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S.SEBASTIANO La Tavola CLV della

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Academic year: 2021

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10. S.SEBASTIANO

La Tavola CLV della Descrizione raffigura la chiesa di S.Sebastiano, rappresentata frontalmente. Essa risulta dotata di una facciata a capanna con un solo portale d'ingresso posto alla sommità di tre gradini e sormontato da una lunetta. Il prospetto si presenta simmetrico: sui due lati della facciata vi sono due bifore sormontate da un oculo e al centro un'altra apertura ad oculo più grande. I salienti della facciata sono percorsi da una serie di archetti ciechi. Sul lato destro della facciata si erge infine il campanile, a pianta quadrata e bucato in alto da tre ordini di bifore [FIG.59].

Il Tronci ascrive la chiesa al 1200, a quel che “si dice”1, ma essa è documentata dal 1103.2 Fin

da subito si trova quindi ad avere una posizione molto centrale poiché posta sulla Carraia Maggiore, l'odierna Via S.Martino, arteria di collegamento tra Chinzica, la via Fiorentina e la Civitas dall'altra parte del fiume, in un momento in cui le due parti della città non sono ancora completamente considerate un tutt'uno.

Il testo che accompagna l'immagine riporta informazioni riguardanti soprattutto lo stato di commenda della chiesa e i suoi altari e reliquie. Infatti, nel momento in cui il Tronci scrive, S.Sebastiano si ritrova ad essere una delle chiese cittadine sottoposte alla Religione di S.Stefano, poiché già dipendente dall'Abbazia di S.Paolo a Ripa d'Arno, anch'essa legata alla suddetta Religione.

L'autore indica la presenza di tre altari, quello maggiore con beneficio fondato da Fabio Orlandini e sovrastato da un'immagine della SS.Annunziata. La citazione degli altri due è più confusa perché si mischia all'elenco dei benefici presenti nella chiesa, ma risulta chiaro che vi è un altare dedicato a S.Sebastiano alla destra di chi entra. La descrizione si conclude infine con l'elenco di alcune reliquie, ma il Tronci stesso ammette di non sapere se siano ancora custodite all'interno della chiesa o meno.

S.Sebastiano è una delle chiese più testimoniate nel corso dei secoli dato che la sua storia si conclude con la sua distruzione durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Risulta dunque presente in tutte le piante che rimandano alle chiese della città fino a quel momento. Partendo da quelle disegnate tra '600 e '700, nella pianta Pezzini è al rimando 17, nelle piante Scorzi e Ricci è al rimando 82 e nella Lorenzi al 139. Infine, anche nelle due piante anonime stilate a pochi anni di distanza, nel 1787 e nel 1793, risulta segnata rispettivamente ai rimandi 45 e 46. Laddove specificata la tipologia di chiesa, nel corso del '700 è sempre segnata come parrocchia.

1 TRONCI, 1643, “Descrizione...”, c. CLVI r. 2 TOLAINI, 1992, p.60.

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Nel momento in cui scrive il Tronci, la facciata di S.Sebastiano si trova dirimpetto alle nuove Logge dei Banchi costruite all'inizio del '600. La zona circostante ad esse gode del valore aggiunto di questa nuova fabbrica, uno dei cuori pulsanti degli scambi commerciali in città e, dalla seconda metà del secolo, collegamento quasi diretto con la parte di Tramontana grazie all'abbattimento delle carceri antistanti e alla costruzione del Ponte di Mezzo. S.Sebastiano, finché resta in piedi, è dunque una delle chiese cittadine più centrali, urbanisticamente parlando. Anche quando due secoli più tardi l'importanza di via S.Martino andrà scemando in favore dello sviluppo dell'asse della vecchia Via del Gilio, divenuta via Vittorio Emanuele – oggi Corso Italia – , la chiesa non perderà la sua centralità, trovandosi praticamente al crocevia delle due strade. Questo dato risulta di fondamentale importanza per una serie di decisioni prese nei secoli e riguardanti la chiesa e il suo status.

10.1. Testimonianze successive alla Descrizione.

Il 24 gennaio 1687 l'Arcivescovo Francesco de' Conti d'Elci visita S.Sebastiano e, consultando i Libri parrocchiali, ne conteggia le anime a 297 totali: nel numero sono inclusi anche diciotto carcerati, dal momento che il Palazzo Pretorio, nuova sede delle carceri, si trova nel territorio della stessa chiesa. Il resto della Visita è incentrato sugli obblighi legati ai benefici della chiesa, in tutto cinque e dedicati a S.Caterina, S.Onofrio, S.Andrea Apostolo, S.Nicola dalle Palle d'Oro e S.Orsola, descritti in quest'ordine. I suddetti obblighi consistono fondamentalmente in una serie di Messe da celebrare in giorni e occasioni prestabilite.3

S.Onofrio e S.Caterina risultano essere vacanti e retti provvisoriamente dal reverendo Silvestro Silvestri. Il reverendo Sebastiano Zucchetti è rettore di S.Andrea, il reverendo – nonché Cappellano del Duomo – Bartolo Caciotti è rettore di S. Nicola e infine il reverendo Giuseppe Calzolari è rettore di S.Orsola.

Lo stato materiale della chiesa, seppur non descritto, non deve essere dissimile da quanto registrato tre anni prima durante la Visita di Lionardi, in vece di Felice Marchetti, Priore dell'Ordine di S.Stefano. Nell'aprile 1684 infatti la fabbrica risulta essere generalmente in buono stato. Sono descritte tre porte, di cui una sola in facciata “dirimpetto alla Loggia dei Mercanti, alla quale si sale per alcuni gradini in Chiesa”, coerentemente con il disegno del Tronci. Delle altre due viene specificata solo la posizione di una, indicata “dall'Altar Maggiore a mano manca”. In realtà la posizione degli usci della chiesa si può vedere più chiaramente in un documento molto più tardo ossia il catasto particellare del 1830, momento in cui però le porte risultano essere in totale quattro, il che presuppone l'attuazione di

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modifiche nel corso del tempo [FIG.60].

Tornando alla Visita del 1684, tutte e tre le porte al tempo presenti risultano dotate di buone imposte e serrature. Il tetto della chiesa è buono e privo di aperture e spiragli, mentre le finestre assicurano sufficiente illuminazione e hanno impannate che garantiscono una buona chiusura. Anche il pavimento viene ritrovato in buono stato, costruito in mattoni interrotti di volta in volta da lapidi di marmo a guisa di sepolture le quali vengono definite “antichissime”, ma senza “Arme, né iscrizione alcuna”. La chiesa è dotata inoltre di ulteriori sepolcri, uno nel mezzo destinato esclusivamente ai prigioni e altri dislocati nei pressi dell'altare maggiore, del cornu evangelii e in fondo alla chiesa, a sinistra rispetto a chi entra. Infine il campanile, comunicante con la chiesa tramite un arco di passaggio, è descritto dotato di campane dal buonissimo suono.

