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COMUNE DI POLIGNANO A MARE PROVINCIA DI BARI Lavori di messa in sicurezza ed adeguamento della pista ciclabile su via San Vito. Progetto Esecutivo

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Academic year: 2022

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INDICE

1. PREMESSE ... 2

2. QUADRODIRIFERIMENTONORMATIVOEPROGRAMMATICO ... 3

2.1.CONTESTO NORMATIVO ED AUTORIZZAZIONI ... 3

2.1.1. Le autorizzazioni necessarie ... 3

2.2.Piano Urbanistico Territoriale Tematico (PUTT/P) ... 4

2.3.PIANO PAESAGGISTICO TERRITORIALE REGIONALE (PPTR) ... 6

2.4.Piano di Assetto Idrogeologico della Regione Puglia(PAI) ... 8

3. QUADRODIRIFERIMENTOPROGETTUALE ... 11

3.1.Descrizione Del Progetto ... 11

4. QUADRODIRIFERIMENTOAMBIENTALE ... 12

4.1.Stato di fatto e contesto ambientale ... 12

4.2.Suolo 12 4.3.Ecosistemi naturali ... 18

5. DESCRIZIONEDEGLIIMPATTIEDELLEINTERFERENZEPREVISTE ... 24

5.1.IMPATTI IN FASE DI ESECUZIONE ... 24

5.1.1. Descrizione generale degli impatti ... 24

5.1.2. Cave, discariche e aree di deposito temporaneo ... 24

5.1.3. Impatti sul tessuto urbano e rurale ... 24

5.1.4. Alterazione delle risorse idriche ... 25

5.1.5. Alterazione temporanea del flusso veicolare ... 25

5.2.IMPATTI IN FASE OPERATIVA ... 26

5.2.1. Emissioni, vibrazioni, rumore, polveri di origine veicolare ... 26

5.2.2. Inquinamento luminoso ... 26

6. CONCLUSIONE ... 28

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1. P

REMESSE

Nel presente studio verranno analizzate le differenti implicazioni che il progetto potrà generare nei confronti dei principali recettori biotici ed abiotici; in particolare verranno analizzate alcune problematiche specifiche che, preliminarmente individuate, potranno ora essere approfondite.

Naturalmente i vari interventi elencati, saranno corredati di una serie di opere accessorie, quali l'utilizzo di staccionate e barriere in acciaio e legno, nonché il rivestimento di tutte le opere in c.a. con conci di calcarenite locale; questi aspetti saranno comunque analizzati nel proseguo della trattazione, mentre per maggiori dettagli realizzativi si può rimandare ai documenti ed agli elaborati strettamente progettuali. Gli interventi prevedono essenzialmente allargamento di percorsi ciclabili esistenti ed in parte da realizzare su viabilità esistente di proprietà comunale.

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2. QUADRO DI RIFERIMENTO NORMATIVO E PROGRAMMATICO

2.1. CONTESTO NORMATIVO ED AUTORIZZAZIONI

2.1.1. Le autorizzazioni necessarie

In seguito alle analisi svolte negli studi preliminari gli interventi in progetto non generanno situazioni critiche tali da necessitare di particolari accorgimenti per la salvaguardia ambientale, sia grazie alle tipologie realizzative previste, sia per il contesto in cui esse saranno inserite.

La progettazione esecutiva ha tenuto conto di una serie di vincoli da rispettare e le conseguenti autorizzazioni che sarà necessario conseguire.

Le leggi ambientali a livello nazionale che vincolano il territorio sono:

Legge n. 3267/23:

Tale legge introduce il cosiddetto vincolo idrogeologico a tutela di tutte le aree a rischio di frana o erosione e per le quali si possono determinare situazioni di pericolo per l’interesse pubblico o di modifica del regime delle acque. A norma dell'art. 1 della legge 3267/23 "sono sottoposti a vincolo per scopi idrogeologici i terreni di qualsiasi natura e destinazione che, per effetto di forme di utilizzazione contrastanti con le norme di cui agli artt. 7, 8 e 9, possano con danno pubblico subire denudazioni, perdere la stabilità o turbare il regime delle acque". Vieta anche interventi che possono determinare sfruttamento eccessivo e disboscamenti.

Decreto L.vo n. 42/2004

Con tale Decreto sono state recepite le disposizioni contenute nella Legge n. 1497/39 che definiva i vincoli per la protezione delle bellezze naturali, in particolare giardini, parchi, bellezze panoramiche, paesaggi. Ai sensi dell'art. 1 della prima legge sono soggette alle previsioni e prescrizioni della stessa, "a causa del loro notevole interesse pubblico:

le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale o di singolarità geologica;

le ville, i giardini e i parchi che, non contemplati dalle leggi per la tutela delle cose d'interesse artistico o storico, si distinguono per la loro non comune bellezza;

i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale;

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le bellezze panoramiche considerate come quadri naturali e così pure quei punti di vista o di belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si gode lo spettacolo di quelle bellezze".

Legge n.431/85 (Legge Galasso)

che estende il vincolo paesaggistico introdotto dalla L n.1497/39 a un vasto insieme di aree; in particolare:

i territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare;

i territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i territori elevati sui laghi

i fiumi, i torrenti ed i corsi d'acqua e le relative sponde o piede degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna.

i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione esterna dei parchi;

i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento;

le aree assegnate alle università agrarie e le zone gravate da usi civici.

le zone di interesse archeologico.

La legge Galasso permette che vengano eseguiti interventi e opere nelle aree tutelate purché non interferiscano con il vincolo idrogeologico e paesistico, in particolare non modifichino lo stato dei luoghi e l’alterazione dell’aspetto degli edifici.

Si tratta di una legge diversa dalle precedenti, in quanto vincola non più ambiti definiti ma grosse categorie di beni naturali. Importante è notare che al di là della perimetrazione secondo una fascia meramente dimensionale (ad esempio dei 300 m), dovrebbe risultare vincolata l’area più ampia in cui è possibile riscontrare i valori che caratterizzano “in genere”

la fascia dimensionalmente definita dalla legge.

Essendo presente il Vincolo Paesaggistico, l’ufficio comunale competente dovrà provvedere al rilascio dell’ “Autorizzazione Paesaggistica” e inoltrare copia del progetto e del parere alla Soprintendenza competente.

2.2. Piano Urbanistico Territoriale Tematico (PUTT/P)

Il Piano Urbanistico Territoriale Tematico “Paesaggio” (PUTT/P), in adempimento di quanto disposto dall’Art. 149 del D.vo n. 490/29.10.99 e dalla L.R. 31/05/80 n. 56, disciplina i

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processi di trasformazione fisica e l’uso del territorio allo scopo di tutelare l’identità storica e culturale e rendere compatibili qualità del paesaggio, delle sue componenti strutturanti e il suo uso sociale, promuovere la salvaguardia e valorizzazione delle risorse territoriali.

Il Piano perimetra degli ambiti territoriali di differente valore paesaggistico, classificati da A ad E come segue:

- ambito di valore eccezionale ("A"), laddove sussistano condizioni di rappresentatività di almeno un bene costitutivo di riconosciuta unicità e/o singolarità, con o senza prescrizioni vincolistiche preesistenti;

- ambito di valore rilevante ("B"), laddove sussistano condizioni di compresenza di più beni costitutivi con o senza prescrizioni vincolistiche preesistenti;

- ambito di valore distinguibile ("C"), laddove sussistano condizioni di presenza di un bene costitutivo con o senza prescrizioni vincolistiche preesistenti;

- ambito di valore relativo ("D"), laddove pur non sussistendo la presenza di un bene costitutivo, sussista la presenza di vincoli (diffusi) che ne individui una significatività;

- ambito di valore normale ("E"), laddove è comunque dichiarabile un significativo valore paesaggistico-ambientale.

