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Processi stocastici

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Academic year: 2021

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(1)

Processi stocastici

1

(2)

Processi stocastici

Anno Accademico 2017/2018

1

(3)

Processi stocastici

Anno Accademico 2017/2018

1.

1

(4)

1 Qualche richiamo di teoria della misura

2

(5)

1 Qualche richiamo di teoria della misura

(1.1) Definizione Sia Ω un insieme. Diciamo che una famiglia U di sottoinsiemi di Ω `e una σ−algebra in Ω, se le seguenti propriet`a sono soddisfatte:

(a) ∅ ∈ U;

(b) per ogni A ∈ U si ha Ω \ A ∈ U;

(c) se (Ah) `e una successione in U, risulta

S

h=0

Ah ∈ U.

2

(6)

1 Qualche richiamo di teoria della misura

(1.1) Definizione Sia Ω un insieme. Diciamo che una famiglia U di sottoinsiemi di Ω `e una σ−algebra in Ω, se le seguenti propriet`a sono soddisfatte:

(a) ∅ ∈ U;

(b) per ogni A ∈ U si ha Ω \ A ∈ U;

(c) se (Ah) `e una successione in U, risulta

S

h=0

Ah ∈ U.

Un sottoinsieme A di Ω si dice U−misurabile (o, pi`u semplicemente, misurabile), se A ∈ U.

2

(7)

1 Qualche richiamo di teoria della misura

(1.1) Definizione Sia Ω un insieme. Diciamo che una famiglia U di sottoinsiemi di Ω `e una σ−algebra in Ω, se le seguenti propriet`a sono soddisfatte:

(a) ∅ ∈ U;

(b) per ogni A ∈ U si ha Ω \ A ∈ U;

(c) se (Ah) `e una successione in U, risulta

S

h=0

Ah ∈ U.

Un sottoinsieme A di Ω si dice U−misurabile (o, pi`u semplicemente, misurabile), se A ∈ U.

(1.2) Definizione Uno spazio misurabile `e una coppia (Ω, U), in cui Ω `e un insieme e U `e una σ−algebra in Ω.

2

(8)

(1.3) Proposizione Sia (Ω, U) uno spazio misurabile.

3

(9)

(1.3) Proposizione Sia (Ω, U) uno spazio misurabile.

Valgono allora i seguenti fatti:

(a) Ω ∈ U;

(b) se (Ah) `e una successione in U, risulta

T

h=0

Ah ∈ U;

(c) se {Ah : 0 ≤ h ≤ k} `e una famiglia finita con Ah ∈ U per ogni h = 0, . . . , k, si ha

k

[

h=0

Ah ∈ U ,

k

\

h=0

Ah ∈ U ; (d) se A1, A2 ∈ U, si ha A2 \ A1 ∈ U.

3

(10)

(1.4) Proposizione Sia Uj : j ∈ J una collezione non vuota di σ−algebre in un insieme Ω.

4

(11)

(1.4) Proposizione Sia Uj : j ∈ J una collezione non vuota di σ−algebre in un insieme Ω.

Allora T

j∈J

Uj `e una σ−algebra in Ω.

4

(12)

(1.4) Proposizione Sia Uj : j ∈ J una collezione non vuota di σ−algebre in un insieme Ω.

Allora T

j∈J

Uj `e una σ−algebra in Ω.

(1.5) Definizione Sia F una famiglia di sottoinsiemi di un insie- me Ω. Poich´e P (Ω) `e una σ−algebra in Ω, la collezione di tutte le σ−algebre in Ω contenenti F non `e vuota. L’intersezione di ta- li σ−algebre si chiama σ−algebra generata da F. Si tratta della pi`u piccola σ−algebra in Ω contenente F.

4

(13)

(1.4) Proposizione Sia Uj : j ∈ J una collezione non vuota di σ−algebre in un insieme Ω.

Allora T

j∈J

Uj `e una σ−algebra in Ω.

(1.5) Definizione Sia F una famiglia di sottoinsiemi di un insie- me Ω. Poich´e P (Ω) `e una σ−algebra in Ω, la collezione di tutte le σ−algebre in Ω contenenti F non `e vuota. L’intersezione di ta- li σ−algebre si chiama σ−algebra generata da F. Si tratta della pi`u piccola σ−algebra in Ω contenente F.

(1.6) Definizione Sia Y uno spazio metrico. Denotiamo con B (Y ) la σ−algebra in Y generata dalla famiglia degli aperti di Y . Gli elementi di B (Y ) si chiamano sottoinsiemi boreliani di Y .

