LA RICERCA QUALITATIVA
[Dei limiti delle definizioni in forma di litote]
La ricerca qualitativa, più che un continente che – coeso e unito – guarda con cipiglio il confine che lo separa dalla terra dei quantitativi, è un ARCIPELAGO fatto di isole distinte, legate fra loro da – ora tenui, ora più intense –
«somiglianze di famiglia» [sensu Wittgenstein 1953].
Ascendenze teoriche Eterogeneità di
Pratiche di ricerca
ASCENDENZE / APPROCCI TEORICI:
Interazionismo simbolico
Fenomenologia
Teoria critica (Scuola di Francoforte)
Etnometodologia
Teoria femminista
Teoria razziali e etniche ( racial and ethnic theories )
Teorie queer a post-coloniali
Versioni recenti della teoria critica ispirate a Foucault, Derrida,
Un’analoga eterogeneità si osserva dal punto di vista delle posture epistemologiche (Pernecky 2016: 183).
Se il mainstream epistemologico è costituito dall’approccio
costruttivista, questo spazio è abitato da diverse persuasioni qualipragmatismo, ermeneutica, più l’intero spettro del costruttivismo che va dalla sua versione radicale a quella moderata.
Non mancano, inoltre, studiosi chef anno riferimento al
realismo critico.Tutte queste posture, di norma, fanno parte del «sapere tacito» (Polanyi
1966).
I TRATTI DELLA RICERCA QUALITATIVA CHE – INSIEME –
identificano quell’ aria di famiglia (
sensu Wittgenstein) che accomuna le isole dell’arcipelago;
consentono di distinguere la ricerca qualitativa dall’altra Musa che
ispira le pratiche di ricerca nelle scienze sociali, la ricerca quantitativa
SONO TRE:
Armonizzazione delle pratiche di ricerca al contesto della loro applicazione ( context-sensitivity ).
Osservazione ravvicinata / Focalizzazione sui dettagli.
ARMONIZZAZIONE
Risponde alla vocazione naturalistica della ricerca qualitativa.
(…) le procedure utilizzate in ogni ambito della ricerca scientifica dovrebbero e devono essere valutate sul piano del loro rispetto, o meno, della natura del mondo empirico studiato (…) [Blumer 1969;
trad. it. Interazionismo simbolico , 2008: 60].
Andare dove l’azione ha luogo
Consentire alle persone di esprimersi nei modi a loro più
congeniali.
Priorità dell’oggetto sul metodo
La definizione di Goffman di osservazione partecipante.
È una tecnica che mi sembra prevede la raccolta dati sottoponendo se stessi, il proprio corpo, la propria personalità e la propria situazione sociale, all’insieme di contingenze che insistono su di un insieme di individui così che si può fisicamente ed ecologicamente penetrare il loro spettro di risposta alla loro situazione sociale, lavorativa, etnica e quant’altro – o in altri termini di essere loro vicini mentre rispondono a quello che la vita fa loro. (Goffman 1989, trad. it. 2006: 109).
Flessibilità dei metodi di raccolta dei dati.
Negoziazione delle forme di osservazione.
Pratiche di raccolta dei dati mutevoli nel tempo e in ragione
Nella ricerca qualitativa NON sono i partecipanti che si devono adattare al metodo proposto loro, ma è il metodo che si assoggetta al contesto del suo impiego.
NELLA RICERCA QUANTITATIVA
le procedure di raccolta dei dati sono stabili e
uniformi, governate dalla definizione operativa.
FOCALIZZAZIONE SUI DETTAGLI / OSSERVAZIONE RAVVICINATA
Nella ricerca sociale occorre affrontare uno specifico problema metodo- epistemologico, quello della COMPLESSITÀ DEI FENOMENI SOCIALI. Due vie canoniche:
Semplificazione dell’oggetto
Riduzione dell’estensione del dominio osservato
La riduzione dell’estensione del dominio osservato, la
focalizzazione sui dettagli è la via seguita nella ricerca
NELLA RICERCA QUANTITATIVA
la complessità dei fenomeni sociali viene – di norma –
governata scegliendo di osservare in modo meno analitico
un gran numero di casi (ad esempio nell’inchiesta
campionaria).
MULTIVOCALITÀ DELLA SCRITTURA
Nei testi che presentano i risultati di una ricerca qualitativa, la voce dell’autore si combina con quella dei partecipanti, attraverso le citazioni dei discorsi che il ricercatore ha raccolto sul campo.
