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COMUNICAZIONE E LINGUAGGIO POLITICO - 4. Prof.ssa Valentina Polci a.a

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COMUNICAZIONE

E LINGUAGGIO POLITICO - 4

Prof.ssa Valentina Polci

a.a. 2021-2022

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BIBLIOGRAFIA

Mazzoleni G., Introduzione alla comunicazione politica, Il Mulino,

Bologna 2021

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GLI EFFETTI DEI MEDIA SULLA POLITICA: LA MEDIATIZZAZIONE

La Social media logic (vedi lezione 3) e la media logic, con cui si intende “l’insieme dei formati narrativi ed espositivi attraverso i quali gli eventi sono presi in considerazione, trattati e dotati di senso per arrivare ad un tipo di presentazione e comprensione

compatibile con le esigenze organizzative, le finalità di intrattenimento, e le immagini del pubblico”, sono il quadro teorico in cui Mazzoleni e Schulz hanno avanzato l’ipotesi della

“mediatizzazione della politica”.

Secondo questa ipotesi, l’intera sfera politica (la politica, i politici, i candidati, le politiche, i governi, il dibattito politico, i linguaggi della politica) subisce inevitabilmente l’influenza delle logiche produttive dei mass media, perde molta della sua autonomia e diventa

subalterna dal momento che accede e utilizza i canali classici della comunicazione: i politici che vogliono comunicare con il pubblico dei cittadini attraverso stampa, radio e televisione devono negoziare con questi media tempi, modalità, registri e spesso gli stessi contenuti.

La logica politica e quella mediatica sono in un continuo braccio di ferro: in Italia sembra prevalere la logica della politica, visto anche il forte controllo della politica sulle tv (anche di Stato, come la Rai); in Germania e nei paesi nord europei la situazione è più bilanciata;

negli Stati Uniti le logiche mediali hanno condizionato profondamente le forme del potere e i processi democratici

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GLI EFFETTI DEI MEDIA SULLA POLITICA: LA MEDIATIZZAZIONE

“Mediatizzazione” è sinonimo di “potere dei media”: è

l’insieme degli effetti empiricamente osservabili prodotti dai media sul sistema politico (effetti sistemici)

Questi effetti si possono raggruppare in due categorie:

1. gli effetti mediali: riguardano gli aspetti mediali della

comunicazione politica e sono la “spettacolarizzazione”, la

“costruzione dell’agenda politica”, e la “frammentazione dell’informazione politica”

2. gli effetti politici: riguardano il modo di essere e di porsi del sistema politico e sono la “personalizzazione”, la

“leaderizzazione” e la “selezione delle élites politiche”

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EFFETTI MEDIALI: LA SPETTACOLARIZZAZIONE

La politica ha sempre avuto una dimensione teatrale e spettacolare, e la spettacolarizzazione moderna, provocata dai mass media, non rappresenta una rivoluzione inattesa ma ha comportato una mutazione quasi genetica del discorso politico: nessun politico può comunicare efficacemente senza calibrare il suo messaggio sugli schemi linguistici e narrativi preferito dalla cultura di massa, quali sono l’intrattenimento, lo spettacolo e la pubblicità.

La spettacolarizzazione del discorso politico è un processo circolare prodotto da media e politici: i media drammatizzano la vita politica,

enfatizzandone gli aspetti più “vendibili”, e gli attori della scena politica

“stanno al gioco”, assumendo atteggiamenti e ricorrendo a strategie di comunicazione che assicurano l’attenzione dei media.

La “politica pop” è l’espressione più evidente di questa logica

spettacolarizzante del sistema della comunicazione di massa (infotainment, politainment)

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EFFETTI MEDIALI: TEMATIZZAZIONE E FRAMMENTAZIONE DEL DISCORSO POLITICO

TEMATIZZAZIONE. Si riferisce al processo di “agenda building” (o “agenda shaping” o “tematizzazione”), che riguarda l’impatto dell’informazione sulla politica e sui politici: è un processo di natura sistemica secondo cui i media hanno un ruolo decisivo nella selezione dei temi al centro del dibattito

pubblico, con i quali i politici sono costretti a misurarsi.

E’ una conseguenza della capacità dei media di ordinare, strutturare e definire la realtà politica, tuttavia l’agenda politica e elettorale è da

considerarsi sempre un prodotto congiunto tra sistema dei media e sistema politico, giornalisti e communicatori politici (partiti, leader, movimenti)

FRAMMENTAZIONE DEL DISCORSO POLITICO. I contenuti di natura politica, quando vengono trattati dai media, subiscono spesso un “effetto clip” (più noto come effetto “sound bites”): il dibattito pubblico e politico è ridotto ai minimi termini, a frammenti di dichiarazioni, battute a effetto,

brevi citazioni, che ben si addicono ai ritmi delle news televisive.