In occasione di questa Visita una nota di merito è data ad un “antichissimo Crocefisso grande alla greca e in foggia della S.Croce di Lucca” appeso all'interno sopra il portale maggiore. L'opera è evidentemente oggetto di grande devozione, tanto da sopravvivere al nuovo e differente gusto post-tridentino: ne viene infatti consigliata la regolare pulizia per accrescerne il culto. S.Sebastiano risulta quindi una sorta di cura modello, infatti le segnalazioni a riguardo sono ben poche. Oltre all'assidua pulizia del crocefisso, viene ordinato soltanto di imbiancare le pareti della chiesa e di limitare le “irriverenze” della plebaglia sul sagrato dell'edificio, dovute probabilmente alla vicinanza del mercato delle Logge, ricettacolo di diversi strati di umanità.4

La seconda Visita del Priore dei Cavalieri di S.Stefano è effettuata dal Priore Cerati il 29 gennaio 1734, il quale viene accolto dal curato Cavaliere Pasquale Rinuccini. Questa Visita si presenta meno dettagliata rispetto alla precedente, ma, benché la chiesa possa dirsi globalmente ancora in buono stato, si registra un progressivo degrado di alcune sue strutture. Viene ordinato di sostituire i vetri alle finestre “avendole vedute molto guaste particolarmente quelle che sono nella facciata dell'Altar Maggiore” e di imbiancare nuovamente la chiesa “in molti luoghi macchiata avendo patito le muraglie per l'umido”. Inoltre l'ingresso al campanile viene definito “indecente”, il baldacchino per il viatico “poco onorevole” e addirittura il crocefisso lodato cinquant'anni prima viene ora screditato: data la sua immagine “estremamente deforme”, ne viene ordinata l'interdizione alla pubblica vista.5

4 ASP, Ordine di S.Stefano, f.2812, pp.155-166. [testo lacunoso]

5 ASP, Ordine di S.Stefano, f.2814, “ (…) Visitò l'Altar Maggiore e tutto non solo era in buona forma, ma ancora molto provveduto d'ottimi ornamenti onde vedde non mancasse cosa veruna.Visitò i due altari laterali e ordinò che l'Altar di S.Bastiano si facesse rintonacare nei fianchi et altri due si raggiustassero le predelle. Visitò la fabbrica della Chiesa, osservò il tetto, le finestre, il campanile, le sepolture e ordinò che alle finestre si mettessero per tutto i vetri avendole vedute molto guaste particolarmente quelle che sono nella facciata dell'Altar

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Il secondo giro di Visite effettuato dal Cerati nel 1750 include nell'indice anche la chiesa di S.Sebastiano. Nonostante questo il verbale riporta soltanto una sorta di breve inventario di arredi e alcune suppellettili, per altro poco esaustivo.6 Nello stesso anno, però, viene effettuata

anche una Visita Arcivescovile ad opera di Francesco de' Conti Guidi. Il curato è Giovanni Antonio Caluri e viene qui esplicitata l'appartenenza della chiesa alla Commenda Grifoni. Come al solito la Visita si riduce all'elenco dei benefici e degli altari, benché questi ultimi siano indicati con maggiore precisione. È confermato infatti che gli altari sono in tutto tre, come scriveva già il Tronci, ma sono più chiare le rispettive dedicazioni. L'altare maggiore è dedicato alla SS.Annunciata, gli altri due a S.Orsola e a S.Sebastiano: presso quest'ultimo è incluso il beneficio di S.Onofrio e S.Caterina. Infine la chiesa mantiene anche gli altri due benefici, ossia S.Nicola e S.Andrea,mentre le anime ammontano ora a 350. 7

Alla morte del reverendo Caluri il commendatore Pietro Grifoni nomina come nuovo curato il fiorentino Giuseppe Orsi il quale però non riceve l'investitura definitiva. Il motivo è la nuova temperie di razionalizzazione delle cure proposta fin dal 1748 dal Granduca Francesco Stefano di Lorena. Negli anni '50 sia S.Sebastiano, sia S.Egidio sono commende di Pietro Grifoni, ma risultano essere vacanti: per questo viene proposta la soppressione di una delle due, facendo confluire i benefici e il titolo di quella soppressa a quella mantenuta. Lo stesso Pietro Grifoni si esprime in proposito scrivendo al Granduca il 23 agosto 1757 per proporre la soppressione di S.Egidio (cura piccola, ai limiti della città, ed edificio da tempo in pesante stato di degrado) e di conseguenza il mantenimento di S.Sebastiano in virtù della sua

Maggiore: ordinò parimenti che si rimbiancasse la chiesa, che osservò in molti luoghi macchiata avendo patito le muraglie per l'umido. E perché pareva a S.Sig.ria. Ill.ma molto indecente l'ingresso nel Campanile, per questo ordinò che in tutti i modi si rimediasse con fare una parete a forma di tamburo che levasse quell'indecenza. Trovò in fondo della Chiesa il Baldacchino per il Viatico, e vedendolo poco onorevole, ordinò che si migliorasse, e se ne facesse un nuovo. Passò dalla Chiesa a visitare la Sagrestia, dove trovò tutti gli arredi sacri con i Calici e Messali senza aver bisogno d'ordinare cosa alcuna. Avendo S.Sig.ria Ill.ma osservato che vi è un immagine di Gesu Crocefisso dipinta in tempi antichi, ma estremamente deforme, la quale affernò il Sig.Curato che soleva porsi sopra la porta interiore della Chiesa nelle solennità ordinò che in avvenire non si mettesse in vista del popolo.”

6 Ibid.

7 ACDP, Visite Pastorali, f.24, cc. 144 v-145 r. “(...) Visitavit Altare majus SS. Virgini Mariae Annunciatae dicatum habensq onera Commendae Catignani quae implere facit Nobilii Familia Sani, Officiaturam Familiae [lacuna] sub invocatione S.Joseph, cui adimplere facit Nobilii Dominii Comes Galletti, et quotidianam Missam pro Officiatura Beccuto Orlandini a Parocho pro tempore satisfactam. Visitavit Altare S.Ursulae V. et M. dicatum, in quo est Beneficium de iurepatr D. de Gallettii, et cujus Rector est Clericus Antonius Frassi, habensq onus duarum Missarum per hebdamadam, quod implere neglicit; et insuper predicto Altare necessariis ornamentis vacuum adinvenit: mandavit predictum Rectorem moneri pro implemento onerum, et ornatu Altarii, et interim redditus sequestrari. Ad Altare S.Sebastiani adest Beneficium SS.Onofrii, et Caterinae S.Sedi Apostolicae Affectum, cujus Rector est D. Abbas Pius Bonsi, cum onere unii Missae pro hebdommadam, quod implere non fecit. Aliud Beneficium S. Nicolai vulgo noncupatum delle Palle d'Oro de iurepatr D.D. Del testa, cujus Rector est D.Canonicus Rinuccini, cum onere unius Missae pro hebdommadam, quod non implet. Alterum Beneficium S.Andreae Apostoli S.Sedi Apostolicae affectum, cujus Rector est R.D. Lozzini cum onere unius Missae per hebdommadam, quod adimplere non facit, et Altare predicto omni ornatu indiget.

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posizione “nel cuore della città”.8 Nel gennaio del 1758 S.Egidio viene effettivamente

soppressa e ridotta a cimitero per la stessa S.Sebastiano, la quale va ad incorporarne titolo, benefici ed entrate.9

La successiva Visita a S.Sebastiano compiuta dal Priore dell'Ordine di S.Stefano Angelo Fabroni il 20 maggio 1770 infatti include anche un controllo alla vecchia S.Egidio in quanto nuovo cimitero, ricordandone la soppressione e unione con la suddetta. Per il resto la Visita di per sé non registra informazioni particolari riguardanti lo stato della fabbrica di S.Sebastiano. Gli ordini impartiti dal Priore al nuovo curato designato Luigi Rossi riguardano più che altro la sistemazione di alcuni arredi e dettagli. Viene ad esempio ordinato di utilizzare particole più grandi, dorare due calici e lo scatolino dell'olio santo, fare l'incerato per gli altari che ne sono privi e stilare l'inventario della chiesa. Non vi sono riferimenti a lavori di restauro successivi a quanto ordinato nel 1734, ma il fatto che non vengano citate particolari incurie può fare pensare che effettivamente nel frattempo alcuni ripristini siano stati effettuati. Inoltre, anche le parole spese per descrivere alcune parti della chiesa sono qui generalmente positive: essa risulta “ben provveduta” in quanto ad arredi e suppellettili, i confessionali sono “a dovere”, la sagrestia e la canonica sono “in buon grado” e le reliquie sono “decentemente tenute”.10

Nessuna parola viene fatta rispetto all'antico crocefisso.

