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BORGO TOSSIGNANO • CASALFIUMANESE • CASTEL DEL RIO • CASTEL GUELFO • CASTEL SAN PIETRO TERME • DOZZA • FONTANELICE • IMOLA • MEDICINA • MORDANO

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BORGO TOSSIGNANO • CASALFIUMANESE • CASTEL DEL RIO • CASTEL GUELFO • CASTEL SAN PIETRO TERME • DOZZA • FONTANELICE • IMOLA • MEDICINA • MORDANO

C C O O M M U U N N E E D D I I I I M M O O L L A A

S

Siinnddaaccoo Daniele Manca S

Seeggrreettaarriioo CCoommuunnaallee Simonetta D’Amore AAsssseessssoorree aallll’’UUrrbbaanniissttiiccaa Davide Tronconi A

Addoozziioonnee Delibera C.C. n. 41 del 27/03/2013 C

Coonnttrrooddeedduuzziioonnii Delibera C.C.

AApppprroovvaazziioonnee Delibera C.C.

P P S S C C IN I V V NT A A TE E S S G G RA R V V AZ A A ZI L L I O O S S A A N N T T E E

R R AP A PP P O O RT R TO O AM A MB BI I E E NT N TA A L L E E

EL E LA A BO B OR RA AT TO O

C C 1 1 b b is i s

R

RE ES SP PO ON N SA S A BI B IL LE E D DI I P PR RO OG GE ET TT TO O Arch. Ivano Serrantoni

UF U FF FI IC CI IO O D DI I P PI IA AN NO O F FE ED DE ER RA AT TO O Arch. Ivano Serrantoni

Dott.ssa Raffaella Baroni Dott. Lorenzo Diani

CO C ON NS SU UL LE EN N TI T I D DI I P PR R OG O GE ET TT TO O Arch. Franco Capra

Arch. Piergiorgio Mongioj

Arch. Mario Piccinini

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G G R R U U P P P P O O D D I I L L AV A V OR O RO O P P S S C C

COLLEGIO DEI FUNZIONARI AL 31.12.2012

Geom. Carlo Arcangeli, Comune di Borgo Tossignano Arch. Alessandro Costa, Comune di Casalfiumanese Geom. Maurizio Bruzzi, Comune di Castel del Rio Arch. Vittorio Giogoli, Comune di Castel Guelfo

Arch. Ivano Serrantoni, Comune di Castel San Pietro Terme Ing. Susanna Bettini, Comune di Dozza

Ing. Andrea Tommasoli, Comune di Fontanelice Ing. Fulvio Bartoli, Comune di Imola

Ing. Giulia Angelelli, Comune di Medicina Geom. Alfonso Calderoni, Comune di Mordano

COLLABORATORI E CONTRIBUTI

Arch. Nicola Cardinali, Comune di Castel Guelfo

Arch. Davide Antonio Pasquale Carluccio, Ufficio di Piano Federato Dott.ssa Emanuela Casari, Comune di Medicina

Roberto Cenni, Comune di Imola

Arch. Manuela Mega, Comune di Castel San Pietro Terme Geom. Stefania Mongardi, Comune di Castel San Pietro Terme Saverio Orselli, Comune di Imola

Arch. Roberta Querzè, Comune di Imola Ing. Morena Rabiti, Comune di Castel Guelfo Ing. Laura Ricci, Comune di Imola

Arch. Serena Simone, Ufficio di Piano Federato Dott.ssa Valeria Tarroni, Comune di Imola Arch. Francesca Tomba, Ufficio di Piano Federato Geom. Tiziano Trebbi, Comune di Medicina Arch. Francesca Vassura, Comune di Medicina Dott. Geol. Lucietta Villa, Comune di Imola

Arch. Fausto Zanetti, Comune di Castel San Pietro Terme

CONTRIBUTI SPECIALISTICI

Analisi della potenzialità archeologica:

Dott. Xabier Z. Gonzalez Muro Dott. Giacomo Orofino Classificazione acustica:

AIRIS ValSAT:

GEA Progetti

A++ associati - Progetti Sostenibili Geologia e Morfologia:

Studio Quintili e associati Sismica:

Studio geologico ambientale ARKIGEO di Gasparini Dott. Geol. Giorgio

Si ringrazia per la collaborazione:

AITE – Associazione Indipendente Tecnici Edilizi AREA BLU

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I IN I N ND D D I I I C C C E E E

PREMESSA ...

1. ACQUA ...

1.1 La rete idrografica, le relative pertinenze e sicurezza idraulica... 1

1.2. Aspetti qualitativi della rete idrografica minore, casi di studio nella regione Emilia Romagna ... 1

1.2.1. Linee guida per la riqualificazione ambientale dei canali di bonifica in Emilia Romagna (2012)...1.2.2. La gestione delle acque superficiali e la risoluzione delle criticità della rete di smaltimento delle acque meteoriche... 1.3 Il sistema fognario e depurativo...13

2. LA MOBILITA’ ... 3. IL RUMORE... 4. L’ARIA ... 4.1 Il piano aria integrato regionale (PAIR 2020)...16

4.2 Il PSC di Imola e del circondario imolese...22

4.3 Misure per il miglioramento della qualità dell’aria...30

4.3.1 Ampliamento delle aree verdi... 30

4.3.1.2 La funzione ambientale del verde urbano... 31

4.3.2 La mobilità urbana... 44

4.3.3. Le attività produttive... 49

4.3.4. Il residenziale... 53

4.4 Sintesi finale...54 5 I SIC E ZPS...

6 MONITORAGGIO ...

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PR P RE E ME M ES S S S A A

Il presente documento riporta le integrazioni alla VALSAT del PSC riguardo le osservazioni e riserve da parte degli enti competenti scaturite a seguito della adozione del PSC con delibera del C.C. n. 41 del 27/03/2013.

In particolare le integrazioni riguardano aspetti della componente atmosfera in merito alla adozione del PAIR da parte della Regione Emilia Romagna e altri aspetti secondari che sono indicati nel presente documento e sono richiamati puntualmente per componente ambientale.

1. 1 . AC A C QU Q UA A

1.1 LA RETE IDROGRAFICA, LE RELATIVE PERTINENZE E SICUREZZA IDRAULICA

Consorzi di Bonifica

Il territorio del Nuovo Circondario Imolese è ricompreso nelle aree di competenza di due distinti consorzi di bonifica, il settore est ricade nel "Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale", mentre il settore ovest ricade nel "Consorzio della Bonifica Renana".

I Consorzi di bonifica ricompresi nel territorio dell'Unione gestiscono la rete dei canali di scolo, oltre a casse d’espansione, impianti idrovori, paratoie, botti, ed altri elementi di regolazione che permettono di mantenere libere dalle acque vaste superfici dedicate all’agricoltura, agli insediamenti abitativi e a quelli industriali, e allo stesso tempo forniscono la risorsa idrica necessaria per l’irrigazione dei terreni agricoli.

Servizio Tecnico di Bacino Reno

Il territorio del Nuovo Circondario Imolese ricade inoltre nell'ambito del "Servizio Tecnico di Bacino Reno". I Servizi Tecnici di Bacino (STB), istituiti con Deliberazione della Giunta regionale n. 1260 del 22 luglio 2002 con ambito territoriale a scala di bacino idrografico, svolgono attività di progettazione ed attuazione degli interventi di difesa del suolo, funzioni di polizia idraulica, gestione del servizio di piena, gestione di aree demaniali e risorse idriche, monitoraggio dei fenomeni di dissesto, ecc.

