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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.45 (1918) n.2288, 10 marzo

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L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

S C I E N Z A E C O N O M I C A , F I N A N Z A , C O M M E R C I O , B A N C H I , F E R R O V I E , I N T E R E S S I P R I V A T I Direttore: M. J. de Johannis.

Anno XLV - Voi. XUX Firenze-Roma, IO Marzo 1918 ! l 2288

1918

Il continuo aumentare di abbonati a questo nostro periodico, sia in Italia che all'Estero, aumento anzi accentuatosi maggiormente nel pe-riodo di guerra, ci permette, non senza qualche sacrifizio, di far fronte alle accresciute spese di stampa, e di mantenere invariata a L. 20 la quota di sottoscrizione annua per l'Italia e a L. 25 per l'Estero. A dif-ferenza quindi di quelle gazzette che hanno dovuto aumentare il prezzo di abbonamento e ridurre in modo considerevole la periodicità, L'Eco-NOMisTA entra nel suo 45mo anno di vita immutato nel suo apprezzato cammino.

Di ciò ringraziamo vivamente i sottoscrittori vecchi e nuovi. Tornerebbe sommamente gradito alla Direzione dell'Economista di poter completare ad alcuni vecchi e fedeli abbonati, che ne hanno f a t t o richiesta le loro collezioni, alle quali non si è potuto provvedere perchè esauriti presso l'Amministrazione i fascicoli mancanti.

Si fa perciò cortese preghiera a coloro che possedessero i fascicoli sotto-segnati, e che non volessero conservare la intera collezione di inviarli a questa Amministrazione: faranno così opera gradita agli a b b o n a t i predetti.

Ecco l'elenco dei fascicoli che si ricercano:

N. 275 del io agosto 1879.. N. 2070 del 4 gennaio 1914

» 338 » 26 ottobre 1880 » 2071 » 11 » » » 818 s 5 gennaio 1890 » 20/2 » 18 9 » » 822 * 2 febbraio » » 2076 » 15 febbraio » » 825 » 23 » » » 2079 » 8 marzo » » 829 » 23 marzo » » 2080 » 15 » » » 860 26 ottobre » » 2083 » 5 aprile » » 862 » 9 novembre » • » 2109 » 4 ottobre » » 864 » 23 » » » 2110 » 11 9 » » 869 . » 28 dicembre » 2 1 1 8 » 6 dicemb. 9 » 883 » 5 aprile 1891 » 2227 » 7 gennaio 1917 » 835 » 19 » » » 2228 » 14 9 » » 915 » 15 novembre 9 9 2234 » 25 febbraio » » 2046 20 luglio 1913 » 2235 » 4 marzo 9 » 2058 » 12 ottobre » » 2238 » 25 » » » 2060 » 26 » » . » 2240 » 8 aprile 9 » 2063 » 11 novem. 1913 » 2248 9 3 giugno 9 » 2064 9 23 » » » ' 2255 » 22 luglio » » 2068 » 21 dicemb. » SOMMARIO: PARTE ECONOMICA. Un uomo.

11 credito agrario del Banco di Napoli nel 1916. Liberismo e guerra.

Scarsezza di metalli nel dopo guerra. Navigazione fluviale in Isvizzera.

Effetti dell'improduttività agricola sulla razione alimentare in Francia. NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE.

Movimento <lel cambio. — Prestito e cambi. — Espansione economica delia Germania in Oriente. — Informazioni commer-ciali in Inghilterra.

LEGISLAZIONE DI GUERRA.

legislazione speciale per le persone ed enti dei paesi invasi. NOTIZIE — COMUNICATI — INFORMAZIONI.

Commercio degli Stati Uniti. — Tariffa doganale Argentina. — L'Istituto nazionale delle assicurazioni. — Assicurazione per gli ufficiali. — Sulla esportazione della seta. — Mercato dello zucchero. — Produzione mondiale del petrolio.

Situazione degli Istituti di Credito mobiliare — Situazione degli Istituti di emis-sione italiani — Situazione degli Istituti Nazionali Esteri.

Quotazioni di valori di Stato italiani — Valori bancari — Valori industriali — Borsa di Parigi — Borsa di Londra — Borsa di Nuova York — Stanze di compensazione.

Cambi all'Estero — Media ufficiale dei cambi agli effetti dell'art. 39 del Codice commerciale — Corso medio dei cambi accertato in Roma — Rivista dei cambi di Londra — Rivista dei cambi di Parigi.

PARTE ECONOMICA

UN UOMO.

È veramente fortnna per la Francia di avere anche questa volta nel momento del bisogno un uomo il quale comprenda t u t t a la importanza e la gravità delle sorti che si dibattono. N o i riconosciamo in Clemenceau un uomo, nel senso antonomastico della parola, e forse f r a t u t t i gli Stati della Intesa, egli è l'unico uomo.

I l discorso da lui pronunciato l'8 m a r z o alla Camera dei D e p u t a t i sta a prova di t u t t a la forza, di t u t t a la coe-renza, di t u t t a la fierezza di quella t e m p r a che, in mezzo alle lotte dei partiti, in mezzo alla v a c u i t à delle parole ed alla meschinità della critica, h a dinanzi agli occhi un solo dovere, una sola meta, un solo compito: FARE LA GUERRA !

Nella politica interna, egli disse, 10 FACCIO LA GUERRA ; nella politica estera, 10 FACCIO LA GUERRA, e ripetè : 10 FACCIO LA GUERRA ! Iva Russia ci ha traditi : 10

CON-TINUO A FARE LA GUERRA ! Da disgraziata R u m e n i a è c o s t r e t t a a capitolare : 10 CONTINUO A FARE LA GUERRA E C O N T I N U E R Ò A FARLA F I N O ALL'ULTIMO QUARTO D ' O R A , P E R C H È SAREMO N O I C H E AVREMO L'ULTIMO QUARTO D ' O R A .

E quest'uomo integerrimo, passa attraverso le mi-serie delle piccole battaglie che gli vorrebbero opporre, passa fiero'al di sopra di t u t t e le opposizioni per FARE LA

GUERRA, per servire cioè nel miglior modo, durante il più critico momento, il suo paese.

Se forse in Inghilterra Dloyd George può in qualche modo rassomigliare a Clemenceau, noi dobbiamo con ama-rezza domandarci qualé altro dei paesi in guerra ha uomini che gli equivalgono.

Discorsi e slanci oratori noi abbiamo avuti dovunque, è vero, ed abbondanti, e ripetuti anche ; m a s t a t i s t i c h e alle mirabolanti parole facessero seguire una linea di condotta ferrea e decisa, rispondente alle dure esigenze che a tutti impongono lo stato di guerra, non sappiamo trovare.

Anche noi, in Italia, FACCIAMO LA GUERRA, non c'è che dire ; m a vi è modo e modo di intendere i rigori e le necessità imprescindibili che quello sforzo di tutte le energie del paese richiede ; si può fare la guerra per ri-dere, la si può fare tant bien qm mal : la si può fare sul serio ; Clemenceau, ci sembra la faccia sul serio e noi non possiamo che invidiare alla F r a n c i a un uomo della sua tempra.

Purtroppo se nella storia si è sempre trovato che le circostanze hanno formato le persone o queste sono emerse quasi inconsapevolmente dalle circostanze stesse, ci è duopo riconoscere che nella guerra attuale quella che sembrava essere u n a legge storica, n o n s'è avverata. N è politicamente, nè militarmente, nè economicamente, il paese nostro ha saputo dare uomini all'altezza della bi-sogna, mentre sono prolusi nella storia di altri tempi i n o m i di coloro che seppero divenire immortali appunto perchè risposero pienamente a q u a n t o le contingenze richiedevano.

Eppure molte vittorie sono dovute pivi che altro alla forza ed alla v o l o n t à di u h uomo !

Il credito agrario

del Banco di Napoli nel 1916.

D'antico e potente istituto di credito, che dell'econo-mia del Mezzogiorno d'Italia è il regolatore e l'animatore, pubblicava non è molto la relazione sull'attività sua in favore dell'agricoltura nelle nostre regioni meridionali.

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n 8 1 / E C O N O M I S T A io marzo 1918 -— N. 2288

giuridica : seguono infine i d a t i statistici generali e spe-ciali alle^singole p r o v i n c e .

Da parte p i ù i m p o r a n t e è n a t u r a l m e n t e la p r i m a , che indica i risultati dell'esercizio d e l credito agrario f a t t o coi f o n d i della c a s s a di risparmio, coti quelli delle casse provinciali e con quelli a n t i c i p a t i d a l l o S t a t o .