4

(14)

(1.4) Proposizione Sia Uj : j ∈ J una collezione non vuota di σ−algebre in un insieme Ω.

Allora T

j∈J

Uj `e una σ−algebra in Ω.

(1.5) Definizione Sia F una famiglia di sottoinsiemi di un insie- me Ω. Poich´e P (Ω) `e una σ−algebra in Ω, la collezione di tutte le σ−algebre in Ω contenenti F non `e vuota. L’intersezione di ta- li σ−algebre si chiama σ−algebra generata da F. Si tratta della pi`u piccola σ−algebra in Ω contenente F.

(1.6) Definizione Sia Y uno spazio metrico. Denotiamo con B (Y ) la σ−algebra in Y generata dalla famiglia degli aperti di Y . Gli elementi di B (Y ) si chiamano sottoinsiemi boreliani di Y .

Evidentemente ogni aperto ed ogni chiuso in Y `e un boreliano in Y . 4

(15)

(1.7) Definizione Siano U1 e U2 due σ−algebre in Ω1 e Ω2, rispettivamente.

Si denota con U1 ⊗ U2 la σ−algebra in Ω1 × Ω2 generata dai sottoinsiemi della forma A1 × A2 con A1 ∈ U1 e A2 ∈ U2.

5

(16)

(1.8) Definizione Sia (Ω, U) uno spazio misurabile. Diciamo che una funzione µ : U → [0, +∞] `e una misura su U, se valgono i seguenti fatti:

(a) µ(∅) = 0;

(b) se (Ah) `e una successione in U costituita da insiemi a due a due disgiunti, si ha

µ

[

h=0

Ah

=

X

h=0

µ(Ah) .

6

(17)

(1.8) Definizione Sia (Ω, U) uno spazio misurabile. Diciamo che una funzione µ : U → [0, +∞] `e una misura su U, se valgono i seguenti fatti:

(a) µ(∅) = 0;

(b) se (Ah) `e una successione in U costituita da insiemi a due a due disgiunti, si ha

µ

[

h=0

Ah

=

X

h=0

µ(Ah) .

Combinando la (a) e la (b), si deduce che, per ogni famiglia finita {Ah : 0 ≤ h ≤ k} ⊆ U costituita da insiemi a due a due disgiunti, si ha

µ

k

[

h=0

Ah

=

k

X

h=0

µ(Ah) . 6

(18)

(1.9) Definizione Uno spazio di misura (o spazio mensurale) `e una terna (Ω, U, µ), in cui Ω `e un insieme, U una σ−algebra in Ω e µ una misura su U.

7

(19)

(1.10) Proposizione Sia (Ω, U, µ) uno spazio di misura.

8

(20)

(1.10) Proposizione Sia (Ω, U, µ) uno spazio di misura.

Valgono allora i seguenti fatti:

(a) se A1, A2 ∈ U ed A1 ⊆ A2, si ha µ(A1) ≤ µ(A2); se in pi`u µ(A1) < +∞, risulta

µ(A2 \ A1) = µ(A2) − µ(A1) ; (b) se (Ah) `e una successione in U, si ha

µ

[

h=0

Ah

X

h=0

µ(Ah) ;

(c) se (Ah) `e una successione crescente in U, si ha µ

[

h=0

Ah

= lim

h µ(Ah) ; 8

(21)

(d) se (Ah) `e una successione decrescente in U con limh µ(Ah) < +∞ ,

si ha

µ

\

h=0

Ah

= lim

h µ(Ah) .

9

(22)

(1.11) Definizione Siano (Ω, U) uno spazio misurabile e Y uno spazio metrico. Un’applicazione f : Ω → Y si dice U−misurabile (o, pi`u semplicemente, misurabile), se per ogni aperto A in Y l’insieme f−1(A) `e U−misurabile.

10

(23)

(1.11) Definizione Siano (Ω, U) uno spazio misurabile e Y uno spazio metrico. Un’applicazione f : Ω → Y si dice U−misurabile (o, pi`u semplicemente, misurabile), se per ogni aperto A in Y l’insieme f−1(A) `e U−misurabile.

(1.12) Proposizione Sono fatti equivalenti:

(a) f `e U−misurabile;

(b) per ogni chiuso C in Y l’insieme f−1(C) `e U−misurabile;

(c) per ogni boreliano B in Y l’insieme f−1(B) `e U−misurabile.

10

(24)

(1.13) Proposizione Sia f : Ω → R una funzione.

11

(25)

(1.13) Proposizione Sia f : Ω → R una funzione.