I comuni del circondario ricadono all'interno dei seguenti bacini di corpi idrici principali:

- Bacino del torrente Santerno,

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Fig. 1 -Stralcio di Servizio Tecnico di Bacino Reno Autorità di Bacino del Reno

Il territorio del Nuovo Circondario Imolese è ricompreso nell'ambito di competenza dell'Autorità di Bacino del Reno, questa è un organo delle Regioni Emilia-Romagna e Toscana istituito in conformità con gli obiettivi della L.183/89 “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo” , operante sul bacino idrografico del fiume Reno considerato come sistema unitario ed ambito ottimale per la difesa del suolo e del sottosuolo, il risanamento delle acque, la fruizione e la gestione del patrimonio idrico e la tutela degli aspetti ambientali ad essi connessi, indipendentemente dalle suddivisioni amministrative.

L’Autorità di Bacino interregionale del Reno ha il compito di governare il bacino idrografico con specifiche attività conoscitive, di pianificazione, di programmazione di interventi per la difesa del suolo.

Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale

Territorio di competenza: il comprensorio del Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale si estende per circa 200.000 ettari tra il Sillaro ad ovest, il Lamone a est, il Reno a nord e lo spartiacque del bacino idrografico a sud.

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Il distretto di pianura del comprensorio consortile si estende per circa 80.000 ettari dalla via Emilia al Reno, tra il Sillaro ed il Lamone. E' articolato in quattro comparti idraulici: Zaniolo- Buonacquisto, Canal Vela, Fosso Vecchio e Savarna-Sant'Alberto-Mandriole.

Esso coincide con la vasta area in cui il sistema di scolo delle acque meteoriche è costituito esclusivamente da opere artificiali di bonifica in gestione al Consorzio, data la condizione di pensilità, rispetto al piano campagna, dei corsi d'acqua naturali che l'attraversano. Coincide anche con il bacino idrografico del collettore generale della rete scolante consorziale, denominato Canale di bonifica in destra di Reno.

Fig. 2 -Stralcio di cartografia del Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale - Distretto di Pianura.

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Il confine nord del distretto corrisponde, in massima parte, alla linea via Emilia, mentre il confine sud è rappresentato dal crinale appenninico tosco-romagnolo.

Fig.3 -Stralcio di cartografia del Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale - Distretto di montagna.

CONSORZIO DELLA BONIFICA RENANA

Il comprensorio di competenza della Bonifica Renana corrisponde a 341.953 ettari, pari a 3.419 chilometri quadrati di cui il 42% in pianura ed il 58% in montagna. L'area interessa 68 comuni, in 7 province ed il confine è individuato dal bacino idrografico di scolo del fiume Reno.

Comprensorio di Pianura

Le acque meteoriche e di superficie possono confluire in corsi d'acqua naturali (fiumi, torrenti e rii) o nella rete dei canali artificiali di bonifica; nel primo caso, la competenza idraulica afferisce alla Regione, tramite il Servizio Tecnico di Bacino, mentre è il Consorzio della Bonifica Renana che gestisce il sistema artificiale dei canali e della casse di espansione di pianura. Dei 143.847 ettari del comprensorio idraulico di pianura della Renana, ben 127.927 ettari di superficie scolano direttamente nei canali consortili e 17.750 ettari riversano le acque in eccesso nei corsi d'acqua naturali. Questa imponente rete di scolo artificiale è articolata in 32 bacini principali di cui 20 nell'area a destra del fiume Reno e 12 nell'area a sinistra; il sistema si compone di 1.990 chilometri di canali e condotte irrigue in gestione

Nella pianura bolognese sono 55.883 gli ettari di terreni che scolano grazie agli impianti

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Il comprensorio di montagna della Bonifica Renana si estende per 198.508 ettari e coinvolge le province di Bologna, Modena, Firenze, Prato e Pistoia lungo il bacino del fiume Reno;

attualmente il territorio montano rappresenta il 58% dell'area dell'intero consorzio. Oltre al fiume Reno, scorrono nell'area di competenza a monte della Via Emilia il torrente Samoggia, il Savena, l'ldice, il Sillaro, ed un vasto reticolo dei rii minori.

Fig.4 -Stralcio di cartografia di Consorzio della Bonifica renana - Comprensorio di montagna.

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COMUNE DI IMOLA

Ricade parzialmente nel Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale - Distretto di Pianura:

Fig.5 -Stralcio cartografico..

Il Comune di Imola ricade parzialmente nel Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale - Distretto di Montagna:

Ricade inoltre parzialmente nel Consorzio di Bonifica Renana - Comprensorio di montagna:

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Acque superficiali principali (esclusa la rete di bonifica) A3 - Fiume Santerno

A4 - Rio Sanguinario A5 - Rio Goccianello A6 - Rio Giandolino A19 - Torrente Correcchio A20 - Torrente Sillaro A21 - Torrente Sellustra C 13 - Rio Palazzi C20 - Rio Ponticelli

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COMUNE DI MEDICINA

Ricade parzialmente nel Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale - Distretto di Pianura:

Fig.6 -Stralcio cartografico

Ricade inoltre parzialmente nel Consorzio di Bonifica Renana - Pianura:

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Acque superficiali principali (esclusa la rete di bonifica) A20 - Torrente Sillaro

A30 - Torrente Quaderna A31 - torrente Gaiana A36 - Torrente Idice C28 - Torrente Fossadone

Fig.7 -Stralcio cartografico in merito all’idrografia del comune di Medicina

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COMUNE DI MORDANO

Ricade completamente nel Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale - Distretto di Pianura:

Acque superficiali principali (esclusa la rete di bonifica) A3 - Fiume Santerno

Fig.8.-Stralcio cartografico in merito all’idrografia del comune di Mordano.

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COMUNE DI CASTEL GUELFO

Ricade completamente nel Consorzio di Bonifica Renana – pianura

Acque superficiali principali (esclusa la rete di bonifica) /

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COMUNE DI CASTEL SAN PIETRO TERME

Ricade parzialmente nel Consorzio di Bonifica Renana - Pianura:

Fig.9 -Stralcio cartografico in merito all’idrografia del comune di Castel San Pietro Terme.

Ricade inoltre parzialmente nel Consorzio di Bonifica Renana - Comprensorio di montagna:

Acque superficiali principali (esclusa la rete di bonifica) A20 - Torrente Sillaro

A22 - Rio Sabbioso

A24 - Rio Acquabona dei Ronchi

A32 - Rio Della Costa A33 - Rio Maggione A34 - Rio Rosso C15 - Rio Bufferla

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COMUNE DI DOZZA

Ricade parzialmente nel Consorzio di Bonifica Renana - Pianura:

Fig.10 -Stralcio cartografico in merito all’idrografia del comune di Dozza.

