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COMUNE DI FORCHIA
PROVINCIA DI BENEVENTO
PIANO DI ASSESTAMENTO DEI BENI SILVO-PASTORALI
PER IL DECENNIO 2019- 2028
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INDICE
RELAZIONE GENERALE………..………... pg. 1 INTRODUZIONE……….………... pg. 4
1. NOTIZIE GEOGRAFICHE E CONFINI ………..……… pg. 6 1.1 POSIZIONE GEOGRAFICA E CONFINI ………..………. pg. 6 2. NOTIZIE ECOLOGICHE ………..………. pg. 7 2.1 CLIMA ……….….pg.7 2.2 INQUADRAMENTO GEOLOGICO GEOMORFOLOGICO ED IDROGEOLOGICO ……… pg. 10 2.3 INQUADRAMENTO FITOCLIMATICO ………. pg. 14 2.4 LA VEGETAZIONE ………. pg. 14 3. LA STORIA E L’ECONOMIA LOCALE ………..pg. 15 3.1 NOTIZIE STORICHE ………..pg. 15 3.2 ASPETTI SOCIO-ECONOMICI NELL’ECONOMIA DEL COMUNE …... pg. 15 3.3 LA FORESTA DI FORCHIA NELLA STORIA ………. pg. 20 3.3.1 PIANIFICAZIONE FORESTALE ……….. pg. 20 3.3.2 UTILIZZAZIONI BOSCHIVE DEL PASSATO ……….… pg. 21 3.3.3 INCENDI ………….……….……..pg. 21 3.4 NATURA DELLA PROPRIETA’ COMUNALE ………. pg. 21 3.4.1 GENERALITA’ ……….……..pg. 21 3.4.2 VINCOLO IDROGEOLOGICO ………. pg. 22 3.4.3 VINCOLO PAESAGGISTICO ……… pg. 22 3.4.4 AUTORITA’ DI BACINO ………. pg. 23 3.4.5 RETE NATURA 2000 ………..….pg. 23 3.4.6 USI CIVICI ……….. pg. 24 3.5 I PRODOTTI SECONDARI DEL BOSCO……….. pg. 25 3.5.1 SITUAZIONE ATTUALE ……….. pg. 25 3.5.2 NORMTIVA ESISTENTE ………. pg. 26 4. LA STATISTICA DEL BOSCO ………..pg. 27
4.1 IL RILIEVO TOPOGRAFICO ……….….pg. 27 4.2 LA VIABILITA’ FORESTALE DI SERVIZIO …... pg. 28 4.3 LA DIVISIONE DELLA FORESTA ……… pg. 28 4.4 IL REGISTRO PARTICELLARE ………..……..pg. 30 5. COMPARTIMENTAZIONE ASSESTAMENTALE ... pg. 31 5.1 LE CLASSI ECONOMICHE e/o UNITA’ DI GESTIONE ED IL PARTICELLARE ……… pg. 31 5.2 CLASSE ECONOMICA (A) CEDUO MISTO DI PROTEZIONE ………..……… pg. 32 5.2.1 DESCRIZIONE ………...pg. 32 5.2.2 RILIEVO DEL SOPRASSUOLO ………... pg. 33 5.2.3 TIPOLOGIA DI TRATTAMENTO PROPOSTO ……… pg. 36 5.3 CLASSE ECONOMICA (B) ALTO FUSTO MISTO DI PROTEZIONE…… ………..………….. pg. 38 5.3.1 DESCRIZIONE ……….. pg. 38 5.3.2 RILIEVO DEL SOPRASSUOLO ………. pg. 39 5.3.3 TIPOLOGIA DI TRATTAMENTO PROPOSTO ……….…….. pg. 42 5.4 CLASSE ECONOMICA (C) ALTO FUSTO DI ESSENZE CONIFERE RESINOSE…... pg. 43 5.4.1 DESCRIZIONE ……….. pg. 43 5.4.2 RILIEVO DEL SOPRASSUOLO ……… pg. 44
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5.4.3 TIPOLOGIA DI TRATTAMENTO PROPOSTO ……….. pg. 47 5.4.4 PIANO DEI TAGLI E MODALITA’ OPERATIVE………. Pg. 47 5.5 CLASSE ECONOMICA (D) PASCOLI………..……… pg. 47 6. ALTRE UTILIZZAZIONI………. ... pg. 47 6.1 PASCOLI ED AREE PASCOLABILI……… pg. 48 6.1.1 DESCRIZIONE GENERALE, SUPERFICIE TOTALE E SUDDIVISIONE PER COMPARTI.... pg. 50 6.1.2 MODALITA’ E PERIODO DI UTILIZZAZIONE……… pg. 51 6.1.3 CARICO MASSIMO DI BESTIAME……….. pg. 51 6.2 MODALITA’ DI RACCOLTA DI FUNGHI IPOGEI ED EPIGEI………... pg. 52 6.3 MODALITA’ DI RACCOLTA DEI PRODOTTI SECONDARI……… pg. 55 6.4 AZIONI DI TUTELA DELLA BIODIVERSITA’……… pg. 61 6.5 MIGLIORAMENTI FONDIARI………. pg. 67 6.5.1 SISTEMAZIONI IDRAULICO FORESTALI………. pg. 67 6.5.2 INTERVENTI FINALIZZATI ALLA VALORIZZAZIONE TURISTICO-RICREATIVA DELLA
MONTAGNA………. ……... pg. 68 7. MODALITA’ DI GODIMENTO E STATO DEGLI USI CIVICI ... pg. 70 8.1 GENERALITA’ ……….. pg. 70 8.2 LEGNATICO ……….. pg. 72 8.3 USO E MIGLIORAMENTO DEI PASCOLI ……….……..……… pg. 75 8.4 PRODOTTI SECONDARI ……… pg. 77 8. REGOLAMENTO DEL PASCOLO……….……….………. pg. 78
ELENCO ALLEGATI:
SCHEDE AREE DI SAGGIO, DESCRIZIONI PARTICELLARI, RIEPILOGO PARTICELLE FORESTALI, RIEPILOGO GENERALE DELLE PARTICELLE FORESTALI
E)CARTOGRAFIE:
CARTA SILOGRAFICA scala 1:25.000 CARTA SILOGRAFICA scala 1:10.000
CARTA DEI MIGLIORAMENTI FONDIARI scala 1:25.000 CARTA DEI MIGLIORAMENTI FONDIARI scala 1:10.000 CARTA GEOLOGICA scala 1:25.000
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INTRODUZIONE
L’assestamento forestale è una pratica e una disciplina di studio che ha lo scopo di ordinare i boschi con piani di gestione particolareggiati, adatti a garantire la produzione continua di legnami, oppure l’erogazione continua di servizi pubblici, senza pericoli di deterioramento.
Possiamo dire, senza tema di smentita, che il Piano di Assestamento Forestale (PAF) sta al migliore utilizzo e gestione del bosco, come il Piano Regolatore Generale (PRG) sta all’utilizzo e migliore gestione degli spazi per la maggiore soddisfazione e fruibilità dei cittadini.
In Italia l’assestamento trova antiche origini in provvedimenti della Repubblica di Venezia, su foreste vincolate al proprio arsenale. Poi si è avuta una legge del regno delle Due Sicilie del 1825 ed una legge austriaca, del 1836, valevole per il Trentino.
