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Nel Capitolo 1, sfruttando la classica teoria C α , si studia l’esistenza di una soluzione classica, limitata u(x, t) del problema parabolico associato ad un operatore ellittico del secondo ordine della forma

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Academic year: 2021

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Prefazione

Il presente quaderno ` e basato sulle lezioni tenute da A. Rhandi al Di- partimento di Matematica “Ennio De Giorgi” dell’Universit` a del Salento nell’ambito del Dottorato di Ricerca in Matematica durante l’anno acca- demico 2004-2005. L’obiettivo principale del corso ` e stato lo studio di se- migruppi di Markov associati ad operatori ellittici del secondo ordine a coefficienti localmente h¨ olderiani e illimitati. I contenuti dei vari capitoli rispecchiano fedelmente l’effettivo svolgimento delle lezioni.

Nel Capitolo 1, sfruttando la classica teoria C α , si studia l’esistenza di una soluzione classica, limitata u(x, t) del problema parabolico associato ad un operatore ellittico del secondo ordine della forma

Aϕ(x) =

N

X

i,j=1

a ij (x)D ij ϕ(x) +

N

X

i=1

b i (x)D i ϕ(x), x ∈ R N ,

 ∂ t u − Au = 0 in (0, ∞) × R N

u(0) = f ∈ C b (R N ) in R N , (0.1) con ϕ ∈ D max (A) := {u ∈ C b (R N ) ∩ W loc 2,p (R N ), ∀ 1 < p < ∞, Au ∈ C b (R N )}. I coefficienti di A sono funzioni regolari, ma illimitate in R N . Pi´ u precisamente, usando un argomento di localizzazione, le stime interne di Schauder e la disuguaglianza di Harnack parabolica, si costruisce un se- migruppo di contrazioni positive (T (t)) in C b (R N ), il cosiddetto semigruppo minimale associato ad A, che fornisce la soluzione u di (0.1) tramite la for- mula u(t, x) = T (t)f (x), t ≥ 0, x ∈ R N . Inoltre, il semigruppo (T (t)), che non ` e fortemente continuo in generale, ` e un semigruppo di Markov, irriduci- bile e con la propriet` a strong Feller. La restante parte del capitolo ` e dedicata alla caratterizzazione del generatore debole e A di (T (t)). In particolare, si prova che e A = A se e solo se (T (t)) ` e conservativo, ossia T (t)1l = 1l, per ogni t > 0. In questo caso, (T (t)) fornisce l’ unica soluzione classica limitata di (0.1). Il riferimento bibliografico per questo capitolo ` e [28].

Nel Capitolo 2 si introduce il concetto di misura invariante per il semigruppo di Markov (T (t)) costruito nel precedente capitolo e si dimostra che se una misura invariante esiste, allora (T (t)) deve essere conservativo. In seguito,

v

(6)

vi S. Fornaro, M. Miranda, A. Rhandi

si richiama il teorema di Krylov-Bogoliubov, che fornisce una condizione sufficiente per l’esistenza di una misura invariante.

Un criterio molto utile per l’esistenza e l’unicit` a di misure invarianti ` e quello di Hasminskii, di cui ` e data la dimostrazione. Inoltre, si mostra come oppor- tune condizioni di crescita sul termine di drift b = (b 1 , · · · , b N ) permettano di ottenere una misura invariante µ = ρdx per il semigruppo di Markov (T (t)), con ρ ∈ L p (µ), per ogni p ∈ [1, ∞). In questo ambito, la nozione di funzione di Lyapunov gioca un ruolo importante. Per questi argomenti si rimanda a [29]. Inoltre, ` e facile provare che µ ` e assolutamente continua rispetto alla misura di Lebesgue, cio` e esiste ρ ∈ L 1 (µ) tale che dµ = ρ dx.

Nell’ultima parte del capitolo, si indagano propriet` a di regolarit` a locale e globale di ρ. Dapprima, si dimostra che 0 < ρ ∈ W loc 1,p (R N ) per ogni p ∈ (1, ∞) (cf. [8]), usando argomenti di regolarit` a ellittica. Il capitolo si chiude provando che ρ ∈ L (R N ), se b ∈ L k (µ), per qualche k > N . La dimostrazione si basa sulla tecnica iterativa di Moser, il cui punto di partenza ` e il Teorema 2.15, che stabilisce che √

ρ ∈ W 1,2 (R N ), assumendo che b ∈ L 2 (µ). Ne segue, con il teorema di immersione di Sobolev, che ρ ∈ L

N −2N

(R N ), se N > 2 e ρ ∈ L p (R N ) per ogni p < +∞, se N = 2.

Il Teorema 2.15 si trova in [7], ma qui se ne presenta una dimostrazione differente. Ci riferiamo a [26] per questa parte.

Se µ ` e una misura invariante per (T (t)), allora (T (t)) pu` o essere esteso ad un semigruppo C 0 in L p (µ), 1 ≤ p < ∞. Pertanto, nel Capitolo 3 si studiano stime globali, propriet` a spettrali e il comportamento asintotico di (T (t)) in L p (µ). Dopo aver dato la nozione di spectral gap, si discute il suo legame con lo spettro del generatore di (T (t)) in L 2 (µ) nel caso simmetrico.

Inoltre, si mette in relazione la condizione di spectral gap con il compor- tamento asintotico di (T (t)) e si dimostra l’integrabilit` a di funzioni di tipo esponenziale rispetto alla misura invariante µ.

Quindi si formulano le cosiddette disuguaglianze di Sobolev logaritmiche, introdotte da L. Gross [19] per provare l’ipercontrattivit` a del semigruppo di Ornstein-Uhlenbeck (si veda anche [30]).

Sulla base di un risultato dovuto a Rothaus, si dimostra la relazione tra di- suguaglianze di Sobolev logaritmiche e spectral gap. Successivamente, si fa vedere che l’ipercontrattivit` a di (T (t)) ` e equivalente alle disuguaglianze di Sobolev logaritmiche (si veda [19]). Nell’ultima parte del capitolo, ci si avva- le di questo risultato per mostrare che il semigruppo di Ornstein-Uhlenbeck in R N ` e ipercontrattivo. L’approccio ` e puramente analitico e nuovo in lette- ratura. Per gran parte dei risultati di questo capitolo, i riferimenti indicati sono [5], [4] e [9].

Nel Capitolo 4, seguendo l’approccio di E.B. Davies e B. Simon [13], si

(7)

Semigruppi di Markov, operatori differenziali e disuguaglianze di tipo Log-Sobolev vii

introduce una famiglia di disuguaglianze di Sobolev logaritmiche. Proceden- do come nella dimostrazione del teorema di Gross, si caratterizza l’ultracon- trattivit` a di (T (t)) mediante disuguaglianze di Sobolev logaritmiche. Infine, si presenta un risultato di Varopoulos [34] che dimostra il viceversa del precedente risultato nel caso simmetrico.

Nelle appendici sono stati raccolti dei risultati classici: le stime di Schauder paraboliche locali, la disuguaglianza di Harnack parabolica, alcuni richiami di teoria dei semigruppi e dei risultati di teoria dell’interpolazione.

Ringraziamenti. Il terzo autore esprime la sua gratitudine a G. Meta- fune, D. Pallara e al Dipartimento di Matematica “E. De Giorgi” dell’U- niversit` a del Salento, per l’interesse e il supporto amichevole manifestati.

Egli desidera inoltre ringraziare l’Indam e l’Universit` a del Salento per il finanziamento ricevuto durante il periodo di durata del corso. Inoltre, si ringraziano L. Angiuli e C. Spina per aver curato la stesura delle Sezioni 3.4 e 4.2, rispettivamente.

Simona Fornaro

Michele Miranda

Abdelaziz Rhandi

Lecce e Salerno, febbraio 2008

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(10)
(11)

CAPITOLO 1

Semigruppi di Markov ed operatori differenziali

In questo capitolo introduciamo la nozione di semigruppo di Markov in R N e proviamo che ad ogni operatore differenziale lineare ellittico del secondo ordine a coefficienti illimitati in R N , A, ` e possibile associare un siffatto semigruppo, (T (t)). Per far ci` o, ricorriamo essenzialmente ad un argomento di localizzazione e all’uso delle stime di Schauder locali classiche. Inoltre, discutiamo altre propriet` a del semigruppo costruito, tra cui l’irriducibilt` a e la condizione di strong Feller. Infine, introduciamo la nozione di generatore debole per (T (t)) (che non ` e fortemente continuo, in generale) e ne studiamo la relazione con l’operatore A di partenza.

1.1. Funzione di transizione e semigruppo di Markov

Iniziamo a definire una funzione di transizione di Markov. Con B(R N ) denotiamo la famiglia dei boreliani di R N .

