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S e m p re vostro a ff.m o in G

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giornali e qualsiasi pubblicità. N e m m e n o in casa vi sa ranno f e s t e g giamenti, pranzi d 'onore , a c c a d e m ie , te atri, m u sic h e od altre simili onoranze c h e disturbano l’ordine della ca sa e il V isit a to r e stesso n e ll'a d e m p im e n to del suo ufficio.

G io v a spe ra re c h e l’indetta visita strordinaria e gene rale a b b i a a d essere fec onda di frutti p e r la nostra ca ra C o n ­ gregazione. S p e r o c h e 1 V isitatori d a me eletti com p iran n o il loro m a n d ato colla nota loro p ru d e n z a e d attività, e co n ­ fido c h e ognuno per p a rte sua si sforzerà di age vola re il loro c o m p ito ; ma ricordiam oci che chi d à l’in c re m ento è D io . O n d ’è c h e più c h e in altro per la buona riuscita di questa visita, io ho fiducia nelle vostre preghiere. P riv a ta m e n te ri­

corriamo al nostro V e n e r a b i l e D . Bosco c h e in te rp o rrà senza d u b b io la sua intercessione trattandosi del b e n e di q u e l l’o­

pera a cui consacrò tu tta la sua vita.

M i è cara q u e s t’occasione p e r assicurarvi che ogni giorno prego p e r voi.

S e m p re vostro a ff.m o in G. e M . S a c . Mi c h e l e Ru a.

V ig ila n za . N . 36.

Torino, 31 gennaio 1908.

C arissim i F ig li in G. C.

A n c h e q u e s t’anno vi scrivo nel giorno anniversario della dipartita del nostro V e n e r a b i l e P a d re, desid eroso che a c ­ cogliate le mie parole com e provenienti dal suo paterr.o cuore.

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V a r i e ragioni mi spingono a scrivervi questa lettera cir­

colare. P rim ie ra m e n te per l’affetto che io vi porto, sento il bisogno di trattenerm i p e r poco in vostra com pagnia . E g li è vero, che alcuni di voi l i ho incontrati agli esercizi spi­

rituali o nelle brevissim e visite che mi fu dato di fare a d alcune case , lungo l ’an no passato; ma q uante cose rim a r­

r e b b e ro ancora a dirci sia pel profitto in div iduale, sia pel b u o n andam ento dei nostri Istituti! Q u e s t a mia b ra m a poi diviene irresistibile q u a n d o p rendo tra mano il C a ta logo della nostra P i a S ocie tà, e vi leggo il nom e di moltissimi c o n ­ fratelli, c h e più non rividi d a c c h é li a b b ra cciai commosso all’altare di M a r ia A usiliatric e, mentre partivano p e r le lo n­

ta ne Missioni. Incontro sim ilmente in q u e ll’elenco i nomi carissimi di molti Salesiani, di cui la fama mi narrò le virtù e lo zelo instancabile nel lavorare a b e n e delle anime, le cui lettere rib o c c a n ti di am or filiale mi strapparono varie volte le lacrime, e che io non conosco ancora persona l­

m ente. O r bene, a tutti questi miei diletti figliuoli, vicini e lontani, voglio oggi che giu nga la mia parola ; tutti desidero assicurare con questo mio scritto che li am o com e un p a ­ d r e affettuoso, c h e li seguo col pensiero ovunque li m a n d a l’u bbidienza, c h e im m ensam ente mi com piaccio dei frutti del loro apostolato, e prego p e r loro.

In secondo luogo è mio dovere, oltre le circolari collettive d e l C a pitolo S uperiore, scrivervi q ualche volta più diffusa- m ente p e r farvi noto quello che di m ano in m ano l’e s p e ­ rienza c ’insegna o che i bisogni dei tem pi presenti ci sug­

geriscono. H o fiducia c h e questa mia circolare sarà accolta c on quella benevolenza che e b b e r o q uelle degli anni passati.

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E d io quanto mi stimo fortunato, se anc he con questo mezzo posso contribuire a tenere sem pre più strettam ente uniti i nostri cuori nella carità di N . S. G e s ù C risto, a d infondere in tutti i confratelli il coraggio c h e è n ecessario p e r co n ti­

n u a re la nostra missione net tristissimi te m pi che traversiamo, e d infine a conservare in tutta la sua integrità Jo spirito che ci lasciò il V e n e r a b ile nostro F o n d a to r e e M a e s tr o D . Bosco!

