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IL PARLAMENTO DI LONDRA OSSIA LA FORESTA DI. jf * * fi Afe. OVVERO LADRI COMMEDIA IN UN ATTO MILANO DA PLACIDO MARIA VISAI

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(1)

IL PARLAMENTO DI LONDRA

OSSIA

LA FORESTA DI

OVVERO I LADRI

COMMEDIA IN UN ATTO

jf

* *fiAfe.

MILANO

DA PLACIDO MARIA VISAI

(2)
(3)

IL PARLAMENTO DI LONDRA OSSIA

ELISABETTA REGINA D'INGHILTERRA

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(4)

PERSONAGGI.

Enrico, red’Inghilterra.

Elisabetta,sua moglie.

Varvick, primo ministro.

ContessadiSalisbury.

Middelton,capitano dellecarceri.

ResidentedelParlamento.

Suffolck, ispettorgenerale. v Aiutante dellecarceri.

i. >4iJ, **,;.%.« . *I

Usciere.

Cancelliere

Uffiziale

Scrivani

Senatori ? chenonparlano.

Guardie I Soldati I Popolo /

La

scena e in

Londra.

(5)

IL PARLAMENTO DI LONDRA ATTO PB1MO

Camera

regia;ricapito da scrivere.Tavolino e sedie.

SCENA PRIMA.

Varvich solo.

Fortuna, ardire, assistetemi voi: il passoèneces- sarioallamiaambizione... Elisabetta orgogliosa, io saprò schiantare la supeiba tuatesta, iosa- prò annientare quel fasto, quella grandezzache tanto possente ti rese finora... Enricoimbecille, se a te scoi re quel sangue chebolle nelle mie vene3in lenon è cosìfervido,nè tanto riso- luto alle imprese. Esiterai a cedere alle mie brame}

ma

l’instancabileattività,lamentila pas- sionedella contessa ti ridurranno ben presto al termine da

me

bramatol

SCENA

li.

Suffolck con foglio3e fletto.

Snf. Signore....

Far. Ebbene?

Snf. Tuttoè teiminalo.

Var.

Il Parlamento?...

Snf.

É

dsciolto.

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(6)

8 IL

PARLAMENTO

DI

LONDRA

Pan,

La

udienza?...

Suf.

È

decisa.

Par

.

E

qual è il risultalo?

Suf. Eccolo.. Morte! (gli

ilfoglio) Par.

(Oh

desio di vendetta!tumiseifavorevo'e.) Leggasi:

ma

mi sembrate malinconico,triste...

Suf. V'ingannate, signore.

Par. V’incresce forse il destino di Elisabetta?

Suf.

No:

quando egli è dettato dalle leggi ène»

cessanoadesempio comune (Convieneingannarlo per non eccitare la sua diffidenza.) Par. Ritiratevi per brevi istanti. Fra poco avrò

bisogno di voi.

Suf.

Come

vipiace. (Misera regina;io la

com-

piango!) (parte)

Par. Elisabetta èperduta. Elisabetta morrà!

Oh

ine felice, e più felici i disegni che medita la mia mente! Salita la contessa di Salisbury sul tronodell’Inghilterra,resa dispoticadelcuore del mio sovrano, lamia fortuna èingrandita,imiei beni,le mie ricchezze aumentano, il miopotere temuto..EccoEnrico.

Oh come

èconcentrato e pensoso!come gli sileggesulvolto ladubbiezza e il timore. Varvick, coraggio e franchezza.

SCENA

III.

Enricoe detto.

Enr.

(s‘avanza astrailo,e siede) Par. Sire!...

Enr. Chi sei?

(7)

ATTO PRIMO

i 9 Far. Il pai fedele de’vostri servi.

Che

mai vi turbarloveggospuntarlelagrimesulvostrociglio!

Enr.

Eh

amico;ionon possopiu trattenerle.

Com-

piangimi: io sono infelice!

Far.

Come!

Nel giorno che precede il vostro imeneo?....

Enr.

Tu

hai appuntotoccala la mia piaga.Ecco la spinache mi trafiggeil cuore.

Far. Queste nozze così felici, cosìbramate...

Enr. Questo imeneo mi spaventa.

Far. Dubitereste forse del cuore della contessa?

Enr. L’amo.

Far.

Da

quando dunque vi siete così cambiato?

Enr.

Da

pocoin qua. Pietà, rimorso, compas- sione entrarono nel mio petto,e si uniscono a gara per lacerarlo.

Far. Pietà?... compassione?.. Per chi?..

Enr:

Per Elisabetta,per lasciagurataElisabetta!

Far. Voi per essa... Voi...Sire... permettetemi, qual delirio?...

Enr. Delirio, locomprendo.

Ma

siapureella col- pevole quanto tuvuoi,ilcuore di un

uomo

che l’ha amata,ilcuore di un marito può eglisen- tire le sueespressioni, lo stato orribile a cui ella è ridotta, e non esserne commosso?..

Far.

E

da chi fosteistrutto della sorte che ella stessa ingratamentesi meritò?

Enr.

Da

lei...

Da

un foglio che giunse, non ha

molto, nelle mie mani: prendi; leggilo, e per- dona alla miadebolezza (gli

unfoglio) Far.

(Un

foglio di lei?..

E

come mai fu de-

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(8)

10 IL

PARLAMENTO

DI

LONDRA

lusa lamia vigilanza?) (legge) « Sire.

Un

»

essere miserabile

, cui la sorte crudele vuole

sempre diviso da voi,dalfondo dell'orrendo

» luogo in cui

geme,

ardisce farsi udire da

.

»

voi per l'ultima volta. Sono ormai seianni

»

che mi opprime il peso della vostra

mano

» flagellatrice

Le

miesembianze sonoperdute,

» le mie forze spossate, la mia vivezza èdi- ' » strutta. Sono ombra, e nuli’ altro. Vi prego

» di una sola grazia: accelerate il fine dei

»

giorni miei, che non sono in forza di tolte-

»

rare... Elisabetta.

»

Enr.L’udisti? Iltuo cuore è di

marmo,

senon

si scuote aquesti detti: il mio...

Var. Ilvostro ètroppo facile per cedere alle scaltre seduzioni di una donnain cuitroppone dovreste conoscere.

Ab

sire,permettete che io richiamiallavostramemorialadileiingratitudine, la di lei perfidia,ilvostro onore...Voilatraeste dalnulla; esuperandogl’immensi ostacolichevi si frapposero, lapolitica, il riguardo,l’opnioue dituttaLondra,lafacestedegnadelvostroletto, del vostrotrono... Visietedunqueobbliato

come

ellaingratamentevi corrispose?... L’insollribi le jli leidispotismo,gli atti arbitrar),le patenti ingiu- stizieda leipraticate,nonvisonopi'u al guardo presenti!

La

di lei condotta,la disistima per il

vostronome,icontinuicapricci cleinconsiderale vergognosepassionia cuivilmenteha ceduto,sono forse unachimera,un sognolVoi tante voltene udiste ireclami dei cortigiani fedeli.Voi con gli

(9)

ATTO PRIMO

41 occhi vostri nonlasorprendesteconlordErveyV Voi... Conviene, o sire, eh©io sopprimaquello che il filiale rispettoso amor mio mi guidasul labbro,

ma

che il dovere e il riguardo vogliono cherestisepoltonel cuore...Degnatevi di esami- narluttonuovamentesenzaspirilo diprevenzione, eaprite in appressoilcuorvostro, selopotete, allevoci delle pietàe della compassione.

Enr.

È

vero: le apparenze sono contro di lei:

tutto l’accusa:pure visono dei casi incuis>amo costretti a portare le insegne del delitto sulla fronte, e non averne le radici nelcuore.