Questo stile di scrittura serve principalmente quattro scopi:CONVINCERE il lettore della solidità delle nostre conclusioni empiriche;
EVOCARE nel lettore l’esperienza del campo, trasmettere al lettore la dimensione emotive del mondo che abbiamo studiato;
DARE VOCE ai partecipanti.
CONSENTIRE UNA ACCEZIONE ALLARGATA DI RIFLESSIVITÀ
Riflessività allargata
L’ingresso delle voci dei partecipanti nel testo che presenta i risultati di una ricerca qualitativa consente di documentare ANCHE
- i processi di negoziazione sul campo, fra i partecipanti e il ricercatore
- la pluralità di (talvolta anche cacofonica) delle voci che hanno
contribuito alla costruzione della rappresentazione proposta
PUNTI DI FORZA DELLA RICERCA QUALITATIVA
Accuratezza dell’informazione acquisita (validità nel gergo quantitativo)
In ragione dell’armonizzazione delle procedure di costruzione del dato e dell’osservazione ravvicinata
Rappresentazione o particolarmente accurata della «definizione della
situazione» (Thomas e Znaniecki 1918-1920) che orienta l’agire dei partecipanti, colta nelle loro parole.
Ricostruzione accurata dei
processi sociali, in particolare con
l’impiego di tecniche diacroniche (osservazione partecipante e
naturalistica) o longitudinali (intervista discorsiva e focus group
ripetuti). Con Howard Becker: produzione di un «resoconto narrativo
Possibilità di incontrare l’inatteso, in ragione dell’apertura delle
procedure osservative.
Disponibilità di una ricca messe di indizi sul grado di cooperazione dei
partecipanti utile a fronteggiare la questione dell’invisibilità.
Spiccata capacità di definire nuovi concetti (esempio «soffitto di
cristallo» Rosabeth Moss Kanter 1977, Men and Women of the Corporation, New York, Basic Books).
Capacità di evocare nel lettore le emozioni del campo, rendendolo,
esso stesso «vulnerabile» (Ruth Behar, The vulnerable observer.
Anthropology that breacks your heart , Boston, Beacon Press 1996).
PUNTI DI DEBOLEZZA (presunti) DELLA RICERCA QUALITATIVA
La critica più comunemente rivolta alla ricerca qualitativa riguarda la mancanza di rigore, nel disegno della ricerca, nella raccolta e nell’analisi dei dati.
Alla base di questo giudizio c’è un implicito modello di rigore, quello della ricerca quantitativa, basato su:
standardizzazione delle procedure di raccolta dei dati;
osservazione condotta su centinaia o migliaia di casi;
Condizioni che, laddove siano soddisfatte, consentono il ricorso alla
teoria della probabilità come strumento per difendere la plausibilità dei
risultati ottenuti (Goldthorpe 2000: «logica dell’inferenza»).
La ricerca qualitativa non può soddisfare questi criteri di rigore, se non rinunciando ai propri tratti distintivi, di cui hanno rilievo quelli di armonizzazione e osservazione ravvicinata.
Rigore – coniugato alla creatività – perseguibile adottando
un'altra forma di ragionamento, quello espresso dalla Teoria
dell’Argomentazione.
Nella ricerca qualitativa, la teoria dell’argomentazione svolge la medesima funzione che, nella ricerca quantitativa, viene svolta dalla teoria della probabilità.
Due diverse “case” per l’incertezza con cui l’epistemologia della seconda metà del secolo scorso ci ha insegnato a convivere.
Ricerca quantitativa
Teoria della probabilità Ricerca qualitativa
Teoria dell’argomentazione
ISOLE NELL’ARCIPELAGO
UNA MAPPA DELLE TECNICHE DI RICERCA QUALITATIVA
CRITERI DI CLASSIFICAZIONE
presenza e tipo di perturbazione: assente, interattiva, osservativa
focus d’attenzione: interazione, individui singoli
contesto: naturale vs. artificiale
The perturbation is absent if the data collection procedure does not have any impact on what we mean to observe.
There is observational perturbation when, during the data collection procedures, the participants are aware of the attention paid to them by the researcher, and for this reason, they may change their behaviour or modulate the measure of their cooperation.
We have interactive perturbation when it is the simple
presence of the researcher in the context observed – not perceived
as such, but a bona fide member – that induces alterations in the
behaviour of other bystanders, simply by the fact of being among
them (we experience this kind of perturbation every time we share
a short stay in an elevator with an unknown person).
Assente OSSERVAZIONE DOCUMENTI NATURALI (TESTI E ARTEFATTI); ANALISI DELLE CONVERSAZIONI; TECNICHE NON INTRUSIVE; OSSERVAZIONE A DISTANZA.
