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Pioneer Liquidità Euro

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Academic year: 2022

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Pioneer Liquidità Euro

Relazione Semestrale al 30 giugno 2014

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La Società di gestione del Risparmio

Pioneer Investment Management SGRpA è autorizzata ad istituire e gestire fondi comuni d’investimento.

La SGR è iscritta al n. 70 dell’Albo delle Società di gestione del risparmio tenuto dalla Banca d’Italia ai sensi dell’articolo 35 del D. Lgs. 58/98.

La Società ha Sede legale in Milano, Piazza Gae Aulenti n. 1 – Tower B – e fa parte del Gruppo Bancario UniCredit iscritto all’Albo dei Gruppi Bancari.

Il capitale sociale al 30 giugno 2014 risulta interamente sottoscritto e versato ed è costituito da n. 51.340.995 azioni ordinarie del valore di Euro 1 ciascuna per un controvalore complessivo di Euro 51.340.995.

Le azioni sono tutte di proprietà della Società “Pioneer Global Asset Management S.p.A.”, controllata al 100% da UniCredit S.p.A.

Sito internet: www.pioneerinvestments.it Consiglio di Amministrazione

Presidente Giordano Lombardo

Vice Presidente Carolina Corradi

Amministratore Delegato Cinzia Tagliabue

Consiglieri Sebastiano Bazzoni

Franco Bruni

Matteo Germano

Collegio Sindacale

Presidente Paolo Colombo

Sindaci effettivi Renato Zanotti

Marzio Rubagotti

Sindaci supplenti Elisabetta Vassallo

Società di Revisione Deloitte & Touche S.p.A.

Banca Depositaria

Société Générale Securities Services S.p.A., con sede legale in via Benigno Crespi n. 19/A (MAC2), 20159 Milano ed iscritta al n. 5622 dell’albo delle Banche tenuto dalla Banca d’Italia.

Le funzioni di Banca Depositaria sono espletate presso la Direzione Centrale sita in Via Benigno Crespi 19/A (MAC2), 20159 Milano.

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Pioneer Liquidità Euro: relazione semestrale al 30 giugno 2014

Nel corso del primo semestre del 2014 sono progressivamente migliorate le aspettative sul ciclo economico globale.

Secondo gli ultimi dati del Fondo Monetario Internazionale, la crescita mondiale dovrebbe essere pari al 3,6% su base annua nel 2014 (3% il dato del 2013); i Paesi Sviluppati

dovrebbero registrare una crescita del 2,2% (1,3% dato del 2013) a fronte di una crescita del 4,9% dei Paesi Emergenti e in via di sviluppo (4,7% dato del 2013). I dati riportati

confermano pertanto il processo di convergenza dei tassi di crescita delle economie sviluppate e delle economie emergenti.

In Area Euro, il PIL aggregato del primo trimestre, ultimo dato disponibile, ha proseguito la dinamica positiva avviata dal secondo trimestre del 2013 e ha evidenziato una crescita dello 0,2% trimestre su trimestre (da 0,3% del quarto trimestre 2013). L’evoluzione su base annua, positiva per il secondo trimestre consecutivo, conferma la tendenza al miglioramento (0,9%

anno su anno nel primo trimestre, da +0,5% del quarto trimestre 2013). Dall’analisi delle singole componenti emerge la debolezza dei consumi delle famiglie (0,1% trimestre su trimestre da 0% del trimestre precedente); il miglioramento della spesa pubblica (0,3%

trimestre su trimestre da -0,4% precedente); la decelerazione degli investimenti fissi (0,3%

trimestre su trimestre da 0,9% precedente) e dell’export (0,3% trimestre su trimestre da 1,4%

precedente); la stabilizzazione della dinamica delle importazioni ( 0,8% trimestre su trimestre da 0,7% precedente).

A livello di singolo paese, la Germania ha evidenziato una accelerazione nel primo trimestre (crescita pari a +0,8% trimestre su trimestre da 0,4% precedente).

Anche in Spagna l’economia ha evidenziato un miglioramento, con il PIL in crescita dello 0,4% trimestre su trimestre da 0,2% di fine 2013.

Più debole è risultato invece l’andamento del PIL francese, invariato nel primo trimestre (da 0,2% precedente). Tale debolezza trova conferma anche nei dati economici francesi a più alta frequenza, sia qualitativi che quantitativi.

In calo su base congiunturale è risultato il PIL del Portogallo (-0,6% trimestre su trimestre da 0,5% precedente), effetto soprattutto del calo delle esportazioni (-1,9% trimestre su trimestre da 0,7% precedente).

Deludente anche il report di contabilità nazionale italiano: dopo il ritorno su un sentiero di crescita, seppur contenuta, nell’ultima parte del 2013 (0,1% trimestre su trimestre nel quarto trimestre 2013), il PIL è sceso dello 0,1% trimestre su trimestre nei primi tre mesi del 2014. I consumi delle famiglie hanno evidenziato una sostanziale stagnazione (0,1% trimestre su trimestre da 0% precedente). Con riferimento alle altre componenti della domanda emergono il miglioramento degli investimenti in attrezzature e macchinari (0,5% trimestre su trimestre da -0,7% precedente), il peggioramento dell’attività nel settore costruzioni (- 0,9% trimestre su trimestre da -0,5% precedente) e del dato relativo ai mezzi di trasporto (- 7,7% trimestre su trimestre da 14,1% precedente). Il contributo alla crescita della domanda estera è risultato invece positivo e pari allo 0,2%, sintesi dell’incremento dell’export dello 0,8% trimestre su trimestre (da 1,2% precedente) e dell’import dello 0,3% trimestre su trimestre (da 0,2% precedente). Negativo, in ultimo, il contributo alla crescita delle scorte (- 0,2%): ciò costituisce tuttavia un fattore positivo per la crescita futura dell’economia del paese. A livello di politica fiscale, ad aprile il Governo italiano ha presentato il Documento di Economia e Finanza 2014 (DEF). Il documento evidenzia una revisione al ribasso della previsione di crescita del paese per l’anno in corso (previsione attuale 0,8%) e un rinvio al 2016 del pareggio di bilancio strutturale. Quest’ultima circostanza, collegata ad “eventi eccezionali” contemplati nella normativa nazionale, è stata approvata con voto a