In seguito all’unificazione italiana, fu promulgato il testo unico forestale n° 3267 del 1923 che, all’art. 130, prescrive l’obbligo di gestione secondo un piano, per i boschi dello Stato, dei comuni, degli enti.
Successivamente, in materia di politica forestale, le diverse regioni italiane hanno legiferato in maniera autonoma.
Anche la Regione Campania si è dotata della propria normativa forestale regionale, con il regolamento n°3/2017.
Essa persegue, tra le altre, le finalità di conservazione, miglioramento ed ampliamento del patrimonio boschivo, l’incremento della produzione legnosa, la difesa del suolo e la sistemazione idraulico-forestale, la prevenzione e la difesa dei boschi dagli incendi, la conservazione ed il miglioramento dei pascoli montani.
Per il conseguimento di tali finalità è previsto un ampio ventaglio di possibilità di intervento, tra cui l’elaborazione dei Piani di Assestamento dei boschi di Comuni e di altri Enti.
Il regolamento regionale n°3/2017, recita: “I beni silvo-pastorali di proprietà dei Comuni e degli Enti Pubblici debbono essere utilizzati in conformità di appositi Piani di Assestamento … omissis … ”.Il Comune di Forchia, essendone sprovvisto, in applicazione della Legge regionale citata, con Determina del Responsabile del Servizio n. 18 del 25/09/2012 ha
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conferito allo scrivente, l’incarico della redazione del Piano di Assestamento dei beni silvo- pastorali di proprietà comunale.
Il piano di assestamento del Comune di Forchia (il primo nella sua storia), per il decennio della propria validità, 2019-2028, vuole essere lo strumento tecnico in grado di fornire al potere decisionale le informazioni necessarie per le scelte politico-programmatiche tese al perseguimento della gestione sostenibile del patrimonio silvo-pastorale.
A tal fine su indicazione espressa dell’attuale Amministrazione Comunale in merito alla destinazione del patrimonio boschivo, si è lavorato alla stesura di questo Piano in un’ottica di gestione guidata del bosco, assecondando, in alcune zone, l’evoluzione naturale dello stesso in alto fusto.
Tutto questo per esaltare la valenza, turistica e ricreativa, del territorio montano, affinché sia la popolazione residente che quella alla ricerca di nuovi posti da visitare, possano godere anche di questa realtà.
Tale scopo è raggiungibile con il recupero di vecchi sentieri, e dove fosse possibile, con la realizzazione di rimboschimenti da prevedersi su aree attualmente degradate, seguiti, a loro volta, da creazione di aree di sosta e punti di osservazione panoramici, in linea con il criterio della compatibilità ecologica.
Ciò ha lo scopo precipuo di vivere la montagna in modo rispettoso, educativo e non vandalico. Comunque, a corredo di questo lavoro sono state effettuate tutte le valutazioni dendrometriche delle comprese in cui è stato suddiviso il patrimonio boschivo.
Per tal motivo, a beneficio delle figure decisionali non tecniche che dovranno consultare il presente elaborato, sono stati brevemente indicati anche i criteri teorici dell’assestamento forestale, onde favorire la comprensione del testo medesimo e delle scelte adottate.
Il piano, nella sua veste redazionale, è suddiviso in sei sezioni:
- La prima descrive le caratteristiche generali della proprietà.
- La seconda illustra la metodologia applicata per l’esecuzione dei rilievi di campagna e per la compartimentazione del territorio.
- La terza esplica i criteri teorico-pratici seguiti per l’assestamento delle singole comprese, con la necessaria parte programmatica relativa alla gestione dei
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soprassuoli ed ai possibili interventi di miglioramento, anche a carico delle infrastrutture.
- La quarta riporta la bozza di un disciplinare di utilizzazione dei prodotti secondari del bosco.
- La quinta è costituita dalle note conclusive del piano.
- La sesta contempla l’insieme dei documenti allegati al piano, con particolare attenzione alle descrizioni particellari ed ai rilievi dendrometrici esperiti.
CAPITOLO 1
NOTIZIE GEOGRAFICHE E CONFINI 1.1 – Posizione geografica e confini
Il territorio di Forchia, ricade nel contesto geografico più ampio chiamato “Valle Caudina”, localizzato alle pendici occidentali del Monte Castello è delimitato a sud dai monti del Partenio, a nord ovest dai monti di Durazzano, a nord dal massiccio del Taburno con versanti acclivi a forme piuttosto aspre. Sorge alle pendici occidentali del monte Castello, nel cuore dell'Appennino Sannita, nella Valle Caudina.
Forchia è un comune montano in provincia di Benevento con più di milleduecento abitanti. Sorge alle pendici occidentali del monte Castello, nel cuore dell'Appennino Sannita, nella Valle Caudina. Il comune è prossimo ai limiti amministrativi della Provincia di Caserta. In particolare confina con i paesi: Airola, Arienzo (CE), Arpaia, Moiano e Roccaraionola (NA), ed è esteso per una superficie complessiva di 5,45 kmq.
L’altitudine media è di 500 m.s.l.m., Il centro abitato, sede della casa comunale, si attesta sui 282 metri s.l.m. ed ha coordinate geografiche di 41° 02’ 0’’ latitudine nord e 14°
32’ 0’’ longitudine est, mentre le coordinate espresse in gradi decimali corrispondono 41.033333; 14.533333.
Sotto l’aspetto amministrativo, la municipalità di Forchia è rappresentata dal comune capoluogo e dalle frazioni S. Alfonso, Cagni, Acquavitale e Signorindico.
CAPITOLO 2
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NOTIZIE ECOLOGICHE 2.1 – Il clima
Per la raccolta dei dati climatici si è fatto riferimento alla stazione termopluviometrica ubicata nel comune di Airola (BN) (2003 - 2012). I dati statisticamente sono poco rilevanti per una valutazione scientifica attendibile, dato il periodo di osservazione estremamente limitato, ma allo stesso tempo molto importanti, in quanto espressione del territorio, visto che la stazione climatica è ubicata a pochissimi chilometri in linea d’aria.
Stazione meteorologica periodo di osservazione:
- termometrico = 10 anni;
- pluviometrico = 9 anni.
Le precipitazioni annue sono discrete (la media annua della piovosità si aggira intorno ai 109 mm) con un regime di tipo mediterraneo, con un minimo estivo ed un massimo invernale abbastanza marcato.
Nel periodo vegetativo, da maggio a settembre compresi, la piovosità media è di mm 65 con 8 giorni piovosi.
I mesi di luglio e agosto sono i più secchi, con, rispettivamente 39 e 28 mm di precipitazioni mensili, distribuite in circa 10 giorni.
La stagione più umida è, di gran lunga, quella invernale (dicembre, gennaio, febbraio), con 143 mm di precipitazioni di media complessiva, distribuiti in 17 giorni di media.
Dalla combinazione dei dati sopra riportati si possono ricavare alcuni indici climatici, proposti per la caratterizzazione del clima.
Per gli scopi del presente lavoro, sono stati calcolati i seguenti indici, considerati significativi ai fini di una classificazione fitoclimatica dell’area:
Indice di aridità di DE MARTONNE Ia= P/10+T =26
dove:
P = precipitazioni medie annue in mm
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T = temperatura media annua in gradi centigradi
Secondo De Martonne, a valori del rapporto da 20 in poi fa riscontro una dominanza di vegetazione forestale. L’indice consente di precisare i vari gradi di umidità e quindi anche di esprimere con valori numerici le condizioni ambientali estreme per certi tipi di piante o per certe colture.