1. M i pare di non errare im m aginando che tutti vi a s p e t­

tiate da me q u alch e notizia intorno alle nostre case do p o l i spavento sa bufera che nella scorsa estate si scate nò contro la nostra P i a S o c ie tà ; e d io son lieto di pote r soddis fare i vostri legittimi desideri.

P e r c h iu n q u e a b b i a un p o c o di senno, per chi a b b i a Ietto alc u n e pagine di storia e non voglia ch iu d e re gli occhi alla luce del giorno, i così detti f a t t i di V a r a z z e non sono altro c h e u n a di quelle fasi che va p ren d e n d o la g u e n a c h e in ogni tem po S a ta n a mosse alla C h ie s a C a tto lica , che S. P a o lo c h i a m a : colonna e fo n d a m e n to della verità. 1 suoi n emici, p u r essendo intim am en te convinti che la C h i e s a è la sola vera M a e s tr a della m orale e la vigile cu s to d e della santità d a i costumi, si attentarono colle arti più maligne di sc reditare la celeste dottrina, e strapparle la più fulgida g e m m a della sua corona, la pu rità ; e p e r meglio in g a n n are la folla, si sforzarono di d ipinge re i ministri della nostra santissima r e ­ ligione quali uomini immersi nel fango del vizio. Il loro pia no di battaglia dovette essere p r e p a ra to d a lunga m ano in covi tenebrosi. E r a necessario fissare un p unto com e bersaglio co ntro cui dirigere i colpi, affinchè non anda sse ro dispersi, e più gagliardo riuscisse l’as salto; e questo punto fu l’umile

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S o c ie tà S alesiana. C ontro di essa, perc hè molto estesa e t i t t a o c c u p a ta all’e d ucazione dei figli del p o polo si elevò tale u n a valanga di calunnie e di orribili a c c u s e d a far c r e ­ d e re che ella ne s a re b b e rim asta schiacciata. M a a n c h e questa volta m entita est iniquitas sibi, poiché l’enormità stessa delle recriminazioni mise in sull’avviso chiunque sapeva ancor far uso della sua ragione. T u t t o quel monte d ’in nominabili b r u t ­ tu re squagliò in un istante com e n e b b ia al sole, e d i d u e poveri S ale sia ni im prigionati quali colpevoli, senza subire a lcun giudizio, furono messi in libertà. Il C ollegio di V a - razze, s e b b e n e riaperto con notevole ritardo, conta il m e d e ­ simo num ero di alunni che gli anni passati. A n c h e gli altri nostri Istituti sono ripieni di giovanetti che sem brano cor­

r ispondere assai b e n e alle cure che di loro si p ren d o n o i M a e str i e d i Superio ri. E non devo tacere c h e molti parenti, nel co n d u rre i loro figliuoli al C ollegio, protestarono che q u a n to avevano scritto i giornali antireligiosi e pornografici b en lungi dal dim inuire la fiducia rip osta nei Salesiani, l’avevano accresciuta.

Q u e s t i che sono fatti e non parole, ci richiam ano alla m e m oria ciò che in terribili prove d ic ev a il nostro V e n e ­ rabile D . Bosco. E s t D e u s in Isra el; niente ti turbi, egli a n d a v a rip eten d o colla calm a più perfetta. N o n vi ha dub b io , il S ig n o re è con noi. E g li stesso p rese le nostre difese. E fu invero la po te n za della d estra di D io che im pe dì il m ale im m enso c h e i nostri nem ici av re b b ero voluto fare alla n o ­ stra P ia S ocie tà. F u la sua infinita sapienza che sa anc he ric a ­ vare il b e n e dal male, che volse a nostro vantaggio la stessa m alv agità dei nostri calunniatori, p oic hé essa fornì l'occa-

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sione a molti ragguardevolissimi personaggi di m ostrare con lettere le più affettuose, colle più energiche proteste la loro ina lte ra b ile stima e sim patia p e r le o p e r e di D o n Bosco.

E ’ quin di nostro d overe inalzare dal fondo del c u o r e l’inno della riconoscenza a quel D io c h e se ci volle provare, se perm ise che avessimo a soffrire q u a lc h e cosa, ci fu pure largo d i soavi conforti. Si rendano le più vive grazie alla nostra dolcissim a V e r g i n e A u silia tr ic e che a n c h e in questa sì d o ­ lorosa congiuntura si levò in nostro aiuto e r u p p e tra mano le armi ai nostri persecutori. E d anc he a coloro che a v r e b ­ b e ro voluto coprirci di fango e / f a r e dei nostri Istituti un m ucchio di rovine, noi perdone re m o generosam ente, p rega ndo c h e il S ig nore illumini la loro m ente, muti il loro cuore, e li rico n d u c a sul retto sentiero, d à cui si sono allontanati.