maggioranza assoluta da parte del Parlamento e comunicata alla Commissione Europea per il necessario passaggio comunitario. Nel documento finale di formalizzazione delle raccomandazioni all’Italia sul programma nazionale di riforma e sul programma di stabilità 2014, la Commissione non ha formulato una puntuale richiesta di manovra aggiuntiva per il 2014; ha invece evidenziato che appaiono “necessari sforzi aggiuntivi, in particolare nel 2014, per garantire la conformità ai requisiti del patto di stabilità e crescita”. L’istituzione comunitaria ha nuovamente posto l’accento sulle riforme, ribadendo la necessità di alleggerire la pressione fiscale sui fattori produttivi, spostandola verso i consumi, i beni immobili e l’ambiente; di portare avanti il piano di privatizzazioni; di migliorare il mercato

Scenario macroeconomico

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del lavoro, il sistema burocratico e il sistema scolastico; di rafforzare la resilienza del settore bancario. L’analisi della Commissione, conclusasi positivamente, ha assunto un particolare rilievo tenuto conto che l’istituzione, a conclusione della valutazione sugli squilibri macroeconomici dei paesi europei realizzata lo scorso mese di marzo, aveva già inserito l’Italia tra i paesi con squilibri macroeconomici eccessivi, focalizzandosi sull’elevato peso del debito pubblico e sulla debole competitività esterna, entrambi identificati come conseguenza della bassa crescita della produttività.

In chiave prospettica, i dati a maggiore frequenza e soprattutto gli indici di fiducia degli attori economici dell’Area Euro segnalano un probabile miglioramento della congiuntura nei prossimi trimestri. Nello specifico, a giugno l’indice di fiducia del settore manifatturiero, al livello di 51,80, e l’indice di fiducia del settore servizi, al livello di 52,8, restano al di sopra del livello neutro di 50. Tale tendenza è comune anche agli indicatori di fiducia dei singoli principali paesi dell’Area Euro, in particolare a quelli dei paesi periferici. Eccezione importante la Francia: quest’ultimo paese ha registrato livelli degli indicatori citati inferiori al livello di 50 da maggio, con tendenza al peggioramento, anticipando pertanto un ulteriore indebolimento della congiuntura nell’immediato futuro.

Nel corso del semestre è proseguito il ridimensionamento dell’inflazione, passata dallo 0,8%

di fine 2013 allo 0,5% di giugno 2014. Ciò ha indotto la Banca Centrale Europea (BCE) ad adottare un ampio pacchetto di misure di politica monetaria espansiva lo scorso 5 giugno.

Sul fronte dei tassi di politica monetaria, il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principale è stato ridotto dallo 0,25% allo 0,15%; quello sui depositi presso l’Istituto Centrale è stato ridotto da 0% a -0,1%; quello sui rifinanziamenti marginali dallo 0,75% allo 0,4%. E’

stato inoltre deciso che le aste di rifinanziamento a due settimane e a tre mesi verranno realizzate con il meccanismo del tasso fisso e del pieno accoglimento della domanda fino a dicembre 2016. L’elemento più nuovo del pacchetto è senz’altro quello relativo alle nuove operazioni di rifinanziamento a lungo termine denominate Targeted Longer Term Refinancing Operations (TLTRO). Esse sono finalizzate a fornire supporto al credito al sistema produttivo, evitando di creare situazioni di bolla sul mercato immobiliare. A tal fine si sono esclusi i mutui ipotecari alle famiglie dai prestiti presi in considerazione per valutare l’impegno degli istituti bancari a migliorare il credito alle imprese e quindi l’eleggibilità a godere in maniera continuativa delle condizioni agevolate di accesso al credito presso la BCE. Il tasso applicato sulle operazioni sarà fisso e pari al tasso sulle operazioni di rifinanziamento principale in essere all’accensione del prestito medesimo più uno spread fisso di 10 punti base. Tali operazioni di rifinanziamento, che potrebbero immettere nel sistema circa 1 trilione di Euro secondo quanto indicato dal Presidente Draghi nell’ultima riunione di politica monetaria, unitamente agli sforzi profusi dai principali istituti di credito per migliorare i bilanci e ridurre la leva finanziaria, potrebbero favorire il recupero del normale funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria e incrementare il credito al sistema produttivo. Ciò dovrebbe tradursi in una accelerazione del moltiplicatore della politica monetaria, con effetti positivi sul tasso di crescita dell’area Euro e sul mercato del lavoro, zavorrato da un tasso di disoccupazione al livello dell’11,6% a maggio.

A livello di supervisione del sistema bancario europeo, nel semestre è stato raggiunto un accordo sul Meccanismo Unico di Risoluzione Bancaria (Single Resolution Mechanism).