Il valore sopra ottenuto di 40, inserisce la stazione nel clima adatto all’esistenza della vegetazione forestale.
Quoziente pluviotermico di EMBERGER Q=100P/ M 2-m 2 =106
dove:
P = precipitazioni medie annue in mm
M = temperatura media massima del mese più caldo m = temperatura media minima del mese più freddo
La classificazione bioclimatica di Emberger ha trovato larga applicazione nella caratterizzazione dei climi del bacino mediterraneo per la relativa semplicità di calcolo e per la buona corrispondenza che, in genere, si riscontra con i caratteri vegetazionali delle diverse regioni geografiche di quest’area.
L’elemento fondamentale della classificazione bioclimatica di Emberger è, appunto, il quoziente pluviotermico (Q), che esprime la siccità generale in clima mediterraneo.
Il clima è tanto più secco quanto più basso è il valore di questo quoziente.
Secondo la classificazione di Emberger, il dato sopra riportato inserisce il sito nel tipo di clima “umido”.
Indice di aridità di BAGNOULS-GAUSSEN
BAGNOULS e GAUSSEN hanno elaborato una classificazione climatica basata sull’alternarsi delle temperature e delle precipitazioni medie mensili nel corso dell’anno.
Sono stati definiti i periodi caldi, freddi e secchi, partendo dall’osservazione delle condizioni favorevoli e sfavorevoli per la vegetazione. Questo metodo fa quindi riferimento a due fattori limitanti:
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a) la siccità
b) il freddo intenso.
I periodi caldi sono definiti dalla successione dei mesi, in cui si registra una temperatura media superiore a 20 °C; in questo periodo non si ha rischio di gelate.
I periodi freddi sono definiti dalla sequenza dei mesi, in cui si registra una temperatura media mensile inferiore a zero gradi. I periodi aridi sono rappresentati dalla successione di mesi secchi, definiti dalla relazione:
P<2T dove:
P = precipitazioni T = temperature
I dati rilevati di precipitazioni e temperature vengono composti in diagrammi (termoudogrammi) che riportano in ascissa i mesi dell’anno e in ordinata le precipitazioni e le temperature relative (i valori delle temperature sono riportati a scala doppia di quelli delle precipitazioni).
Dalla combinazione di questi fattori si identificano le regioni climatiche, a loro volta suddivise in sottoregioni, definite da:
• durata e intensità del periodo secco;
• durata e intensità del periodo freddo;
• valori di temperatura;
• regime termometrico;
• regime pluviometrico.
Secondo le indicazioni di Gaussen, quando la curva delle precipitazioni scende sotto quella della temperatura, per cui il rapporto P/T è inferiore a 2, il periodo interessato deve considerarsi secco.
2.2 – Inquadramento geologico, geomorfologico ed idrogeologico
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La descrizione delle caratteristiche geologiche e geomorfologiche della Valle Caudina, di seguito riportata, fa riferimento a specifici lavori di Ortolani e Pagliuca (1999-2000) e Pagliuca e Toccaceli (2003), realizzati nell’ambito dei progetti ricerca IPRA e RAISA del Consiglio Nazionale delle Ricerche, coordinati dal CNR-ISAFoM.
L’intero settore orientale e parte di quello settentrionale del territorio dell’Autorità di Bacino Nord occidentale della Campania è caratterizzato dalla presenza di massicci carbonatici con rilievi che raggiungono quote di circa 1600 m s.l.m. (Monti di Avella); essi sono costituiti da potenti monoclinali calcaree, sollevate per l’azione di faglie regionali attive durante il Plio-Quaternario che hanno interessato il bordo orientale della Piana Campana (Brancaccio & Cinque, 1988). Da sud a nord queste strutture sono rappresentate dalla dorsale di Monte Pizzo d’Alvano (1133 m s.l.m.), dai Monti di Lauro (M. Pizzone 1108 m s.l.m.), dai Monti di Avella (1598 m s.l.m.), dalla dorsale di Monte Fellino e dai Monti di Caserta (M. Paraturo 927 m s.l.m.).
Gli alti strutturali calcarei sono separati da strette e lunghe valli tettoniche di importanza regionale (Valle Caudina, Valle del Clanio) solcate da aste torrentizie (Vallone Palata, Lagno di Avella, Lagno di Quindici).
L’ossatura dei rilievi è costituita da calcari mesozoici prevalentemente giurassici e cretacici riferibili all’unità stratigrafico-strutturale dei Monti Picentini- Taburno (Bonardi et alii, 1988). Sui terreni mesozoici sono conservati solo localmente piccoli lembi di flysch miocenici affioranti presso Forchia, Arpaia e Taurano. Molto più diffusi sono invece i depositi clastici quaternari, essenzialmente costituiti da brecce di versante, ghiaie di conoide e depositi alluvionali che riempiono le valli principali e ricoprono le zone di raccordo tra i versanti calcarei e le piane.
Frequentemente sui versanti calcarei sono conservati alcuni metri di depositi piroclastici da caduta: essi sono riferibili a cineriti e livelli di pomici di provenienza prevalentemente vesuviana e di età tardo pleistocenica. La distribuzione delle piroclastiti non è omogenea e segue gli originari assi di dispersione delle varie eruzioni vulcaniche.
Generalmente, gli spessori riscontrati sui rilievi calcarei sono maggiori sui versanti settentrionali rispetto a quelli meridionali e maggiori sulle dorsali più meridionali rispetto a quelle settentrionali. L’assetto geomorfologico è caratterizzato
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da versanti di faglia in genere ad elevata acclività (30°-35°) spesso incisi da corsi d’acqua susseguenti che, nelle zone di raccordo con le piane, hanno costruito più generazioni di conoidi. Le più antiche risultano sospese di pochi metri sugli attuali fondovalle, mentre quelle recenti ed ancora attive interessano spesso centri abitati (Avella, Quadrelle, Roccarainola, Quindici, Arpaia, Forchia ecc.).
Le dorsali carbonatiche dei Monti di Avella- Monte Fellino e dei Monti di Durazzano e Caserta delimitano, con i loro spartiacque, il limite settentrionale dell’Autorità di Bacino della Campania Nord Occidentale. Su questi rilievi si impostano due importanti bacini imbriferi (T. Gaudo e T. Carmignano) che hanno recapito nell’asta principale dei Regi Lagni.
Le aree boschive pubbliche situate nel territorio comunale di Forchia, sono caratterizzate da una tipologia costitutiva univoca, infatti la specie maggiormente presente è il castagno coltivato a ceduo, più o meno fitto e disetaneo.
Si individuano pertanto tre aree principali rappresentate dal Bosco di Terzito vecchio, situato alla località omonima, il Bosco Capezzone - Olivella, collocato al margine sud-occidentale del territorio comunale ed il bosco situato alla località Monte Orni.
Il Bosco Terzito Vecchio si sviluppa in adiacenza del territorio del comune di Arpaia localizzato a sud-est rispetto al centro del Comune di Forchia. Al suo interno non sono presenti impluvi naturali, ma unicamente dreni superficiali naturali formatesi dal ruscellamento delle acque piovane.
Pertanto, la tipicità della rete di drenaggio assume carattere di naturalità.