C iò non vieta c h e noi ricorriamo a quei mezzi che sono a c co rd ati dalle leggi, per sostenere il nostro onore, che è p u r quello della C hiesa , specialm ente contro q uei giornali c h e con visibile co m p iac en z a propalarono le a c c u s e e le c a ­ lunnie, e con im p e rd o n ab ile slealtà non fecero mai cenno d alle sm entite e delle doverose rettificazioni. A questo e g r e ­ gia m en te provvede un collegio di A v v o c a ti, alla cui p ru ­ d e n z a noi possiamo affidarci senza riserva. A l c u n e quere le

g i i furono d a te con esito felice e d altre si sp orgeranno s e ­ co n d o l'o pportunità .

2. I fatti c h e vi ho b rev e m en te esposti, mi porgono l’occasione di fare con voi alcune riflessioni. P e r c h è a b b ia n o a d essere più efficaci, com incerò col serviimi delle stesse p arole c h e il nostro V e n e ra b ile F o n d a to re scriveva il 20 F e b ­ b raio 1874. " L a voce p u b b lic a, così D . Bosco, talora la-

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m a n ta fatti im morali succeduti con rovina dei costumi e scandali orribili. E ’ un male grande, è un d isa stro ; e d io prego il S ig nore a fa r e in m odo, che le nostre case siano tutte chiuse, prim a che in esse su c ce d an o somiglianti disgrazie.

N o n vi voglio p e r altro nasconde re che viviamo in tempi calamitosi. Il m o n d o attuale, co m e ce lo descrive S . G i o ­ vanni, sta sotto il maligno; m u n d u s totus in m aligno positus est. Esso tutto vuol vedere, tutto giu dic are. O ltr e 1 giudizi perversi che fa delle cose di D io, spesso in g ran d isce le cose, spessissimo ne inventa a danno altrui. M a se p e r avventura riesc e a d appoggiare il suo giudizio sopra la realtà, im m a ­ ginatevi che rum ore, che strombazzare! T u tta v ia se con animo im parziale ce rchia m o la cagione di cotesti mali, per lo più troviamo c h e il sale divenne infatuato, c h e la lu cerna fu spe nta, cioè che la cessazione della santità in chi li c o m a n ­ d a v a diè cagione ai disastri avvenuti nei suoi d ip e n d en ti.

O castità, castità! T u sei una g rande virtù. F ino a tanto che risple nderai tra noi, vale a dire finché i figli di S. F r a n ­ cesco di Sales ti preg e ra n n o p ratican d o la ritiratezza, la m odestia e la te m peranz a e quanto ab b ia m o con voto p ro ­ messo a D io , sem pre tra noi avrà posto glorioso la m o ra­

lità e la santità d s i costumi, com e fiaccola arde nte, risp le n ­ derà in tu tte le case che d ip e n d o n o da noi ".

Q u e sti pensieri, che sembrano scritti a p p u n to p e r le a t ­ tuali circostanze, do v reb b e ro essere seriam ente m editati d a tutti i Salesiani, ma in m odo speciale torneranno utili per tutti coloro che d eb b o n o esercitare q u alch e autorità. E g li è certo c h e b e n difficilmente avviene q u alch e cosa di grave contro la moralità in una casa, i cui Superiori sentono la

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responsabilità del loro ufficio, e quali vigili sentinelle stanno continuam ente in guardia contro il nem ico d elle anime.

3. A n c h e ai maestri, agli assistenti, ai ca pi di la b o ­ ratorio il V e n e r a b i l e nostro P a d r e fa a ppe llo, m o stra n d o q uanto a n c h ’essi possano giovare, p e r c h è regni la moralità nelle nostre case. E c c o le sue testuali parole : 11 S i può sta­

bilire com e prin cipio invariabile che la moralità degli allievi d ip e n d e d a chi li am maestra, li assiste e li dirige. C h i non ha non può dare, dic e il proverbio. U n sacco vuoto non può dar frumento, nè un fiasco pieno di feccia mettere buon vino. L a o n d e prim a di proporci maestri agli altri, è in d is p e n ­ sa bile che noi possediam o quello che agli altri vogliamo insegnare. S o n chiare le parole del D iv in M a e s tr o : voi siete la luce del m o n d o ; q u es ta luce, ossia il b u o n esem pio d e v e risple ndere in faccia a tutti gli uomini, affinchè v e d e n ­ dosi d a tutti le vostre opere buone, siano in certo m odo tratti a n c h ’essi a seguirvi e così glorificare il P a d r e com une e h ’è nei cieli