Var.

Ma

quando le prove sono sicure e senza contrasto?...

Enr.

E

chi le assicura?

Var.

La

sentenza emanata dal Parlamento.

Enr.

E

dov'è?

Var. Eccola, o sire.

Enr. (leggepiano) Giusto cielo?qualesentenza?

Var. Quella dovuta a una moglie infedele, Enr.

Ma

io non sottoscriverò mai...

Var. Ricordateviche in voi si riduce a dovere

,

e chesarebbe vergognosa, debolezzailnonfarlo.

Enr.

Troppo

si esige da me.

Var. Può

tanto invoi ladubbiezzae latemaper

ilcompimentodiunaltopubblico,che tanto con- ferma la vostra risolutezza, la vostra gloria?

Enr. Io... ..

ma

io...

Var. Pensereste ancora ad Elisabetta?

Enr.

La

compiango.

Var.

Dunque

èdeboleilvostroamoreperla contessa.

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(10)

, 12 IL

PARLAMENTO

DI

LONDRA

Enr. L’ adoro.

far.

Ma

se tardaleun

momento

a decidervi,

andate arischio di perderla.

Enr. Perchè?

Var.

La

contessa èdeterminata di partire.

Enr. Come!.. Perchè?.. Chi... Quando?..

y

rar.Dentro domani,senon seguonoquestenozze.

Enr.

No,

non partirà, no. Chi èdi là?

SCENA

IV.

Uscieree detti

Use. Comandate,maestà.

Enr. Trattenete, arrestale... impedite... qui con- ducetela tosto.

Use. Chi?

Enr. Lei. Che più tardi? Corri.

Use.

Ma

sire,chi mai?

Enr.

La

contessa

,

parlo della contessa.

Use. Corro adobbedirvi...

Ma

ecco eh’ ellastessa

a voi si presenta [parte)

SCENA

V.

Contessa edelti.

Enr.(glivaincontro)

Tu

puoipensareadabban- donarmi, tu ardisci eseguirlo?.. Tu?..

Con. Ionon mi vergognodiconfessarlo,e credo di averne ogni ragione.

(11)

ATTO PRNIO

13 %

Enr. E

dove vai?

Con. In Scozia,d’onde mi trasse l’amore, e dove mi riconduce la mia desolazione!

Euri Deliri?

Con.

Ho

delirato finora.

Var. (allacontessa)(Siate costante, non ce- dete, e il trionfoè sicuro.)

Con.Debole re, ioti compiango.

Enr.

Perchè?

Con. Perchèho credulo adun’anima molto lon- tana dallamianel dolce sentimento d’amorel..

Enr.

E

tu dici di amarmi?

Con. Sì,perchè lo provo in tutta I’estenzione di cui pubessere capace la miatenerezza.

Enr.

E

chi t’inducea partire?

Con.

La

necessità,ildovere,Vonore.

A

chedevo restarea Londra,

a

che dlaanzi adun oggetto qual voi

, cui posso ad ogni istante rimprove- rare la debolezza del cuoree la sagacitàd’un sentimentoil più tenero? Favola di Londra, mostrata adito dal popolo, giuoco de’corte- giani,trionfo de’ miei nemici, sprezzata dalle

' mie pari: e voletecheio avessi ancora il co- raggio di resistere e la fermezza di nonallon- tanarmi? Chi mi rendelamia estimazione e il vacillante onor mio?

No,

tulioè vano.

Un

solo vi resta,nn soloriparo poteteopporreallamia costanterisoluzione.

Enr. E

in qual

modo?

Con. Col darmidomanisenz’ altro ritardo lavostra mano.

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(12)

14 IL

PARLAMENTO

DI

LONDRA

Enr. Domani...

Tu

i’avrai...

Con. Sareste capareapentirvi?

Enr.

Tu

sarai mia sposa, lo giuro in faccia al cielo.

Con.

Non

hoprova chebastiondeessere convinta.

Enr. Per qual ragione?

Con. Elisabetta vive.

Enr. Elisabettafra poco non sarà più Con. Sarà poi vero?

Enr. Mira. (le

fa

vederelasentenza) Con. Vi manca però ilvostro nome. :

Enr.

Lo

so. .

Con.

Dunque

?... "•

Enr.

Oh

Dio1

' 1

Con. Puoteeseguirsisenza diquestolasua sentenza?

Enr. No.

Con.

Ma

la vostra

mano

trema in vergarlo?..;

Enr. Sappi...

Con. Intesi. Addio (per partire)

Enr. Ferma.

Come

amante ti prego,

come

rete

lo

comando

Con.

La

preghieradi un amanteiufedele nonso apprezzarla. Il comando diunrenonsiestende sulle passioni esu! cuore de' suoi soggetti.

Enr. lo... tu... lei...

Oh

Dio1 ho un velo sugli occhi, ho le furienel seno...

Con.

Ed

un’anima in petto che arde ancora per Elisabetta.

La

mia sorte è decisa.Addio.

Enr. Resta,crudele; sii paga. Mira, io scrivo.

'

(scrive ) Var.

(Ecco

fatto il gran colpo.)

(13)

ATTO PRIMO

18 Con.

Ora

sono piùtranquilla, edomani...

Enr.

E

domani... Sì,domanitusarai lamiasposa.

(Ohimè, che disordineI che confusione diaf- fetti,amore, pietà, rimorso... che atroce guerra

honelpetto!) {parte)

Var. Contate quest'istante, o contessa, per il più bello dellavostra vita.

Con. Questo èil piùbel trionfo delnostro sesso.

Tutto cede, tolto si umilia a uno sguardo, a un detto, a unaccento, con un

uomo

debole e prevenuto.

.

{parte) Var.Nullapiù mi resta abramare.

Sono

alcol-

mo

della miagioja. SufFoIck?

SCENA.

VI.

Sufjolcke Varvick.

V ar

.

Ecco

la sentenzasottoscritta dai re. Reca- tevi alle carceridi Etisabelta, consegnatela al capitano delle guardie,affrettateload eseguirla,

ma

nel

modo

piu sollecito,

meno

rumoroso e più cauto.

(Oh

azzardo felice! oh mie ravvi-

vate speranze!) {parte)

Sttf.

Ecco

ciò che bramava cielo

, mi assisti e proteggiil mio tentativo. [parte)

FINEDELL’ATTO PRIMO.

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(14)

46 IL

PARLAMENTO

DI

LONDRA

ATTO SECONDO

Carcere con rozzo tavolino, sedia e ricapito da scrivere.

SCENA PRIMA.

Elisabetta sola seduta.

#

I posteri non presteranno fede a'!'atrocità del inio stato. Sembrerannoaloro favoleicasimiei,

* non credibili i miei tormenti.

Ab

no: forse

dopo

die gli occhi miei sarannochiusialsonnodella morte, i miei scritti usciranno da questatomba e passeranno per

mano

di qualche anima sen- sibile,acui sono per avventura all’orecchio la fama dellemietristivicende

,che verserà alcune lagrime sulinio destino e onorerà la mia me- nitria d'un qualche sospiro...

Ecco

a che son ridotte le mie speranze1 Elisabetta sciagurata!

Tu

toccasti appenala meladella felicità, che essa disparve^ eduna notte di mali subenti ò a circondarti che, non finiranno che con i tuoi giorni.

— Ma

si.,io sono vicina a questo ter- mine sospirato. Io losento appressarsi... Io vo mancandolentamente,e trailo trattorisorgoper

E

oi ricadere persempre,

come

una face mori- onda che dà piùchiari e sfavillanti gli ultimi suoi raggi e poscia si spegne. Taleè lo stato mio.