Definizione 1.1. Definiamo funzione di transizione di Markov su R N una funzione p : [0, +∞) × R N × B(R N ) → [0, +∞) che soddisfa le seguenti condizioni;

(1) p(t, x, ·) ` e una misura di probabilit` a su (R N , B(R N )), per ogni t ≥ 0, per ogni x ∈ R N ;

(2) p(0, x, Γ) = χ Γ (x) per ogni x ∈ R N e per ogni Γ ∈ B(R N );

(3) p(t, ·, Γ) ` e misurabile secondo Borel per ogni t ≥ 0 e per ogni Γ ∈ B(R N );

(4) vale la regola di semigruppo, cio` e p(t + s, x, Γ) =

Z

R

N

p(s, x, dy)p(t, y, Γ), per ogni s, t ≥ 0, per ogni x ∈ R N e per ogni Γ ∈ B(R N ).

1

(12)

2 S. Fornaro, M. Miranda, A. Rhandi

L’ identit` a contenuta nell’ultima condizione ` e nota in letteratura come equa- zione di Chapman-Kolmogorov. Nel caso in cui la misura p(t, x, ·) sia assolu- tamente continua rispetto alla misura di Lebesgue, scriveremo p(t, x, dy) = p(t, x, y)dy, intendendo per p(t, x, y) la densit` a. Sar` a questo il caso nella sezione successiva.

A questo punto possiamo dare la seguente definizione.

Definizione 1.2. Per ogni p(t, x, dy) funzione di transizione di Markov, definiamo

T (t)f (x) = Z

R

N

p(t, x, dy)f (y), f ∈ C b (R N ), t ≥ 0, x ∈ R N semigruppo di Markov.

In virt´ u della Definizione 1.1 si riconosce facilmente che T (0)f (x) = f (x), ∀f ∈ C b (R N ), ∀x ∈ R N . Inoltre

T (t + s)f (x) = Z

R

N

p(t + s, x, dy)f (y)

= Z

R

N

Z

R

N

p(s, x, dz)p(t, z, dy)f (y)

= Z

R

N

p(s, x, dz) Z

R

N

p(t, z, dy)f (y)

= Z

R

N

p(s, x, dz)T (t)f (z)

= T (s)T (t)f (x),

cio` e la legge di semigruppo. T (t) definisce un operatore lineare limitato su C b (R N ), T (t) ∈ L(C b (R N )), per ogni t > 0; infatti

|T (t)f (x)| = Z

R

N

p(t, x, dy)f (y)

≤ Z

R

N

p(t, x, dy)|f (y)| ≤ kf k , che dimostra in particolare che

kT (t)k L(C

b

(R

N

)) ≤ 1,

cio` e la contrattivit` a di T (t). Altre propriet` a importanti per il semigruppo di Markov sono le seguenti.

T (t)1l(x) = Z

R

N

p(t, x, dy)1l(y) = Z

R

N

p(t, x, dy) = 1l(x),

ossia (T (t)) ` e conservativo; qui 1l(x) denota la funzione che vale costan- temente 1. Inoltre

f ≥ 0 ⇒ T (t)f ≥ 0,

cio` e T (t) ` e positivo.

(13)

Semigruppi di Markov, operatori differenziali e disuguaglianze di tipo Log-Sobolev 3

1.2. Semigruppi di Markov associati ad operatori differenziali

Vediamo ora come si costruisce un semigruppo di Markov associato ad un operatore differenziale di tipo ellittico.

Definizione 1.3. Dato l’operatore Au(x) =

N

X

i,j=1

a ij (x)D ij u(x) +

N

X

i=1

b i (x)D i u(x) (1.1)

con {a ij } i,j=1,...,N e {b i } i=1,...,N funzioni reali definite in R N , si definisce dominio massimale di A in C b (R N ) l’insieme

D max (A) = {u ∈ C b (R N ) ∩ W loc 2,p (R N ), ∀1 < p < +∞ : Au ∈ C b (R N )}.

Il problema principale nella costruzione del semigruppo associato ad A ` e dato dalla non limitatezza di R N e dei coefficienti di A; per ovviare a questo problema, localizzeremo l’operatore A sulle palle B R , per poi far tendere R all’infinito. Consideriamo il seguente problema

 

 

 

 

t u R (t, x) = Au R (t, x) t > 0, x ∈ B R u R (t, x) = 0 t > 0, x ∈ ∂B R u R (0, x) = f (x) x ∈ B R ,

(1.2)

dove f ∈ C b (R N ). Per garantire esistenza e regolarit` a della soluzione per (1.2), assumiamo che, per qualche α ∈ (0, 1),

(1) a ij = a ji ∈ C loc α (R N ), b i ∈ C loc α (R N ), per ogni i, j = 1, . . . , N ; (2) posto a(x) = (a ij (x)) N i,j=1 ,

ha(x)ξ, ξi = X

i,j

a ij (x)ξ i ξ j ≥ ν(x)|ξ| 2

per ogni x, ξ ∈ R N con inf x∈K ν(x) > 0, per ogni K compatto di R N .

Da queste ipotesi segue che A ` e uniformemente ellittico su ogni compatto di R N . Quindi, ` e ben noto che il problema (1.2) ammette un’unica soluzione classica rappresentata da un semigruppo analitico, non fortemente continuo, in C(B R )

u R (t, x) = T R (t)f (x), t ≥ 0, x ∈ B R .

Il generatore infinitesimale (nel senso della Sezione 1.3) di (T R (t)) ` e l’ope- ratore (A, D R (A)) dove

D R (A) = {u ∈ C 0 (B R ) ∩ W 2,p (B R ), ∀ p ∈ (1, +∞) : Au ∈ C(B R )}.

(14)

4 S. Fornaro, M. Miranda, A. Rhandi

Nel teorema che segue elenchiamo alcune propriet` a di (T R (t)) utili per il seguito. Maggiori dettagli e relative dimostrazioni possono essere trovati in [24, Capitolo 3] e in [15, Capitolo 3, Sezione 7].

Teorema 1.4. (1) Il semigruppo (T R (t)) ammette la seguente rappresen- tazione integrale

T R (t)f (x) = Z

B

R

p R (t, x, y)f (y)dy, f ∈ C(B R ), t > 0, x ∈ B R con nucleo p R ∈ C((0, +∞) × B R × B R ) strettamente positivo. In particolare, T R (t) ≥ 0;

(2) T R (t) ∈ L(L p (B R )) per ogni t ≥ 0 e per ogni 1 < p < +∞;

(3) T R (t) ` e contrattivo in C(B R );

(4) data una successione (f n ) n ⊂ C(B R ) limitata, tale che f n → f puntual- mente in B R , con f ∈ C(B R ), si ha che T R (t)f n → T R (t)f puntual- mente, per ogni t ≥ 0;

(5) per ogni y ∈ B R fissato, p R (·, ·, y) ∈ C 1+α/2,2+α ([s, t 0 ] × B R ) per ogni 0 < s < t 0 e si ha

t p R (t, x, y) = Ap R (t, x, y), ∀(t, x) ∈ [s, t 0 ] × B R .

Come conseguenza del Teorema 1.4 si ha che data una funzione g ∈ C(B R ), e posto v(t, x) = T R (t)g(x), v ∈ C 1+α/2,2+α ([s, t 0 ] × B R ). In particolare

u R ∈ C 1+α/2,2+α ([s, t 0 ] × B R ),

dove u R (t, x) = T R (t)f (x). Come anticipato, siamo interessati a mandare R → +∞. Si tratta dunque di studiare la convergenza delle funzioni u R . Proposizione 1.5. Sia f ∈ C b (R N ) e sia t ≥ 0; allora esiste il limite

T (t)f (x) = lim

R→+∞ T R (t)f (x), ∀x ∈ R N (1.3) e (T (t)) definisce un semigruppo positivo in C b (R N ).

Dim. Procediamo per passi; supponiamo anzitutto che f ≥ 0 e fissiamo 0 < R < R 1 < R 2 . Dimostriamo che per ogni x ∈ B R vale

0 ≤ T R

1

(t)f (x) ≤ T R

2

(t)f (x). (1.4) Assumiamo f = 0 su ∂B R

1

. La funzione

v(t, x) = T R

2

(t)f (x) − T R

1

(t)f (x)

soddisfa v(0, x) = 0, se x ∈ B R

1

, e v(t, x) = T R

2

(t)f (x) ≥ 0 se |x| = R 1 ;

inoltre ∂ t v = Av. Quindi, per il principio del massimo, v(t, x) ≥ 0 per ogni

x ∈ B R da cui (1.4) per f = 0 su ∂B R

1

. In generale, se f ∈ C b (R N ) e

f ≥ 0, consideriamo una successione di funzioni positive f h ∈ C b (R N ), tali

che f h = 0 su ∂B R

1

e f h tende a f in L 2 (B R ); usando quindi il fatto che

T R (t) ` e limitato in L 2 (B R ) (Teorema 1.4), otteniamo (1.4) anche in questo

(15)

Semigruppi di Markov, operatori differenziali e disuguaglianze di tipo Log-Sobolev 5

caso. Quindi, se f ≥ 0, T R (t)f ` e crescente in R e come tale ammette limite puntuale per R → +∞.