Ricade inoltre parzialmente nel Consorzio di Bonifica Renana - Comprensorio di montagna:

Acque superficiali principali (esclusa la rete di bonifica) A20 - Torrente Sillaro

A21 - Torrente Sellustra A22 - Rio Sabbioso

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COMUNE DI BORGO TOSSIGNANO

Ricade completamente nel Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale - Distretto di Montagna:

Acque superficiali principali (esclusa la rete di bonifica) A3 -Fiume Santerno

A7 - Rio Gambellaro A8 - Rio Sgarba A16 - Rio di Mescola C25 - Rio Boccale

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COMUNE DI CASALFIUMANESE

Ricade parzialmente nel Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale - Distretto di Montagna:

Ricade inoltre parzialmente nel Consorzio di Bonifica Renana - Comprensorio di montagna:

Acque superficiali principali (esclusa la rete di bonifica) A3 - Fiume Santerno

A7 - Rio Gambellaro A10 - Rio Carseggio A14 - Rio Filetto A15 - Rio della Valle A16 - Rio di Mescola A17 - Rio di Casale A20 - Torrente Sillaro A21 - Torrente Sellustra A24 - Rio Acquabona dei Ronchi

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COMUNE DI CASTEL DEL RIO

Ricade parzialmente nel Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale - Distretto di Montagna:

Ricade inoltre parzialmente nel Consorzio di Bonifica Renana - Comprensorio di montagna:

Acque superficiali principali (esclusa la rete di bonifica) A2 - Rio Cestina

A3 - Fiume Santerno A9 - Rio di Gaggio A10 - Rio Carseggio A11 - Rio D'Osta A12 - Rio della Canaglia A13 - Rio Magnolo A20 - Torrente Sillaro

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COMUNE DI FONTANELICE

Ricade parzialmente nel Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale - Distretto di Montagna:

Ricade inoltre parzialmente nel Consorzio di Bonifica Renana - Comprensorio di montagna

Acque superficiali principali (esclusa la rete di bonifica) A3 - Fiume Santerno

A9 - Rio di Gaggio A14 - Rio Filetto A15 - Rio della Valle A21 - Torrente Sellustra C19 - Rio della Chiusura C24 - Rio Praticello

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1.2. ASPETTI QUALITATIVI DELLA RETE IDROGRAFICA MINORE, CASI DI STUDIO NELLA REGIONE EMILIA ROMAGNA

Vengono in seguito descritti gli studi condotti recentemente in ambito regionale finalizzati alla valorizzazione e riqualificazione della rete idrica dei canali di bonifica ed i corpi idrici minori quali rii e torrenti.

1.2.1. LINEE GUIDA PER LA RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE DEI CANALI DI BONIFICA IN EMILIA ROMAGNA (2012)

La Regione Emilia Romagna - Servizio Difesa del Suolo, della Costa e Bonifica, in collaborazione con il CIRF (Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale) ha recentemente approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 246 del 5 marzo 2012 il documento

"Linee guida per la riqualificazione ambientale dei canali di bonifica in Emilia Romagna".

La riqualificazione ambientale dei canali proposta dalle Linee guida intende superare l’approccio tradizionale di gestione dei canali di bonifica, ampliando le opportunità per ottenere un miglioramento ambientale dei canali e del territorio attraversato. Propone infatti l’uso di interventi di riqualificazione per contribuire a risolvere problemi di interesse antropico, come il rischio idraulico, la qualità dell’acqua, il dissesto spondale, la banalizzazione del paesaggio, la scarsa fruibilità del territorio e gli alti costi di manutenzione. In questo modo, la riqualificazione ambientale dei canali non rimane subordinata alla garanzia del deflusso delle piene o ad altri obiettivi strutturali, ma diviene essa stessa strumento per raggiungere questi obiettivi, in una logica di progettazione integrata degli interventi.

La riqualificazione ambientale dei canali può essere messa in atto grazie all’utilizzo delle seguenti tipologie di azione:

• Interventi idraulico-naturalistici;

• Interventi di ingegneria naturalistica per il controllo del dissesto spondale;

• Interventi per il miglioramento della qualità dell’acqua;

• Interventi di tipo naturalistico;

• Manutenzione a basso impatto della vegetazione;

• Forestazione delle aree di pertinenza dei canali e creazione di una filiera legno-energia;

• Riqualificazione dei canali in ambito urbano;

• Gestione dei canali nei siti Rete Natura 2000 (SIC e ZPS);

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Fig. 16 - Esempio tipologico di intervento sulla rete idrografica minore, trasformazione di un canale rettilineo in un corso d’acqua sinuoso dotato di area golenale allagabile (fonte Linee guida per la riqualificazione ambientale dei canali di bonifica in Emilia Romagna).

Fig. 17 -Esempio tipologico di intervento sulla rete idrografica minore, allargamento della sezione, diversificazione dei profili e creazione di una zona umida (fonte Linee guida per la riqualificazione ambientale dei canali di bonifica in Emilia Romagna).

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civile-idraulica o come intervento ambientale a sé stante, con l’approccio della riqualificazione ambientale dei canali si suggerisce di valutare, a monte di ogni scelta operativa, se la soluzione dei problemi in atto può essere trovata con interventi di riqualificazione multiobiettivo e, solo nel caso ciò non sia possibile, di far ricorso ad interventi di ingegneria classica, ad integrazione o completa sostituzione di quelli ambientali.

Progetto LIFE13 ENV/IT/000169 RINASCE - Riqualificazione Naturalistica per la sostenibilità integrata idraulico ambientale dei canali emiliani (2014-in corso)

Logo del Progetto LIFE 13 ENV/IT/000169 RINASCE

Il Progetto LIFE RINASCE, approvato dalla CE nel luglio del 2014, si propone di realizzare a scopo dimostrativo la riqualificazione idraulico ambientale di alcuni canali di bonifica emiliani.

Promotore ne è il Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna. Tale progetto si pone l’obiettivo generale di dimostrare che i concetti chiave della Direttiva Quadro sulle Acque 2000/60/CE e della Direttiva Alluvioni 2007/60/CE, in merito alla necessità di diminuire il rischio di inondazioni, migliorando contemporaneamente lo stato ecologico dei corsi d’acqua, possono essere applicati anche sul reticolo idrico artificiale. In questo senso sono state sperimentate delle tipologie d’intervento per applicare tali concetti alla particolare situazione dei canali di bonifica.

La pianura emiliana è attraversata da una fitta rete di canali costruiti nel corso dei secoli dall’uomo per la bonifica idraulica: nel reticolo artificiale le acque scorrono non solo per gravità, ma anche grazie ad idrovore che permettono il drenaggio dei terreni posti al di sotto di alvei pensili quindi malfunzionamenti di un sistema così spiccatamente artificiale possono causare danni catastrofici. Diventa in tal modo fondamentale aumentare i livelli di sicurezza idraulica. Al tempo stesso la riqualificazione ecologica dei canali di bonifica è un’opportunità importante per la riconnessione della rete ecologica e il miglioramento della qualità dell’ambiente.

I canali oggetto di studio soffrono in misura simile di problematiche ambientali e idrauliche,

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controllata da operazioni di manutenzione periodica meccanizzata da parte del Consorzio. Da non tralasciare il fatto che lo sviluppo degli insediamenti negli ultimi decenni, che ha incrementato ulteriormente le portate, ha messo in crisi l’efficienza delle reti consortili, con rischio di esondazione elevato. A questo si aggiunge il problema degli scarichi di depuratori e scolmatori di piena che riversano nei canali grandi quantità di sostanze inquinanti, peggiorando la qualità dell’acqua.

Lo studio ricomprende interventi di riqualificazione di canali mediante la creazione di nuove golene naturalistiche allagabili lungo i canali (“spazio al fiume”), la forestazione di sponde e la creazione di una cassa di espansione destinata a diventare una zona umida naturalistica per l’accumulo delle piene e la fitodepurazione delle acque.

Lo studio si propone di valutare se una gestione delle acque basata maggiormente su criteri ecologici possa dare risultati migliori anche in termini di diminuzione del rischio idraulico, inoltre si propone di mettere a punto e applicare modalità di gestione “gentile” della vegetazione acquatica e riparia dei canali. con la possibilità di diffondere le tecniche testate con il progetto.