N è qui si arresta il nostro buon P a d r e , ma con p a r t i ­ colare unzione in c u lca a tutti i suoi figli di regola re la loro co n d o tta in m odo che nessuno degli alunni o d ip e n d e n ti loro possa g ettar in faccia il noto p r overbio: m edice, cura te ipsum . R i c o r d i loro il detto del D iv in S a lv a to r e : voi siete il sale della te rra ; che se il sale diviene infatuato, con che si salerà? E g li non sarà più buono a nulla, se non a d e s ­ sere gettato via e calp estato dagli uomini ( M a tt h . V , 13).

C ita n d o le p arole di D . Bosco non voglio già far c r e ­ d e re che la p oca virtù di alcuno dei nostri o la sua poco edificante m aniera di vivere sia stata la causa delle gravissime

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p rove p e r cui ab b ia m o dovuto passare; le ho qui rip ortate unicam ente, p erc h è, messe in pratica, saranno un talismano pote nte contro le arti m aligne dei nostri calunniatori. Collo stesso fine a questi autorevolissimi in segnam enti del nostro V e n e r a b i l e D . Bosco aggiungo alcune altre raccomand.azioni c h e a viva voce spesse volte egli ci r ip etev a e che a c c u ­ ra ta m e n te furono raccolte e registrate nel nostro R e g o l a ­ mento.

4. 1 fatti avvenuti l’an no passato sono altrettanti a v ­ visi che ci m a n d a il S ignore, p e rc h è stiamo attenti contro i pericoli che s ’in c ontrano nella delic a ta e non se m p re fa­

cile missione di educatori della gioventù. Il nostro V e n e r a ­ bile F o n d a to re ci a v r e b b e voluti adorni di tu tte le virtù che c onvengono a d un religioso; tuttavia chi non v e d e n e ’ suoi scritti u n ’evidente predilezione p e r la castità? N o n avrà certo sfuggito alla vostra considerazione il pensiero d a lui espresso n ell’art. 2 8 d elle Costituzioni, in cui nonostante il suo vivo desiderio di aver molti collaboratori d e ll’opera sua, p u re non vorre bbe che chi non ha fondata speranza di p o ­ te r conservare, col divino aiuto, la virtù della castità, sia colle parole, sia nelle opere, sia a n c h e nei pensieri, professi in questa S o cie tà. C o n q uanta elevatezza di sentimenti ne trattò nell’introduzione alle C ostitu zio ni! O h ! se noi am ia­

mo rea lm en te il nostro V e n e r a b i l e D o n Bosco, siccome soventi volte protestiamo, sia nostra pr im a cura di praticare la virtù c h e maggio rmente gli stava a cuore. Inculchiamo ai nostri giovani l'art. 7 8 0 del R e g o la m e n to che d i c e : non m e tte te mai le mani addosso agli altri, nè mai fate r ic r e a ­ zione te nendovi l’un l ’altro per mano, nè mai passeggiale a

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b r a c c e tto o d avvincolati al collo dei com pagni, c o m e fa talvolta la g ente di piazza. S ia n o sp e c ia lm e n te osservati gli art. 55 e seguenti, ove sono proibite le am icizie particolari e qualsiasi parzialità coi giovani alle nostre cure affidati.

N ess u n o si p e r m e tta di far carezze, di d a r bac i ai g io v a ­ netti, nè tolleri che questi m ettano le mani sulla sua p e r ­ sona, fosse pure anc he per dargli un se gno di affezione. L ’e- ip e r i e n z a ci insegnò q uanto sia dannoso il far regali p e r g u a d a g n a rsi l’affetto o riservare la frutta o dolci p e r q u a l ­ c h e beniam ino.

