L'ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA, F I N A N Z A , COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V I E , I N T E R E S S I P R I V A T I
Direttore: M. J. de Johannis.
Anno XLV - Voi. XLIX Firenze-Roma, 16 Giugno 1918 | 2302
\ 1918
Il continuo aumentare di abbonati a questo nostro periodico, sia In Italia che all'Estero, aumento anzi accentuatosi maggiormente nel pe-riodo di guerra, ci permette, non senza qualche sacrifizio, di far fronte alle accresciute spese di stampa, e di mantenere invariata a L. 20 la quota di sottoscrizione annua per l'Italia e a L. 25 per l'Estero. A dif-ferenza quindi di quelle^gazzette che hanno dovuto aumentare il prezzo di abbonamento e ridurre in modo considerevole la periodicità, 1 , ' E c o -NOMISTA entra nel suo 45010 anno di vita immutato nel suo apprezzato cammino.
Di ciò ringraziamo vivamente i sottoscrittori vecchi e nuovi.
Tornerebbe sommamente gradito alla Direzione dell'Economista di poter completare ad alcuni vecchi e fedeli abbonati, che ne hanno fatto richiesta le loro collezioni, alle quali non si è potuto provvedere perchè esauriti presso l'Amministrazione i fascicoli mancanti.
Si fa perciò cortese preghiera a coloro che possedessero i fascicoli sotto-segnati, e che non volessero conservare la intera collezione di inviarli a questa Amministrazione : faranno cosi opera gradita agli abbonati predetti.
Ecco l'elenco dei fascicoli che si ricercano :
N . 275 del 10 agosto 1879 N . 2070 d e l 4 gennaio 1914 » 338 » 26 ottobre 1880
»
2071 ' » 11 » » » 818 » 5 gennaio 1890»
2072 » 18 » » » 822»
2 febbraio »»
2076 » 15 febbraio » » 825 » 23 » » » 2079 1 8 marzo » » 829 » 23 marzo » » 2080»
15 » » » 860 1 26 ottobre »»
2083 5 aprile » » 862»
9 novembre »»
2109»
4 ottobre » » 864 23 » »,
» 2110»
11 » » » 869 » 28 dicembre »»
2 1 1 8 » 6 dicemb. » » 883»
5 aprile 1891 9 2227 » 7 gennaio 1 9 1 7 » 835 » 19 » »»
2228»
14 » » » 915 » 15 novembre »»
2234 ' » 25 febbraio » » 2046 » 20 luglio 1 9 1 3»
2235 1 4 marzo » » 2058» .
12 ottobre »»
2238»
25 » » » 2060»
26 » »»
2240 » 8 aprile » » 2063»
11 novem. 1 9 1 3 » 2248 » 3 giugno » » 2064»
23 » »»
2255 » 22 luglio » » 2068»
21 dicemb. » S O M M A R I O : PARTE ECONOMICA.Le industrie, le banche e l'interesse pubblico. Sulla tassazione dai sopraprofltti dipendenti dalla guerra. Per favorire l'irrigazione.
NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE,
Cooperative e guerra. — Il m o v i m e n t o aureo. — M o v i m e n t o della popolazione n e l l ' a n n o 1916. — E m i g r a z i o n e italiana.
FINANZE DI STATO.
Spese per la guerra. — D e b i t o pubblico. — Conto del Tesoro.
BANCA D'ITALIA.
R e l a z i o n e d e l Direttore generale sulle operazioni fatte dalla B a n c a nell'anno 1917 (Continuazione).
NOTIZIE — COMUNICATI — INFORMAZIONI.
Disposizioni tributarie. — Agricoltura coloniale. — Programmi d e l d o p o guerra. — U t i l i e riserve nelle società c o l l e t t i v e e in accomandita semplice.
Situazione degli Istituti di Credito mobiliare — Situazione degli Istituti di emis-sione italiani — Situazione degli Istituti Nazionali Esteri.
Quotazioni di valori di Stato italiani — Valori bancari — Valori industriali — Borsa di Parigi — Borsa di Londra — Borsa di Nuova York — Stanze di compensazione.
Cambi all'Estero — Media unciale dei cambi agli efletti dell'art. 39 del Codice commerciale — Corso medio dei cambi accertato in Roma — Rivista dei eambl di Londra — Rivista dei cambi di Parigi.
PARTE ECONOMICA
Le industrie, le banche e l'interesse pubblico.
Giova considerare il dibattito apertosi sul quotidiano
Giornale d'Italia, intorno al denunciato tentativo di
ac-caparramento, per parte di alcune industrie siderurgiche,
del controllo azionario di alcuni dei principali nostri
Istituti di Credito mobiliare, allo scopo di indagare
in-sieme e la sincerità della polemica, divenuta ormai
rumorosa e l'utile che da essa ne può derivare
all'in-• teresse generale.
Si deve premettere che dei tanti uomini di scienza ed
di finanza che avrebbero potuto facilmente e liberamente
interloquire nel dibattito, ben pochi, anzi pochissimi hanno
creduto di far palese l'opinione loro, il che potrebbe
in-terpretarsi, nel senso più benevolo, come poca simpatia
verso la questione dibattuta e nel senso meno indulgente
come disapprovazione della campagna che si è voluta
condurre contro una manifestazione ed un moviménto di
interessi, che veramente avevano, non si può negarlo,
tutt'affatto un carattere privato.
In regime di libertà non sappiamo infatti vedere perchè
si debba impedire a Tizio piuttosto che a Caio, di fare
lecito acquisto sul pubblico mercato di titoli che
appar-tengono all'una, piuttosto che all'altra impresa
indu-striale ; nè sappiamo vedere perchè debbasi proibire che
una determinata industria controlli un tale o tal altro
istituto bancario.
I siderurgici vogliono avere per se stessi e pei loro fini
una o due banche ? Ebbene, ciò non può essere cosa
che detrimenti l'interesse generale fino a che altre banche
esisteranno dove i non appartenenti alle industrie
siderur-giche possano fare i loro affari, qualora le stesse banche
da quelle accaparrate li rifiutassero. L'estero ci dà del
resto ampio esempio di banche specializzate, e non
ve-diamo per quali ragioni dovrebbesi negare all'Italia
l'avvento di una cotale specializzazione che non reca
male ad alcuno. Anzi, a nostro credere la specializzazione
delle banche, o meglio la direttiva delle stesse verso
un determinato gruppo di industrie consimili od affini,
può condurre a due vantaggi di indole generale, di cui
uno immediato e l'altro remoto: l'immediato è che le
industrie stesse si avvicinino sempre più l'una all'altra
in modo da eliminare quanto possibile le spese derivanti
dalla concorrenza fra-loro, cosicché sia loro consentito di
ribassare i costi di produzione ; il remoto, che se per
avventura quelle determinate industrie dovessero subire
una crisi, esse travolgerebbero con sè il solo loro Istituto
Bancario, senza che per questo dovessero acerbamente e
notevolmente risentirne altre industrie ed altri interessi.
È evidente pure che se le industrie che non
parte-ciparono all'acquisto del controllo dell'Istituto Bancario,
o non trovassero in questo quella facilità di operazioni
e di mezzi che vi trovavano precedentemente, esse non
tarderebbero a distaccarsi dal medesimo e ad appoggiarsi
ad altre banche o a crearne delle nuove : nè ciò sarà per
essere comunque dannoso.
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L'ECONOMISTA
16 giugno 1918 — N. 2302
colla invocazione di provvedimenti dai pubblici poteri,
a impedire o prevenire o annullare un semplice e
legit-timo affare privato.
Si ripete a sazietà, ma altrettanto inconsideratamente,
che le industrie e le banche formando parte del
patri-monio nazionale, rappresentano un interesse nazionale :
certamente tutto ciò che fa parte di una nazione, anche
l'azienda di un salumaio, o di un teatro di marionette,
rap-presenta un interesse nazionale, ma non per questo perde
la sua caratteristica di affare privato e quindi intangibile
fino a che non contravviene alle leggi che disciplinano
il vivere sociale. Nè vediamo che le industrie siderurgiche
0 le bancarie, rivestano un carattere di interesse pubblico
più che non lo abbiano le aziende minori cui abbiamo
accennato. Se non che, e qui è il pezzo forte di coloro
che si fanno paladini dell'interesse pubblico, anche
quando questo è pienamente e completamente
indiffe-rente alle preoccupazioni ed alle gesta dei paladini
pre-detti, vi è il depositante che v a tutelato ( oh ! questo sì,
di qui non si scappa, qui c'è davvero l'interesse pubblico).