LIFE 11 ENV/IT/000243 - Riqualificazione Integrata Idraulico-ambientale dei rii appartenenti alla fascia pedemontana dell’Emilia-Romagna (Progetto RII 2011-2013)

Logo del Progetto LIFE 11 ENV/IT/000243 RII

Il progetto RII riguarda invece la fascia pedecollinare dell’Appennino reggiano, aree in cui la densità di infrastrutture e l’elevato grado di urbanizzazione determinano un alto rischio di alluvione. Mira a introdurre e testare l’efficacia di strategie innovative di gestione del territorio con interventi sperimentali per riportare i corsi d’acqua ad un assetto più sicuro e più vicino a

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Il progetto LIFE RII prevede di predisporre un “Programma integrato di riqualificazione idraulico-ambientale a scala vasta dell’area di studio”, grazie al quale definire una strategia di riqualificazione e gestione dei rii presenti in tale area, ideata sulla base dei concetti base della Direttiva Quadro sulle Acque 2000/60/CE e della Direttiva Alluvioni 2007/60/CE per affrontare i problemi relativi al rischio idraulico e allo stato ecologico, compresa la qualità delle acque, di cui soffrono, fornendo inoltre indicazioni per la valorizzazione degli elementi storico-culturali, paesaggistici e fruitivi.

Il Progetto RII prende quindi spunto dalle Direttive suddette per mettere a punto e dimostrare l'utilità di innovative strategie di gestione del reticolo idraulico minuto in ambito montano e altrettanto innovative modalità di intervento su questi corsi d'acqua. Il reticolo minuto che raccoglie le acque in ambito montano, spesso costituito da piccoli rii di 1-2 m di larghezza dal carattere torrentizio, è infatti caratterizzato da forti pendenze e dalla quasi totale assenza di aree per l'espansione delle piene, come conseguenza della sua naturale morfologia.

La presenza di estese fasce di territorio urbanizzato che tagliano trasversalmente questi rii, localizzate subito a ridosso delle pendici collinari rende assai scarsa la disponibilità di aree pianeggianti lungo i rii a monte delle aree urbane, ove ricreare o riconnettere piane alluvionali.

Le modalità di attraversamento dei centri abitati da parte dei rii, che nella maggior parte dei casi avviene in tratti tombati, limita ulteriormente lo spazio operativo. La strategia di restituzione di spazio al reticolo minuto può invece essere applicata nei tratti pianeggianti a monte e a cavallo della fascia urbanizzata, nei casi in cui vi siano aree ancora disponibili, ma soprattutto nella pianura a valle dei centri abitati, ove i corsi d'acqua scorrono arginati e spesso pensili.

In questi ambiti, oltre a dimostrare l'utilità di interventi fisici di allargamento di sezione mediante arretramento degli argini e sbancamento delle sponde, strategia già in uso da anni a livello europeo, il progetto si pone l'obiettivo di individuare e mettere a punto strumenti innovativi economico giuridico - amministrativi utili a permettere l'utilizzo delle aree agricole per l'esondazione delle piene, a salvaguardia dei centri abitati. Secondo la strategia individuata dal progetto, tali strumenti devono permettere di conciliare le finalità idrauliche delle aree con una parziale riqualificazione ecologica.

Il progetto RII intende inoltre affrontare e dimostrare l’utilità dei metodi proposti in relazione al tema della gestione dei sedimenti sui piccoli rii in rapporto ai corsi d’acqua, principali o minori, in cui si immettono. In molti casi, infatti, questi ultimi possono richiedere un aumento del trasporto solido per sopperire a problemi di incisione, ma anche un controllo dello stesso a

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tecniche di intervento sui corsi d’acqua, ideate sulla base dei concetti base delle Direttive Europee per affrontare problemi idraulici ed ecologici del reticolo idraulico minuto escluso dal campo di azione delle stesse e di innovativi strumenti giuridico-amministrativi a supporto della gestione del rischio idraulico e della riqualificazione ambientale del territorio;

2) contribuire a migliorare lo stato ecologico del reticolo idraulico minore appartenente ad una fascia di territorio fortemente urbanizzata situata a ridosso delle pendici collinari, diminuendo contemporaneamente il problema delle esondazioni nella medesima fascia e a valle della stessa e contribuendo ad affrontare il problema della qualità delle acque superficiali e sotterranee in una “zona sensibile da nitrati di origine agricola”;

3) aumentare la consapevolezza degli Enti deputati alla gestione dei corsi d'acqua (italiani ed europei), dei Comuni e degli Enti di governo del territorio e dei cittadini in genere, in merito alle possibilità che le strategie, le tecniche e gli strumenti suddetti possono aprire per la tutela e la riqualificazione ecologica del reticolo idraulico minore e la gestione del problema alluvionale.

1.2.2. LA GESTIONE DELLE ACQUE SUPERFICIALI E LA RISOLUZIONE DELLE CRITICITÀ DELLA RETE DI SMALTIMENTO DELLE ACQUE METEORICHE

L’impatto sulle acque superficiali chiama in causa principalmente due aspetti:

• quello quantitativo dovuto alla modifica del regime delle acque ed all’aumento dei flussi sul reticolo idrografico;

• quello qualitativo dovuto al drenaggio di superfici impermeabilizzate e parcheggi che possono essere cariche di inquinanti di dilavamento di origine veicolare (oli, scarichi, ecc).

Sul primo aspetto si interviene con il recepimento delle norme sulla laminazione delle acque emanate dalle Autorità di Bacino, nella fattispecie quella del F. Reno, che danno le prescrizioni sui calcoli e modalità di intervento.

Nella successiva figura viene riportato lo schema di alterazione del ciclo dell’acqua dovuto all’urbanizzazione di un suolo naturale. Come si può notare l’impermeabilizzazione dei suoli determina un incremento rapido del deflusso superficiale ed una riduzione del quantitativo delle acque che si infiltrano, con la conseguenza che si accentua la criticità sul sistema

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Fig.18– Flusso delle acque superficiali in condizioni di modifica del regime dei suoli.

In realtà il problema dovrebbe essere affrontato con un approccio multifunzionale in cui la regimazione delle acque non riveste solo un aspetto quantitativo, ma anche ambientale, paesaggistico, educativo, ecc.

Ottimi esempi sono diffusi nel nord Europa e paesi anglosassoni con quelle metodologie che vanno sotto il nome di SUDS (Sustainable Urban Design System). Come detto l’approccio è

multifunzionale in quanto si cerca, attraverso ad esso, di dare risposte non solo ad un tema, ma ad un insieme di elementi garantendo una soluzione finale efficace e sostenibile.

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Fig.19– Multifunzionalità della regimazione delle acque superficiali.

Il concetto di SUDS parte appunto da un approccio non settoriale, ma guarda al tema della gestione delle acque in ambito urbano con questi obiettivi:

• ridurre il rischio idraulico;

• migliorare la qualità delle acque;

• migliorare il paesaggio e la biodiversità;

• aumentare la disponibilità delle acque;

• svolgere una funzione educativa e di comunità;

• aumentare la disponibilità di aree ricreative

Il concetto è espresso da quello che viene chiamato SUDS Train e cioè tutta la catena di interventi che accompagnano il percorso dell’acqua dalla fase iniziale dove si origina fino al recapito finale nel corso d’acqua o nel sottosuolo e quella disponibile per la vegetazione (evapotraspirazione).

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Fig.20 – Catena delle azioni (suds train) e flusso delle acque.

Le tecniche e gli interventi consistono in :

Controllo sulla sorgente:

• pavimentazioni permeabili;

• tetti verdi;

• raccolta acque piovane

Fig.21 – Schema delle pavimentazione.

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Fig. 23– Raccolta delle acque di scorrimento superficiale.

Sistemi di infiltrazione:

Fig.24– Aree di laminazione ed infiltrazione delle acque nel sottosuolo.