Se f ` e di segno arbitrario, scrivendo f = f + − f e usando la linearit` a di T R (t), deduciamo l’esistenza del limite

T (t)f (x) = lim

R→∞ T R (t)f (x).

Verifichiamo ora la legge di semigruppo per (T (t)). ` E sufficiente considerare solo il caso f ≥ 0, giacch´ e il caso generale segue ancora una volta per decomposizione in parte positiva e negativa. Dalla monotonia e dalla defi- nizione di T (t) si ha che per ogni x ∈ R N

T (t + s)f (x) = lim

R→+∞ T R (t + s)f (x)

= lim

R→+∞ T R (t)T R (s)f (x) ≤ T (t)T (s)f (x).

Viceversa, fissato R 1 > 0, si ha che lim

R→+∞ T R (t)T R (s)f (x) ≥ lim

R→+∞ T R

1

(t)T R (s)f (x) = T R

1

(t)T (s)f (x), x ∈ B R

1

, e quindi facendo il limite per R 1 → +∞, si ricava che

T (t + s)f (x) ≥ T (t)T (s)f (x).

 Proposizione 1.6. Per il semigruppo definito dalla formula (1.3) si ha la seguente rappresentazione integrale

T (t)f (x) = Z

R

N

p(t, x, y)f (y)dy, f ∈ C b (R N ) (1.5) con p(t, x, y) > 0 per q.o. y ∈ R N e per ogni t > 0, x ∈ R N , p(·, ·, y) ∈ C loc 1+α/2,2+α ((0, +∞) × R N ) e ∂ t p = Ap come equazione nella coppia (t, x).

Dim. Tenendo conto del Teorema 1.4 e della monotonia di T R (t) rispetto ad R, si pu` o provare che per ogni x, y ∈ B R

0 < p R

1

(t, x, y) ≤ p R

2

(t, x, y), ∀ 0 < R < R 1 < R 2 ; quindi ` e ben posta la seguente definizione

p(t, x, y) = lim

R→+∞ p R (t, x, y).

Verifichiamo che tale funzione soddisfa l’asserto, provando innanzitutto che T (t)f (x) =

Z

R

N

p(t, x, y)f (y)dy, ∀f ∈ C b (R N ).

Grazie al teorema di convergenza monotona, se f ≥ 0, si ha che T (t)f (x) = lim

R→+∞

Z

R

N

p R (t, x, y)f (y)dy = Z

R

N

p(t, x, y)f (y)dy.

(16)

6 S. Fornaro, M. Miranda, A. Rhandi

Il caso di f di segno arbitrario si tratta come nella dimostrazione della Proposizione 1.5. In particolare, dato che R

R

N

p(t, x, y)dy ` e finito, per ogni t ≥ 0 esiste x ∈ B 1 tale che per quasi ogni y ∈ R N risulta p(t, x, y) <

+∞. Fissiamo 0 < ε < t 0 , t 1 > t 0 e indichiamo con x l’elemento in B 1

corrispondente a t 1 e per cui si abbia p(t 1 , x, y) < +∞, per quasi ogni y ∈ R N . Utilizzando la disuguaglianza di Harnack parabolica (si veda il Teorema B.2), si ottiene che per ogni σ > 1 e per y ∈ R N fissato come sopra,

sup

t∈[ε,t

0

] x∈B

σ

(p R

2

(t, x, y) − p R

1

(t, x, y)) ≤ c inf

x∈B

σ

(p R

2

(t 1 , x, y) − p R

1

(t 1 , x, y))

≤ c inf

x∈B

1

(p R

2

(t 1 , x, y) − p R

1

(t 1 , x, y))

≤ c (p R

2

(t 1 , ¯ x, y) − p R

1

(t 1 , ¯ x, y)) → 0 per R 1 , R 2 → +∞. Quindi p R (·, ·, y) → p(·, ·, y) uniformemente su [ε, t 0 ] × B σ . Grazie alle stime di Schauder locali (vedere Teorema B1), esiste una costante C > 0 indipendente da R 1 , R 2 t.c.

kp R

1

(·, ·, y) − p R

2

(·, ·, y)k

C

1+ α2,2+α

([ε

0

,t

00

]×B

σ0

) ≤

C kp R

1

(·, ·, y) − p R

2

(·, ·, y)k C([ε,t

0

]×B

σ

)

con 0 < ε < ε 0 < t 0 0 < t 0 e σ 0 < σ. Quindi dalla convergenza uniforme si evince la convergenza in C 1+α/2,2+α ([ε 0 , t 0 0 ]×B σ

0

) di p R (·, ·, y) a p(·, ·, y) dalla quale segue che p ∈ C loc 1+α/2,2+α ((0, +∞) × R N ). Infine, ∂ t p = Ap si ottiene semplicemente passando al limite puntuale nell’equazione soddisfatta da

p R (·, ·, y). 

Osservazione 1.7. ` E opportuno sottolineare che la rappresentazione (1.5) permette di estendere il semigruppo (T (t)) da C b (R N ) allo spazio delle funzioni boreliane e limitate in R N . In particolare, avremo

T (t)χ Γ (x) = p(t, x, Γ) = Z

Γ

p(t, x, y)dy, per ogni t > 0, x ∈ R N e Γ ∈ B(R N ).

Utilizzando quanto visto fino a questo punto, mostriamo che il semigruppo (T (t)) fornisce una soluzione del problema

∂ t u = Au t > 0, x ∈ R N u(0, x) = f (x) x ∈ R N .

(1.6) Premettiamo un lemma.

Lemma 1.8. Sia f ∈ C b (R N ); allora

t→0 lim sup

x∈K

|T (t)f (x) − f (x)| = 0,

(17)

Semigruppi di Markov, operatori differenziali e disuguaglianze di tipo Log-Sobolev 7

per ogni compatto K di R N .

Dim. Dividiamo la dimostrazione in passi; supponiamo anzitutto che f ∈ C 2 (R N ) con suppf ⊂ B r e sia R > r. Allora per ogni x ∈ B R , dato che (A, D R (A)) ` e il generatore infinitesimale di T R (t), si ha che

T R (t)f (x) − f (x) = Z t

0

d

ds T R (s)f (x)ds = Z t

0

T R (s)Af (x)ds in quanto f ∈ D R (A). Passando al limite per R → +∞, otteniamo quindi, grazie al teorema di convergenza dominata,

T (t)f (x) − f (x) = Z t

0

T (s)Af (x)ds, x ∈ R N , da cui

kT (t)f − f k ∞ ≤ tkAf k ∞

in quanto T (t) ` e contrattivo. Passando al limite per t → 0, si ottiene che T (t)f converge a f uniformemente in R N e quindi, in particolare, la tesi.

Nel caso f ∈ C c (R N ), si procede con un argomento di densit` a. Siano ora R > 0 e f 1 , f 2 ∈ C c (R N ) con

0 ≤ χ B

R

≤ f 1 ≤ χ B

2R

≤ f 2 ≤ 1;

allora

0 ≤ T (t)f 1 ≤ T (t)χ B

2R

≤ T (t)f 2 . Per t → 0 si ha che, uniformemente su B R

T (t)f 1 → f 1 = 1, T (t)f 2 → f 2 = 1.

Siccome T (t)χ B

2R

(x) = p(t, x, B 2R ), si ottiene cos`ı la continuit` a stocastica di (T (t)), cio` e il fatto che

p(t, x, B 2R ) → 1,

o equivalentemente p(t, x, R N \ B 2R ) → 0 uniformemente per x ∈ B R , quando t → 0. Con questa premessa, consideriamo f ∈ C b (R N ) e una fun- zione cut–off η ∈ C(R N ) con 0 ≤ η ≤ 1 e η = 1 su B 2R , suppη ⊂ B 3R . Su B R , siccome ηf (x) = f (x), si ha che

T (t)f (x) − f (x) = T (t)(ηf )(x) − ηf (x) + T (t)f (x) − T (t)(ηf )(x).

Tenendo quindi presente che ηf ∈ C c (R N ), si ha kT (t)ηf − ηf k → 0 per t → 0, mentre

|T (t)f (x) − T (t)(ηf )(x)| = Z

R

N

p(t, x, y)(1 − η(y))f (y)dy

≤ kf k ∞ p(t, x, B 2R c ) → 0

grazie alla continuit` a stocastica; dall’arbitrariet` a di R segue la tesi. 

(18)

8 S. Fornaro, M. Miranda, A. Rhandi

A questo punto siamo in grado di dimostrare un risultato di esistenza per il problema (1.6), mentre, in generale, l’unicit` a non sussiste. L’unicit` a sar` a oggetto di studio nella prossima sezione.

Teorema 1.9. Sia f ∈ C b (R N ); allora la funzione u(t, x) = T (t)f (x)

appartiene a C loc 1+α/2,2+α ((0, +∞) × R N ) ed ` e soluzione di (1.6).