N e l l a lettera di p r e s e n t a z i o n e il c o m m . Miraglia n o t a che la siccità, l'eterno o s t a c o l o alla produzione meridio-nale, n o n f u m o l t o n o t e v o l e per il f r u m e n t o : m a pur-t r o p p o i pur-topi si a g g i u n s e r o a quella e dispur-trussero raccolpur-ti e piante, a g g i u n g e n d o così un n u o v o d a n n o ai raccolti precedenti m a n c a t i . F u r o n o perciò richieste maggiori pròvidenze a m m i n i s t r a t i v e : lo S t a t o concedette ben 28 milioni per sola c u l t u r a dei cereali c per le sole pro-vince di F o g g i a , C a m p o b a s s o , P o t e n z a e Bari, m e n t r e I altre iniziative erano prese p e l credito ordinario in ! t u t t o il mezzogiorno ; eppure t a l credito f u più ristretto ! degli altri anni, sia p e l rarefarsi della m a n o d'opera, sia per l'alto prezzo dei p r o d o t t i . O r a qui p u ò n o t a r s i che, ! se la seconda di q u e s t e d u e cause p u ò essere di b u o n segno (almeno pei p r o d u t t o r i , se non per i consumatori), l'altro non è utile che ai lavoratori, con d a n n o dei p r o d u t -tori e dei consuma-tori. Quello che dice m o l t o e s a t t a m e n t e il Miraglia è che n o n è d a credere che solo il credito è ciò che m a n c a a l l ' a g r i c o l t u r a meridionale, m a n c a n o le conoscenze tecniche e commerciali : il f a n t a s m a del credito in sè e per sè p r o d u t t o r e è t e m p o che scomparisca, ora p i ù che in altri t e m p i , ora che l'economia è in crisi e perciò p i ù pericolosi s o n o i suoi passi : oggi più che m a i v i v e la grande m a s s i m a che chiacchiere e tabacchiere non

si portano al Banco di Napoli.

I risultati dell'esercizio, e cioè l ' a t t i v i t à economica, esposti nella p r i m a p a r t e della relazione, i n d i c a n o in p r i m o luogo gli i s t i t u t i intermedii, che s o n o gli organi dell'attuazione del credito : se ne costituirono nell'anno in e s a m e ben 34, s a l e n d o il t o t a l e a 2 1 7 9 : m a d i essi 976 n o n possono o 11011 v o g l i o n o seguire i criterii del b a n c o e r e s t a n o cpiindi solo 1 203 di buoni, che nacquero s p e c i a l m e n t e negli a n n i 1902-3, 1 9 0 6 , 1 9 1 3 - 1 4 e sarebbe bene che la relazione ci a v e s s e i n d i c a t o le cause per cui si e b b e r o t a l i s v i l u p p i in tali anni. D i q u e s t i istituti i g r a p p i m a g g i o r i s o n o le casse agrarie (482), i m o n t i f r a - 1 m e n t a r i (288), le b a n c h e popolari (145) e i consorzii agrari (120) : c o m e si v e d e; v i è v a r i e t à di t i p i e di

costi-tuzioni : p r e v a l g o n o le associazioni in n o m e collettivo, che r a p p r e s e n t a n o q u a s i u n a m e t à degli enti e preval-g o n o , per la p r o p a preval-g a n d a f a t t a , specie in Sardepreval-gna. De iscrizioni nei castelletti f u r o n o per 26 mila a richiesta, e solo 2 mila d'ufficio : solo F o g g i a d à 5 milioni, m e n t r e B a r i n e d à 3 ; T e r a m o , Salerno e Caserta 2 ed altre 1 o m e n o : N a p o l i 290 m i l a .

De s o m m e i m p e g n a t e f u r o n o 12 milioni (9 delle casse provinciali e 3 di quelle di risparmio), d i m i n u e n d o d i ben 4 milioni sull'esercizio precedente in 11 provincie specialmente p i ù meridionali. Da maggior diminuzione si e b b e a F o g g i a pei topi.

F u r o n o rifiutate b e n 100 c a m b i a l i per 72 m i l a lire (ni 5.600 per 2.675 mila) per irregolarità di f o r m a e per i n a d e m p i e n z a di leggi ; il capitale delle casse provinciali f u m a s s i m o per F o g g i a , m a n o n l'impiego che f u m a g g i o r e a B a r i e Salerno. S u l t o t a l e di 1.187 c a m b i a l i per 2 mi-lioni ben 903 per 1,7 mimi-lioni f u r o n o assorbiti d a F o g g i a .

N e i quindici a n n i di esercizio f u r o n o distribuiti 103 milioni, con cifra a n n u a l e che sale d a 0,2 a 1 6 milioni, a u m e n t a n d o sempre fino al 1 9 1 5 e di essi b e n 28 ne e b b e solo F o g g i a e le altre d a 1 a 10.

De 21 m i l a c a m b i a l i per 8 m i l i o n i f a t t e agli enti e d agli agricoltori f u r o n o g a r a n t i t e per 6 milioni c o n pri-vilegio e 1 con p e g n o di p r o d o t t i . C a d d e r o i n sofferenza per 226 mila lire e n e l q u i n d i c e n n i o per 630 : cifre m i n i m e e n o t e v o l i solo p e l 1916, a n n o di g r a v e crisi : ciò d i m o s t r a la m a g n i f i c a organizzazione del credito.

Da cassa di r i s p a r m i o e b b e u n utile di D- 78 mila e nel quindicennio di 1.462 m i l a : le casse privinciali di 394 mila, oltre 87 di utili f u t u r i . De spese f u r o n o d i 318 mila, di cui 192 sofferenze in A q u i l a , B a r e F o g g i a e solo 126 di vere spese, f r a le quali n o t e v o l i 44 d i interessi passivi, che r i d u c o n o il c o s t o dell'amministrazione a 80 m i l a , di cui ben 51 per personale. Così l'utile n e t t o f u d i 75 mila, che a n d ò a l f o n d o di riserva, m e n o per F o g g i a e B a r i che e b b e r o p e r d i t a d i 60 e 28.

D'interesse si m a n t e n n e d e l 3,50 % agli enti e 4 a g l i agricoltori : quelli lo e l e v a r o n o d a l 4 al 5 ed al 6 % .

II credito f u f a t t o s p e c i a l m e n t e per la coltivazione, m a anche pei c o n c i m i e le s e m e n t i : specialmente per il bestiame grosso ed e s c l u s i v a m e n t e s u cereali. F u f a t t o

per 5 a ai proprietari c o n d u t t o r i e per -, s agli affittuari

c o m e è nella costituzione demografiea-economica della regione, m a è d a n o t a r e la p r i m a d i queste cifre : a n c h e nel quindicennio le d u e classi a t t i n s e r o per 58 e 39 % . F u f a t t o per 4 milioni dalle casse, 3 d a i consorzi e dalle b a n c h e (nel quindicennio 23, 38 e 13). I l n u m e r o e l ' a m -m o n t a r e delle o p e r a z i o n i è d a t o dal 45 e 24 % per D. 100-500 ; 2 e 35 p e r D. 5 000 o p i ù ; 33 e 4 per D- 100 o m e n o : ina ben 60 e 44 per D. 100-1.000. I n n a t u r a s o l o 1 milione. D e i 4 milioni di sconti diretti ben 2,67 f u r o n o per acquisti collettivi, 0,63 per v e n d i t e e 0,72 per deficienza di mezzi. I l capitale a s s e g n a t o dallo S t a t o p e r l a l o t t a c o n t r o i t o p i in D. 20 milioni f u d a t o per D. 12 a F o g g i a , 4 a Bari, 2 a P o t e n z a ed 1 a C a m p o b a s s o . Delle s o m m i n i s t r a z i o n i f u r o n o d a t e in denaro ed in n a t u r a il 40 ed il 60 % a F o g g i a , il 74 e 26 a Bari, il 43 6 5 7 a C a m p o b a s s o , con m e d i a di 47 e 53. D e i 10 milioni d a t i a F o g g i a 8 a n d a r o n o a A t t u a r i e 2 a proprietari, a B a r i 2 e 1, a C a m p o b a s s o quasi t u t t o ai p r i m i e q u e s t e cifre h a n n o m o l t a significazione, specie in r a p p o r t o a quelle a n a l o g h e v i s t e sopra.

D'interesse f u del 2 % fino a l 4 Vi %• Gli utili f u r o n o 51 mila, c o n t r o 16 interessi e 12 spese (4 personale) con n e t t o di 23.

Da parte seconda della relazione riguarda la p r o p a -g a n d a a-graria ed è d e n s a di osservazioni pratiche, che n o n è possibile riassumere, m a che è consigliabile d a ehi v u o l e occuparsi di t a l e politica ; n o t e v o l e il criterio che il cre-dito non d e v e farsi agli agricoltori, m a a d enti interme-diari, locali, sieno a n c h e m o d e s t i e cioè p i ù conoscitori delle persone. T u t t a u n ' o p e r a di studio, d i p r o g e t t i , di discussione h a s v o l t o il B a n c o , occupandosi atiche della T i b i a e del s u o p r o b l e m a agrario (ora però le condizioni politiche n o n c o n s e n t o n o c o n t i n u a r e colà a svolgere l'opera).