Affine di non mettersi nel pericolo, i maestri e d assi­

stenti non lascino mai entra re gli allievi nella loro cam e ra 0 cella, e d evitino di farsi da loro servire in q u a l u n q u e modo, nè mai rim a n g a n o con uno scolaro solo nella scuola sotto prete sto di fargli recitare la lezione o di dargli q u a lc h e a v ­ viso; cose tutte c h e vanno p u r d e t te riguardo ai maestri d ’arte e d ai sorveglianti dei laboratori. D elicatissim o poi è l 'uffizio degli assistenti d e i d o rmitori, i quali non d o v r e b ­ b e r o mai accostarsi al letto degli alunni, se non per prestar u n ’opera di carità a chi si sentisse male. D o v r e b b e r o tutto v e d e r e senza lasciarsi a n d a r e a «guardi in discreti e d im p e ­ d ir e ogni inc onvenie nte più colla dignità e serietà d e l loro contegno, c h e c oll’esercizio d e ll’autorità. N e si dim entichi c h e sarà sba ndito ogni discorso cattivo e d ogni atto im m o­

rale, se si m a ntengono in fiore presso di noi quelle r ic re a ­ zioni in cui si giuoca e si corre, ove i S ale sia ni secondo le antiche tradizioni p ren d o n o viva p arte ai trastulli degli alunni. C h e p e n s a r e delle ricreazioni d u ran te le quali i g io ­ vani stanno riuniti in vari crocchi e gli assistenti fanno co n-

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ver.'azione fra di loro? N o n cre do a n d a r errato p e n s a n d o che n e sarà assai contento il dem onio , ma ne p ia n g eran n o gli angeli custodi.

M a a che se rvirebbero queste sa gge rac com a ndaz ioni, che io sono a nda to spigolando nel R e g o la m e n to , se il D i ­ rettore, il C a te c h ista e gli altri S uperiori d ’ogni nostra casa non le facessero eseguire? C h e conto te n i b i l e a v re b b e ro a r e n d e rn e al trib unale del divin G iu d ic e !

P e r farvi meglio conoscere quanto sia g ra n d e la malizia del m ondo e quanto si d e b b a star in guardia co ntro le sue insidie conviene che io vi riveli cosa inc re dibile m a pur vera. F urono condotti a d uno dei nostri istituti d u e fratelli, che fin dal prim o giorno della loro vita di collegio si se ­ gnalarono per la loro cattiva condotta, p e r la loro ignoranza in fatto di religione e p e r la loro avversione a d ogni p r a ­ tica di pietà. P e r b u o n a ventura incontrarono un D irettore che, formato alla scuola del V e n e ra b i l e D . Bosco, s’avvide subito essere quella una propizia occasio ne di strappa re d u e anim e al dem onio . F o rtu n a ta m en te egli si vid e com preso e se conda to con molto zelo dai maestri e d assistenti, che senza mai scoraggiarsi delle difficoltà si proposero di raddrizzare queste due pianticelle sì m ale inclinate. D io b e n e d is s e i loro sforzi, e così riuscirono poco a poco a trasformare quei d u e piccoli scapestrati. P o c o alla volta i d u e collegiali prese ro gusto allo studio, s’affezionarono ai loro Superio ri, e seguendo l’esem pio dei com pagni cominciarono a fre quenta re a n c h ’essi i Santi S acram enti. F u allora che gustarono la gioia d una coscienza tranquilla, gioia che quin di in poi traspariva p e r ­ fino sulle loro fronti aperte, sui loro volti, si direbbe , quasi

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trasfigurati. V e n n e poi il momento di lasciare il collegio e di recarsi in famiglia per le vacanze autunnali. Il m aggiore nel c o nge darsi dal D irettore, lo ringraziò sentitam ente della carità usatagli, poi versa ndo lacrim e a b b o n d a n ti soggiunse che non sa peva com e p erd o n a re a suo p a d r e la colpa o r ­ r e n d a che aveva commessa. E d in coraggiato dal S u p erio re continuò svelando com e l’in degno genitore, uomo senza r e ­ ligione e moralità, avesse m a ndato lui e d il fratello in c o l­

legio rac c o m a n d a n d o loro di ad o p e r a re ogni arte per indurre i maestri e d assistenti ad usare loro sevizie e più anc ora a com m ettere atti contro la moralità. E r a qu in d i intento di q uel malvagio accusarli alla giustizia, trascinarli davanti ai tribunali, m e nare alto scalpore contro i religiosi e d i s a c e r ­ doti e poi spillarne una bella so m m a di danaro. I suoi d i ­ segni an d a r o n o falliti m e r c è la carità e lo zelo di quei figli di D . B osco.

