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LA CASA SUL MARE LA CASA SUL MARE. Serie di ANTONIO MULAS

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Academic year: 2022

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LA CASA SUL MARE

Serie di ANTONIO MULAS

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PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA

Copyright © 2021 ANTONIO MULAS

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Questa opera è protetta dalla Legge sul diritto d'autore È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non

autorizzata.

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Pensavo di rientrare in porto prima, ma dopo un po’ di maestrale leggero, nel tardo pomerig- gio il vento si è alzato di più ed è girato, un bel grecale teso, ho portato la barca su un’andatura portante, di buon braccio, e mi sono divertito perché solo allora senti la barca che si risveglia, come se non vedesse l’ora di misurarsi con la brezza forte e il mare mosso, si alza di prua spa- valda, come se non aspettasse altro. Per un paio d’ore buone sono stato concentrato a governare la barca, dimenticando tutto, le preoccupazioni e gli impegni sul lavoro, Lidia e le sue cazzate e quella troietta di Martina.

Era un po’ di tempo che non uscivo da solo, ma non me ne sono pentito perché se avessi avuto lei con me con questo mare sarebbe stato un disastro e avrebbe vomitato tutto il tempo.

Non la sento da domenica scorsa, non riesco a contattarla, non mi risponde, anche se ho fatto fare qualche telefonata da personale fidato e sono venuto a sapere che è stata al lavoro tutta la settimana.

Non so cosa pensa di fare, perché il suo atteggiamento non mi è piaciuto l’ultima volta, non vorrei che si fosse messa in testa l’idea di

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dire a qualcuno della nostra relazione, non penso tanto a Lidia, quanto a qualche collega sul lavoro, nella mia posizione diventerebbe su- bito di dominio pubblico; ne sarei molto danneggiato e non glielo posso permettere.

Finalmente ho ottenuto il posto nella nuova marina e riconosco che ho avuto ragione, sia come spesa, sia come approdo.

Non ho ancora deciso per quella casa sul mare vicino alla darsena, devo ricordarmi di contat- tare l’agenzia immobiliare.

Entro in casa, raccolgo i giornali e la posta in anticamera quando vedo Luca con Marisa, il bimbo mi corre incontro, lo prendo in braccio e lo faccio giocare un po’, poi rivolto a Marisa, chiedo: “Buonasera, mia moglie è arrivata?”

“Buonasera, sì è arrivata da poco più di un’ora, ma era molto stanca per il viaggio ed è andata un po’ a riposare, vuole che le dica che è rientrato?”

“No, grazie, la lasci pure tranquilla”

Vado verso il mio studio, pensando che anche questa domenica Marisa è dovuta rimanere da noi fino a sera per accudire Luca.

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Penso a Lidia, non ce la faccio più, non la sop- porto più e poi fa quello che le pare, io non esi- sto; le ho parlato più volte della situazione cri- tica del suo negozio e non mi ascolta, neanche minacciandola, e adesso ha perso tempo e de- naro per andare a Zurigo e non combinare niente, era meglio se non le telefonavo, avrei saputo dopo del suo insuccesso all’asta e avrei risparmiato il nervoso che ho da stamattina.

E poi, perché ha sentito il bisogno di fermarsi da un conoscente, sarà stato qualche amico che l’avrà consolata, non pensa neanche al bam- bino.

Sento che mi vuole lasciare... mi crede stu- pido, magari è tutto calcolato per portarmi all’esasperazione per ottenere i massimi van- taggi.

Illusa, non sa che la sto controllando, aspetto solo le informazioni giuste che ho chiesto all’agenzia, quelle che da tempo sospetto e che, forse dentro di me, spero, e poi sarò io a calare l’asso, sarò io a dettare le regole. Dovrò essere fermo con lei, alla prima occasione e se ho la certezza di quello che penso, prenderò io l’iniziativa e le dirò che sono deciso per la

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separazione, ma alle mie condizioni.

Mi siedo alla scrivania, guardo le notizie finanziarie, il mercato, le varie borse, ma dopo un po’ metto da parte i giornali, non riesco a concentrarmi e sono ancora nervoso.