Come ordinato, il 31 luglio dello stesso anno il reverendo Luigi Rossi stila l'inventario dei mobili e delle suppellettili della chiesa.11 Benché questo elenco tratti soprattutto arredi e

oggetti, vi sono alcune cose da notare. Viene annotata con più precisione la collocazione dell'altare di S.Sebastiano, indicato in cornu epistolae di fronte all'altare di S.Orsola, ancora coerente con quanto scritto dal Tronci più di un secolo prima. Sono nominati due confessionali, uno in legno e uno in pietra, posti anch'essi l'uno di fronte all'altro, e le pareti laterali vengono descritte come ornate da otto medaglioni appesi “dipinti a chiaro scuro” donati dalla Religione di S.Stefano. È poi annoverato un gran numero di panche di diverso tipo, 48 in tutto, e 6 inginocchiatoi. Infine, all'interno della chiesa, sopra il portale maggiore è registrata la presenza di un quadro ad olio privo di cornice raffigurante la SS.Vergine, S.Orsola e S.Girolamo, a testimoniare la sostituzione dell'antico crocefisso che lì precedentemente campeggiava.

La successiva visita del Priore Fabroni effettuata il 28 aprile 1778, benché illustri pur sempre una chiesa generalmente ben tenuta dal punto di vista degli altari, degli arredi e,

8 ACDP, Atti Straordinari, f.61, p.60. 9 Ibid., p.105

10 ASP, Odine di S.Stefano, f.2815, cc. 5 r – 6 r. 11 Ibid.

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presumibilmente, dell'edificio in sé, annota una nuova problematica riguardante le sepolture. Questo dato potrebbe risultare strano, data la precedente disposizione di utilizzare S.Egidio come cimitero, ma, coerentemente con questa stranezza, nella Visita non viene fatta parola della vecchia chiesa soppressa, il che può indurre a pensare che il suo uso come sepolcro abbia avuto breve durata. Il pavimento di S.Sebastiano risulta essere fradicio d'umidità, e la chiesa tutta pervasa dal cattivo odore delle sepolture lì collocate. Questo porta il Priore ad ordinare al solito reverendo Luigi Rossi di far rifare le dette tombe con nuove chiusure. Il dato più sconcertante è costituito però dall'affermazione dello stesso Rossi di utilizzare la sagrestia come camera mortuaria, custodendovi anche due cadaveri per volta. L'utilizzo poco consono di tale locale induce ulteriormente a pensare che i locali di S.Egidio non siano disponibili per tale scopo, altrimenti l'opzione sarebbe stata vagliata, se non altro al momento di cercare una soluzione. Invece nemmeno la soluzione proposta dal Fabroni coinvolge la vecchia chiesa soppressa. Viene piuttosto consigliato al curato di far visitare da un perito un angolo del chiostro della canonica per vedere di costruire lì una stanza con funzione di camera mortuaria.12

La perizia per la stanza da costruire viene effettivamente svolta appena due mesi dopo, ma il giudizio del perito, tale Dottor Carlo Barsanti, risulta negativo. Il 28 giugno egli scrive infatti di mano propria il responso: non si può costruire una stanza nel chiostro destinata a tale uso perché non risulterebbe dotata delle giuste condizioni climatiche, pertanto la sagrestia resta da quel punto di vista il locale più indicato come camera mortuaria.13 L'idea data dal Priore

Fabroni viene quindi abbandonata, come si può notare da un riassunto degli ordini impartiti nel corso della suddetta Visita alle chiese filiali della Conventuale di S.Stefano, stilato dal Cancelliere dell'Ordine Giacinto Viviani. Il memorandum per S.Sebastiano viene compilato il 18 settembre dello stesso anno ed è indirizzato a Michele Grifoni in quanto patrono della

12 Ibid., “(...) Nel visitar poi le sepolture, veduto il grand'umido del pavimento, e inteso che le suddette sepolture tramandavano non poco fetore, ordinò che queste fossero da chi si deve rifatte con due chiusini. Successivamente passato nella Sagrestia e sentito dal predetto Sig. Rossi Paroco, che la medesima serviva all'occasione di stanza mortuaria, nella quale alcuna volta si eran dovuti custodire due cadaveri a un tempo istesso, e considerando che oltre all'indecenza da non potersi permettere, v'era anche pericolo di salute per il fetore che vi rimaneva, e riflettendo esser ciò sinceramente opposto all'oggetto contemplato dalla provida Legge Mortuaria, ed avendo altresì osservato che in un angolo della Chiostra della Canonica poteva comodamente farsi la stanza mortuaria. Ordinò che assolutamente fosse fatta la detta Stanza nell'angolo di detta Chiostra a spese di chi si deve, e commesse al prenominato Sr.Rossi di far fare da un Perito Muratore la Perizia della spesa occorrente per costruire la stanza predetta.”

13 Ibid., “Pisa, adì 28 Giugno 1778. Io infrascritto Medico Fisico faccio fede, come fino fatto il dì 27 febbraio e il dì 26 marzo 1777. Essendomi portato come Medico deputato dal Magistrato di Sanità per esaminare la stanza mortuaria a forma della legge di tal articolo emanata da S.A.R. Il dì 2 gennaio 1777, a visitar la Chiesa, e Canonica di S.Sebastiano, non potei trovare altro luogo adatto per la Custodia di Cadaveri che la Sagrestia. Propose il Paroco d'affittare una stanza nella piccola Chiostra dietro la Sagrestia, che io non potei approvare, perché non potrebbe riuscire né asciutta, né ventilata, né arida, né calda. Tanto mi trovo in dovere di esporre e di attestare. In fede, Io Dott. Carlo Barsanti, mano propria.”

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chiesa: diversamente da quanto successo con S.Egidio, qui la mappatura delle responsabilità è più chiara e al detto commendatore vengono dati due mesi di tempo per rifare le sepolture già esistenti con le chiusure nuove e dare notifica dell'adempimento al Tribunale dell'Ordine.14

Nella lettera non compare nessun elemento riguardante la sagrestia o la camera mortuaria; non si sa quindi se vengono presi provvedimenti in materia e, se si, quali.

10.2. Da parrocchia a sede di compagnia laicale: le vicissitudini dell'800.

Dunque il Granducato dei Lorena in parte giova a S.Sebastiano, risparmiandola dalla soppressione e dalla razionalizzazione delle cure e permettendole di svolgere ancora la sua funzione parrocchiale. I grandi cambiamenti nel ruolo in città di questa chiesa cominciano con la dominazione napoleonica che ne lega il destino a doppio filo con l'abolizione dell'Ordine di S.Stefano e la soppressione dei conventi.

L'abolizione dell'Ordine di S.Stefano, decretata il 9 aprile 1809, fa ritornare le chiese affiliate a questa religione sotto la giurisdizione dell'Ordinario. La soppressione dei conventi, perpetrata tra il 1808 e il 1810, permette di convertire a parrocchia molti edifici conventuali: è quello che accade per esempio al convento di S.Maria del Carmine, posto anch'esso sulla Via del Gilio. L'8 febbraio 1811 la parrocchia di S.Sebastiano viene soppressa e qui trasferita. Questa volta l'utile pubblico sembra prevalere sul dato della centralità. Nel decreto di soppressione stilato da Monsignor Alliata il motivo di tale decisione sembra infatti legato ad un'istanza mossa dalla popolazione di S.Sebastiano per spostarne la cura d'anime alla chiesa del Carmine, più ampia e decorosa.15 Qualunque sia il vero motivo di questa decisione,

S.Sebastiano non compare tra le chiese descritte da Alessandro da Morrona nella Pisa

14 Ibid., “D'ordine Commissione e Mandato degl'Ill.mi Sigg. XII Cavalieri di Consiglio del Sacro Militare Ordine di S.Stefano P. e M. s'intima al notabile Sig. Cav. Michele Grifoni di Firenze, che come Commendatore attualmente investito della Commenda di S.Paolo a Ripa d'Arno e come Patrono della Ven. Chiesa parrocchiale di S.Sebastiano in Kinseca della Città di Pisa, filiale dell'Ordine, in ordine della Deliberazione 46 del Capitolo Generale dell'anno 1743, abbia nel termine di mesi due fatte rifare le sepolture esistenti in detta Chiesa con due Chiusini, e nel termine predetto abbia data al Tribunale dell'Ordine la Giustificazione dell'adempimento di quanto sopra, come Ordinazione stata fatta sotto dì 28 Aprile dall'Ill.mo e Rev.mo Mons. Cav. Angiolo Fabbroni Priore della Conventuale nell'atto di Visita della Chiesa predetta, sotto le pene in caso di contumacia comminati dagli Statuti dell'Ordine. E tutto. Dato in Pisa dalla Cancelleria dell'Ordine li 18 settembre 1778. Giacinto Viviani.”

