• Non ci sono risultati.

Le forme di intersoggettività

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "Le forme di intersoggettività"

Copied!
17
0
0

Testo completo

(1)

Le forme di intersoggettività

L’implicito e l’esplicito nelle relazioni

interpersonali

(2)

Nel corso della mia vita ho compiuto le mie ricerche in una prospettiva psicoanalitica, cercando di rinvenire i principi di base che governano la vita come processo creativo

permanente. Tali principi, sono

operativi a ogni livello di complessità, dagli organismi unicellulari alla

coscienza umana.

Col passare del tempo mi sono reso conto che un nucleo integrativo fungeva da sfondo alle mie

attività: il mio Sé. E le domande:

“Chi sono io?”, “Cosa voglio

diventare?”, “Che differenza fa?”

sono servite da stimolo a proseguire lungo un percorso che non sapevo dove mi avrebbe portato.

LOUIS SANDER ha insegnato alla Boston University e alla University of Colorado. Partendo dalla psicoanalisi, Sander vi ha introdotto il punto di vista dinamico-sistemico, riformulando in veste nuova il punto di vista

psicoanalitico.

(3)

…io non parto dal singolo individuo ma dai sistemi che si creano fra individuo e ambiente.

Sono partito dal lavoro di Ludwig von Bertalanffy (1952) e dai suoi due basilari, quanto misteriosi, principi: organizzazione e attività primaria. Tali caratteristiche dei sistemi viventi spiegano:

•come la complessità dei sistemi viventi si organizzi nell’unità, nella totalità integrata, dell’organismo, sia esso una creatura unicellulare o un essere umano;

•come l’impeto che dà energia al processo organizzativo debba venire dall’interno dell’organismo (e non sia imposto da fuori)

(4)

• Gli approcci sistemico-relazionali non-lineari assumono che:

– il soggetto sia un «sistema aperto» in continua interazione con l’ambiente

– gli aspetti di processo sia primari rispetto a quelli di struttura

– l’individuo sia dotato di agency, in grado di «auto-

organizzarsi», «di auto-regolarsi», di «auto-generare»

un proprio mondo interno, un proprio universo di senso.

• Cfr. Spontaneità del Vero Sé (Winnicott): non c’è neppure bisogno di spiegare la spontaneità in quanto è implicita nel concetto di esperienza emotiva autentica (Meltzer)

– L’individuo è auto-etero-regolato → si parla di

regolazione interattiva/bidirezionale, co-regolazione,

regolarzione armoniosa/disarmoniosa ecc.

(5)

BAMBINO CAREGIVER

(6)

• Il fattore a-specifico comune alle relazioni educativa, consulenziale, psicoterapica e, in

generale, a ogni autentica relazione, risiede nella capacità di riconoscere, empatizzare e «divertirsi»

con il «centro» dell’altro*, con quel nucleo di soggettività che corrisponde del Vero Sé in cui

risiede la vitalità del soggetto, sempre «diveniente»

e creativo mai definitivamente «divenuto» e creato

– E. Fromm parlava a tale proposito dell’importanza che in terapia si stabilisca un center-to-center relatedness,

piuttosto che una conoscenza «intorno al paziente» (cfr.

a tale proposito anche Bion: L/H/K vs –L/-H/-K)

*cfr. la psicoterapia come un «giocare assieme» in Winnicott

(7)

• Quando l’interazione «funziona», c’è senso di:

– benessere

– essere in contatto con

– incontro (cfr. «momenti incontro», Sander, Stern)

– sentirsi riconosciuto e esistere in quanto persona (Fairbairn) – sense of fulfillment (senso di appagamento) (Tronick, 1998) – si sperimentano momenti affettivi intensi (Beebe, Lachmann,

1994; Kernberg, 2005)

• Sander cita il gioco dello scarabocchio di Winnicott dove si raggiunge un «momento inviolabile» in cui il bambino sa di essere conosciuto → questa consapevolezza permette

l’emergenza del Sé agente e di una coerenza fra dentro e fuori.