I terreni e gli immobili ricadenti all'interno degli ambiti da "A" a "D" sono sottoposti a tutela diretta dal Piano, che definisce gli indirizzi di tutela, le direttive di tutela e le prescrizioni di base.

In riferimento al PUTT/P ,come si evince dagli allegati cartografici, lo sviluppo dei percorsi ricade su ambiti estesi di tipo “B” e “C”.

Le lavorazioni per la realizzazione, l'allargamento e l'estendimento delle piste ciclabili saranno eseguite intervenendo su suoli stradali esistenti, da riqualificare secondo gli standards prescritti dalle linee guida contenute nella normativa vigente per percorsi ciclabili.

Le lavorazioni riguardando una scarifica di strade esistenti possono essere assimilate a lavorazioni di manutenzione ordinaria, non alterando quindi in alcun modo le opere esistenti.

Poiché negli ambiti territoriali estesi di valore rilevante(“B” dell’art. 2.01), in attuazione degli indirizzi di tutela, per tutti gli ambiti territoriali distinti di cui all’art. 3.01, i lavori appaiono compatibili con gli indirizzi di tutela, in quanto va evitata ogni alterazione della integrità visuale e va perseguita la riqualificazione nel contesto.

Analogamente per gli ambiti territoriali estesi di valore distinguibile (“C”dell’art.2.01) e di valore relativo (“D”) in attuazione degli indirizzi di tutela, per tutti gli ambiti territoriali distinti di cui all’art. 3.01, va evitata ogni destinazione d’uso non compatibile con le finalità di salvaguardia e di contro, vanno individuati i modi per innescare processi di corretto riutilizzo e valorizzazione. Le opere previste vanno proprio in questa direzione.

Considerazioni particolari devono rivolgersi al “vincolo Galasso”imposto ai sensi della Legge 431/85 sulle lame situate nell’area di studio, che, partendo dalle ultime propaggini

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collinari dell’altopiano Murgiano arrivano al mare. Si tratta di territori fortemente caratterizzati sotto il profilo paesistico e naturalistico per la presenza anche dell’habitat naturale e dell’ecosistema ancora sufficientemente integri. La necessità di sottoporre a vincolo tali aree è anche dovuta al fatto che spesso esse conservano i resti di antichi insediamenti umani, ricavati in grotte scavate dall’uomo lungo i lati delle lame stesse, o sorti nelle vicinanze, per la presenza di brevi corsi fluviali di cui restano le tracce.

Nel territorio di Polignano a Mare, l’intera fascia compresa tra la linea di costa e la S.S. 16 è sottoposta a vincolo con l’unica esclusione dell’abitato di Polignano. A sud del centro urbano, in località Pozzovivo ed in località Torre Incina, al confine del territorio comunale, i limiti di tale area si spingono ancor più verso l’interno, seguendo il percorso delle lame.

Gli interventi si sviluppano su sede stradale esistente per cui non vanno ad alterare gli equilibri idrogeologici presenti.

2.3. PIANO PAESAGGISTICO TERRITORIALE REGIONALE (PPTR)

A seguito dell’emanazione del DLgs 42/2004 “Codice dei Beni culturali e del paesaggio”, la Regione Puglia ha dovuto provvedere alla redazione di un nuovo Piano Paesaggistico coerente con i nuovi principi innovativi delle politiche di pianificazione, che non sono presenti nel Piano attualmente vigente, il P.U.T.T..

La Giunta Regionale ha approvato, in data 11 Gennaio 2010, la Proposta di Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR).

L’approvazione è stata effettuata per conseguire lo specifico accordo con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali previsto dal Codice e per garantire la partecipazione pubblica prevista dal procedimento di Valutazione Ambientale Strategica.

A seguito dell’iter procedurale di VAS, la Regione Puglia congiuntamente con il Ministero per i Beni Culturali e le Attività Culturali, ha redatto la stesura definitiva degli elaborati del PPTR.

In conclusione con Delibera di Giunta Regionale n.1435 del 2 agosto 2013 è stato adottato il Piano paesaggistico territoriale della Regione Puglia (PPTR), esso proseguirà l’iter di approvazione così come previsto dagli art. 2 della L.R. 7 ottobre 2009 n.20.

La succitata delibera dispone:

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di dare atto che a norma dell’art. 143 co. 9 del Codice a far data dalla adozione del presente provvedimento non sono consentiti, sugli immobili e nelle aree di cui all’art.

134 del Codice stesso, interventi in contrasto con le prescrizioni di tutela previste dal Piano;

di dare atto altresì che a far data dalla adozione del presente provvedimento non sono consentiti interventi in contrasto con le specifiche misure di salvaguardia ed utilizzazione previste per gli ulteriori contesti come individuati nell’art. 38 co. 3.1 del Piano ad eccezione degli interventi previsti dai Piani urbanistici esecutivi/attuativi e alle opere pubbliche che, alla data di adozione del PPTR abbiano già ottenuto i pareri paesaggistici a norma del Putt/p e/o che sano stati parzialmente eseguiti. Per tali interventi gli eventuali ulteriori provvedimenti autorizzativi conseguenti rimangono interamente disciplinati dalle norme del PUTT/P fino all’entrata in vigore del PPTR.

Per cui sono entrate in vigore le misure di salvaguardia, le quali riguardano, come previsto dalle Norme Tecniche di Attuazione, i beni paesaggistici e gli ulteriori contesti paesaggistici. Ne consegue che allo stato attuale vigono sia il PUTT/Paesaggio che il PPTR.

Dalla verifica cartografica è emerso che il tracciato della pista in progetto ha interferenze con diverse aree soggette a tutela dal PPTR.

Ad ogni modo gli interventi previsti saranno eseguiti sono su sede stradale esistente e non comportano alcuna modifica sulle emergenze interessate.

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Fig. 1.1 : Verifica rispetto al PPTR – fonte Sit Puglia

La realizzazione della pista ciclabile è su viabilità esistente, per cui si ritiene che l’intervento sia compatibile con le misure di salvaguardia previste dal PPTR.

2.4. Piano di Assetto Idrogeologico della Regione Puglia(PAI)

La legge 183/1989 sulla difesa del suolo ha stabilito che il bacino idrografico debba essere l’ambito fisico di pianificazione per superare le frammentazioni e le separazioni prodotte in seguito all’adozione di aree di riferimento aventi confini meramente amministrativi.

Strumento di governo del bacino idrografico è il Piano di Bacino, che si configura quale documento di carattere conoscitivo, normativo e tecnico-operativo, mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d’uso finalizzate alla conservazione, difesa e valorizzazione del suolo e alla corretta utilizzazione delle acque, sulla base delle caratteristiche fisiche ed ambientali del territorio interessato.

La Autorità di Bacino Interregionale della Puglia, con delibera del Comitato Istituzionale n° 39 del 30.11.2005, ha approvato il Piano di Bacino della Puglia, stralcio Assetto Idrogeologico (PAI).