Oh come

sono lunghi i momenti1

(15)

ATTO SECONDO

\1

SCENA

II.

. *

Middelton e detta.

Mid.

Mia

regina..

Eli.

Dimmi

sventurata: non vi souo altri nomi per me.

Che

mi annunzi?

Mid.

Pio trovalo il mezzo di far giuugere lino al re il vostro foglio.

Eli

Ed

è poi vero?

Mid.

Potete voi non prestar fede alle niie as- serzioni ?

Eli.

Ab

si, tutta la fede.

Ma

come) in qual modo?...

Mid. Con

T avvedutezza di cogliere il

momento

più opportuno.

Eli. Adunque?...

Ah

perpietà!...

Uomo

generoso, mio amico, porgimi, se tu lo puoi, un raggio di speme, o mi ripiomba per sempre nell’or- rore.

Che

dsse ? che fece?

Lo

lesse?...

Quale rimase?... Qualesensazione quali segni apparverosul suo volto?

Ne

fu

commosso

?...

Mid.

P<a prima volta non voleva riceverlo

, poi

pensò un poco, lo prese senza badarmi,selo pose in tasca, emi vpltò le spalle.

Eli.

È

deciso. Quanto sono infelice1

Mid. Ah

regina!...

Eli. Finisci: fa che lutto io beva l’amaro calice

f'dellamia sciagura. Hai tu veduto colei che

> forma la sua delizia e la mia disperazione?

F. 2o3.IlParlamentodi /.ondila *

*

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(16)

18 IL

PARLAMENTO

DI

LONDRA

Miri. Sì superba della sua grandezza, cammina orgogliosa sullarovina della vostra, e si pre- para ad assidersi sul trono di Enrico.

Eli. Giustocielo!

Ahi

questa idea tutta mi av-

vampa

d’un fuoco che miscorre per le

mem-

bra e m’infiamma. Questo solo è il

momento

che io non sono capace di sopportareI...

Oh

cielo!poni un limite alle mie pene, o

dammi

più costanza a tollerarle)...Un'altra sotlentrare all’amore di Enrico?... Usurparmi il suocuo- re?...insultare i miei mali... forseaffrettarela mia morte, e sulle mie ancor tiepide spoglie farsi strada all’imeneo?

Ah

perfida ti arresta.

Vison io; egli è mio...

A me

sola appartiene, a

me

sola, la sua

mano,

il cuore, il suo de-?

stino,tutto lui stesso. Ferma...

Ma

ella non mi ode,m’insulta,

me

lo rapisce.Ellaliinnfa,

10manco. {siede)

Mid

Enrico,spieiato Enrico!

Eli.

Non

egli,

ma

i perfidi che lo circondano.

Non

accusarlo. Compiangilo.

Hanno

cangiatoil 11suo cuore, non è piùdesso.

Mid. Ma

egli I’ama...

Eli.L’ama?... L’ainì e sìafelice... Qual calpa è l’amore?...L’amai io pure...I’

amo

tull’ora Fui la suasposa, sono la sua suddita e sua schiava.

A

lui tocca il volere,a

me

l’obbedire.

Se

la tuiavita può ritardare un soloistantela felicità, io morirò L’anima mia, sprigionala da’ lacci di

ma

penosa vita,volerà leggiera e

$i abiterà tranquilla sull’ o,rlo

d

'•uuzial suoi i

(17)

ATTO SECONDO

- 19 talamo. Elisabetta passerànella tomba ed egli vivrà collanovella suasposa?

Ab

no, Onchfe mi rimarràunBaio di vita, voglio serbarlo al loro tormento. Crudele Enrico!

Tu

non meriti l’amormio.

Tu

non bai cuore umano.

Tu

non senti pietà.

Tu

sei un mostro...

Che

dissi?...

N

Oli tuche senti i mei delirj,non abbadare a miei delti; il cuore li ritrattaefavoli contrari.

É

il labbro che liproferisce, il mio dolore

,

la mia disperazione.

Mid. Ab

signora!...

Eli. Parla; che più può avere per

me

l’ira del cielo ?

Mid.

Non

vogliale...

Eli,

No,

parla; le I*impongo.

Mid.

Un

fatai decreto... yn’ ingiusta sentenza...

Eli. Anche l'infamia. Crudeli, non basta loro la vita; vogliono anche Tonor

mio?

' * . !*

SCENA Ut

. '

1 • t

Mutante

dellecarceri e detti

*

Aiti. Signor capitano?

Mid. Che

volete?

Aiu. Vi èal difuori un soggetto distinto, guitato deduescrivani chedomandal’ingresso,

Mid (Oh

Diol che annunzio funesto. Chi saelio non siaquesto 1’istanteI) Fateli entrare.

. . (Aiutante Eli. Qual tuibameoiolchepuòagitarvi?

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(18)

20 IL

PARLAMENTO

DI

LONDRA Mid.

Nulla.

EU. Che

mi annunziate?

Mid.

U:idistinto personaggio cerca di favellarvi.

Eli.

E

perchè?

Mid. Oh

Dio!

Eli. Spiegatevi.

Mid. Lo

saprete meglio dalui.

SCENA

IV. ..

Suffblckj

due

Scrivani, Aiutante e detti.

' v i ^

Eli.

Che

veggoI

A

chesi viene?

E

chesivuole da

me?

Suf.Signora, perdonate allanecessità ed al do- vere, il tristo uffizio che sono costretto

ad

esercitare in questo istante, (ad

un

Scrivano) Avanzatevi, e leggete ad alta voce quel foglio e voi ascoltatelocon rassegnazione,evenerate

idecreti del cielo.

Eli.

E

che contiene quel foglio? Suf.

La

vostra senteoza.

Eli.

E

pronunzia?...

Suf. Il mio labbro non sa., nonpub...Accoltale dallasua voce..»

Eli.

Non

proseguite...Io tutto comprendo... Io

manco. (sviene

)

Mid.

Ah

signore, lasciate cheio..,

Suf.

Non

vi èconcesso; partile, lasciatemi solo

&

conlei,eincaricatevi di fare eseguire la sen- tenza privatamentee senza tumulto.

(19)

ATTO SECONDO

2i Jtfid.

(Ob

Dio! che commissione!) Partirò,giacché 10 volete,

ma

colcuore laceraloe diviso. Mi- sera regina! sventurataElisabetta

I

(parte con i scrivanie

V

aiutante) Eli.

Oh

Dio

Dove

sono? ( bi sietevoi?

Suf.

Uno

che prende partenelle vostre disgrazie che vi compiange, e che vieneastenderviuna roano compassionevole e generosa.

Eli. Volete voiaffrettare l’ultimo mio respiro?

Vi sono disposta.

Suf. Regina,conoscetemi meglio

La

pietànon è ancor spenta sulla terra, e vi sono ancora delle anime,se non virtuose, almeno sensibili.

Degnatevi di ascoltarmi, ediporminelnumero di queste.

Eli. Parlale.

Suf. Tollerate che io favelli con quella fiducia

che inspira la compassione per lo sventurato.

In questi brevi edecisivi momenti sia da noi sbandita ogni ombra di ritegno che*possa svin- colare la nostrareciproca confidenza.

Mi

pro- mettete voidi averetanta fede econfidenzain

me,

quanto io ho stima erispetto per voi?

Eli. Sebbene non intenda loscopode’vostri detti disponete della mia rassegnazione.

Suf.

Donna

rara esciagurata! avete voi inteso

11 destinoche vi sovrasta?

Eli."Conorrore!

Suf Non

basta ancora.

Eli Elie ho da temere di più?

Suf. I,’infamia.

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(20)

23 IL

PARLAMENTO

DI

LONDRA

FU.

Ecco

il colpo chemi lacera il cuore.