(8)

– Tale interazione non è di tipo verbale, se non parzialmente, ma piuttosto è una «conoscenza

relazionale implicita» (Lyons-Ruth, 1998) che opera

«molto prima che sia disponibile il linguaggio e continua a operare implicitamente per tutto il resto della vita» e che non è mai completamente traducibile a livello

linguistico.

• Anche a livello psicoterapico, una grande quantità di interazioni di svolge a livello implicito, preverbale, di interazione sistemica.

• Fogel parla della psicoterapia come di co-regolazione dei partner a partire da una concezione relazionale (non di input- output → cfr., in parte, processi di proiezioni/introiezione in M.

Klein)

Conoscenza relazionale implicita/procedurale

conoscenza relazionale esplicita/semantica

(9)

→ Occorre pensare a una comunicazione di tipo

musicale, ritmico, fatta di «risonanze» (Sander)

e sfumature, sguardi e intese, «accoppiamenti

strutturali» (Maturana, Varela): è un giocare

assieme, una capacità di stare in contatto

empatico .

(10)

• Patologia vista come incremento

dell’autoregolazione come esito del fallimento della regolazione interattiva

– Es. nell’esperimento del viso immobile di Tronick (vedi sopra) si assiste a un incremento nel bambino di comportamenti autoregolatori accompagnati da tristezza

(11)

– rottura/riparazione (Tronick e Cohn, 1989)

• nel gioco faccia a faccia, madre e bambino passano

continuamente da stati coordinati a stati non coordinati. Gli stati non coordinati sono molto più pervasivi e sono presenti per circa i 2/3 del tempo.

• attraverso ripetute esperienze di rottura e riparazione

(normal stressful social engagement), il bambino diventa via via più capace di gestire rotture relazionali (Tronick, 2006)

 Per Tronick la riparazione è predittiva di un esito

positivo dello sviluppo: l’esperienza di disgiunzione dalla madre e della successiva riparazione senza ritorsioni

porterebbe allo sviluppo dell’organizzazione del Sé e della sua capacità di resistere allo stress relazionale,

accrescendo la fiducia nella possibilità di riparazione e nella solidità del legame.

(12)

• l’esperienza cronica del fallimento relazionale, di momenti mancati (Sander, 1995), come nel caso di madri depresse, fa sì che il bambino adotti uno stile di regolazione auto-diretta: il bambino si focalizza sul

contenimento delle proprie emozioni negative, ritirando l’interesse e il coinvolgimento nei confronti dell’ambiente di cura vissuto come inaffidabile.

(13)

• Es. la concezione di Fairbairn è sistemica: quando vi sono interazioni «cattive» (in cui cioè il bambino non si sente

riconosciuto) quelle «parti» dell’Io del bambino che sono in relazione con l’oggetto cattivo si separano dall’Io centrale e smettono di evolvere.

• Ecco perché l’inconscio è fatto di «oggetti cattivi» e arcaici, ma anche di idealizzazioni e di desideri altrettanto arcaici (io libidico) che rappresentano pretese irrealistiche e primitive di soddisfacimento rivolte all’oggetto.

• Ora la domanda è: sono i fallimenti del caregiver ad aver generato la sensazione che l’oggetto è insoddisfacente o è l’eccesso pulsionale e le caratteristiche di sensibilità del soggetto ad averlo percepito tale? Lo spostarsi più sul

versante della «sensibilità»/fantasie del soggetto comporta un pensiero più di tipo psicoanalitico.

(14)

• Siamo delle turbolenze (Meltzer), vortici

intensamente dinamici,

potenzialmente caotici, ma dotati di «centro», di

sostanziale e inalienabile capacità di «ritorno a sé».