15 ACDP, Atti Straordinari, f. 74, cap.6 “(...) La maestà, e il decoro della Santa Cattolica Religione richiede, al dire dei Padri del Tridentino, che i Sacri Templi ove si amministrano i Sacramenti, si esercitano le Parrocchiali Funzioni, e si adempiono dai Fedeli i doveri di Religione siano decentemente costruiti, e adattati nella loro estensione al pubblico servizio, e comodo del Popolo, che ivi si aduna. Mossi noi da questi giusti riflessi, ed inerendo ancora alle istanze stateci fatte dai Popolani della Chiesa Curata di S.Sebastiano per l'oggetto di trasferire la Cura delle Anime in quella di S.Maria del Carmine attenente al Soppresso Convento dei Carmelitani dell'antica osservanza assai più grande e decorosa dell'altra, abbiamo creduto un dovere del Nostro Ministero, e di sodisfare le nostre giuste brame, e di esaudire le di loro istanze. Considerando Noi pertanto che la richiesta traslazione non solo risponderà in onore del Culto Divino, quand'ancora riferirà di un comodo maggiore al Popolo, atteso ché la suddetta Chiesa di S.Maria del Carmine oltre la sua magnificenza è assai più ampia, e adattata alle Ecclesiastiche Funzioni (...)”.

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Illustrata del 1812. La notifica di profanazione della chiesa è datata 16 settembre 181116 e

pare che dopo la soppressione venga concessa in affitto a tale signor Fravolini e utilizzata per alcuni anni “ad uso e fabbrica di carrozze”.17

La sua unione al soppresso convento comporta anche il trasferimento delle ufficiature, a nome Orlandini, Sanminiatelli e Sani Catignani. Tutti questi cambiamenti sono manifesti nel ciclo di Visite dello stesso Monsignor Alliata di quegli anni, dove in data 9 maggio 1813 è annotata una Visita alla chiesa parrocchiale sotto il titolo di S.Maria del Carmine e S.Sebastiano. I visitatori sono accolti nell'ex-convento da Alberto Pinna, carmelitano di antica osservanza, sacerdote, nonché economo della chiesa. Oltre all'obbligo per la nuova parrocchia di officiare la festa di S.Egidio, già contitolare di S.Sebastiano, sono ricordate in quest'occasione tutte le ufficiature suddette e i benefici appartenenti all'ex-parrocchia che qui vengono trasferiti. I benefici elencati sono quattro: S.Orsola, SS.Onofrio e Caterina, S.Andrea Apostolo, S.Niccolò dalle Tre Palle d'Oro.18 Questi corrispondono ai santi titolari di altari e cappelle già precisati

fin dal tempo del Tronci, fatta eccezione per la SS.Annunziata e S.Sebastiano stesso. Viene però appuntato come i benefici di S.Ononfrio, S.Caterina e S.Andrea vengano uniti anche al Seminario, mentre S.Nicola fosse già stato spostato in S.Martino nel 1798.19

La profanazione di S.Sebastiano in realtà dura appena qualche anno. Nel 1814, con la fine della fase napoleonica, vengono ripristinati i conventi. S.Maria del Carmine riprende dunque la sua precedente funzione e con lei gli altri complessi conventuali tra cui S.Benedetto che, durante gli anni della soppressione, era divenuta sede per la compagnia di S.Antonio Abate, trovatasi nuovamente senza un luogo dove ufficiare. In un libello pubblicato nel 1858 l'allora provveditore di detta compagnia, Ferdinando Zaccagnini, spiega così le vicissitudini successive a questo “sfratto”: “nella necessità di sgombrare dalla Chiesa di S.Benedetto, anche allora, cioè nel 1814 [la Compagnia] chiese e ottenne di ripristinare al culto la citata Chiesa di S.Sebastiano, e qui nuove spese di riattamenti, di mobili, suppellettili, arredi ecc.. dové sopportare, e nella medesima traslatò la sua residenza ed uffiziatura: e credendo di avere ormai trovata una Chiesa ove perpetuamente avrebbe potuto rimanersi, fece sulla sua porta d'ingresso porre la dizione che tuttora si vede 'Confraternita di S.Antonio'”.20 In realtà le prime

richieste di utilizzo della chiesa da parte di questa Compagnia risalgono al 1815 e, una volta accettate, seguono i lavori di ripristino e la supplica dei confratelli all'Arcivescovo di

16 ACDP, Atti Straordinari, f.74, cap. 3. 17 ZACCAGNINI, 1858, pp.8-9.

18 ACDP, Visite Pastorali, f.36, pp. 229-241. 19 Ibid, pp 239-241.

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procedere al decreto d'apertura.21

Tale decreto ufficiale arriva il 16 gennaio 1816: dal momento che l'edificio rientra nel circondario di S.Maria del Carmine il reverendo Pinna viene invitato a procedere alla canonica benedizione per far sì che i confratelli vi possano svolgere le proprie funzioni, fermo restando i diritti di padronato della famiglia Grifoni.22 Ciò nonostante sembra essere

vociferato fin da subito un ripristino di S.Sebastiano a parrocchia. Questa situazione confusa si evince anche nei Pregi di Pisa di Da Morrona, editi nello stesso anno, dove le ravvicinate vicissitudini della chiesa vengono così riassunte in poche righe: “soppressa di buon ora fu destinata a diversi servigi: nell'anno scorso compagnia laicale divenne sotto il titolo di S.Antonio Abate, ora ritorna Parrocchia, a quanto si dice”.23

Infatti, a dispetto degli sforzi profusi dalla compagnia per ripristinare i locali di S.Sebastiano usati come magazzino di carrozze e la speranza di avere trovato una sede una volta per tutte, tale previsione si avvera. Zaccagnini racconta che Alberto Pinna, espressa la volontà di riattivarla come parrocchia, viene accontentato e la compagnia è nuovamente costretta al trasloco.24

Nel 1820 S.Sebastiano viene effettivamente ripristinata come parrocchia: la sua prima soppressione dura quindi in totale nove anni. Il primo luglio dello stesso anno Mons. Alliata emana un decreto per trasferire nuovamente la compagnia di S.Antonio destinata, a quanto scritto, a tornare presso il Conservatorio degli Orfani (S.Antonio in Qualconia) nell'arco di sei giorni completi, poiché, all'indomani del ripristino di S.Sebastiano come parrocchia, il condominio tra i confratelli e il parroco risulterebbe inconciliabile.25

Il ripristino viene formalizzato il 13 dicembre 1820. Dopo un riassunto sommario delle

21 ACDP, Atti Straordinari, f.76, cap.55. “Ill.mo e Rev.mo Mons.Arcivescovo (….) I Fratelli pertanto di detta Compagnia essendosi data tutta la premura, e a proprie spese di risarcire, e rimettere nel suo primiero stato la predetta Chiesa, ed essendo compito il lavoro per la restaurazione della medesima, supplicano la Padernità di V.S.Ill.ma e Rev.ma a volerne emanare il Decreto dell'apertura, e della Benedizione della soprannominata Chiesa. Io Padre Cherubino Andreini Governatore; Io Canonico Ranieri Sanminiatelli primo Consigliere; Io Giuseppe Sanminiatelli Secondo Consigliere. Pisa, 23 giugno 1815.”