Su/'. Eppure non conoscete ancoratuttal’atrocità del vostro stalo.

EH.'

Che

piu?

Suf. Aprite gii occhi, e comprendete quanto è vasto l’absso che vi circonda.

Che

la vostra

'> gioventù sia tronca, l’innocenza macchiata, ì’onor vostro presoa scherno e ricoperto d’ob- brobrio, voi lo vedete, e nonè d’uopo di di- mostracelo;

ma

chi fu l’autore de’ vostri mali,

> chiil vostro accusatore,il vostro giudice che viscagliò sulcapo l'infammia ela morte, che gioisce del vostro disastro, quali ne sieuo le

< mire, le trame, i tentativi, qualeil fruito eie conseguenzedel vostro abbassamento,ecco ciò che ignorate.,e che è d’uopo farviconoscere.

Una

donnaambiziosa ed un congiunto il più perfido agitarono presso Enrico le sorti della

> vostravita. Essa era d’inciampo alle capric- ciosevoglie della prima e alle politiche viste - dell’ altro. Si stabilisce di troncarnelo stame.

De’giudici, dei testimoni compri e sedotti dalle lusinghe e dall’oro del vostropiù mortale ne- micodecidono dei vostri giorni: e mentre da un lato si appresta il supplizio, fumano dal- l’altro lefaci di un colpevolenodo. OggiEli- sabettaperisce diferroo di veleno fra lepa- reti dell’oscuro suo carcere, e domani Enrico porgela destra fra le acclamazioni di un po- poloalla nove!a sua sposa.

(21)

'

ATTO SECONDÒ

•» 25 Eli. Dio gluslol ecco le furie scagliale ne! imo pettonegli ultimi islanli del viver*mio,,!

Do-

mani... domani si compie la barbara scenai Svf. Demani, quella n ano medesima che ha se-

gnalo la \ostra condanna, stringerà con nodi indissolubiliquella dellavostra rivale.

Eli.

Ah

spergiuro! ah iradilorel

A

questo colpo non posso frenarmi!

Ab

perchènon mi èdato prima di morire, di spezzare imiei ferri, vo- lare a’ pie’ dell’ara e immergerloroun pugnale nel cuore!

No,

non può esserpace a talide-

litti.

Le

furie delrimorso sorgeranno a lace-

rarli; l’ombra mia invendicatali seguirà da per tutto; renderà loro giorni affannosi, inquiete le notti...Va., torna a quel Enrico che orna»più non pavento, e gli riporla quest'

ultme

mie voci. Esse escono dalla borea di un esserevi- cino a presentarsi a quel tribunale, innanzi a cui tremanogli uomini edi re. Digli che io ve lo citoa rendermi conto del sangue che egli oggi haversalo, che...

Ab

no, non gli dite nulla... ovvero ditegli solo che mi avete vedutaricevere gli ordini suoi, adorarli, espi- rare; che iol’amo ancora sebbeneoffesa nella parte più sensibile; che l’amerò anche al di là del sepolcro; che io muojo,e muojo inno-

cente.

Suf.

Ah

voi mi strappate il cuore, o regina.

Eli. Lasciatemi.

Suf. Datemi ascolto.

Eli. Partite.

(22)

24 IL

PARLAMENTO

DI

LONDRA

SuJ. Vi prego, vi supplico.

Non

a caso, nè per spargere un inutilepianto qui venni.

Eli.

A

die dunque?

Suf.Il cielo m’inspira.!. Arrischieròtulio, per- derò lutto per voi,

ma

per salvarvi.

Eli. Voi?

Suf. Vicondurròin un asilosicuro; colàvicelerò ad occhio vivente.Intanto farò spargerelavoce della vostra morte,finché il tempo e lecirco- stanze vi porgano il mezzo di giustificarvi e trionfare.

Eli. Va, amico, questo tratto mi colpisce, e strappa unalagrima del mio ciglio.

Suf. Sietepersuasa?

Eli.

No

...

Se

la mia vita èin odio a colui cui solo era cara-, io non debbo conservarla.

Suf. Ahj che dite?

Eli. Oppure, sela tua pietàvuoleoperare qual- che cosa per me... pochimomenti mibastano...

scrivo due righe a mio fratello che fino da fanciullo milita all’armata, nè più mi vide.

Tu

glie la consegnerai. Egli verrà per abbracciar- mi...

Che

dirà quandoin tnla vece riceverà le nuove dell’immaturo mio fine e stringerà il

•'

m

o freddo cadavere?

Suf.

Ah

no,cangiate pensiero. Volete voi for- mare il trionfode’ vostri nemici?

Eli.

Oh

Diol... qual colpo mi avventi al cuore!

Suf. Domanisi riderà sulla vostracaduta...

Eli. Taci

Suf. S’insulterà il cener vostro...

(23)

'

ATTO SECONDO

2S Eli. Pietà!

Tu

mi laceri in mille brarv.

Suf. Cedete... arrendetevi...

Eli. Vuoi tu che accetti il tuo partito ? Suf. Sì, mia regina.

Eli-

A

unacondizione vi acconsento.

Suf.

A

qualunque Parlate.

Eli.

Fa

cbe io sia introdotta incognita

, prima che segua la

pompa

delle nozze,nel reaipa- lazzo.

jSuf.

Ma

questo sarebbe un precipitare le m>e, le vostre speranze.

Eli. Ebbene, la tua pietàin altra guisa non fa rbe prolungarmi angoscie mille volte peggiori delia morte.

Suf.

E

qual è le vostraintenzione?

Eli. Parlare adEnrico a dispetto de’miei ne- mici che

me

lo hanno sempre impedito; pero- rare la mia causa, persuaderlo

, o perire. Se io vinco,noi saremo lutti salvi, felicievendi- cali: seio soccumbo, pensa solo a te stesso e poniti in salvo.

Suf.

Ebbene,

a questavendetta nobileeda eroi io v’acconsento. Fra voie

me

penseremo, ri- solveremo. Il cuore di Enrico è clemente e sensibile, e non diffido. Se io arrivo ad in- gannare la vigilanza dei vostri nemici

, a tras-

formarvi in guisa cbe passiate seco luiun solo istante... Quali speranze

,qualilusinghe mibril-

* lano in cuore. Venite, seguilei miei passi e confidate nelcielo. Si ridami il capitano.Egli è mio amico, egli da

me

dipende, egli più

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(24)

20 IL

PARLAMENTO

DI

LONDRA

voltemi lia dello che tutto arrischierebbe per la vostra salvezza.

Eli.

Ah

si, egli èun

uomo

pietoso chemiaiutò a sopportare il pesodel mio destino, e

che

potrebbe...

Ah

si, son certa ch’egli farà tutto

per me. \

Suf. Tosto dunque si chiami.. Ehi, chi è di. là.

- /

SCENA

V.

Middelton e detti.

Suf. Capitano, v.enite. Accostativi,

uomo

gene- roso. Siete voi disposto a proseguire I*opera della pietà e della compassione? ad assistere la regina con tutte le vostre forze?

Mid' Che

volete che io faccia per lei?

Che

sparga ilmio sangue

,che cimenti la miavita?

Imponete.Tutto è nulla perme,seposso giun- gere ad alleviare i suo mali.

Suf. Unitevi dunque

meco

a por

mano

al gran progetto che io tento. Spargete tostovoceche

la sentenza fu eseguita, che ella prese il ve- leno, quindi fate trasportare un chiuso feretro alle tombe de're, per colorire l’inganno. Io intanto latrarrò di qua segretamente,

ma

tocca a voisomministarmi il modo.

Mid.

Penserò... rifletterò...

Eli.

Dammi

un uniforme,un cayallo,e sotto finte spoglie...

