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Capitolo 1 Analisi generale

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Academic year: 2021

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Capitolo 1

Analisi generale

1.1 Caratteristiche del bacino del Canale Lagora

Il bacino imbrifero relativo ad una sezione specifica di un corso d’acqua è “quella superficie su cui cadono le acque meteoriche che contribuiscono al deflusso liquido attraverso la sezione presa in esame”.

L’intero bacino, cioè quello sotteso dalla sezione terminale del corso d’acqua, è delimitato da una linea spartiacque o di displuvio che separa la superficie le cui acque piovane vanno ad alimentare un corso d’acqua, dalla superficie le cui acque piovane alimentano altri corsi d’acqua.

Le linee di displuvio sono individuabili sulle carte topografiche in quanto seguono l’andamento delle creste del suolo.

Il bacino oggetto di studio è rappresentato in figura 1.1

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Il bacino del canale del Lagora è separato dal bacino del fosso Cappelletto e da aree scolanti minori a Est, dal bacino del torrente Durasca (affluente del fiume Vara) a Nord – Ovest, dal bacino del torrente Caporacca a Sud e Sud-Est.

L’area complessiva sottesa è circa 14.575 km2, il suo territorio appartiene amministrativamente al Comune di La Spezia. La quota massima del bacino è circa 730 m s.l.m. L’asta principale è lunga circa 6.1 km.

Partendo dalla foce e proseguendo in senso orario, lo spartiacque si sviluppa secondo una direttrice S-SO passando per punta di Coregna, piega verso Nord-Ovest passando per i monti della Madonna e monte Fraschi, prosegue verso Nord passando per monte Verrugoli, piega verso Est e infine verso Sud scendendo fino al mare.

I suoi affluenti principali sono, seguendo lo stesso andamento dello spartiacque, il fosso Fabiano (1.94 km²), il fosso Porzano (0.54 km²), il fosso Murlo (0.64 km²), il fosso Ligurzano (1.16 km²), il torrente Colombaro (1.35 km2), il fosso Borzonasca (1.05 km2) e il fosso Stagno (0.58 km2).

Il bacino è in parte attraversato dalla linea ferroviaria Roma Genova ed è fortemente urbanizzato in tutta la porzione valliva e nella zona Nord a ridosso della città.

Dalle verifiche idrauliche esistenti nel piano di bacino risulta che le sezioni non sono sempre in grado di smaltire la portata cinquantennale e l'esposizione al rischio è incrementata dalle deplorevoli condizioni di manutenzione in cui versa tutta l'asta idrica. A queste si aggiungono le immissioni in alveo di alcuni scarichi fognari, in parte probabilmente abusivi, e per tale circostanza non depurati o non sufficientemente depurati. La zona descritta la si può notare nella figura 1.1 riguardante il bacino imbrifero oggetto di studio e in figura 1.2 dove sono messi in evidenza, con numeri progressivi da 1 a 15, i manufatti esistenti ( ponti e tombinature ) esposti al rischio.

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Figura 1.2 Manufatti esposti al rischio idraulico del Canale Lagora

La zona è oggetto di tre progetti di sistemazione che prevvederebbero:

• La copertura di una parte del canale (viale Amendola, viale Fieschi ) al fine di realizzare un ampliamento della prospiciente strada e creazione di posti auto;

• Riduzione del rischio idraulico delle zone indicate come in figura 1.3, affinché si riducano le fasce di inondabilità e si individuino aree a minor pericolosità dove il vincolo dell’edificazione diventa meno stringente. • Smaltimento delle portate di massima piena condotte direttamente a mare

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Per miglior comprensione si rimanda alla figura 1.3, nella quale sono evidenziate le fasce di pericolosità idrauliche di tipo A (indicate in rosso) e di tipo B (indicate in giallo) del settore nord del Piano di Bacino dell’Ambito 20.

Figura 1.3 Zone a rischio

Con riferimento alla figura 1.4, la proposta progettuale sulla quale è necessario effettuare un’analisi di fattibilità consiste nel recapitare direttamente a mare le acque del fosso Fabiano in corrispondenza del percorso 1, del fosso Porzano unitamente al recapito delle acque della nuova canalizzazione al di sotto della viabilità cittadina di via dei Pioppi ( tratto L ed E ) secondo percorso 2; inoltre, le portate di massima piena della sezione B verranno condotte anch’esse direttamente a mare attraverso la darsena interna all’Arsenale Militare così come indicato da percorso 3. Tali sbocchi saranno effettuati con un nuovo innesto di canalizzazione del Lagora in Arsenale.