B e n f a v o r i t o l ' a c q u i s t o a d uso c o m u n e di macelline agricole, l'assicurazione dei p r o d o t t i e specialmente la l o t t a c o n t r o i t o p i ; m a f u anche i n s i s t i t o per lo s v i l u p p o della p r o d u z i o n e agraria. I l b a n c o s t u d i ò (e riferisce) l ' o r d i n a m e n t o agrario in I t a l i a ed all'estero.

È q u e s t a l a parte p i ù i m p o r t a n t e , p i ù fattiva della relazione : m a è anche la m e n o politica e la p i ù t e c n i c a : p u ò dirsi in generale che l ' I s t i t u t o h a s v o l t o a z i o n e no-tevolissima, c o n t e m p e r a n d o s a g g i a m e n t e l'entusiasmo della p r o p a g a n d a con la serietà degli affidamenti richiesti.

Carattere a s s o l u t a m e n t e diverso ha la t e r z a parte, « d u b b i di i n t e r p r e t a z i o n e della legge e del r e g o l a m e n t o » : è t u t t a u n a magnifica g i u r i s p r u d e n z a in questo n u o v o ed interessantissimo diritto creditizio agrario che v i e n e for-m a n d o s i e che è d e g n o del for-m a s s i for-m o s t u d i o : io n o n posso q u i riferire le decisioni, m a n c a n d o lo spazio e forse l'in-teresse dei lettori ; m a a n c h e solo a d accennare la posi-zione dei p r o b l e m i risoluti n o n è chi n o n n e v e d a l'im-p o r t a n z a ; sia che il diritto d e l creditore m a n i f e s t i il privilegio c o n t r o il proprietario d e l f o n d o , che a s s u m e anche di a v e r e s o m m i n i s t r a t o le s e m e n t i (ma n o n lo prova), sia c h e si t r a t t i d i c o s t i t u z i o n e familiare (manc a n z a di a u t o r i z z a z i o n e per a s s e n z a o ri(manchiamo d e l m a -rito. o emigrazione ; f o n d i gestiti d a altre persone della famiglia), sia che si t r a t t i di specificare i p r o d o t t i , sia che si t r a t t i di f o n d i s o t t o p o s t i a d espropriazione, s i a che occorrano t a s s e o f o r m a l i t à ; f u deciso anche n o n potersi f a r luogo a c o n t o corrente agrario. Infine t r o v a s i l'indice alfabetico dei d u b b i risoluti nei 15 anni di esercizio, che costituisce u n v o c a b o l a r i o giurisprudenziale che n o n do-v r e b b e mancare'nello s t u d i o di ogni a do-v do-v o c a t o meridionale.

S e g u o n o le relazioni per c i a s c u n a delle p r o v i n c i e e queste n o n h a n n o p i ù l ' i m p o r t a n z a nazionale delle no-tizie v i s t e finora ; p i u t t o s t o è d a accennare ai p r o g e t t i r i a s s u n t i v i c o n cui si c h i u d e il v o l u m e :

Così il p r e s t i t o s o r r e t t o d a privilegio legale f u concesso per

raccolta !.. 48 m i l a ;

coltivazione . . . » 2758 » (specialmente a Bari, Foggia ed Aquila) sementi . . . 778 .. ; .. « Caserta e Campobasso) Concimi . . . 659 » » » Salerno e Teramo) anticrittogamici. . » 605

Vitto ai coloni. . , 14 e quello n o n g a r a n t i t o per

bestiame grosso L. 1578 mila (specialmente a Reggio ed Aquila) » m i n u t o » 84 > » » T e r a m o »

macelline. . . . - 142 > » Salerno,CatanzaroeFoggia) attrezzi 37 » » ,, Teramo)

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119

L e casse provinciali avevano al 31-12-16 attività per L . 50 mila e totale di 80 mila.

Tale, per sommi capi, la bella relazione, degna di studio e di discussione, oggi che il problema agrario in genere e quello meridionale e frumentario in ispecie si è acuito ed incastonato meglio nel problema nazionale della guerra e del dopo la guerra. Il potente istituto di credito ha e può ancora avere una funzione non in-degna delle magnifiche sue tradizioni ; e dimostra di avere coscienza della sua missione : possano lo Stato e la società offrirgli le condizioni'per svolgere tale opera : sarà questo il miglior premio offerto dall'Italia agli uomini che dirigono quell'istituto ed a t u t t o il mezzo-giorno.

G i u i . r o CURATO.

Liberismo e Guerra.

La prospettiva economica. — Molti degli scrittori che prima della guerra erano protezionisti e tuttora lo sono, deplorano che non abbiamo imparato nulla dalla prova che attraversammo dal 1914 al 1918. Ma al contrario, l'esperienza della guerra ha dimostrato la superiorità incontrastata della finanza liberista, afferma Runciman nel Daily New 3 del 20 gennaio scorso.

I l Regno Unito resse per tre anni il peso principale nel finanziare ciascuno dei suoi alleati europei. Oltre a sopperire alle nostre spese, eseguimmo prestiti verso la Russia, il Belgio, la Romania, la Serbia, la Grecia, l'Ita-lia e la Francia. L e garanzie offerte nel primo periodo, dalla Francia e dalla Gran Bretagna insieme, si ridussero poi a garanzie esclusivamente brittaniche.

Il risultato del Libero Scambio. — Non un solo Al-leato avrebbe resistito senza l'aiuto del Tesoro Britan-nico, un Tesoro Liberista. Londra rimase per tre anni il centro finanziario del mondo, ad onta dei duemila mi-lioni prestati agli Alleati nostri e le molte migliaia spese per noi. E la City di Londra qual'è divenuta, è il risul-tato di sessant'anni di Liberismo. L e nostre industrie diedero prova di una eccezionale adattabilità all'esi-genze della guerra, m a quelle medesime industrie si erano sviluppate durante il periodo liberista. L a flotta mercantile britannica f u il solido punto d'appoggio del Commissariato e degli Arsenali Alleati, senza il quale ogni nemico della Germania nell'Europa Occidentale sarebbe stato affamato e probabilmente sconfitto. L a nostra forza in questi enormi sforzi che avrebbero spez-zato la resistenza economica di altri Stati protezionisti è senza dubbio una ragione evidente di fede nel Libero Scambio anziché di dubbio nei benefici ch'esso apporta alla nostra patria.

Accrescimento delle entrate. — Anche per quanto ri-guarda il sistema fiscale, noi soli di t u t t i i paesi europei ci t r o v a m m o in possesso di un organismo suscettibile di sviluppo, e infatti abbiamo fatto sabre le nostre en-trate da 200 milioni a quasi 640 milioni all'anno, sempre sulla base Liberista, e nessun/altra base avrebbe servito, come insieme se ne persuasero Francia, Italia, Russia e Germania. Persino l'America dovette ricorrere ad un fisco Liberista se volle elevare le proprie entrate ad un livello di guerra, e invece di estendere i propri diritti di dogana, dovette adottare varie forme di tasse sul red-dito. Sarebbe davvero ben sciocco colui che con simili fatti (non sono dottrine economiche, m a fatti) dinanzi agli occhi, potesse oggi dubitare della saggezza di coloro che per 60 anni si affidarono ad u n regime che seppe ottenere un tale risultato in tempi di guerra.

L'avvenire. — Questo per il presente : e il futuro ? N o n è necessaria una revisione delle nostre opinioni ? Tale è la domanda che si rivolge ai liberisti nella con-versazione pubbbca e privata, e in risposta è meglio dire francamente che noi siamo sempre pronti a riesaminare le norme direttive* della nostra pobtica economica. Guar-diamo dunque alle nostre condizioni non quali erano, m a q u a b sono ora.

In u n precedente articolo io accennai alla necessità ora più grande e fondamentale che mai di rifornimenti abbondanti e a buon mercato in f a t t o di commestìbili, oggetti di vestiario, utensili e oggetti di uso domestico, merci non finite, e macchine, utensili e materiale per le industrie. Senza questi rifornimenti nè le nostre indu-strie, né la nostra finanza possono rimettersi. Questo lato della questione non turba lo spirito degli esitanti quanto u n a indefinita idea che dovremo astenerci dal-l'accordare alla Germania e all'Austria la clausola di

nazioni più favorite. Ciò dipenderà dalle condizioni di pace. Fissare sin d'ora i patti che stabiliremo sia nel nostro interesse o per qualche altro motivo, v u o l dire compromettersi o fare della vane minaccie.