Mid. E

se per disgrazia riconosciuta...

(25)

ATTO SECONDO

; 37

Suf.Deluderemo ogni trama, e voi seguirete da per tutto i miei passe

La

notizia della vostra morte, la perduta memoria delle vostre sem- bianze, il cambiaménto di fisonomia, dopo sei anni dicarcere, agevoleranno l’impresa. Piùnon s'indugi.

Eli.

Mio

liberatore! Ab! la piena degliaffettimi toglie la vece e leparole.

Suf. Poneteviin calma,e occupatevi della vostra

salvezza* *

. '

Mid. Abbiate speranza in chitatto arrischia per voi.

. Eli. Amici,fratelli miei, sononelle vostre mani.

{partono

)

i

fine i»ell’attosecondo.

»

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(26)

58 IL

PARLAMENTO

DI

LONDRA

ATTO TERZO.

r *

Reggia.

SCENA PRIMA.

Elisabettain obito

da uomo,

e Suffolck.

Suf. Eccovi Ira lesoglie della reggia, ina in mezzo a’vostri nemici e nelmaggior pericolo.

Etis Nel riporreil piede in questiluoghi,

dove

un tempo vissi padrona e regnai,un tremito, mi assale dal capo alle piante.Quale vitorno!

Esule, proscritta, e colla morte sugliocchi.

Suf.Rassicuratevi. L’arte sta nel celarviaivostri persecutori, e specialmente a Varvick. Il re è buono, vi dissi. Bisogna deludere il primo, e disingannare il secondo.Vi dirò che ionon so dove si estendanoletn're di quest’uomo ambi- zioso...

Eli.

E

di che potreste temere?

Suf. Di lutto, e per tutti,e forseancheperilre.

Eli. Ohimè! chevolete voi dire?

Stf

Capirete.Avete voi preso quei due fogliche

vi feci scrivere dal capitano delle guardie sir Middelton?

Eli. Gliho meco.

Suf. Converrò che voi stessa rechiateal perfido la notizia cheegli avidamente aspetta.

Eli. Posso io farlo impunemente?

Suf

Potrebbe mai immaginarsi che chi reca la

(27)

ATTO

TERfcO 29 nuova dellamorte della regina, fossela regina medesima?... Oltre di che, egliha pocapra- tica di voi, poiché rare volte vi vedeva prima della vostra disgrazia. Sotto quell’abito, cosi trasfigurata, io sfidoil re medesimo a ricono-

scervi. t

Eli. Voi m’infondete nuovo coraggio...

Ch

se io fossiscoperta...

Su/..

Non

rattristiamo,vi prego, con sinistri au*

gurj l’opera incominciata,e...

Eli. Alcuno qui volge i passi, [osservando

fra

lescene) Suf. (

dopo

aver guardato)

È

egli stessoèVar- vick. Ritiratevi per poco, edattendete che io vi chiami.

Eli.

Ah

mio buon amico!...

Su/. Questo

nome

mi è più caro di quanti ne seppe inventare il fasto e l’orgoglio. (Elisa- bettaparte)

Lo

scaltro vive tranquillosotto l'ombra de’suoi agnati, enon prevedeil tur- bineche glisovrasta. Cielo, seconda i voli di un amico delsuo re e dellagiustizia:proteggi gl’innocenti ecolpisci i traditori. Signore...

SCENA

II.

Varvick edetto.

. I'

Far.

Ebbene?...

Suf. Tutto fu eseguito.

Far. Elisabetta?..

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(28)

30 IL

PARLAMENTO

DI

LONDRA Suf Non

è jiiù. Il capitano Middellon

me

ne

mandò

l'avvisoed un espiesso del re.

Var.

E

queste sicure voci?...

Suf. Sono d fuse per tutta Loodra.

Var.

Che

si dice?

Suf. Si freme, si bisbiglia, si esclama...

Var. Controchi?

Suf. Controgli autori,qualunque essisieno,della sua morte. Si piange Elisabetta,esi

mormora

contro di Enrico.

Var. (

La

sorte favorisce i miei disegni; questo è ciòch’io bramava.)

Ove

il messo?

Suf.

È

fuori: tostove lo conduco. (Ecco il

momento

decisivo; io palpito!) Entrale.

SCENA

IH.

I m <t .

Elisabetta edelti,

Eli.(È desso. Al suo aspetto l’ira edil furore m’infiamma, e possoappena frenarmi) Suf.

Elisabetta) Regolatevi comevidissi, e

non temete.

Eli. (Eglimi guarda,e tace;non vorrei...) Var. Giovane soldato, da dove venite?

Eli. Dal

campo

alla Torre, e <)a colà a queste soglie.

Var. Chi vimanda?

Eli. 11 capitano Middellon.

Var. Che avete?

£.{[.

Un

foglio pel re.

(29)

ATTO TERZO

' 31 Far. Consegnatelo nelle miemani.

EU. Scusale, non posso compiacervi.

Far. Perchè?

Eli. Perchètengo ordine di consegnarloal re,e

non

ad altri.

Far. Interessa molto danque questo foglio?

Eli. Molto.

Far.

È

pressante adunque molto il vostro im-

pegno?

Eli. Grande.

Far.

E

voi,chi siete,che tanto risolutamentemi favellate?

Eli. Quanto voi... più di voi...

Far.

Come?

Eli. Sì, quandosono vestito di quest’uniforme c incaricato delle pubbliche commissioni...

Su/. Giunge il rei (Ohcielo! tuttoè perduto!)

Far

11 re!Ritiratevi;siguardi,si custodisca.

Ve-

dremo

iu breve, giovane audace,se saretesver- gognato ed avvilito.

Eli. (Il perfido freme! Se eglisapesse chi glista a fronte, e checomincia a gustareil piacere

della vendetta!...), {pane)

SCENA

IV.

Enrico e detti

Enr. (burberoassai) Io adunque avrò lordatele mani neldi lei sangue?lo? Ali noi Mille af- {el.ti combattono in me, e sia pietà, sia giusti-

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(30)

52 IL

PARLAMENTO

DI

LONDRA

zia, alfine ne trionfo.Ritrattoil miofatalecon- senso; anzi in questo istante... Varvick... Suf- folrk... Chi è di là?

Far. Sire...

Su/.

Mio

re...

Ertr. Si sospenda...siimpedisca. Fui sorpreso.Fui ingannato...

Far.

Da

chi, maestà? Perchè?

Enr.

Non

era mia volontà, era la passione

che

mi dirigevala mano. Io rientro in

me

stesso.

Far.

Ma

di chi vi compiacete parlare?

Enr. Di Elisabetta, della sciagurata Elisabetta.

Megliosi vegga... megliosiesamini,e pois’im- pedisca, vi dissi.

Far.

Ma

sire...Ilcapitanodelle guardie ha già ditl'usa l’ufficialenotizia...

Enr. Basta... Tutto comprendo.

La

mia sciagura è compiuta.

Far.

Ed

è giuntopoc’anzi unuffizialedella

Torre

con un piego per voi.

Enr. Barbarii Qual furia vimosse ‘ad affrettare tosto...

Ma

dov’è quest’uomo, cheiolovegga che io gli parli,che lo legga quel fogliofatale mi inebbridella mia disperazione.

Far. (aSuffolck) Si lasci in libertà. (verso le scene) Venite avanti, gettatevi a piedi del vo- stro re,ed ostentate adesso tanto orgoglio.

{partecoti Suffolck)

(31)

ATTO

TlìftZO

SCENA

V.

Elisabetta edetto.

Eli (entra e si

ferma)

(lo lo riveggo!

Oh

Dìo, quale istante! Il rnnre mi palpita, la

mano

mi trema, le ginocchia mi mancano. Tutto è in

me

confusione.