Diverso è il discorso per il bosco alla località Capezzone-Olivella, caratterizzato invece da tre impluvi naturali, orientati tendenzialmente in modo ortogonale al vallone Puntare dunque con direttrice NE-NW, che nonostante raccolgono le acque piovane allo stato attuale non mostrano segni di erosione superficiale.
Il bosco si estende per circa 1800 m lungo il versante in sinistra idrografica del vallone denominato Tana dell’Orso, orientato, in questo tratto con direttrice NW.
La pendenza media del versante, e contestualmente degli impluvi, è del 15%.
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Gli impluvi hanno carattere poco torrentizio con portata limitata ai periodi più piovosi o ad eventi meteorici occasionali di particolare importanza per quanto riguarda l’intensità delle precipitazioni.
Come precedentemente indicato la proprietà demaniale di cui trattasi è ubicata nel tenimento del comune di Forchia e pertanto anche per le note geologiche ci riferiremo a questa realtà. Nella Carta Geologica dell’Italia l’area risulta compresa nel foglio “431 – Caserta Est’’.
Morfologia e Geologia del territorio
Tutto il territorio comunale di Forchia oscilla tra i 160 ed i 832 m.s.l.m. La descrizione delle caratteristiche geologiche e geomorfologiche della Valle Caudina, di seguito riportata, fa riferimento a specifici lavori di Ortolani e Pagliuca (1999-2000) e Pagliuca e Toccaceli (2003), realizzati nell’ambito dei progetti ricerca IPRA e RAISA del Consiglio Nazionale delle Ricerche, coordinati dal CNR-ISAFoM.
L’intero settore orientale e parte di quello settentrionale del territorio dell’Autorità di Bacino Nord occidentale della Campania è caratterizzato dalla presenza di massicci carbonatici con rilievi che raggiungono quote di circa 1600 m s.l.m. (Monti di Avella); essi sono costituiti da potenti monoclinali calcaree, sollevate per l’azione di faglie regionali attive durante il Plio-Quaternario che hanno interessato il bordo orientale della Piana Campana (Brancaccio & Cinque, 1988). Da sud a nord queste strutture sono rappresentate dalla dorsale di Monte Pizzo d’Alvano (1133 m s.l.m.), dai Monti di Lauro (M. Pizzone 1108 m s.l.m.), dai Monti di Avella (1598 m s.l.m.), dalla dorsale di Monte Fellino e dai Monti di Caserta (M. Paraturo 927 m s.l.m.).
Gli alti strutturali calcarei sono separati da strette e lunghe valli tettoniche di importanza regionale (Valle Caudina, Valle del Clanio) solcate da aste torrentizie (Vallone Palata, Lagno di Avella, Lagno di Quindici).
L’ossatura dei rilievi è costituita da calcari mesozoici prevalentemente giurassici e cretacici riferibili all’unità stratigrafico-strutturale dei Monti Picentini- Taburno (Bonardi et alii, 1988). Sui terreni mesozoici sono conservati solo localmente piccoli lembi di flysch miocenici affioranti presso Forchia, Arpaia e Taurano. Molto più diffusi sono invece i depositi clastici quaternari, essenzialmente costituiti da brecce di versante,
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ghiaie di conoide e depositi alluvionali che riempiono le valli principali e ricoprono le zone di raccordo tra i versanti calcarei e le piane.
Frequentemente sui versanti calcarei sono conservati alcuni metri di depositi piroclastici da caduta: essi sono riferibili a cineriti e livelli di pomici di provenienza prevalentemente vesuviana e di età tardo pleistocenica. La distribuzione delle piroclastiti non è omogenea e segue gli originari assi di dispersione delle varie eruzioni vulcaniche.
Generalmente, gli spessori riscontrati sui rilievi calcarei sono maggiori sui versanti settentrionali rispetto a quelli meridionali e maggiori sulle dorsali più meridionali rispetto a quelle settentrionali. L’assetto geomorfologico è caratterizzato da versanti di faglia in genere ad elevata acclività (30°-35°) spesso incisi da corsi d’acqua susseguenti che, nelle zone di raccordo con le piane, hanno costruito più generazioni di conoidi. Le più antiche risultano sospese di pochi metri sugli attuali fondovalle, mentre quelle recenti ed ancora attive interessano spesso centri abitati (Avella, Quadrelle, Roccarainola, Quindici, Arpaia, Forchia ecc.).
Le dorsali carbonatiche dei Monti di Avella- Monte Fellino e dei Monti di Durazzano e Caserta delimitano, con i loro spartiacque, il limite settentrionale dell’Autorità di Bacino della Campania Nord Occidentale. Su questi rilievi si impostano due importanti bacini imbriferi (T. Gaudo e T. Carmignano) che hanno recapito nell’asta principale dei Regi Lagni.
2.3 – Inquadramento fitoclimatico
Nello studio dei caratteri forestali di ogni determinata zona, ha trovato ampio impiego la “Classificazione fitoclimatica di Pavari” (che ha rielaborato una precedente classificazione di Mayr), applicata da numerosi studiosi per la caratterizzazione delle formazioni boschive italiane.
Pavari distingue cinque zone climatiche: Lauretum, Castanetum, Fagetum, Picetum ed Alpinetum.
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La divisione in zone e sottozone è basata essenzialmente su tre valori medi di temperatura: media annua, media del mese più freddo e media dei minimi annuali.
Le zone del Lauretum e del Castanetum sono contraddistinte anche in base all’andamento pluviometrico.
Dal confronto dei parametri termopluviometrici rilevati dalla stazione locale, descritti al precedente paragrafo 2,1, con quelli della classificazione Mayr-Pavari e dall’osservazione della vegetazione esistente, il bosco di Forchia rientra in parte nella zona fitoclimatica del Lauretum, sia sottozona calda 2° tipo (con siccità estiva), sia sottozona media 2° tipo (sempre con siccità estiva) è parzialmente nella zona fitoclimatica del castanetum sottozona calda 1°
tipo (con siccità estiva), sia sottozona fredda 1° tipo (con piovosità superiore a 700 mm annui).
2.4 – La vegetazione
Su tali terreni e nel contesto fitoclimatico enunciato, osserviamo la prevalenza del genere Quercus spp., Ostrya, Carpinus, Acer e Fagus, nella fattispecie del genere Quercus abbiamo predominanza di Cerro e Roverella.
Altre specie mediamente presenti sono il l’Orniello e Carpinella.
Il sottobosco arbustivo è costituito prevalentemente da Smilax, Ruscus, Rubus e Asparagus, conferendo all’insieme un aspetto confuso e particolarmente intricato.
Il sottobosco erbaceo vede la presenza di Cyclamen, Muschi vari, Carici e graminacee.