La forza degli Alleati. — Nel misurare però la forza tra gli Imperi Centrali e i loro nemici noi possiamo far riflettere a tutti i popoli, compresi quelli d'Austria e di Germania, che in una guerra ad oltranza la capacità economica degli Alleati e dell'America è ben superiore alla loro. L a Germania non può ottenere cotone salvo che dagli S. U. e dalla Gran Bretagna ; la sua lana grezza viene per la maggior parte da questi due paesi e dall'Ar-gentina. Non può avere gomma se non dal Brasile e dall'Impero britannico, eccetto una piccola quantità di cui dispone l'Olanda ; tolte le importazioni dall'Ame-rica e dagli Alleati, le rimane una piccola parte del suo rame. Il manganese le veniva dall'India e dal Brasile; così pure le manca quasi del tutto lo zinco. L e sue prov-vigioni di cibo possono essere aumentate da quanto prende in R o m a n i a o compera in Russia, ma saranno sempre deficienti sinché le sono preclusi i raccolti del Nord e Sud America, dell'India e dell' Egitto. I suoi ne-mici dispongono di terribili mezzi di controllo e appunto come nei negoziati di pace essa vanterà le sue ben orga-nizzate legioni, così noi potremo rammentarle la dipen-denza del suo popolo dalle materie prime che solo gli Alleati e l'America possono dargli.

L'Arma economica. — Questa è l'arma che sta in nostra mano, eppure avrà poca efficacia nell'assieurare una pace soddisfacente (oltre la sua attuale azione di blocco) se non saremo in grado di dire ai plenipoten-ziari Germanici : « una pace che non soddisfa il mondo vi condurrà ad una futura carestia t a n t o grave quando potrà essere resa attuabile dalla nostra capacità di con-trollo, mentre una pace' che dia le garanzie richieste vi eviterà tale danno ». In altri termini, per rendere effi-cace quest'arma al momento psicologico (e molto di-pende da questo) dobbiamo essere in grado di usarne in tutto il suo rigore o altrimenti permetteremo ai po-poli degli Imperi centrali l'accesso al nostro materiale grezzo appena avremo rifornito i nostri depositi. Qual-siasi governo il quale faccia assegnamento sull'efficacia dell'offensiva economica, deve, se vuole valersene, pre-figgersi di applicarla nel suo massimo rigore, oppure qualora la Germania faccia ciò che da essa si richiede, sospenderne completamente l'attuazione ; nessun pro-tezionista può sfuggire alla necessità di questa alterna-t i v a e nessun liberisalterna-ta sarebbe così salterna-tordialterna-to da affermare che non si debba usare di quest'arma in caso di bisogno. Un avviso e. yna minaccia. — S i potrà imporre una L e g a dellé Nazioni per mezzo di una pressione navale e militare ma l'arma che non f a sgorgare il sangue ora brevemente indicata come pure l'avviso e la minaccia ch'essa implica per i mercanti, i produttori, i finanzieri e gli operai d ' u n o Stato che si sentisse incline a tra-sgredire le norme della Lega, rappresenteranno proba-bilmente la sanzione a cui dovranno appoggiarsi i suoi promotori. Anche in questo caso l'alternativa è semplice : impedire le importazioni, nel paese ribelle, di materiale e di merci con severità pronta e assoluta — mentre al contrario v i si lascerà libero accesso qualora il paese mantenga una condotta giusta e ragionevole.

Scarsezza di metalli nel dopo guerra.

Edward Cressv nella Fmancial Revew uj Rtviews, pre-senta alcuni interessanti osservazion ie previsioni circa l'at-tuale scarsità dei metalli e le prospettive pel dopo guerra.

L'enorme richiesta da parte degli eserciti di armi e munizioni, le macchine necessarie alla fabbricazione de-gli strumenti da guerra hanno sfruttato la massima ca-pacità di produzione di tutte le miniere, le fonderie, le officine del mondo. L e riserve furono presto esaurite e quando la concorrenza fece salire i prezzi persino di cin-que volte il valore normale, i Governi belligeranti proi-birono il commercio : sicché più non esiste rapporto per quanto concerne i prezzi t r a la produzione e il consumo. E difficile predire in quale misura l'attuale scarsezza e relativi prezzi continueranno dopo la guerra. Vi sono però taluni fatti positivi e delle cifre incontestabili che insieme a certe tendenze chiaramente manifestatesi prima della guerra, possono fornire una base ad un cri-terio dei probabili futuri rapporti tra l'offerta e la do-manda.

È ovvio che il più urgente compito dell'industria sarà quello di riparare ai danni della guerra :

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120 L'ECONOMISTA

b) la rovina di miniere, fabbriche, edifici del territorio invaso ;

r) le riparazioni arretrate di ferrovie, moli, porti e opere pubbliche in generale e il completamento o esten-sione di altre _ interrotte dalla guerra.

Iti tempi normali la produzione annuale è di due o tre milioni di tomi., il 50 % delle quali esce dai cantieri britannici. Anche senza tentare di precisare in cifre le perdite direttamente causate dalla guerra, è chiaro che le costruzioni della Marina Mercantile per supplire ai bisogni Inglesi e degli Alleati, che si rivolgeranno al-l'Inghilterra per acquisti, manterrà attivi i cantieri per vari anni.

Riguardo alle condizioni dei paesi invasi si sa come ovunque due eserciti vengano a contatto ogni edificio, ponte o miniera siano distrutti. Nell'opera di riatta-mento l'acciaio ed il ceriatta-mento prenderanno probabil-mente il posto dei mattoni e della calce, come sistema più pronto ed economico. l'arte di queste costruzioni avranno carattere precario t a n t o per permettere alla vita economica normale di riprendere il suo corso al più presto possibile. N u o v e macchine occorreranno alle in-dustrie, alle miniere. T u t t o ciò esigerà vario tempo e per alcuni anni i bisogni della Polonia, della Galizia, della Rumania, della Serbia, del Belgio e della Francia Setten-trionale assorbiranno gran parte dell'attività delle in-dustrie meccaniche.

In tutte le nazioni belligeranti iurono sottratti uomini alle ferrovie, ai porti, a pubblici servizi et<\ I.a maggior parte dei lavori furono eseguiti da m a n o d'opera femmi-nile e non f u possibile attendere che alle riparazioni di prima necessità. Il compito immediato dei proprietari e* amministratori, finita la guerra sarà di soddisfare alle proprie responsabilità verso i loro azionisti e verso il pubblico, quindi dovranno provvedere al più presto ai lavori arretrati. In fine le grandi fabbriche la cui co-struzione f u interrotta dalla guerra, dovranno esser com-piute per evitarne il deterioramento e assicurare con le maggiore sollecitudine il profitto del capitale impiegato. Queste considerazioni lasciano prevedere una forte do-manda di ferro e acciaio. Ma il vero problema sta nella pro-porzione della richiesta in rapporto alla produzione. Ora, secondo il «Statesman's Y e a r Book » del 1917, la. produzione mondiale di ferro era (in milioni di tonnellate) 79.4 nel 1914, 62.84 n el 19I5 . e 64.52 n £' 1916- L o spo-stamento generale delle industrie ed altre cause inerenti allo scoppio della guerra, a v e v a n o effettuato nei primi mesi una notevole riduzione, ma nell'anno seguente, quando si cominciò a comprendere l'enorme importanza delle artiglierie, si intensificò lo sforzo, del quale però non si raccolsero i frutti che nel 1916. È probabile ch'esso abbia latto raggiungere alla produzione un livello su-periore a quello pre-bellico, ma ciò non implica che esso debba continuare qual'è. È vero che la smobilita-zione accrescerà la m a n o d'opera disponibile, ma si do-vranno pur diminuire le ore di lavoro. Sembra dunque che una- produzione poco diversa da quella raggiunta prima della guerra dovrà rispondere ai tre ordini di bi-sogni cui l'À. accenna. È probabile che il prezzo dimi-nuisca, non però sino al punto in cui era allo scoppio delle ostilità.

Queste osservazioni possono applicarsi altresì al rame e allo zinco. Questi due metalli costituiscono quasi da soli la composizione dell'ottone e del metallo pei can-noni, mentre lo zinco è pure usato come un rivestimento protettivo nel processo di galvanizzazione. V ' è una forte diminuzione nella produzione di ambedue e il prezzo ne è eccessivamente aumentato.

Se guardiamo alle probabili esigenze del dopo-guerra, ; possiamo presumere che la Germania e l'Austria si tro-veranno costrette ad importare t a n t o rame e zinco quanto nel passato, sinché abbiano potuto riparare ai danni e ai logorìi, alle deficienze lasciate dalla guerra. Così in tutti gli altri paesi le esigenze delle industrie e specie di quella elettrica accresceranno la ricerca dei due metalli ad esse indispensabili. È appunto nella estensione e intensifi-cazione delie elettricità che l'A. dello scritto scorge una futura grandissima,richiesta di zinco e di rame. Egli ac-cenna allo sviluppo che a n d a v a n o prendendo in Inghil-terra, in Italia e negli Stati Uniti le ferrovie elettriche e ai progetti ora interrotti m a che saranno poi ripresi. Inoltre è andata straordinariamente diffondendosi in questi ultimi 15 anni l'introduzione della corrente elet-trica nei processi di fabbricazione. L'elettricità è indispen-sabile alla produzione dei vari metalli che conferiscono alle diverse varietà di acciai speciali le loro preziose e par-ticolari qualità. Altra industria importante cui è neces-saria l'elettricità è quella della polvere (scoloranti). Questo

sistema offre il vantaggio di produrre come risultato se-condario, l'idrogeno, gas molto utilizzato in questi ultimi anni. Per molti processi di fabbricazione è oggi preferita la fornace elettrica. T a l u n e di queste industrie hanno fatto in Inghilterra rapidi progressi durante gli ultimi tre anni, ma esse appartengono in realtà alle regioni dove l'acqua è messa al servizio dell'uomo, cioè la Svizzera, l'Italia Settentrionale, la Norvegia, la Svezia, il Canadà e gli Stati Uniti. T u t t o quindi induce a credere che la domanda del rame sarà in costante aumento dopo la guerra.