Oh

mio cuore,non tradirmiinque- stomomento!)(s’inginocchia epoiglidàilfoglio

)

Enr. [prende ilfoglio lolegge tremando,lo lascia andare per terra3ed esclama) Essaè

morta!

Eli. (Perfidi,voinonmi avetecambialo quel cuore, Egli è ancora il cuore di Enrico.... Io sono commossa!)

Enr. (

sempre

immobile) Essa è morta!

Eli.(No, non è vero)

Enr. Elisabetta,tupiùnonvivi...edio tihoper- duta per sempre.

Eli. (Potessi dirgli che son io a! suo fianco...) Enr.

Oh

cielo! fulmina, annientail capo mio...

Ma

io giuro che sono innocente dell’attentato che si è commesso, e che il sangue di leiri-

cadrà solo su coluiche lo ha versato, giuro...

SCENA

VI.

Varvickj Contessa e detti.

Con.

Che

fu ? Che avvenne? Enr. Esultare

,gioite. I vostri voti sono paghi.

La

vostra vittimaè immolata.

F. uo3

II Parlamentodi

Londra 3

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(32)

34 IL

PARLAMENTO

DI

LONDRA

Eli.(Chi è costei ?) Con. Sarà poi vero una volta?

Enr. Leggete ed inorridite, se ne siete ca-

pace, (le

il foglio)

Eli. (

E

dessa, e Pabborrita rivale; essa è qui; io...

Oh

che violenza fo acontenermi!

)

Con. (legge)

«

Sire, mentre leggerete queste

»

poche righe, vergate dallamoribonda

mano

„ di un’infelice, essasarà già. morta.

Prima

»

di spirare il suo ultimo fiatoè statoilvostro

« nome

che ha pronunciato, ed ha chiuso le

«

ciglia afsonnodimorte,coll’augurio per voi 99 di ognibene, di ogni felicità.

Lo

scono-

99 sciutoportatorediquestultirna miavolontà

ha

99 un importante segretoda confidarvi.

Non

(o

99 ricusate ascoltatelo espargete una sola la- 99 grima per chi fu una volta per voi I*elfet- 99tuosa Elisabetta.»Lessi, eche perciò?

Vo-

lete che queste note, scritte con la pi'u fina malizia, possano in

me

produrre Peffetto che cagionanoin voi ?Pretenderestedivedermidub- bia, sospirosa,esitante suldestinodiuna

donna

che, scordevole del suo nulla, superba per

un

onore non meritato fastosadi essere la sposa di Enrico, tentava il suodisonore,enonbilan- ciavaun istante a renderlo quasi obbrobrioso e di universale esecrazione?

Eli. (Ah indegnaI)

Con.

E

di altratempra il mio cuore.

Non va-

cilla, non trema, nonè molle

come

quello di

Enrico.Rammentatevi chelascelta diuna

buona

(33)

ATTO TERZO

35 consorte è la gloria di un sovranoe lafelicità diuna nazione. Felice colui chebene sceglie.

Laprosperila ela pace inalbanoil suo trono!

L’abbondanzae la contentezzagermoglianonet suostato, e uè sono conseguenze a suo pre- mio la tranquillità de’suoi sudditi e I’assistenza del cielo.

Ma

iotuttodono almiosposo,basta che domani sia mia quella

mano,

e che l'ini- qua Elisabetta sia morta:

ma

qual vissevisse

,

reae delinquente.

Eli. Mentite.

Con. Qual voce?

Eli.

(

Che

feci, che dissi!

Ove

mi trasseil fu- roreI lo miperdo, io miconfondo.) Con.

Ne

avetevoiqualche dubbio?

Eli. Perdonate... fu un trasporto, un molo volontario.L’interesse ch’io sentoperuna donna che fumia regina e che ebbi l’onore...

Con.

E

quale?...

Eli. Il maggiore.

Con.' Spiegatevi.

Eli. lo l’amava.

Con.

Di

qual amore?

Eli. Quanto

me

stesso.

Con.

E

perqual motivo tanta passione?...

Eli.

Per

qual motivo? Per dovere... per inclina- zione...per natura.Fui beneficato... sono suo congiunto.

Eur. Ali!che Elisabettaè perita,e forse innocente Eli.

E

vero, innocente1

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(34)

36 IL

PARLAMENTO

DI

LONDRA

Enr.

La

Inafrancbexza merita fede.Qua! èque-

stoarcano che haida confidarmi?

Eli IIpiù grande.

Enr. Fallotosto... fallo liberamente io le ne concedo il permesso.

Eli.

Bramo

la grazia intiera:

domando

di parlare a voisolo, e senza testemonj.

Enr.Sarai esaudito;fra poco li ascolterò.

La-

sciami respirare un momento. Ciò li basti per ora. Confidanella mia clemenza e spera.(Ohi- mè! anche costui viene ad accrescere i

m

ei tormenti...

Come

lesue seinb'anzq mi colpscono,

. e mirichiamano alla menteitratti diun’

imma-

gine...

Oh

delir) diun accesafantasia. fuggite, e lasciale in calma l’agitatomiocuore,{parte) Eli. (Ecco il momento che decide del mio de- sino.

Oh

numi; siatemi voi di guida, e soste- nete lamiainnocenza.)

.

{parte) Con. Seguiamo Enrico:non lo lasciamo con se stesso un istante: si circuisca, si combatta, si vincaqnel cuore,e si riporli sopra di lui la più compiuta vittoria. {parte) Far. Il tempo vola, gl’istanti passano, e sono preziosi: si colga,si alferri il crine della for- tuna Quell’ incognito, la sua audacia, il se- greto da rivelarsi, la facilecredenza del re...

Varvick, nonperderti;esplora,indaga,ed ab- baticonunsol co’poidebolituoi nemici {parte)

FINEDELI,’ATTO TERZO.

(35)

57

ATTO QUARTO

Reggia

come

nell’alto Terzo.

SCENA. PRIMA.

Enrico3Contessa, Varvick, Sujfolck

^

e

Guardie

.

Enr.

Alla vicina aurora sia ludo pronto per la

pompa

solenne. Sarete paga, (alla Contessa) Sarete contenti.(a Vnrvicke Suffolck) Lascia- temi,e partite,{alle

Guardie

che eseguiscono)

Con. E

con questaiuditlerenza.,conun cuorecosì torbido edinquieto, Enrico si preparaallemie nozze?

È

forse la convenienza, il riguardo, la sua parola che l’obbligano ad un tal passo?

Disingannatemi:uonfatechele tenere curemie., ilmio amoresviscerato sieno prodigati adamante insensibile, ad un amico indllcrente. Sincerità fu sempreil mio

nume

e il mio pregio: e se questaha saputo distinguermi pressodi voi fate che iovi vedabrillare sulla frontela vivagioja ed il contento, e chepossa sperare da questi la desideratacorona a’miei voli.

Enr.

Perdonale.

Non

badale a’miei delti.Iosono agitato da mille contrai

j

alleiti, di cuiciascuno a gara sollenlra acombattermi;

ma

quellodel- i’amor vostro èil piùforte, e trionfa. Voi ne aveste le prove. Fra poche ore il vostro de- stino sarà compiuto.