Perturbazione Interattiva OSSERVAZIONE NATURALISTICA (NASH); OSSERVAZIONE PARTECIPANTE COPERTA
(HUMPHREYS);ESPERIMENTI SUL CAMPO (ROSENHAN).
in contesto naturale
OSSERVAZIONE PARTECIPANTE SCOPERTA;
AUTOETNOGRAFIA; SHADOWING. Osservativa Focus su interazione
in contesto artificiale
FOCUS GROUP.
individui INTERVISTA DISCORSIVA;DIARI SOLLECITATI.
L’OSSERVAZIONE DI DOCUMENTI NATURALI
segnici (testi) documenti
non segnici (manufatti)
Cuore del lavoro di ricerca di storiografi e archeologi
Modo di fare ricerca può essere proficuamente impiegato anche per lo studio delle società che ci sono coeve.
Osservazione e costruzione del documento spesso ridotta, ora alla raccolta, ora all’analisi.
In entrambi i casi viene lasciata in ombra l’operazione intellettuale che contraddistingue queste tecniche di osservazione come tecniche di costruzione della documentazione empirica, la critica del documento, un passo che precede l’analisi di questi materiali e che indica i margini d’errore, il grado d’incertezza, delle conclusioni che il ricercatore potrà trarre.
Anche il poliziotto più ingenuo sa che i testimoni non vanno necessariamente creduti sulla parola, salvo poi a non ricavare sempre da questa conoscenza teorica le debite conseguenze. Parimenti, da molto tempo ci si è resi conto che non si possono accettare ciecamente tutte le testimonianze storiche. Ce l’ha insegnato un’esperienza vecchia quanto l’umanità: più di un testo vuole apparire di un’epoca o di una provenienza diverse da quella reali; non tutti i racconti sono veridici e le stesse tracce materiali possono essere truccate. (Bloch, Apologia della storia, 1949, trad. it. 1969: 81).
ESEMPI DI RICERCA Osservazione di documenti segnici
Thomas e Znaniecki in The Polish Paesant (1918-1920, trad. it. 1968) Studio sociologico classico, basato su
lettere (754)
documenti d’archivio (giornale polacco («Gazeta Zwiazkowy»), archivi parrocchiali)
autobiografia di un giovane polacco, Wladek Wisznienski.
Osservazione di documenti non segnici
Rathje W., Murphy C., Rubbish! The Archaeology of Garbage, 2201, Tucson, The University of Arizona Press.
University of Arizona’s Garbage Project: 1971- 1991
analisi dei rifiuti prodotti dai residenti di specifici isolati;
analisi dei rifiuti stoccati nella discarica.
Archeologia del presente
ANALISI DELLE CONVERSAZIONI
Procedura di ricerca che si propone di studiare «le produzioni verbali nell’interazione tra parlanti» [Fele 2007, 9].
Questa corrente teorico-metodologica prende forma a partire dagli anni Sessanta con gli studi pionieristici di Harvey Sacks, Emanuel Schegloff e Gail Jefferson.
Sul piano metodologico, l’analisi delle conversazioni prevede l’acquisizione delle registrazioni audio di conversazioni naturali, che prendono forma nel corso delle attività quotidiane.
OSSERVAZIONE A DISTANZA
Collett P., Marsh P., Pattern of Public Behavoiur: Collision Avoidance on a Pedestrian Crossing, In “Semiotica”, 1974
Osservazione naturalistica a distanza
Sorprendente esempio di coordinazione reciproca in assenza di una qualche forma di “regia” (blind coordination)
Quattro ore di videoregistrazione e successiva codifica del materiale empirico
Considerazione delle forme di evitamento della collisione e delle caratteristiche del pedone, in particolare sesso ed età apparente (in classi).
Modello prevalente di evitamento per uomini e donne
Le donne tendono a proteggere il seno (p. 288)
Modalità di evitamento femminile, associata ad “armcross”
per la maggior presenza di oggetti in mano (borse e simili)
differenza fra i sessi che permane anche al netto della presenza di oggetti in mano
armcross letto come altra espressione della protezione del seno
Analisi della relazione fra strategie di evitamento e tratti visibili dell’altro pedone
La strategia di evitamento risulta indipendente dal sesso e dall’età di alter
L’OSSERVAZIONE NATURALISTICA
Rilevazione dell’l’interazione sociale nel suo farsi quotidiano, contenendo il più possibile la perturbazione imputabile alla presenza sul campo del ricercatore.