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Fig.25– Aree di laminazione ed infiltrazione delle acque nel sottosuolo.

Bacini di raccolta e zone umide:

Fig.26– Bacini permanenti e zone umide.

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Fig.27– Esempio di raccolta e laminazione delle acque con funzioni fitodepurative.

Raccolta e riutilizzo delle acque di pioggia:

Fig.28 – Esempio di raccolta al fine del riutilizzo delle acque meteoriche.

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1.3 IL SISTEMA FOGNARIO E DEPURATIVO

1) RETE FOGNARIA

Le linee guida previste per i futuri sviluppi (per le nuove edificazioni, ampliamenti e ristrutturazioni con significativo aumento del carico urbanistico) sono le seguenti:

- separazione delle reti ed adeguamento delle reti esistenti;

- realizzazione di collettori per acque nere di collegamento tra nuove urbanizzazioni e depuratori o stazioni di sollevamento al fine di rendere funzionale da subito gli interventi di separazione;

- l'allacciamento di tutti gli insediamenti produttivi e civili a pubblica fognatura - controllo dell'immissione delle acque bianche in acque superficiali;

- realizzazione di bacini di laminazione per limitare i problemi legati alle acque bianche dei nuovi insediamenti e migliorare la situazione esistente;

- potenziamento di alcuni collettori fognari (collegamento Zona industriale Castel San Pietro T. – Castel Guelfo, ecc.);

- realizzazione di reti fognarie nere in presenza di scoli “tombinati”;

- l'adeguamento degli impianti di trattamento e depurazione

- trattamento acque di prima pioggia a partire dai punti più critici e in corrispondenza degli sfioratori principali e/o depuratori.

"inoltre è necessario prevedere come condizionanti all'attuazione degli ambiti, tutti gli interventi indicati sul sistema fognario e depurativo a cui afferiscono"

2) LA MOBILITA’

Per quanto riguarda tale aspetto si rimanda alle risposte delle riserve 19 e 20 del documento

(35)

2. 2 . IL I L RU R UM MO OR RE E

Poiché in sede di osservazioni al PSC sono state modificate alcune aree di seguito si riporta l’aggiornamento definitivo della distribuzione delle aree a differente classe acustica sia come stato di fatto che di progetto.

Stato di fatto Progetto

Classe acustica

Ha % territorio

comunale Ha % territorio

comunale

I classe 136 0.7 142 0.7

II classe 363 1.8 417 2.0

III classe 17956 87.6 17717 86.4

IV Classe 1190 5.8 1319 6.4

V classe 859 4.2 908 4.4

Tab 1 – Confronto stato di fatto e di progetto in termini di classificazione acustica.

In definitiva non si riscontrano variazioni in termini percentuali rilevanti fra stato di fatto e di progetto.

Diminuiscono le classi III di tipo agricolo in parte verso aree produttive e commerciali, mentre la classe II tipicamente residenziale aumenta di circa una cinquantina di ettari.

Sostanzialmente invariata la classe I.

Rispetto il PSC adottato vi sono scostamenti significativi per le aree produttive in riduzione.

Riguardo gli altri aspetti richiamati dalle riserve della provincia si rimanda alle schede VIP e classificazione acustica e relative NTA.

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3. 3 . L’ L ’A A RI R IA A

Il P.A.I.R. ( Piano Aria Integrato Regionale ) è stato adottato dalla Regione Emilia Romagna con delibera n. 1180 del 21/07/2014. Tale Piano individua le azioni e gli interventi da attuare al 2020 per il raggiungimento dei valori limite e dei livelli critici al fine del perseguimento dei valori obiettivo in materia della qualità aria ambiente.

Riguardo la pianificazione le Norme Tecniche di Attuazione all’art. 8 citano:

“ La Valutazione Ambientale Strategica dei piani e programmi generali e di settore operanti nella Regione Emilia Romagna di cui al Titolo II , della parte seconda del D.Lgs n. 152/2006 non può concludersi con esito positivo se le misure contenute in tali piani o programmi determinano un peggioramento della qualità dell’aria.”

A seguito di tale atto la Regione Emilia – Romagna ha diramato, agli enti competenti in materia di pianificazione ( Comuni, Province ed ARPA per gli aspetti ambientali) una circolare (PGN 8375/8) del 25/11/2014, in cui si ribadisce l’importanza del PAIR ed alcune precisazioni relative all’applicazione, fra cui, al punto 3:

“ Sono altresì esclusi dal campo di applicazione i piani/programmi adottati precedentemente all’adozione del PAIR in quanto la fase di valutazione della loro sostenibilità ambientale è già stata compiuta e il percorso di valutazione si è sostanzialmente concluso.

Resta inteso che detti strumenti dovranno verificare, in sede di approvazione, la necessità di un loro successivo pieno adeguamento alle nuove disposizioni”.

Poiché il PSC del comune di Imola e relativa VALSAT, è stato adottato con delibera del C.C. n.

41 del 27/03/2013 e quindi ben prima dell’adozione del PAIR, vale quanto riportato dalla circolare regionale al punto 3; tuttavia poiché sono state sollevate alcune osservazioni da parte dell’Amministrazione Provinciale di Bologna e ARPA in merito agli insediamenti produttivi del comune di Imola, si analizzano, nella presente relazione, alcuni aspetti riguardanti le azioni di compensazione previste dal PSC comparate con il PAIR, rimandando al POC, specifico per le aree produttive, una valutazione oggettiva e un bilancio emissivo delle previsioni di piano in termini di PM10 e NOx e misure compensative così come previsto all’art. 20 comma 4 .

Nell’ambito della presente relazione sono stati considerati alcuni indicatori per la valutazione della sostenibilità del PSC nei riguardi del PAIR, anticipando quindi analisi e valutazioni che dovranno essere poi sviluppate dai POC.

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4.1 IL PIANO ARIA INTEGRATO REGIONALE (PAIR 2020)

Il Piano Aria Integrato Regionale (PAIR2020) è stato elaborato della Regione Emilia-Romagna in attuazione del D.Lgs. 155/2010 e della Direttiva Europea 2008/50/CE riguardo la qualità dell'aria ambiente. E' lo strumento con il quale la Regione Emilia-Romagna individua le misure per garantire uno standard adeguato della qualità dell'aria in regione e perseguire i valori obiettivo definiti dall'Unione Europea.

La Direttiva Europea 2008/50/CE pone in capo agli stati membri l'obbligo di valutare la qualità dell'aria ambiente e di adottare le misure finalizzate a garantire il mantenimento di una buona qualità dell'aria e se necessario migliorare la situazione attuale. Essa conferma i limiti preesistenti per i principali inquinanti, stabilendo "valori limite" (giuridicamente vincolanti) e

"valori obiettivo"(non vincolanti).

La direttiva stabilisce valori limite e valori obiettivo per ossidi di Azoto, PM10, PM2.5, Piombo, Benzene, Ozono, diossido di Zolfo e monossido di Carbonio.

La direttiva europea sopra citata è stata implementata dal pacchetto "aria pulita" adottato dalla Commissione Europea alla fine del 2013. Esso contiene importanti innovazioni per la riduzione alla fonte delle emissioni inquinanti e per il rafforzamento della coerenza tra le politiche settoriali, con misure intese a garantire il conseguimento degli obiettivi fissati a breve termine e il raggiungimento di nuovi obiettivi per la qualità dell'aria per ridurre gli effetti avversi dell'inquinamento atmosferico sulla salute, le persone e gli ecosistemi entro il 2030.