Grotte

Vincolo Paesaggistico ex Lege 1497

Buffer 300 m costa Buffer 150 m corso d’acqua

Strada a valenza paesaggistica Lama

Pascolo Naturale

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Il PAI, ai sensi dell’art. 1 delle Norme Tecniche di Attuazione, è finalizzato al miglioramento delle condizioni di regime idraulico e della stabilità dei versanti necessario a ridurre gli attuali livelli di pericolosità ed a consentire uno sviluppo sostenibile del territorio nel rispetto degli assetti naturali, della loro tendenza evolutiva e delle potenzialità d’uso.

Inoltre (art. 2 delle NTA) ha valore di piano territoriale di settore ed è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d’uso finalizzate alla conservazione, alla difesa ed alla valorizzazione del suolo ricadente nel territorio di competenza dell’Autorità di Bacino della Puglia.

L’obiettivo immediato del PAI si configura nella redazione di un quadro conoscitivo generale dell’intero territorio di competenza dell’Autorità di Bacino, in termini di inquadramento delle caratteristiche morfologiche, geologiche ed idrogeologiche.

Nel contempo l’Autorità di Bacino della Puglia ha perimetrato le aree soggette a rischio idrogeologico suddivise in aree soggette a pericolosità idraulica, aree soggette a pericolosità da frana e, per entrambe, le relative aree a rischio.

Per la pericolosità da frana il PAI prevede:

• PG3: aree a Pericolosità da frana molto elevata;

• PG2: aree a Pericolosità da frana elevata;

• PG1: aree a Pericolosità da frana media e moderata.

Per la pericolosità idraulica si distinguono:

• AP: aree ad Alta Probabilità di inondazione;

• MP: aree a Moderata Probabilità di inondazione;

• BP: aree a Bassa Probabilità di inondazione.

Le aree a rischio sono suddivise in:

• R4: Aree a Rischio Molto Elelvato;

• R3: Aree a Rischio Elevato;

• R2: Aree a Rischio Medio;

• R1: Aree a Rischio Moderato.

Dalla verifica cartografica è emerso che il tracciato della pista interessa in più punti le aree perimetrale ai sensi del PAI, per cui si dovrà redigere uno Studio di Compatibilità Idrologica ed Idraulica ai fini dell’ottenimento del parere di competenza da parte dell’Autorità di Bacino.

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Fig. 1.2 : Verifica rispetto al PAI Puglia – fonte AdB

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3. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE

3.1. Descrizione Del Progetto

Per la descrizione dettagliata delle opere definitive previste dal progetto si rimanda a quanto riportato nella specifica relazione tecnica e nelle tavole progettuali.

In questa sede è comunque opportuno offrire una rapida descrizione degli interventi, in modo tale da poter meglio comprendere l’entità, la localizzazione e l’eventuale interferenza delle opere nei confronti del contesto ambientale circostante.

L’intervento è finalizzato alla funzionalizzazione dell'itinerario ciclabile che collega il centro abitato di Polignano a Mare con la località " Cala Santa Caterina", in adiacenza al ristorante

"Tuccino". Il progetto prevede la tipologia di pista ciclabile in sede propria a doppio senso di marcia o a doppio senso di marcia promiscua , ricavata dalla riduzione in larghezza della sede stradale esistente.

Le pista ciclabili risulteranno in affianco alla sede stradale veicolare residua, da cui verrà fisicamente separata mediante l’interposizione di un idoneo cordolo spartitraffico longitudinale.

La pavimentazione della pista ciclabile sarà realizzata con spalmatura di resine acriliche, pigmentate, resistenti all’usura, ai raggi solari ed antisdrucciolo, posata sui 3 cm del tappetino di usura che completano il pacchetto stradale.

L’inserimento della pista ciclabile posta parallelamente alle carreggiate stradali hanno comportato la progettazione della segnaletica verticale ed orizzontale tanto della stessa pista ciclabile quanto della strada destinata al traffico veicolare.

Tale segnaletica, al fine di garantire la massima sicurezza per le diverse utenze, è stata progettata nel rispetto del D.M. 30 Novembre 1999 n. 557 e delle norme del Codice della Strada.

In particolare sia per la strada extraurbana e che per la strada urbana si è ritenuto opportuno imporre un limite di velocità di 50 Km/h (con la sola esclusione di qualche punto singolare nel quale il limite si riduce a 30 Km/h) e impedire lungo l’intera infrastruttura la manovra di sorpasso in ragione dell’elevato numero di accessi presenti.

Per quanto riguarda gli attraversamenti pedonali si è scelto di riproporli nella stessa posizione nella quale sono ubicati attualmente.

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4. QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE

4.1. Stato di fatto e contesto ambientale

In questo capitolo verranno forniti tutti gli elementi necessari per la comprensione delle principali caratteristiche ambientali dell’area oggetto di indagine. Le analisi saranno condotte a partire da un punto di vista macroscopico, in cui sarà offerta una breve descrizione del contesto secondo le usuali variabili ambientali, per scendere, in seguito, ad esaminare più approfonditamente le particolarità specifiche della zona sede degli interventi, valutandone le eventuale criticità.

4.2. Suolo

Il territorio di Mola presenta uno sviluppo costiero di 10 km circa a forma triangolare, che si estende verso l’interno per circa 8 km che si raccorda, al rilievo murgiano attraverso vasti ripiani allungati e paralleli alla costa, che tagliano il territorio in senso longitudinale con direzione nord-ovest.

Tali ripiani si sviluppano a quote variabili e presentano deboli ondulazioni.

Il territorio, per lo più pianeggiante , è connotato da alcune scarpate che diventano sempre meno ripide proseguendo verso il mare; le quali traggono origine dall’azione congiunta del sollevamento post-terziario e dall’abrasione marina, e dagli altri fenomeni che successivamente hanno rimodellato fessure e faglie.

Lungo le scarpate vi sono testimonianze dell’azione di spianamento del mare, rappresentate dalla presenza di cavità di erosione, ovvero da condotti di sbocco carsico che spesso sono fra loro separati ed intervallati da interfluvi quasi piani.

Alcuni di tali solchi risultano poco sviluppati ed incidono solo sul ripiano di quota più basso, presentando direzione prevalente verso nord-est, e convogliano le acque meteoriche, ma solo nei periodi dell’anno più piovosi.

Dalle zone murgiane si originano poche lame per lo più interne, che determinano un’idrografia superficiale caratterizzata da brusche deviazioni o anse irregolari.

Nel territorio di Mola affiorano diffusamente formazioni marine che sono riferibili al Cretaceo ed appartengono al gruppo dei “Calcari delle Murge”. Su di esse poggiano in trasgressione facies litologiche arenacee, arenaceo-argillose o detritico grossolane più o meno cementate e riferibili al Pleistocene medio-inferiore, che prendono il nome di “tufi delle Murge”. In

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analoga posizione sono presenti anche alcuni depositi argillosi indicati con il nome di “Argille di Rutigliano”.

La successione, dal basso verso l’alto, è quindi data dai “calcari di Bari” (gruppo dei calcari delle murge), dai “calcari di Mola”, dai “tufi delle Murge” (complesso trasgressivo calcareo e calcareo detritico) e dai depositi alluvionali (formazioni continentali).

