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LA CASA SUL MARE. Serie di ANTONIO MULAS

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Academic year: 2022

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LA CASA SUL MARE

Serie di ANTONIO MULAS

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PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA

Copyright © 2021 ANTONIO MULAS

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Questa opera è protetta dalla Legge sul diritto d'autore È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non

autorizzata.

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“Martina sono proprio contenta, è stata una sorpresa... mi devi raccontare tutto per filo e per segno”

Anna è curiosa come una bambina, ma la voglio tenere un po’ sulle spine, non tanto per malizia ma per divertimento, fa una faccia così buffa mentre me lo chiede.

Spingo il mio carrello un po’ più avanti a lei e prendo un prodotto dal banco frigo nel supermercato del centro commerciale, aperto anche alla domenica, dove stiamo facendo la spesa.

“Hai provato questo, è buonissimo e poi, guarda il prezzo, non è conveniente?”

“Dai Martina, non cambiare discorso, raccon- tami!”

Lascio che mi si accosti con il carrello e poi le dico: “Francamente è stata una sorpresa an- che per me, non me l’aspettavo. Luigi quando l’ho conosciuto da voi mi era sembrato un orso, invece mi sono divertita ed è stata una bella serata”

“Voglio i particolari”

“Mi ha portato a cena in un posto molto bello, in collina, dove si vedeva tutta la costa dall’alto, lui sembrava a suo agio, si vede che ci va spesso

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perché l’hanno salutato come un cliente abi- tuale; pensa, questo ristorante è qui vicino e non ci ero mai stata.

Un ambiente sobrio ma elegante dove ab- biamo mangiato benissimo, piatti cucinati con cura e un dessert squisito che non avevo mai assaggiato ma non mi chiedere il prezzo perché ha voluto pagare lui”

“Me lo devo segnare, anzi chiederò a Guido se ci andiamo per il nostro anniversario sabato o domenica prossima; e Luigi, come è stato?”

“Te l’ho detto, sembrava un altro, in macchina prima di arrivare non ha aperto bocca, mi sembrava di essere una scema a parlare da sola e mi stavo pentendo di esserci uscita ma, una volta a tavola, lui è come se si fosse aperto...

pensa, credevo che fosse un medico, perché quando siamo entrati l’hanno chiamato Dottore, invece ho scoperto che è architetto e che ha uno studio ben avviato, tutto suo, con diversi collaboratori”

Subito Anna si inalbera: “Guarda che te l’avevo detto, il fatto è che, quando sei venuta da noi a cena, lui non l’hai nemmeno conside- rato, Guido c’era rimasto un po’ male in effetti, ma tu durante tutta la sera sembravi persa in chissà quali pensieri”

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“Sarà, non ricordo bene”

“Vedi che avevo ragione quando ti parlavo di lui? Comunque, cosa ti ha raccontato?”

“All’inizio mi ha lasciata parlare... ha voluto sapere ancora di me, anche se mi sembrava di avergli raccontato già tutto in macchina mentre andavamo a cena... ma come posso spiegarti, l’ha fatto in modo interessato, ma senza curio- sità, mi sembrava di essere davanti a uno psico- logo, mi faceva domande per conoscere come sono veramente; riconosco che è molto intelli- gente, sai, mi ha fatto dire cose di me che di solito non racconto... non fare quella faccia, mi sono guardata bene di dire qualcosa di sconve- niente.

A tratti si è come immedesimato in me per comprendere tutto quello che sono stata in passato, gli ho raccontato anche di quando ero bambina e delle esperienze fatte successivamente che mi hanno portata a essere quella che sono, hanno plasmato il mio carattere insomma; come si dice, c’è stata, da parte sua, un’empatia, come a volersi immedesimare in me, per conoscermi meglio, e tutto questo è stato rassicurante, confortante e, improvvisa- mente, ho perso la mia cronica petulanza

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compulsiva, gli ho parlato serenamente e l’ho ascoltato volentieri”

“Ma insomma, ti piace o no?”