Ma dove ? ma come ? ci permettiamo di domandare
noi. Il depositante, che per l'occasione è descritto dalla
stampa sensazionale, come l'umile e modesto
rispar-miatore che versa con fiducia i suoi sudati denari nelle
casse delle banche, ignaro dei centomila pericoli che lo
circondano e del milione di insidie che gli si tendono
dai capitalisti ingordi e dai siderurgici rapaci, è ben
di-verso invece. Il depositante che versa i suoi denari presso
1 nostri maggiori Istituti di Credito Mobiliare, è
nella-grandissima maggioranza un essere perfettamente
illu-minato, che sa benissimo perchè versa i suoi risparmi a
quella banca piuttosto che all'altra, che sa valutare i
vantaggi diretti o indiretti che gliene derivano e che
ha le sue buone o cattive ragioni per affidare a questi
istituti il suo peculio, piuttosto che alle Casse Postali
od alle Casse di Risparmio, o alla Banca Popolare del suo
paese o ad altre delle centinaia di private istituzioni
ban-carie cui potrebbe accedere. Il depositante degli Istituti
di Credito Mobiliare, a differenza degli altri, sa (nella
mag-gioranza si intende) che l'Istituto impiega i suoi denari
nelle industrie e non ignora neppure che con poche
centi-naia di lire potrebbe diventare azionista di quella
deter-minata Banca, e quindi in qualche modo diventare
par-tecipe della sua amministrazione. Ma se non acquista le
azioni, se non si affretta, specialmente dopo una polemica
come quella che il Giornale d'Italia ha promossa, sotto
titoli e qualifiche tanto inopportune che parevano
ap-punto destinate quasi per far nascere un panico, a ritirare
i suoi denari per ricoverarli altrove, vuol dire che non gli
importa niente, nè di scalata, nè di non scalata e che
i suoi risparmi stanno bene dove sono.
T u t t a v i a i paladini del così detto interesse pubblico
si affannano pietosamente per loro e si affannarono
sem-pre, anche quando implorarono, come avvenne in
mo-menti critici, la moratoria sulla restituzione dei depositi,
senza considerare che quella misura eccezionale adottata
dai pubblici poteri, costituisce precisamente la violazione
più patente dell'unico diritto del depositante, che è quello
di poter disporre, a termini del contratto di deposito,
del denaro versato. È noto che il contratto bilaterale di
deposito garantisce al risparmiatore la restituzione
in-tegrale delle somme versate entro un certo periodo e
con determinati preavvisi. Or ben», quando i pubblici
poteri sono intervenuti nel predetto contratto, nemmeno
a farlo apposta, hanno fatto il danno del depositante
annullandogli la clausola della disponibilità del proprio
denaro, sulla base della quale aveva espressamente
sti-pulato. Ed allora, neppure il Giornale d'Italia
integer-rimo paladino dell'interesse pubblico, ha trovata una
voce, sia pure flebile, da far valere in vantaggio di quel
povero depositante che oggi vede tanto in pericolo
per-chè i siderurgici acquistano le azioni di tale o tal'altra
banca.
Ma la polemica ha riportato sul tappeto questioni già
dibattute : la nominatività delle azioni, così strenuamente
appoggiata dal prof. Vivante, è stata di nuovo esibita
come rimedio ai deplorati accaparramenti. Però è rimasto
in fatto vero che fino a poco tempo fa le azioni deila
Banca d'Italia, nominative per statuto, sono state oggetto
di speculazione nei movimenti di borsa, senza che la
loro speciale caratteristica avesse per nulla tolto le
pos-sibilità che si vorrebbero eliminare. Nè vediamo
chia-ramente quale nesso èsista fra la progettata
nominati-vità ed il fatto di una maggiore o minore cointeressanza
delle industrie nelle direttive di una banca ; tutt'al
più si potranno conoscere i nomi di coloro che detengono
le azioni, ma non già stabilire la misura ossia il
quanti-tativo delle azioni che si possono detenere.
Si afferma che il generilo stia studiando
provvedi-menti atti a dirimere gli inconvenienti che sono stati così
malamente rappresentati ed inopportunamente
deplo-rati : non sapremo invero immaginare male peggiore di
quello di un intervento dello Stato per impedire la
sti-pulazione di un affare privato periettamente legittimo.
E i nostri lettori ben sanno che le nostre tenerezze non
sono mai state eccessive per i siderurgici e per l'eccessivo
sviluppo che si è voluto e si vuole dare a tale industria
in Italia, concordi in ciò col monito di un illustre econo
mista il quale notava come « anche nel 1917 è continuato
l'impianto di nuovi forni Martin e di nuovi forni elettrici,
accrescendo i dubbi, già manifestati dai competenti,
intorno alle eventuali conseguenze di una pletora, avendo
presente che la deficienza eli combustibile e di elettrodi,
le condizioni ognor più incerte dei trasporti, e l'assenza
di maestranze addestrate aumentano le difficoltà di una
perfetta utilizzazione di tali impianti > ! Per parte
no-stra la difesa di ogni libertà norie quindi connessa ad
alcuna particolare tendenza, bensì all'interesse generale
e sopra tutto a volere che all'estero il buon nome d'Italia
possa affermarsi e consolidarsi, il che non ci sembra sia
per avvenire quando interessi vitali come quelli bancari,
possano venire compromessi seriamente o da polemiche
inconsulte, o, quel che è peggio, da
#immediati ed
irri-flessivi provvedimenti legislativi, conseguenti a quelle
polemiche.
Si è sempre detto, nè è vergogna ripeterlo, come possa
giovare al nostro paese che il capitale estero venisse a
trovarvi impiego : come potfemo noi pretendere che ciò
avvenga quando che sia ? che banche inglesi o d'oltre
oceano vengano a portare la robusta corrente del loro
denaro, nei nostri traffici, nei nostri commerci, nelle
nostre industrie, nelle nostre imprese pubbliche tanto
bisognevoli di aiuto, se quei capitali esponiamo alle
in-certezze o ai colpi di una legislazione che tragga origine
e ragione di essere da una semplice campagna
giornali-stica ?
Ma gioverà che rappresentiamo ai nostri lettori,
anche sotto altri aspetti, la consistenza reale di una tale
campagna. Ci sarebbe facile accogliere l'affermazione di
coloro che vogliono'individuare l'origine della campagna
nell'opera c i un Istituto Bancario avverso ad altro ; non
abbiamodi ciò alcuna provaequindivogliamodiproposito
scartare una tale ipotesi ignominiosa fino a che
l'affer-mazione non venga irrefutabilmente provata, e
piutto-sto vogliamo guardare con quale serietà la stampa
quo-tidiana abbraccia or l'una" or l'altra opinione, senza la
serietà che alcuni argomenti richiederebbero e senza
pen-sare alle conseguenze, talvolta gravi, che possono caupen-sare.
Non è molto che da tali periodici quotidiani si chiedeva
a gran voce la creazione di un Istituto Nazionale per i
cambi ; è noto che il compianto ministro del Tesoro del
tempo, non avendo completa fiducia nell'azione che
l'I-stituto avrebbe potuto spiegare, non diede seguito alle
quotidiane assillanti insistenze della stampa. Il ministro
successore, forse non alieno alla popolarità, ha dato
im-mediato ascolto ai proponenti del farmaco infallibile
contro il male dei cambi alti, e poiché questi
sventurata-mente crebbero malgrado la creazione dell'Istituto,
al-lora, quella stessa stampa che lo aveva invocato,
implo-rato e dichiaimplo-rato indispensabile, ha cominciato a
mo-strarsene avversa e a sorprendersi ch'esso non compisse
il miracolo, al quale aveva essa stessa così facilmente
creduto, di fare ribassare i cambi, pel solo effetto della
sua creazione.
Purtroppo se la così detta opinione pubblica, o, sia
pure, la sola mente del depositante dovesse essere
illu-minata dalle polemiche a titoli sensazionali della stampa
quotidiana, essa sarebbe tratta quotidianamente a
de-plorevoli apprezzamenti e ad erronee interpretazioni
che nuocerebbero più d'ogni altra cosa all'interesse
pub-blico. L a fortuna è ancora che il largo scetticismo italiano,
e la indifferenza innata e la abbondante dose di buon
senso di cui dispone il pubblico, lascia ogni singolo
indi-viduo alquanto indifferente sulle questioni che sa essere
trattate da incompetenti o da interessati.
E così è potuto avvenire che la più bella risposta
alla polemica del Giornale d'Italia venne data
dall'in-teresse pubblico a nome del quale essa veniva
giustifi-cata, cioè dalle migliaia di depositanti che non hanno
spostato di un millimetro la ubicazione dei loro depositi.
tratta-L'ECONOMISTA
287
tive di accordo, pur augurandolo pienamente, non
sape-va astenersi dall'arguire che l'auspice di cotale accordo
doveva essere uno studioso di finanza, se non pure un
ar-ticolista. Noi vogliamo respingere tale avvicinamento
e ritenere i nostri uomini di governo e di finanza- assai
superiori ad ogni mezzo che sappia di ricatto, anche
quando il lofo desiderio di popolarità giustifichi che questa
voglia essere raggiunta per vie non perfettamente
appro-vabili.