Esso dovrebbe entrare in vigore il 1 gennaio 2015; il capitale a disposizione degli interventi dovrebbe risultare pari a 55 mld che saranno versati nell’arco di otto anni (il 70% della somma indicata dovrebbe essere versata nei primi tre anni). Si tratta di un ulteriore tassello nel processo di formazione dell’Unione Bancaria. Con riferimento al processo di valutazione degli attivi bancari avviato a fine 2013, ad aprile la BCE e la European Banking Authority (EBA) hanno inoltre diffuso le linee guida sui parametri da utilizzare negli stress test. Lo scenario avverso, che contempla una pluralità di fattori di rischio (situazione di stress nel settore immobiliare commerciale; crisi valutaria nell’Europa dell’Est e nell’Europa Centrale;

shock su titoli del debito sovrano che incide sui bilanci bancari sia in termini di valore degli attivi che in termini di costo del finanziamento) si traduce in un impatto negativo sul PIL delle principali economie del 5% - 6% cumulato su un orizzonte di tre anni. Nello scenario base le banche dovranno avere un rapporto Capitale/Attivi pesati per il rischio dell’8% che scende al 5,5% nell’ipotesi di scenario avverso. La BCE ha specificato che eventuali carenze

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di capitale emerse dal generale processo di valutazione degli attivi dovranno essere coperte entro 6-9 mesi dalla pubblicazione dei risultati prevista per ottobre 2014.

Nel Regno Unito, la posizione della Banca Centrale inglese (BoE) si pone su linee molto diverse da quelle della BCE. Il Governatore Carney, in un discorso tenuto lo scorso 12 giugno, ha infatti sottolineato che un eventuale incremento del tasso di politica monetaria possa essere deciso prima di quanto atteso dal mercato, quindi verosimilmente prima della fine dell’anno. Tale apparente modifica di approccio di politica monetaria ha seguito di pochi mesi la revisione della cosiddetta forward guidance da parte dell’istituto centrale. A febbraio infatti, a fronte del miglioramento del mercato del lavoro ad una velocità superiore alle previsioni, la BoE ha annunciato l’avvio della seconda fase della forward guidance, abbandonando il riferimento univoco al tasso di disoccupazione (target 7%) ed enfatizzando il riferimento al più ampio concetto di output gap, ovvero la distanza tra il PIL potenziale e il PIL effettivo. L’obiettivo dichiarato dalla BoE a febbraio, non rivisto successivamente, è la riduzione dell’output gap dall’1-1,5% stimato a livelli prossimi allo 0% su un orizzonte temporale di 2-3 anni, mantenendo il tasso di inflazione in linea con il target del 2% e salvaguardando la stabilità finanziaria. La difficoltà di stimare l’eccesso di capacità produttiva (ovvero la differenza tra PIL potenziale e PIL effettivo) presente nel sistema potrebbe determinare un’ampia dispersione nelle stime della variabile tra i membri del Monetary Policy Committee (MPC), come peraltro già emerso anche dalle minute

dell’ultima riunione del Comitato dello scorso 4-5 giugno. Una eventuale revisione al ribasso della stima dell’output gap da parte di alcuni membri del MPC renderebbe per costoro opportuni immediati interventi al rialzo del tasso ufficiale al fine di evitare l’emergere di pressioni inflattive. Ciò appare peraltro coerente con la recente pubblicazione di dati economici forti. Il PIL del primo trimestre è infatti cresciuto dello 0,8% trimestre su trimestre e del 3,1% a/a (da, rispettivamente, 0,7% trimestre su trimestre e 2,7% anno su anno del quarto trimestre). Gli indici di fiducia delle imprese e dei consumatori continuano a segnalare un ulteriore miglioramento della congiuntura nei prossimi mesi (PMI

manifatturiero di giugno a 57,5; PMI servizi di giugno a 57,7; fiducia dei consumatori non più su livelli negativi da maggio, per la prima volta dal 2005). Il tasso di disoccupazione, al livello del 6,6% nella rilevazione dell’ILO di aprile, evidenzia inoltre la prosecuzione del miglioramento avviato a luglio 2013. I prezzi delle case sono saliti ancora dell’11,8% a maggio (Indice Nationwide): ciò rende comprensibile l’affermazione del Governatore Carney secondo cui movimenti ampi negli indicatori del mercato immobiliare costituiscono la principale fonte di rischio per la domanda domestica. Al fine di limitare i rischi di accumulo di squilibri eccessivi sul mercato immobiliare, il Financial Policy Committee della BoE ha posto delle limitazioni all’erogazione di mutui immobiliari. E’ stato pertanto introdotto il limite di non più del 15% del totale prestiti alla quota di mutui elevati rispetto al reddito (più di 4,5 volte il reddito del mutuatario). E’ stato inoltre disposto che i nuovi mutuatari siano in grado di fronteggiare un incremento di 3 punti percentuali dei tassi di interesse.