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(36)

58 IL

PARLAMENTO

DI

LONDRA

Con. Si,fra pocheorefate cheilParlamento mi

teda e mi rispetti; Londra mi acc'ami e mi onori; le

m

eemulesi prostrino con invidia ai piedi

m

:ei. Sì, tutto questo mi è caro,

ma

più di tutto vivamente desideroil solo, l’unicopos-

sesso del vostrocuore. (parte)

Enr. (passeggia esospira, indi

a

Suf.) Entri il giovine ufficiale. (Suf.parte, indi

a

Varvick)

Voi

radunate il Parlamento. Al nuovo giorno vogliopresentarmi aluie metterlo a parte della mia sce'la. Vegliate e sacrificate questa notte

per amormio. (va

a

sedere

)

Var. (Purtroppo veglierò,perchè uncolpo di sorte nemica nonattraversiimieidisegni.)(parte)

SCENA

II.

Elisabetta, Suffolck e detto.

i

Suf. (a Elisabetta)(Ecco Listante, non io per- dete inutilmente. Questo decide di lutto, della vita, dell’onor vostro e della salvezza di chisi è prestato per voi. Siate cauta, siate destra, guardatevi dall’impeto vostro, e regolatevi.) (parte) Eli. (Cuormio,non tradirmi: soffoca i tuoi tras- porti, e dammiforza a superare

me

stessa.

Oh

comeio tremol) (s'avanza

un poco)

Enr. (scuotendosi)Giovanesconosciuto,liavanza.

Eli. (avanzandosi)(Eglimiosserva:egli sospira.

Oli cielo,fa che ionon siatradita dalle

mie

sembianze, prima cheio possa... iopavento..,)

(37)

ATTO QUARTO

39 Enr.

Che

fai?., la taci?

Le

tuebrame sono esau-

dite.

Che

ti arresta?

Eli. Rapito dall’onorche io ricevo,aspettavari- spettosamente dai vostro labbro il cennodi fa- vellare.

Enr.

(Più che lo guardo... quella fisonomia ....

quella fronte...

Che

vaneggiamento è il mio!) Parla: qual è l’arcanoche tu devi svelarmi?

Eli. Prima che io virisponda degnatevi di leg- gerequestofoglio.

Enr.

Dichi?

Eli. Dello stesso Middelton a voidiretto.

Enr

. (legge)

«

Eccovi,o sire, il segreto da di-

»

svelarvi. Elisabetta è morta innocente, ca-

. .

»

lunniata,tradita.Voi sieteavvoltolaiperfidi.

» La

coronavi vacilla sulcapo. Aprite glioc-

»

chi,disingannatevi,siatecauto,avveduto. S’ap-

»

pressail

momento

incui sarà vano ognicon-

»> siglio; il male èsenza riparo. Credetea chi

»

muore.

Addio.» Che

sento! che lessi! Eli- sabetta fu tradital possibile! Giusto cielo! Pos- sibile?

Eli. Si, io loripeto.

Enr.

(Oimèl quale incertezza mi versa in senola lettura di questo foglio.)

Ma

da chi... come...

perchè... quali prove ne avete?

Eli.

Da

chi? dal piùperfido, dal più simulalo dei viventi.

Come?

nel

modo

il più barbaro e più disumano. Perchè?ella vi amavatroppo,visco- priva le trame dei perfidi e ve li allontanava daifiauchi.

Con

quali prove? con tutte quelle

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(38)

40 IL

PARLAMENTO

DI

LONDRA

chepuò somministrare la verità, l'innocenza e l’araor suo.

Enr. Amore, per chi?

jEli. Per voi.

JSnr. Perme!.. Ellacessò diamarmidiquelpunto che divenne colpevole. Ella m’ingannava

.

Eli.

Fu

ingannataella stessa.

Enr. Indegna!

Eli. Ella erainnocente.

Enr. Taci.

A

questo passo tu svegli le furiedel-

I’agitato amor mio.Iostesso (tremo nel

ram-

mentarlo)io stesso fuiconvinto delsuo tradi- mento.

Enr. Fallaci erano le apparenze,non suo il tra-

dimento. ’.i

'

Enr.

E

di chi dunque? ,

Eli. Di chi fingeservirvi, e.v’inganna:di chipiù vi fidate, di chi porta nelle vene il sangue vo- stro,edèindegno del

nome

divostrocongiunto.

Yarvick... il perfido Varvick.

Enr. Sciagurato! Chi lo asserisce?

Eli. Concedete per pocolibero il freno alla ve- rità sul mio labbro, e poi fulminante, \farvick, ve lo ripeto. L’odio, larabbia,lagelosia ani- marono isuoi colpi segreti. Elisabetta era un ostacolo alle suemire ambiziose.Essa abbassava la suasoverchia possanza, e non gli lasciava che uu’ombra del suo usurpato potere, per riporlo nelle manidi Spincel eDandel, ministri fidi eincorrotti. La perdita di Elisabetta fu decisa,e secco quella de’suoi beneficali. Si

(39)

ATTO QUARTO «

sapposero dei raggiri, delle secrele corrispon- denze con lord Ervey... Essi furonolevittime prime,e la loro morte fu.il segnale di quella della tradita, sagrificata Elisabetta.

Enr.

Tu

seifranco nel sostenerlo.

E

chi t’instrusse -di talisegreti?

Eli. Ella stessa... nell’ore estreme della sua vi- ta... moribonda, spirante fra le mie braccia, che le prestarono gliultimi uffici.

Enr.

Ella dunque ti spiròfra lebraccia?

Eli.

Ah,

seveduta I’aveste! I suoiatti, il suo volto, suoi sospiriavrebbero inteneriti i duri marmi del suo carcere, sefossero staticapaci di dolore. Lesse appenailfunesto decreto,che chinandola fronte, e asciugandosi qualche la- grimache

vita,

ma

mani sul nappo fatale,e beve alunghisorsi la morte.

Un

palloredi morte le ingombrò tosto la fronte, un tremitole agitò le membra, un anelito le premè forte ilrespiro, schiuse la bocca più fiateper falvellarmi, e altrettante le troncarono la voce isingulti* In fine, con un estremo sforzo,raccogliendo imoribondi suoi spiriti, pronunziòpochi interrotti detti, e per ultimi disse... Enrico,io t’amo... Enrico, sono innocente.Enrico.. voleva piùdire,

ma

se lo chiusero ilumi,piegò sul pettolafronte,con- torcendosi piùvòlte,e con unlungo sospirole sfuggi I’anima e la vita.

Enr.

Con

quali colpi mi baiscosso.

E

possocre- tepioveva daicigno, non sulla sua sul perduto onor suo, stese le

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(40)

43 IL

PARLAMENTO

DI

LONDRA

derti ?

E

se pur ciò è vero,

come

provarlo a fronte dei terribili documenti delle sue colpe, d’un decreto che la fa rea,e de’suoiaccusa- tori?

Eli. Io,in faccia vostra, in facciaagli uominie al cielo: io. Dinulla teme, di nulla paventa diiha la giustizia e l’innocenza in soccorso.

Innanzi al tribunalestesso, che pronunziò I’i- niqua condanna,parlerò; difenderò, se nonlei, almeno la suasventurata memoria Laverò la macchia dell’infamia che copre lasuatomba, e se altro non potrò, farò giudiceil cieloela sortedella miacausa. Tra ine eil traditore..

sottogli occhi vostri, e d'un popolo intero...

Egual campo, egual armi decideranno la con- tesa, da una parte l’ardire e la

menzogna,

dall’altra combatterà la ragione elaverità.

Da

quellaun braccio debolee atterritodal rimorso;

da questail braccio del cielo, che protegge la causa deM’innocente. Più nonsi tardi: po- netemi a fronte dei perfidi.

La

miaspada,vin- dice del delitto, mi trarrà dall’infamia e mi renderà I’onor mio.

Enr. L’ onor tuo?... Quali delti...(Qual fuoco brilla da’ suoi sguardi.)

Oh

seio nonavessi la funesta certezza...Se non sapessi che Elisa- betta...

La

fronte... I suoi occhi...