Ricercatore «mosca sul muro» che vede, senza che gli altri si accorgano del suo sguardo
Patrica e Peter Adler: tratto distintivo dell’osservazione naturalistica noninterventionism)
Tradizionalmente, l’osservazione si è caratterizzata per il non intervento. Gli osservatori non manipolano né stimolano i loro soggetti, né rivolgono loro quesiti di ricerca, non attribuiscono compiti o introducono deliberatamente specifici stimoli. Questo modo di procedere si contrappone in modo netto, sia all’impiego di interviste con questionari, sia alle varie forme di governo dell’interazione che danno ai ricercatori la possibilità di mettere in campo nuove idee, sia al ricorso a esperimenti nei quali i ricercatori allestiscono un setting strutturato entro il quale possono manipolare alcune condizioni, con l’intento di misurare la covarianza di altre. Gli osservatori, semplicemente, seguono il flusso degli eventi. I comportamenti e l’interazione continuano come lo farebbero senza la presenza del ricercatore, non interrotti dall’intrusione [Adler e Adler 1994, 378].
Simile all’osservazione partecipante coperta:
I partecipanti non sono consapevoli delle attenzioni del ricercatore
Diversa dall’osservazione partecipante coperta:
Il ricercatore evita il più possibile la partecipazione alle interazioni sociali che osserva
Esempio lo studio di Jeff Nash (1975) sulla «comunità» degli utenti dei bus extraurbani, che si servono di questo mezzo di trasporto per recarsi al lavoro.
(QUASI-) ESPERIMENTO SUL CAMPO
TIPI DI ESPERIMENTO
TIPO Manipolazione della variabile
indipendente Controllo dei fattori di disturbo (variabili terze)
Esperimento di
laboratorio SÌ SÌ
Quasi-esperimento sul
campo SÌ NO
Quasi esperimento
naturale NO NO
David L. Rosenhan
Essere sani in posti insani
, “Science”, 19738 falsi pazienti si fecero ricoverare in 12 ospedali psichiatrici degli Stati Uniti
§ I falsi pazienti
Rosenham e 7 collaboratori (5 uomini e 3 donne)
§ Gli ospedali
Gli ospedali furono scelti cercando di massimizzare l’eterogeneità, considerando:
l’area geografica d’insediamento;
le dimensioni;
il carattere pubblico / privato;
ESPERIMENTO: FASE I: sani trattati come malati
Ammissione
Generalità false, in specie per le professioni grazie alle quali era possibile ottenere un trattamento “come collega”;
Simulazione di un sintomo psichiatrico: sentire una voce (allucinazione uditiva);
Diagnosi: per 11 ospedali schizofrenia, in 1 psicosi maniaco-depressiva.
Ricovero
Cessazione della simulazione del sintomo;
Comportamento normale;
Dimissione
Trattenuti da 7 a 52 giorni (durata media 19 giorni);
Diagnosi: in 11 ospedali su 12 schizofrenia in remissione.
Anatole Litvak, The snake pit, 1948
ESPERIMENTO FASE II: malati trattati come sani
Comunicazione dei risultati preliminari dello studio.
Reazione del primario di un rinomato ospedale psichiatrico: “nel mio reparto, errori così grossolani non sarebbero stati commessi”
Rosenham sfida lo psichiatra a riconoscere i falsi pazienti che da una certa data, e per tre mesi, avrebbe inviato al suo ospedale.
Lo disse ma non lo fece!
In tre mesi su 193 pazienti rivoltisi all’ospedale psichiatrico 41 (il 21%) vennero dichiarati simulatori.
Implicazioni:
teoria etichettamento
SHADOWING
Lo «shadowing» è una tecnica di osservazione dell’interazione sociale che fa perno su un individuo che il ricercatore «segue come un’ombra». Seguendo il soggetto in studio, il ricercatore fa esperienza delle interazioni sociali in cui questi è coinvolto; inoltre, dialogando con lei/lui l’osservatore può trarre elementi utili all’interpretazione delle interazioni, della sequenza di incontri di cui è testimone.
La presenza dell’osservatore facilita la rottura dell’«atteggiamento naturale»
[Schütz 1960].