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EFFETTI POLITICI: LA PERSONALIZZAZIONE

L’insistenza dei riflettori dei media sulle persone che governano o sono impegnate nella lotta politica ha portato gradatamente all’individualizzazione della politica e alla personalizzazione della rappresentanza politica (Pasquino)

Il connubio tra la politica contemporanea e la cultura popolare porta inevitabilmente alla “costruzione del politico come persona, con le proprie peculiarità individuali

piuttosto che come rappresentante di un partito o di un’ideologia” (van Zoonen)

Anche la tendenza a personalizzare la politica risale ai primordi della società

organizzata, ma nell’età moderna il processo di individualizzazione si è consolidato, anche se con intensità molto diverse e in tempi diversissimi nei diversi sistemi

politici(ad es. fra Stati Uniti e Europa/Italia): negli Stati Uniti esiste fin dalla nascita degli stessi USA, in Europa nasce soprattutto dopo il declino delle ideologie e dei partiti di massa (anni Ottanta); negli Stati Uniti è favorito dalla centralità del potere presidenziale e della personalizzazione a tutti i livelli della rappresentanza politica, in Italia il processo è stato favorito dalla commercializzazione del sistema televisivo e dai cambiamenti nei meccanismi elettorali (preferenza unica, maggioritario, elezione diretta di sindaci e governatori)

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EFFETTI POLITICI: LA LEADERIZZAZIONE E LA SELEZIONE DELLE ELITES

La LEADERIZZAZIONE è frutto di condizioni istituzionali che rendono possibile il governo del leader. In tutte le democrazie, negli ultimi decenni, si sono manifestati numerosi segnali di deriva verso la leaderizzazione: nel post riforma elettorale del 94, in Italia, con un sistema non più

proporzionale, gli schieramenti e le coalizioni sono stati impersonati su media, oltre che nell’opinione pubblica, dai propri leader nazional (che spesso trainano anche i candidati locali)

La SELEZIONE DELLE ELITES POLITICHE: parte dei meccanismi di

reclutamento del ceto politico si è trasferita dalle organizzazioni partitiche ad agenti esterni al sistema dei partiti. Fatte salve le peculiarità nazionali, la ricerca comparata ha spesso registrato l’influenza, più o meno intensa e

diretta, del sistema dei media: la selezione avviene coerentemente ad alcuni dettami della logica dei media (preferenza per candidati telegenici, abili

nella dialettica, pronti alla battuta, capaci di acquisire un capitale di

notorietà) -> ascesa della “democrazia del pubblico” e “effetto setaccio”

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IL BANCHETTO DI CONTE, 4/2/21

La pièce: https://

www.repubblica.it/politica/

2021/02/04/news/

conte_il_dietro_le_quinte_della_co nferenza_stampa_in_piazza_come_

un_tribuno_del_popolo-285980765 /

De Luca, commento: https://

www.youtube.com/watch?

v=NRjWQ7c8HMM

Analisi di un “triste banchetto”:

https://

www.politicamenteincoerenti.it/

perche-lo-ha-fatto/giuseppe-conte- e-quel-triste-banchetto-fuori-

palazzo-chigi/

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GLI EFFETTI DEI MEDIA SUI CITTADINI

Lo stato delle conoscenze attuali ci permette di affermare che “il comportamento politico di un individuo è la risultante “probabile”

di un “insieme” di influenze mediali e non mediali, in cui giocano un ruolo cruciale di filtro e di riformulazione di quelle influenze le caratteristiche psico-sociali dell’individuo, generalmente in un

quadro temporale di medio-lungo periodo” (McQuail)

E’ stato superato l’approccio deterministico e comportamentista (teoria dell’ago ipodermico o magic bullet) che influenzò molta ricerca degli inizi del XX secolo e del secondo dopoguerra

Soprattutto due centri hanno avuto una grandissima influenza sullo studio del ruolo delle comunicazioni nella società e nella

politica: la Scuola della Columbia University e la Michigan School.

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LA SCUOLA DELLA COLUMBIA UNIVERSITY

Il gruppo di lavoro formato da Lazarsfeld, Merton, Katz, fu il primo a produrre ricerche sul comportamento politico in rapporto con l’influenza dei media: i loro contributi sono considerati pietre miliari della Communication research sociologica e della ricerca

politologica sulle dinamiche di voto.