A livello di Unione Europea, l’esito delle elezioni parlamentari di maggio ha evidenziato un buon risultato per i partititi euroscettici, con l’apprezzabile eccezione dell’Italia dove gli elettori hanno espresso un voto favorevole al governo in carica. Alla luce dei risultati elettorali e delle potenziali coalizioni realizzabili, nel Consiglio Europeo di fine giugno è stato raggiunto l’accordo preliminare sul Presidente della Commissione Europea nella persona di Jean-Claude Juncker. A luglio è previsto il necessario passaggio parlamentare per procedere alla nomina. Nel documento conclusivo del Consiglio Europeo è stata inoltre enfatizzata la necessità di utilizzare gli spazi di flessibilità previsti dalle regole esistenti in materia di controllo dei bilanci pubblici; la focalizzazione sulle riforme strutturali che rilancino la crescita e migliorino la sostenibilità dei conti pubblici; l’opportunità di procedere ad una valutazione più integrata degli interventi fiscali richiesti e delle riforme strutturali annunciate. Al fine di rilanciare la crescita, il documento richiama inoltre l’importanza di utilizzare pienamente i fondi strutturali europei e di facilitare gli

investimenti di lungo periodo, sviluppando a tal fine anche gli strumenti finanziari, tra cui quelli della Banca Europea degli Investimenti, e stabilendo il giusto quadro regolamentare di riferimento. In virtù di tale maggiore flessibilità nell’applicazione delle regole, l’Italia potrebbe avvantaggiarsi di un percorso di rientro dal debito pubblico meno stringente e di modalità di contabilizzazione degli investimenti pubblici nel deficit pubblico meno

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penalizzanti; ciò appare tuttavia subordinato all’impegno a portare avanti un credibile piano di riforme.

Negli Stati Uniti, la debolezza della crescita del PIL nel primo trimestre (-2,9% trimestre su trimestre, il peggior risultato degli ultimi 5 anni), imputabile anche alle cattive condizioni metereologiche, è stata seguita da una accelerazione sia delle vendite al dettaglio che della produzione industriale. Nel settore immobiliare le vendite di case esistenti, in calo nei primi tre mesi dell’anno su base mensile (-2% mese su mese in media), hanno registrato una tendenza al rialzo nei mesi di aprile e maggio (+3,2% mese su mese in media). Una dinamica simile è stata registrata dalle vendite di case nuove, più strettamente legate all’andamento del PIL perché con impatto diretto sulle spese per costruzione (-2,4% su base mensile il dato medio del primo trimestre, +11% il dato medio di aprile-maggio). Particolarmente interessante è l’andamento del mercato del lavoro: il tasso di disoccupazione è passato dal livello del 6,7% di dicembre 2013 al livello del 6,1% di giugno; il numero di nuovi posti di lavoro creati è passato dalle 84 mila unità di dicembre 2013 alle 288 mila unità di giugno.

Anche gli indicatori qualitativi sono migliorati: l’ISM del settore manifatturiero è passato da 52,7 medio del primo trimestre a 55,2 medio del secondo trimestre; l’ISM del settore non manifatturiero è passato da 52,8 medio del primo trimestre a 55,8 medio del secondo trimestre. La fiducia dei consumatori è migliorata dal livello di 80,52 valore medio nel primo trimestre al livello di 83 medio del secondo trimestre.

L’avvicinamento del tasso di disoccupazione al livello del 6,5% indicato nei Comunicati di politica monetaria come riferimento per pianificare eventuali interventi sul tasso ufficiale ha indotto il braccio operativo della Federal Reserve (Federal Open Market Committee) ad escludere il riferimento diretto a tale variabile nel Comunicato di marzo 2014. La Fed ha successivamente ribadito che il tasso di politica monetaria dovrebbe rimanere sui livelli attuali per un considerevole periodo di tempo, soprattutto se il tasso di inflazione rimarrà su livelli inferiori all’obiettivo (target: variazione annuale del deflatore dei consumi 2% a/a;

1,8% la rilevazione di maggio 2014). Nel Comunicato di politica monetaria del 17-18 giugno è stato altresì ribadito che, anche quando l’economia si sarà riportata su livelli di crescita e inflazione in linea con gli obiettivi dell’istituto, il tasso ufficiale potrebbe rimanere su un livello basso rispetto a quello identificato come equilibrio di lungo termine. Ciò appare in linea con le dichiarazioni del Presidente Yellen sulla persistenza di effetti negativi della Grande Recessione sull’economia per un lungo periodo di tempo. La Fed ha tuttavia avviato un, seppur graduale, processo di normalizzazione della politica monetaria con la riduzione degli acquisti di attività finanziarie sul mercato dal livello di $ 85 miliardi di dicembre 2013 al livello di $ 35 miliardi di giugno.

In Giappone, il PIL del primo trimestre è cresciuto dell'1,6% su base trimestrale e del 3% su base annua (da, rispettivamente, 0,1% trimestre su trimestre e 2,5% anno su anno). Il tasso di inflazione è passato dall'1,6% di dicembre 2013 al 3,7% di maggio 2014. Il recupero dei prezzi al consumo è una diretta manifestazione dell'efficacia della politica reflattiva del Governo Abe e ha contribuito a ridimensionare le aspettative sull’adozione di nuove misure di allentamento quantitativo da parte della Bank of Japan (BoJ). Lo scorso 24 giugno l’esecutivo ha inoltre approvato un pacchetto di riforme strutturali. Tra le misure si pone in evidenza la riduzione della tassazione sulle imprese a partire dal 2015 (dall’attuale 35% a livelli inferiori al 30%). Nel pacchetto si fa inoltre riferimento all’introduzione di una maggiore liberalizzazione nei settori più regolamentati: agricoltura, servizi medici, mercato dell’energia. Con riferimento al mercato del lavoro, si prevede di favorire l’ingresso di lavoratori stranieri qualificati; per i meno qualificati è previsto un percorso limitato per fronteggiare le carenze di manodopera in alcuni settori, come quello delle costruzioni. Con riferimento al secondo incremento dell’IVA nell’ottobre 2015, Abe ha dichiarato che il Governo adotterà la decisione entro fine anno, dopo aver valutato l’andamento dell’economia nel terzo trimestre.

