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Roberto Nizzoli. Tappeti di cielo

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Academic year: 2022

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Roberto Nizzoli

Tappeti di cielo

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Il titolo “TappeTidicielo” scelto per questa mostra ha come obiettivo quello di riassumere, in forma paradossale, la poetica di Nizzoli che si esprime compiutamente nell’unione tra opposti: cielo e terra, finito e infinito, fisicità e presenza dell’invi- sibile, mondo delle certezze e universo degli enigmi.

L’artista ha spesso navigato in cielo e ha avuto quindi occasione di osservarlo con passione, curiosità e stupore, facen- dosi molte domande e ricavandone un’esperienza che ha sicuramente influenzato e plasmato i suoi processi cognitivi e comportamentali, la sua psicologia. Forse è rimasto colpito dalla forma enigmatica delle volute delle nubi, del loro moto vorticoso, dell’immensità della volta celeste, dei bagliori solari e in contrappunto del pallore lunare e magari, facendo suo l’assunto che c’è ben altro da vedere oltre quello che riesce a percepire il nostro sguardo, si è fatto un’idea fantasiosa e complessa della struttura del cosmo.

Il cielo, ad occhio nudo, lo avvertiamo come una schermo piatto e immobile e di notte lo vediamo popolato solo di stelle e pianeti ma nella realtà non è così. Da tempo, infatti, gli astronomi prima e gli astrofisici poi ci hanno raccontato che il cielo/spazio è curvo, in crescente espansione, saturo di gas e polveri, permeato in gran parte di materia ed energia oscura e luogo di implosioni, esplosioni e fusioni. Insomma quello che è sopra di noi non ha più la passività di un sistema di co- ordinate (di tipo cartesiano o di altra natura) ma è concepito come un principio attivo, una sorta di materia prima che dà origine continuamente al mondo materiale.

E noi cosa siamo nell’universo?

A questa domanda risponde in modo pregevole il fisico Carlo Rovelli nel suo libro ‘Sette breve lezioni di fisica’: “Siamo fatti della stessa polvere di stelle di cui sono fatte le cose e sia quando siamo immersi nel dolore sia quando ridiamo e risplen- de la gioia non facciamo che essere quello che non possiamo che essere: una parte del nostro mondo”.

In altre parole il cielo ci può raccontare da dove veniamo e forse può aiutarci anche a capire ciò che siamo.

L’artista ha fatto senz’altro sue queste idee irrorandole con tutte quelle sensazioni, immagini ed elaborazioni che aveva, nel corso degli anni, aggregato senza un ordine preciso nei recessi della memoria.

Circostanza questa che gli ha consentito di dare una personale dinamicità e un senso metaforico allo spazio pittorico delle sue opere, percorse dal fluire di tracce di spirali, quali lacerti di successioni auree (1,1,2,3,5,8,13, …) che rimandano in qualche modo al pensiero del grande monaco e matematico pisano Fibonacci.

T

appeTidicielo

I paradossi accendono l’immaginazione

Quando camminerete sulla terra dopo averlo volato, guarderete il cielo perché là siete stati e là vorrete tornare.

Leonardo da Vinci

Ma c’è anche dell’altro.

I recenti studi sulla biologia del cervello ci dicono che liberarsi dalle inibizioni favorisce la creatività, ovvero potenzia la facoltà di scoprire nuove associazioni mentali che aiutano lo sviluppo delle idee.

Nizzoli, inconsciamente, fa leva proprio sulla sua disinibizione caratteriale che, unita a un’autentica sensibilità e una solida competenza - maturata nel tempo attraverso frequentazioni e confronti, gli permette di realizzare opere originali piene di luce, musicalità e sensualità. L’artista man mano ha costruito un linguaggio espressivo - ben riconoscibile - con cui combina “parole” capaci di trasfigurare segni, simboli, colori in una consapevolezza inaspettata, emotiva e intellettuale per l’osservatore.

Una visita a una sua mostra è esperienza vivace, divertente, istruttiva e gratificante per tutti coloro che hanno a cuore il lavoro di Nizzoli, un lavoro che dovrebbe e potrebbe far riscoprire il piacere di rimanere ad osservare una superficie più o meno colorata, in un mondo dell’arte sempre più complicato dove l’intuitività e la razionalità risultano il più delle volte irrimediabilmente precluse.