Le tre ricerche più note: The People’s choice (1944), Voting (1954), Personal Influence (1955).

Tecniche di ricerca: studio in profondità di panel rappresentativi.

I risultati delle ricerche portano a quattro teorie:

1. Determinismo sociale: il pensiero politico di una persona è il riflesso della sua

collocazione sociale; le caratteristiche sociali determinano le preferenze politiche; il voto è un comportamento individuale ma regolato da norme collettive; la tendenza

all’omogeneità sociale porta a votare come gli altri membri della famiglia, colleghi, vicini 2. Effetto limitato delle campagne elettorali: il cambiamento delle intenzioni di voto in

risposta ai messaggi della campagna è ristretto a un gruppo esiguo di elettori; i

cambiamenti non sono attribuibili all’informazione mediale ma a una molteplicità di fattori; gli interessati e gli indecisi tendono a esporsi in misura maggiore ai media

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LA SCUOLA DELLA COLUMBIA UNIVERSITY

3. Influenza sociale: le idee che partono dai mass media arrivano ai leader d’opinione che fungono da snodi della comunicazione verso settori meno attivi dell’elettorato; i media sono variabili dipendenti del processo dell’influenza; la comunicazione interpersonale mette in cortocircuito il ricorso ai media e l’utilizzo delle informazioni mediali 4. Selettività: gli elettori si espongono ai media in maniera selettiva, in maniera coerente con il proprio orientamento politico.

Queste evidenze teorico-empiriche furono prese come la prova degli “effetti limitati” dei media, ma questo paradigma sarà

smentito dalla ricerca successiva, pur mantenendo come sapere

scientifico acquisito le evidenze circa i meccanismi dell’influenza

personale

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IL SURVEY RESEARCH CENTER DELL’UNIVERSITÀ DEL MICHIGAN

La Michigan School fu la prima ad utilizzare le tecniche di ricerca dei voting studies. I nomi più famosi sono Campbell, Converse, Miller.

Le tre ricerche più note: The People Elect a President (1952), The Voter Decides (1954), The America Voter (1960)

Molto critici nei confronti di Lazarsfeld e dei suoi colleghi, teorizzarono:

1. Psicologismo sociale (contrapposto al determinismo sociale): il

comportamento elettorale è la risultante di un campo di forze psicologiche;

non è sufficiente constatare che certi gruppi sociali votano più frequentemente per i candidati di un partito, ma occorre partire dalla psicologia personale

dell’elettore piuttosto che dall’appartenenza a un gruppo, dalle percezioni politiche piuttosto che dalle caratteristiche socio-culturali.

2. Identificazione partitica: orientamento affettivo, attaccamento dell’individuo verso l’uno o l’altro dei due partiti americani (oggetto di critica per molti anni)

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IL SURVEY RESEARCH CENTER DELL’UNIVERSITÀ DEL MICHIGAN

3. Uso dei media come attività politica individuale (come la partecipazione ai comizi o il contributo in denaro a sostegno di un partito): scartarono dall’analisi il peso dei fattori della comunicazione interpersonale, del two-step flow, dei

mass media

Pur partendo da premesse opposte, i risultati di questa scuola combaciarono con quelli della Columbia sul ritenere “minimi” gli effetti dei media sulle

dinamiche elettorali

La validità del concetto di “identificazione partitica” e della sua pratica fu presto contestata: in The Changing American Voter (1976), Nie, Verba e Petrocik rivalutarono significativamente il ruolo dei media nelle dinamiche delle scelte elettorali, perché è attraverso i canali dell’informazione televisiva che l’elettore forma le sue opinioni, viene a conoscere e mette a confronto.

Nelle campagne presidenziali americane i mass media sono diventati i più importanti canali della comunicazione elettorale, i partiti il canale meno importante.