Allora sono fatti equivalenti:

(a) f `e U−misurabile;

(b) per ogni c ∈ R l’insieme f−1(]c, +∞]) `e U−misurabile;

(c) per ogni c ∈ R l’insieme f−1([c, +∞]) `e U−misurabile;

(d) per ogni c ∈ R l’insieme f−1([−∞, c[) `e U−misurabile;

(e) per ogni c ∈ R l’insieme f−1([−∞, c]) `e U−misurabile.

11

(26)

(1.13) Proposizione Sia f : Ω → R una funzione.

Allora sono fatti equivalenti:

(a) f `e U−misurabile;

(b) per ogni c ∈ R l’insieme f−1(]c, +∞]) `e U−misurabile;

(c) per ogni c ∈ R l’insieme f−1([c, +∞]) `e U−misurabile;

(d) per ogni c ∈ R l’insieme f−1([−∞, c[) `e U−misurabile;

(e) per ogni c ∈ R l’insieme f−1([−∞, c]) `e U−misurabile.

(1.14) Corollario Sia f : Ω → R una funzione U−misurabile.

11

(27)

(1.13) Proposizione Sia f : Ω → R una funzione.

Allora sono fatti equivalenti:

(a) f `e U−misurabile;

(b) per ogni c ∈ R l’insieme f−1(]c, +∞]) `e U−misurabile;

(c) per ogni c ∈ R l’insieme f−1([c, +∞]) `e U−misurabile;

(d) per ogni c ∈ R l’insieme f−1([−∞, c[) `e U−misurabile;

(e) per ogni c ∈ R l’insieme f−1([−∞, c]) `e U−misurabile.

(1.14) Corollario Sia f : Ω → R una funzione U−misurabile.

Allora per ogni a, b ∈ R gli insiemi f−1(]a, b[), f−1([a, b]), f−1(]a, b]) e f−1([a, b[) sono U−misurabili.

11

(28)

(1.15) Definizione Siano Y1 ed Y2 due spazi metrici. Un’applica- zione g : Y1 → Y2 si dice boreliana, se `e B (Y1) −misurabile.

12

(29)

(1.15) Definizione Siano Y1 ed Y2 due spazi metrici. Un’applica- zione g : Y1 → Y2 si dice boreliana, se `e B (Y1) −misurabile.

(1.16) Teorema Siano Y1, Y2 due spazi metrici e sia g : Y1 → Y2 un’applicazione continua.

12

(30)

(1.15) Definizione Siano Y1 ed Y2 due spazi metrici. Un’applica- zione g : Y1 → Y2 si dice boreliana, se `e B (Y1) −misurabile.

(1.16) Teorema Siano Y1, Y2 due spazi metrici e sia g : Y1 → Y2 un’applicazione continua.

Allora g `e boreliana.

12

(31)

(1.15) Definizione Siano Y1 ed Y2 due spazi metrici. Un’applica- zione g : Y1 → Y2 si dice boreliana, se `e B (Y1) −misurabile.

(1.16) Teorema Siano Y1, Y2 due spazi metrici e sia g : Y1 → Y2 un’applicazione continua.

Allora g `e boreliana.

(1.17) Teorema Siano Y1, Y2 due spazi metrici, f : Ω → Y1 un’ap- plicazione U−misurabile e g : Y1 → Y2 un’applicazione boreliana.

12

(32)

(1.15) Definizione Siano Y1 ed Y2 due spazi metrici. Un’applica- zione g : Y1 → Y2 si dice boreliana, se `e B (Y1) −misurabile.

(1.16) Teorema Siano Y1, Y2 due spazi metrici e sia g : Y1 → Y2 un’applicazione continua.

Allora g `e boreliana.

(1.17) Teorema Siano Y1, Y2 due spazi metrici, f : Ω → Y1 un’ap- plicazione U−misurabile e g : Y1 → Y2 un’applicazione boreliana.

Allora (g ◦ f ) `e U−misurabile.

12

(33)

(1.18) Proposizione Valgono i seguenti fatti:

13

(34)

(1.18) Proposizione Valgono i seguenti fatti:

(a) se B ⊆ Rn `e boreliano, allora B `e Ln−misurabile;

13

(35)

(1.18) Proposizione Valgono i seguenti fatti:

(a) se B ⊆ Rn `e boreliano, allora B `e Ln−misurabile;

(b) se f : Rn → R `e boreliana, allora f `e Ln−misurabile;

13

(36)

(1.18) Proposizione Valgono i seguenti fatti:

(a) se B ⊆ Rn `e boreliano, allora B `e Ln−misurabile;

(b) se f : Rn → R `e boreliana, allora f `e Ln−misurabile;

(c) se f : Rm × Rn → R `e boreliana, allora la funzione Rm −→ R

x 7→ f (x, y)

`e boreliana per ogni y ∈ Rn e la funzione Rn −→ R

y 7→ f (x, y)

`e boreliana per ogni x ∈ Rm.