CAPITOLO 3
LA STORIA E L’ECONOMIA LOCALE 3.1 – Notizie storiche
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Poche sono le notizie storiche di Forchia che sembrerebbe avere origini antecedenti a quelle dell'impero Romano. Il suo nome deriva probabilmente dal latino forculae che sta per forche, a richiamare la famosa Battaglia delle Forche Caudine quando nel 321 a.C. i sanniti guidati da Gaio Telesino sconfissero due legioni romane e le costrinsero a subire l'umiliazione del passaggio sotto il giogo. Fu una circoscrizione longobarda (gastaldato) annesso al principato di Salerno. Nell'anno 849 d.c. L'imperatore Ludovico, nella divisione del Principato di Benevento, lasciò Forchia al principe di Salerno Siconolfo, divenendo il confine dei due principati. "Forculum" compare infatti nel “capitolare” che si trova nell’Archivio di Montecassino e che contiene l’enumerazione dei gastaldati che dovevano comporre il Principato di Salerno, dopo la stessa "Salernum", sono nominati Sarnum Cimiterium"(Nola),
"Forculum" (Forchia), "Capua", "Teanum" e "Sora". Come tutta l'Italia meridionale nell'undicesimo secolo fu sotto il dominio dei Normanni che preservarono il principato. Nel 1139 il gastaldato di Forchia insieme al il principato (che fu anche chiamato "longobardo- normanno") evolse nel Regno di Sicilia (durato - con vari nomi - sette secoli, fino al 1861) anche se continuarono a essere nominati duchi longobardi (direttamente dal papa) fino al 1081. anche Forculum continuò a far parte di un ducato in quello stesso periodo. Fu completamente distrutta nel terremoto del 5 dicembre 1456. Il terremoto si verificò alle 3 del mattino e, con una magnitudo di 7.1, fu uno dei terremoti più forti mai registrati in Italia dove tutti i paesi dell'entroterra campana furono rasi al suolo. Lo sciame sismico durò per diversi anni. Una vox populi vorrebbe che in passato fosse stata unita al vicino comune di Arpaia. Se ciò è senz'altro vero da un punto di vista parrocchiale (la separazione avvenne in tal senso nel 1654) non si hanno notizie certe se e quando sia avvenuta la separazione da un punto di vista amministrativo.
3.2 - ASPETTI SOCIO-ECONOMICI NELL’ECONOMIA DEL COMUNE
La densità demografica residente nel Comune di Forchia, secondo fonti ISTAT alla data del 01.01.2016 (ultimo censimento), risulta essere pari 1.235 abitanti;
Prendendo in esame i dati relativi all’andamento demografico, a partire dal 1861 ad oggi, la popolazione ha subìto una serie di oscillazioni dettate dalle vicende storiche correlate alle condizioni socio-economiche del paese.
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Sulla base delle informazioni ISTAT, a partire dal periodo che và dal 1861, ove si censivano 984 residenti, all’anno 1951, con 1.247 residenti, si è registrato nel novantennio un graduale e progressivo incremento della popolazione, corrispondente ad un’aliquota percentuale del 79%, con una media decennale del 8%.
Dal 1961, con 1.158 residenti, ad oggi la popolazione si è incrementata in misura molto ridotta, difatti con l’ultimo censimento ISTAT si contano 1.235 abitanti, rapportandosi ai valori del secondo dopoguerra, a causa degli episodi di spopolamento per emigrazione.
Il territorio di Forchia risulta essere esteso per una superficie pari a 5,45 Km².
Sulla scorta di quanto indicato dai dati contemplati nel Piano Urbanistico del Comune di Forchia è possibile esprimere una evidente e marcata vocazione del territorio agricolo per la frutta a guscio seguita dalla olivicoltura, con un margine trascurabile per la zonazione forestale.
La superficie agricolo-forestale, (V. Tab. 1) secondo i dati forniti dal VI° Censimento Generale dell’Agricoltura (anno 2010 dati comunali) della Regione Campania, risulta essere rapportata ad una superficie agricola totale (S.A.T.) di ha 224,19, corrispondente ad una superficie agricola utilizzata (S.A.U.) di ha 194,93 con unità agricole, per ubicazione dei terreni e secondo le principali forme di utilizzazione.
Tabella 1 - Forchia. Ripartizione della superficie agricolo-forestale.
(fonte: Dati ISTAT VI° Censimento Generale dell’Agricoltura portale Regione Campania)
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SAT ha
SAU ha
1 Seminativi 12
2 Vite 0
3 coltivazioni legnose agrarie, escluso
vite 100
4 orto familiari 5
5 Prati permanenti e pascoli 78
3 Arboricoltura da legno annessa ad
aziende agricole 7
4 Boschi annessi ad aziende agricole 19 5 Superficie agricola non utilizzata e
altra superficie 3
SUB-TOTALE 29 195 TOTALE S.A.T. 224
ORDINE n CLASSAMENTO COLTURALE
DATI CENSIMENTO (2010)
Dalle risultanze di un ulteriore e dettagliato prospetto della Superficie Agricola Utilizzata, in ettari, per utilizzazione del suolo nel territorio comunale abbiamo:
Tabella 2 - Forchia. Ripartizione della superficie agricolo-forestale.
(fonte: Dati ISTAT VI° Censimento Generale dell’Agricoltura portale Regione Campania)
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Secondo quanto riportato dal quadro dell’uso dei suoli non urbani, usi agricoli, forestali, pascolativi, coltivati o suscettibili di coltivazione o abbandonati del PUC, si evince una ripartizione e zonazione del territorio in termini di superficie come di seguito illustrato:
Tabella 3 - Forchia. Analisi del Sistema Agricolo e Uso del Suolo
ORDINE CLASSAMENTO COLTURALE SAU ha
1 Vigneto 1
2 Oliveto 112
3 Vigneto-Oliveto 0
4 Ricolonizzazione naturale 0
5 Aree incolte 2
6 Altra superficie 18
7 Boschi 24
TOTALE S.A.U. 157
Dal punto di vista forestale si evidenzia, dal confronto fra la Tab. 2 e la Tab. 3, una notevole variazione della superficie boschiva, in quanto che nel prospetto afferente la Tab. 3 vengono censiti oltre ai principali complessi boscati, ad attitudine produttiva, ricadenti alle località Terzito Vecchio anche le fasce arborescenti ripariali, ad attitudine naturalistica, che si rinvengono lungo i corsi d’acqua.
AZIENDE n
SAU ha
1 Seminativi 9 18,4
2 Vite 1 0,3
3 Oliveto 112 69,0
4 Frutteto 40 20,5
5 orto familiari 29 5,3
6 Arboricoltura da legno 4 1,3
7 Boschi 24 21,0
8 Superficie non utilizzata 2 0,5
9 Altra superficie 18 3,6
10 Coltivazioni energetiche 0 -
TOTALE AZIENDE 239
TOTALE S.A.U. 140 ORDINE
n CLASSAMENTO COLTURALE
DATI CENSIMENTO (2010)
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Analizzando i dati forniti dall’ISTAT, negli ultimi sei censimenti generali dell’agricoltura, unitamente a quelli del PUC si rileva una attività ed una tipologia agricola del territorio alquanto costante.
Nel passato, a partire dal primo dopoguerra le colture cerealicole unitamente alle attività zootecniche hanno ceduto, in maniera preponderante, il passo alle attività colturali di carattere intensivo, specializzate e più redditizie come la viticoltura e l’olivicoltura.
Le esigenze socio economiche della popolazione residente, subordinate alle favorevoli caratteristiche pedoclimatiche stazionali, hanno mostrato una maggiore attenzione e valorizzazione per le attività agricole della vite, in primis, e dell’olivo, abbandonando sempre più le colture promiscue.
L’agricoltura, quale settore primario, specie quella viticola, rappresenta un importante e consolidato aspetto per lo sviluppo dell’economia locale.
Dal censimento ISTAT (2010) si registra un numero complessivo di 114 aziende, di cui n.
114 aziende sono a conduzione diretta del coltivatore, mentre n. 0 risultano con salariato ed infine n 0 ad altra conduzione, a fronte di una superficie agricola utilizzata di ha 195 corrispondente ad un valore medio di 1,70 ha/azienda.