“Sì, sono stata bene... siamo stati a tavola più di due ore, mi ha parlato anche di sé, non tanto quanto avrei voluto però... sai, la cosa strana è che, dalla sua gentilezza, da come mi guardava, mi sembra di piacergli veramente. Però ha un che di ruvido, di nascosto, che non sono riuscita a decifrare. Della sua vita privata mi ha detto poco o niente, mi ha parlato molto del suo studio, dei suoi progetti in corso... deve essere benestante”

“Ci puoi scommettere, hai presente il nuovo centro poliambulatoriale che è stato inaugurato l’anno scorso? Il progetto è del suo studio...

magari Guido l’avesse seguito, forse avrebbe fatto una carriera diversa, più ricca e con meno preoccupazioni”

“È da molto che Luigi e Guido si cono- scono?”

“Dal liceo, sempre amici, si erano entrambi iscritti ad architettura ma poi Guido ha mollato dopo il primo anno e ha cambiato indirizzo;

penso che se ne sia pentito, certo guadagna bene, ma sicuramente non come Luigi. Guido ha sempre un superiore a cui rispondere,

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comunque, come sai sono sempre rimasti in contatto... io se fossi in te ci farei un pensierino, è la volta che ti sistemi, se almeno ti piace, non me l’hai ancora detto”

“Come sei noiosa... sì, sì non mi dispiace af- fatto, non è male, ha un bel viso, forse dimostra di più dell’età che ha, è un po’grosso... ha due mani...”

“Chissà sotto!”

“Cretina... mi meravigli, non sono discorsi da te, invece io vorrei sapere qualcosa di più su di lui, qualcosa che non mi ha detto... non capisco, è benestante, è giovane, è un bell’uomo, mi chiedo, possibile che sia ancora solo?”

“Pensavo di avertelo detto”

“Che cosa?”

“Non so se frequenta qualcuna, ma non credo che abbia un rapporto fisso, attraverso Guido l’avrei saputo... stava per sposarsi, quasi un anno fa”

“Non ne sapevo niente, cosa è successo?”

“La sua fidanzata è morta a poche settimane dalle nozze in uno stupido incidente stradale, l’autista di un furgone o un camion, non ricordo bene, ha avuto un malore, ha sbandato e l’ha presa in pieno, frontale, andava forte e l’ha ammazzata sul colpo”

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“Accidenti”

“Io l’ho conosciuta, in poche occasioni, sembravano una coppia molto legata, non solo affettivamente ma anche dal punto di vista professionale... anche lei era architetto e figlia di un architetto nello studio dove Luigi aveva iniziato il tirocinio dopo la laurea”

“Quando si dice il destino”

“Direi proprio sfiga, dopo la morte di lei è stato Luigi a portare avanti lo studio... comun- que ne ha sofferto molto, Guido te lo può raccontare, dopo l’incidente si sono ancora più ravvicinati e si vedono spesso”

“Che tipo era?”

“Una bella donna, alta come Luigi, mi ricordo una persona seria, pacata, di qualche anno più vecchia di lui ma erano una bella coppia”

Tiriamo giù qualche cosa insieme dagli scaf- fali del supermercato, stiamo in silenzio per un po’ ognuna con i propri pensieri in parte legati al desinare e alle scorte mancanti in casa, poi le dico: “Anna, dimmi la verità, è per questo che tu e Guido me l’avete fatto conoscere, tu con maggiore insistenza, per accasarmi? Non so, ti fa pena lui e pensi che io sia quella giusta per sollevarlo dai suoi tristi pensieri? Da solo pensi che Luigi non riesca a trovare una donna,

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perché se fosse così lui avrebbe dei seri problemi e non mi è sembrato così ieri sera, siccome è un po’ che batti lo stesso tasto, ti faccio pena io perché sono ancora single?”

“Ti agiti subito per niente... mi è sembrato carino solo farvi incontrare, mi è parsa una buona occasione anche per te, che non mi sem- bri felice con tutte le tue avventure...”