13

(37)

(1.18) Proposizione Valgono i seguenti fatti:

(a) se B ⊆ Rn `e boreliano, allora B `e Ln−misurabile;

(b) se f : Rn → R `e boreliana, allora f `e Ln−misurabile;

(c) se f : Rm × Rn → R `e boreliana, allora la funzione Rm −→ R

x 7→ f (x, y)

`e boreliana per ogni y ∈ Rn e la funzione Rn −→ R

y 7→ f (x, y)

`e boreliana per ogni x ∈ Rm.

(1.19) Teorema Siano Y uno spazio metrico e f : Ω → Y un’applicazione costante.

13

(38)

(1.18) Proposizione Valgono i seguenti fatti:

(a) se B ⊆ Rn `e boreliano, allora B `e Ln−misurabile;

(b) se f : Rn → R `e boreliana, allora f `e Ln−misurabile;

(c) se f : Rm × Rn → R `e boreliana, allora la funzione Rm −→ R

x 7→ f (x, y)

`e boreliana per ogni y ∈ Rn e la funzione Rn −→ R

y 7→ f (x, y)

`e boreliana per ogni x ∈ Rm.

(1.19) Teorema Siano Y uno spazio metrico e f : Ω → Y un’applicazione costante.

Allora f `e U−misurabile.

13

(39)

(1.20) Definizione Sia (fh) una successione di funzioni da Ω in R.

Definiamo le funzioni sup

h

fh, inf

h fh, lim sup

h

fh, lim inf

h fh da Ω in R ponendo per ogni ω ∈ Ω:



sup

h

fh



(ω) := sup

h

fh(ω) ,



infh fh



(ω) := inf

h fh(ω) ,



lim sup

h

fh



(ω) := lim sup

h

fh(ω) ,



lim inf

h fh



(ω) := lim inf

h fh(ω) .

14

(40)

(1.20) Definizione Sia (fh) una successione di funzioni da Ω in R.

Definiamo le funzioni sup

h

fh, inf

h fh, lim sup

h

fh, lim inf

h fh da Ω in R ponendo per ogni ω ∈ Ω:



sup

h

fh



(ω) := sup

h

fh(ω) ,



infh fh



(ω) := inf

h fh(ω) ,



lim sup

h

fh



(ω) := lim sup

h

fh(ω) ,



lim inf

h fh



(ω) := lim inf

h fh(ω) .

(1.21) Teorema Sia (fh) una successione di funzioni U−misurabili da Ω in R.

14

(41)

(1.20) Definizione Sia (fh) una successione di funzioni da Ω in R.

Definiamo le funzioni sup

h

fh, inf

h fh, lim sup

h

fh, lim inf

h fh da Ω in R ponendo per ogni ω ∈ Ω:



sup

h

fh



(ω) := sup

h

fh(ω) ,



infh fh



(ω) := inf

h fh(ω) ,



lim sup

h

fh



(ω) := lim sup

h

fh(ω) ,



lim inf

h fh



(ω) := lim inf

h fh(ω) .

(1.21) Teorema Sia (fh) una successione di funzioni U−misurabili da Ω in R.

Allora le funzioni sup

h

fh, inf

h fh, lim sup

h

fh e lim inf

h fh sono U−misu- rabili.

14

(42)

(1.22) Teorema Siano f, g : Ω → R due funzioni U−misurabili.

14

(43)

(1.22) Teorema Siano f, g : Ω → R due funzioni U−misurabili.

Allora valgono i seguenti fatti:

(a) le funzioni max{f, g} e min{f, g} sono U−misurabili;

(b) esiste una funzione U−misurabile s : Ω → R tale che s(ω) = f (ω) + g(ω)

in ogni ω ∈ Ω in cui la somma f (ω) + g(ω) `e definita;

(c) la funzione f g `e U−misurabile;

(d) le funzioni f+ := max{f, 0} e f := max{−f, 0} sono U−misu- rabili;

(e) la funzione |f | `e U−misurabile.