Tabella 4 - Forchia. Numero di aziende, S.A.U. e S.A.T. per forma di conduzione aziendale.
(fonte: Dati ISTAT VI° Censimento Generale dell’Agricoltura portale Regione Campania)
AZIENDE SAU SAT SAT ha
n ha ha n % ha %
1 Diretta dal
coltivatore 114 100 195 100 224
2 Con salariati 0 0 0 0 0
3 Altra forma di
conduzione 0 0 0 0 0 0 0 0
TOTALE 0 0 - 114 100 195 100 224 FORMA DI
CONDUZIONE
ORDINE
SAU DATI CENSIMENTO 2010 DATI CENSIMENTO 2000
AZIENDE
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Il predetto dato conferma, un certo grado di frazionamento della superficie agricola aziendale esistente nel territorio comunale, ove prevalgono, per una percentuale dell’100%
del totale, aziende di piccole dimensioni fino ad una superficie di ettari 3,00.
A conferma di ciò è il grado di ruralità stimato dal numero di aziende agricole per abitante pari a 0,09, nonché la S.A.T. in ettari per abitante pari a 0,18 ed ancora quella agricola S.A.U. per abitante pari a 0,15, che ne dimostra e rafforza il settore primario.
La realtà aziendale, prevalente nel territorio, è quella ad indirizzo olivicolo con n. 112 aziende agricole distribuite su una superficie agricola utilizzata di 69 ettari, a conduzione diretta dal coltivatore con manodopera familiare, a fronte di una S.A.U. complessiva di ettari 195 con un incidenza del 35%.
Il predetto valore percentuale, caratterizza in maniera preponderante la tipologia di paesaggio territoriale e nello specifico il tipo di agricoltura attuata.
Per quanto concerne l’aspetto silvicolturale, in riferimento agli ultimi dati ISTAT, si annovera una superficie forestale, alquanto esigua pari ad ha 24 corrispondente ad una superficie del 0,10% della superficie agricola territoriale, pari ad ettari 224.
In rapporto ai predetti dati, risulta evidente come il settore forestale riveste nell’economia locale un aspetto del tutto marginale.
L’allevamento zootecnico nella realtà territoriale evidenzia, dal confronto fra il V° e VI°
Censimento generale dell’Agricoltura, anche in questo settore un dato trascurabile cosi prospettato:
Tabella 5 Forchia. Numero di aziende e numero di capi per specie.
(fonte: Dati ISTAT VI° Censimento Generale dell’Agricoltura portale Regione Campania) ALLEVAMENTO
SPECIE ANIMALE AZIENDE CAPI AZIENDE CAPI
n n n n
1 Bovini 0 0 1 30
2 Equini 0 0 2 2
3 Ovini 0 0 2 550
TOTALE 0 0 5 582
ORDINE DATI CENSIMENTO 2010DATI CENSIMENTO 2000
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Dal quadro di confronto, tra i due decenni, emerge una sostanziale e significativa riduzione del numero di capi ovini pari al 70,68%. L’allevamento ovino risulta di tipo stanziale ed esercitato da solo n. 2 aziende.
3.3 – La foresta di Forchia nella storia 3.3.1 - Pianificazione forestale
Le proprietà boschive del Comune di Forchia sono sempre state gestite al di fuori di ogni seppur minima pianificazione.
Le utilizzazioni boschive sono state realizzate in maniera disarmonica, secondo le necessità variabili del momento. Ciò ha portato all’esercizio di una selvicoltura disordinata, che ha sempre ostacolato l’evoluzione dei soprassuoli verso stadi più evoluti e maturi.
3.3.2 – Utilizzazioni boschive
Non risultano precedenti interventi sui corpi boschivi presenti nel comune di Forchia, ne da parte di Enti sovracomunali (Comunità Montana del Taburno), tantomeno da precedenti PAF, non essendo il comune dotato di tale strumento.
3.3.3 – Incendi
La zona di interesse del presente Piano è stata, negli anni passati, frequentemente soggetta al passaggio del fuoco.
I terreni percorsi dal fuoco sono riportati in uno studio redatto dal Comune di Forchia che si allega al presente Piano, dove sono illustrati gli eventi incendiari verificatisi dall’anno 2002 all’anno 2012.
Negli anni successivi fino ad oggi non si riscontrano, per fortuna, incendi che hanno arrecato danni al patrimonio silvo-forestale del comune.
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3.4 – Natura della proprietà comunale 3.4.1 - Generalità
Il territorio del Comune di Forchia è di natura “demaniale universale”1, più propriamente definibile quale patrimonio indisponibile del Comune, soggiacente, principalmente, ai seguenti vincoli: idrogeologico e paesistico-ambientale.
A questi si aggiungono i vincoli imposti da altri Enti sovracomunali:
1. Vincolo idrogeologico (legge 3267/1923) 2. Autorità di Bacino
3. Parco Regionale del Partenio 4. Aree Rete Natura 2000
5. Legge 353/2000 (legge quadro in materia di incendi boschivi) 6. Comunità Montana del Taburno
- Vincoli imposti dall’amministrazione comunale:
6. vincoli di uso civico (dettati in relazione alla fruizione del territorio) 7. vincoli urbanistici.
3.4.2 - Vincolo idrogeologico
Il vincolo per scopi idrogeologici è uno degli istituti giuridici più antichi in materia di tutela dei boschi e dei terreni montani (Santillo A., op. cit., 2002). Esso è disciplinato dall’art.
1 del R.D. 30/12/1923, n° 3267 e concerne terreni degradati che per effetto di utilizzazioni scorrette possono subire denudazioni del manto, perdere stabilità e/o turbare il regime delle acque, con grave danno pubblico.
La totalità dei beni silvo- pastorali presi in esame per la pianificazione forestale sono soggetti a questo vincolo.
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3.4.3 – Vincolo paesaggistico
La definizione maggiormente corretta di demanio risale a Winspeare che in una lettera del 1810 al Ministro dell’Interno, citava alcuni criteri per riconoscere le terre demaniali di carattere universale: “… boschi, montagne, terre piane, colte o incolte di vasta estensione …”
di cui il possessore non possa mostrare il titolo d’acquisto.
Il vincolo paesaggistico, ai sensi della legge 29/06/1939 n° 1497, fu imposto ai “territori coperti da foreste e da boschi …” con il decreto ministeriale n° 312 del 27/06/1985.
La materia, già oggetto di trasformazione evolutiva con la L. 431/85, successivamente è stata raccolta in modo organico con il D.Lgs. 42/2004 (Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137) che, all’art.2, innovando rispetto alle precedenti normative, ha ricompreso il paesaggio nel “Patrimonio culturale”
nazionale.
Il D.Lgs. 42/2004 è stato ancora modificato nel 2008, con i D. Lgss. 62 e 63, per cui sono comunque di interesse paesaggistico e sottoposti alle disposizioni del Codice i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall’articolo 2, commi 2 e 6, del D. Lgs. 227/2001.
3.4.4 – Autorità di Bacino
Il territorio è di competenza dell’Autorità di Bacino dell’Autorità di Bacino Regionale della Campania Centrale.