22 Ibid., “L'Ill. Sig, Vicario Generale della Curia Arcivescovile di Pisa, (…) Invocato il SS.mo Nome di Dio, Dichiarò, e Decretò essersi potuto, e potersi primieramente commettere, conforme commesse, e commette al Molto Rev.do Pr. Alberto Pinna Paroco della Chiesa di S.Maria del Carmine, nel di cui circondario esiste la Chiesa di S.Sebastiano, che proceda alla benedizione della medesima secondo la forma prescritta dal Rituale Romano, e fatta la benedizione e rimetta negl'atti di Curia il solito attestato; e secondariamente dette, e da ogn'apponibile facoltà, e licenza ai Confratri di detta Venerabile Compagnia di riaprire al Sacro Culto la Chiesa predetta di S.Sebastiano con fare in essa le loro funzioni, adunanze, e tornate, salvi però sempre i diritti patronali che sopra detta Chiesa aver potesse la Nobil Famiglia Grifoni ai quali non intende d'inferir pregiudizio veruno. Data dalla Canc. Arcivescovile il 16 gennaio 1816.”

23 DA MORRONA, 1816, p. 193.

24 ZACCAGNINI, 1858, p.9 “Venne in mente al Padre Alberto Pinna, che era il Parroco di detta Chiesa traslata come già si è avvertito nella Chiesa di S.Maria del Carmine, di volere tornare a esercitare le funzioni Parrocchiali nella detta Chiesa di S.Sebastiano, e per ordine superiore la Confraternita dové ad esso restituire la Chiesa medesima”.

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vicissitudini e delle recenti decisioni riguardanti la chiesa, viene garantito lo stato decente dell'edificio per poter tornare ad essere parrocchia e viene dettata infine una clausola riguardante Alberto Pinna, parroco designato: essendo egli un religioso regolare, obbligato a risiedere in convento, deve provvedere a delegare un cappellano che viva presso S.Sebastiano e sia reperibile per ogni evenienza.26

La Visita fatta da Mons. Alliata il 20 aprile 1823 costituisce testimonianza della ripristinata parrocchia. A fare gli onori di casa c'è Alberto Pinna, definito infatti come “Reverendissimo Priore Fratello Carmelitano dell'antica osservanza Paroco di questa Chiesa”.27 Vengono qui

citati l'uso precedente della fabbrica come “magazzino e caserma”, viene ricordata l'abilitazione precisa ottenuta da Pinna per espletare questa funzione e sviene segnalato come il patronato della chiesa risulti ora ascritto al nobile Pietro Pesciolini, come successore del ramo Grifoni.28 Non viene fatta però parola sulla permanenza dei confratelli di S.Antonio.

Durante la Visita viene annotato il ritorno in S.Sebastiano delle già citate ufficiature con rispettivi obblighi e dei soliti benefici.29 Non ci sono commenti sul generale stato della

fabbrica - se non il riferimento presente in nota al recente restauro “della Comunità” - , ma c'è particolare attenzione per gli altari e le rispettive tavole. Si apprende che nella chiesa sono ancora presenti due confessionali e gli altari sono ancora tre: sull'altare maggiore è appeso sempre il quadro raffigurante l'Annunciazione, su quello in cornu evangelii (a destra dell'altare maggiore) c'è una rappresentazione della Madonna con S.Girolamo e S.Orsola – evidentemente spostato negli anni dalla sua precedente collocazione sopra il portale d'entrata -, mentre su quello in cornu epistolae (a sinistra) una raffigurazione di S.Carlo Borromeo. Nella pianta del Grassi stilata nel 1831 S.Sebastiano è segnata al rimando 97 come Prioria, mentre nella sua guida del 1836 c'è soprattutto attenzione ai dipinti presenti in essa. I quadri

26 Ibid., cap. 195 “Noi Canonico Pietro del Testa Vicario, Luogotenente Generale dell'Ill.mo e Rev.mo Monsignore Arcivescovo di Pisa, (…) invocato il SS.mo Nome di Dio, diciamo, e decretiamo essersi potuta, e potersi riassumere nella Chiesa di S.Sebastiano la Cura delle Anime e perciò ordiniamo che si faccia la solenne traslazione del Santissimo Sacramento dalla Chiesa del Carmine in quella di S.Sebastiano nelle forme solite consuete [manca] liberiamo la Chiesa del Carmine dall'onere predetto della cura delle anime. Ed atteso che il Paroco attuale Religioso Carmelitano Pr. Alberto Pinna è obbligato a risiedere intra Claustra del suo Convento, ordiniamo perciò che tanto di giorno, che di notte debba risedere nella Canonica della Chiesa di S.Sebastiano un cappellano, che sia pronto a tutti i bisogni spirituali del Popolo. E così e non altrimenti. Dato in Pisa dalla C.Arciv, 13 dicembre 1820”

27 ACDP, Visite Pastorali, f.43, c.111 v.

28 Ibid., c.112 v “Il Padronato di questa Parrocchia apparteneva al Commendatore Grifoni, appartiene oggi al Nobile Pietro Pesciolini, come successore della Commenda Grifoni. La cura delle anime di questa Parrocchia con decreto del dì 8 febbraio 1811 unitamente a tutti gl'obblighi, legati pii, uffiziature e benefizii che vi erano eretti fù trasferita nella Chiesa di S.Maria del Carmine ove fu esercitata fino all'anno 1815. Ma essendo stata riaperta al culto la Chiesa di S.Sebastiano, che era servita per magazzino e caserma, ed essendo stato ripristinato il Convento del Carmine, fu di nuovo qui trasportata la Cura delle Anime dopo essere stata restaurata dalla Comunità, e ridotta in forma decente. L'attuale Paroco che per esser religioso non poteva esercitare la Cura d'Anime di una Parrocchia Secolare, fù abilitato con Breve Pontificio del dì [manca] ad assumerne l'esercizio.” 29 Ibid, cc.113 v – 114 r.

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descritti e le loro posizioni sono più o meno coerenti con quanto emerge dalla Visita, salvo la presenza della Madonna nel quadro raffigurante S.Carlo (particolare omesso dal cancelliere di Alliata). Il quadro raffigurante l'Annunciazione viene inoltre definito come “copia di quella di Firenze”,30 mentre l'ultimo raffigurante “la Madonna con santi” (i quali non vengono

specificati), viene descritto come danneggiato da un recente ritocco.31

Con la morte di Alberto Pinna S.Sebastiano viene nuovamente soppressa nel 183932 e unita a

S.Maria del Carmine, sebbene le sue ufficiature questa volta subiscano una specie di diaspora. Nel lunghissimo decreto di soppressione varato dal Canonico e Vicario Luigi della Fanteria, essendo vacante la sede Arcivescovile, non emergono i motivi sottesi. Il documento è varato il 16 dicembre 1839 e viene dato tempo fino alla mezzanotte del 31 dello stesso mese per completare la traslazione,33 comprensiva del trasferimento al Carmine delle campane e degli

arredi di S.Sebastiano.34 In una Visita pastorale effettuata da Maffi nel 1907, nei cui atti sono

incluse una serie di ricerche pregresse sulla diaspora delle ufficiature, la soppressione di S.Sebastiano viene però datata al 27 dicembre: è possibile quindi che quella sia la data dell'effettivo abbandono materiale della chiesa, visti i termini enunciati nel citato decreto. Proprio riguardo alle ufficiature, se nella precedente soppressione esse erano confluite senza particolari problemi nella chiesa del Carmine, questa volta l'opzione non sembra condivisa dai rispettivi patroni e una larga parte della delibera riguarda proprio la loro ricollocazione. L'ufficiatura Sanminiatelli passa effettivamente alla chiesa del Carmine nei giorni feriali, mentre nei giorni festivi continua ad essere legata alle messe da celebrarsi presso l'oratorio

30 Il Tronci nella descrizione dell'oratorio della SS.Annunziata, anch'esso posto in Chinzica, parla della presenza in quest'edificio di un quadro rappresentante l'Annunciazione “copia di quella di Firenze di mano di Bronzino”. Anche nel caso di S.Sebastiano la presenza di un dipinto raffigurante l'Annunciazione è registrata fin dal tempo del Tronci, ma la sua somiglianza con un dipinto fiorentino sulla stessa tematica è messa in luce solo nelle guide del Grassi e del Bellini, senza mai esplicitare però il nome dell'autore del presunto modello fiorentino. Infine, anche nell'oratorio di S.Giovanni in Spazzavento è registrata la presenza di un dipinto raffigurante l'Annunciazione, lì posto a fine '700 quando la gestione dell'oratorio viene in parte affidata ai confratelli della SS.Annunziata, la cui chiesa già citata viene distrutta in seguito alle soppressioni leopoldine. Non si sa però se il dipinto aggiunto in S.Giovanni in Spazzavento sia lo stesso della SS.Annunziata lì traslato (non viene mai messa in evidenza una somiglianza con il Bronzino) oppure se si tratti di un quadro realizzato ex

novo in onore della Compagnia contitolare.