_ Il solo metallo che possa competere col rame è l'allu-minio per quanto concerne l'industria elettrica, m a però in misura limitata. Si usa per linee di trasmissione, m a ad es. pei generatori elettrici non presenta i ne-cessari requisiti. D a t a la sua minore conduttività occor-rerebbe un filo di diametro assai maggiore ciò che esige-rebbe modificazioni nei diversi apparecchi, aumentandone il costo. E s s o p u ò essere usato però a vari altri scopi, e la sua utilizzazione si accrescerà se sarà mescolato al rame.

TI metallo più generalmente commisto al rame è lo zinco e la scarsità di esso è un f a t t o gravissimo in questo tempo di guerra. Le miniere nrincipali sono in Australia e negli Stati Uniti. L a maggior parte dello zinco grezzo australiano era fuso in Belgio e in Germania e il com-mercio era in gran parte in mano di quest'ultima.

Dal « Metal Handbook > di Ouin, risulta che delle 973 850 tomi, di metallo prodotto nel 1913, 315.240 tonn. erano prodotte negli Stati Uniti : 194.590 in Belgio ; 167.440 nella Germania orientale; i n . 0 5 5 nella Ger-mania Occidentale. N e l 1916 la produzione degli Stati Lhiiti si era elevata a 588.000 tonn. m a il prezzo medio era pure salito da L.st. 22.1.4.3 ds. a L.st. 68,85. 11 d. e nel 1915 iurono pagate persino L.st. 115. Nel frattempo la produzione dei concentrati di zinco, contenenti il 47 % del metallo era disceso da 476.908 tomi, nel 1913, a 120.490 nel 1915. Malgrado le-quantità fornite enUo l'Impero, la Gran Bretagna aveva lasciato che l'industria fusoria passasse in m a n o straniera. Oggi manca ogni in-formazione precisa per l'arsi un concetto esatto della pro-duzione.. E s s a aumentò in Giappone e in Svezia, ma non si erano raggiunte che le 15.000 tonn. L a guerra ha spez-zato ogni influenza tedesca in Australia e i proprietari di miniere stanno costituendo su base cooperativa uno stabilimento.

T r a i metalli comuni, il prezzo medio della latta è aumentato del 10 % dal 1915 al 1916 mentre la pro-duzione mondiale è cresciuta da 113,380 tonn. nel 1914 a 125.893 nel 1915 diminuendo a 124.221 nel 1916. TI piombo il cui costo era già salito prima della guerra, è aumentato del 60 % dal 191.4 al 1916. É) difficile prevedere quale sarà in seguito la richiesta.

Riassumendo non si è lontani dal vero conclu-dendo che vi sieno buone ragioni per attendersi prezzi ri-munerativi pel ferro, per l'acciaio e pel' rame, per al-cuni anni dopo la guerra. Ma v'è motivo non meno serio di credere che gli sviluppi della illuminazione, della forza, della trazione, e delle industrie a base di elettricità eser-citeranno sui prezzi del rame 1111 effetto stimolatore. D'altra parte nel caso dello zinco sembra esservi qualche probabilità di sopraproduzione in causa dei nuovi sta-bilimenti.

Per gli altri, l'alluminio promette di diventare più a buon mercato di quanto fosse prima della guerra, la latta cambierà poco e il piombo andrà probabilmente avvi-cinandosi al suo consueto valore commerciale.

Navigazione fluviale in Isvizzera.

Leggiamo nella Suisse Economique un interessante articolo sul problema fluviale in Isvizzera e in parti-colare sulla navigazione dal R o d a n o al Reno. L ' . A . , Victor Jacmin, Direttore della rivista stessa, pone in evidenza il grande valore della questione per lo sviluppo del traffico e per garentire l'indipendenza economica della Svizzera non solo, ma anche riguardo ai paesi che come la Francia, la Germania, e l'Italia avrebbero ogni interesse nell'intensifieare i loro scambi con essa. Il problema f u largamente studiato nei suoi vari aspetti, alcuni dei quali sarebbero i seguenti:

I. U n a via fluviale che colleghi Costanza al mare del Nord. Esiste già un'associazione internazionale con sede a Costanza e che attende al progetto di lavoro per l'Alto R e n o da Strasburgo e Costanza. E d è questo che particolarmente interessa la Svizzera.

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io marzo 1918 — N. 2288 121

Pangermanista che richiederebbe la costruzione d'un canale da Mayence al Basso Danubio per Francoforte, Wùrzburg e Ratisbone. « Questo canale, dice la Frank-furter Zeitung del 15 febbraio 1917, effettuerebbe la desiderata unione economica e ci preparerebbe (cioè alla Germania) la possibilità d'una penetrazione econo-mica sino all'Oceano Indiano».

I I I . U n a via fluviale che stabilisse una comunica-zione tra Ginevra e Marsiglia. Essa controbilancerebbe la «politica del Reno». Si è già costituita all'uopo una Commissione Franco-Svizzera d e h ' A l t o R o d a n o , che già h a dato ottime prove delle sue attività.

IV. V i a fluviale che unisca il L a g o Maggiore e il L a g o di L u g a n o e Milano, e in avvenire all'Adriatico e al Golfo di Genova.

Specie per la Svizzera meridionale e occidentale tale progetto ha grandissima importanza.

V. ' U n a via fluviale e ferroviaria Ginevra-Bor-deaux, e Basilea-Nantes o Basilea-S. Nazaire. Essa ser-virebbe a frenare l'influenza economica tedesca, favo-rendo in pari tempo la prosperità e l'indipendenza della Svizzera.

V I . V i a interna che riallacci il R o d a n o al R e n o e determini la costruzione di porti a Ginevra, Basilea, L o c a m o etc. contribuendo altresì a creare u n a forte marina mercantile.

T r a le varie ragioni che consigliano la Svizzera ad occuparsi seriamente dello sviluppo di una rete fluviale v ' è essenzialmente quella economica. Dopo la guerra la lotta ricomincerà e gravissima non più sul campo di battaglia m a sul terreno economico, commerciale, e le nazioni non devono lasciarsi cogliere impreparate. Non v ' è dubbio che le maggiori comunicazioni aumen-teranno il traffico del paese. D a questo lato ci conver-rebbe .seguire l'esempio della Germania, che in piena guerra prosegue la « politica dei canali ». Inoltre la Sviz-zera, agevolando i trasporti si assicurerà gli approvvi-gionamenti necessari.

Sarebbe v a n o negare i gravi ostacoli che si oppon-gono alla realizzazione di questo programma ; essi sono d'ordine tecnico, giuridico e finanziario, m a non sono insormontabili quando a risolverli sono chiamati uomini di esperienza e d!energia quale a d es. M. de Gelpke, tecnico specialista per le questioni di naviga-bilità dell'Alto R e n o ; l'Ing. A u t r a n e altri di simile valore.

Per quanto concerne le difficoltà d'ordine giuridico, la internazionalizzazione dei fiumi, l'istituzione di porti franchi etc. non si dimostrano insormontabili, m a piut-tosto f a n n o parte dell'assestamento auspicato p e l dopo guerra. Più serie erano quelle di carattere finanziario, ma esse pure sono in v i a di eliminazione. I n Isvizzera, ' la Confederazione h a f a t t o suo il progetto e in Francia

furono già votati i crediti necessari.

ioni di razioni, che rappresentavano, in base alla m e -ldiocre razione militare, 10.950.000 tomi, di pane, e

3.240.000 tonn. di carne. L a quantità di frumento di-sponibile, detratta quella per la semina, era di 8.000.000 di tonn., la segala 1.500.000, le patate 6.000.000 i le-gumi 325.000. Ora, la produzione indigena di cereali, pur aggiungendovi tutti i legumi che in certa misura possono supplirvi, è di circa il 9 % inferiore al neces-sario. E questa condizione deficiente persisteva mal-grado che la Francia importasse fino a 400.000 tonn. di frumento all'anno. «

Ma il deficit alimentare era ancor maggiore riguardò alla carne e agli altri sostituti di genere animale. Te-nendo pur sempre come norma la razione del soldato, occorrerebbero all'anno 3.240.000 tonn. di carne mentre in fatto non si arriva alle 2.000.000. Manca quindi il 40 % della quantità necessaria, anzi in realtà inferiore al necessario. Questo stato di cose, esistente già da tempo, determinò un rialzo costante sui prezzi e que-sto a sua volta produsse una sensibile limitazione nel-l'acquisto di alimenti animali.