A conferma dell'inopportunità della polemica
sol-levata dal Giornale d'Italia, riproduciamo questa notizia
apparsa nei giornali inglesi nell'apiile scorso.
Il corrispondente londinese della Liverpool Daily Post
scrive da Londra:
È evidente che gli industriali metallurgici del Regno
Unito sono risoluti ad impedire che quest'industria,
e-stesa in tutto l'Impero cada nelle mani dei Tedeschi.
La prima misura presa è stata la creazione di una banca
nazionale per le industrie metallurgiche e chimiche,
con un capitale di un milione di sterline. Essi hanno
intenzione di organizzare, secondo i noti metodi della
Frankfurter Melali Bank una Metallische Gesellschafl.
Questa, che già prima della guerra accordava un forte
a
PP°gg
i oalle imprese metallurgiche tedesche, ha
recen-temente portato il capitale a dieci milioni di sterline in
vista della estensione degli affari. Quantunque non vi sia
che una banca di questo genere stabilita in questo
mo-mento a Londra, è da attendersi la costituzione di altre
organizzazioni consimili.
Il corrispondente aggiunge che grandi depositi sono
in via di costruzione a Bristol per il commercio dei metalli
con l'Australia e che una nuova borsa dei metalli si
a-prirà fra breve a Londra.
Sulla tassazione dai sopraprofitti
dipendenti dalla guerra.
L'art. 4 del Testo Unico, approvato con Decreto
Luogotenenziale r4 giugno 1917, n. 971, intende per
reddito ordinario la media di quello definitivamente
ac-certato agli effetti dell'imposta di R. Mobile nel biennio
1913-1914 e, per gli enti o privati non ancora soggetti
all'imposta di R. Mobile, o i cui redditi siano in
conte-stazione, stabilisce che i redditi ordinari vengano
deter-minati con opportuni confronti coi redditi già
definiti-vamente accertati per la imposta stessa nel biennio
an-zidetto al nome di contribuenti della stessa categoria.
Dichiara infine che a ogni modo il reddito ordinario non
• p u ò essere valutato ad un importo inferiore all'8 per
cento del capitale investito.
Il suddetto articolo non fa che riprodurre le disposi- *
zioni apparse nell'art. 3 del precedente testo unico,
ap-provato con decreto Luogotenenziale 19 novembre 1916,
n. 1568, le quali, come è noto, suscitarono nella loro
pra-tica applicazione non pochi dubbi, tra i quali il
princi-pale merita di essere ricordato, servendoci dell'appresso
esempio pratico :
L'azienda B era accertala nel biennio 1913-1914 per
il reddito industriale di L. 2.000 e la risultanza della
gestione sociale dell'anno 1916 ha mostrato un ut'le di
L. 20.000, che la finanza si affretta a colpire di tributo
bellico e all'uopo determina il capitale investito
nell'a-zienda nella somma di L. 30.000.
Applicando l'anzidetto art. 4 del Testo Unico 14
giugno 1917, la finanza ragiona così : Il reddito ordinario
dovrebbe èssere rappresentato dalla cffra di L. 2.000,
media del reddito definitivamente accertato nel biennio
I
9i3"
I9i4 ; ma siccome il reddito ordinario non può
essere valutato a un importo in
feriore all'8 % del
capi-tale investito, la cifra da considerare quale reddito
ordi-nario è quella di L. 2.400 (8 % di L. 30 000).
La tassazione si svolgerebbe così :
Utile netto
Reddito ordinario
20.000
2.400
Sopraprofitto. . . L. 17.690
Imposta di R. mobile, sul sopraprofitto L. 2.288 circa
Dal sopraprofitto di L- 17.600 si
toglie lo ammontare della imposta di
R. mobile e rimangono L- 15,312, sulle
quali si applica la sovraimposta nelle
seguenti misure : .
20 % sul rendimento del capitale dall'8
al 10 % e cioè su L. 600 » 120
30 % sul rendimento del capitale dal 10
al 15 % e cioè su L. 1500 . . . . » 450
40 % sul rendimento del capitale dal 15
al 20 % e cioè su L. 1500 » 600
60 % sul rendimento del capitale
supe-riore al 20 % e cioè su L. ri.712. . » 7.027
• Totale imposta e sovrimposta. . . L. 10.485
Ciò posto, l'azienda B osserva : sta bene che voi
finanza mi calcolate in L. 2400 il reddito o-dinario, ossia
l'8 % del capitale investito che è di L. 30.000 ; ma bisogna
considerare che avanti guerra, quando il mio reddito
fi-gurava a ruolo per L. 2000, io avevo impiegato il
capi-tale ben modesto di L. 8000. Il-che vuol dire che il mio
reddito ordinario di allora corrispondeva al 25 % del
ca-pitale impiegato. Epperò, per ovvie ragioni di giustizia,
avendo oggi aumentato il mio lavoro e con esso il capitale
investito, mi dovete calcolare la cifra di reddito ordinario
nella stessa proporzione che in confronto al capitale
in-vestito essa era avanti guerra e quindi oggi il mio reddito
ordinario è di L. 7.500 (25 % di L. 30.000) e non di
L. 2.400.
L'anzidetto ragionamento, che per maggiore chiarezza
abbiamo esemplificato, .essendo indiscutibilmente giusto,
è stato accolto dalla finanza e così le antiche disposizioni
sulla determinazione del reddito ordinario sono state
chiarite, o meglio interpretate con più larga equanimità
col decreto Luogotenenziale 18 gennaio 1917, n. 145 e
quindi anche nel nuovo testo unico 14 giugno 1917,
al-l'art. 9, che dice testualmente così :
«Nei casi di aziende le quali fossero già state tassate
agli effetti dell'imposta di ricchezza mobile per gli anni
1913 e 1914, ed abbiano aumentato il proprio capitale
posteriormente al 31 dicembre 1912, il reddito ordinano
da attribuirsi al nuovo capitale è valutato in una
per-centuale pari a quella che la media dei redditi accertati
pel biennio anzidetto rappresenta, in rapporto al capitale
impiegato nello stesso periodo di tempo. In ogni caso il
tasso percentuale non può essere inferiore all'8 per cento ».
Così, in base a questa più larga interpretazione di
legge, la tassazione dell'azienda B si modificherebbe nel
modo seguente :
Utile netto. . . .
Reddito ordinario.
L. 20.000
7.500
Sopraprofitto. . . L. 12.500
Imposta di R. mobile sul sopraprofitto L. 1.625 circa
Dal sopraprofitto di L. 12.500 si
toglie lo ammontare della imposta di
R. mobile e rimangono L. 10.875, sulle
quali si applica la sovrimposta nelle
seguenti misure : '
20 % sul rendimento del capitale dall'8
al 10 % . . » »
30 % sul rendimento del capitale dal 10
al 1 5 % » »
40 % sul rendimento del capitale dal 15
al 20 %. . » »
60 % sul rendimento del capitale supe- *
riore al 20 % e cioè'su L. 10.875. • » 6-525
Totale imposta e sovrimposta.
5 . 1 5 0Come si vede dunque l'azienda B, invece di pagare
tra imposta e sovrimposta la somma totale di L. 10.485,
verrebbe a, pagare soltanto L. 8.150.
La interpretazione equitativa apportata dall'art. 9
del nuovo testo unico ha corrisposto indubbiamente a
un sano principio di giustizia ed ebbe il plauso di molti
cultori di scienze finanziarie, tra i quali il Prof. Einaudi
che scrisse uno dei suoi più belli articoli nel Corriere
della Sera.
Ma pessimo di essi ha rilevato, che noi sappiamo, la
patente incongruenza della interpretazione stessa, la quale
si ferma a metà strada.
Infatti, tostochè si è affermato il principio che il
red-dito ordinario debba serbare la proporzione di rendimento
che aveva avanti guerra il capitale investito, tutte le
misure delle quote percentuali di sovrimposta vengono
a essere spostate.
Così la quota di rendimento del sopraprofitto che
va dall'8 al 10 % per cento, rappresenta il rendimento del
capitale del 2 % m più del reddito "ordinario ; quella che
va dal 10 al 15 per cento, rappresenta l'ulteriore
rendi-mento del 5 % del capitale e così di seguito.
V
. -.'r'-v-T,:'.
288
calcolata col suddetto criterio, che solo risulterebbe dallo
spostamento del computo del reddito ordinario.
Non è infatti logico ritenere che nel mentre l'azienda
B abbia un reddito ordinario fino a L. 7.500 non soggetto
a sovrimposta, debba poi, per la prima lira in più di
tale reddito, pagare la sovrimposta massima del 60 % .
Bisognerebbe quindi bene àvvertire che non si può
pas-sare alla quota massima di tassazione del 60 % senza
prima percorrere la trafila delle altre quote del 20, del
30 e del 40 % .