5. N o n occorrono com menti. Q u e s t o e d altri fatti so­

miglianti ci dicono a bba sta nza ch iaram ente c h e p e r q uanto sia g ra n d e la nostra vigilanza, non sarà mai tr oppa. S p e r o eziandio c h e essi varranno meglio che la più elo q u en te esor­

tazio ne a farci p raticare d 'o r innanzi scrupolosam ente il si­

stem a preventivo, unico mezzo c h e noi a b b i a m o p e r e s e r ­ citare una efficace influenza sul cuore dei nostri alunni, unico m e to d o educativ o che convenga a religiosi e che sia in perfetta arm onia colla legislazione attuale.

6. P o n e te m e n te inoltre a d un'altra cosa c h e ci in s e ­ gnano le dolorose vic en d e delle sc orse vacanze. F in o ra in molte nostre case allo sc opo di conciliare m aggior autorità e rispetto ai maestri e d assistenti era invalso l’uso di c h ia ­

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m a re an c h e i chierici col titolo di D on, non altrimenti che i S ace rd o ti. C iò fece il com odo dei nostri nem ici, c h e nei loro luridi giornali c a lu n n ia n d o chierici e preti, nonostante i nostri giusti richiami, contin uarono se m pre a p r ese n tare ai loro lettori chierici di 19 o 20 anni quali s a c e rdoti, n a t u ­ ralm ente p e r re n d e re più disastroso lo sc andalo . S a r à p e r ­ tanto ottima cosa c h e il D on sia riservato ai soli sacerdoti, e d i chierici siano chiamati se m plicem ente col titolo d i . Signori.

7. N o n sarà fuor di proposito il far notare a n c o ra un altro am m aestram ento che ci forniscono le persecuzioni d e l­

l'anno passato. L a P i a S o cie tà S alesiana, una delle ultime venute fra le famiglie religiose che formano così ricco o r n a ­ m ento alla C h ie s a C attolica, detta perciò nei Salm i circum - d a ta varietate, sem brava destinata, a d o c c u p a r e uno dei posti più umili nel grande esercito d a D io raccolto p e r custodirla.

S c h e r z a n d o il ven e ran d o M on sig n o r A n t o n i o Belasio, z e ­ lantissimo missionario, diceva che i S ale sia ni n e erano i ta m ­ burini. A l l u d e v a egli forse al genere di aposto lato che noi eser­

citiamo, d o v e n d o attirare i giovani agli O ra to r ii Festivi colla ginnastica, colla musica, con rumorose ricreazioni. O forse gli venne q u esta ide a d ella p r o p a g a n d a c h e d o b b ia m o fare pe r aver limosine o p e r diffondere buoni libri. C h e c c h e n e sia d e ll’o n g in e di tale appellativo, il fatto è che ì nostri p e r se ­ cutori mostrarono di consid erare la nostra C o ngregazione quale un reggim ento, quale una c o m pagnia c h e co m b a tte in p rim a fila le battaglie del Signore. Essi invero ci fecero un g r a n d e onore che noi non avevam o meritato, s e b b e n e ce l ' a b b i a n o fatto p a g a re b e n caro. C iò d eve pe rsu a d e rc i c h e a noi sono rivolti gli sguardi d ei buoni e dei cattivi. N o n

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possiamo farci illusione: sono scrutati i nostri pensieri, sono rac co lte e vagliate le nostre azioni. N o n m a nche ra nno di quelli c h e ci giudic heranno con bontà e d indulgenza, e non ci saranno avari di incoraggiam ento ; ma p u r tr oppo saranno molti che, nem ici nostii perc h è nem ici della C h iesa , sa ranno tu tt’o c c h i per trovare m ateria d a criticarci, e fors'anch e farci com parire davanti ai tribunali. N o n isgom entiam oci p e r qu es to : fui anzi consolato nel ved e re c h e p a re c c h i C o n f r a ­ telli si affezionarono m aggiorm ente alla nostra P i a Società, a p p u n to p e r averla v eduta così presa di m ira dai malvagi.