M. Y v e s G u y o t aveva dimostrato già dal 1905 come nella maggior parte delle grandi città il consumo non sia aumentato in misura dell'aumento della popola-zione, ma che la razione individuale era infatti dimi-nuita.

U n esempio di ciò viene offerto da Parigi, dove il consumo è, si può dire, da molto tempo stazionario o quasi, mentre gli abitanti sono in continuo aumento. Se guardiamo ad un'epoca anteriore, troveremo che la razione di carne, di 79 chili nel 1880 non era più che di 67 chili i®1 1913.

« Dunque », conclude l'A. dell'articolo, contraria-mente alla generale persuasione di u n sempre maggiore benessere del nostro popolo, la p r o v a di questo nella sua f o i m a pili necessaria, manca completamente. Il consumo v a diminuendo in misura che diminuisce ..la produzione nazionale, che l'importazione cresce e si eleva il prezzo delle derrate.

I,'imp^j>duttività agricola ha provocato l'instau-razione di diritti protettivi che consentono agli agri-coltori di vivere di u n lavoro mediocre e d'un limitato raccolto, e che portarono seco a lor v o l t a un rincaro ulteriore dei generi alimentari. A ciò si aggiùnga la dispersione del commercio sia all'ingrosso che al minuto, e u n numero esorbitante d'imprese le quali per vivere sono costrette a forzare ancora i prezzi già elevati ri-chiesti dal produttore. Per t u t t i queste cause il costo del cibo è molto maggiore a Parigi che a Londra. Sul prezzo di 46 articoli d'uso corrente nelle grandi ditte di commestibili a Londra, il consumatore francese p a g a v a il 1 9 % in più, f a t t a astrazione delle tasse di dogana corrispondenti a 1 1 , 3 4 % .

Effetti dell'improduttività agricola

sulla razione alimentare in Francia.

Secondo le osservazioni di M. O. A t w a t e r , incari-cato d a l Département of Agricolture degli S. U. di esami-nare tutte le questioni relative alla nutrizione, il peso delle sostanze proteiche necessarie al nutrimento quo-tidiano di un uomo di media a t t i v i t à muscolare è di 125 gr., mentre le calorie non dovrebbero esser meno di 3.400.

L a razione del soldato francese in tempo di pace consisteva in 1000 grammi di pane, 300 gr. di carne con osso, più i legumi e i condimenti. Essa però si m o s t r a v a insufficiente tanto che i soldati sempre vi supplivano a loro spese.

Se quindi tale si dimostrava per dei soldati in tempi di pace, molto p i ù ' l o sarà per degli operai. Ma u n a si-mile razione è ben superiore alla quantità di cibo di cui può disporre il popolo francese, come si può rilevare dal seguente specchietto :

S u mille abitanti v i sono in Francia circa :

15 bambini d'età inferiore ad u n anno la cui razione

alimentare può calcolarsi o 230 fanciulli da 1 anno a 14, razione media. . . . %

310 uomini dai 15 ai 60 anni, razione media . . . 1 320 donne dai 15 ai 60 anni, razione m e d i a , r . .3/4 125 uomini e donne oltre i 60 anni, razione media. . s/4. Dunque la razione media dei 1000 individui è di 0.756.

Se si calcoli la popolazione francese prima della guerra a 40.000.000 si vede come le occorressero 30

mi-NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE

Movimento del cambio. — Nel suo discorso al Senato l'on.

Nitti ha accennato alla questione del cambio che è uno degli argo-menti più gravi dell'economia di guerra. Sul proposito si legge nelì' Agenzia Volta: Sono seguite con speciale interesse le notizie dalla Svizzera intorno al valore che colà si attribuisce alla moneta dei diversi paesi poiché tale elemento può venire considerato come una espressione riassuntiva del fenomeno generale.

Ora, secondo le ultime informazioni, le quali si riferiscono in complesso alla fine di febbraio, ecco quale risu'ta la valutazione svizzera delle monete dei vari Stati, chiarificando il confronto mediante termini percentuali.

In una eccezionale posizione di sfavore si trova la Russia ; cento unità di rubli russi diventano franchi svizzeri 26,91 con un perdita del 73,09 %.

I/Inghilterra, gli Stati Uniti, la Francia e l'Italia presentano nell'insieme una situazione alquanto più favorevole che la Ger-mania e l'Austria-Ungheria.

Cento unità di sterline inglesi diventano franchi svizzeri 83,38, con una perdita del 16,62 % ; cento unità di dollari nord-ameri-cani diventano franchi svizzeri 82,20, con una perdita del 17,80 %; cento unità di franchi francesi diventano franchi svizzeri 77,15 con una perdita del 22,85 % ; cento unità di lire italiane diventano franchi svizzeri 50,50 con una perdita del 49,50 per cento ; cento unità di marchi tedeschi diventano franchi svizzeri 70,06, con una perdita del 29,94 % e cento unità di corone austro-ungariche di-ventano franchi svizzeri 54,28, con una perdita del 45,72 %.

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n8 1 / E C O N O M I S T A io marzo 1918 -— N. 2288

107,50, con un guadagno del 7,50 % ; cento unità di corone svedesi diventano trancili svizzeri 103,67, con un guadagno del 3,67% ; conio fiorini olandesi diventano franchi svizzeri 95,57, con una per-dita del ,40 % ; cento unità di corone danesi diventano franchi svizzeri 96,83, con una perdita del 3,17 % ; cento unità di corone norvegesi diventano franchi svizzeri 99,17, con una perdita del 0 0,83 % .

Pertanto queste cifre attestano ancora una volta che, malgrado il crollo della Russia (la quale, d'altronde, risente in modo gravis-simo dell'isolamento e dell'abbattimento ili cui si trova), l'Intesa è in complesso ritenuta j]a1la Svizzera assai più forte della Qua-druplice Alleanza ; il che costituisce ragione di conforto e di fiducia per noi.

P r e s t i t o e c a m b i . — Il ministro del Tesoro ha già rilevato

come quanto è stato versato dai risparmiatori finora sia già rifluito sul nostro mercato attraverso i pagamenti fatti dal Governo, creando nuove disponibilità nei gruppi fornitori e connessi. Nuovi mezzi si sono costituiti, nuove sottoscrizioni possono e debbono avvenire. D'altra parte, com'è già stato ripetutamente rilevato, i risparmia-tori agricoli non hanno dato t u t t o quello che potrebbero dare, in base ai cospicui guadagni che in questi ultimi tempi sono venuti anch'essi a realizzare.

Un altro fatto consiglia energicamente le maggioranze popolari a sottoscrivere ancora : in questi ultimi giorni i nostri cambi sul-l'estero sono di nuovo sensibilmente rincruditi. Il eambio svizzero, salito a 210 % durante la sventura di Caporetto, era ridisceso a 189,1 % al principio di febbraio. Ma alla fine di febbraio segnava di nuovo 195,6 % ; al 4 marzo 198,2 %. La necessità di arrestare ogni aumento ulteriore della nostra circolazione cartacea e di ridurla, dandone i mezzi al Governo, è più viva che mai. Le masse consu-matrici pensino che ogni biglietto che versano nel iMstito è un con-tributo alla difesa contro il rincaro dei prezzi, contro l'inasprimento dei cambi, in favore quindi dei loro più elementari interessi.

Il contegno del mercato finanziario italiano durante il prestito deve completamente persuadere della iorza della nostra economia, afferma il Borgatti. Malgrado l'enorme riversarsi di capitali nel prestito, i nostri valori pubblici sono a pena oscillati. Anzi,il con-solidato 5 % (1917) era quotato alla vigilia dell'apertura del nuovo prestito, prima metà di gennaio, 89,26. Il i° marzo era ad 89,48. Leggermente discesa è la vecchia rendita 3,50 % : ali» fine di di-cembre era quatata, 81,1 : alla vigilia del nuovo prestito, 78,51 ; al i° marzo era discesa a 77,85. Si t r a t t a di un ribasso di pochissimi punti, spiegato da condizioni particolari a questo titolo, che godeva e gode eccezionali simpatie da parte dei risparmiatori italiani. Il ribasso è derivato in gran parte da un certo movimento di vendile del t'tolo 3 % per convertire il ricavato nel prestito 5 %. I,a con-venienza dell'operazione, che fa passare i capitali da un rendimenno netto del 4 , 7 % ad uno del 5,78%, spiega pienamente il fatto. Ma nel suo complesso il'eorso dei valori pubblici italiani ne ha comprovato la resistenza durante questa grande operazione.

S'aggiunge il fatto che nel frattempo si sono svolte o annun-ciate anche poderose emissioni di titoli industriali e bancari per centinaia di milioni.