In Cina, il PIL del primo trimestre 2014 ha evidenziato una crescita del 7,4% anno su anno, in calo dal 7,7% di fine 2013. Il rallentamento è stato determinato soprattutto dalla debolezza degli investimenti fissi, a sua volta legata alla debolezza degli investimenti residenziali. Al fine di ridurre i rischi di un marcato ridimensionamento della crescita, la People’s Bank of China (PBoC) ha guidato verso il basso il valore dello yuan introducendo una più ampia banda di oscillazione giornaliera della valuta. Apprezzabile è il costante impegno delle autorità cinesi ad evitare un rallentamento eccessivo dell’economia, senza deviare troppo

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dall’obiettivo di sviluppo più sostenibile nel lungo termine. A giugno sono stati pertanto allentati i vincoli all’erogazione del credito, con focalizzazione a favore dei prestiti alle piccole e medie imprese e al settore rurale. E’ stato altresì adottato un mini pacchetto di stimolo fiscale che mira ad accelerare le spese in infrastrutture.

In India, la Banca Centrale ha adottato misure per limitare il deflusso di capitali e l'eccessivo deprezzamento della valuta con l'aumento del tasso di riferimento di 25 punti base a inizio semestre (dal 7,75% all'8%). Nei mesi successivi l’attenzione degli operatori internazionali si è focalizzata sulle elezioni per il rinnovo del Parlamento. La consultazione elettorale si è conclusa con il successo del Partito nazionalista di Narendra Modi (BJP), percepito come più incline all'adozione di importanti riforme economiche ed istituzionali. E' stato sconfitto, invece, il partito della famiglia Gandhi (Congress), penalizzato dal contesto di bassa crescita (Pil del primo trimestre 4,6% su base annua, stesso dato di fine 2013), alta inflazione (8,28%

a maggio da 9,87% di dicembre 2013), debole leadership, diffusa corruzione. Il partito BJP, che ha ottenuto il 31% dei voti nazionali e il 52% dei posti in Parlamento, nell’azione di governo dovrà focalizzarsi su una pluralità di questioni. Le principali sono la stabilizzazione di una economia fragile; il miglioramento del bilancio pubblico, con implicazioni in termini di riduzione dei sussidi e ampliamento della base impositiva; l’incremento della trasparenza dei bilanci bancari, appesantiti da elevati prestiti problematici; il miglioramento del mercato del lavoro; lo sviluppo di un mercato unico; la focalizzazione della banca centrale sulla lotta all’inflazione; il ridimensionamento dello squilibrio di partite correnti con l’estero.

Mercati

La dinamica dei mercati finanziari è stata influenzata in misura rilevante dalle aspettative sulla crescita dell’economia mondiale e sull’evoluzione della politica monetaria delle principali banche centrali.

Con riferimento ai mercati obbligazionari, la conferma dell'orientamento accomodante della Fed, che dovrebbe mantenere invariato il tasso ufficiale per un periodo considerevole, e dati di inflazione bassi hanno determinato un calo dei tassi di rendimento sulla parte a breve e a lungo termine della curva statunitense. Il rendimento sul titolo di Stato a dieci anni si è portato dal livello del 3% circa di fine 2013 al livello del 2,5% circa di fine giugno. Va tuttavia segnalato che nella parte centrale del semestre si sono manifestate tensioni a seguito del riferimento del Presidente della Fed, Yellen, a un eventuale rialzo del tasso ufficiale dopo circa 6 mesi dall’esaurimento dell’allentamento quantitativo, verosimilmente nella prima metà del 2015, espresso nel corso della conferenza stampa che ha fatto seguito alla riunione di politica monetaria del 18-19 marzo. Tali affermazioni hanno spostato verso l’alto la curva dei rendimenti nel mese di marzo, con intensità maggiore sulle scadenze a breve e medio termine. Alla luce di tali reazioni, in un intervento del 31 marzo il Presidente Yellen ha cercato di ridimensionare le preoccupazioni per interventi al rialzo sul tasso ufficiale anticipati rispetto a quanto precedentemente previsto dagli operatori finanziari. Ella ha pertanto enfatizzato la necessità di proseguire con l’orientamento estremamente accomodante della politica monetaria USA, tenuto conto dell’ampio bacino di risorse inutilizzate nell’economia, favorendo un successivo ridimensionamento dei rendimenti.

In area Euro, l’acuirsi della crisi ucraina, prima, e le nuove misure di politica monetaria espansiva adottate dalla BCE, poi, hanno determinato un calo dei tassi di rendimento governativi dei paesi percepiti come più stabili. La dinamica del tasso a dieci anni tedesco ha evidenziato un progressivo calo dai valori prossimi all’1,96% a fine 2013 a livelli prossimi all’1,25% di fine giugno, riflettendo anche il basso livello del tasso di crescita e del tasso di inflazione e l’impegno della BCE a lasciare invariati i tassi di politica monetaria per un esteso periodo di tempo.

La ricerca di rendimento, in un contesto di migliorata struttura istituzionale europea e risultati importanti sul fronte dei conti pubblici nazionali e delle riforme, ha continuato a sostenere i titoli di Stato dei paesi periferici europei. Il rendimento del titolo a dieci anni italiano si è portato dal livello del 4,1% circa di fine 2013 al livello del 2,9% di metà maggio.

Le preoccupazioni sull’esito delle elezioni europee hanno successivamente spinto

l’indicatore al livello di circa il 3,3% a ridosso dell’appuntamento elettorale per poi chiudere il semestre al livello del 2,8% circa. L’equivalente rendimento spagnolo ha seguito un andamento simile, portandosi dal livello del 4,14% di fine 2013 al livello del 2,87% di metà maggio per poi risalire al 3,1% a ridosso delle elezioni europee e chiudere il semestre al 2,7%

circa.