Applicando questo principio, che noi riteniamo
giu-stissimo, la tassazione dell'azienda B procederebbe nel
seguente modo :
Utile netto I/. 20.000
Reddito ordinario.' » 7-5°°
Sopraprofìtto. . . L. 12.500
Imposta di R. mobile sul sopraprofitto L. 1.625 circa
Dal sopraprofitto di L. 12.500 si
toglie lo ammontare della imposta di
R. mobile e rimangono L- 10.875, sulle
quali si applica la sovrimposta nelle
seguenti misure:
20 % sul rendimento superiore al 2 %
tdel reddito ordinario, ossia su L- 600 » 120
30 % sull'ulteriore rendimento del 5 % ,
ossia su L- 1500 » 450
40 % sull'ulteriore rendimento del 5 % ,
ossia su L . 1500 » 600
60 % sull'ulteriore rendimento, ossia su
' L. 7275 . . . ' » 4-365
Totale imposta e sovrimposta. . . L . 7.160
L'azienda B dovrebbe dunque, a rigore di logica,
pa-gare tra imposta e sovrimposta non L. 10.485, come
sta-biliva, il primo abbozzo della legge sul tributo. bellico,
1
non L. 8150, come stabilirebbe l'attuale nuovo testo unico,
m a bensì L. 7160. come apparirebbe chiaro dalla logica
del ragionamento.
L a quale, in molti casi di tassazione, si appalesa
for-midabile, come quando si tratta di industrie che vanno
avanti con un misero capitale e facciamo l'esempio dei
redditi di rappresentanti, dei quali è dibattutissima la
questione se debbano essere accertati in Cat. B o in Cat.
C, tanto misero è il capitale impiegato ! In questi casi la
tassazione delle quote di sovrimposta supera la metà
del reddito, tuttoché questo sia ben modesto.
Epperò gli agenti delle imposte, che hanno intuito
le manchevolezze della legge, le quali portano a
tassa-zioni veramente enonni, cercano di ripararvi con
l'aumen-tare fìttiziamente il capitale investito, con grave scandalo
della serietà delle tassazioni e tra le più v i v e proteste
degli ignari contribuenti. • S. R .
Per favorire l'irrigazione.
L a legge 28 febbraio 1886 n. 3732 sui consorzi
d'ir-rigazione stabilisce il concorso dello Stato a consorzi
d'irrigazione, provincie, comuni, privati, per la
costru-zione di nuovi serbatoi, per nuove opere di derivacostru-zione,
estrazione e di condotta delle acque fino alla zona
d'irri-gazione, a condizione che l'acqua destinata a scopo
d'ir-rigazione sia in quantità non minore di 1 modulo (litri
100 al minuto secondo) ed anche in casi speciali di soli
litri 25, a condizione che i Comuni e le Provincie sul cui
territorio si fa l'irrigazione concorrano a sussidiare
l'o-pera in una misura complessivamente non minore di un
decimo del concorso dello Stato.
In forza dell'articolo 14 di detta legge, il concorso dello
Stato viene concesso per un tempo non maggiore di 30
anni ; nel primo decennio, il concorso, compreso il
de-cimo sopra menzionato, non potrà essere maggiore del 3
per cento del capitale speso per eseguire le opere di prima
categoria', e del 2 per cento per quelle di seconda. Il canone
dello Stato dovrà diminuire di un terzo del secondo
de-cennio e di un altro terzo nel terzo dede-cennio, e non
po-trà superare in ogni caso l'importo della metà degli
in-teressi, escluso l'ammortamento.
Sono di prima categoria le derivazioni d'acqua
su-periori ai 30 moduli, di seconda le altre. Sono poi concesse
speciali facilitazioni fiscali.
L a legge n. 107 d e l i o gennaio 1905 estende il concorso
dello Stato alle derivazioni ed elevazioni d'acqua a scopo
d'irrigazione alle quantità inferiori a 100 litri, ma
supe-riori ai 3 litri a l minuto secondo ; il concorso dello Stato
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per le quantità di superiori a 100 litri è fissato al 3 per
cento 2 per cento, 1 per cento del capitale, nel primo,
secondo e terzo decennio, come per le opere di prima
cate-goria della legge del 1884-.
Per le derivazioni comprese tra 100 e 3 litri, non e
obbligatorio il concorso delle Provincie e Comuni, ed il
contributo dello Stato è del tre per cento del capitale
nel primo decennio e del 2 nei due ultimi decenni. Ai
pri-vati è concesso scontare il sussidio governativo presso la
Cassa Depositi e Prestiti.
Il progetto ministeriale n. 952, il 16 giugno esaminato
dagli uffici, e pel quale fui nominato commissario, si
compone di tre articoli. Col primo ribassa illimite inferiore
da tre ad un litro, e concede la facoltà di fare le opere
d'ir-rigazione, anche ad uri privato che non sia
proprieta-rio e che faccia le opere per gli altri. L'articolo secondo
è del seguente tenore :
« Nel caso di impianti elettrici, il concorso è
commisu-rato all'intero costo di essi quando siano destinati
esclu-sivamente alla irrigazione. Quando invece gl'impianti
elettrici servano anche ad altri scopi oltre quello della
irrigazione, il concorso dello Stato, è limitato alla sola
quantità di energia motrice effettivamente impiegata
per l'irrigazione, ed è stabilito a giudizio insindacabile
del Ministero per l'Agricoltura nella misura fra un
mi-nimo di lire 500 ed un massimo di lire 800 per ogni
ca-vallo elettrico ». L'articolo 3
0autorizza ^ Ministero a
riunire in un testo unico le varie leggi relative
all'irriga-zione. Auguriamoci che alla riapertura della Camera
possa il progetto presentato dal Ministero, essere studiato
dalla Commissione nominata dagli Uffici della Camera dei *
Deputati.
I n g . G . CORNIANI, deputato.
NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE
C o o p e r a t i v e e g u e r r a . — In Ogni nazione belligerante si ènotato il f a t t o tipico che i l movimento cooperativo ha non soltanto resistito alla prova della guerra, m a ne è uscito rafforzato.
In Francia, oVe nel 1914 la cooperazione di consumo contava 3500 società raggruppanti 600.000 famiglie con una cifra di affari di 3P0 milioni all'anno, non soltanto adesso ha aumentati i suoi effettivi e i suoi quadri, ma per la sua stessa influenza e per i mezzi di cui dispone, si è imposta agli stessi poteri pubblici, quando, per imperiose necessità di ordine pubblico, essi hanno dovuto fron-teggiare l a speculazione del commercio privato. Per citare un solo esempio l a cessione dei '900 spacci Maggi alla Unione delle Coopera tive parigine ha permesso di impedire la speculazione sul latte e si deve alla gestione cooperativa se i l prezzo del latte è rimasto a 60 centesimi a l litro e se la distribuzione procede regolarmente, senza "che v i sia stato bisogno di estendere l'uso delle tessere per i bambini e gli ammalati. E d alle cooperative di Parigi il Municipio ha affidato
*la distribuzione gratuita del carbone, dei legumi e delle patate alle famiglie povere, perchè ha constatato che era ottimo mezzo per impedire abusi.
Negli Imperi centrali le cooperative hanno introdotto i l sistema della distriuzione delle derrate, prima ancora del razionamento obbligatorio. L a forza del movimento si manifesta in nuovi acquisti di terreni per la diretta produzione^gricola. L a Cooperativa di Am-burgo che ha 80.000 soci, ha potuto nel 1916 assegnare un milione di marchi alla fondazione d i una colonia di vacanze per i fanciulli. Essa sola conta adesso 907 succursali di vendita.
Persino nel Belgio, nonostante le condizioni particolarmente dolorose del paese, la cooperazione ha potuto compiere un vero servizio di Croce Rossa C i v i l e ; a Gand, Bruxelles, a L i e g i , i n t u t t i i principali c e n t r i , l e cooperative costituiscono l " p i ù efficace difesa contro le conseguenze economiche della guerra.
In Inghilterra, si ha i l massimo sforzo della cooperazione : 3 milioni di soci, due magazzini di Grosso, che nel 1916 hanno acqui-stato e distribuito alle società per 2 200 milioni di franchi di merci.
Il m o v i m e n t o a u r e o . — Prima ancora della guerra,
l'accre-scimento della riserva aurea c o s t i t u t a per un paese d" sana finanza ima delle preoccupaz;oni più vive. Ciascuna Potenza si sforzava,
per rinforzare i l suo credito ed accrescere la sua forza finanziare, di aumentare, in notevoli proporzioni, il suo stock monetario in oroi
A l l a vigilia delle ostilità la Banca di Francia conservava nella sua cassaforte la più elevata quantità di oro che, dopo la Banca Na-zionale russa, fosse in possesso di qualsiasi altra Nazione europea-Gli avvenimenti odierni, bene precisando il m o t o preponde rante che sostiene l'oro nella vita economica dei popoli, hanno in citato ancora di più le varie Potenze ed accrescere l a loro riserva de prezioso metallo. T u t t i i paesi del nuovo e del vecchio continente si sono sforzati, in effetti, di ritirare nelle loro casse l ' o r o in circola-zione nel territorio nazionale e, come le altre Nazioni, la Francia ha anch'essa iniziata la mietitura aurea.