I,e cifre pubblicate in questi giorni dall'Associazione fra le

So-cietà per azioni dei nuovi investimenti complessivi in azioni di

so-cietà durante il 1917 ne ha mostrato l'aumento dai 231,8 milioni del 1916 a 1,332. Cifra colossale, che va aumentata inoltre dei ca-pitali investiti nelle emissioni di obbligazioni. Coliegate alle cifre delle emissioni di quest'anno ed a quelle già raggiunte nel 50 prestito,

sono un eloquente indice del colossale movimento di capitali de-terminato dalla guerra, delle colossali disponibilità di rispaimi ch'esso crea. È) questa disponibilità indubbia che crea un assoluto dovere in coloro in favore dei quali si verifica di partecipare al prestito.

Espansione economica della Germania in Oriente. — Col titolo «L'espansione economica della Germania nel vicino O-riente durante la guerra», la Rivista delle Società commerciali di-retta dall'on. Antonio Scialoja pubblica un documentato articolo del prof. Bresciani Turroui. Non è forse errato affermare che in un certo senso soltanto negli anni successivi alla conclusione della pace si vedrà quali Stati saranno usciti definitivamente vincitori dal conflitto ; cioè saranno vincitori quegli Stati che avranno potuto più rapidamente effettuare la loro ricostituzione economica. E d è per questo che in Germania ed in Inghilterra, pure durante l'in-furiare della guerra, ritennero opportuno creare speciali organiz-zazioni allo scopo di preparare le condizioni per la f u t u r a rico-struzione economica, mentre America e Giappone gettano le basi di vastissimi imperi commerciali. Per l'Italia uno dei problemi eco- I nomici più importanti sarà il miglioramento della bilancia degli scambi con l'estero alterata notevelmente durante la guerra ; occorrerà perciò intensificare il più possibile le esportazioni. Alla pace le condizioni dei mercati avranno subito profondi mutamenti, specialmente perchè nel periodo del conflitto la Germania ha perduto, a causa del blocco, i mercati transoceanici, mentre ha cercato di rifarsi in p a r t e sui mercati dell'Austria-Ungheria, della penisola Balcanica, dell'Asia Minore e degli Stati neutrali Europei. Dimo-strando con acute informazioni e con d a t i statistici appropriati

mediante quali mezzi gli Imperi centrali si stanno preparando il loro dominio economico sulla penisola balcanica, il Bresciani Tur-roni vuole fermare la nostra attenzione su questo f a t t o importa-tissimo da cui possono derivare serii pericoli per l'Italia il cui com-mercio col vicino Oriente rappresentava prima della guerra mon-diale una notevole somma di interessi.

Le era formidabil concorrente la monarchia danubiana, la quale operava con un programma essenzialmente economico, a differenza delia Germania, per cui l'espansione commerciale era principal-mente un mezzo per realizzare fini politici ; l'esame dettagliato delle impressionanti forme di penetrazione a d o t t a t e (per ii campo ban-cario e per quello agricolo e minerario in questo primo articolo) ne dànno la prova evidente.

L'attività bancaria degli Imperi centrali in Turchia, già no-tevole prima della guerra, è stata intensificata durante il conflitto.

Sono però sopratutto le banche Austro-Ungariche che si orga-nizzano e si consolidano per la penetrazione economica nell'Oriente. L a penetrazione bancaria degli Imperi Centrali si svolge pure atti-vamente in Bulgaria e in Serbia ; in Rumania prima della guerra, ie banche tedesche avevano notevolmente esteso la loro influenza, Anche nel tempo passato l'accaparramento delle risorse agricole e minerarie del vicino Oriente da parte della Germania non aveva soltanto mire politiche, poiché essa,,tributaria dei paesi d'oltre-mare per una grande quantità di materie prime e di generi alimen-tari, cercava di diminuire questa dipendenza creandosi un vasto centro di rifornimenti non solo nei Balcani, ma anche e in particolar modo nell'Asia Minore e in Mesopotamia. L a Germania dunque con-siderava questi paesi, dal punto di vista dell'importazione, mentre l'Austria li riguardava sopratutto da quello della esportazione. Il prolungarsi della guerra e la sempre crescente efficacia del blocco hanno messo la Germania in una difficile condizione riguardo l'ap-provvigionamento di materie prime, condizione che si manterrà grave anche dopo la pace ; ed è perciò che la Germania ha da tempo iniziato una vasta politica di accaparramento di materie prime per il dopo guerra. Il Bresciani Turroni esamina come già per la pene-trazione bancaria, le organizzazioni e i metodi di cui la Gérmania si serve a questo scopo nei vari paesi della penisola balcanica e specialmente nella Turchia dove la Germania svolge t u t t o un pro-gramma di ricostruzione economica tendente ad una riforma agri-cola in grande stile,all'esecuzione di opere idrauliche e di irriga-zione, ecc. ecc.

L'articolo è denso di notizie e di dati statistici, che è impossi-bile di riassumere e che dànno un'idea chiara e suggestiva della vasta opera intrapresa dai nostri nemici per procurarsi i mezzi necessari per il proseguimento della guerra e per prepararsi il terreno ad una rapida ricostruzione commerciale post-bellica, onde riparare in gran parte a ciò che la guerra ha f a t t o e farà loro perdere nel campo economico.

I n f o r m a z i o n i c o m m e r c i a l i in Inghilterra. —

Nell'im-menso lavoro di preparazione che si sta compiendo nella Gran Bretagna per il dopo guerra, merita di essere segnalata la riforma del servizio di informazioni commerciali che, ben giustamente, si considera come uno degli elementi indispensabili per mantenere e sviluppare il commercio con l'estero.

Prescindendo dalle misure di carattere straordinario durante la guerra e nel periodo di transizione che seguirà la conclusione della pace, l'intervento delloStato anziché esplicarsi in forma di controllo, monopolizzazione, compartecipazione, dovrebbe, come è desiderio di t u t t i , dirigersi a quelle forme di assistenza integrativa che tor-nano a indiscutibile vantaggio dell'economia del paese, senza al-terare le basi dell'ordinamento commerciale e industriale.

In queste forme di assistenza statale vanno certamente inclusi i servizi di informazioni commerciali, che in Inghilterra si erano mostrati oggetto di aspre critiche sia da parte delle Camere di Com-mercio e Associazioni commerciali, sia dalla stampa che ne misero ripetutamente in rilievo le deficienze, specialmente per quanto ri-guarda il servizio consolare, che è ben lungi dall'aver raggiunto Ib-sviluppo e l'efficienza di quello tedesco ed americano.

Secondo il vecchio sistema le informazioni commerciali all'estero erano raccolte dai Consoli e diffuse poi in Inghilterra a mezzo del «Commercial Intelligence Branch » del « Board of Trade», che di-stribuiva pure le informazioni fornite dai « Trade Commissioners » residenti nell'Impero britannico. —

Altri Uffici sono sorti durante la guerra per la soppressione del commercio con i paesi nemici, per il blocco, per il controllo delle esportazioni, ecc. ; Uffici che ebbero a compiere e compiono t u t t o r a un vasto lavoro di indagini e ricerche, raccogliendo informazioni che saranno di grande giovamento al comemrcio inglese nel dopo guerra.

Per coordinare e riunire in una sola amministrazione t u t t i questi servizi di informazioni commerciali, il Governo inglese ha costituito un nuovo Ufficio che prese il nome di « Department of Overseas Tfede (Development and Intelligence) ».

Nel nuovo dicastero si sono amalganati i servizi di informazioni dei seguenti Uffici :

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io marzo 1918 — N. 2288

2) Il « Foreign Trade Department » del « Foreign Office », cioè quella sezione del Ministero degli Esteri che è incaricata della raccolta delle informazioni col modulo K e gli altri servizi di infor-mazioni commerciali dipendenti dal Ministero degli Esteri (Consoli ed Addetti commerciali).

3) Il «War Trade Intelligence Department». Questo Ufficio, che dipende pure dal Ministero degli Esteri, è quello che ha compi-lato tutte le liste nere e ne continuerà l'amministrazione durante la guerra. Nel dopo guerra sarà suo compito di cercare di sostituire alle ditte nemiche degli organismi commerciali inglesi, utilizzando il ricco materiale informativo raccolto nella compilazione delle liste nere che, come è noto, comprendono migliaia di ditte sparse su tutto il globo.

4) Il «War Trade Department», che è l'Ufficio creato per controllare tutto il commercio di esportazione dal Regno Unito, ed esamina tutte le domande di permessi di esportazione.

Il « Department of Overseas Trade » è stato suddiviso in due branche : la « Overseas Division » che riguarda tutto il commercio d'oltre mare, suddivisa geograficamente in sezioni e la «United Kingdom Division » per il Regno Unito, suddivisa in sezioni per i diversi gruppi di industrie inglesi.

Con la creazione del nuovo Ufficio il Governo inglese ha inteso di risolvere la questione del duplice controllo delle informazioni commerciali, amalgamando l'azione commerciale del «Board of Trade » e del « Foreign Office », ma il mondo commerciale ed indu-striale inglese, che avrebbe preferito una soluzione più radicale con la formazione di un vero e proprio Ministero del Commercio non è troppo soddisfatto della soluzione escogitata dal Governo, che considera come una misura compromissoria.