Tra le formazioni marine, quella dei Calcari delle Murge rappresenta un potente complesso detritico sedimentario in genere ben stratificato di calcari bianchi o grigiastri, in parte dolomizzati, intercalati a luoghi molto fossiliferi con livelli di rudiste, gasteropodi ecc.

Nella parte intermedia della serie cretacica, sono presenti letti discontinui di brecce calcareo dolomitici ad “ostracodi” ed “Ophthalmiidae”. All’estremità nord orientale la parte basale della stessa serie ha tipi litologici a grana arenitica e con sfaldatura lastriforme.

La porzione superiore del Calcare di Bari si presenta con strati a spessore variabile e con aspetto coroide, con microfossili e rudiste abbondanti.

In leggera discontinuità angolare con i terreni calcarei precedenti, si rinviene un orizzonte di breccia calcarea a spessore variabile, sottostante ad un banco di calcari detritici a grana fine;

si tratta del ”calcare di Mola”. Lo spessore di tale formazione non supera mai la decina di metri e l’ambiente di sedimentazione risulta in parte analogo al quello del “Calcare di Bari”.

Le formazioni del Cretaceo fino ad ora descritte, risultano in più punti ricoperte da una coltre di depositi trasgressivi quaternari, denominati localmente “tufi”.

I depositi tufacei, talora in sensibile discordanza angolare, sono costituiti da calcari arenacei o arenaceo argillosi più o meno cementati, bianchi, giallastri o rossastri con frequenti livelli fossiliferi. Quando le parti pelitiche diventano predominanti, si hanno livelli di marne argillose.

Al di sopra delle calcareniti, anche se in zone morfologicamente più basse, si rinvengono come precedentemente detto, “le argille di Rutigliano”; ovvero depositi di natura sabbioso- limosa e/o argillosa, di colore grigio sporco e con numerosi fossili marini che hanno spessore di poche decine di metri.

La presenza di numerosi pozzi per acqua scavati a mano e di modesta profondità comprova la natura argillosa del deposito (8 – 10 m dal p.c.) e fornisce utilissime indicazioni per eventuali azioni di salvaguardia dell’acquifero profondo.

Polignano

L’intera zona di Polignano è caratterizzata dalla presenza di una fascia litoranea sub- pianeggiante, che si allunga in direzione nord-ovest e che si eleva in maniera dolce ed abbastanza continua verso l’interno, dove si incontra una piattaforma costituita da un gradino tettonico che coincide con un’antica linea di costa.

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L’intera area evidenzia caratteri morfologici variabili in relazione alla natura litologica e all’assetto strutturale delle formazioni affioranti a cui sono legati i fenomeni carsici, quelli erosivi e l’azione modellatrice del mare .

Gli affioramenti sono caratterizzati da rocce calcaree del Mesozoico (Turoniano- Cenomaniano) che appartengono alla serie litostratigrafica denominata “Gruppo dei Calcari delle Murge”.

Questi ultimi costituiscono un imponente complesso sedimentario, prevalentemente detritico, ben stratificato e distinto in varie unità litostratigrafiche.

L’intera serie carbonatica che affiora su tutto l’altopiano murgiano, risulta localmente coperta da placche Pleistoceniche trasgressive costituite per lo più da litotopi calcarenitici e da depositi terrosi eluviali e colluviali.

Nella zona interna del territorio di Polignano sono presenti, invece, i “calcari di Mola”

(Turoniano inf .- Cenomaniano sup.), localizzati in alcuni esigui affioramenti circostanti con giacitura in trasgressione sui termini cenomaniani del Calcare di Bari il cui contatto è segnato da una breccia calcarea di limitato spessore.

Dal punto di vista litologico, i calcari di Mola sono calcari detritici a grana fine con frammenti di rudiste, il cui ambiente di sedimentazione è di facies costiera e l’età è riferita al Cretaceo superiore.

Lungo la fascia costiera affiorano estesamente i “Tufi delle Murge” (Pleistocene) che sono da riferire al nuovo ciclo sedimentario che ha interessato la serie calcarea Mesozoica dapprima per tutto il Terziario, con una prolungata erosione e, solo al termine di questo periodo (Quaternario) con una ingressione marina che ha lasciato vasti affioramenti detritici.

Fra le formazioni continentali sono presenti e quindi distinguibili, alcuni depositi alluvionali, eluviali e colluviali. I depositi alluvionali sono costituiti da depositi terrosi e ciottolosi di esiguo spessore prodotti dal disfacimento dei calcari e dei tufi delle Murge che di solito si trovano nei fondovalle dei solchi erosivi (lame), sui calcari e sui depositi Pleistocenici.

Tra le incisioni più importanti si evidenziano quella che ha origine in località “C.S. San Luigi”

e si sviluppa in località “Quintivalle”; quella ubicata in località “Pozzo Cavaliere”, con sviluppo fino alla “Fratta”; quella con andamento molto sinuoso che parte da “Mass. Crocifisso” e prosegue fino al mare e, infine si nota la lama che da casa “San Luca” giunge sino al mare a sud di San Vito, con un percorso ben inciso e con un reticolo molto sviluppato. Oltre ai solchi erosivi il territorio è caratterizzato dalla presenza di bacini endoreici di piccole dimensioni e da numerose doline.

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La maggior parte delle doline presentano disposizione irregolare e sono concentrate più che altro nell’entroterra, nella fascia altimetrica compresa tra 150 e 200 m s.l.m. lungo una direzione prevalentemente parallela alla linea di costa.

Alle forme superficiali fin qui descritte, si affiancano diffuse forme sotterranee, rappresentate da cavità a sviluppo sia orizzontale che verticale.

Le aree di maggiore diffusione di tali forme sono localizzate lungo la linea di costa, ove la morfologia costiera è caratterizzata da forma a ripa con scarpata sub-verticali da qualche metro ad oltre venti metri . In tali zone la costa si presenta frastagliata con piccole baie e insenature, interrotte da arenili, da piccoli scogli a breve distanza dalla riva, alle quali si intercalano ipogei più o meno estesi che costituiscono un elemento tipico di tutta l’area polignanese.

La densità e distribuzione di tali ipogei è irregolare, in quanto legata a molteplici fattori che ne determinano la formazione.

Infatti i lineamenti tettonico - strutturali, i caratteri litostratigrafici ed il cambiamento del livello di base delle acque marine, giocano nel complesso, un ruolo determinante nella genesi e distribuzione delle differenti cavità.

Nel complesso tutte le forme di paesaggio descritte rappresentano gli effetti di un modellamento costiero prodottosi in più fasi per i ripetuti fenomeni di sollevamento regionali, interferenti con oscillazioni glacioeustatiche del livello marino.

La composizione carbonatica delle rocce costituenti il territorio ha favorito lo sviluppo di forme carsiche sia superficiali che profonde. Le formazioni del basamento carbonatico affioranti nell’area mostrano uno stile tettonico caratterizzato da pieghe blande e da faglie a debolissimo rigetto. Frequenti sono i sistemi di fratturazione, le inclinazioni sono generalmente deboli (<15°) e gli strati tendono ad assumere un assetto monoclinale, con immersione a S-SO, in particolar modo nella parte meridionale del territorio. La notevole uniformità litologica dei terreni carbonatici rende difficoltosa l’individuazione della geometria dei corpi, per cui non è agevole definire con sufficiente attendibilità i blocchi sollevati e misurarne il rigetto.