Dim. Presa u R la soluzione di (1.2), fissiamo 0 < ε < t 0 e % > 0. Applicando le stime di Schauder locali si ottiene che

ku R k C

1+α/2,2+α

([ε,t

0

]×B

%

) ≤ cku R k ∞ ≤ ckf k ∞ .

Quindi le u R sono equi–limitate ed equi–h¨ olderiane e grazie al teorema di Ascoli–Arzel` a, a meno di sottosuccessioni, u R converge uniformemente su [ε, t 0 ] × B % ad una funzione u, per R → +∞. Ancora grazie alle stime di Schauder locali, si ricava inoltre che

ku R

1

− u R

2

k C

1+α/2,2+α

([ε

0

,t

00

]×B

%1

) ≤ cku R

1

− u R

2

k C([ε,t

0

]×B

%

)

con 0 < ε < ε 0 < t 0 0 < t e 0 < ρ 1 < ρ. Quindi si deduce che u ∈ C 1+α/2,2+α ([ε 0 , t 0 0 ] × B %

1

) e la convergenza ` e in C 1+α/2,2+α ([ε 0 , t 0 0 ] × B %

1

).

Passando al limite nell’equazione (1.6), abbiamo dimostrato che la funzione u risolve il problema parabolico (1.6) e il fatto che il dato iniziale f viene

assunto segue dal Lemma 1.8. 

Il semigruppo (T (t)) cos`ı costruito ` e irriducibile e strong–Feller; richiamia- mo le definizioni di irriducibilit` a e di strong–Feller.

Definizione 1.10. Un semigruppo (T (t)) si dice irriducibile se per ogni f ≥ 0 con f non identicamente nulla, si ha che

T (t)f (x) > 0, ∀x ∈ R N , ∀t > 0.

(T (t)) si dice strong–Feller se per ogni f boreliana e limitata in R N risulta T (t)f ∈ C b (R N ), ∀t > 0.

L’ irriducibilit` a di (T (t)) segue dal fatto che il nucleo p(t, x, y) ` e stret- tamente positivo. Per la propriet` a di strong–Feller, data f ∈ L (R N ), possiamo prendere una successione f h ∈ C b (R N ) t.c. f h → f q.o. e kf h k ∞ ≤ kf k ∞ . Dal teorema di convergenza dominata segue che T (t)f h (x) converge a T (t)f (x) per ogni t > 0 e per ogni x ∈ R N . Dalle stime di Schauder locali si ricava inoltre che se 0 < ε < t 0 e % > 0, allora

sup

h∈N

kT (·)f h (·)k C

1+α/2,2+α

([ε,t

0

]×B

%

) ≤ C sup

h∈N

kf h k ∞ ≤ C kf k ∞ .

(19)

Semigruppi di Markov, operatori differenziali e disuguaglianze di tipo Log-Sobolev 9

Quindi, dal teorema di Ascoli–Arzel` a, si ricava che per ogni t > 0, T (t)f h → T (t)f uniformemente sui compatti (a meno di prenderne un’estratta), da cui la continuit` a di T (t)f .

1.3. Il generatore di (T (t)) in C b (R N )

Siccome (T (t)) non ` e fortemente continuo in C b (R N ), non ` e possibile defi- nire il generatore nel modo classico. Tuttavia esiste un generatore debole, nel senso precisato dalla seguente definizione.

Definizione 1.11. Definiamo il seguente operatore D( ˜ A) =



f ∈ C b (R N )

sup

t>0

kT (t)f − f k

t < ∞ e ∃g ∈ C b (R N ) t.c.

lim

t→0

T (t)f (x) − f (x)

t = g(x), x ∈ R N



Af (x) ˜ = lim

t→0

T (t)f (x) − f (x)

t , f ∈ D( ˜ A), x ∈ R N il generatore debole di (T (t)).

Ci proponiamo ora di dimostrare alcune propriet` a di ( ˜ A, D( ˜ A)), simili a quelle del generatore di un semigruppo fortemente continuo.

Lemma 1.12. Sia f ∈ D( ˜ A). Allora valgono

(i) T (t)f ∈ D( ˜ A), per ogni t ≥ 0 e ˜ AT (t)f = T (t) ˜ Af ;

(ii) per ogni x ∈ R N , la funzione t ∈ [0, +∞[→ T (t)f (x) ` e di classe C 1 e

d

dt T (t)f (x) = T (t) ˜ Af (x).

Dim. Sia t > 0. Allora, ricordando che (T (t)) ` e contrattivo, risulta sup

s>0

kT (s)T (t)f − T (t)f k ∞

s ≤ sup

s>0

kT (s)f − f k ∞

s < +∞.

Inoltre, per ipotesi lim

s→0 s −1 (T (s)f (x) − f (x)) = ˜ Af (x), per ogni x ∈ R N . Tenendo conto della rappresentazione integrale di T (t) (Proposizione 1.6), e applicando il teorema di convergenza dominata, deduciamo che

s→0 lim

T (s)T (t)f (x) − T (t)f (x)

s = lim

s→0 T (t)  T (s)f − f s



(x) = T (t) ˜ Af (x).

Ci` o dimostra la prima parte dell’enunciato.

(20)

10 S. Fornaro, M. Miranda, A. Rhandi

Proviamo (ii). La derivabilit` a in t = 0 ` e ovvia, poich´ e f ∈ D( ˜ A). Siano ora t > 0 e h > 0. Lo stesso argomento di prima prova che

T (t + h)f (x) − T (t)f (x)

h = T (t)  T (h)f − f h



(x) → T (t) ˜ Af (x), per h → 0, per ogni x ∈ R N . Pertanto l’applicazione t → T (t)f (x) ` e deri- vabile da destra in ogni punto con d dt

+

T (t)f (x) = T (t) ˜ Af (x) e tale derivata

risulta continua; dunque la tesi. 

Proposizione 1.13.

(i) D( ˜ A) ` e denso in C b (R N ) rispetto alla convergenza puntuale dominata, cio` e per ogni f ∈ C b (R N ), esiste una successione di funzioni (f n ) ⊆ D( ˜ A), uniformemente limitate e convergenti a f puntualmente;

(ii) ( ˜ A, D( ˜ A)) ` e chiuso in C b (R N ) rispetto alla convergenza puntuale domi- nata.

Dim. Sia f ∈ C b (R N ). Consideriamo t > 0 e l’applicazione ϕ : R N → R, ϕ(x) = R t

0 T (s)f (x)ds, x ∈ R N . Proviamo che ϕ ∈ D( ˜ A). Sia h >

0. Siccome T (h) ` e continuo rispetto alla convergenza puntuale dominata, possiamo scrivere

T (h)

Z t 0

T (s)f (·)ds

 (x) =

Z t 0

T (s + h)f (x)ds, da cui segue che

T (h)ϕ(x) − ϕ(x)

h =

Z t 0

T (s + h)f (x) − T (s)f (x)

h ds

= 1

h Z t+h

t

T (s)f (x)ds − 1 h

Z h 0

T (s)f (x)ds.

Usando la contrattivit` a di (T (t)), abbiamo che h −1 kT (h)ϕ−ϕk ≤ 2kf k . Inoltre

lim

h→0

T (h)ϕ(x) − ϕ(x)

h = T (t)f (x) − f (x).

Pertanto ϕ ∈ D( ˜ A). A questo punto, basta osservare che t −1 R t

0 T (s)f (x)ds tende a f (x), per t → 0 per dedurre (i).

Proviamo (ii). Sia (f n ) ⊆ D( ˜ A), tale che f n e ˜ Af n siano uniformemente limitate e convergano puntualmente a certe funzioni f, g ∈ C b (R N ), rispet- tivamente. Dal Lemma 1.12(ii) discende che

d

dt T (t)f n (x) = T (t) ˜ Af n (x), t ≥ 0, x ∈ R N e quindi, integrando

T (t)f n (x) − f n (x) = Z t

0

T (s) ˜ Af n (x)ds

(21)

Semigruppi di Markov, operatori differenziali e disuguaglianze di tipo Log-Sobolev 11

e mandando n → +∞

T (t)f (x) − f (x)

t = 1

t Z t

0

T (s)g(x)ds.

Ci` o implica che f ∈ D( ˜ A) e ˜ Af = g. 

Per i nostri scopi, ` e necessario conoscere alcune propriet` a spettrali di ˜ A, enunciate nella proposizione che segue. Ricordiamo che si definisce l’insieme risolvente per un operatore A su X come

%(A) = {λ ∈ C : (λI − A) : D(A) → X biiettivo con inverso limitato}

e si definisce l’operatore risolvente come

R(λ, A) = (λI − A) −1 , λ ∈ ρ(A).

Proposizione 1.14. Risulta che (0, +∞) ⊆ %( ˜ A) e per ogni λ > 0 R(λ, ˜ A)f (x) =

Z +∞

0

e −λt T (t)f (x)dt, (1.1) per ogni f ∈ C b (R N ) e per ogni x ∈ R N .