La Direttiva 2010/75/UE relativa alle emissioni industriali (prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento) apporta un importante contributo alla riduzione della produzione degli inquinanti alla fonte, grazie il continuo aggiornamento dei settori industriali alle BAT (Best Available Technics) che contribuiscono a loro volta a determinare valori massimi di riferimento per la fissazione dei valori limite di emissione della autorizzazioni.

Gli obiettivi e la pianificazione in materia di qualità dell'aria devono integrarsi anche con politiche e strategie stabilite a livello europeo e sovra europeo in tema di contrasto ai cambiamenti climatici a scala globale e di efficienza e risparmio energetici. Le misure attuate dall'Unione Europea in questo contesto sono:

• Pacchetto clima-energia (strategia 20-20-20): nel pacchetto si prevedono azioni per conseguire la riduzione delle emissioni di gas serra del 20% rispetto al 1990, alzare al 20% la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili e portare al 20% l'efficienza

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costruzione siano "edifici ad energia quasi zero" e che questo sia la tendenza anche per gli edifici oggetto di ristrutturazione.

• Direttiva 2012/27/UE sull' efficienza energetica che si prefigge di aumentare l'uso efficiente delle risorse per ridurre del 20% i consumi energetici

A livello nazionale il D.Lgs 155/2010 recepisce in un unico testo la direttiva 2008/50/CE riguardante i principali inquinanti dell'aria ambiente e la direttiva 2004/107/CE riguardante quelli in minor concentrazione (Arsenico, Mercurio, Nickel e Idrocarburi Policiclici Aromatici).

La normativa nazionale attribuisce alle Regioni e alle Provincie Autonome le funzioni di valutazione e gestione della qualità dell'aria nei territori di propria competenza e assegna loro il compito di adottare piani e misure per il raggiungimento dei valori obiettivo e per il mantenimento degli stessi.

Nel D.Lgs 155/2010 sono descritti gli obiettivi di qualità dell'aria da raggiungere e le azioni da intraprendere oltre a una dettagliata linea guida per le Regioni su come organizzare e attuare il Piano Regionale riguardo l'aria ambiente.

In questo contesto viene inserito sinergicamente il D.Lgs. n. 152/2006 e s.m.i. (D. Lgs. n.

128/2010) riguardo le norme da seguire per ridurre le emissioni in atmosfera di composti inquinanti.

Tale decreto legislativo riguarda inoltre la disciplina dell'autorizzazione integrata ambientale (AIA) aggiornata tramite il D.Lgs n 46 del 4 marzo 2014 che attua e recepisce la Direttiva Europea 2010/75/UE riguardo le disposizioni in merito alle autorizzazioni, ai controlli e alle sanzioni per attività industriali aventi un elevato potenziale inquinante.

Nel 2013 è stato emanato il DPR n.59 del 13 marzo 2013 che disciplina l'autorizzazione unica ambientale (AUA), ossia l'atto di semplificazione amministrativa in materia ambientale rivolto alle piccole e medie imprese a agli impianti non soggetti all' AIA.

Sulla base del principio dell'integrazione fra le politiche settoriali e dell'impatto diretto o indiretto di queste sulle emissioni in atmosfera e la qualità dell'aria si richiamano anche le seguenti misure prese a livello nazionale.

• Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 28 dicembre 2012 riguardo l'incentivazione della produzione di energia termica da fonti rinnovabili ed interventi di efficienza energetica di piccole dimensioni.

• Decreto del 6 luglio 2012 approvato dal Ministro dello Sviluppo Economico di concerto con il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare riguardo l'incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti a fonti rinnovabili diversi dai fotovoltaici

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principalmente da rifiuti e sottoprodotti e in piccoli impianti.

• Legge n 120 del 1 giugno 2002 che ratifica il Protocollo di Kyoto e illustra il relativo piano nazionale per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra

• Il Decreto Interministeriale sulla Strategia Energetica Nazionale (SEN) del 8 marzo 2013, approvato dai Ministri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente. La Strategia Energetica Nazionale indica per l’Italia quattro obiettivi principali: l’allineamento dei costi energetici a quelli europei, il superamento di tutti gli obiettivi ambientali europei (riduzione delle emissioni di CO2, penetrazione delle rinnovabili, riduzione del consumo di energia), il rafforzamento della nostra sicurezza ed indipendenza di approvvigionamento, la spinta alla crescita economica guidata dal settore energetico

• D.Lgs n 192 del 19 agosto 2005 modificato e integrato dal D.Lgs. n. 311/2006 che ha dato attuazione alla direttiva 2002/91/CE riguardo il rendimento energetico nel settore dell'edilizia.

• Legge 3 agosto 2013, n. 90 di conversione in Legge, con modifiche, del decreto legge 4 giugno 2013 n. 63, lo Stato italiano ha recepito poi la direttiva europea 2010/31/UE, contenente alcune integrazioni rispetto alla precedente normativa in tema di prestazioni energetiche nel settore edilizio.

• Legge n10 del 14 gennaio 2013 riguardo le norme di sviluppo degli spazi verdi urbani che ha tra le sue finalità la riduzione delle emissioni e il miglioramento della qualità dell'aria attraverso la valorizzazione del patrimonio arboreo e boschivo

• D.Lgs. n. 194/2005, richiamato nel D.Lgs. n. 155/2010, che recepisce al direttiva 2002/49/CE relativa alla determinazione e alla gestione del rumore ambientale, ha l’obiettivo primario di evitare, prevenire o ridurre gli effetti nocivi dell’esposizione della popolazione al rumore ambientale derivante da varie sorgenti: traffico automobilistico, traffico ferroviario, traffico aereo, attività portuali e attività industriali

Il PAIR2020 è lo strumento con il quale la Regione Emilia Romagna individua le misure da attuare per garantire il rispetto dei valori limite e perseguire i valori obiettivo definiti dall'Unione Europea.

E' il primo piano di livello regionale elaborato in Emilia-Romagna per il risanamento e la gestione della qualità dell'aria.

Il coordinamento delle azioni a livello regionale era garantito attraverso lo strumento dell'

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Altre normative complementari agli accordi di programma per la salvaguardia dell' ambiente aria a livello regionale sono:

• Norme per il rilascio delle autorizzazioni ordinari per attività con emissioni in atmosfera:

- DGR. n. 960 del 16/6/1999, “Riforma del sistema regionale e locale” con la quale sono fornite indicazioni per il rilascio delle autorizzazioni ordinarie

- Determinazione n. 4606/1999 – “Indicazioni alle Province per il rilascio delle autorizzazioni in atmosfera” con la quale vengono approvati i CRITERI di autorizzabilità per i settori produttivi e attività da autorizzare alle emissioni in atmosfera”;

- DGR 1497/2011 – “Autorizzazione alle emissioni in atmosfera - Approvazione della modulistica per la presentazione delle domande di autorizzazione ai sensi dell'art. 269 del DLgs. n. 152/2006 "Norme in materia ambientale" e s.m.i.” con la quale é stata predisposta la modulistica per le autorizzazioni ordinarie, compresa la comunicazione annuale sui COV ex art. 275 DLgs. 152/06;

• Norme per le attività in deroga con emissioni in atmosfera:

- DGR n. 2236 del 28 dicembre 2009 - Autorizzazioni alle emissioni in atmosfera: interventi di semplificazione e omogeneizzazione delle procedure e determinazione delle prescrizioni delle autorizzazioni di carattere generale per le attività in deroga ai sensi dell'art. 272, commi 1, 2 e 3 del DLgs. n. 152 del 3 aprile 2006 "Norme in materia ambientale";