Gualtiero Redivo

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di Franco Campegiani

Le sciabolate cromatiche di Roberto Nizzoli hanno un che di gentile ed aggraziato, di festoso e danzante, di stupito ed incantato, che ne fanno un caso alquanto atipico di pittura informale, generalmente immersa nelle nebbie nichiliste e tragiche, esistenzialiste ed angosciate testimoniate da molti esponenti di quell’indirizzo artistico. Il fatto che l’informale rappresenti l’impossibilità di una conoscenza razionale della realtà non significa che esso debba assolutamente muoversi dentro un universo caotico dominato dal caso. La scorciatoia non è percorribile, se lo stesso Pollock, come dicono, negava l’esistenza del caso, sentendosi guidato da un imperioso impulso nel mentre spruzzava, spatolava e sgocciolava, danzando energicamente intorno e dentro la superficie del quadro. Si fermava soltanto quando l’occhio - non il suo, ma di chissà quale nume che lo incitava - non fosse totalmente appagato.

La poetica di Nizzoli è diversa: non è gestuale, né materica, e neppure rientra nei canoni dello spazialismo informale.

Un parallelismo in parte è possibile con l’informale segnico e calligrafico, qui teso a ritrarre il ballo armonioso della vita, il mistero circolare e ciclico, flessuoso e curvilineo, femmineo se vogliamo, da cui il creato è governato. Non si pensi tuttavia ad un ottimismo ingenuo, giacché, al contrario, qui tutto è problematico e nulla è dato per scontato. Il pittore può sfondare le barriere del nonsense e del vuoto, e così scoprire una vita piena di senso, proprio rinunciando ad afferrare il senso della vita per vie razionali. Osserviamo la tela che s’intitola Il Sé: una linea serpeggiante, al centro dell’opera, presenta strane somiglianze con un punto interrogativo. Forse l’eterno gioco del perché del fanciullo, dove sarebbe affrettato concludere che non c’è risposta alle domande, giacché la risposta c’è e sta nella domanda stessa, reiterata all’infinito.

L’esultanza coloristica non inganni: nulla ha a che fare con l’ebbrezza dionisiaca di ascendenze nietzschiane, confluen- te nello stesso disperato mare da cui sorge l’apollineo velo di Maja destinato a soffocare gli impulsi vitali. Il dionisismo di Nizzoli è più arcaico e più puro. Emblematici i suoi interessi per i Presocratici, per il pensiero prelogico, come quello del fanciullo appunto, estraneo tanto ai trionfalismi razionalistici quanto alle frustrazioni della dea Ragione. In opere come I Confini dedicato a Parmenide, o come L’Apeiron dedicato ad Anassimandro, o ancora Il Divenire dedicato ad Eraclito, le tensioni metafisico-nichiliste non sono di casa ed è piuttosto la ricerca di un’armonia dei contrari a prendere il campo, attraverso quei teli che sinuosamente s’intrecciano, come un distendersi e rapprendersi di tessuti mentali in cerca di equi- libri faticosi.

Soffermiamoci sull’opera intitolata Persi di vista. Campeggia ed abbaglia, in primo piano, un bianchissimo velo, protei- forme ed avvolgente, nel mentre allarga e dispiega le sue spire per inglobare una coloratissima sostanza psichica: quell’e- ros, quella purissima vita dei sensi, capace di girare secondo ingranaggi naturali e universali, secondo principi effusi nel creato dalla creazione universale.

I colori che il pittore preferisce sono quelli primari (il rosso, il blu e il giallo), ma in alcune tele, come Amplesso, sono invece i colori tenui, nella scala del rosa e del bianco, a dominare. Altrove, in Le vostre anime ad esempio, primeggia un

trasparente cobalto, confermando l’interesse del pittore per il profondo mistero della mente. Da notare, in alcune tele di grandi dimensioni, per lo più monocromatiche e particolarmente luminose ad esempio la libertà, l’inserimento di minu- scole figure, di omini microscopici posti di lato o in basso, in posizione marginale.

Quale il valore simbolico di questi lillipuziani impercettibili, sovrastati e annichiliti di fronte allo spettacolo maestoso di finestre spalancate sull’immenso? Quale, se non quello di un concreto richiamo dell’uomo a se stesso?