L’impiego dello shadowing prevede, di norma, la combinazione in successione di due attività, l’osservazione (il più possibile defilata) e interlocuzione
Peculiarità:
Elevata perturbazione interattiva e osservativa;
Osservazione dell’interazione sociale parziale nel doppio senso:
di una sola parte/porzione (partiel)
dal punto di vista di una parte (partial)
Applicabilità: ai soli soggetti che possono tollerare la presenza intrusiva del ricercatore
IMPIEGHI
Come tecnica di ricerca a sé stante;
AUTOETNOGRAFIA
Osservazione etnografica condotta a partire dall’esperienza del ricercatore, che descrive sé e il contesto sociale in cui è calato.
analitica Autoetnografia
evocativa
Autoetnografia analitica come Shadowing in cui il ricercatore
“segue sé stesso”.
Un esercizio di autoetnografia (non pubblicato)
Giugno e dicembre 2015 – Ricovero in un grande ospedale torinese per un intervento di protesi d’anca.
Autoetnografia: analisi delle relazioni di cura, principalmente – ma non esclusivamente – della mia persona.
Ho incontrato diversi tipi di stili relazionali che ho categorizzato in un insieme di tipi
infantilizzazione
simulazione della relazione amicale (strizzatina d’occhio)
disempatia radicale
INFANTILIZZAZIONE
Nella porta che conduce alla sala operatoria, ultimo soglia oltre la quale si è soprattutto corpi da aggiustare, prendo nota della prima strategia relazionale, quella dell’infantilizzazione, cui ricorrono – almeno laggiù – esclusivamente le donne, riproducendo il modello di cura materno: “metta qui il braccino”, mi dice un’infermiera, “metta qui la gambetta”, dirà poco più tardi un’altra. La particolarità di queste espressioni deriva anche dal singolare accostamento fra il lei con il quale ci si rivolge al paziente e il diminutivo/vezzeggiativo con il quale si designano le parti del corpo sulle quali si intende intervenire.
DISEMPATIA RADICALE
La prima linea di condotta, che etichetterò come disempatia radicale è efficacemente illustrata dal mio breve colloquio con il dott. Torino1 a conclusione del day hospital. Di fronte alla radiografia delle mie anche e in vista di una definizione della strategia di intervento da adottare (prima l’anca destra, prima l’anca sinistra, tutte e due insieme) il dott. Torino dice: “le sue anche fanno schifo!”. Una qualificazione senz’altro congrua, ancorché un po’ forte, in un confronto informale fra colleghi, ma molto meno adeguata nel contesto della comunicazione con un paziente. Proseguendo nel medesimo registro – del tutto dimentico di avere di fronte la persona sostenuta da quelle anche da schifo – prospettando la possibilità di un intervento simultaneo sulle due anche (posto che l’intervento su di entrambe era comunque necessario) mi dice: “sa, per noi è
molto più stimolante (o qualcosa che suona come challenging) intervenire sulle due anche contemporaneamente”. Emergeva chiara quella forma di relazione fra “io e ciò” (il medico e una coppia di anche da schifo) che Buber contrappone alla relazione “io tu”.
Difficoltà di istituire un rapporto fra il paziente e chi si occupa della sua cura.
Peculiarità dell’esperienza soggettiva dei soggetti che incontriamo nella scena della cura: asimmetria emotiva e cognitiva fra professionisti e pazienti;
Difficoltà di un rapporto che è insieme intenso e di breve durata.
Stili relazionali come MASCHERE nel senso del sociologo Alessandro Pizzorno, non già come dispositivi per nascondersi, ma come strumenti per agire, come strumenti di «mediazione tra persona e ruolo, tra esperienze intime e rappresentazione pubblica, tra identità individuale identità collettiva» (Sassatelli).
OSSERVAZIONE DI DOCUMENTI SOLLECITATI dal ricercatore Produzione, da parte delle persone coinvolte nello studio, di testi o di immagini esplicitamente sollecitate dal ricercatore
Antropologia visuale
Produzione di diari
Thomas, F. [2006], Stigma, Fatigue and Social Breakdown: Exploring the Impacts of Hiv/Aids on Patient and Carer Well-being in the Caprivi Region, Namibia, in «Social Science & Medicine», 63, pp. 3174-3187.
Contesto nel quale la prevalenza HIV raggiunge il 43%.
Thomas ha sollecitato sette persone affette da Hiv e con loro altrettanti caregiver alla redazione, per un periodo oscillante fra uno e sei mesi, di un diario
Nella lettura di questi materiali si rende necessario tener conto delle caratteristiche del processo che ha condotto alla loro costituzione, caratterizzato da ovvi filtri, selezioni, governate dalla percezione dei partecipanti di quel che è lecito e opportuno dire di sé a un estraneo.
I materiali acquisiti possono essere altresì impiegati per avviare un’intervista discorsiva, focalizzata sui testi o sulle immagini consegnate al ricercatore.