L a bisogna, che presentava non poche difficoltà, è stata
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t a t a grandemente d a l gesto spontaneo della popolazione francese la quale si è affrettata a versare agli sportelli delle Banche e delle pubbliche Amministrazioni le monete d'oro gelosamente conservate sono a quel giorno nella cassaforte del ricco o nella calza del p o v e r o E s t a t o cosi che l ' a m m o n t a r e del versamenti d ' o r o in F r a n c i a , ef-f e t t u a t i dalla popolazione, ha raggiunto in questi giorni la cief-fra di
2,277 milioni di f r a n c h i .
Per questa tesaurizzazione i n t e n s i v a dell'oro nel mondo intero, l ' i n c a s s o delle grandi B a n c h e n a z i o n a l i si è sensibilmente accresciuto durante il corso della guerra, che traspare d a l prospetto seguente nel quale è riassunto l ' a m m o n t a r e aureo delle principali N a z i o n i ' p r i m a della guerra ed a l m a g g i o 1918. 1914 1318 milioni in oro Inghilterra 1.004 r-543 F r a n c i a 4.104 5-38z I t a l i a 1.405 837 R u s s i a 4-270 3-453 G e r m a n i a 1.696 2.932 A parte i l nostro paese e la R u s s i a , che hanno v i s t o diminuire l'ammontare della riserva aurea, t u t t i gli altri paesi ne accusano n n sensibile aumento e la F r a n c i a s t a i n t e s t a alle altre Nazioni con l'in-casso aureo maggiore, sebbene nel p r i m o anno della guerra, quando ancora gli S t a t i U n i t i non erano scesi nel c o n f l i t t o a fianco dell'In-t e s a , essa avesse d o v u dell'In-t o effedell'In-tdell'In-tuare nella grande R e p u b b l i c a ameri-c a n a pagamenti in oro ameri-che si sono e l e v a t i a ben 1.077 milioni d i franchi.
L o sforzo d e l l a G e r m a n i a è s t a t o egualmente importante, in q u a n t o essa ha a u m e n t a t a la sua riserva aurea d i 1.236 milioni di franchi ; ciò nonostante la differenza tra la sua riserva t o t a l e e quella della F r a n c i a si eleva a p i ù d i 2 m i l i a r d i e mezzo di franchi.
Il Giappone f a parte dei paesi cui la guerra h a procurato un sensibile ed insperato aumento dell'oro, cosicché mentre prima della guerra le riserve i n potere della B a n c a del Giappone si elevavano a 218.237.00 ycns, oggi sorpassano i l m i l i a r d o .
Anche la Spagna h a v i s t o grandemente a u m e n t a r e-l a sua
ri-s e r v a aurea. Mentre prima della guerra eri-sri-sa a v e v a 550 milioni di pesetas i n oro, oggi ne c o n t a più di 2 m i l i a r d i . A l t e m p o s t e s s o la ren-d i t a estera spagnuola, ren-d i cui prima ren-del conflitto erano in circolazione oltre 1000 mliioni di pesetas, è r i f l u i t a in grande q u a n t i t à in p a t r i a . Nè a ciò solamente si è l i m i t a t a la ripresa finanziaria della Spagna, poiché questo paese che prima ricorreva ad altri S t a t i , ha potuto f a r e , i n v e c e , operazioni di prestito all'estero, ed ha ottenuto un cam-b i o per essa assai f a v o r e v o l e .
P e r t u t t e queste profonde modificazioni nelle finanze spagnuoie , si è discusso recentemente intorno a l l a possibilità di introdurre 1 s i s t e m a monetario a u r e o ed il Ministro delle F i n a n z e ha disposto che la tale i n n o v a z i o n e a b b i a i n i z i o col i° g e n n a i o 1919, insieme alla trasformazione di t u t t o i l d e b i t o esterno in d e b i t o interno.
Il progetto a p p r o v a t o stabilisce che, a c o m i n c i a r e dal prossimo a n n o , t u t t i i p a g a m e n t i di somme superiori a 50 pesetas d o v r a n n o essere effettuati in oro. A questi pagamenti saranno ammesse le monete auree dell'estero, qualora p o r t i n o un segno delle loro^qui-v a l e n z a in pesetas.
Movimento della popolazione nell'anno 1916. —
Matri-moni , nascite e morti.—Mentre s i a t t e n d e alla preparazione del v o l u m e contenente le notizie particolareggiate del m o v i m e n t o della popo-lazione nell'anno 1916, l'Ufficio Centrale di S t a t i s t i c a ha creduto op-portuno far conoscere fin d a o r a , n o n s o l t a n t o per il complesso del R e g n o , m a per ogni p r o v i n c i a e per ogni c o m p a r t i m e n t o , il n u m e r o dei m a t r i m o n i , delle nascite e delle m o r t i in d e t t o anno. > •
Popolazione. — A n c h e per l ' a n n o 1916 non si è p o t u t o calcolare la popolazione presente alla fine del medesimo in ciascuna P r o v i n c i a ed in ciascun Comune capoluogo di Provincia', perchè la c h i a m a t a delle classi alle armi a v v enuta nel 1915 e i continui m u t a m e n t i i n di-p e n d e n z a dello s t a t o d i guerra hanno modificato fortemente e insta-bilmente la popolazione di tuti i Comuni del R e g n o , con un preva-lente spostamento d i popolazione verso l ' I t a l i a settentrionale, d o v e si t r o v a la maggior parte dell'esercito c h i a m a t o alla difesa del P a e s e senza che si a b b i a n o gli elementi necessari per calcolare le v a r i a z i o n i a v v e n u t e nella popolazione dei singoli Comuni in seguito a tale anor-m a l e anor-m o v i anor-m e n t o . E poi da osservare che riferendosi ai dati deanor-mogra- demogra-fici forniti d a i Comuni a l l a popolazione presente, e cioè, sia a quella con dimora fissa, s i a a quella con d i m o r a occasionale, per q u a n t o riguarda i decessi i l loro numero comprende t u t t i g l i i n d i v i d u i m o r t nel territorio del Comune, per qualsiasi m o t i v o e quindi anche in conseguenza delle operazioni di guerra, m a n o n comprende per a l t r o quelli di cui l ' a t t o di morte è r i c e v u t o nei registri delle stato c i v i l e t e n u t i dalle A u t o r i t à m i l i t a r i , secondo l'Istruzione intorno agli a t t i d i m o r t e , agli a t t i di nascita e a i t e s t a m e n t i in guerra a p p r o v a t a c o l decretcnBuogotenziale 30 gennàto 1916, n. 109.
Il calcolo p e r t a n t o della popolazione che si basasse su queste perdite, oltreché sugli altri elementi di v a r i a z i o n e naturale e sociale della popolazione, n o n potrebbe non condurre che a risultati im-perfetti. P e r queste considerazioni si era d o v u t o limitare il calcolo della popolazione al solo complesso del R e g n o , n e l q u a l e , a l l a fine del 1 9 1 6 , la popolazione calcolata con lo stesso m e t o d o a d o t t a t o nelle
statistiche degli anni precedenti è risultata di 36.776.522 abitanti D a questa c i f r a si dovrebbe sottrarre il numero dei m o r t i in guerra dal 25 m a g g i o 1915 al 31 dicembre 1916, dei quali non venne com-pilato l ' a t t o di morte presso i Comuni, m a tale notizia non è ancora conosciuta.
Facendo la semisomma delle cifre dela popolazione calcolata al principio e alla fine dell'anno 1916, si è determinata quella presu-mibilmente presente alla m e t à di detto anno, in 36.631.495 a b i t a n t i .
Matrimoni. — Il n u m e r o dei m a t r i m o n i , per le condizioni ec-cezionali dipendenti dalla guerra, sia in seguito alla chiamata di tutte le classi alle a r m i ^ i a per le conseguen ze dolorose di questo immane conflitto, specialmente nei riguardi economici finanziari, è disceso fortemente anche nell'anno 1916. D a l quoziente di 7,03 matrimoni per 1000 a b i t a n t i nel 1914 si discende a 5,11 nel 1915 c a 2,89 nel 1916.
Nascite. — N e l 1916 si è a v u t o un f o r t e abbassamento del quo-ziente di n a t i v i t à . In d e t t o a n n o , il numero dei nati v i v i fu soltanto di 881,626, il q u a l e , ragguagliato a 1000 a b i t a n t i , d à un rapporto di 24,07, mentre negli anni 1915 e 1914(11 quoziente di n a t i v i t à fu, ri-spettivamente, d i 30,53 e di 31,07. Q u e s t a diminuzione è dovuta in-teramente alla d i m i n u i t a n u z i a l i t à , perchè i nati v i v i nel 1916 si d i v i d e v a n o in 845.027 l e g i t t i m i (95,85 ogni 100 nati) ed in 36.599 illegittimi ed esposti (4,15), mentre nel 1915 la proporzione degli il-legittimi fu d i 4,35. Il rapporto degli i l l e g i t t i m i ed esposti al totale dei n a t i del 1882 segna u n a graduale diminuzione. I n f a t t i , n e l 1838 ogni 100 n a t i Se ne contano 7,51 di i l l e g i t t i m i ed esposti, nel 1892, 7,02 ; nel 1902, 5,72 ; nel 1012, 4,79 e n j l 19x6, 4,15, come si è g i à detto.