Se vano è interrogarsi sul perché di tutte le cose, non altrettanto vano è interrogarsi sul perché di se stessi. Questa ma- trice pensosa e problematica affiora inequivocabilmente nelle tele che non a caso s’intitolano Alla scoperta della mente.

Pittura filosofica, oserei dire per concludere, dai caratteri comunque lievi e guizzanti, eterei e fantasiosi. In Frivolezza, con quella seducente stilizzazione di una danzatrice che volteggia al centro della tela, tornano non a caso i temi squisitamente femminili del cangiante, del proteiforme, della mobilità. Una mutevolezza, un’avventura nel molteplice e nel relativo, nel poliedrico, che prende avvio da regioni di sconosciute assolutezze, da patrie cosmiche di misteriosa identità.

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di Sonia Giovannetti

Un tripudio di colori ad amalgamare la vita che scorre e s’inerpica sul sentiero del tempo, conquistando vette inviolate.

Questi sono i versi che ho scritto di getto, dopo la visione dei quadri di Roberto Nizzoli, esposti in questo catalogo.

Appare immediato il viaggio di conoscenza intrapreso dall’artista, che sembra destinato a non esaurirsi e a porre anzi in ogni sua opera nuove domande, grazie ad un pennello che tende alla verticalità e alla solarità. Colori come scintille di luce che coltivano la conoscenza dell’Essere. L’Io e il Noi sempre presente. Spesso, nel “tripudio di colori”, si scorge una figura, appena accennata, un volto, più volti, un tratto del corpo. Molte le donne richiamate: “Francisca”, “Ririka”, “An- gelique” e altre appena intuite come in “Voleo” e in “Frivolezza”.

Il tocco misurato, morbido e garbato del tratto accarezza l’occhio che osserva, nel labirinto suggestivo delle emozioni.

Emozioni che diventano la radice di un tempo che si proietta nel futuro, non dimenticando però la propria origine.

L’uso, in prevalenza, dei colori primari e delle loro possibili declinazioni, riscalda e rassicura il fruitore nel viaggio esistenziale che l’artista intraprende verso il mistero dell’arte. Un viaggio circolare che si manifesta con tratti mai lineari ma addolciti da pennellate curvilinee che sembrano voler indagare sul mistero umano, sui sentimenti dell’uomo e sulle potenzialità di elevazione dello spirito a che non resti inerte. Proprio come accade ai poeti, intuitivi indagatori dell’umano, che si avvalgono delle parole, in forme certo diverse, ma sempre animate da quella stessa poiesis di cui si serve l’arte nei suoi diversi linguaggi.

I quadri suggestivi di questo autore ci rimandano al senso universale dell’arte che, nella pittura come in ogni altra sua valenza, si impone come manifestazione dell’interiorità emozionale dell’uomo, intenta alla ricerca e alla contemplazione di universi nascosti del senso, sempre tesa ad evocare ciò del cui possesso siamo incerti e che sovente perciò ci ossessiona, ma di cui avvertiamo un insopprimibile, pressante bisogno.

È nell’arte che l’uomo cerca la comprensione intuitiva di sé, forzando ogni realtà apparente per trovare risposte a ciò che in lui urge e inducendolo, in questa incessante ricerca, a stravolgere ogni dimensione del reale, persino quella del tempo, misura suprema, concretissima eppure sommamente astratta, dell’esistente. Chi crea, infatti, non conosce altro tempo che il proprio: il tempo creativo, che coincide con il tempo interiore dell’artista.

Tutto questo si è indotti a pensare e si percepisce nei colori, nell’armonia e nell’apertura verso il futuro dei quadri di Roberto Nizzoli.

Opere

in mostra

(5)

L’Apeiron di Anassimandro

(6)

Angélique

(7)

Alla scoperta della mente

(8)

Libertà

(9)

Le Baccanti

(10)

Vai all’inferno

(11)

Mescolanze

(12)

Estasi

(13)

Genesi

(14)

Il sé

(15)

Tiziana

(16)

Il simposio

(17)

Vola via

(18)

Alla scoperta della mente 2

(19)

Ririka

(20)

Amplesso

(21)

Quello che non ho

(22)

Confini

136 x 94- olio su tela - 2019

(23)

Rebecca

(24)

Adesso

(25)

Dove sei

(26)

Anime

(27)

Persi di vista

(28)

Lo spirito Apollineo

(29)