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Sul mercato obbligazionario societario europeo, il calo dei rendimenti e del differenziale di interesse rispetto ai governativi “core” è stato più marcato per le categorie a più basso merito di credito (categoria Investment Grade Large Cap: rendimento in calo di 55 punti base, al livello dell’1,55% di fine giugno; differenziale di interesse rispetto ai governativi in calo di 14 punti base, al livello di 101 punti base di fine giugno; categoria High Yield: rendimento in calo di 67 punti base, al livello del 4,2% di fine giugno; differenziale di interesse in calo di 30 punti base, al livello di 326 punti base di fine giugno). Il ridimensionamento del rischio di credito riflette il miglioramento della congiuntura economica e l’impegno della BCE a favorire il recupero del credito alle imprese. A livello settoriale, gli sforzi profusi dai principali istituti di credito per migliorare e rafforzare i bilanci e ridurre la leva finanziaria hanno determinato un apprezzabile calo dei rendimenti sui titoli obbligazionari del settore.

L’attenzione alla qualità dei propri attivi e alla propria solidità patrimoniale va messa in collegamento con la prosecuzione del processo di valutazione degli attivi bancari da parte della BCE con la diffusione delle linee guida sui parametri da utilizzare negli stress test. Il calo del rendimento per il settore finanziario è stato pari a 55 punti base, al livello dell’1,59%

di fine giugno; il calo del differenziale di interesse è stato pari a 18 punti base, al livello di 111 punti base di fine giugno. Con riferimento al mercato obbligazionario societario statunitense, il calo dei rendimenti è stato più contenuto, riflesso anche del fatto che negli Stati Uniti l’economia si trova in una fase più avanzata del ciclo economico, con

implicazioni anche in termini di incremento del livello di leva finanziaria delle imprese (categoria Investment Grade: rendimento in calo di 34 punti base, al livello del 3% di fine giugno; differenziale di interesse in calo di 19 punti base, al livello di 109 punti base di fine giugno; categoria High Yield: rendimento in calo di 55 punti base, al livello del 5,77% di fine giugno; differenziale di interesse in calo di 44 punti base, al livello di 353 punti base di fine giugno).

Sul mercato obbligazionario emergente, sostenuto dall’interesse degli investitori

internazionali in virtù dei buoni fondamentali e dei rendimenti interessanti, le emissioni governative in valuta forte hanno registrato un calo del rendimento di 75 punti base al livello del 5,11% di fine giugno e un calo del differenziale di interesse rispetto ai titoli di Stato statunitensi di 42 punti base, al livello di 269 punti base di fine giugno. Gli stessi indicatori per le emissioni societarie in valuta forte sono pari, rispettivamente, a 60 punti base (livello del rendimento di fine giugno del 5,05%) e 30 punti base (livello dello spread a fine giugno 282 punti base).

Sul semestre, i mercati azionari hanno continuato a beneficiare dell’orientamento estremamente accomodante delle principali banche centrali e del graduale miglioramento delle aspettative sulla congiuntura economica, portandosi su livelli storicamente alti o vicini a precedenti massimi nonostante il manifestarsi di rischi geo-politici.

Gli indici azionari USA sono stati supportati da dati economici in miglioramento, dopo il debole primo trimestre, e dall’approccio cauto della Fed, che continua a garantire condizioni monetarie accomodanti. Gli indici europei hanno beneficiato delle valutazioni interessanti, degli interventi di politica monetaria espansiva della BCE e delle ampie prospettive di miglioramento del ciclo economico rispetto ad altre aree geografiche. Tali fattori hanno alimentato i flussi di investimento degli operatori finanziari internazionali verso l’area. In Giappone, alla fase di debolezza dei primi mesi dell’anno è seguita una fase di recupero dei corsi azionari in virtù di dati di crescita e di inflazione in miglioramento e dell’annuncio di un piano di riforme fiscali da parte del governo Abe. L’area Emergente, caratterizzata da una generalizzata decelerazione della crescita, è stata interessata da eventi politici e squilibri economico-finanziari specifici che hanno ampliato la dispersione nell'andamento dei mercati azionari locali.

La combinazione degli andamenti descritti è un rialzo dell’indice MSCI World in euro pari al 7,45% (-6,50% in dollari Usa).

Per quanto riguarda le valute, la Moneta Unica si è portata dal livello di 1,38 di fine 2013 al livello di 1,37 fine giugno. Tale andamento è il risultato di forze contrastanti che hanno impedito movimenti marcati del rapporto di cambio. La posizione di attivo di parte corrente dell’area Euro e i flussi di investimenti di operatori finanziari internazionali verso i mercati europei hanno fornito supporto all’euro. Il differenziale di crescita a favore degli Stati Uniti e il diverso orientamento di politica monetaria delle due banche centrali, con l’avvio del

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processo di normalizzazione delle condizioni monetarie da parte della Fed, hanno fornito supporto al dollaro USA.

Prospettive

Nei prossimi mesi, il quadro macroeconomico sarà caratterizzato dalla convergenza dei tassi di crescita delle Economie Sviluppate verso quelli delle Economie Emergenti. Nello

specifico, si prevede la prosecuzione del miglioramento congiunturale in area euro, soprattutto nei paesi periferici. La diversa fase del ciclo economico USA, più avanzato rispetto a quello dell’Area Euro, determinerà il perdurare del disallineamento nella politica monetaria. A fronte dell’avvio del processo di normalizzazione della politica monetaria in USA, sebbene a ritmo graduale e senza interventi a breve sul tasso ufficiale, si enfatizza l’apertura della BCE a favore di nuove misure di politica monetaria espansiva, se necessario.