Nelle cifre sopra i n d i c a t e non sono compresi i nati m o r t i (cioè morti prima o durante il parto) in n u m e r o di 37.236 ; essi confron-t a confron-t i col confron-t o confron-t a l e delle nasciconfron-te, compresi i naconfron-ti morconfron-ti sconfron-tessi, diedero, nel 1916, un quoziente di 4,05 ogni 100 nascite, di poco inferiore a quello dell'anno precedente.
Morti. — In t u t t o il R e g n o , n e l l ' a n n o 1916, m o r i r o n o 721.558 i n d i v i d u i : si ebbero cioè 19,80 morti ogni 1000 a b i t a n t i . Si n o t i che, i n q u a n t o alle perdite d i guerra, questa statistica non ha potuto registrare che quelle dovute a morti a v v e n u t e in ospedali ierrito-riali o d i riserva nel R e g n o , sia per ferite riportate in c o m b a t t i m e n t o , sia per m a l a t t i e o per altra causa ; p o i c h é soVj per tali perdite l ' a t t o d i m o r t e v i e n e compilato dagli uffici comunali di s t a t o civile. N e l computo dei m o r t i , m a n c a n o perciò t u t t e le altre perdite di guerra a v v e n u t e fuori del t e r i t o r i o del R e g n o o in ospedali da campo o sul campo, e per le quali l ' a t t o di morte f u ricevuto nei registri dello stato civile tenuti dalle A u t o r i t à militari. P e r conseguenza, il quoziente di m o r t a l i t à n e l 1 9 1 6 , d i sopra calcolato, d o v r à ancora salire, quando si conoscerà esattamente il numero t o t a l e dei morti in guerra in quel, l ' a n n o .
N e l 1915 il q u o z i e n t e d i m o r t a l i t à nel R e g n o f u di 19,56 su tooo a b i t a n t i (escluse le v i t t i m é del terremoto avenuto in tale anno) e nel
1914 di 1 7 , 9 4 .
N e l 1916 si e b b e r o , complessivamente, 82 morti per ogni 100 nati v i v i , mentre nel 1915 se ne ebbero soltanto 64 (escluse le vittime del terremoto).
Nella t a v o l a che segue si portano le cifre complessive dei matri-moni, delle nascite e delle morti nel R e g n o nell'ultimo decennio
Regno ed anno Matri-moni Nati vivi legit-timi Illegitt. ed esposti Totale Nati morti Morti Regno anno 1 9 1 6 . . 1 0 5 . 8 8 1 345.027 36.599 8 8 1 . 6 2 6 3 7 . 2 3 6 721.558 . a a 1 9 1 5 • • 185.675 1.060.397 4 8 . 2 4 6 1.109.183 4 7 . 2 8 0 2)741.143 a > 1 9 1 4 . . 2 5 2 . 1 8 7 1,061.278 5 2 . 8 1 3 1 . I l 4 . 0 9 1 47.615 643-355 a a 1 9 1 3 . . 2 6 4 . 2 3 5 1.070.263 5 2 . 2 1 9 1.122.482 4 6 . 8 7 1 6 6 3 . 9 6 6 » * 1 9 x 2 . . 2 6 4 . 6 5 7 1.079.669 54-3X6 I.I33.985 47,568 635788 > 1 1 9 1 X . . 2 6 0 . 1 9 8 1.039-559 53-986 1.093.545 47.491 7 4 2 . 8 1 1 a a' 1 9 1 0 . . 2 6 9 . 0 2 4 I.087.795 5 6 . 6 1 5 1.144.410 50.337 6 8 2 . 4 5 9 a a 1 9 0 9 . . 2 6 6 . 3 3 4 1.061,362 54469 1.115.831 5 0 . 2 9 0 7 3 8 . 4 6 0 a a 1 9 0 8 . . 2 8 3 . 1 6 0 1.082.087 5 8 . 7 2 6 1.138.813 5 1 . 4 6 5 7 7 0 . 0 5 4 » a 1 9 0 7 . . 2 6 0 . 1 0 4 1.006.762 55-571 1.062.333 4 8 . 0 2 3 7 0 0 . 3 3 3 fa) Compresi i 3 0 . 4 7 6 morti nel terremoto avvenuto il 1 3 gennaio 1 9 1 5
- E m i g r a z i o n e i t a l i a n a . -—D'emigrazione i t a l i a n a verso i paesi
transoceanici ha s u b i t o u n a forte contrazione i n seguito alle vicende internazionali di questi u l t i m i anni. E così, dopo a v e r raggiunto la enorme c i f r a di 872.598 persone nel 1913, pari al 2,47 per cento della popolazione del regno, scendeva nel 1914 per effetto del conflitto europeo scoppiato nel secondo semestre, a 479.041, pari a l l ' i , 3 4 per cento della popolazione stessa.
6
L'ECONOMISTA
16 giugno 1918 — N. 2302
verso i quali salparono 10.908 individui ; si ebbe invece una dimi-nuzione di 2910 emigranti pel P i a t a e di 1263 pel Brasile.
Nell'anno 1915 rimpatriarono 167.925 italiani in gran parte ob-bligati al servizio militare,mentre nel i g i ó l a cifra si riduce a 39.039. D i questi ultimi 17.248 provengono dagli Stati Uniti ; 18.324 dal P i a t a ; 2.035 dal Brasile ; 463 dal C a n a d à e 699 da altri paesi .
FINANZE DI STATO
S p e s e p e r l a g u e r r a . — b f e l l a discussion^6uU 'esercizio
prov-visorio il Ministro del Tesoro ha fornito importanti indicazioni sulla nostra situazione finanziaria.
F i n o ai 30 giugno le spese di guerra d e . l ' I t a l i a ascendono a 46 m i l i a r d i , ma tutte le spese dello S t a t o sono aumentate e tendono ad a u m e n t a r e ancora.
I sussidi alle f a m i g l i e dei richiamati ascendono già a 180 milioni mensili ed il Governo è disposto a d accrescere la quota in conside-razione del caro della v i t a . Per i profughi delle terre invase si elargi-scono 30 milioni di sussidi al mese, 380 milioni al mese rappresen-tano l ' a u m e n t o di stipendio agl'impiegati dello Stato ed altri 178 milioni si spendono per l'indennità di caro viveri agl'impiegati stessi. P e r queste sole partite si toccano quasi gli 800 milioni mensili e con gl'inevitabili a u m e n t i , una decina di miliardi all'anno.
Circa le spese di guerra, i 46 miliardi sino al 30 giugno, diven-teranno 60 alla fine del presente anno Solare, a v e n d o d e t t o il Ministro che nel 1917 tali spese ascesero a 24 miliardi, cioè 12 miliardi a semestre. E p o i c h è s i a m o i n n e c e s s a r i o aumento,ilprossimlo semestre recherà un onere maggiore di 12 miliardi, onde la previsione di 60 miliardi alla fine del dicembre e di 75 miliardi alla fine dello eser-cizio finanziario 1918-1919, che sta per cominciare il primo luglio, non è certo esagerata.
II servizio degl'interessi per i debiti che t a l i spese importano non graverà t u t t o sul nuovo esercizio, perchè altra cosa è la spesa impegnata e altra cosa è il conto saldato. E c c o perchè i prestiti di vario genere all'interno ed all'estero non superano i 50 miliardi.
Ma g i à l ' o n . Nitri ha fatto balenare la possibilità di un nuovo ap-pello al risparmio.
Comunque a suo t e m p o t u t t e le spese di guerra dovranno es-sere saldate mediante i prestiti e quindi supponendo che tali spese rimarranno consolidate al 30 giugno 1919 in 75 miliardi, l'onere del bilancio per il servizio degl'interessi — sulla base minima del 5 p e r cento — a s c e n d e r e b b e a 3 miliardi e 375 milioni.
I n t a n t o dall'ultimo conto riassuntivo del Tesoro pubblicato in questi giorni risulta che l'ammontare delle spese sostenute dallo S t a t o per conto dei dicasteri militari nel periodo luglio 1917-aprile 1918 sono ascese a complessivi 13.744,7 milioni contro 10.631.6 mi-lioni nel corrispondente periodo dell'esercizio anteriore, segnand cioè un aumento di 3.113,1 milioni.