Guardo la posta, un po’ di volantini pubblici- tari che cestino, un paio di inviti da club che frequento, una lettera di presentazione di una azienda che mi interessa, che aspettavo e che porterò in ufficio domani e poi una lettera bianca senza un mittente, solo il destinatario scritto a mano.

Sono tentato di buttarla, ma l’apro e leggo con sorpresa su un unico foglio poche righe di parole ritagliate da qualche giornale e incollate a formare la frase:

-BASTARDO ABBIAMO SCOPERTO CHE HAI UN’ AMANTE-

Rimango basito, la giro e la rigiro, ma quelle lettere cubitali sembrano schizzare fuori dalla carta e colpirmi con uno schiaffo in faccia.

Appoggio piano la lettera sulla scrivania, il timbro postale è della nostra città, la guardo e rifletto.

Chi può essere stato? ‘Abbiamo’, quindi è più di

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una persona... ma come è possibile? Sono sempre stato attento, l’albergo dove portavo Martina è distante e con quello che ho speso sono sicuro di aver pagato anche la loro discre- zione e poi non mi conoscono e in barca…

come è possibile? L’ho sempre portata a bordo e siamo usciti dalla marina che è più lontana dalla nostra città.

Lì però mi conoscono molte persone, c’è vi- cino il circolo nautico, forse qualcuno ci ha visti salire a bordo, ma chi?

Bastardo... è senz’altro qualcuno che mi odia per chiamarmi bastardo. Le penso tutte, alle inimicizie che ho coltivato durante la mia atti- vità, ai torti che ho fatto, a qualcuno a cui ho reso la vita difficile o che ho rovinato, rivado con i ricordi anche agli anni passati, agli inizi della mia carriera quando avevo meno scrupoli.

Per come mi sono comportato, l’insulto può es- sere giustificato... ma perché adesso, a quale scopo, e chi?

Mi sembra tutto inverosimile, la lettera sa- rebbe stata più esplicita, uno scopo, una richie- sta... invece niente.

Abbiamo scoperto che hai un’amante… e

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allora? Quanta gente ha un’amante? Ma non per questo riceve lettere del genere, tantomeno con le lettere ritagliate e incollate a mano una ad una; chi me l’ha spedita deve avere una mente malata, un idiota che ha visto troppi gialli alla televisione.

Mi devo aspettare qualche altra lettera del genere?

Vorrei cestinarla ma non ci riesco.

Penso a Martina... lei non può essere stata, che vantaggio ne avrebbe, anzi, sa benissimo che troverei il modo di licenziarla in fretta, no!, è troppo furba... anche se sarebbe un bello scoop per qualche giornale scandalistico, potrebbe es- sersi messa d’accordo con qualche fotografo per riprenderci insieme di nascosto... potrebbe ricevere parecchi soldi per una foto...

Mi viene un colpo, le foto! Adesso mi viene in mente... quando è stato... la settimana scorsa che ho trovato le mie carte fuori posto. Svuoto veloce il cassetto, prendo la cartellina dove tengo le foto di Martina e la rovescio sulla scrivania.

Che idiota che sono stato a volerle stampare, che bisogno c’era, sono stato infantile, si vede

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che ero proprio infatuato di lei tanto da tenere la sua immagine nel mio studio.

Non mi ricordo quante erano, quattro, forse cinque, ma di sicuro ne manca una, quella me la ricordo bene.

Lidia... ecco chi! Solo lei può essere stata, nessun altro.

Che mi abbia fatto controllare? Sarebbe una beffa... non è possibile.

Marisa non entra mai nello studio senza il mio permesso e giorni fa ho trovato fuori posto molti documenti, Lidia ha frugato cercando qualcosa e l’ha trovato.

Come abbia fatto a sapere dove e cosa cercare non lo so, adesso è lei che è in grado di ricat- tarmi; ma perché non dirmelo subito invece di farmi arrivare questa lettera idiota, che non è da lei, è troppo intelligente per mettersi a fare una cosa del genere.

Il dubbio ritorna, mi sale il nervoso, ormai ho deciso, la devo affrontare a viso aperto ma con tatto, devo trovare l’occasione propizia, devo sapere che intenzioni ha, capire se ha le prove che ho un’amante, perché lei adesso potrebbe ottenere il divorzio facilmente e dissanguarmi.

