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Come affrontare una separazione in modo corretto

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Come affrontare una separazione in modo corretto

25 Marzo 2021 | Autore: Adele Margherita Falcetta

Tutti i consigli per separarsi dal proprio coniuge nel modo più indolore possibile e senza conseguenze spiacevoli.

Quando ci si sposa, nella maggior parte dei casi, si è sinceramente convinti che sia

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per sempre. Finita la luna di miele, però, comincia la vita a due che, nella quotidianità, è inevitabilmente fatta di alti e bassi. A volte, poi, si scopre un’incompatibilità di carattere che rende impossibile vivere insieme; in altri casi uno dei coniugi pone in essere comportamenti particolarmente gravi (ad esempio, ripetuti tradimenti o violenza domestica), in presenza dei quali non vi è altro da fare che separarsi.

Ma come affrontare una separazione in modo corretto? È importante saperlo, perché si tratta di un evento non semplice da gestire, specie in presenza di figli di minore età. Occorre compiere i passi giusti con il giusto atteggiamento: questo consente di limitare la sofferenza dell’intero nucleo familiare e di prevenire futuri fastidi. Vediamo cosa bisogna fare.

È possibile andare via da casa prima di separarsi?

Se la convivenza è divenuta intollerabile si desidera porre fine alla vita insieme prima possibile. Attenzione, però, a non andare via da casa di punto in bianco e senza nessuna giustificazione. Infatti, tra coniugi, vige il dovere di coabitazione e di assistenza morale e materiale, che può essere derogato solo in presenza di validi motivi.

Allontanarsi da casa in maniera ingiustificata può comportare l’addebito della separazione, cioè avere attribuita dal tribunale la responsabilità del fallimento dell’unione. Dall’addebito derivano la perdita del diritto ad un eventuale mantenimento a carico del coniuge e del diritto di ereditare da lui in caso di morte.

Per evitare l’addebito è opportuno attendere l’inizio della procedura di separazione; tuttavia, vi sono casi in cui questo non è possibile, come, ad esempio, quando si è vittima di violenze domestiche. In tale ipotesi, è possibile andarsene, ma è meglio inviare al coniuge una raccomandata a.r. mettendo per iscritto le ragioni che hanno portato a tale decisione. Se si portano i figli con sé, occorre specificare a quale indirizzo è possibile trovarli, visto che l’altro genitore ha diritto a vederli.

Il coniuge che era l’unico a provvedere al sostentamento della famiglia deve continuare a fare avere all’altro coniuge una cifra sufficiente a far fronte alle

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necessità più importanti (come il cibo e le utenze), in attesa che su questo si pronunci un giudice o venga raggiunto un accordo.

Come ci si separa?

La legge prevede diverse modalità di separazione alle quali è possibile ricorrere.

Ecco quali sono e in presenza di quali presupposti sono utilizzabili:

la separazione giudiziale. Si tratta di una procedura che si svolge in Tribunale, quando i coniugi sono in disaccordo su alcune importanti questioni: ad esempio se uno dei due debba corrispondere all’altro un assegno di mantenimento e in che misura o sull’affidamento dei figli. Si ricorre a a questa procedura anche quando vi è una richiesta di addebito, ossia quando una delle parti sostiene che il fallimento dell’unione è da attribuire a responsabilità dell’altra;

la separazione consensuale in tribunale. Quando i coniugi sono d’accordo nel volersi separare e su tutte le conseguenze di tale decisione, possono presentare in Tribunale un ricorso firmato da entrambi. Se l’accordo delle parti è conforme a legge e agli interessi di eventuali figli minori i giudici lo convalidano;

la separazione consensuale in Comune. È possibile separarsi con una dichiarazione all’ufficiale di stato civile del Comune di residenza. Questa semplice procedura è utilizzabile quando non vi sono figli minori o disabili;

in caso contrario occorre ricorrere alla separazione consensuale in tribunale o alla negoziazione assistita, che tra poco vedremo;

la negoziazione assistita. È una forma di separazione consensuale che prevede la stesura di un accordo con l’assistenza degli avvocati di fiducia dei coniugi, firmato da questi ultimi. Se vi sono figli minori o disabili l’accordo viene trasmesso dai legali in tribunale perché i giudici controllino che esso sia conforme ai loro interessi; successivamente il documento viene inviato allo stato civile del Comune.

Per separarsi occorre sempre l’avvocato?

Ricorrere all’assistenza di un legale comporta necessariamente dei costi, perché ovviamente occorre pagare la parcella del professionista. Non sempre, però, è necessario rivolgersi a un avvocato. Precisamente:

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nella separazione consensuale in tribunale, i coniugi possono, di comune accordo, redigere da soli un ricorso contenente tutte le condizioni alle quali vogliono separarsi (ad esempio l’importo di un eventuale assegno di mantenimento, o con chi dei due debbano vivere i figli) e depositarlo in tribunale firmandolo alla presenza del cancelliere;

nella separazione in Comune, i coniugi si recano presso l’ufficio di stato civile e firmano un accordo di separazione senza necessità di essere assistiti da un legale.

Va però detto che il “fai da te” può anche comportare errori, dai quali derivano perdite di tempo o addirittura futuri problemi legali. Quindi rinunciare all’avvocato è consigliabile solo nei casi più semplici di separazione, quando non vi sono figli né proprietà in comune; in tutte le altre ipotesi è meglio farsi assistere da un bravo professionista.

Cosa è la mediazione familiare?

A volte, i coniugi concordano nel volersi separare e vorrebbero farlo mediante una procedura consensuale, ma tra di loro vi sono tensioni e conflitti, specie per quanto riguarda la gestione del rapporto con i figli. In questi casi, è utile rivolgersi a dei mediatori familiari: professionisti (spesso, si tratta di équipe) che utilizzano conoscenze di carattere psicologico, sociologico e legale per aiutare la coppia a trovare un accordo ed a separarsi in modo più sereno.

Per conoscere i mediatori familiari che operano nella propria zona è sufficiente una ricerca su Internet, oppure ci si può rivolgere per informazioni alla cancelleria del tribunale.

Cosa viene deciso nella separazione?

Un ultimo consiglio su come affrontare una separazione in modo corretto.

Quando ci si accinge a separarsi occorre avere le idee ben chiare su cosa si vuole ottenere dal punto di vista economico e dei rapporti con i figli, se ve ne sono.

Infatti, nella separazione viene stabilito:

se uno dei coniugi debba o meno corrispondere all’altro un assegno di mantenimento e l’importo di quest’ultimo;

se vi sono figli minori di età, con quale genitore debbano vivere, fermo

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restando che occorre creare le condizioni perché entrambi i coniugi se ne occupino con regolarità;

quale dei coniugi debba continuare ad abitare la casa coniugale (di solito è quello con il quale vivranno i figli);

come debbano essere divisi eventuali arredi e suppellettili.

Se si perviene a una separazione consensuale, marito e moglie troveranno a un accordo sulle suddette questioni; se, invece, la separazione è giudiziale, sarà il tribunale a decidere su di esse. Ciò conferma l’importanza di rivolgersi a un avvocato fin dal momento in cui si decide di separarsi, per ricevere i consigli più opportuni.

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