Eli. Sono gl’istessi.

Enr.

La

sua vivacità,il suo spirito...

Eli. Anima il mio petto. .

Enr.

Ma

la sua vita.,ilsanguesuo...

(41)

<

ATTO QUARTO

45

Eli. Scorre nelle mievene.

Enr. E

chi seitudunque?

Eli.

E

che più tardale aconoscermi? Io sono...

Enr. Finisci...

Eli. Io sono!...

Enr.

Chi!...

Eli. L'unico fratello della sciagurata Elisabetta, erededelle sue sventure,dell'odio vostro;che vienedalcampo,checadea'vostri piedi, einonda di lagrime la vostra mano. (s*inginocchia) Enr.

Tu

ilfratello di Elisabetta .. che...

Ah

io vaneggiava.

A

quale seducente lusinga l’anima mia... Alzati, abbracciami... Io delirai... Io...

Ma

il mio doloreha sconvolto imiei senti,ha turbatoil mio cuore, e loha immerso in un abissofatale d'incertezzae di guai. (siede) Eli.(OhDio.

A

quale pericolosonosfuggita Quasi

il miotrasporlo...ilmiolabbro... Égli mi

ama

poranco!

Ahi

io non sono del tutto infelice) (Enr. salzaperpartire

)

Dove

andate?

Enr.

Dalla contessa.

Eli.

Dove?

Enr. Dalla mia sposa.

Eli. Dalla contessa?...

Enr.

Qual dubbio? Eli. No.

Enr.

Che

dici?...

Eli.

No,

voi vivrete per lafelicità di noi tutti,e perla vostra sposache vi

ama

e fa voti per voi.

Enr. Sia pur così.,.Fratello’della sventurata Eli-

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(42)

*4 IL

PARLAMENTO

DI

LONDRA

sabetta, piangi pure per lei; compatisci il tuo

re. Addio. . {parte)

Eli.

Oh

sorte! Ora sono contenta, e di piu non bramo. Ecco Varvick.

SCENA

III.

Varvicke detta.

Eli. (Ilperfidoè confuso, eparlafra sè.. Autore dei mali miei... la mia vendettanon è lontana.) Var. (Ancora qui costui.)

Eli. (Togliamocidallasua presenza.) (per partire) Var. Giovanesconosciuto, appressatevi.

Eli. (Egli mi chiama, che vorràda

me?)

Var.

Ora

che avete otteuuto di parlare al re,

qual sentimento avete in lui ravvisato per la perdita di Elisabetta?

Eli. (Si deluda.) Quello che puòformare latran-, quillilà di Enrico, che ha servitodidisinganno per

me

e di salvezza pel regno.

Var.

E

come in giovine età avete avuta l J

e- sperienza di rinvenire utili cognizioni? Eli. Il re vivrà contento sultronoconunadonna

che può farlo giustamente felice: l'Inghilterra avrà nella contessa una giusta sovrana,una

ma-

dre amorosa.

Var. Quallinguaggio tanto diversodaqueldiprima?

Eli.1documenti piucerti, le asserzioni più sicure, gli attestali giuridici ditanti testimoni, la sen- tenza del.Parlamento,. Vintegrità d’Enrico mi hanno persuaso, mi hanno convinto. Elisabetta

(43)

ATTO QUARTO

45 era rea: essa morìgiustamente.

È

verocheio amava lei come essa mi amava teneramente

,

ma

il bene privato non prevale alla pubblica causa. Comincio ad arrossire deibenefigj ed odiarne la ricordanza.

V

ar.

Ora

vedo chenel ctiorvostrotralucelave- rità e la giustizia.

£

che contenne,seè lecito il vostrosegreto colloquio?

Eli.

La

sciagurata regina voleva che per giusti- ficare agli occhi del monarcala sua condotta

,

pernon diramare la sua memoria, io aggra- vassil’altruicomprovataonestà, addossassiaglJin- nocenti le colpecheeranotuttesue,ctogliessi a'Ia grazia e allaprotezionediEnrico chitanto n’ è meritevolee degno*

Var. Era io forse fra questi? - 4 Eli. Anzi il primo, signore.

Var.

E

voi... evoi?...

Eli- Seppi distinguereilverodal falso.compensai

l’innocenza come era dovere, trattailaperfidia

come

era giusto.

Var.

Ed

Enrico?

El.i 11 re,appoggiato alle incontrastabili prove cheha sottogli occhi, si pentì deisuoidubbi, condiscese alleinchieste, econfermòtutti ibuoni nei diritti dell’amorsuo edella sua tenerezza.

Var.

Oh

giovine adorabile!ohfra ipochi, fra i

rari che sono la delizia di una corte e lastima di un sovrano! Voglio compensar ciò- che ti

debbo.

Ma

prima, che pensi ta di Enrico?

Elie

Lo

giudicoun

uomo

debole, facile aprestarsi

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(44)

46 IL

PARLAMENTO

DI

LONDRA

ad ogni consiglio, difficile aconoscereibuoni incapace a reputare alcunoperfido e traditore.

Viir. Ti pare questo il carattere di un sovrano?

Eli.

Lo

disapprovo, perché può dipendere daciò la rovina d’un’ intera popolazione.

Far.

G

se io avessi in roano come migliorarela

tuasorte ? . (

Eli. In che

modo?

Far. Possofidarmi?

Eli.

Mi

fate un torto.

Far. Giuralo.

Eli. Giuro di far tutto, tutto azzardare per la causa delvero el’oppressione de’perGdi.

Far. Sappi chela contessa ed io

,appena salita sul trono,approfitteremo di unimbecille. Esso n’è indegno. Il partito è fortee polente.

Tu

avraimezzoper estenderlo ed aumentarlo...M’in- tendi... Rinovami il tuo giuramento, e disfo- gliamo questoperiglioso colloquio. Volo dalla contessa;prudenzae cautelanontiabbandonino;

a momenti vedrai migliorata la tuasorte esta- bilita la lumiuosa fortuaa d’un amico, di un

protettore. (parte)

Eli

Oh

DìoI che ascoltai! un amico, un bene- ficato1

Un

parente*!...

Ah

SuiJolck...

SCENA

IV.

Suffolckedetta.

Suf.Ebbene, regina?

Eli.

Non

bo fiato,non ho voce che basti...*

(45)

ATTO QUARTO

47 Suf. Parlate.

EU. Che

ho inteso,che ho scoperto1

Suf. Siete atterrita, affannosa...

Che

avvenne?

Eli.

La

più orribile trama... IIpiùnerodelitto...

Suf. Trama!.*, delitto!..

Eli. Enrico èingannato.

Suf.

Come

? Eli. Enrico ètradito.

Suf.

Da

Chi?

Eli.

Da

lui... dal perfido che poc’ anzi uscì di qua, da Varvick.

Suf.

Ah

scellerato!

Ora

comprendo.

Oh

Dio!chi losalva,chi lo difende?

Eli.Egli non perirà-

Suf. Chiproteggerà la sua vita?

Eli. Io. .

Suf.

Che

dite?

Eli.Attendi., emiradichesonocapace,{per andare) Suf.

Dove

andate?

Eli.

A

deludere lemire de’suoi nemici, a salvarlo {come sopra) Suf.

Come!

con quali forze? con qualimezzi?...

Eli. Col mio coraggio, coll’ardirmio, con l’as- sistenza delcielo.

^

{come sopra) Suf. Fermatevi; non vi perdete; voi vi esponete

amorire.

Eli. Morirò.

Venga

la morte, intrepida l’attendo:

ma

sarà gloria mia emiavendettail perdonare a chimi odia e il dar la'vita a chi la toglie

a

me

stessa. {partono)

FINODELL’ATTOQUARTO

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