14

(44)

(1.23) Teorema Siano Y uno spazio normato su K di dimensione finita, {e1, . . . , en} una base in Y , f : Ω → Y un’applicazione e f(1), . . . , f(n) le componenti di f rispetto a tale base.

15

(45)

(1.23) Teorema Siano Y uno spazio normato su K di dimensione finita, {e1, . . . , en} una base in Y , f : Ω → Y un’applicazione e f(1), . . . , f(n) le componenti di f rispetto a tale base.

Allora sono fatti equivalenti:

(a) f `e U−misurabile;

(b) ogni componente f(j) : Ω → K `e U−misurabile.

15

(46)

(1.23) Teorema Siano Y uno spazio normato su K di dimensione finita, {e1, . . . , en} una base in Y , f : Ω → Y un’applicazione e f(1), . . . , f(n) le componenti di f rispetto a tale base.

Allora sono fatti equivalenti:

(a) f `e U−misurabile;

(b) ogni componente f(j) : Ω → K `e U−misurabile.

(1.24) Corollario Sia f : Ω → C una funzione.

15

(47)

(1.23) Teorema Siano Y uno spazio normato su K di dimensione finita, {e1, . . . , en} una base in Y , f : Ω → Y un’applicazione e f(1), . . . , f(n) le componenti di f rispetto a tale base.

Allora sono fatti equivalenti:

(a) f `e U−misurabile;

(b) ogni componente f(j) : Ω → K `e U−misurabile.

(1.24) Corollario Sia f : Ω → C una funzione.

Allora f `e U−misurabile se e solo se Re f ed Im f sono entrambe U−misurabili.

15

(48)

(1.23) Teorema Siano Y uno spazio normato su K di dimensione finita, {e1, . . . , en} una base in Y , f : Ω → Y un’applicazione e f(1), . . . , f(n) le componenti di f rispetto a tale base.

Allora sono fatti equivalenti:

(a) f `e U−misurabile;

(b) ogni componente f(j) : Ω → K `e U−misurabile.

(1.24) Corollario Sia f : Ω → C una funzione.

Allora f `e U−misurabile se e solo se Re f ed Im f sono entrambe U−misurabili.

(1.25) Corollario Siano Y uno spazio normato su K di dimensione finita e λ : Ω → K e f, g : Ω → Y delle applicazioni U−misurabili.

15

(49)

(1.23) Teorema Siano Y uno spazio normato su K di dimensione finita, {e1, . . . , en} una base in Y , f : Ω → Y un’applicazione e f(1), . . . , f(n) le componenti di f rispetto a tale base.

Allora sono fatti equivalenti:

(a) f `e U−misurabile;

(b) ogni componente f(j) : Ω → K `e U−misurabile.

(1.24) Corollario Sia f : Ω → C una funzione.

Allora f `e U−misurabile se e solo se Re f ed Im f sono entrambe U−misurabili.

(1.25) Corollario Siano Y uno spazio normato su K di dimensione finita e λ : Ω → K e f, g : Ω → Y delle applicazioni U−misurabili.

Allora le applicazioni (f + g), λf e kf k sono U−misurabili.

15

(50)

(1.26) Corollario Siano Y uno spazio normato su K di dimensio- ne finita e (fh) una successione di applicazioni U−misurabili da Ω in Y . Supponiamo che la successione (fh) converga puntualmente ad un’applicazione f : Ω → Y .

16

(51)

(1.26) Corollario Siano Y uno spazio normato su K di dimensio- ne finita e (fh) una successione di applicazioni U−misurabili da Ω in Y . Supponiamo che la successione (fh) converga puntualmente ad un’applicazione f : Ω → Y .

Allora f `e U−misurabile.

16

(52)

(1.26) Corollario Siano Y uno spazio normato su K di dimensio- ne finita e (fh) una successione di applicazioni U−misurabili da Ω in Y . Supponiamo che la successione (fh) converga puntualmente ad un’applicazione f : Ω → Y .

Allora f `e U−misurabile.

(1.27) Definizione Sia A ⊆ Ω. Si chiama funzione indicatrice di A la funzione χA : Ω → R definita da

χA(ω) =

( 1 se ω ∈ A,

0 se ω ∈ Ω \ A.

16

(53)

(1.26) Corollario Siano Y uno spazio normato su K di dimensio- ne finita e (fh) una successione di applicazioni U−misurabili da Ω in Y . Supponiamo che la successione (fh) converga puntualmente ad un’applicazione f : Ω → Y .

Allora f `e U−misurabile.