Le faglie possono essere evidenziate in modo indiretto, in corrispondenza di brusche variazioni dell’assetto degli strati.

I rigetti per la massima parte non superano qualche decina di metri, l’andamento dei piani di faglia indica che si tratta di faglie sub-verticali, di cui si riconoscono due sistemi principali NO SE e SO-NE.

L’intera area è stata interessata da un generale sollevamento polifasico ancora in atto, testimoniato dai terrazzi marini. Tra i sistemi di fratture, quello più accentuato si sviluppa con

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decorso nord-sud e che si incrociano a decorso trasversale est-ovest, con direzioni secondarie e punti di irradiazione o di concentrazioni di più fratture o più sistemi di fratture.

Sono inoltre presenti lacerazioni dovute ad effetti tensionali localizzati che tendono ad espellere le scaglie rocciose frantumate a causa di lievi movimenti torsionali e/o deformativi con relativo spostamento dei lembi a contatto.

Litologicamente la roccia in affioramento presenta alternanza di orizzonti più compatti e di spessore decimetrico con orizzonti più teneri di spessore centimetrico.

Tra le discontinuità prevalgono decisamente le superfici di strato orizzontali con sistemi di discontinuità minori, verticali od inclinate, tra loro ortogonali con frequenza legata allo spessore dello strato e con indice di discontinuità non sempre pari all’unità.

In taluni casi le condizioni di separazione sono da ricondurre a sistemi irregolari che danno origine ad una latente frattura concoide.

Monopoli

La zona in oggetto corrisponde all’intera fascia costiera del territorio del comune di Monopoli. Lo schema geologico e litostratigrafico dell'area in studio è caratterizzato dalla presenza di un esteso substrato di rocce del Cretaceo ascrivibile al Calcare di Bari.

Le unità litologiche osservate nell'area, descritte e riportate nell'ordine di Sovrapposizione riconosciuto sul terreno, sono costituite da:

- Depositi continentali: depositi alluvionali, sabbie e dune (Olocene);

- Unità del Ciclo Bradanico: Calcarenite di Gravina (Pleistocene inf.);

- Unità dell'Avampaese Pugliese: Calcare di Bari (Cretaceo inf.).

Il Calcare di Bari affiora nella parte nord occidentale dell'abitato di Monopoli e nella porzione sud occidentale dello stesso tessuto urbano, mentre sporadici affioramenti sono ubicati a nord della Mass. Belvedere e di V.la Susca.

Tale formazione è classificabile come calcare micritico di colore bianco; si presenta fittamente stratificato con livelli da qualche centimetro a pochi decimetri mostrando, come struttura sedimentaria, una fitta laminazione.

Nel suo insieme il Calcare di Bari mostra di essersi deposto in ambiente di piattaforma costiera o in ambiente lagunare.

Le misure di strato mostrano una giacitura suborizzontale ed immergente verso W-SW. La Calcarenite di Gravina, di età infrapleistocenica, in un primo momento è stata definita come

"Tufi delle Murge" e datata al Milazziano.

Quest’ultima è l'unità sedimentaria con la quale inizia il ciclo trasgressivo pleistocenico e si sviluppa, dall'attuale linea di costa, fino a circa 4 Km verso l'interno; in trasgressiva sul calcare cretaceo.

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Elemento caratterizzante la stratigrafia è la fitta laminazione incrociata a basso angolo. Nella lama in prossimità di Porto Giardino questo livello ha una potenza di circa 40 cm, è posto ad una altezza di circa 2 m dal fondo della lama ed ha granulometria fine con assenza di fossili la cui struttura sedimentaria è attribuibile probabilmente ad un ambiente con elevata energia (battigia).

I depositi alluvionali sono prevalentemente arenacei con ciottoli calcarei di piccole dimensioni, indicativi di scarso trasporto, derivante dal disfacimento dei calcari e delle calcareniti; questo materiale si accumula sul fondovalle dei solchi erosivi, (le lame), presenti nell’area.

Dal punto di vista morfologico il litorale monopolitano è quasi completamente roccioso, frastagliato e ben articolato e termina a mare con scarpate sub-verticali, in corrispondenza delle quali si rivelano sovente fenomeni di crollo di blocchi di notevoli dimensioni. Il fenomeno è soprattutto accentuato in corrispondenza di anse irregolari, ove il moto ondoso ha operato lungo i piani di discontinuità allargando progressivamente i giunti di strato (fratture), fino a determinare anfrattuosità più o meno marcate

In direzione perpendicolare alla linea di costa le linee di frattura si presentano spesso sotto forma di evidenti solchi superficiali, generalmente poco profondi. Caratteristico è lo sbocco a mare costituito da baie sabbiose che si alternano a strette insenature scogliose.

In corrispondenza del livello medio del mare, lungo la costa alta e rocciosa, sono presenti solchi di battigia, e scanalature dovute, in parte, all'attacco chimico delle acque marine e, in parte, all'erosione meccanica operata dal moto ondoso

Numerose sono anche le grotte che insistono sul litorale.

L'azione del moto ondoso sull'ammasso roccioso ha provocato, in zone a minore resistenza e/o maggiormente carsificate, la formazione di archi naturali le cui volte sono destinate a crollare, isolando così alcuni scogli.

L'abrasione è particolarmente pronunciata in corrispondenza della linea di battigia ed è agevolata dal trasporto solido (di diverse dimensioni, eroso e crollato) che, contribuisce, insieme all'acqua del mare, al modellamento costiero attuale.

Talvolta in corrispondenza dei bassi terrazzi calcarenitici si osservano superfici istoriate da vaschette dal fondo lisciato, ora raggruppate per erosione dei setti divisori, ora collegate da solchi e parzialmente ricoperte di acqua Segni di terrazzamento marino si individuano prevalentemente lungo il tratto di costa centro meridionale, evidenziati dalla presenza di solchi di battigia e piattaforme di abrasione marina. La struttura della costa alta è frammista a piccole spiagge sabbiose; queste sono presenti nelle cale e nelle strette rientranze che si sviluppano dalla località Capitolo, verso nord-ovest.

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A sud-est di Capitolo, invece, la costa diventa bassa e sabbiosa; analoga situazione si ripete con continuità lungo il litorale fino al limite dell'area del territorio monopolitano.

Sulle coste basse l'abrasione marina si esercita in maniera meno appariscente ma ugualmente efficace, essa agisce soprattutto sui materiali detritici sottratti dal mare alle terre emerse. Le onde rimaneggiano con continuità i materiali, frantumandoli; in alcuni tratti del litorale sabbioso sono ben visibili elementi calcarenitici in via di erosione.

Le sabbie della zona hanno granulometria molto fine e colore giallastro; per l’intera larghezza della spiaggia variabile tra i 3 e 6 m.

Il retrospiaggia è chiuso da un cordone dunare, di formazione recente, di altezza media variabile da 1.5 a 4 metri che si presenta costituito da un deposito arenaceo di origine eolica dell’Olocene.

In località "I Pantanelli" nell'area sud-orientale a monte del retroduna, sono localizzate aree depresse in cui si accumulano le acque meteoriche che non riescono a defluire verso mare.

Nel passato i depositi pleistocenici costieri sono stati interessati da attività estrattiva con coltivazione a fossa (cava per l’estrazione di calcarenite ubicata a sud della località Torre Cintola).