Opere

non in mostra

(30)

Mon Amour

(31)

Ecce homo

(32)

Che belle le donne 93 x 153 - olio su tela - 2018

per gentile concessione del salone parrucchieri

(33)

La frivolezza

153 x 93 - olio su tela - 2018

(34)

Il divenire di Eraclito

100 x 150 - con cornice in legno massello 120 x 170 - olio su tela - 2018

(35)

Eloquenza di Fabrizio Ercoli

120 x 220 - con cornice in legno massello 140 x 240 olio su tela - 2018

per gentile concessione dello

(36)

Turbamento

80 x 130 - con cornice in legno massello 100 x 150 olio su tela - 2018

(37)

Iniuste

100 x 150 - con cornice in legno massello 120 x 170 - olio su tela - 2015

(38)

La persistenza

120 x 180 - con cornice in legno massello 140 x 200 - olio su tela - 2015

(39)

L’atomismo di Democrito

100 x 150 - con cornice in legno massello 120 x 170 - olio su tela - 2014

(40)

In vino veritas

(41)

Opinione e Realtà

100 x 150 - con cornice in legno massello 110 x 160 - olio su tela - 2015

(42)

L’amore è desiderio

(43)

Gioia

100 x 150 - con cornice in legno massello 110 x 160 - olio su tela - 2016

(44)

Nonostante tutto

(45)

Lo spirito dionisiaco

(46)

Serenità

100 x 160 - olio su tela - 2017

con cornice in legno massello 120 x 180

(47)

Cenni biografici

Roberto Nizzoli nasce a Napoli, vive da sempre a Roma, autodidatta.

La sua passione nasce dalla sua professione di aviatore, girovagando per le vie del mondo sempre pronto a coglierne differenze e bellezze ma più che altro emozioni, davanti ad opere di grandi maestri e di artisti locali.

E’ solo da pochi anni che partecipa a mostre.

Ha sempre preferito descriversi così:

Io incompleto ed imperfetto argonauta celeste, ci sono angoli della vita che non capirò mai,

ma che gioia però, avvertire le belle, improvvise e inconsapevoli aritmie, elevarsi e ridiscendere nelle roteanti immagini, prive di gravità ma colme degli entusiasmi e degli appagati piaceri,

libere da far ancora risplendere al sole i nostri, baciati sogni.

In questo insensato periodo storico, quante notti passate a graffiare su tele ruvide e ostili immaginandosi oltre la realtà, e quante volte vorrei parlare ai miei pensieri che poi si perdono nei sogni, dipingere le mie lunghe passeggiate

tra immaginari castelli che poi sfumano, nelle lancette di un tempo che più, non mi appartiene.

Quante volte ho rivisto il mare,

ed ho lanciato i miei desideri su quelle onde tanto possenti ma che poi si perdono, nel breve attimo di uno sguardo.

Quante volte avrei voluto essere lì, tra quante tinte mi sono perso alla ricerca di colori che accendessero i cuori e, quante volte ho pensato e quante volte penserò, a tutto ciò che è libero di andare oltre il tempo e la realtà.

E come pensi tu amica mia,

io così appartengo alla poesia, ed entrambi, apparteniamo alla follia.

Info: (+39) 320 9734998 - nizzoliroberto@gmail.com www.robertonizzoli.it

roberto nizzoli roberto nizzoli

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Indice

Tappeti di cielo I paradossi accendono l’immaginazione pag. 2 Gualtiero Redivo

La pittura neodionisiaca di Roberto Nizzoli pag. 4 Franco Campegiani

Il tempo creativo di Roberto Nizzoli pag. 6

Sonia Giovannetti

Opere pag. 7

Opere non in mostra pag. 53

Galleria D’Arte Key Gallery Via Nomentana 231/b - 00161 Roma

Un ringraziamento a coloro che hanno permesso la realizzazione di questo evento:

Frantoio Gentilucci Elvira & Papacchini Luigi Strada Gabella II Tronco - 01010 Cellere (VT)

Ottavianelli Remo & C.

Vallerano (VT)

Enoteca Domus Vini Via Genova, 19 - Roma

Azienda Vinicola Lavis via Carmine, 7 - 38015 Lavis (TN)

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Gennaio 2019 Fotografie di Antonio Pedaletti Progetto grafico e stampa

Roma www.lalegatoria.it

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