(1.27) Definizione Sia A ⊆ Ω. Si chiama funzione indicatrice di A la funzione χA : Ω → R definita da

χA(ω) =

( 1 se ω ∈ A,

0 se ω ∈ Ω \ A.

(1.28) Proposizione Sia A ⊆ Ω. Allora la funzione χA `e U−misurabile se e solo se l’insieme A `e U−misurabile.

16

(54)

(1.29) Definizione Siano (Ω, U, µ) uno spazio di misura e Y uno spazio normato su K di dimensione finita.

17

(55)

(1.29) Definizione Siano (Ω, U, µ) uno spazio di misura e Y uno spazio normato su K di dimensione finita.

Un’applicazione f : Ω → Y si dice µ−sommabile, se `e µ−misurabile e

Z

kf (ω)k dµ(ω) < +∞ .

17

(56)

(1.29) Definizione Siano (Ω, U, µ) uno spazio di misura e Y uno spazio normato su K di dimensione finita.

Un’applicazione f : Ω → Y si dice µ−sommabile, se `e µ−misurabile e

Z

kf (ω)k dµ(ω) < +∞ . Se f : Ω → Y `e µ−sommabile, risulta definito

Z

f (ω) dµ(ω) = Z

f dµ ∈ Y .

17

(57)

(1.29) Definizione Siano (Ω, U, µ) uno spazio di misura e Y uno spazio normato su K di dimensione finita.

Un’applicazione f : Ω → Y si dice µ−sommabile, se `e µ−misurabile e

Z

kf (ω)k dµ(ω) < +∞ . Se f : Ω → Y `e µ−sommabile, risulta definito

Z

f (ω) dµ(ω) = Z

f dµ ∈ Y .

Se inoltre {e1, . . . , en} `e una base in Y e f(1), . . . , f(n) sono le componenti di f rispetto a tale base, risulta

Z

f dµ =

Z

f(1)



e1 + · · · +

Z

f(n)



en .

17

(58)

2 Richiami di calcolo delle probabilit`a

18

(59)

2 Richiami di calcolo delle probabilit`a

(2.1) Definizione Uno spazio di probabilit`a `e uno spazio di misura (Ω, U, P ) tale che P (Ω) = 1.

18

(60)

2 Richiami di calcolo delle probabilit`a

(2.1) Definizione Uno spazio di probabilit`a `e uno spazio di misura (Ω, U, P ) tale che P (Ω) = 1.

L’insieme Ω si chiama spazio campionario, mentre gli elementi ω di Ω si chiamano eventi elementari. Gli elementi A di U si chiamano eventi, mentre P (A) `e la probabilit`a dell’evento A.

18

(61)

2 Richiami di calcolo delle probabilit`a

(2.1) Definizione Uno spazio di probabilit`a `e uno spazio di misura (Ω, U, P ) tale che P (Ω) = 1.

L’insieme Ω si chiama spazio campionario, mentre gli elementi ω di Ω si chiamano eventi elementari. Gli elementi A di U si chiamano eventi, mentre P (A) `e la probabilit`a dell’evento A.

Un evento A ∈ U con P (A) = 0 si dice quasi impossibile, mentre un evento A ∈ U con P (A) = 1 si dice quasi certo.

18

(62)

2 Richiami di calcolo delle probabilit`a

(2.1) Definizione Uno spazio di probabilit`a `e uno spazio di misura (Ω, U, P ) tale che P (Ω) = 1.

L’insieme Ω si chiama spazio campionario, mentre gli elementi ω di Ω si chiamano eventi elementari. Gli elementi A di U si chiamano eventi, mentre P (A) `e la probabilit`a dell’evento A.

Un evento A ∈ U con P (A) = 0 si dice quasi impossibile, mentre un evento A ∈ U con P (A) = 1 si dice quasi certo.

Da ora in poi supponiamo che sia dato uno spazio di probabilit`a (Ω, U, P ).

18

(63)

(2.2) Osservazione Valgono i seguenti fatti:

(a) se A1, A2 ∈ U ed A1 ⊆ A2, risulta

P (A2 \ A1) = P (A2) − P (A1) ; (b) se (Ah) `e una successione decrescente in U, si ha

P

\

h=0

Ah

= lim

h P (Ah) .

19

(64)

(2.2) Osservazione Valgono i seguenti fatti:

(a) se A1, A2 ∈ U ed A1 ⊆ A2, risulta

P (A2 \ A1) = P (A2) − P (A1) ; (b) se (Ah) `e una successione decrescente in U, si ha

P

\

h=0

Ah

= lim

h P (Ah) .