4.3. Ecosistemi naturali

Nell’inquadrare il territorio in esame , dal punto di vista naturalistico, si è prestata particolare attenzione alla valutazione delle azioni che il mare esercita sul litorale e alla presenza di specie acquatiche di grande interesse naturalistico che con il loro ciclo biologico influenzano il sistema ambientale e danno valore alla biodiversità.

L’analisi delle condizioni attuali e spontanee di flora e fauna individuano le tipologie vegetazionali presenti e per caratterizzare le azioni che l’uomo può esercitare per favorire l’evoluzione naturale.

La parte di costa che si affaccia sull’Adriatico è caratterizzata da un clima mediterraneo classificabile nella regione xerotermica e più precisamente nella sottoregione termomediterranea, in cui il periodo estivo di aridità è piuttosto pronunciato e le precipitazioni sono concentrate nel periodo invernale.

Anticamente il territorio era interamente coperto dalla vegetazione spontanea, (la macchia mediterranea), che, a seconda della specie dominante, era alta o bassa. Nella macchia alta, dominavano: leccio, corbezzolo, biancospino, pruno, fragno, roverella, olivastro, alloro, mirto, fillirea e lazzeruolo; mentre nella macchia bassa, che arriva fino alla costa, dominavano:

lentisco, ginestra, timo (viburno), rovo, cardo, cisto, cappero, rosa canina.

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Nel comune di Mola di Bari, in località Cala Padovano si incontrano le specie di vegetali tipiche degli ambienti ricchi di salsedine: l’atreplice portulacoide, la coda di lepre, lo statice comune (limonella), il finocchio marino, l’avena fatua, il papavero,i muscari, l’orzo sorcino, le piantaggini, i grandi cespi di erba viperina e la vetriola minore (paretaria).

Nella zona di Mola, a pochi km. da Cozze, la gravina di “Monsignore” è quasi completamente ricoperta da una fitta vegetazione spontanea. La zona di sbocco della gravina è costituita da una stretta insenatura denominata “cala delle Alghe” .

Il bassopiano e l’altopiano sono quasi completamente occupati dalle colture; invece la zona costiera e la zona delle serre, rispettivamente per la vicinanza al mare e per la forte inclinazione del pendio e la costituzione dei terreni, conservano un aspetto più simile a quello naturale. L’intera zona pianeggiante viene coltivata ad ortaggi, ulivi, mandorli, carrubi ed ortaggi; mentre la fascia boschiva, caratterizzata da macchia mediterranea, divide la zona pianeggiante dalla zona collinare. Nella parte collinare, dove vengono praticate svariate colture, sia arboree che erbacee, comprendenti grano, avena, orzo, erbai. mandorli, ciliegi, ulivi e diverse specie di alberi da frutta oltre che vigneti.

La flora è costituita da colline coperte di fertili frutteti e piccoli vigneti. La restante parte è caratterizzata da una ricca e abbondante macchia mediterranea, costituita da suffrutici, come il lerice, il corbezzolo, il lentisco, o da alberi sempreverdi, olivo o alloro.

Il sottosistema in esame comprende le aree costiere interessate da ingressioni marine che hanno lasciato evidenti segni di terrazzamento. Si tratta di un’ampia area terrazzata che interessa il territorio indagato da Mola fino al confine con la provincia di Brindisi. Queste superfici si elevano sino alle quote di 200 m. s.l.m., dove si incontra un’alta scarpata, con copertura forestale a macchia mediterranea, che giunge sino a 370 m di quota, al di sopra della quale si trovano le aree appartenenti al paesaggio delle Murge basse. La scarpata tende a ridursi in direzione da nord ovest a sud est.

All’interno del sottosistema sono riconoscibili diversi livelli di aree terrazzate, alcune delle quali corrispondono a un cambio di substrato litologico : i calcarei prevalgono nella parte più interna, le calcareniti nella porzione più esterna, verso il litorale. Le aree terrazzate possono così essere suddivise in due livelli principali, il primo caratterizzato da un substrato a calcarenite (“Tufi delle Murge”) e il secondo da calcari cretacei (Calcari di Bari). All’interno di ognuno di questi livelli sono identificabili altri livelli separati da lievi gradini con pendenze in genere limitate, che non presentano una significativa differenziazione dei suoli.

Ad esclusione delle aree più prossime alla scarpata di separazione dalle Murge basse, la morfologia risulta nel complesso pianeggiante o debolmente ondulata; sono presenti incisioni

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talvolta profonde anche 10-15 m. L’uso del suolo prevalente è a oliveti, sono diffusi anche i seminativi e le colture orticole e i vigneti nella fascia costiera.

I suoli presenti nelle aree terrazzate, che si estendono parallelamente alla costa, a partire da Mola di Bari fino a giungere al confine con la provincia di Brindisi, sono il risultato dell’azione di pedogenesi su due substrati geolitologici differenti. Le aree terrazzate hanno una litologia rappresentata da “Tufi delle Murge” (depositi calcareo-arenacei e calcareo-arenacei-argillosi del Pleistocene) e “Calcari” (calcari di Bari e, in minor misura, calcari di Mola). I suoli che si sono originati su questi due substrati appartengono all’ordine degli Inceptisuolo, Alfisuoli e Mollisuoli. Anche in queste aree si ha una notevole variabilità nella profondità dei suoli

Vegetazione marina

Nel mare, lungo il litorale costiero di interesse, fino a 50 m di profondità, si sviluppa una delle più importanti piante endemiche, che rientra tra le quattro fanerogame spontanee del mar Mediterraneo: la Posidonia oceanica.

La Posidonia oceanica si trova per lo più su fondali mobili (sabbiosi e melmosi) e i suoi rizomi che hanno la capacità di crescere sia in verticale che in orizzontale, si intrecciano strettamente fra loro, formando con il sedimento intrappolato dalle foglie una sorta di terrazze sottomarine chiamate “mattes”, alte anche diversi decimetri.

In Puglia vengono indicate 16 praterie di Posidonia, 9 delle quali sono in buone condizioni di salute con estensioni pari al 65% della estensione complessiva, le restanti praterie, hanno condizioni di salute mediocri, scarse o cattive.

In particolare, nel tratto di mare prospiciente il tratto costiero di Mola di Bari, Polignano a Mare, Monopoli, è stata individuata, nell’ambito del programma Nazionale di individuazione e valorizzazione della Posidonia oceanica (Ministero dell’Ambiente), la presenza della Posidonia, pertanto il tratto di costa è una zona di particolare interesse naturale, oltre che zona di protezione e salvaguardia essendo classificato come Proposto Sito d'Importanza Comunitaria (pSIC) con il codice:IT9120009 dal 1995.

Tali praterie hanno un ruolo fondamentale nell'ecosistema del bacino del mediterraneo, in quanto costituiscono uno dei produttori primari di ossigeno (circa 14l/mq/anno) e di sostanze organiche (circa 20 t/ha/l'anno). Sono fondamentali per la sopravvivenza di numerose specie di pesci, molluschi, echinodermi e crostacei, costituiscono il riparo ideale per gli organismi marini che trovano tra le fronde, condizioni ottimali per la riproduzione e l'alimentazione e attenuano i fenomeni erosivi del mare sulle coste: il movimento delle foglie rallenta il moto ondoso creando una vera e propria barriera.