L e spese già compiute, e tralasciando gl'impegni per l'esercizio (dicasteri della guerra e delle armi e munizioni) si sono ragguagliate nello stesso periodo a 12.966,7 miiioni, contro 10.025,3 milioni, se-gnando in incremento di 2.941,4 milioni e quelle per la marina a 778,0 milioni contro 603,3 milioni segnando un incremento di 1 7 1 , 6 milioni.
Nel solo mese di a p r i l e , l ' u l t i m o di cui si abbiano i d a t i , si è a v u t a una spesa complessiva di r.594,3 milioni (marzo precedente 1.633,0 milioni) contro 1.120,3 nell'aprile 1 9 1 7 , da attribuirsi p r r.482,4 milioni all'esercizio (marzo precedente 1.539,6) contro 1.063,5 mi-lioni, e per 111,9 milioni alla marina (marzo precedente 93,4 milioni contro 56.8 milioni nell'aprile r g i 7 .
D i a m o qui appresso il prospetto delle spese dei dicasteri mili-tari dell'Italia dall'inizio della guerra in poi.
Guerra Marina Totale Milioni di lire Preparazione militare. . . 1.618,8 159,3 1.778,1 g i u g n o 67,2 463,8 luglio 1915-giugno 1 9 1 6 . . . . 7.611,0 731,4 8-342,4 luglio 1916-giugno 1 9 1 7 . . . . 12.546,8 789,1 J3.335,? g i u g n o 1818-aprile 1918 . . . . 12.966,7 778,o 13-744,7 35 139 ,9 2.525,0 37.664,9 Naturalmente queste cifre sono d o v u t e a rilievi contabili e v a n n o i n t e g r a t e , come ha f a t t o l'on. N i t t i .
D e b i t o p u b b l i c o . — N e l 1866 i l debito pubblico complessivo
degli S t a t i europei si f a c e v a ascendere a 66 miliardi di franchi ; nel 1885-87, cioè trenta anni dopo, si e l e v a v a a T17 miliardi 112 mi-lioni, che richiedevano p e r i i servizio degli interessi e dell'ammorta-m e n t o 5.343 dell'ammorta-milioni all'anno ; e nel 1914, alla vigilia della grand conflagrazione, era v a l u t a t o dal N e y m a r c k i n t o m o ai 150-160 mi-liardi di franchi, con u n onere di 6-7 mimi-liardi all'anno per interesi e ammortamenti. Dopo quaranta mesi di guerra, alla fine del 1917, il N e y m a r c k calcolava che il debito pubblico, totale dell'Europa distanziasse di poco i mille miliardi, con un onere annuo per gli interessi di 60 miliardi, ed una cifra anche superiore si sarebbe ot-t e n u ot-t a ot-tenendo conot-to dell'accresciuot-to volume della circolazione fiduciaria, che, mentre p r i m a della guerra ascendeva per il totale
degli S t a t i europei a 26 miliardi circa, si può ritenere toscasse gli 80-90 miliardi alla fine del 1917, pur non comprendendo nel computo quella massa enorme di boni emessi dalla macchina creditizia di guerra creata dalla Germania.
L'accensione di debiti ha costituito per t u t t i gli S t a t i il mezzo normale di finanzi amento della condotta della guerra, nè poteva a v v e n i r e altrimenti data la massa enorme di capitali che essa as-sorbe .-anche l'Inghilterra, ove, d a t o il basso limite normale delle tassazioni, l'inasprimento delle imposte si è potuto operare nella più forte intensità, ha potuto coprire con le imposte solo poco più di un quarto delle spese di guerra. Il debito pubblico inglese, che nell'agosto 1914 ascendeva a 710.500 migliaia di lire sterline, alia chiusura dell'ultimo esercizio finanziario del 31 marzo 1918, raggiun-geva 5.890.200 migliaia di sterline, di cui, però, 1332 milioni inve-stiti in preinve-stiti agli alleati — che il cancelliere dello Scacchiere, in seguito agli eventi russi . considerava per una buona m e t à non ricu-p e r a b i l i — e 194 milioni in ricu-prestiti alle colonie. Il debito ricu-pubblico complessivo delle colonie inglesi, comprese le Indie, di 915.610 mi-gliaia di lire sterline prima della guerra, saliva a 1.227.831 mimi-gliaia verso l a fine del r 9 i 7 . Il p r i m o anno di guerra, c o m p i u t o nell'aprile scorso, si calcola sia costato agli S t a t i Uniti una spesa di oltre 10 miliardi di dollari, di cui i/t coperti col prestito della libertà : di questi
10 miliardi, al 6 maggio u l t i m o erano stati mutuati agli alleati 5.363.850 mila dollari. Il debito, pubblicò francese di miliardi di franchi 32.9 prima della guerra, alla fine del 1917, comprese le anti-cipazioni bancarie, t o c c a v a quasi i 105 miliardi, con un aumento di
73 miliardi ; il russo, prima della guerra, era di 8.825 milioni di rubli, ed allo scoppio della rivoluzione di 28.000 milioni rumeno prima delia guerra di 1.175 milioni di lei e quando f u proclamato l'arstizio di 10.000 milioni ; e l ' i t a l i a n o , che nel 1914 era di 14.859 mi-lioni di lire t o c c a v a al 31 marzo u l t i m o 40.663 m i l i o n i .
Non altrimenti si comportano le cose nei riguardi degli Stati n e m i c i : i l debito pubblico tedesco, autro-uugarico, e turco, dal 30 giugno 1914 al 30 giugno 1916 si è rispettivamente e l e v a t o -.per la Germania da 25.500 a 150.500 milioni d i f r a n c h i ; p e r l'Austria-Ungheria d a 20 a 94 miliardi di corone ; per la T u r c h i a da 150 a 330 milioni di lire turche, e per la B u l g a r i a risultava al primo gennaio 1918 di 4.077 milioni di l e v a , contro 898 milioni della fine del 1914. Questo enorme indebitamento degli S t a t i è, altresì, in c o n t i ua e f f i c i e n z a — n è potrebbe essere altrimenti quando di consideri che ormai la spesa mensile totale sopportata dai bilanci degli Stati bel-ligeranti per f a r fronte alla guerra si calcola dal N e y m a r c k superi i 20 miliardi — e , qualora fosse possibile, a guerra u l t i m a t a , pensare e attuare u n piano di graduale a m m o r t a m e n t o , l'onree annuale che ne deriverebbe supererebbe di parecchi miliardi l'ammontare totale del debito pubblico capitale esistente prima della guerra.
C o n t o d e l T e s o r o . — D u r a n t e i l periodo che v a dai primo
agosto 1914 al 30 aprile 191S, e cioè durante i quarantacinque mesi che comprendono i dieci mesi della nostra neutralità ed i primi trentacinque mesi della nostra guerra, il Bilancio di cassa dello Stato ha presentato le seguenti risultanze, in milioni di lire, nel suo complesso e nelle quattro categorie onde si ripartisce (la prima c a - . tegoria per le entrate o per le spese effettive ordinarie e straordi-narie, la seconda categoria per le costruzioni di ferrovie, la terza categoria per il m o v i m e n t o dei c a p i t a l i , e la quarta categoria per le partite di giro) : Titolo Cat. I . Cat. I I . Cat. I l i Cat. I V .
Incassi Pagamenti Differenza 14.684,0 50.235,6 — 35-551,6 24,0 i o5 , 3 — 81,3 28.173,3 3.786,7 + 24.386,6 . 383,0 299,5 + 83,5 4 3 2 6 4 , 3 54-427,1 11,162,8 Totale . -.
A t t r a v e r s o allo stesso periodo, il Tesoro dello S t a t o ha presen-t a presen-t o le seguenpresen-ti risulpresen-tanze, i n milioni di lire, (badandosi che nella differenza il + indica miglioramento ed il •—indica peggioramento) :
L'ECONOMISTA
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i pagamenti e gli incassi nel Bilancio di Cassa nel secondo caso l'impiego da parte del Tesoro per appianare quella differenza, ma la differenza v a attribuita a qualche inesattezza nella fonte del cal-colo ed appare in ogni modo di poco rilievo).
D'altronde, gli incassi che nel Bilancio di cassa spettano alla categoria terza, ossia al movimento di capitali, si decompongono in :
Accensione di debiti Altre operazioni T o t a l e . 23.296.1 4.877,2 28.173,3 Dunque, gli incassi del Bilancio di Cassa si distinguono a se-conda della loro origine :
D a entrate effettive 14.684,0
D a debiti 23.296,1 D a minori contabilità 5.284,2
Totale . . . 43.264,3 E i ufìne, t u t t i gli incassi, insieme riferiti cosi al Bilancio di Cassa come al Tesoro e diretti a corrispondere a t u t t i i pagamenti, si differenziano i n ragione della loro natura :
P e r entrate effettive 14.684,0 Per debiti . . - . 34.485,9
Per minori contabilità 5.284,2 Totale . . . 54.427,1
BANCA D'ITALIA.
R E L A Z I O N E D E L D I R E T T O R E G E N E R A L E S U L L E O P E R A Z I O N I F A T T E D A L L A B A N C A N E L L ' A N N O 1 9 1 7
(Continuazione) (1).