(2.3) Definizione Diciamo che X `e una variabile aleatoria (n−di- mensionale), se X `e un’applicazione U−misurabile da Ω in Rn.

19

(65)

(2.4) Definizione Sia X : Ω → Rn una variabile aleatoria P −sommabile.

20

(66)

(2.4) Definizione Sia X : Ω → Rn una variabile aleatoria P −sommabile.

Si chiama valore atteso di X, e si denota con E(X), l’elemento di Rn E(X) =

Z

X(ω) dP (ω) = Z

X dP .

20

(67)

(2.4) Definizione Sia X : Ω → Rn una variabile aleatoria P −sommabile.

Si chiama valore atteso di X, e si denota con E(X), l’elemento di Rn E(X) =

Z

X(ω) dP (ω) = Z

X dP .

Si chiama inoltre varianza di X, e si denota con V (X), l’elemento di [0, +∞]

V (X) = Z

|X(ω) − E(X)|2 dP (ω) = Z

|X − E(X)|2 dP .

20

(68)

(2.4) Definizione Sia X : Ω → Rn una variabile aleatoria P −sommabile.

Si chiama valore atteso di X, e si denota con E(X), l’elemento di Rn E(X) =

Z

X(ω) dP (ω) = Z

X dP .

Si chiama inoltre varianza di X, e si denota con V (X), l’elemento di [0, +∞]

V (X) = Z

|X(ω) − E(X)|2 dP (ω) = Z

|X − E(X)|2 dP . Risulta

V (X) = Z

|X|2 dP − |E(X)|2 .

20

(69)

(2.5) Definizione Sia X : Ω → Rn una variabile aleatoria.

21

(70)

(2.5) Definizione Sia X : Ω → Rn una variabile aleatoria.

Definiamo una funzione

FX : Rn → [0, 1]

ponendo

FX(x) = P

n

ω ∈ Ω : X(1)(ω) ≤ x(1), . . . , X(n)(ω) ≤ x(n) o

.

21

(71)

(2.5) Definizione Sia X : Ω → Rn una variabile aleatoria.

Definiamo una funzione

FX : Rn → [0, 1]

ponendo

FX(x) = P

n

ω ∈ Ω : X(1)(ω) ≤ x(1), . . . , X(n)(ω) ≤ x(n) o

. La funzione FX si chiama funzione di ripartizione di X.

21

(72)

Se una funzione boreliana e Ln−sommabile fX : Rn → [0, +∞[

soddisfa

FX(x) = Z

]−∞,x(1)]×···×]−∞,x(n)]

fX dLn per ogni x ∈ Rn, diciamo che fX `e una densit`a per X.

22

(73)

Se una funzione boreliana e Ln−sommabile fX : Rn → [0, +∞[

soddisfa

FX(x) = Z

]−∞,x(1)]×···×]−∞,x(n)]

fX dLn per ogni x ∈ Rn, diciamo che fX `e una densit`a per X.

Risulta

Z

Rn

fX dLn = 1 .

22

(74)

Se una funzione boreliana e Ln−sommabile fX : Rn → [0, +∞[

soddisfa

FX(x) = Z

]−∞,x(1)]×···×]−∞,x(n)]

fX dLn per ogni x ∈ Rn, diciamo che fX `e una densit`a per X.

Risulta

Z

Rn

fX dLn = 1 . Se

fX, ˆfX : Rn → [0, +∞[

sono due densit`a per X, si ha fX(x) = ˆfX(x) per Ln−q.o. x ∈ Rn.

22

(75)

(2.6) Teorema Sia X : Ω → Rn una variabile aleatoria che ammette densit`a fX.

23

(76)

(2.6) Teorema Sia X : Ω → Rn una variabile aleatoria che ammette densit`a fX.

Valgono allora i seguenti fatti:

(a) per ogni g : Rn → R boreliana, risulta che g ◦ X `e P −sommabile se e solo se gfX `e Ln−sommabile, nel qual caso

E(g ◦ X) = Z

Rn

gfX dLn ;

23

(77)

(2.6) Teorema Sia X : Ω → Rn una variabile aleatoria che ammette densit`a fX.