Non la lascio finire perché mi sto innervo- sendo.

“Anna, con tutto il bene che ti voglio la devi piantare di farmi da balia, da mamma, lo sai abbiamo un concetto diverso di felicità... che poi è una parola grossa, pensi che, al giorno d’oggi, il matrimonio, come pratica convenzio- nale sia il coronamento massimo nelle aspetta- tive di due giovani, sia l’unico e vero sigillo per il loro amore? È questo che credi sia la felicità?

Un contratto legale? Pensaci bene, tu sei felice?

Tu sei sposata e sei veramente felice per que- sto?”

“Quanto la fai difficile, pensavo solo di farti un piacere”

“Ti ringrazio di cuore per questo, ho cono- sciuto meglio un bell’uomo, ho mangiato da dio in un posto incantevole, ho passato una bella serata... ti ho detto che mi piace, magari lo

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rivedrò, magari ci scoperò anche volentieri...

ma tutto lì, non ci fare un film, non costruirci una storia romantica al mio posto”

Anna mi risponde un po’ risentita: “Va bene, va bene”

Finiamo di fare la spesa e, quando siamo in fila vicino alle casse, Anna davanti a me, mi si avvicina e chiede piano: “Non mi hai detto come è finita la serata”

Questa è la Anna che adoro di più, quando fa la faccia curiosa e spalanca i suoi begli occhi neri.

Le rispondo in un orecchio mentendole, ma sapendo di accontentare il suo lato più Har- mony serie rosa.

“Ci siamo lasciati davanti al mio portone, io l’ho abbracciato per salutarlo e lui invece mi ha attirato a sé, lentamente, mi ha messo una mano dietro il collo, nei capelli e con l’altra mi ha stretta forte in vita e mi ha dato un bacio sulla bocca, lungo da togliermi il fiato... è stato bellissimo, ma poi non mi ha lasciato il tempo di dire o fare niente, è salito in macchina e se ne è andato”

La vedo interdetta mentre la cassiera la solle- cita con lo sguardo a caricare la spesa sul nastro trasportatore, dandomi tempo per una tregua

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insperata.

Ormai è metà mattina, nel parcheggio del cen- tro commerciale ci abbracciamo e ci salutiamo in fretta, lei mi dice che deve correre a casa per preparare qualcosa di speciale per il suo Guido ma io non le dico che oggi mi vedrò con un altro.

Mi sento un po’ in colpa per quello che le ho detto, le voglio bene e con lei dovrei aprirmi di più, dovrei dirle dell’ultima mia relazione, che non so se avrà un futuro e so che non approve- rebbe, non capirebbe, anzi sono sicura che ne sarebbe disgustata e forse ne risentirebbe la nostra amicizia, ma mi sento come bloccata, mi fa incazzare il suo ottimismo su tutto.

La sua idea romantica sulla coppia mi sembra più una condanna a vita e, anche se non l’ho mai sperimentata mi sembra tutto così frustrante, soprattutto per una donna, ma lei sente il dovere di essere un tutt’uno con il suo lui, al di là della ragione, della consapevolezza annebbiata dai sentimenti che l’altro non è te, è una persona diversa.

Ripenso all’innocente bugia che ho detto ad Anna, in realtà con Luigi ci siamo lasciati in maniera amichevole con la promessa di rive- derci ma, pensandoci bene, e mi stupisco ancora

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per questo, non ho mai pensato al sesso con lui, non ho avuto nessuna fantasia né, tantomeno di invitarlo a casa... non so se preoccuparmi.

Bisogna che qualcosa venga veramente a noia per non desiderarla o perché si superi, ma non è il mio caso, forse dovevo prendere l’iniziativa o forse è stato meglio così... vedremo.

Intanto devo pensare a come comportarmi oggi pomeriggio... si è stizzito perché non vuole che lo chiami a casa, si vergogna, ha paura di farsi scoprire, lui tutto casa, lavoro, famiglia e corna.