31 GRASSI, 1836, p.197.

32 ACDP, Atti Straordinari, f.88, cap.92 e ADCP, Visite Pastorali, f.55, c.472 r.

33 ACDP, Atti Straordinari, f.88, cap.92. “Noi Luigi della Fanteria Nobile Pisano Dottore in Sacra Teologia, Canonico della Chiesa Primaziale e vacando la Sede Arcivescovile Vicario Generale Capitolare della Città e Diocesi di Pisa, (…) Invocato il SS.mo Nome di Dio, per tenore delle presenti, prevalendoci della facoltà compartita dal Sacro Concilio di Trento, sopprimiamo, e per soppressa aver vogliamo in perpetui la Chiesa di S.Sebastiano in Kinseca di questa città, trasferendo, siccome trasferiamo nella Chiesa di S.Maria del Carmine la Cura delle Anime, che si esercitava in detta Chiesa di S.Sebastiano, e dichiariamo, che alla mezza notte dell'ultimo giorno del cadente dicembre verrà a cessare ogni diritto e giurisdizione Parrocchiale nell'attuale Economo spirituale sacerdote Sig. Bernardo Fugi, e nel Cappellano Curato di essa Sacerdote Sig. Francesco Malloggi, e quella sarà esercitata dai predetti Padri Carmelitani nella forma che sarà da Noi designata, e con gli obblighi e condizioni, che loro verranno ingiunti col presente Nostro Decreto (...).”

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delle carceri. L'ufficiatura Orlandini viene invece trasferita in S.Cristina. All'indomani della seconda soppressione di S.Sebastiano gli eredi del fondatore si appellano infatti alle volontà testamentarie di quest'ultimo datate 1631 (ignorate nel corso della prima soppressione), le quali auspicavano il trasferimento dell'ufficiatura alla compagnia di S.Guglielmo, qualora non ne fosse più possibile lo svolgimento in S.Sebastiano. Il caso passa dunque nelle mani dei confratelli di detta compagnia, priva però ormai da tempo di una sede stabile per le proprie funzioni, ragion per cui il responso del vertice fa cadere la scelta sulla chiesa di S.Cristina, intesa come sede temporanea di detta ufficiatura.35 Infine l'ufficiatura Sani Catignani, per una

controversia dovuta alla protesta di Giovanni Sani per la traslazione di S.Sebastiano alla chiesa del Carmine, viene unita a S.Martino.36

Un paio di anni dopo, nel 1841, la compagnia di S.Antonio ottiene di nuovo S.Sebastiano come propria sede,37 infatti nella pianta Grassi del 1851 la chiesa è segnata come

“Confraternita”. Stando al libello del Provveditore Zaccagnini, la compagnia investe “la non indifferente somma di oltre 5000 Lire” per far fronte “alle ingenti spese dei necessarj, ed inevitabili, restauri”38 alla fabbrica. La centralità di S.Sebastiano nel tessuto urbano continua

anche in questa fase a favorire una buona dose di attenzione al suo mantenimento, se non come parrocchia, almeno come edificio comodo e utile per i fedeli, evitando che venga destinata all'uso profano solitamente conseguente alle soppressioni. La confraternita di S.Antonio vive come proprio vanto e merito l'impegno preso in questa direzione e nel 1849 ottiene addirittura il ritorno in S.Sebastiano dell'ufficiatura Sani Catignani, tradizionalmente legata all'obbligo di una messa quotidiana da celebrarsi a mezzogiorno.39 Il 15 marzo

l'Arcivescovo Parretti ufficializza l'evento adducendo tra i motivi, oltre all'istanza fatta dai

35 Ibid., “ (…) Il Consiglio segreto nella seduta d'iersera, dopo aver letto un Biglietto del Molto Rev.do Sig. Priore della Chiesa di S.Cristina dei 4 corrente, col quale domanda la detta uffiziatura per la sua Chiesa, con voti tutti favorevoli deliberò di pregare Vs. Ill.ma e Rev.ma a voler far trasferire l'uffiziatura di cui si tratta nella detta Chiesa di S.Cristina colla condizione però, che qualora la Fraternita possa avere in proprio una chiesa, debba subito passare in essa l'uffiziatura predetta a tenore della mentovata disposizione testamentaria, della quale è stato trovato un ricordo in un antico libro della Compagnia. (...) Intanto passo all'onere di dichiararmi con tutto il rispetto di Vs.Ill.ma e Rev.ma umilissimo e devotissimo servitore Emiliano Perotti, Proposto della Compagnia della Fraternità. Pisa, 10 dicembre 1839.”

36 ACDP, Visite Pastorali, f.55, c 460 r. “Il Legato Sani Catignani fu trasferito dalla chiesa di S.Sebastiano in Kinseca nella Chiesa Prioria di S.Martino con decreto di Mons. Vic. Cap. Luigi della Fanteria dell'anno 1839, perché il Tenente Giovanni Sani protestò per la traslazione di questa nella chiesa del Carmine, credendo opportuno essere più atta la Chiesa di S.Martino ivi essendo la sua famiglia e più numerosa la popolazione.” Riporta quanto scritto nel Decreto di soppressione di ACDP, Atti Straordinari, n.88, cat.92 “In quanto alla uffiziatura Sani Catignani che esiste nella soppressa Chiesa, avendo il Sig. tenente Giovanni Sani Patrono della medesima protestato contro la traslazione di questa uffiziatura nella Chiesa del Carmine, e fatta istanza perché sia trasferita nella Chiesa Prioria di S.Martino in Kinseca, esistendo la Casa della sua Famiglia in prossimità della detta Chiesa, avuto riguardo ai diritti patronali del medesimo, non meno che al comodo della numerosa Popolazione prossima a questa chiesa”

37 ACDP, Atti Straordinari, f.88, cat.92. 38 ZACCAGNINI, 1858, p.10.

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confratelli, la storia pregressa dell'ufficiatura e la volontà del suo patrono Sebastiano Sani, anche il vantaggio spirituale che l'obbligo corrispondente può portare alla popolazione, essendo la chiesa “situata nel luogo più centrale della Città”.40 L'ufficiatura Sani Catignani

pare venga conferita l'ultima volta in S.Sebastiano nel 1855,41 dopodiché le sue tracce si

perdono, e la chiesa resta definitivamente priva di ufficiature. Questo perlomeno è ciò che si evince dall'indagine sulle passate ufficiature della chiesa promossa all'inizio del '900 con lo scopo, da parte della compagnia, di racimolare alcuni fondi per il mantenimento della fabbrica. L'elemento economico d'altronde è già presente fra le righe nel libello di Zaccagnini del 1858, pubblicato per far conoscere la storia della compagnia e del suo costante impegno economico per mantenere viva S.Sebastiano come luogo di culto.

Prima di giungere alla suddetta indagine sulle ufficiature, bisogna notare come nella guida del Nistri del 1852 le informazioni su S.Sebastiano siano scarnissime42 e come la chiesa sia

praticamente ignorata nelle guide della seconda metà del secolo, nonostante la sua posizione centrale e l'ormai sancita importanza della vecchia Via del Gilio, in asse con la nuova stazione dei treni.