Nell’area Emergente, si manifesta la fiducia nella volontà delle autorità politiche cinesi di portare avanti le riforme strutturali necessarie per favorire l’evoluzione verso un modello di crescita più equilibrato.

Alla luce di tale scenario relativamente favorevole alle attività finanziarie più rischiose, con preferenza per gli investimenti azionari rispetto a quelli obbligazionari, si enfatizza la necessità di una oculata gestione del rischio e del timing delle scelte di investimento.

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La relazione semestrale di ciascun Fondo è redatta secondo le disposizioni previste dal provvedimento emanato da Banca d’Italia in data 8 Maggio 2012 “Regolamento sulla gestione collettiva del risparmio” e succesive modificazioni, ed è composta da una situazione patrimoniale con allegato l’elenco analitico degli strumenti finanziari detenuti e da una nota illustrativa; esso è accompagnato da una relazione degli amministratori volta a dare indicazioni sia sulla politica di investimento seguita nella gestione del patrimonio, sia sulle prospettive di investimento in relazione all’evoluzione dei mercati nei settori di interesse per il Fondo. Sono altresì dettagliati principi contabili, criteri contabili e di valutazione, spese a carico dei fondi e regime fiscale.

Tutti gli importi indicati nella relazione semestrale sono espressi in unità di Euro, salvo ove diversamente specificato.

L’esercizio contabile ha durata annuale e si chiude l’ultimo giorno di borsa aperta.

Nella redazione della relazione semestrale di ciascun Fondo sono stati applicati i principi contabili di generale accettazione per i fondi comuni di investimento ed i criteri di valutazione previsti dal provvedimento emanato da Banca d’Italia l’8 Maggio 2012 e successive modificazioni. Tali principi sono coerenti con quelli utilizzati nel corso dell'esercizio per la predisposizione dei prospetti di calcolo giornalieri della quota, nonché con quelli utilizzati in sede di redazione dei rendiconti della gestione chiusi al 30/12/2013.

Gli schemi ed il contenuto dei singoli prospetti sono stati redatti nel rispetto delle disposizioni in materia emesse dalla Banca d'Italia.

Le negoziazioni su titoli e sulle altre attività finanziarie sono contabilizzate nei portafogli dei singoli fondi sulla base della data di conclusione dei relativi contratti anche se non ancora regolati.

Le commissioni di acquisto e vendita sono comprese nei prezzi di acquisto o dedotte dai prezzi di vendita dei titoli in conformità agli usi di borsa.

Per le operazioni "pronti contro termine" e assimilabili il portafoglio non subisce movimentazioni.

I movimenti della liquidità a pronti trovano corrispettivo in movimenti di pari importo delle corrispondenti voci “pronti contro termine attivi e operazioni assimilate o pronti contro termine passivi e operazioni assimilate”. La differenza tra i prezzi a pronti e quelli a termine viene distribuita, proporzionalmente al tempo trascorso, lungo tutta la durata del contratto, come interessi.

Nel caso di sottoscrizione di titoli di nuova emissione la contabilizzazione nel portafoglio ha luogo al momento in cui l'attribuzione dei titoli è certa ovvero, in ogni altro caso, nei termini previsti dal programma di offerta o dagli usi e consuetudini di borsa.

Le opzioni acquistate / emesse sono computate tra le attività / passività al loro valore corrente.

I differenziali su operazioni futures vengono registrati secondo il principio della competenza, sulla base della variazione giornaliera tra i prezzi di chiusura del mercato di contrattazione ed i costi dei contratti stipulati e/o i prezzi del giorno precedente.

Gli interessi attivi e passivi e gli altri proventi ed oneri di natura operativa sono conteggiati secondo il principio della competenza temporale anche mediante rilevazioni di appositi ratei attivi e passivi.

Gli interessi attivi sui conti correnti bancari sono rilevati al lordo della relativa ritenuta fiscale, a condizione che la giacenza media annua non sia superiore al 5% dell’attivo gestito.

I dividendi vengono contabilizzati nel momento in cui sono deliberati (data stacco) o, in mancanza di tale comunicazione certa, al momento dell’incasso.

Gli utili e le perdite su realizzi riflettono le differenze fra i costi medi di carico e i prezzi di vendita relativi agli strumenti finanziari ceduti nel corso dell’esercizio. Le plusvalenze e

Forma e contenuto della relazione semestrale

Durata dell’esercizio contabile

Principi contabili

Criteri contabili

(12)

minusvalenze su strumenti finanziari riflettono le differenze fra il costo medio di carico e il valore derivante dalla valutazione del portafoglio alla fine dell’esercizio.

La rilevazione delle sottoscrizioni e dei rimborsi delle quote viene effettuata a norma del regolamento dei singoli fondi secondo il principio della competenza temporale.