Lui aveva un impegno ed io sono rimasta contenta di essere uscita con Luigi... gli uomini sono così prevedibili, dopo una settimana che non mi vede so già cosa mi aspetta, sbava per me, ma lo voglio far ballare ancora un po’... di promesse me ne ha fatte abbastanza, adesso voglio che le mantenga.

Devo ricordarmi di chiamare mia madre.

*****

Entro in casa trafelata, sono quasi le undici e mezzo e spero di fare in tempo a preparare tutto.

Appoggio le borse della spesa in cucina, sto per chiamare Guido quando lo sento parlare in

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bagno al cellulare, silenzio, poi a tratti lo sento parlare concitato, non sento da qui cosa dice ma mi sembra che abbia alzato troppo la voce, mi affaccio sul corridoio guardando il bagno.

“Guido, sono a casa”

Prima silenzio e poi: “Va bene, vengo subito”

Metto via la spesa escluso quello che voglio preparare a pranzo: un bel cuscus di pesce con verdure; è tanto che non lo mangiamo ed è abbastanza veloce.

Sto mettendo il pesce nel lavandino per pu- lirlo quando Guido entrando in cucina mi fa:

“Ciao, vuoi una mano?”

“No grazie, me la cavo da sola, pensavo di fare un piatto unico per oggi, ho preso un po’ di pesce... ti va’? Poi c’è lo zuccotto... vai tu a prendere in cantina il vino bianco?”

“Certo, vado subito.”

Sta per uscire quando gli chiedo: “Con chi eri al telefono, ti ho sentito che parlavi in bagno”

“Con Luigi... a proposito, se non ti dispiace..., se non hai bisogno, pensavo di uscire un attimo, lui mi ha chiesto se ci vediamo per un aperitivo al bar qui vicino, all’angolo di piazza Mag- giore”

Lo guardo sorpresa: “Luigi, ma pensa, chissà stamani come gli fischiavano le orecchie”

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“Perché?”

“Ma come, non te l’ha detto? Ieri sera è uscito a cena con Martina, abbiamo fatto la spesa insieme al nuovo centro commerciale e ab- biamo parlato solo di lui”

“Forse è per questo che mi vuole vedere”

“Ma scusa, perché non l’hai invitato a pranzo? Ce n’è per quattro!”

“Gliel’ho detto, ma ha già un impegno”

“Mi dispiace... comunque fatti raccontare tutto, perché Martina con me è stata un po’ sulle sue e non ho capito ancora se ha intenzione di rivederlo”

Guido indugia un attimo sulla porta della cu- cina e guardando verso l’ingresso mi dice: “Il vino lo prendo quando torno, ora esco altrimenti faccio tardi”

Mi avvicino e gli do un bacio leggero senza toccarlo perché le mani mi puzzano di pesce.

“Va bene, vai, ciao”

Raschio le cozze sotto il getto dell’acqua e tolgo il bisso.

Certo, non mi è sembrato sorpreso quando gli ho detto di Luigi e Martina, non capisco come mai questa fretta di parlarsi la domenica mattina quando si vedono più volte in settimana. Tolgo la pelle residua e taglio a tranci la pescatrice.

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E poi è sbiancato un po’ quando gli ho chiesto con chi era al telefono e poi… perché in bagno.

Apro e pulisco bene due seppie tagliando la testa e il corpo in diverse parti.

Guido deve avere qualcosa, mi vengono pen- sieri strani che cerco di scacciare, facendomene una ragione, ma stamani mi ha dato fastidio anche se non gliel’ho fatto notare.

Io adoro far l’amore al mattino, più che la sera che sono sempre stanca e assonnata, mi piace farlo nel calore del letto, mi piace il suo corpo caldo, anche in estate, adoro quel momento ap- pena sveglia con ancora quel briciolo di sonno che ti rilassa il corpo e ti fa indugiare, così mi sento languida, più disponibile, riposata e aperta.

Questa mattina Guido ha fatto l’amore con me in maniera quasi meccanica, senza trasporto.