P e r conservarci la stima e d affezione dei buoni, di cui a b b ia m o stretto bisogno essendo essi i cooperatori d elle opere nostre, e per m etterci ih guardia contro quelli che vorreb­

b ero im p e d ire quel b e n e che noi siamo chiam ati a fare, noi dovrem m o venire a d a lcune p ratich e risoluzioni. P e r c i ò :

a) O g n i S ale sia no si ricordi sem pre che è figlio della C ongrega zione e che com e tale h a il d o v e re di onorai l a : H o n o ra m atrem lu a m ( E x o d . X X , 12). P e n s i sovente che le sue virtù rende ra nno gloriosa qu es ta sua m a d re , m entre i suoi difetti, i suoi vizi la copriranno di vergogna. Q u i n d i ognuno s’im pegni per divenir m e no in de gno figlio di sì b u o n a m a d r e ; la sua vita sia uno sforzo continuo p e r p rogredire nella perfezione e d un com battim ento incessante contro le p r o p rie passioni. S a r à vero che, m entre il S ale sia n o ode ogni giorno p arla re di .progresso nella perfezione, egli rim anga sem pre allo stesso p u n to ? ..,

b) T r o p p o ha sofferto la nostra carissima m a dre , la P i a S o c ie tà S alesiana, per le persecuzio ni dei tristi e forse anche più p e r l’in gratitudine e la defezione di alcuni d e ’ suoi fi­

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gliuoli. V i sarà fra di noi chi ad imitazione di G i u d a si u n i­

sca c o ’ suoi nemici p e r dilaniarle il cu ore, p e r p a s c e rla di la crim e e di am aro disinganno? T u t t i corriamo a consolarla osserv ando le C o stituzioni c h e ella ci h a dato, p ratican d o scrupolo sam ente i voti che em ettem m o nelle sue mani. E ’ te m po che tutti siamo religiosi non solo di nome, m a di fatto.

V i scongiuro, vi dirò con S. P a o lo , che cam m iniate in m a ­ niera convenevole alla vocazione a cui siete chiam ati, con tutta um iltà e m ansuetudine, con pazienza ( E p h . I V , 1).

Q j e s t a virtù della riconoscenza che d o b b ia m o pra tic a re noi p e i primi, inculchiam ola a n c h e ai nostri allievi fa c e n d o n e loro v e d e re la bellezza e stigmatizzando con quei neri colori c h e b e n si merita il vizio contrario cioè l'ingratitudine, della quale p are cch i d ie d ero mostruoso esem pio nello scorso anno.

c) S o n note le parole di S. G re gorio M a g n o : probatio am oris exhibitio est operis. L a migliore prova d e ll’am ore che noi portiamo alla nostra P i a S ocie tà, si è c om piere nel m odo più perfetto che per noi si possa le op ere e h ; essa ci p ro ­ p one, siano èsse più o meno onorevoli, più o m eno penose, fossero pure del tutto contrarie ai nostri gusti. O r b e n e , s in ­ contrano a n c h e nelle nostre case dei poveri confratelli che non c o m pre ndono qu es ta massima. Essi fanno consistere tutto il loro attac ca m en to alla loro vocazione in b elle p a i o le ; sono tutto zelo nel dire co m e si d o v r e b b e fare il b e n e , d is p e n ­ sano consigli volentibus et nolentibus; in tanto trovano a ri­

d ire su tutto quanto si fa tra noi, la perfezione la tr o v e re b ­ b e r o solo in certi loro ideali... M a intanto quali sono le opere di costoro? O rd i n a r ia m e n te essi vivono quasi intieram ente fuori della vita di comunità, non si vedono alle p ratiche reli­

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giose, non h an n o a cuore i veri interessi della casa cui a p p a r ­ tengono, e sono m eno occ upati di tutti gli altri. In u n a p a ­ rola, essi sono mercenari nella C o ngregazione e non figli. P o s ­ sibile che costoro nulla a b b ia n o d a im p a la re dalle recenti nostra tribolazioni ! G em ilus m atris tuae non oblioiscaris.

d ) A te rge re le lacrim e d e ll’afflitta nostra M a d r e la C o n g r e g a z io n e g iove re bbe im m ensam ente il p ro cu rare di a u ­ m e n ta r il num e ro d e ’ suoi figli coltivando le vocazioni reli­

giose e sacerdotali. V o r r e i che tutti i S alesiani, ma sp e c ia l­

m ente i Sacerdoti, sentissero il bisogno di suscitare fra i loro alunni degli eredi della loro sublime missione. N o n so spie- g a rmi com e non si v e d a d a tutti la necessità di riem p iere quei vuoti che la morte e la p erd ita di vocazioni hanno fatto fra le file dei nostri soci. Si d ir e b b e che molti non si r e n ­ do n o conto delle g rande penuria di p ersona le in cui versano le nostre opere, di cui alcune già si dovettero sopprim e re ed altre ornai no n possono più continuare. E p p u r e p ar e c c h i, i q uali forse sono i più esigenti nel c h i e d e re p erso n a le, non pe nsano per nulla a susc itare o sviluppare e a conservare le vocazioni alla vita salesiana. E dire che nello scorso an no scolastico vi furono intiere ispettorie che non diedero neppure un n o v iz io ! Q u a n t a p e n a ne provo io c h e fui testim onio p e r tanti anni dei sacrifici c h e si im p o n e v a il V e n e r a b i l e D . Bosco per formarsi q u alch e collaboratore. M i consola la sp e ra nza che questo mio lam ento non rim arrà senza effetto.