È probabile che S.Sebastiano si affacci al '900 versando in cattive condizioni economiche, quindi nel 1906 il sacerdote della compagnia di S.Antonio, Augusto di Nasso, cerca nel passato della chiesa per mettersi in contatto con gli eredi dei vecchi patroni e poterla dotare di altre entrate oltre alle elemosine. Una buona occasione sembra data dal fatto che uno degli eredi Sanminatelli, di nome Alessandro, è divenuto Cardinale. Augusto di Nasso gli indirizza quindi una lettera datata 18 marzo 1906 per pregarlo di riportare in S.Sebastiano l'ufficiatura legata alla propria famiglia, anche solo per la Messa festiva la quale “torna di immenso comodo e vantaggio, data la ubicazione centrale della detta Chiesa”. Il sacerdote asserisce che “la chiesa, anticamente ricca e prosperosa, si trova ora assolutamente priva di redditi e di legati, e vive delle elemosine spontanee, purtroppo anche queste oggidì molto scarse”, aggiungendo che “nelle strettezze di mezzi in cui versiamo, non abbiam potuto trovare via migliore che ricorrere a Voi supplicandola a degnarsi di disporre perché la soddisfazione di questa uffiziatura si effettui ancor nella Chiesa di S.Sebastiano da persona che a V.E. piacesse di delegare.”43 La tempestiva risposta del Cardinale Sanminiatelli, datata 7 aprile 1906, è però

negativa e abbastanza lapidaria, e lascia ulteriormente supporre una fine poco felice legata a tale ufficiatura. Scrive infatti il Cardinale: “Molto Reverendo Sig.re, dalla sua del 18 marzo

40 ACDP, Visite Pastorali, f.55, cc. 472 r – 472 v. 41 Ibid.,c.459 r.

42 NISTRI, 1852, p.219.

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a.d. pervenutami il 4 del corrente, rilevasi che illa ignora le dolorose fasi dell'Uffiziatura in proposito; e quel che più conta, la finale scomparsa della medesima malgrado i miei immensi e costanti sforzi fatti in più epoche col Patrono, e dopo quasi ogni giorno coll'Erede da moltissimo tempo defunti. Le leggi a lei ben note contro la proprietà della Chiesa e l'uso che ne fecero il Patrono e il di lui Erede a mia insaputa sempre e me riluttante, la distrussero.”44

Il mese successivo viene quindi ingaggiato il Priore di S.Martino per svolgere un'indagine sulle altre ufficiature,45 probabilmente finalizzata allo stesso scopo, fino a che non viene

ricostruito una specie di prospetto della loro storia.46 L'intento ultimo di Augusto di Nasso non

viene però raggiunto e la chiesa continua a rimanere senza entrate, come si evince dalla Visita di Pietro Maffi datata 22 dicembre 1907. Il resoconto della Visita è articolato secondo lo schema delle domande e delle risposte. S.Sebastiano, annotata come chiesa del circondario di S.Maria del Carmine officiata dalla compagnia di S.Antonio, è priva di rendite (tolte la quota annua dei confratelli e le elemosine), vi viene riscontrata “povertà molta”, ma allo stesso tempo “un sufficiente decoro e un buon ordine”.47 La manutenzione della fabbrica spetta alla

suddetta compagnia, il suo stato materiale è definito discreto, ma bisognoso di alcuni restauri in facciata. Gli altari sono sempre tre, mentre è rimasto un solo confessionale (anche se di solito non si usa) e due sole reliquie dotate degli appositi sigilli e autenticazioni, appartenenti a S.Biagio e a S.Antonio Abate.48

Nella coeve guide di A.Pizzanelli, J.Ross e N.Erichsen la chiesa non viene descritta, anche se nella seconda viene segnata nella pianta allegata, al rimando 30. Il Bellini invece la cita nella sua guida del 1913 scrivendo che, seppur costruita all'inizio del XIII secolo, la chiesa ha subìto nel tempo così tanti restauri che l'unico dettaglio antico è costituito da “un resto di un semplice arco accanto alla porta esterna”. Di seguito vi compare una breve descrizione dell'interno rivolta più che altro ai quadri presenti, dalla quale si evince un loro nuovo riposizionamento. Sull'altare maggiore è sempre presente la copia dell'Annunziata di Firenze, sull'altare di sinistra una tela definita seientesca con Madonna e Santi, mentre sul fondo della chiesa compaiono due dipinti mai citati prima: un S.Sebastiano e un S.Antonio.

44 Ibid., c. 464 r.

45 Ibid., cc. 466 r – 446 r. 46 Ibid., cc. 470 r – 470 v. 47 Ibid., c.454 r.

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10.3. Gli ultimi anni di S.Sebastiano.

Nel 1942 viene varato un progetto di risanamento del quartiere della Nunziatina, volto innanzitutto a intervenire nel fitto reticolo di vecchie vie ricettacolo di malattie e scarsa igiene. Nel suddetto piano, piuttosto lesivo del tessuto storico della zona, è previsto anche l'abbattimento degli edifici a ridosso delle Logge dei Banchi, con lo scopo di isolarle e valorizzarle come monumento. Si procede agli espropri, alla predisposizione di “nuove case economicissime costruite a cura del Comune” per ospitare gli abitanti espropriati49 e alla

distruzione di alcuni edifici, ma progetto non verrà mai realizzato nella sua interezza. Tuttavia, nella sua stesura originaria, tra gli edifici da demolire risulta anche la chiesa di S.Sebastiano, prospiciente infatti al retro delle Logge.50

Di questo intervento urbanistico esistono i progetti dettagliati.51 Tra questi ve ne sono tre

particolarmente interessanti. Il primo raffigura la zona su cui intervenire ripresa dalla mappa catastale, con i numeri di particelle riportati. In rosso sono tratteggiati i bordi delle zone edificate da preservare [FIG.61]. Il quadro più completo della portata dell'intervento è raffigurato in un secondo disegno di progetto che illustra appunto quello che dovrebbe essere il risultato finale: il fitto reticolato del quartiere della Nunziatina è ridotto a una sorta di decumano e cardo, mentre i fabbricati sul retro delle Logge, inclusa la chiesa di S.Sebastiano, sono completamente scomparsi [FIG.62]. Infine, al corpus degli elaborati grafici, sono allegati anche i disegni dei prospetti degli edifici sulle strade interessate dall'intervento. Nel disegno del prospetto sul retro delle Logge, compreso tra via Vittorio Emanuele e via dei Garofani, è presente anche uno schizzo abbastanza dettagliato della facciata di S.Sebastiano, con indicato il numero 2009, ossia la sua particella corrispondente.

Sebbene si tratti di un disegno tracciato a mano e non di una fonte, in questo caso, più oggettiva come uno scatto fotografico, si può confrontare con quanto raffigurato dal Tronci tre secoli prima. La facciata è sempre a capanna e l'unico ingresso è sempre posto alla sommità di alcuni gradini e sormontato da una lunetta. In questa nuova rappresentazione però, attorno ad esso, si trova una specie di struttura a edicola cuspidata, forse una sorta di protiro aggiunto

49 RUPI, MARTINELLI, 1997, p.111.

50 ASP, Comune di Pisa – sezione separata, serie VII, cat. XV, f. 396. “Pisa, li 4 marzo 1942. Al Ministero dell'Educazione Nazionale. Per conoscenza del Potestà di Pisa. Per procedere al risanamento del quartiere compreso tra il Lungarno Gambacorti e le Vie Mazzini, della Nunziatina, Vittorio Emanuele, il Comune di Pisa sta approntando gli studi di sistemazione planimetrica della zona. (…) Il progetto allo studio, che sotto l'aspetto monumentale affronta i problemi della creazione di un largo attorno alle secentesche Logge di Banchi, accanto al Palazzo Gambacorti sede del Comune il cui fianco si intende liberare; e che prevede la demolizione della chiesa di S.Sebastiano, sotto l'aspetto urbanistico riveste carattere di particolare importanza in quanto sistemando un quartiere veramente malsano imposta il problema della viabilità nel purno più congestionato dell'abitato. Il soprintendente Reggente, Dott. Arch. Riccardo Pacini.”.