Dim. Sia f ∈ C b (R N ). Usando la contrattivit` a di (T (t)), abbiamo che l’operatore

R(λ)f (x) = Z ∞

0

e −λt T (t)f (x) dt, x ∈ R N

` e ben definito per ogni λ > 0. Sia h ∈ (0, 1). Con lo stesso argomento usato nella dimostrazione della Proposizione 1.13 si pu` o provare che

1

h (T (h)R(λ)f (x) − R(λ)f (x)) = e λh − 1

h R(λ)f (x) − e λh h

Z h 0

e −λt T (t)f (x).

Quindi si deduce che h 1 kT (h)R(λ)f − R(λ)f k ≤ 2e λ kf k e lim

h→0

1

h (T (h)R(λ)f (x) − R(λ)f (x)) = λR(λ)f (x) − f (x), x ∈ R N . Pertanto R(λ)f ∈ D( e A) e (λ − e A)R(λ)f = f .

D’altro canto, integrando per parti, otteniamo dal Lemma 1.12(ii) R(λ)(λ − e A)f (x) = λR(λ)f (x) −

Z ∞ 0

e −λt T (t) e Af (x) dt

= λR(λ)f (x) − Z ∞

0

e −λt d

dt T (t)f (x) dt

= λR(λ)f (x) + f (x) − λR(λ)f (x)

= f (x)

per ogni f ∈ D( e A) e x ∈ R N ; dunque la tesi. 

(22)

12 S. Fornaro, M. Miranda, A. Rhandi

A questo punto, il nostro obiettivo ` e quello di stabilire una relazione tra gli operatori

( ˜ A, D( ˜ A)) e (A, D max (A)).

A tal proposito, ` e utile risolvere l’equazione ellittica

λf − Af = g. (1.2)

Pi´ u precisamente, proviamo il seguente risultato.

Proposizione 1.15. Per ogni λ > 0 e per ogni g ∈ C b (R N ) esiste f ∈ D max (A) tale che λf − Af = g in R N . Per tale funzione vale inoltre la stima kf k ≤ λ −1 kgk .

Dim. Procedendo come nel caso parabolico, costruiamo una soluzione del- l’equazione λf −Af = g nell’intero spazio come limite delle soluzioni in palle con raggio crescente. Dalla teoria classica ` e ben noto che esiste un’unica soluzione f R ∈ D R (A) del problema

λf − Af = g in B R

f = 0 su ∂B R

(1.3)

rappresentata da

f R (x) = Z +∞

0

e −λt T R (t)g(x)dt.

In particolare, f R ∈ W 2,p (B R ), per ogni p ∈ (1, ∞) e kf R k ≤ λ −1 kgk . Inoltre dall’equazione contenuta in (1.3) segue che

kAf R k ∞ ≤ 2kgk ∞ .

Siccome per ogni x ∈ R N , T R (t)g(x) converge a T (t)g(x), per R → +∞, dal teorema di convergenza dominata segue che

f R (x) → Z ∞

0

e −λt T (t)g(x)dt = R(λ, ˜ A)g(x),

per ogni x ∈ R N . Proviamo che la funzione f = R(λ, ˜ A)g soddisfa l’asserto.

Da quanto visto sinora, risulta che Af R = λf R − g converge a λf − g, puntualmente. Dato che le famiglie {f R } R e {Af R } R sono equilimitate rispetto alla norma k · k ∞ , otteniamo che la convergenza ` e anche in L p (Ω), per ogni Ω limitato in R N .

Ora, fissati 0 < r < r 0 < R i , i = 1, 2, le classiche stime di regolarit` a L p implicano

kf R

1

− f R

2

k W

2,p

(B

r

) ≤ C 

kAf R

1

− Af R

2

k L

p

(B

r0

) + kf R

1

− f R

2

k L

p

(B

r0

)



,

(23)

Semigruppi di Markov, operatori differenziali e disuguaglianze di tipo Log-Sobolev 13

dove C ` e una costante indipendente da R 1 , R 2 . Ne segue che f R converge a f in W 2,p (B r ). Dall’arbitrariet` a di r discende che f ∈ W loc 2,p (R N ). Inoltre, siccome A : W loc 2,p (R N ) → L p loc (R N ) ` e continuo, abbiamo che Af R converge a Af in L p loc (R N ). Per unicit` a del limite deve aversi Af = λf − g ∈ C b (R N ).

Anche la stima

kf k ≤ 1 λ kgk

` e provata, e ci` o completa la dimostrazione.  A questo punto, possiamo dimostrare la relazione che intercorre tra il ge- neratore debole ˜ A e l’operatore A.

Proposizione 1.16. Valgono le seguenti propriet` a :

(i) A ` e una estensione di ˜ A, cio` e D( ˜ A) ⊆ D max (A) e ˜ Af = Af , per ogni f ∈ D( ˜ A);

(ii) D( ˜ A) = D max (A) se e solo se λ − A ` e iniettivo per un (e quindi per tutti) λ > 0.

Dim. Dalla dimostrazione della Proposizione 1.15 risulta che per ogni g ∈ C b (R N ) e λ > 0, la funzione f = R(λ, ˜ A)g appartiene a D max (A) e risolve l’equazione λf − Af = g. D’altra parte, λf − ˜ Af = g, da cui segue la prima parte dell’asserto.

Per quanto riguarda la seconda parte, osserviamo che dalla Proposizione 1.15 discende che l’operatore λ − A : D max (A) → C b (R N ) ` e suriettivo, per ogni λ > 0. Pertanto, esso risulta biiettivo se e solo se ` e iniettivo. La conclusione segue ora dal fatto che λ − A : D( ˜ A) → C b (R N ) ` e sempre

biiettivo, grazie alla Proposizione 1.14. 

Osservazione 1.17. In virt´ u della Proposizione appena provata, ha senso scrivere R(λ, A) invece di R(λ, ˜ A), per λ > 0, fermo restando il fatto che R(λ, A) trasforma C b (R N ) in D( ˜ A) e non in D max (A), in generale.

Un’altra utile caratterizzazione dell’iniettivit` a di λ − A pu` o essere formulata in termini di (T (t)).

Proposizione 1.18. Le seguenti affermazioni sono equivalenti.

(i) λ − A ` e iniettivo in D max (A) (per uno o per tutti i λ > 0);

(ii) T (t)1l = 1l, per ogni t ≥ 0.

(24)

14 S. Fornaro, M. Miranda, A. Rhandi

Dim. (i) ⇒ (ii): Osserviamo che 1l ∈ D max (A) = D( ˜ A) e che ˜ A1l = A1l = 0.

Pertanto

(T (t)1l − 1l)(x) = Z t

0

T (s)A1l(x)ds = 0, x ∈ R N .

(ii) ⇒ (i): Siccome T (t)1l = 1l per ogni t, risulta R(1, A)1l = 1l, grazie alla rappresentazione integrale (1.1) e all’Osservazione 1.17. Ora, sia f ∈ D max (A) tale che f − Af = 0 e kf k ≤ 1. Posto g = 1l − f , risulta che g ≥ 0 e g − Ag = 1l − f − A1l + Af = 1l. Consideriamo quindi la differenza g − f R , dove f R = R(1, A R )1l, R > 0. Siccome

A(g − f R ) − (g − f R ) = 0 in B R

g − f R = g ≥ 0 su ∂B R

dal principio del massimo per funzioni W 2,p segue che g ≥ f R per ogni R > 0. Mandando R → +∞ e ricordando che f R converge a R(1, A)1l = 1l (si vedano la dimostrazione della Proposizione 1.15 e l’Osservazione 1.17), risulta che g ≥ 1l e quindi f ≤ 0. Analogamente si pu` o dimostrare che f ≥ 0

e quindi l’asserto ` e completamente provato. 

A questo punto, abbiamo tutti gli strumenti necessari per affrontare il pro- blema dell’unicit` a della soluzione del problema (1.6). Pi` u precisamente, nel teorema seguente proviamo che se l’operatore λ − A ` e iniettivo in D max (A) per qualche λ > 0, allora l’unica soluzione classica limitata ` e quella fornita dal semigruppo (T (t)).

Teorema 1.19. Supponiamo che esista λ > 0 tale che λ − A sia iniettivo in D max (A). Se v ∈ C 1,2 ((0, t 0 ] × R N ) ∩ C([0, t 0 ] × R N ) ` e una soluzione limitata del problema (1.6) con dato iniziale f ∈ C b (R N ), allora v(t, x) = T (t)f (x).

Dim. Per linearit` a, possiamo supporre f = 0. Siano 0 < ε ≤ t ≤ t 0 fissati.