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Metto via la lettera con l’intenzione di chiamare il mio avvocato al più presto, fargliela vedere e sentire cosa mi consiglia.

Prendo le foto di Martina le strappo in piccoli pezzi e le getto via.

*****

Un’altra settimana è passata e decisamente tutto mi sarei aspettata ma non di essere qui con Luigi, in questa giornata grigia, ventosa, autun- nale.

Ci siamo sentiti per telefono appena è rientrato dall’estero e ci siamo visti solo una sera per un aperitivo e, anche se fra noi c’è stata poca intimità per tutta la gente che affollava il bar, sono stata molto bene e penso si stia creando un legame fra noi che fino a poco tempo fa non credevo possibile.

Durante la serata, mi ha parlato di un suo pro- getto riguardante l’acquisto di una casa sul mare e mi ha parlato di come vorrebbe ristruttu- rarla.

Me ne ha parlato con tanto entusiasmo, scen- dendo nei particolari della ricostruzione,

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illustrandomi con precisione le varianti che avrebbe apportato e la scelta dei materiali.

Lo ascoltavo con interesse e alla fine mi sono anch’io immedesimata nel progetto di questa casa tanto che mi sembrava di vederla.

Notando la mia attenzione mi ha chiesto se potevo accompagnarlo questo sabato, cosa che ho accettato volentieri.

Quando è venuto a prendermi non mi ha detto dove andavamo e, quando gliel’ho chiesto, mi ha detto che ci teneva a un mio parere, cosa che mi ha fatto un grande piacere; voleva capire se anche a me la casa, la sua posizione, l’ambiente circostante, la luce, la vicinanza del mare avrebbe dato la stessa sensazione, la stessa emozione che ha provato lui quando l’ha vista con l’agenzia la prima volta.

Quando Luigi ha posteggiato la sua macchina davanti alla casa dove ero venuta settimane fa con Anna e quando dall’auto ferma di fianco alla sua è uscito Paolo, elegante, giacca e cra- vatta, valigetta d’ordinanza e con il suo sorriso migliore, per me l’emozione è stata veramente fortissima.

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Apro la portiera e gli vado incontro tendendo- gli la mano.

“Ciao Paolo, come stai?”

Paolo, nel vedermi, prima farfuglia qualcosa diventando rosso ma poi, quando mi porge la mano la sua professionalità e la sua intelligenza prendono il sopravvento.

“Ciao Martina... è una sorpresa”

Anche Luigi è sorpreso e si avvicina: “Ma, vi conoscete?”

Io lo guardo ridendo, lo prendo a braccetto e gli sussurro piano: “Luigi, non credevo assolutamente che mi portassi a vedere questa casa. Sono già venuta qui per accompagnare Anna giusto poche settimane fa, ma ti rendi conto? Anna, come te, aveva visto l’annuncio di questa casa in una rivista immobiliare ed era rimasta entusiasta, ci aveva fatto un pensiero, doveva parlarne con Guido, anche se poi non mi ha detto più niente... pensa cosa direbbe se sapesse che sono qui con te per lo stesso mo- tivo”

Anche lui mi parla piano, quasi nell’orecchio:

“Quando si dice il caso, anch’io a Guido ne avevo parlato, non pensavo certo che fosse lo

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stesso appartamento, anche lui non mi ha detto niente... scusa ma come mai questa confidenza con l’agente immobiliare?”

Lo guardo divertita: “Dai Luigi, cosa pensi?

Dopo aver visto l’appartamento ci ha offerto un caffè, abbiamo parlato un po’ di noi... è un ra- gazzo giovane, simpatico, è stato spontaneo dargli del tu”

Mi spiace un po’ non avergli detto tutta la ve- rità, ma è Paolo a trarmi d’impaccio avvicinan- dosi e dicendo: “Vogliamo entrare? Vi faccio strada”

Facciamo un giro veloce al piano di sotto poi, mentre stiamo per salire al piano di sopra, gli dico: “Io vado in giardino, preferisco lasciarvi soli”

In fondo al corridoio, i vetri colorati della portafinestra che dà sul giardino illuminano di luce ambrata tutto l’ingresso, l’atmosfera è calda e magica.