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successivamente. Questa struttura è rappresentata con un pattern quadrettato, forse corrispondente alla sua fattura. Sopra di essa compare un secondo elemento semi-ellittico: non è chiaro però se si tratti di un'apertura o di una seconda lunetta decorata apposta nel mezzo della facciata. Dal punto di vista delle aperture, invece, compaiono ora due ordini di finestre, invece del solo ordine presente nella raffigurazione del Tronci. Inoltre, se nella tavola della Descrizione queste erano coppie di bifore sormontate da un oculo, qui sono tutte rappresentate come meri rettangoli. Non è dato sapere però se si tratti di una rappresentazione più sbrigativa, oppure di un effettivo cambiamento non solo nel numero delle aperture finestrate, ma anche nella fattura di quelle esistenti. L'oculo posto nella parte superiore della facciata, invece, è ancora presente, benché qui abbia più le fattezze di un rosone dotato di raggi. Infine la facciata risulta sormontata da una croce, assente nella raffigurazione del Tronci. Il campanile, dal canto suo, presenta alcuni elementi differenti: si trova sempre alla sinistra della facciata, ma risulta sbassato, quasi al livello d'altezza della facciata stessa, privato della parte superiore bucata da tre ordini di coppie di bifore. In compenso però, nella parte rimasta, sono presenti una porta e due finestre, una sopra l'altra [FIG.63].

In ogni caso, sebbene il progetto di risanamento del quartiere la Nunziatina venga attuato soltanto in parte, la demolizione di S.Sebastiano è solo di poco rimandata. Al momento della stesura del progetto l'Italia è già in guerra e Pisa, tra la primavera e l'estate 1944, subisce l'ultima serie di fortissimi bombardamenti. In questa fase la linea del fronte si stabilizza soprattutto sull'Arno dove i ponti vengono definitivamente distrutti, se non dai bombardamenti alleati, dai genieri tedeschi che li fanno saltare. La guerra è ormai agli sgoccioli e la città, che verrà liberata il 2 settembre, è teatro di continua e massiccia distruzione.

La chiesa di S.Sebastiano viene distrutta nel corso di questi ultimi mesi. Sono varie le fotografie attestanti la generale devastazione attorno alle Logge dei Banchi, uscite miracolosamente indenni: il Palazzo Pretorio e gli edifici al crocevia tra le vie S.Martino, attuale Corso Italia e Toselli sono ridotti a un cumulo di macerie [FIG.64]. Esiste anche una testimonianza fotografica dell'interno sventrato di S.Sebastiano, rivelando che la chiesa non viene totalmente rasa al suolo, ma gravemente danneggiata nella parte prospiciente l'attuale Corso Italia [FIG.65].

Nel rilevamento dei danni di guerra stilato dal Genio Civile di Pisa all'attenzione del Ministero dei Lavori Pubblici la chiesa di S.Sebastiano è segnata sotto la dicitura “lavori da eseguire”. Non è segnato se la chiesa sia “distrutta” o “danneggiata”, ma è stilato un preventivo di 2.000.000 di lire per la sua eventuale ricostruzione, assieme al totale dei

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materiali necessari: 80 metri cubi di legname, 240 metri cubi di pietra, 40.000 mattoni e 700 chili di calce.52

In realtà la chiesa non viene ricostruita. La posizione centrale, nel cuore della città, che in passato aveva salvato la sorte dell'edificio e aveva giovato al suo mantenimento come luogo di culto non opera in favore della sua ricostruzione. Del resto bisogna ricordare che nei primi decenni del '900, come provato prima, S. Sebastiano si ritrova ad essere una chiesa senza rendite e in mano ad una confraternita laica alla perenne ricerca di fondi. Da qui, considerando che molte chiese pisane escono dal conflitto gravemente danneggiate, si deduce che la priorità di ricostruzione viene data ad altre fabbriche religiose.

L'intero isolato che la racchiudeva viene però ripristinato e così ancora oggi è visibile il crocevia Via S.Martino-Corso Italia-Via Toselli allora distrutto, seppur con destinazione molto diversa: al posto di S.Sebastiano, dirimpetto al retro delle Logge, sorge ora la sede di una banca [FIG.66]. BIBLIOGRAFIA: BELLINI, A., 1913, p.265. BELLINI-PIETRI, A., 1922, p.163. BELLINI-PIETRI, A., 1932, p.241. CACIAGLI, C., 1994, pp.35, 39. DA MORRONA, A., 1816, p.228. GRASSI, R., 1836, p.197. GRECO, G., 1984, pp. 34, 49, 50, 67, 70, 100, 112, 130, 137, 150, 177, 179, 230, 250, 251, 252. GARZELLA, G., 1990, pp. 115, 116, 118, 148, 149, 150, 155, 196, 239. Nel segno della croce..., 1958, pp.33, 60.

NISTRI, G., 1852, p.219.

Pisa: 1940-1946. Le ferite di una città, 2005, p.73. TOLAINI, E., 1979, pp. 105, 178.

TOLAINI, E., 1992, p.60.

TRONCI, P., 1643, cc. CLV r, CLVI r. ZACCAGNINI, F., 1858.

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10.4. Appendice.

Dalla Descrizione di Paolo Tronci. c.CLVI r. S.Sebastiano in Chinzica

La Chiesa Parrocchiale dedicata al Glorioso Martire S.Sebastiano posta in Pisa nella parte chiamata Chinzica, si dice sia stata fondata dalli Parrocchiani l'anno 1200 in circa, e sotto posta in tal maniera dall'Abate di S.Paolo a Ripa d'Arno dell'Ordine di Vallombrosa, che egli eleggeva, e confermava in essa chi piu li piaceva, e ne disponeva come di benefitio manuale, ne si ricorreva all'Ordinario dall'instituito Curato, se non per ottener la licenza da lui mentre fusse giudicato habile di amministrare le sacramenti della Chiesa, e così si continuò mentre la detta Religione tenne quell'Abbatia che seguì fino all'anno 1512, in circa, et essendo all'hora stata concessa in commenda la detta Badia, li Commendatarii goderno le medesime attioni, come ancor hoggi segue, doppo che la detta Badìa e fatta commenda della Religione di S.Stefano, con questa moderatione però, che il Commendatario eleggi chi piu li piace, ma in nome del Gran Maestro se ne spedisce la Confermatione, precedente la fede dell'Ordinario che approvi qual tale per idoneo alla Cura dell' Anime.

L'Altar grande in detta Chiesa stato fondato, e dotato da Fabio Orlandini Nobile Fiorentino, negotiante in Pisa l'Anno … e l'Icona dove è dipinto la Santissima Annuntiata è di mano di …. Sono in detta Chiesa dui altri Altari con piu titoli, quello di S.Orsola Vergine e Martire è di Padronato di casa Galletti, il titolo di S.Andrea Apostolo è di libera collatione, quello di S.Onofrio e Caterina di Padronato dell'Università de Cappellai, e quello di S.Niccolo delle palle d'oro, che già fu padronato de Gambacorti, hoggi appartiene all'Opera della Spina di Pisa, et agl'heredi di Alessandro del Testa. L'Icona dell'Altare di S.Sebastiano a man destra nell'entrar in Chiesa è mano di Domenico Grillandavi opera veramente poco affaticata.

In detta Chiesa di S.Sebastiano si conservan già l'Infrascritta Reliquia, non so se hoggi piu vi si trovino:

un dente di S.Agata Verg.e Mart. Ossi dell'Undicimila vergini

parte della cannella d'un braccio di S.Sebastiano

un dito di S.Tomaso vesc. Tante appariscono le nominate, perchè altre ven'eran senza nome, quando le visitò il Canonico Giovanbattista Totti d'ordine di Pietro Iacopo Borbone delli Marchesi del Monte, Arcivescovo di Pisa.

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