In merito agli aspetti della difesa del suolo ai sensi della L. 183/89, l’analisi comparata della corografia del P.A.F. e della “carta degli scenari di rischio” per il Comune di Forchia (in cui, si ricorda; è inserito il territorio oggetto del presente Piano) evidenzia che l’area in oggetto è potenzialmente soggetta al solo rischio di frane e per tal motivo è classificata, nei vari punti, come:
- Area di alta attenzione “A4” – Area non urbanizzata, potenzialmente interessata da fenomeni di innesco, transito ed invasione di frana a massima intensità attesa alta.
3.4.5 - Rete Natura 2000
Il territorio oggetto di pianificazione forestale è gravato anche dai vincoli della rete Natura 2000.
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Essa è il principale strumento della politica dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità.
Si tratta di una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell’Unione, istituita ai sensi di due Direttive comunitarie:
- la Direttiva 79/409/CEE del Consiglio relativa alla “Conservazione degli uccelli selvatici”, conosciuta anche come “Direttiva Uccelli”;
- la Direttiva 92/43/CEE del Consiglio relativa alla “Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche”, conosciuta anche come “Direttiva Habitat”.
La Direttiva Uccelli, all’Allegato 1, individua un elenco di Uccelli di interesse comunitario, la cui conservazione richiede misure urgenti di conservazione, fra le quali la designazione di Zone di Protezione Speciale (Z.P.S.).
La Direttiva Habitat, all’Allegato 1, individua un elenco di habitat di interesse comunitario, la cui conservazione richiede la designazione di Siti di Importanza Comunitaria (S.I.C.), che, una volta validati, si trasformeranno in Zone Speciali di Conservazione (Z.S.C.).
L’allegato 2 della Direttiva individua un elenco di specie animali (esclusi gli uccelli) e vegetali di interesse comunitario, la cui conservazione richiede la designazione di Siti di Importanza Comunitaria (S.I.C.), che, una volta validati, si trasformeranno in Zone Speciali di Conservazione (Z.S.C.).
Alcuni habitat e alcune specie presentano uno status di conservazione particolarmente sfavorevole all’interno dell’Unione e quindi vengono designati come prioritari.
Il bosco in assestamento è inserito nel Sito di Interesse Comunitario (S.I.C.) “IT8040006 – DORSALE DEI MONTI DEL PARTENIO”.
3.4.6 - Usi civici
L’uso civico è previsto dalla L. 16/06/1927 n° 1766 ed è imposto su quei terreni in origine appartenenti al demanio comunale ed affidati in godimento “uti cives”.
Nasce fin dai primordi come diritto naturale dell’uomo di servirsi di ciò che la natura offre a tutti gli esseri viventi per il sostentamento quotidiano.
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Dopo la caduta dell’impero romano, con la nuova organizzazione degli Stati europei di Carlo Magno del VIII secolo (Sacro Romano Impero), questi diritti civici vengono codificati e garantiti su tutte le terre “dell’Imperatore” concesse ai Sovrani, e da questi ai Signori locali (feudatari): “ubi feuda, ibi demania”.
I Signori, per potersi assicurare il maggior benessere possibile spettante loro per il rango, cominciarono a vessare i cittadini consentendo loro di fruire soltanto di solo alcuni diritti “nec inemem vitam ducerent”, soltanto perché non morissero di fame e potessero ben servirli.
Comunque, con l’inizio del XIX secolo i sovrani europei (napoleonici) si resero conto che per conservare il potere avrebbero dovuto riconoscere ai cives i diritti usurpati dividendo le terre, secondo le nuove teorie illuministiche. Si trattò di un vero e proprio scioglimento di promiscuità di diritti su beni pubblici e privati soggetti agli usi civici, con l’obiettivo di conservare la destinazione in proprietà collettiva fino alla liquidazione definitiva.
Nel tempo le finalità sono mutate, anche per fini di tutela della montagna ed in ragione dei bisogni di quelle popolazioni rimaste legata a modalità rudimentali di sfruttamento agricolo e forestale del territorio (usi civici di erbatico, legnatico e pascolatico).
I ben soggetti ad uso civico possono essere sottratti alla funzione collettiva a seguito di mutamento di destinazione, con apposito procedimento amministrativo di sdemanializzazione, di competenza regionale.
La legge 17/03/81 n° 11 della Regione Campania dispone che i beni collettivi devono essere utilizzati in conformità di un piano economico, sulla base di indirizzi dettati dalla Regione e dalla Comunità Montana, che dovrà tendere all’introduzione ed alla regolamentazione di attività plurime produttive nella forma di imprese, con favore per quelle strutturate in cooperativa.
Il territorio del Comune di Forchia, sono gravati dai diritti essenziali di uso civico di legnatico e pascolo da esercitarsi dai naturali del Comune, nelle forme prescritte da apposito regolamento, giusto Decreto del Regio Commissario per la liquidazione degli usi civici di Napoli in data 11/01/1937.
Per la disciplina del godimento dei diritti di uso civico, il Comune non ha mai emanato alcun regolamento.
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3.5 – I prodotti secondari del bosco 3.5.1 – Situazione attuale
La raccolta dei prodotti secondari del bosco ed in particolare di funghi, fragole, origano, asparagi, terriccio e muschio, è ormai diventato un fenomeno di massa, da mettere in relazione da una parte alla crescente disponibilità di tempo libero e ad una migliore accessibilità delle zone interessate e dall’altra all’interesse, sia commerciale sia gastronomico, verso tali prodotti.
La lievitazione del numero dei cercatori ha determinato una deleteria pressione antropica sul bosco ed uno sfruttamento intensivo e troppo spesso scorretto dello stesso, con una serie di danni all’ecosistema dovuti a modalità di raccolta irrazionali, allo sconvolgimento della lettiera del sottobosco, al costipamento del terreno ed alla sistematica distruzione del materiale raccolto e poi risultato non idoneo, senza che una normativa ad hoc ponga fine a tale sistematico saccheggio.
3.5.2 – Normativa esistente
Allo scopo di garantire la conservazione e le condizioni di riproducibilità del patrimonio agro-silvo-boschivo del territorio comunale, è necessario praticare la raccolta dei prodotti secondari del bosco e delle piante officinale ed aromatiche nel rispetto della conservazione e propagazione della specie oggetto di raccolta. Inoltre è vietato estirpare, tagliare, o comunque danneggiare piante di fragola, lampone, mirtillo, piante officinali o aromatiche o parti di esse. E’ vietata, altresì, la raccolta dei prodotti secondari del bosco e delle piante officinali ed aromatiche nelle aree rimboschite.
Il particolare regime giuridico dei beni silvo-pastorali appartenenti al Comune di Forchia, gravati dal diritto di uso civico, consente ai cittadini locali di raccogliere legna secca, pascolare e raccogliere funghi, fragole, lamponi ed erbe diverse.
Esiste, dunque, il diritto dei soli cittadini di Forchia di raccogliere i prodotti suddetti, praticamente senza alcun limite, stante l’assenza di regolamenti o usi locali; tale diritto, si badi bene, è del tutto personale ed inerisce alla persona in quanto avente il requisito della cittadinanza.
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Il problema, pertanto, è di tutelare i diritti acquisiti contemperandoli, peraltro, con le effettive capacità produttive del bosco e consentendo l’accesso - sempre in aumento – di terzi estranei.
Da un punto di vista giuridico tali prodotti sono considerati frutti e più specificatamente
“frutti naturali” (Art. 820 comma I e II c.c.) e, come tali, appartengono al proprietario del fondo che li produce; non sono, cioè, “res nullius” e quindi non sono suscettibili di appropriazione da parte di chicchessia, né possono considerarsi cosa abbandonata cui ognuno può appropriarsi (Art. 821 c.c.).