Il regresso nei prezzi dei titoli di Stato italiani posseduti dalla B a n c a , inclusi quelli assegnati alla massa di rispetto ordinaria, ha cagionato una perdita d i lire 1.358.185, passata a carico del conto profitti e perdite dell'esercizio.
N e l l ' a m m o n t a r e dei titoli di proprietà della B a n c a al 31 dicem-bre 1 9 1 7 , i certificati ferroviari e i buoni del Tesoro rappresentavano lire 153,5 milioni, i titoli di debito redimibile 40,7 milioni ; le ren-dite perpetue dello S t a t o 26,4 milioni.
Naturalmente non sono comprese nelle cifre esposte quelle rap-presentanti operazioni straordinarie temporaneamente fatte con lo S t a t o mediante b u o n i del T e s o r o .
R I S E R V A S T R A O R D I N A R I A .
A l l a d a t a istessa, la riserva straordinaria, costituita a tenore della Convenzione fra il R . Tesoro e la B a n c a , approvata con la legge del 24 dicembre 1908, era impiegata come segue : Buoni del Tesoro ordinari a breve scadenza lire 4.025.000 ; Fondo di dotazione per le filiali nelle colonie lire 3.000.000 ; Partecipazione al Consorzio per sovvenzioni su valori industriali lire 5,000,000. Total e lire 12.025.000.
I M M O B I L I A D USO D E G L I U F F I C I .
A l 31 dicem ? % i 9 i 6 gli edifici di proprietà della B a n c a , destinati a uso di uffici, erano inscritti nel bilancio per lire 29.258.878,14
Durante l'anno 1 9 1 7 furono aggiunti le seguenti partite : Pa-gamento in conto d e i lavóri per le costruzioni di G e n o v a , Chieti, M a n t o v a , Messina e Casal Monferrato lire 379.502,58. A c q u i s t o di aree per i n u o v i stabili delle succursali di P o t e n z a , R e g g i o E m i l i a e Salerno lire 198,872,53. Acquisto di immobili adibiti a residenza della Succursale di Piacenza, e ad ampliamento dello stabile della succur-sale di Vicenza lire 279.755,45. P a g a m e n t i in conto di lavori di mo-dificazioni ed ampliamento degli edifici delle Succursali di A n c o n a e Terni lire 84.661,14. P a g a m e n t i per lavori di sistemazione e miglio-ramento negli stabili di alcune altre filialilire 26.384,30 — T o t a l e lire 30.228.054,14.
Meno : R i c a v o d e l l a vendita del vecchio stabile della sede di G e n o v a , del vecchio stabile di Bergamo, e di altre vendite e liquida-zioni lire 1 . 0 4 0 . 5 9 0 , 3 5 . — T o t a l e lire 29.187.463,79.
Deducendo da siffatto residuo : a) quota d i ammortamento, p e r il 1 9 1 7 , delle spese di costruzione d e g l i stabili a uso degli uffici lire 585.177,56; b) ammortamento speciale staordinario delle spese per i n u o v i edifizi di Genova e di Milano lire 300.000, rimane la somma (fi lire 28.302.286,23 a rappresentare il valore di bilancio degli stabili a uso della Direzione generale e di 70 filiali.
U T I L I .
Si considerano ora i risultamenti dell'opera della Banca nel pas-sato esercizio, distinguendo, come di consueto, i profitti delle filiali da q u e l l i dell'Amministrazione centrale.
L ' u t i l e lordo delle filiali f u di lire 42.970.922,06 contro, nel 1916, lire 34.088.264,59, donde un aumento di lire 8.882.657,47.
L ' u t i l e lordo dell'Amministrazione centrale f u di L - 69.032.242,43 contro, nel 1916, lire 45.026.369,47 epperò un aumento di lire 24.005.872,96. "'ifi
Quindi, nell'insieme gli utili l'drdi dell'esercizio si elevarono a lire 112.003.164,49, contro, nel 1916, a lire 79.114.634,06, con un aumento di lire 32.888.530,43.
L e operazioni di sconto da sole diedero un utile lordo di lire "26.571.209,51, che, confrontato con quello del 1916, presenta un miglioramento di lire 4-954-375,25, risultante dalla differenza fra il maggior gettito di lire 7.226.143,58 degli sconti e il minor p'ro-fitto di lire 2.271.768,33 dei risconti.
Sulle operazioni di anticipazione furono liquidati interessi per lire 26.625.279,26, cioè una differenza in più sul 1916 di lire 6.389.820,82.
I prorogati pagamenti delle Stanze di compensazione diedero un profitto di lire 3.146.850,25, mentre l'anno precedente a v e v a n fornito lire 259.987,45.
Dalle operazioni con l'estero si ebbero lire 3.649.106,50, con un benefizio in più di lire 428.049,44 sul 1916.
Gli utili dei servizi di Ricevitoria, di Cassa provinciale e delle Esattorie furono di lire 1.746.581,94.
I benefizi diversi ascesero a lire 1.663.947,79.
G l i impieghi patrimoniali, compresi i redditi provenienti dal cre-dito verso la Società per il risanamento di N a p o l i , fornirono un utile complessivo d i lire 42.980.616,61.
S P E S E E T R I B U T I .
L e spese, le imposte e tasse, e le ammortizzazioni ascesero, nel 1917, a lire 56.863.709,10, contro, nell'esercizio precedente, lire 35.238.178,66, onde un aumento di lire 21.625.530,44.
L e spese di amministrazione propriamente dette comprese quelle per il servizio di Tesoreria dello Stato, raggiunsero lire 14.995.735,79, superando di lire 2.020.444,69 quelle del 1916.
Dell'aumento, lire 925 mila sono d o v u t e a maggiori spese di per-sonale, sia in quanto riguarda gli stipendi, i salari e l e indennità di trasferta, sia in seguito ai provvedimenti attuati in favore degli impiegati; e lire 542 mila rappresentano il maggior costo deiservi^i di riscaldamento.
Per la fabbricazione dei biglietti furono spese lire 1.227.000, con una eccedenza di lire 825.000 rispetto al 1916 ; maggior onere dovuto esclusivamente all'incremento della produzione dei bi-glietti, chè le spese di stipendi e salari relativi fanno parte di quelle di amministrazione in genere.
Durante l'anno 1 9 1 7 , le imposte e le tasse diverse richiesero un esborso di lire 21.586.413,92, cioè lire 14.543.597,62 in più che nell'esercizio precedente.
L a tassa sui biglietti in circolazione ammontò a lire 16.214:442,15 presentando un aumento di lire 13.744.782,73 sul 1916. D a un eser-cizio all'altro, l'ammontare della tassa straordinaria sulle eccedenze di circolazione compresa nel detto capitolo di spesa crebbe da 14 3.3 31 a 9.563,867 lire ; e l'importo del contributo dovuto all'erario, nella misura di uno o due per cento, sugli aumentati limiti della circo-lazione normale sali da lire 1.880.949,61 a lire 5:156.170,88.
L a tassa di circolazione sui titoli nominativi a v i s t a , in conse-guenza dello straordinario incremento della emissione dei vaglia cambiari, recò un onere di lire 1.087.974,05 in confronto all'eser-cizio precedente.
Gli interessi liquidati sui conti correnti del Tesoro e dell'Ammini-strazione delle Ferrovie dello Stato si tradussero in una somma a carico del bilancio della B a n c a di lire 86.000 soltanto. Questa somma risulta dalla differenza fra lire 2.097.230,37 di f r u t t o spettanti all'azienda ferroviaria, e lire 2.011.230,04 di interessi a t t i v i a favor nostro sul conto del Tesoro.
I conti correnti privati fruttiferi richiesero una spesa per inte-ressi di lire 5.673.257,65.
A l l e ammortizzazioni diverse furono destinate lire 7.949.917,88 ; quanto dire una somma di lire 2.976.728,44 maggiore di quella ap-plicatavi l'anno prima, contribuendo a siffatta differenza un ac-cantonamento per eventuali perdite che si dovessero liquidare . sull'insieme delle a t t i v i t à delle Filiali trasmigrate dalle Provincie più duramente colpite dalle conseguenze della g i u r i a .
Deducendo dagli u t i l i lordi dell'esercizio 1917, dianzi i r d i c s t 'ù L- 112.003.164.49
(1) Vedi L'Economista, n. 2 3 0 1 , pag. 2 7 9 .
l'ammontare delle spese, dei tributi e degli
ammortamenti in » rimane una somma d i u t i i n e t t i d i . . . L ,
dalla quale devonsi detrarre :
per assegnazi4>ne alla cassa d i previdenza dei cessati I s t i t u t i , in ragione di 5 per cento
su lire 55.I39.455.39 » per l ' a n n u a l i t à prevista dall'art. 24 del
testounico delle leggi bancarie » donde l'importo d e g l i u t i l i netti da