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Figura 1.4 Proposta progettuale di modifica del tratto terminale

L’insieme delle operazioni sopra descritte consentirebbe di eliminare le fasce di inondabilità di tipo A e B e ridurre la pericolosità idraulica dell’ambito cittadino, variabile da alta a bassa, con conseguente riduzione sensibile del rischio da R4 ad R0.

L’operato complessivo viene cosi ipotizzato:

• Ridefinizione delle portate al colmo di piena per assegnati tempi di ritorno nei bacini dell’ambito 20 – Golfo della Spezia.

• Chiusura di un tratto del canale in via Fieschi come anche una parte di viale Amendola, (fino all’incrocio con viale Italia), indicati entrambi in figura 1.4 dal colore verde, in modo da consentire il deflusso della portata

in darsena come da percorso 3. Ciò consentirebbe di ricavare quel porto-canale nel tratto finale del Lagora come diversi Enti locali prospettano.

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• Realizzazione del nuovo percorso dalla sezione L ad E con studio del recapito delle portate attraverso il percorso 2.

• Sfocio a mare del fosso Fabiano attraverso il percorso 1.

• Riqualificazione urbana di viale Amendola e viale Fieschi con pedonalizzazione, controviale e pista ciclabile.

• Eliminazione delle problematiche degli accessi stradali tra Arsenale e centro cittadino e nuovo rapporto tra città ed insediamento militare.

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1.2 Rischio idraulico

1.2.1 Concetto di sicurezza idrogeologica:

La messa in sicurezza idraulica del territorio è riferita al contenimento delle piene con Tr = 200 anni da perseguire attraverso il recupero delle situazioni di criticità, nonché l'attività di "manutenzione del territorio" quale condizione necessaria per prevenire modifiche sostanziali del sistema fisico di riferimento, nonché per garantire nel tempo efficacia alle opere realizzate.

La messa in sicurezza geomorfologica è riferita da un lato alla necessità di consolidamento e bonifica dei dissesti attivi, laddove gli stessi determinino situazioni di criticità, dall’altro alla prevenzione di dissesti localizzati e di alterazioni di equilibrio. Da qui l’indicazione di ambiti territoriali omogenei ,”domini”, in ragioni di funzioni regolatrici proprie che il sistema ambientale garantisce nei processi evolutivi dei cicli naturali.

Per la definizione della pericolosità ricordiamo il PAI (piano stralcio per l’assetto idrogeologico) che indica gli interventi ritenuti necessari per la messa in sicurezza delle aree a maggior pericolosità.

1.2.2 Obiettivi del Piano stralcio (PAI)

In riferimento agli obiettivi del Piano di Bacino di cui all’Art.1 della Legge n. 183/89, il P.A.I., inteso come piano stralcio, si prefigge lo scopo di assicurare la difesa del suolo intendendo per suolo “il territorio, il suolo, il sottosuolo, gli abitati e le opere infrastrutturali”.

Pertanto le attività di pianificazione, di programmazione e di attuazione degli interventi destinati a realizzare la finalità del presente piano stralcio, curano in particolare i seguenti obiettivi:

- la sistemazione, la conservazione ed il recupero del suolo nei bacini idrografici, con interventi idrogeologici, idraulici, idraulico-forestali, idraulico-agrari,

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silvo-pastorali, di forestazione e di bonifica, anche attraverso processi di recupero naturalistico, botanico e faunistico;

- la difesa ed il consolidamento dei versanti e delle aree instabili, nonché la difesa degli abitati e delle infrastrutture contro i movimenti franosi e altri fenomeni di dissesto;

- il riordino del vincolo idrogeologico;

- la difesa, la sistemazione e la regolazione dei corsi d’acqua;

- la protezione delle coste e degli abitati dall’invasione e dall’erosione delle acque marine ed il ripascimento degli arenili, anche mediante opere di ricostruzione dei cordoni dunali;

- la moderazione delle piene, anche mediante serbatoi di invaso, vasche di laminazione, casse di espansione, scaricatori, scolmatori, diversivi od altro, per la difesa dalle inondazioni e dagli allagamenti;

- la riduzione del rischio idrogeologico, il riequilibrio del territorio ed il suo utilizzo nel rispetto del suo stato, della sua tendenza evolutiva e delle sue potenzialità d’uso;

- la riduzione del rischio idraulico ed il raggiungimento di livelli di rischio socialmente accettabili;

- la manutenzione ed il restauro delle opere idrauliche e di sistemazione montana; - le attività estrattive con particolare riferimento alle pianure alluvionali, al fine di prevenire il dissesto del territorio, inclusi erosione e abbassamenti degli alvei e delle coste;

- l’equilibrio costiero tramite azioni di contenimento dei fenomeni di criticità del litorale, di subsidenza del suolo e di risalita delle acque marine lungo i fiumi e nelle falde idriche, anche mediante azioni non strutturali finalizzate al recupero delle preesistenti condizioni di equilibrio delle falde sotterranee.