Il “climax” dei fondi marini mediterranei, è oggi protetto e considerato un elemento particolarmente qualificante dello stato dell’ambiente (Direttiva 92/43/CEE), essendone

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accertato il ruolo fondamentale e multifunzionale nei sistemi costieri, rappresentando inoltre un efficace indicatore del degrado ambientale. Il degrado, infatti, deriva dalla competizione con le altre specie di alghe invasive alloctone, dalla cementificazione delle rive, dall’inquinamento diffuso e dalle attività di pesca e nautiche in genere, cause primarie della progressiva regressione delle praterie.

Vegetazione costiera

La macchia mediterranea, spontanea nella zona costiera, è costituita in prevalenza da piante psammofile (organismi adattatisi ai terreni sabbiosi) e da arbusti adatti a sopportare la siccità estiva: Lentisco, Ginestra, Quercia spinosa, Mirto, Ginepro fenicio, ecc.

A partire dal mare, si incontra una prima zona definita afotica (priva di vegetazione) che è raggiunta dalle onde sia in condizioni di calma che di mareggiata. L’apporto continuo di materiale organico rende queste aree ricche di nitrati,derivanti dalla decomposizione di tali sostanze; anche l’azione dei venti salmastri favorisce l’assorbimento del cloruro di sodio da parte di questi terreni che si presentano quindi idonei ad una colonizzazione da parte piante alonitrofile. Si tratta in genere di piante fanerogame annuali che compaiono nella tarda primavera. Le specie più comuni sono il Ravastrello,(Cakile marittima), l’Erba cali (Salsola kali) e l’Euforbia delle spiagge.( Euphorbia paralis), presenti lungo l’intero tratto di litorale e in particolar modo nella zona ricadente nel territorio di Mola.

Più distanti dalla riva, in corrispondenza delle prime formazioni dunali (dune embrionali), ancora soggette ai venti marini e agli spruzzi salati, è favorita la formazione di specie psammofile quali la gramigna delle spiagge (Agropyron junceum) e lo Sporobulus pungens in grado di resistere al seppellimento e alla eccessiva traspirazione mediante particolari adattamenti, quali rizomi, foglie incurvate e rivestite da una spessa cuticola o ricca pelosità.

Altri esempi di questo tipo di formazioni vegetali è costituito dalla Santolina delle spiagge (Otanthus maritium), dall’Erba medica marina (Medicago marina ), dalla Soldanella di mare (Calystegia soldanella) e dalla Calcatreppola marina.

A differenza delle dune embrionali, le dune mobili, più distanti dalla costa, non sono raggiunte dagli spruzzi salati e l’azione di dilavamento operato dalla pioggia produce una riduzione del contenuto salino di tali terreni; tali caratteristiche consentono l’insediamento di specie psammofile differenti caratterizzate da un apparato radicale maggiormente sviluppato.

Esempi di tali formazioni vegetative sono: lo sparto pungente (Ammophila litoralis), il Papavero delle spiagge, la Camomilla marittima, la Pastinaca marina (Echinophora spinosa,), il Giglio di mare e l’Elicriso (Helichrysum stoechas).

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Nel versante continentale delle dune il substrato sabbioso, è protetto dai venti marini e permette la colonizzazione da parte di numerose piante erbacee, con fusti legnosi e prostrati, come la Crucinella marittima(glacium flavum).

Spostandosi ancora verso l’interno le dune mobili lasciano il posto alle dune fisse caratterizzate da un sufficiente strato di humus. L’effetto smorzato delle correnti marine consente lo sviluppo, in queste aree, di una vegetazione caratterizzata da specie arbustive che formano una macchia sempreverde. Gli arbusti tipici di tali zone sono il Ginepro coccolone (Juniperus macrocarpa), Ginepro fenicio (Juniperus phoenicea), Lentisco (Pistacia lentiscus), Fillirrea (Phillyrea latifolia), Stracciabrache (Smilax aspera).

A partire dal settore meridionale della provincia di Bari, sulle Murge, iniziano a comparire i primi boschi di fragno (Quercus troiana), specie a diffusione orientale, che secondo le teorie fitogeografiche sarebbe arrivata in Puglia attraverso un collegamento terrestre con la penisola Balcanica.

La maggior parte di tali boschi si presenta in forma di relitti di scarsa estensione, molto degradati dal taglio e dal pascolo; in alcuni casi vi è la presenza di un ricco sottobosco, o di elementi della macchia mediterranea o di arbusti caducifogli. Nella parte bassa delle Murge, che va sfumando verso la costa adriatica, la frequente presenza di lame, determina un contesto ambientale, nel quale dominano le querce sempreverdi (Quercus ilex e Quercus coccifera), che costituiscono grosse forre in cui proliferano numerose specie della macchia mediterranea.

Nell’area di Mola di Bari, Polignano a Mare e Monopoli, predomina la coltura delle legnose e tra queste quella della vite (Vitis vinifera), dell’olivo (Olea europea), e del mandorlo (Prunus dulcis).

Procedendo verso Sud, si trovano vaste coltivazioni di grano, che lasciano spazio, poi, ad un paesaggio che cambia il suo colore da giallo a verde per la presenza di uliveti e vigneti, che, affondando le loro radici nei sottostanti strati calcarei fratturati, riescono a superare le lunghe siccità estive.

Nel corso degli anni, l’azione antropica, ha modificato il paesaggio naturale imponendo continue modifiche; la vegetazione spontanea è stata quasi ovunque sostituita con colture di vario tipo.

L’azione dell’uomo oltre a trasformare le condizioni della flora e della fauna in aree particolarmente adatte alle caratteristiche colturali che si andavano ad impiantare, si è estesa anche in zone dove la vegetazione spontanea andava rispettata e protetta, invadendo ampie zone più interne della Murgia e zone della costa, spesso ridotta a nuda pietraia, a causa di una copertura vegetale, tormentata dal sole, dall’acqua e dal vento.

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Fauna

La zona costiera è popolata da numerose forme animali in grado di trovare sostentamento e di riprodursi negli ambienti precedentemente descritti.

Nella zona afiotica e in quella delle piante alonitrofile, sono presenti numerose specie di coleotteri ed artropodi. La maggior parte di questi animali sono detritivori e sono quindi i maggiori responsabili dell’opera di ripulitura del materiale animale e vegetale spiaggiato.

Tra le specie più comuni si distinguono la Pulce di mare (Talitrus saltator), il Geotrupide (Geotrupes), alcuni coleotteri (Phaleria bimaculata, Xanthomus pallido, Xanthomus pelludicus); questi animali, consumatori primari, alla base di complesse catene alimentari richiamano sulla costa, altri vertebrati predatori, come lo Scarites duparius, che spesso si spinge per cacciare, anche nelle zone retrostanti, raggiungendo le coltivazioni.

Nelle zone dunari si trovano specie di gasteropodi terrestri: tra i rettili si trovano la Lucertola campestre, la Testuggine terrestre e tra gli uccelli il Gabbiano reale, il Pettirosso, l’Occhiocotto (Sylvia melanocephala), il Pigliamosche.

I mammiferi sono ridotti a insettivori: l’Istrice (Hystrix cristata) e la Volpe.

Nelle zone retro dunari nidificano differenti specie di uccelli, fra i quali il Fratino, la Calandrella (Calandrella cinerea), rapaci diurni come il Gheppio (Falco tinnuculus) e notturni come l’Assiolo (Otus scops).

Gli uccelli maggiormente presenti sono le allodole e le calandre, i tordi, e, sulla costa, i marangoni (uccelli pescatori), osservabili, questi ultimi, con minore frequenza.