Faccio aprire le cozze al vapore insieme a un filo d’olio, filtro il loro liquido e lo metto da parte, tolgo le cozze dai gusci perché mi ha sempre fatto schifo vedere i gusci nel riso o nella pasta, tanto più nel cuscus.

Se ci penso bene non è la prima volta, ma stamani mi ha lasciata lì come questa cozza aperta, si è alzato in silenzio ed è andato in

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bagno; e io sono rimasta nel letto con la voglia addosso e la pancia fredda e appiccicosa.

Affetto fine una cipolla, che metto a rosolare in olio abbondante con un chiodo di garofano e un peperoncino piccante intero, unisco le sep- pie, dopo dieci minuti aggiusto il sale e ag- giungo un cucchiaino di cumino in semi.

Sono un po’ restia a parlargliene, ma qualcosa gli devo chiedere perché non è solo l’episodio di stamattina, che può capitare, ma sono tante piccole cose che ho notato, cose che sono cam- biate nel suo comportamento con me, ci siamo sempre detti tutto, invece adesso è sempre più taciturno.

Pulisco un peperone dolce e ne taglio le falde a strisce, lo aggiungo alle seppie, bagno con un po’ d’acqua e concentrato di pomodoro e porto quasi a cottura le seppie, taglio a spicchi quattro pomodori ramati, affetto due zucchine a pezzi grossi e li tengo da parte.

Associo le zucchine al suo sesso e se ci penso mi arrabbio, sono troppo accondiscendente, cerco di accontentarlo in tutto e lui non si com- porta più come prima, se ha qualcosa me lo deve dire... il prossimo fine settimana, per il nostro anniversario pensavo di farmi accompa- gnare al mare, parlargli della casa che ho visto,

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dei miei progetti che vorrei che diventassero i nostri.

Aggiungo la coda di rospo e il liquido filtrato delle cozze, faccio cuocere per qualche minuto poi unisco i pomodori e le zucchine e, a fine cottura, aggiungo le cozze sgusciate.

Il cuscus lo preparo quando Guido ritorna, tanto in pochi minuti è pronto, ci sono le istruzioni sulla scatola, un filo d’olio e acqua calda per farlo rinvenire, sgranare bene con la forchetta e impiattarlo con il pesce.

Sono troppo accondiscendente con lui, questo è il punto.

Penso troppo ai suoi bisogni, forse gli ci vor- rebbe un tipo come Martina... sto facendo dei paragoni sciocchi... lui non durerebbe tre giorni con lei, con un carattere a volte volubile e a volte deciso o imprevedibile, lui non sarebbe felice.

Mentre apparecchio ripenso alle parole di Martina al supermercato.

È vero, se Guido me lo avesse chiesto sarei stata accanto a lui anche senza il matrimonio, ma sposarsi, i preparativi, le ansie, l’attesa, la gioia e la commozione di mio padre accanto a me che mi portava all’altare… era il mio sogno e per quale ragazza non lo è? Sarà come dice lei

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un contratto, io l’ho visto invece come una pro- messa d’amore.

È questo che ci differenzia, io mi so innamo- rare, al contrario di lei, mi sono innamorata e lo sono tutt’ora... non so se questa sia la felicità, voglio ancora sperare che lo sia, che non sia solo univoca.

Voglio credere che questo momento di stan- chezza di Guido sia passeggero, fa parte della vita in comune, capita a tutte le coppie prima o poi.

Devo solo parlargliene francamente e supe- rarlo insieme.

Dovevo dirgli anche della casa... sono inde- cisa perché vorrei vederla ancora una volta, magari in settimana nel tardo pomeriggio.

Domani sento l’agente e vedo cosa mi dice;

forse ho sbagliato a non parlargliene prima, quella visita con Martina fatta più che altro per curiosità, potrebbe diventare un nostro comune progetto futuro, sarebbe proprio bello visitarla insieme sabato prossimo.

Gli devo dire che voglio un figlio e che mi piacerebbe che crescesse in quella casa sul mare.

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