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Academic year: 2021

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MYCOBACTERIUM BOVIS BCG: POSSIBILE FONTE DI ERRORE NELLA DIAGNOSTICA MOLECOLARE

Fabio A., Pecorari M., Saredi G*., La Regina A., Sabbatini A.M.T., Gennari W., Nanni N., Mumolo S., Forbicini G., Mantovani G., Rumpianesi F., Casolari C.

Laboratorio di Microbiologia e Virologia,

Azienda Integrata Ospedaliero-Universitaria, Modena * U.O. Urologia, Azienda Integrata Ospedaliero-Universitaria, Modena

Introduzione. Il BCG (Bacillus Calmette- Guérin),

deriva-to attenuaderiva-to di un ceppo virulenderiva-to di Mycobacterium bovis, viene normalmente utilizzato nel trattamento immunotera-pico del carcinoma vescicale superficiale in base ad una sua comprovata efficacia nella profilassi delle recidive dopo resezione endoscopica e nella prevenzione della progres-sione alla malattia infiltrante. In seguito alle instillazioni endovescicali previste dai protocolli terapeutici, il BCG può dare flogosi e ritrovarsi nelle urine. I metodi conven-zionali di diagnostica in PCR non sono in grado di diffe-renziare i ceppi di BCG da ceppi patogeni di M. bovis e quindi dai membri di MTB complex. Segnaliamo un caso di positività colturale urinaria per BCG in un paziente con car-cinoma vescicale, inizialmente diagnosticato come MTB complex e solo successivamente correttamente identificato con ulteriori test molecolari.

Caso clinico, metodi e risultati. Nel settembre 2006

per-veniva al nostro laboratorio un campione di urina da un paziente dell’ urologia per ricerca di micobatteri, senza informazioni relative a dati clinici e terapeutici. La coltura in terreno liquido si positivizzava nell’ arco di 18 giorni. Il riconoscimento del ceppo con i metodi molecolari in uso indicava MTB complex. L’ informazione veniva trasmessa tempestivamente al clinico che ricusava l’ ipotesi di TBC informando il laboratorio di un errore nella richiesta. Il paziente era portatore di un carcinoma uroteliale vescicale asportato 3 mesi prima e stava praticando settimanalmente instillazioni endovescicali con BCG. Il ceppo isolato, sotto-posto ad ulteriori prove molecolari, veniva identificato come M. bovis BCG. Ulteriori test in PCR venivano effet-tuati su campioni bioptici vescicali, con risultati negativi.

Conclusioni. Questa nostra esperienza focalizza l’

attenzio-ne sui limiti della diagnostica molecolare per MTB com-plex normalmente utilizzata, che non discrimina il ceppo vaccinale attenuato dai ceppi patogeni. In assenza di infor-mazioni cliniche fornite dal reparto si possono generare come nel nostro caso equivoci diagnostici. Il BCG presen-te nell’ urina cresce in coltura come un tubercolare a tutti gli effetti e si identifica in prima battuta come tale. È per-tanto assolutamente indispensabile procedere in questi casi ad ulteriori prove per identificare esattamente l’isolato.

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USO DELL’UROQUICK™ PER LA COLTURA DELLE PUNTE DI CATETERI VASCOLARI

Fontana C1,2, Reale L.2, Bossa M.C.2, Minelli S.2,

Cicchetti O.2, Capalbo F.2, Pelliccioni M.2, Falcione F.2,

C.Favalli1,2.

1Dipart. Medicina Sper. e Sc. Biochimiche, - Università Tor Vergata

- Via Montepellier 1, 00133 Roma

2Lab Microbiologia, - Policlinico Tor Vergata

- V.le Oxford 81- 00133 Roma

Introduzione. L’uso dei cateteri venosi centrali (CVC) ha

trovato nel corso degli ultimi anni un utilizzo sempre più diffuso. Essi rappresentano per alcune specialità cliniche, quali l’ematologia ed in particolare l’oncoematologia o più in generale per l’oncologia e/o per alcuni reparti criti-ci, quali la terapia intensiva, un facile strumento per gesti-re accessi venosi e/o arteriosi. Se da un lato l’impianto di questi dispositivi migliora e facilita la gestione del pazien-te dall’altro lo espone ad un inevitabile rischio d’infezio-ne. L’infezione catetere correlata (ICC) è causa di una più elevata morbilità e mortalità, comporta quasi inevitabil-mente la rimozione del dispositivo. La diagnosi di ICC è di solito retrospettiva e si fonda sulla coltura qualitativa e quantitativa della porzione distale del catetere rimosso. Quest’ultima si avvale di diverse metodiche tutte, nella loro pur evidente diversità, inficiate da una bassa sensibi-lità. Spesso, infatti, il clinico pur avendo ragionevole cer-tezza di ICC non trova conforto nei dati di laboratorio. Partendo dalle esperienza del nostro laboratorio, ove solo circa il 30% delle colture dei CVC rimossi forniva una evidenza di positività colturale, ci siamo proposti di speri-mentare un nuovo e più efficiente sistema di coltura ed arricchimento dei microrganismi presenti sul CVC.

Metodi. la coltura dei CVC è stata effettuata tecnica di

Maki modificata (che prevede una fase di vortexatura e centrifugazione aggiuntiva), ed affiancata dal prearricchi-mento della punta di CVC mediante sistema Uroquick™(Alifax), con tempi di lettura prolungati a 6 h (cut off microbico <15CFU/ml).

Risultati. Su un totale di 100 CVC esaminati per il 53% si

è ottenuta la positività mediante Uroquick™ (con un cut/off significativo: >= 15CFU/ml) a fronte di un mode-sto 35% ottenuto con la coltura tradizionale ( p<0.007). Gli isolati clinicamente significativi erano costituiti dai comuni Stafilococchi coagulasi-negativi e positivi, Enterococchi, Enterobatteri, Gram-negativi non fermen-tanti nonché lieviti.

Conclusioni. La significativa maggiore sensibilità del

metodo UROQUICK ™ rappresenta uno stimolo a prose-guire lo studio su una campionatura più corposa, ma già in questa fase preliminare i dati ottenuti sono di estremo inte-resse clinico e diagnostico. Il recupero del 17% dei cam-pioni ha fornito conferma diagnostica al sospetto clinico, con una conseguente ricaduta sull’approccio terapeutico del paziente.

volume 22, numero 3, 2007 POSTER

Microbiologia

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