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ALTRE TEORIE FONDATIVE

Molti studiosi hanno elaborato teorie cercando di spiegare, da diverse prospettive, i meccanismi e misurare gli effetti della

comunicazione mediale sull’interazione tra cittadini, sui livelli di conoscenza, su atteggiamenti, opinioni e comportamenti

(partecipazione, attivismo, antipolitica, polarizzazione)

I filoni più significativi degli ultimi decenni sono:

La teoria degli usi e gratificazioni e la prospettiva del pubblico attivo

la teoria dell’”information processing”

il peso delle emozioni nella comunicazione politica

la prospettiva costruttivista

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ALTRE TEORIE FONDATIVE

USI E GRATIFICAZIONI: la ricerca sviluppa meglio il concetto di “pubblico attivo” in rapporto all’uso dei media, individuandone le caratteristiche (selettività, utilitarismo, intenzionalità, refrattarietà all’influenza, coinvolgimento emotivo, valutazione di gradimento o rifiuto). Con i media digitali il pubblico ha un’ampia possibilità di gratificare, per es. sui social network, i propri bisogni di socializzazione, di intrattenimento, di autopromozione e di informazione

Laddove gli emittenti (es. comunicatori politici) sanno rispondere e adattarsi alle motivazioni, ai bisogni e alle attese dei loro pubblici (es. cittadini-elettori), il potere di influenza della comunicazione mediata può aumentare notevolmente.

INFORMATION PORCESSING: è il modo in cui i cittadini-elettori raccolgono, elaborano, organizzano in strutture di conoscenza l’informazione politica (Campus). Si basa sull’assunto per cui “ciò che l’individuo fa si fonda non su una conoscenza diretta e certa, ma su immagini che egli si forma o che gli vengono

date” (Lippmann, e una delle macchine più importanti di produzione di immagini del mondo sono i news media.

La tendenza a credere alle fake news, specialmente quelle circolanti nella Rete e nelle echo-chambers, e a

condividerle nonostante le prove contrarie, è collegata ai meccanismi di information processing , funzione dei livelli di istruzione e delle abilità cognitive.

La gente non sempre possiede gli schemi mentali adatti e sufficienti per interpretare adeguatamente

l’informazione per cui scarta molte informazioni che collidono con le proprie inclinazioni e convinzioni ->

l’opinione pubblica continuerà a fondarsi su credenze già consolidate e su scorciatoie cognitive piuttosto che su un’analisi approfondita delle molte informazioni disponibili

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ALTRE TEORIE FONDATIVE

L’INTELLIGENZA AFFETTIVA: questa teoria sostiene che le persone elaborano le informazioni politiche in modo diverso a seconda che il contesto generale e politico in cui si trovano determini l’attivazione in loro di un sistema disposizionale o viceversa di un sistema di

sorveglianza.

Questa prospettiva ha avuto svariate applicazioni nelle ricerche sul comportamento elettorale, in quanto le reazioni emotivo-affettive influenzano direttamente le preferenze e gli orientamenti di voto:

secondo Westen “la gente vota per il candidato che suscita i sentimenti giusti, non il candidato che presenta gli argomenti migliori”; per

Castells “se la gente trova opinioni congeniali nella propria rete

sociale, è più attiva politicamente, mentre idee contrastanti nella rete sociale riducono la partecipazione. Le opinioni dei soggetti sono

influenzate dai sentimenti verso altre persone nella rete”.

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ALTRE TEORIE FONDATIVE

La PROSPETTIVA DEL COSTRUTTIVISMO SOCIALE: si discosta più di tutte dal paradigma comportamentista dell’ “indottrinamento”. Considera i media “strumenti capaci di incidere sulla realtà costruendo significati e offrendo sistematicamente questi costrutti al pubblico che, con forme di negoziazione, li incorpora nelle strutture personali di sgnificato spesso modellate da precedenti identificazioni collettive. L’approccio può essere applicato a molte differenti situazioni di influenza presunte dei media, specialmente in rapporto a opinione pubblica, atteggiamenti

sociali, scelte politiche, ideologia e così via” (McQuail)

Rientrano in questa prospettiva le teorie dell’“agenda setting”, del “framing” e del “priming”:

agenda setting (McCombs e Shaw): la gente non solo viene a conoscere le issue attraverso i

media, ma apprende quanta importanza dare loro grazie all’enfasi che i media pongono su di esse framing: effetto dell’incorniciamento che i media fanno di una storia, di un evento, di un

personaggio (politici) che forma audience/individual frames, ovvero una costruzione della personale visione degli eventi -> non sempre questo accade perché non c’è automatica corrispondenza fra i media frames e gli audience/individual frames

priming: può tradursi come “innesco” ed è il meccanismo per cui “richiamando l’attenzione su alcuni argomenti e ignorando altri, l’informazione televisiva influenza i criteri con i quali la gente giudica governi, presidenti, politiche e candidati -> è legato all’idea di valutazione che il cittadino fa della performance, in relazione agli stimoli mediali che riceve.

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