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1.2.3 Piano d’interventi di mitigazione del rischio idraulico

Gli interventi di mitigazione del rischio idraulico individuano, per il presente studio, di regolare lo smaltimento della portata di piena con periodo di ritorno almeno 200-ennale lo strumento necessario al superamento dell’attuale situazione di emergenza e suggeriscono di orientare in tale direzione sia le misure strutturali dirette, che verranno eventualmente realizzate a medio e lungo termine, sia gli interventi strutturali indiretti, quali la costruzione di ulteriori manufatti di asservimento idraulico e, soprattutto, la sostituzione, per obsolescenza funzionale o statica, di quelli attuali.

Date le caratteristiche peculiari del bacino esaminato, caratterizzato da una forte interazione tra gli alvei attivi e le infrastrutture urbane quali strade, viabilità pedonali, ponti, edifici, particolare importanza rivestono in questo senso gli specifici interventi di pulizia, con la rimozione dei depositi e delle ostruzioni in alveo e taglio della vegetazione infestante.

Viene inoltre delineato il ventaglio delle misure di tipo strutturale, sia dirette che indirette, in grado di perseguire l’obiettivo del superamento dell’attuale situazione di emergenza idraulica, realizzando, nel medio periodo, condizioni strutturali atte a stabilire una situazione di rischio idraulico controllato.

Una misura indiretta di fondamentale importanza è costituita inoltre dalla progressiva e graduale sostituzione (anche per naturale obsolescenza strutturale o funzionale) di manufatti, che, nella loro attuale configurazione, accrescono localmente la criticità idraulica con nuove strutture rispondenti al requisito sopra indicato.

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1.2.4 Il rischio idraulico

Il Rischio (R) esprime il “danno atteso” e dipende pertanto dal “danno potenziale” che può essere prodotto dall’evento e dalla probabilità d’occorrenza dell’evento d’inondazione. Il rischio pertanto è definito secondo la seguente espressione formale:

Rtotale = E ∗ V ∗ P

Le principali variabili riscontrabili nell’analisi del rischio sono:

- gli eventi e la loro probabilità di accadimento o pericolosità ( P )

- gli elementi a rischio e la loro esposizione ( E ) e vulnerabilità ( V ) agli eventi.

La stima di queste variabili consente di valutare sia il danno potenziale nel caso si verifichi l’evento, che il rischio associato al danno provocabile dall’evento stesso.

1.2.5 Determinazione del rischio idraulico

Per quanto riguarda la determinazione del rischio idraulico si è fatto riferimento al tempo di ritorno delle portate di massima piena adottate dal Piano di Bacino dell’Ambito 20 (Golfo della Spezia).

Secondo il piano di Bacino sono stati individuati essenzialmente tre livelli di pericolosità idraulica, uno elevato (T=50 anni), uno medio (T=200 anni) e uno basso (T=500 anni).

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Il rischio idraulico è stato determinato dalla sovrapposizione delle tre fasce suddette con gli elementi a rischio, secondo le intersezioni indicative riportate nella matrice seguente, sviluppata e proposta dal Comitato Tecnico di Bacino Regionale.

PERICOLOSITA’ (aree inondabili)

ELEMENTI A RISCHIO P0 T> 500 P1 200 <T< 500 fascia C P2 50 <T< 200 fascia B P3 T< 50 fascia A E0 R0 R0 R1 R1 E1 R0 R1 R2 R3 E2 R0 R2 R3 R4 E3 R0 R2 R4 R4

In tale matrice le diverse classi di elementi a rischio sono state individuate sulla base del diverso grado d’urbanizzazione e sulla conoscenza dell’uso del suolo. In particolare sono state individuate le seguenti classi:

Classe E3: Centri abitati; insediamenti industriali e commerciali importanti; beni architettonici, storici ed artistici; infrastrutture viarie principali; servizi di rilevante interesse sociale.

Classe E2: Nuclei abitati minori; insediamenti industriali, commerciali ed artigianali minori; infrastrutture viarie secondarie.

Classe E1: Edifici isolati, infrastrutture viarie minori, zone agricole o a verde pubblico.

Classe E0: Aree disabitate o improduttive.

Dalla matrice sono state ottenute le seguenti classi di rischio:

R0: rischio nullo o trascurabile

R1: rischio moderato

R2: rischio medio

R3: rischio elevato

Figura

Figura 1.1  Bacino Canale Lagora
Figura 1.2  Manufatti  esposti al  rischio  idraulico del Canale Lagora
Figura 1.3 Zone a rischio
Figura 1.4  Proposta progettuale di modifica del tratto terminale

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