- DGR n. 1769 del 22 novembre 2010 - Integrazioni e modifiche alla D.G.R. 2236/2009 e approvazione degli allegati relativi all'autorizzazione di carattere generale per impianti termici civili con potenzialità termica nominale complessiva inferiore a 10 MWt, ai sensi dell'art. 272 comma 2 ed art. 281 comma 4 del DLgs. 152/2006 "Norme in materia ambientale";

- DGR n. 335 del 14 marzo 2011 - Integrazioni e modifiche alla D.G.R. 2236/09 e s.m.i. e approvazione degli allegati relativi all'autorizzazione di carattere generale per motori fissi a combustione interna alimentati a biomasse liquide e biodiesel con potenzialità termica nominale complessiva fino a 10 MWt, ai sensi degli articoli 271 comma 3, e 272 comma 2 del DLgs. n. 152/2006;

- DGR n. 1496 del 24 ottobre 2011 - Integrazioni e modifiche alla DGR 2236/09 - Approvazione degli allegati relativi all'autorizzazione di carattere generale per impianti di produzione di energia con motori a cogenerazione elettrica aventi potenza termica nominale compresa fra 3 e 10 MWt alimentati a biogas, ai sensi degli articoli 271 comma 3 e 272 comma 2 del DLgs. n. 152/2006 "Norme in materia ambientale".

- DGR n. 1498 del 24 ottobre 2011 - Rinnovo delle autorizzazioni alle emissioni in

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carattere generale per impianti termici civili e industriali alimentati a biomasse solide con potenzialità termica nominale complessiva inferiore a 10 MWt, ai sensi degli articoli 271 comma 3 e 272 comma 2 del DLgs. 152/2006 "Norme in materia ambientale" - Integrazioni e modifiche alla DGR 2236/2009.

- DGR n. 968 del 16 luglio 2012 - Integrazioni e modifiche alla DGR 2236/09 e alla DGR 681/2011 - modifica degli allegati relativi all'autorizzazione di carattere generale per allevamenti di bestiame di cui alla parte II, dell'allegato IV alla parte V, del D.Lgs 152/06 e s.m.i. e approvazione del modulo per la domanda di adesione.

- DGR n. 995 del 16 luglio 2012 - Integrazioni e modifiche alla DGR. 2236/2009 - approvazione degli allegati relativi all'autorizzazione di carattere generale per le linee di trattamento fanghi connesse ad impianti di depurazione acque.

- DGR n. 362 del 26 marzo 2012 “Attuazione della D.A.L. 51 del 26 luglio 2011 – Approvazione dei criteri per l’elaborazione del computo emissivo per gli impianti di produzione di energia a biomasse”, la Regione Emilia-Romagna ha regolato la localizzazione degli impianti di produzione di energia da biomasse, individuando, per le aree di superamento e quelle a rischio di superamento dei valori limite per NO2 e PM10, il vincolo del “saldo zero” rispetto alle emissioni dei due inquinanti e stabilendo i criteri per il calcolo del computo emissivo.

- L.R. n. 26 del 23 dicembre 2004. Disciplina gli atti di programmazione e gli interventi operativi della Regione stessa e degli enti locali in materia di energia garantendo che vi sia una corrispondenza tra energia prodotta, il suo uso razionale e la capacità di carico del territorio e dell’ambiente.

- L.R. n. 19/2003 "Norme in materia di riduzione dell’inquinamento luminoso e di risparmio energetico", dalla sua direttiva applicativa, la DGR n. 1688 del 18/11/2013. Questa normativa indica i requisiti tecnici che tutti i nuovi impianti di illuminazione esterna, pubblici e privati devono seguire, ed i criteri per una corretta progettazione ed installazione.

- L.R n 9. del 18 maggio 1999. recepimento delle direttive europee (85/377/CEE e 97/11/CE sostituite dalla più attuale Direttiva 2011/92/CE) riguardo la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). Individua le autorità competenti ad effettuare le procedure di VIA relative a progetti di impianti, opere o interventi imputando alla Regione, alle

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Quadro Conoscitivo. Sulla base di queste valutazioni sono stati individuati lo scenario di riferimento, lo scenario tendenziale e lo scenario obiettivo di piano. Dal confronto tra questi scenari, attraverso un’articolata analisi intersettoriale sulla fattibilità e sul rapporto costibenefici delle possibili azioni, è stato infine individuato il set di misure da attuare per il raggiungimento degli obiettivi di piano.

Gli obiettivi del PAIR sono descritti nell'articolo 12 delle Norme Tecniche di Attuazione. Al fine di tutelare la salute dei cittadini emiliano- romagnoli, nel rispetto della normativa vigente, il Piano persegue la finalità di tutela della qualità dell’aria attraverso la riduzione, rispetto ai valori emissivi del 2010, dei livelli degli inquinanti di seguito elencati:

a) riduzione del 47 per cento delle emissioni di PM10 al 2020;

b) riduzione del 36 per cento delle emissioni di ossidi di azoto (NOx) al 2020;

c) riduzione del 27 per cento delle emissioni di ammoniaca (NH3) al 2020;

d) riduzione del 27 per cento delle emissioni di composti organici volatiti (COV) al 2020;

e) riduzione del 7 per cento delle emissioni di biossido di zolfo (SO2) al 2020.

Il Piano, anche in attuazione dell’articolo 13 del D.Lgs. 155/2010, è volto a perseguire il raggiungimento, al 2020, dei valori obiettivo di cui all’allegato VII del D.Lgs. 155/2010 agendo sulla riduzione delle emissioni dei precursori dell’ozono ovvero sulle principali sorgenti di emissione attraverso misure che non comportino costi sproporzionati rispetto agli obiettivi attesi.

Per raggiungere questi obiettivi, il PAIR mette in campo azioni e misure che vanno ad agire su tutti i settori emissivi e che coinvolgono tutti gli attori del territorio regionale, dai cittadini alle istituzioni, dalle imprese alle associazioni, individuando circa 90 misure articolate in sei ambiti di intervento principali: le città, la pianificazione e l’utilizzo del territorio, la mobilità, l’energia, le attività produttive, l’agricoltura, gli acquisti verdi nelle Pubbliche amministrazioni riportate in specifico nell’allegato alla presente relazione.

(43)

4.2 IL PSC DI IMOLA E DEL CIRCONDARIO IMOLESE

Il PSC del Comune di Imola rientra all’interno di un piano di programmazione territoriale più vasto che è quello del Circondario Imolese e quindi del corrispondente PSC che è stato pertanto steso in forma condivisa.

Nello specifico, l’adozione del PSC di Imola e della relativa valutazione ambientale strategica (VALSAT), volta a valutarne la sostenibilità ambientale, ma anche territoriale, è avvenuta con DCC 41 del 27/03/2013 .

La progettazione e pianificazione del PSC in esame, ma anche dell’intero Circondario ha toccato i seguenti caratteri salienti:

• la progettazione di un’armatura infrastrutturale moderna, calibrata in una prospettiva temporale ampia, attuabile per stralci funzionali compatibili con le dinamiche di sviluppo della città e del territorio;

• la valorizzazione del sistema produttivo e commerciale, mediante azioni anche perequative atte a favorire insediamenti di nuove attività che incrementino i tassi occupazionali e siano improntate ad una efficace semplificazione amministrativa, al contenimento dei costi insediativi pur nelle necessaria presenza di tutte le dotazioni territoriali in una prospettiva di riconoscimento di APEA dei nuovi ambiti di sviluppo;

• la localizzazione di nuovi insediamenti solo in aree non ‘sensibili’ e in nuclei urbani dotati di servizi;

• la riqualificazione e il recupero di parti del territorio degradate ;

• la tutela e valorizzazione degli aspetti paesaggistici e ambientali;

• l’attuazione di politiche a favore di uno sviluppo residenziale di qualità e coerente con la sostenibilità sociale del territorio;

• l’utilizzo dello strumento perequativo per la realizzazione della “città pubblica”, per l’implementazione del sistema delle dotazioni territoriali e per la salvaguardia delle fasce deboli della popolazione (politiche ERS);

• l’uniformità delle norme urbanistiche ed edilizie tra comuni del circondario, pur salvaguardando i valori e la storia delle singole pianificazioni locali consolidate in modo da mantenere una coerenza con la cultura e le vocazione dei singoli territori;

A questi si aggiunge la chiarezza delle norme, con semplificazione nei limiti del possibile delle procedure burocratiche.