– prospettiva dello sviluppo come di un processo non lineare, né armonico, né prevedibile

– A livello educativo non è importante correggere e intervenire solamente sulle possibili deviazioni del vortice quanto di assicurare a esso una capacità di ri-centrarsi tramite comunicazioni e rispecchiamenti empatici

(15)

• La teoria della mente. La teoria della mente è intesa come la capacità di riconoscere gli stati mentali propri e altrui nonché di prevedere il comportamento a questi connesso.

La capacità di riflettere sui propri stati mentali si sviluppa attraverso l’esperienza di essere stato compreso a propria volta […] l’incontro con la mente dell’altro significativo, una mente disponibile e accogliente, in grado di tollerare e

contenere sentimenti positivi e negativi, si pone come pietra miliare dell’attaccamento di tipo sicuro rendendo il bambino capace di avventurarsi con fiducia nell’esplorazione della propria e altrui soggettività (Liverta Sempio).

(16)

• Le due dimensioni dell’intersoggettività: “insieme con” e “distinti da”. (cfr. appartenenza vs

individuazione)

– Il bambino gioca e la madre rimane sullo sfondo (cfr.

base sicura di Bowlby, casa madre di Mahler ecc.), come quando il bambino sta solo intento a esplorare le proprie mani in presenza della madre impegnata in altre attività (Sander)

• Cfr. Winnicott/Balint: la madre permette al bambino di funzionare in maniera non integrata, permettendogli di esistere non in quanto in grado di attivare comportamenti

«finalizzati», ma semplicemente, senza necessità di fare alcunché.

(17)

– Beebe individua proprio nell’alternarsi di regolazione e adattamento il modo di formarsi del legame di

attaccamento. Esso sarebbe il risultato di un processo co-costruito e non solo l’esito della generica sensibilità del partner nei confronti dell’altro o la riproduzione del modello proto-tipico infantile del legame ai genitori come nei tradizionali studi bowlbiani.

• Questa ipotesi spiegherebbe per Beebe la scarsa correlazione emersa fra la rappresentazione delle esperienze relazionali precoci, rilevate attraverso l’AAI, e i modelli di attaccamento al partner  infatti, sebbene molti aspetti della relazione precoce sia ri-creati nel corso di nuove relazioni, su tale base i due

partner co-costruiscono un loro specifico modello relazionale nel corso della relazione condivisa.

• Beebe vede proprio nella coordinazione vocale ritmica uno dei meccanismi non verbale che contribuiscono alla co-creazione dell’attaccamento e dei modelli di intimità anche nell’età adulta.

Riferimenti

Documenti correlati

permesso di studiare.. permesso

La protezione ottimale della madre e del bam- bino dovrebbe iniziare, se possibile, prima del concepimento, essendo alcune vaccinazioni non indicate in gravidanza, anche solo per

La vaccinazione contro la pertosse durante il terzo trimestre di gravidanza si è dimostrata essere più efficace nel ridurre il rischio di pertosse neonatale rispetto alla

Riva Crugnola a cura di, Lo sviluppo della competenza emotiva: percorsi tipici e atipici.. e Bates, E., La comunicazione nel primo anno di vita, Bollati Boringhieri, Torino,

Possiamo sintetizzare nei seguenti punti, le tappe dello sviluppo del sistema visivo: alla nascita, fin dalle prime ore di vita, il neonato presenta solamente movimenti riflessi

A questo punto il trattamento viene accettato e si svolgerà nell'arco di otto sedute dedicate alternativamente una al bambino con la madre ed una successiva alla madre o ad entrambi

Credo che il brano seguente possa dare un'idea di quan- to vicini siano diventati alcuni scritti psicoanalitici con quelli di chi, come la Kaiff, da tempo hanno messo I'ac-

«ll rendersi conto, sempre attraverso I'osservazione dei bisogni del bambino, delle difficoltà della madre ed indi- viduarli, ci porta a pensare ai bisogni dei nostri pazienti ed