Siccome v risolve l’equazione differenziale ∂ t v = Av in (0, t 0 ] × R N possiamo scrivere

v(t, x) − v(ε, x) = Z t

ε

Av(s, x)ds = A Z t

ε

v(s, x)ds,

dove abbiamo usato il fatto che ˜ A = A (Proposizione 1.16 (ii)) e la chiusura del generatore debole rispetto alla convergenza puntuale dominata (Propo- sizione 1.13). Mandando ε → 0, risulta che v(ε, x) → 0 e quindi dalla relazione precedente deduciamo che A R t

ε v(s, x)ds → v(t, x). D’altro canto, per continuit` a, R t

ε v(s, x)ds → R t

0 v(s, x)ds, per ε → 0. Usando ancora la chiusura del generatore debole abbiamo che R t

0 v(s, ·)ds ∈ D max (A) e A R t

0 v(s, ·)ds = v(t, ·). Poniamo w(s, ·) = T (t − s) R s

0 v(τ, ·)dτ , s ∈ [0, t],

(25)

Semigruppi di Markov, operatori differenziali e disuguaglianze di tipo Log-Sobolev 15

t ≤ t 0 . Allora

∂ s w(s, ·) = −T (t − s)A Z s

0

v(τ, ·)dτ + T (t − s)v(s, ·) = 0,

da cui segue che la funzione w ` e costante rispetto ad s. In particolare, 0 = w(0, ·) = w(t, ·) = R t

0 v(τ, ·)dτ , per ogni t ∈ [0, T ]. Concludiamo cos`ı

che v(τ, ·) = 0 per ogni τ . 

Osservazione 1.20. Se λ − A non ` e iniettivo in D max (A) allora il problema (1.6) ammette in generale pi´ u di una soluzione. Infatti, consideriamo la funzione u(t, x) = (1l − T (t)1l)(x). Questa ` e una funzione limitata, di classe C 1,2 ((0, +∞)×R N )∩C([0, +∞)×R N ), soluzione dell’equazione differenziale (∂ t − A)u = 0, con dato iniziale nullo. Ma u(t, x) non ` e identicamente nulla.

Infatti, tenendo conto della Proposizione 1.18, si ha

u(t, x) = 0 ∀ t ≥ 0, x ∈ R N ⇔ T (t)1l = 1l ∀ t ≥ 0

⇔ λ − A iniettivo in D max (A) che ` e in contraddizione con l’ipotesi. Perci` o esistono t > 0, x ∈ R N tali che u(t, x) 6= 0. Siccome il semigruppo ` e contrattivo, si ha u(t, x) ≥ 0 e quindi u(t, x) > 0. In realt` a, si pu` o provare che u(t, x) > 0 per ogni t > 0 e x ∈ R N . Supponiamo per assurdo che u(t 0 , x 0 ) = 0 per qualche t 0 > 0, x 0 ∈ R N . Allora (t 0 , x 0 ) ` e punto di minimo di u in ogni cilindro della forma [0, t 0 ] × B R , dove l’operatore ∂ t − A ` e uniformemente parabolico (il raggio R deve essere sufficientemente grande affinch´ e x 0 ∈ B R ). Applicando il principio del massimo forte parabolico, si deduce che u(t, x) = 0 in [0, t 0 ]×

B R e quindi in [0, t 0 ] × R N , mandando R → +∞. Abbiamo cos`ı provato

che T (t)1l = 1l per ogni t ∈ [0, t 0 ]. Ora, la legge di semigruppo permette di

avere T (t)1l = 1l per ogni t ≥ 0. Ci` o produce un assurdo.

(26)
(27)

CAPITOLO 2

Misure invarianti e loro regolarit` a

In questo capitolo ci occupiamo di introdurre il concetto di misura inva- riante per il semigruppo di Markov (T (t)) costruito nel precedente capitolo e di fornire condizioni necessarie o sufficienti per l’esistenza, l’unicit` a e la regolarit` a locale e globale di tale misura.

2.1. Misure invarianti

Iniziamo col dare la definizione di misura invariante.

Definizione 2.1. Diremo che una misura di probabilit` a µ definita sui bore- liani di R N ` e invariante per (T (t)), se

Z

R

N

T (t)f dµ = Z

R

N

f dµ, (2.1)

per ogni f ∈ C b (R N ).

Vale la pena osservare che l’identit` a (2.1) si pu` o estendere, grazie alla con- trattivit` a di (T (t)), a ogni funzione f ∈ L (R N ) facendo uso del teo- rema di convergenza dominata. Difatti, se f ∈ L (R N ) allora esistono f h ∈ C b (R N ) con kf h k ≤ kf k e f h → f q.o.; allora T (t)f h → T (t)f q.o.

e kT (t)f h k ≤ kT (t)f k ≤ kf k , da cui, dato che µ ` e una misura finita, Z

R

N

f dµ = lim

h→+∞

Z

R

N

f h dµ = lim

h→+∞

Z

R

N

T (t)f h dµ = Z

R

N

T (t)f. (2.2) Una misura invariante, quando esiste, ` e assolutamente continua rispetto alla misura di Lebesgue e, inoltre, il semigruppo (T (t)) ` e conservativo. Ci` o rappresenta il contenuto della prossima proposizione.

Proposizione 2.2. Supponiamo che esista µ misura invariante per (T (t)).

Allora

(a) µ e la misura di Lebesgue m sono equivalenti (diciamo per questo che µ ` e regolare). In pi` u esiste 0 < ρ ∈ L 1 (R N ) tale che µ(dx) = ρ(x)dx,

17

(28)

18 S. Fornaro, M. Miranda, A. Rhandi

(b) T (t)1l = 1l per ogni t ≥ 0, cio` e (T (t)) ` e conservativo.

Dim.

(a) Mostriamo prima che µ e m sono equivalenti.

Sia B ⊂ R N un insieme di Borel con m(B) = 0. Allora risulta che T (t)χ B (x) =

Z

B

p(t, x, y) dy = 0 per ogni t ≥ 0, x ∈ R N . Da (2.2) segue che

µ(B) = Z

R

N

χ B dµ = Z

R

N

T (t)χ B dµ.

Ci` o implica che µ(B) = 0. D’altra parte, siccome p(t, x, y) > 0 per ogni (t, x) ∈ (0, ∞) × R N e per q.o. y ∈ R N (Proposizione 1.6), otteniamo che se m(B) > 0, allora T (t)χ B (x) > 0 per ogni (t, x) ∈ (0, ∞) × R N e quindi µ(B) > 0. Dal teorema di Radon-Nikodym segue che esiste una funzione 0 ≤ ρ ∈ L 1 (R N ) tale che µ(dx) = ρ(x) dx. Rimane da far vedere che ρ > 0.

Siano f ∈ C c (R N ) e t 0 > 0 fissati. Sappiamo che Z

R

N

f (x)ρ(x) dx = Z

R

N

(T (t 0 )f )(x)ρ(x) dx

= Z

R

N

Z

R

N

p(t 0 , x, y)ρ(x) dx



f (y) dy.

Quindi,

ρ(y) = Z

R

N

p(t 0 , x, y)ρ(x) dx

per q.o. y ∈ R N . Fissiamo ora R > 0. Dalla continuit` a di p R (t 0 , ·, ·) su B R × B R (Teorema 1.4) segue che la funzione

g(y) :=

Z

B

R

p(t 0 , x, y)ρ(x) dx ≥ Z

B

R

p R (t 0 , x, y)ρ(x) dx

`

e continua su B R e ρ(y) ≥ g(y) per q.o. y ∈ B R . Siccome 0 < g su B R

risulta che

ρ(y) ≥ inf

B

R

g > 0 per q.o. y ∈ B R .

(b) Siccome µ ` e una misura invariante per (T (t)) Z

R

N

(T (t)1l − 1l)(x)ρ(x) dx = 0.

D’altro canto, essendo (T (t)) contrattivo, si ha T (t)1l ≤ 1l. Tenendo conto di (a) e T (t)1l ∈ C b (R N ), risulta che

T (t)1l = 1l

per ogni t ≥ 0. 

(29)

Semigruppi di Markov, operatori differenziali e disuguaglianze di tipo Log-Sobolev 19

Osservazione 2.3. Se esiste una misura invariante per (T (t)) allora T (t)1l = 1l per ogni t ≥ 0, e quindi dalle Proposizioni 1.18 e 1.16 discende che (A, D max (A)) ` e il generatore debole di (T (t)).

E utile enunciare il seguente corollario. `

Corollario 2.4. Lo spazio C c (R N ) ` e denso in L p (µ) per ogni p ∈ [1, +∞).

Non ` e detto che se una misura invariante esiste questa sia unica. Tuttavia, un risultato generale (vedi [11, Teorema 4.2.1]) dimostra che se il semi- gruppo ` e irriducibile e strong Feller, allora esso ammette al pi´ u una misura invariante. Questo risultato si applica evidentemente al semigruppo (T (t)).

Per quanto premesso, resta da affrontare solo il problema dell’esistenza di una misura invariante.

Lemma 2.5. Supponiamo che λ − A sia iniettivo in D max (A), per qualche λ > 0. Allora sono equivalenti

(i) µ ` e una misura invariante per (T (t));

(ii) R

R

N

Af dµ = 0, per ogni f ∈ D max (A).

Dim. In conseguenza della Proposizione 1.16, risulta che (A, D max (A)) ` e il generatore debole di (T (t)).

