fatto un altro effetto, forse per il lavoro di restauro che ha fatto Luigi. Per essere sincera in questi mesi ho scoperto che esistevano altre priorità, altre cose più importanti che dovevo risolvere e l’idea della casa sul mare è rimasta un’idea... a te piuttosto piace come l’ha arredata Luigi?”

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“Ci mancherebbe, tutta la cucina l’ho scelta io, in parte anche il salone, vedrai una volta apparecchiato! A lui ho lasciato le piastrelle, i sanitari, i colori, gli interruttori, insomma tutte quelle cose lì, da architetto”

Martina mentre lo dice mima e fa tutte le smorfie e mi fa ridere. “Questa è una novità importante, perché non mi hai detto niente, allora con Luigi è una cosa seria?”

“Penso di sì... almeno lo spero, avevi ragione, è una brava persona, sa anche cucinare e non ti dico qual è la sua parte migliore”

“Sei la solita... ti ha chiesto di sposarlo?”

“Sì”

“Dai, non tenermi sulle spine”

“Gli voglio bene veramente e gli ho risposto che l’avrei fatto volentieri, ma non subito, gli ho chiesto se per un po’ di tempo potevamo convivere, dove lui voleva, per me era indiffe- rente. Gli ho chiesto di avere un po’ di pazienza con me, per come sono fatta, per capire se una specie di rodaggio con lui avrebbe cancellato l’idea o forse i pregiudizi che mi sono fatta sugli uomini e sul matrimonio in generale. Gli ho raccontato molto di me, non proprio tutto per

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essere sincera, delle persone che ho conosciuto e delle esperienze che ho avuto e in Luigi ho trovato quello che mi aspettavo da un uomo vero, è anche per questo che mi sono innamo- rata di lui... e poi mi ha fatto arredare tutta la cucina, certo che lo sposerò!”

Ridiamo entrambe di gusto, poi Martina mi dice seria: “E tu con Guido, come va?”

La guardo anch’io seria e le dico: “Bene Mar- tina, adesso bene, e ti devo ringraziare con tutto il cuore”

“Di cosa?”

“Per avermi detto tutto senza dire niente”

Martina mi abbraccia forte, rimaniamo in silenzio per un po’ e poi lei mi risponde: “Tu non t’immagini quanto sono contenta per que- sto”

Rimaniamo abbracciate ancora finché non sento la voce di Guido che, uscito in giardino, ci chiama: “Cosa fate ancora lì fuori, venite in casa, è quasi pronto”

“Anna, io entro in casa ad aiutare Luigi”

Mi lascia e corre in casa mentre Guido mi viene incontro.

“Cosa facevate, di cosa parlavate così fitto

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fitto?”

“Ma degli uomini e di cosa se no!”

Mi giro verso la finestrella sul muro a respi- rare ancora l’aria di mare mentre Guido da dietro mi tiene stretta a sé, mi accarezza e mi sussurra piano: “Anna, farò di tutto perché que- sto per noi sia un buon anno, anzi, sono sicuro che sarà il migliore che noi due abbiamo avuto fino ad adesso”

Mi giro e lo bacio a lungo, lo guardo negli occhi e gli dico: “È sicuro perché ci sono già tutte le premesse”

Lui mi guarda senza capire ed io ridendo gli sussurro: “Guido, aspetto un bambino”

Vedo la felicità nei suoi occhi, nel suo sorriso, mi tiene stretta forte, poi vedo la figura di Luigi che esce dal patio e ci grida: “Piccioncini... al- lora muovetevi... è pronto in tavola”

FINE

Nota dell’autore

Fatti, luoghi, circostanze, nomi di persone o di località sono frutto di fantasia e puramente casual.

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