Apro la portafinestra, non senza difficoltà per l’accumulo di terra, entro in giardino e noto come sia cambiato solo dopo poche settimane.

Ci sono sabbia e foglie dappertutto, persino i vialetti ne sono ricoperti, il patio è rivestito solo

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dallo scheletro scuro del glicine, ai lati nelle aiuole le calle e i fiori delle ortensie sono ormai avvizziti, i gerani sono steli rigidi, solo le tame- rici mosse e incuranti del vento rimangono in- tatte e, se pur schiarite, mantengono un bel co- lore grigioverde.

Passeggio fino alla robinia dove, intorno al grande albero spoglio, il vento gioca a fare mulinello con le minuscole foglie rinsecchite.

Sento il mare che muglia e si frantuma a on- date sugli scogli, annuso l’aria e l’odore del salmastro che filtra attraverso una piccola fine- stra rotonda da un lato del muro di cinta.

Mi appoggio ad esso, mi rilasso, chiudo gli occhi, lascio allontanarsi i pensieri, solo i sensi rimangono attenti, sento il fresco che piano piano mi entra nel corpo, sento il profumo, l’odore, quasi il sapore del mare, respiro questo giardino e sto bene.

Non so quanto sono stata lì, immobile appog- giata al muro, quando ho sentito la voce di Luigi chiamarmi: “Martina sei lì? Vieni”

Io indugio ancora un po’, lui attraversa il giar- dino e viene verso di me, mi prende le mani, mi bacia leggero e sorridendo mi dice: “Abbiamo

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finito, ho firmato il compromesso”

È felice, lo vedo, faccio finta di essere contra- riata e lo guardo seria

“Non hai aspettato il mio parere”

“Hai ragione, sono stato preso dall’entusiasmo e da un prezzo ragionevole, ma dimmi se ho sbagliato”

“No, hai fatto bene... anche io, come prima Anna, ho avuto una buona sensazione su questa casa... il giardino, la posizione delle stanze, la luce, la vicinanza al mare, tutto insomma... sono convinta che tu abbia fatto un buon investi- mento”

Raggiungiamo Paolo, contento anche lui dell’affare concluso, e lo salutiamo entrambi cordialmente; io sono certa che sarà l’ultima volta che lo vedo e, dallo sguardo che mi ha mandato prima di risalire in auto, credo che anche Paolo abbia la stessa consapevolezza.

Luigi mi riscuote da questo pensiero invitandomi a salire in macchina.

“Martina, andiamo in casa, ti faccio vedere cosa ho intenzione di fare”

Una volta arrivati mi spiega dettagliatamente

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come pensa di ristrutturarla, chiede il mio pa- rere su tutto con molto entusiasmo e natural- mente, visto che è lui l’architetto, la cosa mi fa enormemente piacere.

Saliamo al piano di sopra, lui spalanca in fretta tutte le imposte e le finestre per far entrare l’aria fresca come a significare l’inizio di una nuova vita per questa vecchia casa.

Mi sorride felice, mi prende per mano e mi porta nella camera arredata, ci fermiamo da- vanti al letto dove lui mi abbraccia e per la prima volta mi bacia a lungo: “Martina, sei bellissima”

Sento la sua eccitazione premermi sul ventre e, in un altro momento, sarei stata felice di contraccambiarlo, ma i pensieri che ho avuto da quando sono entrata con lui in questa casa pren- dono il sopravvento e mi stacco piano dal suo abbraccio.

“Luigi ascolta, voglio essere sincera con te...

io poco tempo fa in questa casa ci sono ritor- nata, sono andata con Paolo, il giovane dell’agenzia”

“Perché?”

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Gli rispondo, se pur non in maniera completa- mente trasparente, dicendogli quello che mi interessa.