(i) ⇒ (ii): Sia f ∈ D max (A). Dal Lemma 1.12 segue che Z

R

N

AT (t)f dµ = d dt

Z

R

N

T (t)f dµ = d dt

Z

R

N

f dµ = 0, per ogni t ≥ 0, grazie a (i). Scegliendo t = 0 vale (ii).

(ii) ⇒ (i): Sia dapprima f ∈ D max (A). Allora, sempre dal Lemma 1.12, T (t)f ∈ D max (A), per ogni t ≥ 0 e le stesse argomentazioni di prima provano che f soddisfa (2.1). In generale, se f ∈ C b (R N ), esiste una successione di funzioni (f n ) n ⊆ D max (A) tale che f n (x) converge a f (x) per ogni x ∈ R N e kf n k ≤ C, per qualche costante C > 0 indipendente da n (si veda la Proposizione 1.13(i)). Siccome ogni f n verifica (2.1), mandando n → +∞ e tenendo conto della continuit` a di T (t) e del teorema di convergenza dominata si ha che anche f soddisfa (2.1). Quindi vale (i).  Osservazione 2.6. Supponiamo che µ sia una misura invariante per (T (t)).

Siccome ogni funzione ϕ ∈ C 2 (R N ), costante fuori da una palla, appartiene a D max (A), si ha che R

R

N

Aϕdµ = 0.

(30)

20 S. Fornaro, M. Miranda, A. Rhandi

Per provare un criterio di esistenza di una misura invariante ci occorre un risultato di compattezza di misure.

Indichiamo con M(R N ) l’insieme di tutte le misure di probabilit` a definite sui boreliani di R N . Data una successione (µ k ) ⊂ M(R N ), diremo che essa converge debolmente a µ ∈ M(R N ) (per la topologia debole*) se

lim

k→+∞

Z

R

N

f dµ k = Z

R

N

f dµ, per ogni f ∈ C b (R N ).

Definizione 2.7. Un sottoinsieme Λ ⊂ M(R N ) si dice tight se esiste una successione crescente di compatti di R N , {K n }, tali che lim n→+∞ µ(K n ) = 1, uniformemente rispetto a µ ∈ Λ o, equivalentemente, se per ogni ε > 0 esiste un compatto K ε tale che µ(K ε ) ≥ 1 − ε, per ogni µ ∈ Λ.

Lemma 2.8. Sia (µ n ) ⊂ M(R N ) una successione convergente debolmente a µ ∈ M(R N ). Allora, per ogni insieme chiuso F di R N risulta

lim sup

n→+∞

µ n (F ) ≤ µ(F ).

Equivalentemente, per ogni aperto A di R N si ha lim inf

n→+∞ µ n (A) ≥ µ(A).

Dim. Sia F un insieme chiuso di R N e, per ogni δ > 0, poniamo F δ = {x ∈ R N | dist(x, F ) < δ}. Per ogni ε > 0 esiste δ > 0 tale che µ(F δ ) < µ(F ) + ε.

Sia ora φ ∈ C(R), 0 ≤ φ ≤ 1, tale che φ(t) = 0 per t ≥ 1, φ(t) = 1 per t ≤ 0. Poniamo quindi f (x) = φ(δ −1 dist(x, F )). Siccome f ≥ 0, e f ≡ 1 in F , abbiamo

µ n (F ) = Z

F

f dµ n ≤ Z

R

N

f dµ n . Inoltre, f ≡ 0 fuori da F δ , e f ≤ 1, per cui

Z

R

N

f dµ = Z

F

δ

f dµ ≤ µ(F δ ).

Quindi, dato che µ n converge a µ, deduciamo lim sup

n→+∞

µ n (F ) ≤ lim

n→+∞

Z

R

N

f dµ n = Z

R

N

f dµ ≤ µ(F δ ) ≤ µ(F ) + ε.

Data l’arbitrariet` a di ε, segue la tesi. L’ultima parte invece si prova con un

semplice argomento di complementazione. 

Teorema 2.9 (Prokhorov). Una famiglia Λ ⊂ M(R N ) ` e tight se e solo se essa ` e relativamente compatta rispetto alla topologia debole*.

Dim. Assumiamo dapprima che Λ sia tight. Sia (µ k ) ⊂ Λ. Fissato n ∈ N,

per ogni k ∈ N indichiamo con µ (n) k la restrizione di µ k alla palla chiusa di

(31)

Semigruppi di Markov, operatori differenziali e disuguaglianze di tipo Log-Sobolev 21

centro l’origine e raggio n, B n . Allora (µ (n) k ) k ` e una successione di misure di Borel positive in B n , per cui, dal teorema di rappresentazione di Riesz, essa pu` o essere vista come una successione di funzionali lineari, positivi e continui su C(B n ). Inoltre

µ (n) k (B n ) ≤ 1, per ogni k ∈ N. (2.3) Ricordiamo che la palla unitaria B X

0

del duale topologico X 0 di uno spazio di Banach X separabile ` e metrizzabile per la topologia debole σ(X 0 , X) e che, per il teorema di Banach-Alaoglu-Bourbaki, essa ` e σ(X 0 , X) relativa- mente compatta. Quindi, da (2.3) ricaviamo che esiste una sottosuccessione di (µ (n) k ) che converge debolmente a una misura di Borel positiva µ n in B n . Mediante un processo di diagonalizzazione, possiamo estrarre una sottosuc- cessione di (µ k ), che, per semplicit` a di notazione continueremo a denotare con (µ k ), tale che

µ (n) k → µ n , per k → +∞,

debolmente, per ogni n ∈ N. Fissiamo ora n ∈ N. Se f ∈ C b (R N ) e f ≥ 0, allora

Z

B

n

f dµ n = lim

k→+∞

Z

B

n

f dµ (n) k ≤ lim

k→+∞

Z

B

n+1

f dµ (n+1) k = Z

B

n+1

f dµ n+1 . (2.4) In particolare, vale l’uguaglianza se suppf ⊂ B n . Se F ` e un sottoinsieme chiuso di R N , presa una successione di funzioni positive (f h ) in C b (R N ) tale che f h converge puntualmente a χ F , allora da (2.4) mediante il teorema di convergenza dominata deduciamo che

µ n (F ∩ B n ) = Z

B

n

χ F dµ n = lim

h→+∞

Z

B

n

f h dµ n

≤ lim

h→+∞

Z

B

n+1

f h dµ n+1 = µ n+1 (F ∩ B n+1 ).

In particolare vale l’uguaglianza se F ⊂ B n . In virt´ u dell’ultima stima, possiamo definire

µ(F ) = lim

n→+∞ µ n (F ∩ B n ) = sup

n∈N

µ n (F ∩ B n ). (2.5) Osserviamo che se K ` e un compatto di R N , allora possiamo scegliere n grande affinch´ e K ⊂ B n ed avere

µ(K) = µ n (K ∩ B n ).

Si pu` o facilmente verificare che µ ` e una misura di Borel in R N tale che

µ(R N ) ≤ 1. Rimane da dimostrare che µ ` e una misura di probabilit` a e che

k ) converge a µ debolmente. Sia ε > 0. Siccome Λ ` e tight, esiste r ∈ N

tale che µ k (R N \ B r ) < ε, per ogni k ∈ N. Se n > r, prendiamo g ∈ C b (R N )

(32)

22 S. Fornaro, M. Miranda, A. Rhandi

tale che 0 ≤ g ≤ 1, g ≡ 1 in B n \ B r+1 e suppg ⊂ B n+1 \ B r . Allora µ(B n \ B r+1 ) ≤

Z

R

N

g dµ = Z

B

n+1

g dµ n+1

= lim

k→+∞

Z

B

n+1

g dµ k ≤ lim sup

k→+∞

µ k (R N \ B r ) ≤ ε.

Mandando n → +∞ troviamo che µ(R N \ B r+1 ) ≤ ε. Ora, se f ∈ C b (R N ) risulta

Z

R

N

f dµ − Z

R

N

f dµ k

≤ Z

B

r+1

f dµ − Z

B

r+1

f dµ k

+

Z

R

N

\B

r+1

|f |dµ + Z

R

N

\B

r+1

|f |dµ k . Infine, scegliamo k grande abbastanza affinch´ e il primo termine al secondo membro sia minore di ε. In questo modo giungiamo a

Z

R

N

f dµ − Z

R

N

f dµ k

≤ ε + 2kf k ∞ ε,

da cui l’asserto. In particolare, scegliendo f ≡ 1 abbiamo µ(R N ) = 1.

Viceversa, supponiamo per assurdo che Λ sia relativamente debolmente com- patta ma non tight. Quindi, esiste ε > 0 tale che per ogni n ∈ N esiste ν n ∈ Λ con ν n (B n ) ≤ ν n (B n ) ≤ 1 − ε. Per compattezza debole, esiste una sottosuccessione (ν n

k

) ed esiste ν 0 ∈ M(R N ) tali che ν n

k

converge a ν 0

debolmente, per k → +∞. Dal Lemma 2.8 segue che, per ogni n ∈ N, ν 0 (B n ) ≤ lim inf

k→+∞ ν n

k

(B n ) ≤ lim inf

k→+∞ ν n

k

(B n

k

) ≤ 1 − ε,

che ` e impossibile dato che B n % R N . 