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5. DESCRIZIONE DEGLI IMPATTI E DELLE INTERFERENZE PREVISTE

Il quadro descritto nei capitoli precedenti ha permesso di comprendere lo stato attuale dell’area che sarà interessata dai lavori in progetto: l’analisi condotta sotto differenti punti di vista ha permesso di focalizzare l’attenzione sulle problematiche che potranno emergere sia in fase progettuale, sia in quella esecutiva.

5.1. IMPATTI IN FASE DI ESECUZIONE

5.1.1. Descrizione generale degli impatti

Gli interventi previsti dal progetto, per propria natura, non genereranno impatti considerevoli:

nello specifico si dovrà avere cura di valutare correttamente le scelte logistiche in fase di cantiere, durante cioè l’effettiva realizzazione delle opere. Da questa analisi emerge dunque la possibilità che vi siano impatti temporanei, limitati al periodo di realizzazione delle opere (non per tutte quelle previste), che richiederanno un’attenta direzione dei lavori, volta alla limitazione di tutte le possibili (temporanee) congestioni del traffico e, più in generale, dei disagi arrecati al tessuto urbano nel suo complesso.

Un aspetto che senza dubbio vale la pena affrontare è quello legato ai movimenti terra e dei materiali, ai siti di deposito temporaneo, delle discariche e delle cave per il reperimento degli inerti.

5.1.2. Cave, discariche e aree di deposito temporaneo

Il progetto nel suo complesso risulta piuttosto limitato dal punto di vista della movimentazione delle terre e dei materiali necessari per la realizzazione delle opere, e, come è possibile verificare direttamente attraverso l’analisi degli elaborati progettuali, la maggior parte di queste movimentazioni sarà correlata alla realizzazione delle piste ciclabili. In totale i materiali e le terre scavate saranno temporaneamente stoccati all’interno del cantiere, in attesa di un loro successivo riutilizzo (es terreno di superficie) o di un loro trasporto presso discariche autorizzate, secondo le modalità ed i criteri recepiti dalla normativa regionale.

5.1.3. Impatti sul tessuto urbano e rurale

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Le operazioni di realizzazione degli interventi, dovendo necessariamente interferire (in alcuni casi) con il tracciato stradale principale, arrecheranno indiscutibilmente alcuni disagi momentanei al traffico urbano.

Gli interventi che prevedono la sistemazione della segnaletica orizzontale e verticale genereranno un impatto limitato anche dal punto di vista temporale e non necessiteranno di particolari accorgimenti, difformi dalle consuete abitudini. In modo analogo il rifacimento e/o realizzazione dei tratti di marciapiedi previsti, per loro natura saranno condotti a bordo strada, per cui potranno arrecare un temporaneo disagio ai pedoni.

In ogni caso, data la natura e l’ubicazione degli interventi, non sono previsti particolari impatti nei confronti del tessuto rurale.

5.1.4. Alterazione delle risorse idriche

Non sono previste alterazioni dei tracciati delle reti di distribuzione naturali e/o artificiali. Gli interventi non coinvolgeranno il reticolato idrografico principale.

5.1.5. Alterazione temporanea del flusso veicolare

L’alterazione del flusso veicolare durante l’esecuzione dei lavori è uno degli effetti indesiderabili più fastidiosi e facilmente avvertibili dai cittadini.

Gli effetti di tale alterazioni sono di natura sostanziale e di natura psicologica nei confronti degli automobilisti. .

4.2.6 Emissioni, vibrazioni, rumore, polveri di origine veicolare

E’ del tutto evidente che l’intervento apporterà un certo disturbo alla popolazione durante la fase di cantiere. Considerando, però, il limitato rilievo delle opere da realizzare, anche i relativi effetti in fatto di emissioni, vibrazioni, rumori, saranno ridotti.

Particolare attenzione dovrà essere posta all’emissione di polveri, considerando che in alcuni tratti ci si troverà ad operare in un ambiente urbano, mentre per quanto riguarda gli inquinanti si può ritenere che l’apporto delle macchine operatrici non potrà essere di grande rilevanza in rapporto alle normali emissioni veicolari. Il contenimento delle polveri che potranno sollevarsi durante le consuete operazioni di cantiere (movimentazione materiali, movimenti terra, ecc), potrà avvenire mediante bagnatura ripetuta delle superfici interessate;

in questo modo sarà possibile ridurre al minimo questo tipo di impatto, che, in fase di realizzazione delle opere, non può essere trascurato.

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Per quanto riguarda invece le emissioni di vibrazioni e, più in generale di rumori, è chiaro che la fase di realizzazione delle opere condurrà ad un aumento (temporaneo) del fenomeno, che potrà essere limitato garantendo orari di operatività del cantiere che siano in grado di rispettare appieno i ritmi quotidiani del contesto urbano circostante e dei suoi abitanti.

5.2. IMPATTI IN FASE OPERATIVA

5.2.1. Emissioni, vibrazioni, rumore, polveri di origine veicolare

Dal punto di vista delle emissioni inquinanti, la realizzazione del progetto non avrà implicazioni particolari.

Si potrebbe, al limite, prevedere un abbattimento limitato di emissioni dovuto alla maggiore scorrevolezza del traffico ed alla riduzione delle code.

Lo stesso discorso è valido per le emissioni di polveri e vibrazioni.

In generale, però, l’intervento da realizzare non potrà che migliorare l’ambiente dal punto di vista acustico per i seguenti motivi:

maggiore scorrevolezza del traffico con riduzione di accelerazioni e decelerazioni creazione di opere di arredo urbano che potranno avere qualche limitato effetto di

abbattimento acustico (es. cordoli laterali con siepi ecc)

5.2.2. Inquinamento luminoso

Le opere progettate avranno un impatto positivo anche per quanto riguarda l’inquinamento luminoso dell’area. I sistemi di illuminazione previsti per l’illuminazione delle piste ciclabili sono moderni ed efficienti, capace di rispondere alle norme in materia di sicurezza stradale ed a quelle in materia di inquinamento luminoso, secondo principi di riduzione al minimo dei punti luce nell’ottica della salvaguardia ambientale.

4.3.3 Alterazione della qualità visiva del paesaggio urbano e rurale

A lavori conclusi, l’aspetto visivo dei tratti viari interessati dall’intervento si presenterà decisamente migliorato. E’ questo, infatti, uno degli obiettivi secondari del progetto e particolare cura è stata posta, e lo sarà ancora delle fasi di progettazione esecutiva, nel miglioramento estetico e paesaggistico dell’area.

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In particolare, le opere di realizzazioni dei marciapiedi, delle piste ciclabili e delle barriere si configurano, oltre che come miglioramenti della sicurezza, anche come veri interventi di arredo urbano.

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6. C

ONCLUSIONE

Il progetto può nel complesso considerarsi un’opera di miglioramento di una situazione preesistente.

Al termine dell’analisi condotta, sulla base degli elementi evidenziati, si può affermare che il progetto presenta i requisiti di fattibilità ambientale previsti dalla legge.

Il limitato rilievo delle opere ed il loro significato trasportistico e di riqualificazione ambientale ed urbanistica del territorio, rende il progetto non solo perfettamente accettabile nel suo contesto ambientale, ma conferisce ad esso una notevole valenza positiva.

Riferimenti

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