E ’ la nostra b u o n a M a d r e che per mezzo mio vi d ic e : d a ­ temi dei figli altrimenti io m u oio: da m ihi liberos, alioquin m oriar ( G e n . X X X , I). C e rc a te a d u n q u e delle vocazioni, lavorate p e r formare nuovi S alesiani.

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A ltr e raccom andazio ni assai im portanti fanno ressa nella m ia mente, e vorre bbero aver posto in qu es ta m ia le ttera, dive nuta già orm ai troppo prolissa, lo le tralascio colla fidu­

cia che il vostro zelo per la salvezza delle anim e p a r le rà al vostro cuore b e n più elo q u en te m e n te che io non saprei e che si farà già un b e n e im m enso se si p r a tic h e r a n n o le cose c h e vi ho a c ce n n ate. D i ciò mi as sicurano le m oltis­

sime lettere c h e mi m a ndaste per congratularvi con me che D . Bosco fu dichiarato V e n e r a b ile . Q u a s i tutti mi dic eva te c h e vi stimavate fortunati, anzi, p e r usare la frase di molti, san­

ta m ente orgogliosi d ’ap p a r te n e re a una C ongrega zione, il cui F o n d a to r e già è V e n e ra b ile , se b b e n e morto d a po ch i anni.

Q u e ll e lettere mi assicurano che non sarà sterile il voto che io espressi nell’ultima mia circolare, che cioè il 2 4 L u glio 1907 segnasse un vero progresso nella virtù e nella pietà tra i figli di D . Bosco. A v r ò d u n q u e la consolazione di ri­

c e v e r e dai vostri Ispettori e Direttori notizie tali d a c o m ­ p en s are alquanto le am arezze passate e così tutti in siem e b en e d ir e m o Iddio che ci m a ndò le tribolazioni p e r farci migliori.

D is c e n d a su di noi e su tutte le o p e r e nostre la più c o ­ piosa b e ne diz ione del Signore. Di tutto cuore l ’im ploro, m e n ­

tre mi professo

Vostro a ff.m o P a d re in Corde. Jesu S ac. Mi c h e l e Ru a.

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La con sacrazion e del tem p io di M a ria L iberatrice.

N . 37.

Torino, 31 gennaio 1909.

21.mio anniversario della m orte del Ven. D. Bosco.

C arissim i F igli in G. C.

P iù volte in questi ultimi mesi vi giunsero lettere del R e tto r M a g g io re . P u r troppo esse erano d es tin a te a darvi notizia di dolorosissimi avvenim enti con cui p ia c q u e al S i ­ gnore, n e ’ suoi im perscrutabili consigli, m e lte ie alla p io v a la nostra P i a S ocie tà. L a s c ia te che finalmente il mio c u o i e si s p a n d a con voi con gioc ondi pensieri.

O g g i, n ell’anniversario della m orte del nostro V e n e r a ­ bile F o n d a to r e e P a d r e , io sento irresistibile bisogno di ri­

volgervi di nuovo q u a lc h e parola. S e non lo facessi, mi p a r ­ r e b b e di venir m e no a d un sacro dovere d e lla c a r ic a di cui in d e g n a m e n te sono rivestito. Invero nessun altro m om ento, d u r a n te l’anno, mi se m bra più opportuno p e r fare insieme con voi alcu n e riflessioni sullo stato della nostra ca ra C o n ­ gregazio ne e sopra noi stessi, c h e quel giorno in cui rim a ­ nem m o orfani di un tanto P a d r e . M i pare che in questa m e m o ran d a congiuntura d e b b a essere natura le p e r noi S a l e ­ siani l’im m aginare c h e D . Bosco dal cielo, ove p e r giudizio infallibile della C h ie s a si trova, ci ripeta, con u n ’efficacia senza pari, alcuni insegnam enti e v a n e utilissime r a c c o m a n ­ dazioni, c h e udiva m o dalle sue la b b ra d u ran te la sua c a i- riera mortale.

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