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Quando la rettocolite ulcerosa diventa una sfida per il medico

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Academic year: 2021

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Sciarrabone GM, et al. Medico e Bambino Pagine Elettroniche 2017; 20(8) https://www.medicoebambino.com/?id=PSR1708_30.html

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MeB – Pagine Elettroniche

Volume XX

Ottobre 2017

numero 8

I POSTER DEGLI SPECIALIZZANDI

QUANDO LA RETTOCOLITE ULCEROSA

DIVENTA UNA SFIDA PER IL MEDICO

Giustina Maria Sciarrabone

1

, Michele Citrano

2

,

Riccardo Ganci

2

, Maddalena Violante

2

, Nicola Cassata

2

1Dipartimento di Scienze per la Promozione della Salute e Materno-Infantile “G. D’Alessandro”,

Università di Palermo; 2UOC Pediatria, Ospedali Riuniti Villa Sofia-Cervello, Palermo

Indirizzo per corrispondenza: giustina.sciarrabone@alice.it

Le riacutizzazioni severe della rettocolite ulcerosa (RCU) rappresentano un’emergenza clinica. Secondo le evidenze scientifiche la terapia steroidea è la prima linea ma talvolta, per l’instaurarsi di cortico-resistenza, è ne-cessario intraprendere trattamenti di seconda linea con ciclosporina e infliximab (IFX) in grado, nella maggior parte dei casi, di controllare la malattia.

Presentiamo il caso di un bambino di 7 anni affetto da pancolite ulcerosa cronica-attiva a esordio precoce (dia-gnosi all’età di 3 anni), caratterizzata da cortico-resistenza e refrattarietà al trattamento con farmaci biologici (IFX e adalimumab, ADA), sottoposto in ultima istanza a terapia con talidomide, con buona risposta clinica. All’esordio il paziente ha eseguito doppia immunosoppressione (ciclo-sporina e azatioprina) e ha successivamente proseguito con azatioprina e mesalazina, mantenendo un buon con-trollo clinico della malattia per 4 anni. Tuttavia, nel corso dell’ultimo anno, ha presentato tre episodi di severa riacu-tizzazione (PUCAI 70; PUCAI = Pediatric Ulcerative

Colitis Activity Index), con fallimento di diverse linee di

trattamento (steroide ad alte dosi endovena, successiva-mente IFX e ADA). Il fallimento terapeutico avrebbe quindi candidato il paziente a intervento chirurgico di co-lectomia. La nostra decisione è stata quella di utilizzare talidomide (dosaggio 2,5 mg/kg/die) come ultima oppor-tunità terapeutica. Il piccolo è in trattamento da 16 mesi. Il follow-up clinico e il monitoraggio dei parametri di la-boratorio evidenziano un netto miglioramento (PUCAI 0) e non sono stati segnalati effetti avversi alla terapia.

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