Esiste, quindi, il diritto del proprietario del fondo, o di chi ha diritto reale o personale di godimento su tali prodotti, di impedirne la raccolta o, quanto meno, di regolamentarla.
Appare pacifico, cioè, che il Comune, quale rappresentante dell’originaria “Universitas civium” abbia potere di azione diretta a mantenere salvi tali diritti ai suoi cittadini.
Pertanto, chiarito che dal punto di vista giuridico la raccolta di tali prodotti può essere vietata o regolamentata, l’obiettivo da perseguire è quello di conciliare tale raccolta con la tutela dell’ecosistema, con la valorizzazione turistico-ambientale della montagna e con la salvaguardia dei diritti precostituiti dei residenti.
Per tutto quanto sopra, si propone una bozza di regolamento comunale a tutela del territorio. La bozza di regolamento è riportata al cap. 10 del presente Piano.
CAPITOLO 4
LA STATISTICA DEL BOSCO 4.1 – Il rilevamento topografico
Durante i sopralluoghi effettuati, al fine di determinare i limiti del territorio comunale, si è voluto procedere ad una maggior definizione dei confini, sia nei riguardi dei limiti esterni della proprietà che all’interno, per consentire una migliore gestione del patrimonio boscato e pascolivo.
Si è proceduto all’effettuazione di rilievi topografici con metodi speditivi (bussola topografica e doppio decametro) atti all’individuazione delle linee di confine interessanti.
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Il rilievo topografico è stato eseguito sulla base della Carta Tecnica Regionale in scala 1:5000 integrata dalla mappa catastale in scala 1:2000.
Le strade interne, le vie di esbosco e di penetrazione, non ancora riportate in cartografia, sono state rilevate per percorrenza diretta, a piedi, con l’impiego di uno strumento GPS (ricevitore palmare Magellan MobileMapper CX) e i dati derivanti dal rilievo sono stati inseriti nella cartografia digitale georeferenziata che è stata, poi, utilizzata come carta di base per l’allestimento della cartografia assestamentale definitiva.
La proprietà territoriale del Comune di Forchia, desunta dai tabulati del catasto Terreni, assomma ad Ha 86.47.00, così ripartiti:
L’inquadramento catastale dei suddetti terreni è evidenziato nella tavola alla pagina seguente:
Tabella 6: Ripartizione catastale delle superfici oggetto di assestamento forestale
4.2 – La viabilità forestale di servizio
Per poter realizzare una gestione forestale sostenibile, in cui si effettuano interventi selvicolturali moderati, che siano al tempo stesso ecologicamente prossimi alla natura ed economicamente vantaggiosi, è necessario che sul territorio sia presente un adeguato sistema di infrastrutture in cui strade, piste, aree di deposito, rifugi, imposti permanenti e/o temporanei permettono, a chi lavora in bosco, di operare con relativa facilità e sicurezza.
foglio particella superficie
n n ha
Forchia 1 1 16,362 Pascolo
Forchia 1 6 0,698 Pascolo
Forchia 1 37 3,165 Pascolo
Forchia 4 38 1,1869 Pascolo
Forchia 5 147 34,432 Pascolo
Forchia 5 183 0,128 Pascolo
Forchia 6 184 1,972 Pascolo
Forchia 6 60 0,0092 Pascolo
Forchia 6 176 24,467 Bosco ceduo
TOTALE 82,4201
comune qualità
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La rete viabile principale è formata da strade a fondo artificiale o, in ogni caso, migliorato (asfaltato, massicciata), percorribile da autocarri o, almeno, da trattori con rimorchi impiegati per il trasporto di legna e legname, nonché da normali autovetture.
Il complesso boscato di Forchia non è servito da alcuna viabilità di servizio a carattere forestale sia essa principale che secondaria. Pertanto risulta possibile accedere al patrimonio boschivo del Comune di Forchia, percorrendo la strada vicinale Comunale Salera per poi intraprendere la viabilità di proprietà del Comune di Arienzo e consentire l’accesso alla parte alta del patrimonio boschivo del Comune di Forchia.
Le particelle 1 e 2 sono servite dalla strada vicinale ricadente nel territorio Comunale di Arienzo, avente fondo asfaltato, che si diparte dalla strada vicinale comunale.
4.3 – La divisione della foresta
La foresta, intesa nel suo complesso, può costituire (normalmente è così) un’entità troppo ampia ed eterogenea, per poterla assoggettare alle medesime prescrizioni, pertanto se ne rende necessaria la suddivisione in entità territoriali di minore estensione.
Ogni foresta si divide in “classi di governo”, definite dal tipo di origine del soprassuolo (gamica = fustaia; agamica = ceduo) ed in “classi di trattamento”, definite dalla tipologia dei tagli effettuati a carico dei soprassuoli.
La più piccola frazione in cui si divide la foresta è la “particella”, che è costituita da un’unità colturale omogenea nei riguardi del suolo, del clima e del soprassuolo.
Ai fini dell’assestamento è fondamentale il concetto di “classe economica”, altrimenti identificata come “compresa”, che rappresenta un insieme di particelle cui è attribuita una determinata funzione.
Per tal motivo, dette particelle sono raggruppate in una serie coordinata, atta a raggiungere gli scopi cui è stata destinata la compresa medesima.
Tutte le particelle della identica classe economica sono assoggettate allo stesso tipo di governo.
L’attribuzione delle particelle alle comprese è stata effettuata in base ai caratteri del popolamento (specie e struttura) e delle condizioni stazionali.
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Per gli scopi del presente P.A.F., la foresta comunale di Forchia, estesa complessivamente Ha 31.30.17, viene ripartita in due classi di governo:
“Ceduo matricinato di protezione ed in alto fusto di protezione” e contestualmente in 4 classi economiche:
Classe economica “A” – CEDUO MISTO DI PROTEZIONE – costituito da 1 particella, di superficie complessiva pari a Ha 17.30.73, da destinare alla funzione di protezione, nelle future revisioni del PAF, allo schema dei tagli successivi;
Classe economica “B” – ALTO FUSTO MISTO DI PROTEZIONE – costituito da 1 particella, di superficie complessiva pari a Ha 13.67.84, da destinare a funzione di protezione, nelle future revisioni del PAF, allo schema dei tagli successivi;
Classe economica “C” – ALTO FUSTO DI ESSENZE CONIFERE RESINOSE - costituita da 1 particella, di superficie complessiva 0.31.60 a pineta, da assoggettare a funzione turistico ricreativa;
Classe economica “D” – PASCOLI costituita da 4 lotti, di superficie complessiva pari a Ha 51.11.84.
La superficie di ettari 0.87.09 è occupata da manufatti e tare improduttive e insiste sulla particella 38 del foglio 4 a confine con la particella forestale 3.
4.4 – Il registro particellare
La particella forestale, detta anche “sezione”, è l’unità elementare della foresta, che viene numerata, catalogata con i propri dati, classificata e sottoposta a specifiche prescrizioni.
L’identificazione di una particella coincide con l’apposizione dei relativi confini, che possono essere tracciati secondo diverse esigenze. Possiamo, pertanto, distinguere confini di particella:
- obbligatori quali, ed esempio, i confini di proprietà;
- fisiografici, costituiti da linee topografiche evidenti;
- geometrici, costituiti da linee rette del tutto arbitrarie;