Valgono allora i seguenti fatti:

(a) per ogni g : Rn → R boreliana, risulta che g ◦ X `e P −sommabile se e solo se gfX `e Ln−sommabile, nel qual caso

E(g ◦ X) = Z

Rn

gfX dLn ; in particolare, risulta

P ({ω ∈ Ω : X(ω) ∈ B}) = Z

B

fX dLn per ogni boreliano B in Rn;

23

(78)

(b) X `e P −sommabile se e solo se

Rn −→ Rn x 7→ fX(x)x

`e Ln−sommabile, nel qual caso E(X) =

Z

Rn

fX(x)x dLn(x) ;

24

(79)

(b) X `e P −sommabile se e solo se

Rn −→ Rn x 7→ fX(x)x

`e Ln−sommabile, nel qual caso E(X) =

Z

Rn

fX(x)x dLn(x) ; (c) se X `e P −sommabile, risulta

V (X) = Z

Rn

|x − E(X)|2fX(x) dLn(x) .

24

(80)

(2.7) Definizione Siano m ∈ R e σ > 0. Una variabile aleatoria X : Ω → R si dice normale di tipo N (m, σ2), se ammette densit`a e tale densit`a `e la funzione

fX(x) =

exp



|x−m|2

2



2πσ2 .

25

(81)

(2.7) Definizione Siano m ∈ R e σ > 0. Una variabile aleatoria X : Ω → R si dice normale di tipo N (m, σ2), se ammette densit`a e tale densit`a `e la funzione

fX(x) =

exp



|x−m|2

2



2πσ2 .

Se X : Ω → R `e una variabile aleatoria normale di tipo N (m, σ2), risulta E(X) = m , V (X) = σ2 .

25

(82)

(2.7) Definizione Siano m ∈ R e σ > 0. Una variabile aleatoria X : Ω → R si dice normale di tipo N (m, σ2), se ammette densit`a e tale densit`a `e la funzione

fX(x) =

exp



|x−m|2

2



2πσ2 .

Se X : Ω → R `e una variabile aleatoria normale di tipo N (m, σ2), risulta E(X) = m , V (X) = σ2 .

(2.8) Definizione Siano m ∈ Rn e C una matrice n × n simme- trica e definita positiva. Una variabile aleatoria X : Ω → Rn si dice normale di tipo N (m, C), se ammette densit`a e tale densit`a `e la funzione

fX(x) =

exp

12 (x − m) · [C−1(x − m)]

 p(2π)n det C .

25

(83)

(2.9) Definizione Degli eventi A1, . . . , Am in Ω si dicono indipen- denti, se

P (Aj1 ∩ · · · ∩ Aj

k) = P (Aj1) · · · P (Aj

k) ogniqualvolta 1 ≤ j1 < · · · < jk ≤ m.

26

(84)

(2.9) Definizione Degli eventi A1, . . . , Am in Ω si dicono indipen- denti, se

P (Aj1 ∩ · · · ∩ Aj

k) = P (Aj1) · · · P (Aj

k) ogniqualvolta 1 ≤ j1 < · · · < jk ≤ m.

(2.10) Definizione Delle variabili aleatorie X1, . . . , Xm : Ω → Rn si dicono indipendenti, se

P ({ω ∈ Ω : X1(ω) ∈ B1 , . . . , Xm(ω) ∈ Bm}) =

= P ({ω ∈ Ω : X1(ω) ∈ B1}) · · · P ({ω ∈ Ω : Xm(ω) ∈ Bm}) comunque si scelgano B1, . . . , Bm boreliani in Rn.

26

(85)

(2.9) Definizione Degli eventi A1, . . . , Am in Ω si dicono indipen- denti, se

P (Aj1 ∩ · · · ∩ Aj

k) = P (Aj1) · · · P (Aj

k) ogniqualvolta 1 ≤ j1 < · · · < jk ≤ m.

(2.10) Definizione Delle variabili aleatorie X1, . . . , Xm : Ω → Rn si dicono indipendenti, se

P ({ω ∈ Ω : X1(ω) ∈ B1 , . . . , Xm(ω) ∈ Bm}) =

= P ({ω ∈ Ω : X1(ω) ∈ B1}) · · · P ({ω ∈ Ω : Xm(ω) ∈ Bm}) comunque si scelgano B1, . . . , Bm boreliani in Rn.

(2.11) Definizione Una successione (Xm) di variabili aleatorie da Ω in Rn si dice indipendente, se X0, . . . , Xm sono indipendenti per ogni m ∈ N.

26

(86)

(2.12) Definizione Una successione (Um) di σ−algebre in Ω con Um ⊆ U si dice indipendente, se risulta

P (Aj1 ∩ · · · ∩ Aj

k) = P (Aj1) · · · P (Aj

k) ogniqualvolta Aj1 ∈ Uj1, . . . , Aj

k ∈ Uj

k con j1 < · · · < jk.

27

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