Si deve però riconoscere che il provvedimento adottato è non solo una misura di coordinamento, ma anche di espansione.

Sir Arthur Steel Maitland, il Sottosegretario parlamentare del « Department of Overseas Trade » ha risposto alle critiche mosse al Governo, assicurando che la sfera d'azione del nuovo Dicastero è stata accuratamente definito, in modo da evitare ogni sovrappo-sizione di lavoro ed ogni dannosa ingerenza nelle funzioni che sono di competenza del « Foreign Office » o del « Board of Trade ». Egli dichiarò che le questioni di interesse generale che riguardano le industrie ed i commerci presi nel loro insieme, oppure vasti gruppi di industrie, come ad es. la questione dei trattati di commercio, re-stano di competenza del « Board of Trade », mentre le questioni commerciali con carattere prevalentemente politico saranno trat-tate dal » Foreign Office », previa consultazione con il nuovo Ufficio per quanto ha attinenza alla parte commerciale.

ì ì noto che la riforma del servizio consolare e degli Addetti commerciali forma oggetto di studio da parte di speciali ed au-torevoli Commissioni ed è certo che tali servizi saranno notevol-mente migliorati e sviluppati. Il Governo riconosce la necessità di elevare la posizione e la retribuzione dei suoi rappresentanti al-l'estero onde assicurarsi per tali servizi persone aventi quella capa-cità ed esperienza che sono indispensabili per conseguire utili ri-sultati .

Il numero dei « Trade Commissioners » nelle Colonie e Domini britannici sarà quadruplicato, fissando loro uno stipendio da 1.200 a 2.500 lire sterline all'anno, oltre il rimborso delle spese di viaggio ed un assegno per le spese di ufficio, ecc.

I « Trade Commissioners » e gli Addetti commerciali ritorneranno frequentemente in Inghilterra per tenersi meglio affiatati con il « De- . partment of Overseas Trade » e durante il loro soggiorno in Inghil-terra visiteranno i principali centri, valendosi della cooperazione 1 delle Camere di Commercio per riferire in riunioni di industriali e commercianti e conferire personalmente anche con uomini d'af-fari.

Da distribuzione delle informazioni viene fatta in modo diverso a seconda che si tratti di informazioni che possono rendersi pubbliche oppure di informazioni di carattere più o meno riservato.

Per le prime tutte le ditte inglesi possono rivolgersi alla sede del nuovo Ufficio sia per corrispondenza che per telefono od anche personalmente, ed in aggiunta troveranno notizie e relazioni nel «Board of Trade Journal», il bollettino settimanale del «Board of Trade », sviluppato e migliorato.

Per le informazioni di carattere riservato è stato adottato il sistema del cosidetto mpdulo « K » (« Formale ») il quale è un que-stionario che serve per fornire alle ditte inglesi informazioni riguar-danti ditte stabilite all'estero che potrebbero acquistare prodotti inglesi. Il questionario è inviato ai Consoli ed altri rappresentanti all'estero che rispondono ai quesiti.

D'Associazione delle Camere di Commercio del Regno Unito e la Federazione delle Industrie Britanniche si sono assunte la re-sponsabilità di comunicare l'informazione alla ditta interessata, la quale si impegna a non comunicarla ad altri.

Per informazioni di carattere più confidenziale e segreto il « De-partment of Overseas Trade » igiene un registro speciale (Special Register), nel quale sono ordinate tutte le informazioni e relazioni sui vari mercati esteri, sulle industrie concorrenti,sulle condizioni commerciali e finanziarie dei mercati, ecc.,informazioni che ver-ranno comunicate alle ditte interessate che si iscrivono per tale ser-vizio, pagando una tassa annua.

LEGISLAZIONE DI GUERRA

Legislazione speciale per le persone ed enti dei paesi

invasi (1). —• Da sospensione si estende anche al pagamento dei

Centesimi di guerra e dei redditi che gli Istituti di credito fon-diario percepiscono da\ mutuatari a titolo di abbonamento per le tasse di bollo, registro e ipotecarie a termini dell'art. 27 della legge (testo unico) 16 luglio 1905, n. 646.

CAPITOLO VII. Dei titoli smarriti. Art. 32. — Il possessore di titoli al portatore, che non siano quelli menzionati nell'ultimo capoverso dell'art. 56 del Codice di commercio, smarriti o abbando-natigli seguito all'invasione, deve informare,per lettera raccoman-data con ricevuta di ritorno, l'ente emittente, dichiarando la dimora o la residenza attuale e specificare i numeri e ove esista la serie dei titoli, non che la data di scadenza dell'ultima cedola staccata.

Da firma del dichirante deve essere autenticata dal sindaco 0 da un notaro.

D'ente ha facoltà di chiedere altre informazioni atte a precisare le circostanze, in cui il reclamante è divenuto possessore dei titoli e quelle in cui ne è stato spossessato.

Da dichiarazione di cui al presente articolo ha valore di opposi-zione sia al trasferimento del titolo sia al pagamento delle cedole.

Art. 33. — I l possessore dei titoli smarriti, per poter riscuotere gli interessi o i dividendi maturati sui titoli stessi, deve osservare le seguenti prescrizioni :

i° se i titoli erano depositati presso un Istituto di credito deve produrre una ricevuta o altra dichiarazione dell'Istituto, attestante che i titoli in questione sono stati effettivamente depo-sitati e non ritirati ;

2° se i titoli non erano stati depositati presso un Istituto o questo non trovasi in grado di rilasciare alcuna ricevuta o dichiara-zione, deve produrre un atto notorio, in cui siano confermate le cir-costanze esposte nella lettera diretta all'ente emittente.

Dietro esibizione di tali documenti l'ente emittente pagherà 1 dividendi o gli interessi dopo tre mesi dalla scadenza di ciascuna cedola e dalla presentazione della denunzia, se nel frattempo nes-suno si sia presentato a reclamare il pagamento.

I pagamenti così fatti liberano l'ente da ogni responsabilità verso j terzi, ma non pregiudicano le eventuali ragioni di questi verso coloro che li ottennero.

Art. 34. — Se prima del pagamento degli interessi o dei di-videndi , i titoli o le cedole di cui fu dichiarato lo smarrimento siano presentati da persona diversa dal dichiarante all'ente emittente, questo deve trattenerli rilasciandone ricevuta o informare il dichia-rante con lettera raccomandata.

Ove gli interessati non si accordino nello stabilire a chi spetti la proprietà dei titoli e delle cedole, deciderà l'autorità giudiziaria e nel frattempo rimarranno sospesi gli effetti della dichiarazione pri-mitiva, fino a che una sentenza passata in giudicato abbia risoluto la controversia o sia perenta l'istanza.

Se le cedole, rappresentanti i dividendi o gli interessi pagati, sono rinvenute successivamente devono essere rimesse all'ente emittente.

Art. 35. — Per i certificati di rendita nominativi o misti o di usufrutto, spettanti a enti o persone che avevano la loro sede o residenza nei territori occupati dal nemico o dei quali sia denun-ziata, nei modi di regola, la perdita, il termine per le pubblica-zioni, da inserirsi tre volte, a cura dell'Amministrazione del Debito pubblico nella Gazzetta ufficiale del Regno, è ridotto da sei mesi ad un mese, trascorso il quale, senza che siano intervenute opposizioni, Saracino rilasciati i nuovi titoli agli aventi diritto.

Art. 36. — D'affissione degli avvisi per le pubblicazioni di smarrimento, da farsi, a norma del regolamento 19 febbraio 191T, n. 298, presso la cassa pagatrice delle rendite corrispondenti ai titoli perduti, avrà luogo nella città e nei locali ove le tesorerie delle Pro-vincie occupate o minacciate siano state trasferite.

In egual modo si procederà per le affissioni presso le Borse di-pendenti da Camere di commercio, delle quali eventualmente sia pure compiuto il trasferimento.

CAPITOLO V i l i . Istituti di credito. Art. 37. — De Casse di risparmio, i Monti di pietà e le Società di credito ordinarie e coo-perative, che hanno la loro sede principale nei comuni occupati dal nemico o indicati a norma dell'art. 68, non possono protrarre la sospensione del rimborso dei depositi a risparmio, in conto cor-rente ed a scadenza fissa, oltre il tempo strettamente necessario pel trasferimento delia sede e per la riorganizzazione del-l'azienda.

Tale periodo di tempo non potrà avere durata maggiore di giorni 4o dalla data dell'occupazione o del mutamento di sede avvenuto per esigenze militari, salvo proroga, che, concorrendo speciali motivi, può essere concessa da! ministro d'industria, com-mercio e lavoro.

Non si intenderà avvenuto il trasferimento di sede, agli effetti del presente capitolo,quando gli Istituti predetti abbiano continuato a tenere aperti, anche parzialmente, gli uffici al pubblico per le operazioni di banca nelle sede originaria.

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