“È stato un caso, ho incontrato Paolo in centro sabato scorso in tarda mattinata, mi ha chiesto di Anna e se era ancora interessata all’appartamento, abbiamo parlato un po’ del più e del meno, poi mi ha chiesto se volevamo pranzare insieme, ed ho accettato... è un ragazzo simpatico, brillante te ne sarai accorto anche tu... ti prego non farmi quella faccia seria”

“Martina, ti ascolto”

Gli racconto del ristorante, della passeggiata nella darsena fino al porto, della pioggia che ci ha colti di sorpresa e di come siamo entrati in questa casa per ripararci.

Luigi mi guarda sorpreso e mi dice con sarca- smo: “Proprio un ragazzo brillante, disponibile, gentile... e poi tutto ben organizzato”

Lo abbraccio e lo porto davanti alla finestra aperta che guarda il mare. “Ascolta, ti dico que- ste cose non per parlare di Paolo, non dubito che lui avesse qualche intenzione nei miei con- fronti, portare nelle case di cui ha le chiavi

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probabilmente è la sua strategia per rimor- chiare, ma è solo un ragazzo che non mi è mai interessato.

Ho accettato solo un invito a pranzo e qui fra noi non è successo assolutamente niente, anche perché non glielo avrei mai permesso... ma quello che sto cercando di dirti è una cosa che in qualche maniera ci riguarda direttamente”

“Non capisco”

“Quella sera, curiosando al piano di sopra sono venuta in questa stanza e ho aperto la fine- stra per guardare il mare”, gli indico il piccolo albergo più in basso a lato della casa e continuo:

“le vedi quelle due finestre?, probabilmente sono due camere di quell’albergo e quel tardo pomeriggio una delle due stanze era illuminata,.

Dalle tende si vedeva chiaramente la sagoma di due persone, ad un certo punto la finestra si è aperta di colpo e da essa si è affacciato Guido”

“Guido chi?”

“Guido, il tuo amico, il nostro amico, il marito di Anna... e non era solo; era insieme a un’altra donna, ma ti rendi conto?, ho fatto anche una foto dove si vedono insieme abbracciati, sono rimasta scioccata. Tradire una donna che

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l’adora, sono letteralmente schizzata fuori, ho piantato Paolo in questa casa lasciandolo solo e d’istinto sono andata la sera stessa a casa di Anna con l’intenzione di dirle tutto... ma poi non ne ho avuto il coraggio, non l’ho fatto e a tutt’oggi credo non sappia niente, almeno da parte mia”

Luigi mi abbraccia e mi accarezza il viso e i capelli forse a calmare la mia enfasi e la mia agitazione mentre gli dico queste cose e mi tranquillizza: “Martina, hai fatto la cosa giusta, anche io devo dirti qualcosa a riguardo. Guido si era confidato con me tempo fa, parlandomi della sua relazione, anche io come te ci sono rimasto male, anzi, mi sono incazzato pensando ad Anna ma poi, parlando con lui, ho avuto la sensazione che questa donna non l’ami veramente, che sia stata solo un’infatuazione;

non è una certezza, da come me ne ha parlato mi sembra una donna completamente diversa da Anna, non so, forse per questo ne è rimasto particolarmente attratto... certo non mi sarei mai aspettato, dopo che mi hai detto dell’interesse di Anna per questa casa, che loro si incontrassero proprio qui davanti”

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“Penso anch’io a loro, sono i nostri migliori amici, come possiamo aiutarli?”

“Adesso non lo so, anche perché non ti ho an- cora detto che l’amante di Guido è incinta”

“Oh no!”

“Purtroppo è così, noi possiamo fare poco, sta a Guido prendere una decisione definitiva, lui ha generato questa situazione e lui deve risol- verla, sperando che possa continuare il rapporto con Anna a cui noi due vogliamo bene”

Rimaniamo per un po’ in silenzio abbracciati davanti alla finestra a pensare a quello che ci siamo detti, quando sento che lui mi stringe più forte e mi accarezza piano la schiena e i fianchi, sento la tensione allentarsi e rispondo alle sue carezze baciandolo a lungo.

Dimentico Anna, Guido, tutto, mi abbandono al nostro desiderio facendo l’amore con Luigi per la prima volta, su quel vecchio letto abbandonato dal tempo, immemore di altri corpi allacciati, rabbrividendo per il piacere di lui e per la brezza del vento di mare che entra dalla finestra aperta.

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