Questa caratterizzazione ` e utilizzata nel prossimo teorema per stabilire l’esistenza di una misura invariante.

Teorema 2.10 (Krylov-Bogoliubov). Assumiamo che per qualche t 0 > 0 e x 0 ∈ R N la famiglia {µ t } t>t

0

, dove

µ t = 1 t

Z t 0

p(s, x 0 , ·)ds,

sia tight. Allora esiste una misura invariante µ per (T (t)).

Dim. Dal Teorema 2.9 segue che esistono una successione (t n ) divergente a +∞ ed una misura di probabilit` a µ con la propriet` a che

n→∞ lim Z

R

N

f dµ t

n

= Z

R

N

f dµ,

(33)

Semigruppi di Markov, operatori differenziali e disuguaglianze di tipo Log-Sobolev 23

per ogni f ∈ C b (R N ). Tenendo conto di (1.5), la precedente condizione si riscrive nel modo seguente

n→∞ lim 1 t n

Z t

n

0

(T (t)f )(x 0 )dt = Z

R

N

f dµ. (2.6)

Posto f = T (s)g abbiamo

n→∞ lim 1 t n

Z t

n

0

(T (t + s)g)(x 0 )dt = Z

R

N

T (s)g dµ,

per ogni g ∈ C b (R N ). Ora, proviamo che il limite al primo membro ` e uguale a R

R

N

g dµ. Infatti 1

t n

Z t

n

0

(T (t + s)g)(x 0 )dt = 1 t n

Z t

n

+s s

(T (t)g)(x 0 )dt

= 1

t n Z t

n

0

(T (t)g)(x 0 )dt + 1 t n

Z t

n

+s t

n

(T (t)g)(x 0 )dt

− 1 t n

Z s 0

(T (t)g)(x 0 )dt.

Ricordando che il semigruppo (T (t)) ` e contrattivo, si vede immediatamente che gli ultimi due termini sono infinitesimi. D’altra parte, per (2.6), abbia- mo che lim

n→+∞

1 t n

Z t

n

0

(T (t)g)(x 0 )dt = Z

R

N

g dµ. Abbiamo dunque provato (2.1), cio` e che µ ` e una misura invariante per (T (t)).  Il criterio che segue ` e il pi´ u utile in pratica per stabilire l’esistenza di una misura invariante, perch´ e fornisce una condizione sufficiente che pu` o essere verificata direttamente sull’operatore differenziale. La funzione V , che com- pare nell’enunciato, ` e detta funzione di Lyapunov per A e la sua esistenza si traduce in sostanza in condizioni di crescita per i coefficienti di A.

Teorema 2.11 (Has’minskii). Supponiamo che esista V ∈ C 2 (R N ) tale che lim |x|→+∞ V (x) = +∞ e lim |x|→+∞ AV (x) = −∞. Allora λ − A ` e iniettivo in D max (A) e (T (t)) ammette una misura invariante.

Dim. Proviamo anzitutto che λ − A ` e iniettivo in D max (A). In virt´ u della Proposizione 1.18, ` e sufficiente provare che T (t)1l = 1l, per ogni t ≥ 0. A meno di sostituire V con V + C, per un’opportuna scelta della costante C, possiamo supporre che V > 0 e AV ≤ λV . Poniamo u ε = e −λt (T (t)1l − 1l) + εV . Siccome T (t)1l − 1l ` e limitata in [0, t 0 ] × R N e V tende a +∞ per

|x| → +∞, risulta che esiste (t 1 , x 1 ) ∈ [0, t 0 ] × R N tale che u ε (t 1 , x 1 ) = min

[0,t

0

]×R

N

u ε (t, x).

Assumiamo che u ε (t 1 , x 1 ) < 0. Allora necessariamente t 1 > 0 e, di conse-

guenza, ∂ t u ε (t 1 , x 1 ) ≤ 0. Inoltre Au ε (t 1 , x 1 ) ≥ 0 (si veda [28, Lemma 3.2]),

(34)

24 S. Fornaro, M. Miranda, A. Rhandi

per cui

(A − λ)u ε (t 1 , x 1 ) > 0.

D’altra parte, come ` e facile verificare, risulta

∂ t u ε = (A − λ)u ε − ε(A − λ)V ≥ (A − λ)u ε .

Valutando la precedente disequazione nel punto (t 1 , x 1 ), si perviene alla stima ∂ t u ε (t 1 , x 1 ) > 0, che ` e impossibile. Ne segue che u ε (t 1 , x 1 ) ≥ 0. Ci` o implica che

e −λt (T (t)1l − 1l) + εV ≥ 0, in [0, t 0 ] × R N

per ogni ε > 0. Se ε → 0 + , abbiamo T (t)1l − 1l ≥ 0 e quindi T (t)1l − 1l = 0, se t ∈ [0, t 0 ], giacch´ e l’altra disuguaglianza ` e sempre vera. Dall’arbitrariet` a di t 0 segue la prima parte dell’asserto.

Siccome lim |x|→+∞ AV = −∞, esiste K costante tale che AV ≤ K in R N . Siano ψ n ∈ C (R) tali che

ψ n (t) = t, t ≤ n ψ n ` e costante in [n + 1, +∞)

0 ≤ ψ 0 n ≤ 1, ψ 00 n ≤ 0.

(2.7)

Osserviamo che ψ n ◦ V ∈ D max (A) e poniamo

u n (t, x) = T (t)(ψ n ◦ V )(x), t > 0, x ∈ R N . Tenendo conto di (2.7) e della Proposizione 1.16, risulta che

∂ t u n (t, x) = Z

R

N

p(t, x, y)A(ψ n ◦ V )(y)dy

= Z

R

N

p(t, x, y)



ψ 0 n (V (y))AV (y)

+ ψ n 00 (V (y))ha(y)∇V (y), ∇V (y)i

 dy

≤ Z

R

N

p(t, x, y)ψ 0 n (V (y))AV (y)dy.

Integrando tra 0 e t abbiamo u n (t, x) − ψ n (V (x)) ≤

Z t 0

Z

R

N

p(s, x, y)ψ 0 n (V (y))AV (y)dy ds = I n + J n , dove

I n = Z t

0

Z

{AV ≥0}

p(s, x, y)ψ 0 n (V (y))AV (y)dy ds

J n = Z t

0

Z

{AV <0}

p(s, x, y)ψ 0 n (V (y))AV (y)dy ds.

(35)

Semigruppi di Markov, operatori differenziali e disuguaglianze di tipo Log-Sobolev 25

Siccome ψ n 0 converge alla funzione 1l puntualmente per n → +∞, e AV ≤ K, risulta che

I n −→

Z t 0

Z

{AV ≥0}

p(s, x, y)AV (y)dy ds

per convergenza dominata. Per il limite di J n , osserviamo che la successione ψ n 0 ` e una successione crescente e positiva. Poich´ e AV < 0, abbiamo che ψ n 0 (V (·))AV (·) ` e una successione decrescente e negativa e quindi

J n −→

Z t 0

Z

{AV <0}

p(s, x, y)AV (y)dy ds per convergenza monotona. Infine

u n (t, x) −→ T (t)V (x) per cui otteniamo

T (t)V (x) − V (x) ≤ Z t

0

Z

R

N

p(s, x, y)AV (y)dy ds ≤ K t.

Siccome T (t)V ≥ 0, dalla stima precedente discende anche che

− Z t

0

Z

R

N

p(s, x, y)AV (y)dy ds ≤ V (x). (2.8) Siano ε, R ε > 0 tali che AV (y) ≤ −ε −1 per ogni |y| ≥ R ε . Allora, tenendo conto anche di (2.8)

1 ε

Z t 0

p(s, x, R N \ B R

ε

)ds = 1 ε

Z t 0

Z

R

N

\B

p(s, x, y)dy ds

≤ −

Z t 0

Z

R

N

\B

p(s, x, y)AV (y)dy ds

= −

Z t 0

Z

R

N

p(s, x, y)AV (y)dy ds

+ Z t

0

Z

B

p(s, x, y)AV (y)dy ds

≤ V (x) + K t.

Ne segue che 1 t

Z t

0 p(s, x, R N \ B R

ε

)ds ≤ ε V (x)

t + εK, per ogni x ∈ R N , t > 0.

Pertanto, comunque vengano fissati x 0 ∈ R N e t 0 > 0 la famiglia di misure di probabilit` a { 1 t R t

0 p(s, x 0 , ·)ds} t≥t

0

` e tight. La conclusione segue ora ap-

plicando il Teorema 2.10. 

Proposizione 2.12. Supponiamo che V sia una funzione di Lyapunov.

Allora AV ∈ L 1 (µ).

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