A tal fine si sono perseguite alcune linee guida generali da cui sono scaturiti obiettivi che

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• generare i presupposi per uno sviluppo territoriale di natura prevalentemente qualitativa;

• perseguire la tutela, conservazione e valorizzazione del paesaggio come bene primario collettivo.

Attraverso la tutela della qualità dell’aria sarà infatti possibile garantire la tutela dell’ambiente antropico e quindi della salute umana e di tutte le componenti del paesaggio volte ad assicurare il benessere delle generazioni attuali, ma anche future e quindi perseguire il precetto della sostenibilità ambientale ma anche sociale di un territorio e del suo sviluppo.

In tal senso gli obiettivi generali di Piano possono essere così riassunti:

• contenimento della dispersione insediativa sul territorio e del consumo di nuovo suolo;

• programmazione temporale dello sviluppo insediativo in stretta congruità con la sostenibilità delle dotazioni territoriali, in un quadro condiviso circondariale;

• incremento della qualità ambientale e della coerenza con una nuova qualità insediativa sia in termini urbanistici che edilizi;

• tutela e valorizzazione del paesaggio come patrimonio collettivo non rinnovabile;

• incentivazione al presidio attivo del territorio rurale compatibile con la fragilità ambientale dello stesso.

Volendo analizzare gli obiettivi e le conseguenti azioni previste per singolo aspetto incidente sul comparto aria si può dividere l’analisi su quattro tematiche:

- infrastrutture e mobilità;

- sistema ambientale;

- sistema residenziale;

- sistema produttivo e commerciale;

- sistema delle dotazioni.

Se ne porta di seguito un quadro di sintesi ripreso dalla VALSAT.

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AMBITO OBIETTIVI DI SOSTENIBILITÀ AZIONI

IL SISTEMA INFRASTRUT- TURALE E DELLA

MOBILITÀ

Gli obiettivi generali assunti dal PSC sono quelli di rispondere alle esigenze di mobilità con alternative al mezzo privato, promuovendo il trasporto collettivo e quello non motorizzato, migliorare la sicurezza e ridurre l’impatto delle infrastrutture sul territorio.

La riorganizzazione del sistema infrastrutturale è orientata verso:

- la razionalizzazione dell’intero sistema su scala circondariale gerarchizzando i percorsi di attraversamento, penetrazione e distribuzione;

- l’alleggerimento del traffico nelle aree centrali rendendo efficienti gli spazi di sosta.

- la costruzione e la messa in rete di itinerari ciclopedonali a servizio sia delle varie funzioni urbane sia mediante la previsione di mobilità ciclabile territoriale utilizzando la rete viabile poderale, un modo anche per valorizzare aziende agricole che si orienteranno sempre nella direzione di prodotti di qualità e di tipo biologico.

- Miglioramento e fluidificazione dei traffici veicolari endogeni al territorio circondariale, con particolare riferimento alla via Emilia, per la quale prioritariamente occorre attuare azioni tendenti alla soppressione e concentrazione delle attuali immissioni, rivisitazione delle funzioni generatrici di nuovi carichi veicolari direttamente connessi ad essa, riprogettazione delle fasce di rispetto e mitigazione, creando le condizioni per un nuovo ordine urbano e una nuova percezione funzionale.

- potenziamento del Sistema Ferroviario Metropolitano e del Trasporto Pubblico Locale;

- completamento trasversale di pianura e nuova San Vitale;

- adeguamento della rete extraurbana minore alle esigenze di collegamento intercomunale;

- potenziamento delle reti ciclabili urbane ed extraurbane.

- Incentivazione dell’impianto di colture non agro-alimentari lungo le direttrici di traffico autostradale

Le azioni previste avranno un impatto sulla qualità dell’aria in quanto consentiranno di ridurre il numero di veicoli circolanti e con essi le emissioni in atmosfera associate o dall’altro ne determineranno una ridistribuzione territoriale più omogenea, soprattutto riducendo il traffico su gomma in corrispondenza delle principali arterie qualora queste transitino all’interno o a ridosso degli ambiti urbani di maggiori dimensioni; aree che dal quadro dello stato di fatto proposto nella VALSAT rappresentano le zone maggiormente critiche in termini di concentrazioni di inquinanti atmosferici, in particolare per gli NOx e PM10. Questo intervento diventa particolarmente significativo se portato pienamente a termine per il comune di Imola dal momento che da zonizzazione proposta nel PAIR (allegato 2) ricade interamente in “area

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AMBITO OBIETTIVI DI SOSTENIBILITÀ AZIONI

SISTEMA AMBIENTALE

Gli obiettivi sono sviluppato in relazione alle 4 strutture territoriali omogenee individuate da PTCP.

L’obiettivo prioritario del PSC per il territorio collinare e pedecollinare è la tutela e la valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio, obiettivo raggiungibile con azioni dirette e con indirizzi e prescrizioni di carattere normativo che vanno dalla tutela di ambienti peculiari; aste fluviali e si concludono anche con azioni di recupero del patrimonio edilizio.

Riguardo il territorio di pianura gli obiettivi sono:

- salvaguardia del carattere prevalentemente agricolo anche delle aree periurbane;

- Gli interventi in zona agricola si attuano esclusivamente mediante il recupero del patrimonio edilizio esistente

- Tutela e valorizzazione emergenze ambientali e architettoniche;

SISTEMA DI PIANURA

Le azioni da perseguire sono quelle rivolte da un lato alla incentivazione di una produttività agricola coerente con le caratteristi che di fertilità dei suoli, coniugata al mantenimento e alla rigenerazione di quegli elementi del paesaggio tipici.

SISTEMA DELLA VIA EMILIA

Le azioni fondamentali da perseguire oltre ad una valorizzazione della produzione agricola e alla protezione del suolo dalla trasformazione urbanistica ,sono la conservazione del mantenimento della percezione paesaggistica dalla via Emilia, la salvaguardia delle principali reti ecologiche attraverso anche una loro demanializzazione e fruizione pubblica compatibile con il mantenimento dei valori naturalistici.

SISTEMA PEDECOLLINARE

Le azioni riguardano la valorizzazione delle tipicità produttive agricole anche attraverso la incentivazioni di strutture agrituristiche atte alla diffusione di colture e prodotti tradizionali , in un quadro di conservazione delle emergenze ambientali.

SISTEMA DELL’ALTA COLLINA

Le azioni da proporre sono quelle connesse alla creazione di un corretto equilibrio fra le necessità di conservazione degli aspetti naturalistici e le necessità di mantenimento di un “presidio produttivo agricolo legato alle produzioni locali.

Gli obiettivi ed azioni previste potranno consentire se non un miglioramento, un mantenimento dello stato di qualità dell’aria ad oggi presente su ogni singolo territorio in quanto incentivano la salvaguardia del paesaggio rurale e naturale presente pertanto la presenza, come vedremo nel capitolo successivo, di aree verdi e nel contempo di specie arboree in grado di abbattere

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