Per la determinazione dei valori da applicare al portafoglio dei singoli fondi si osservano i seguenti criteri:

• i prezzi unitari utilizzati sono quelli del giorno di borsa aperta al quale si riferisce il valore della quota;

• per gli strumenti finanziari quotati, il prezzo è l’ultimo prezzo disponibile del giorno della o delle borse indicate nel regolamento. Nel caso di strumenti finanziari quotati presso più borse, si applica il prezzo della borsa più significativa in relazione alle quantità trattate;

• per gli strumenti finanziari ammessi alla negoziazione sui mercati regolamentati indicati dall'organo di vigilanza il prezzo è quello risultante dall'ultimo listino ufficiale

disponibile, valutandone la significatività, per i valori trattati su più mercati, tenendo conto delle quantità ivi negoziate;

• per gli strumenti finanziari quotati o ammessi alla negoziazione sui mercati regolamentati indicati dall’organo di vigilanza, qualora sul mercato di negoziazione risultino contenuti gli scambi ed esistano elementi di scarsa liquidità, la valutazione tiene conto del presumibile valore di realizzo determinato sulla base delle informazioni reperibili sui circuiti internazionali di riferimento oggettivamente considerate dai responsabili organi della società;

• per gli strumenti finanziari e le altre attività finanziarie non quotati, la valutazione esprime il presumibile valore di realizzo sul mercato, individuato su un'ampia base di elementi di informazione, oggettivamente considerati dagli organi responsabili della società di gestione, concernenti la peculiarità del titolo, la situazione patrimoniale e reddituale dell'emittente e la situazione del mercato con particolare riferimento all'andamento dei tassi;

• per gli strumenti finanziari individualmente sospesi dal listino la valutazione è effettuata sulla base dei criteri previsti per quelli non quotati, tenendo anche conto dell'ultima quotazione rilevata;

• le poste denominate in valuta diverse da quelle di denominazione del Fondo sono convertite in quest’ultima valuta sulla base di tassi di cambio corretti alla data di riferimento della valutazione, accertati su mercati di rilevanza e significatività internazionale. Le operazioni a termine in valuta sono convertite al tasso di cambio a termine corrente per scadenze corrispondenti a quelle delle operazioni oggetto di valutazione;

• i contratti futures sono valutati sulla base delle quotazioni di chiusura dei rispettivi mercati, rilevate nel giorno di borsa aperta al quale si riferisce il valore della quota;

• le opzioni e i warrant trattati in mercati regolamentati sono valutati al prezzo di chiusura del giorno rilevato nel mercato di trattazione; nel caso di contratti trattati su più mercati, al prezzo più significativo, anche in relazione alle quantità trattate su diverse piazze;

• le opzioni e i warrant non trattati in mercati regolamentati sono valutati al valore corrente espresso dalla formula indicata dall’organo di vigilanza;

• per i titoli strutturati la valutazione viene effettuata procedendo alla valutazione distinta di tutte le componenti elementari. Per titoli strutturati si intendono, come indicato dalla vigente normativa, quei titoli il cui rimborso e/o la cui remunerazione dipendano in tutto o in parte dal valore di determinati titoli o altre attività, dall’andamento dei tassi di interesse, valute, indici o altri parametri o dal verificarsi di determinati eventi o condizioni, anche secondo meccanismi che equivalgono all’assunzione di posizioni in strumenti finanziari derivati.

Criteri di valutazione

(13)

Le spese a carico del Fondo sono rappresentate da:

• il compenso da riconoscere alla SGR pari allo 0.30% su base annua, calcolato quotidianamente sulla base del patrimonio netto del Fondo e prelevato mensilmente dalle disponibilità dello stesso il primo giorno lavorativo del mese successivo;

• il compenso riconosciuto alla Banca Depositaria per l’incarico svolto, avente cadenza trimestrale e prelevato dalle disponibilità del Fondo il primo giorno lavorativo successivo alla fine del trimestre di riferimento. La misura massima di tale compenso è pari a 0.10% del patrimonio netto del Fondo;

• spese di pubblicazione del valore unitario delle quote e dei Prospetti periodici del Fondo, i costi per la stampa e l’invio dei documenti periodici destinati al pubblico e delle pubblicazioni destinate ai sottoscrittori ai sensi di legge, quali, ad esempio, l’aggiornamento periodico annuale del Prospetto Informativo, gli avvisi inerenti la liquidazione del Fondo purché tali oneri non attengano a propaganda ed a pubblicità, o comunque, al collocamento di quote;

• spese di pubblicazione degli avvisi in caso di modifiche del Regolamento richieste da mutamenti della legge o delle disposizioni di vigilanza, di liquidazione del Fondo e di informazioni periodiche da rendere ai sensi di legge;

• le spese di revisione della contabilità e dei rendiconti del Fondo, ivi compresi quello finale di liquidazione;

• spese legali e giudiziarie sostenute nell’esclusivo interesse del Fondo;

• oneri di intermediazione inerenti alla compravendita degli strumenti finanziari e gli altri oneri connessi con l’acquisizione e la dismissione delle attività del Fondo;

• oneri fiscali di pertinenza del Fondo;

• interessi passivi connessi all’eventuale accensione di prestiti (e spese connesse) ai sensi del D. Lgs. 58/98;

• contributo di Vigilanza che la Società di Gestione è tenuta a versare annualmente alla Consob per ciascun Fondo.

Il pagamento delle suddette spese è disposto dalla SGR mediante prelievo dalle disponibilità del Fondo, con valuta del giorno di effettiva erogazione degli importi.

In caso di acquisto di OICR collegati, sul Fondo acquirente non vengono fatte gravare spese e diritti di qualsiasi natura relativi alla sottoscrizione ed al rimborso di quote; inoltre, dal compenso riconosciuto alla Società di Gestione è dedotta la remunerazione complessiva che il gestore dei Fondi collegati percepisce (commissione di gestione, di incentivo, ecc.).

Dal 1° luglio 2014 sono entrate in vigore alcune modifiche alla disciplina della tassazione delle rendite finanziarie. La nuova normativa ha disposto l’incremento dal 20% al 26%

dell’aliquota di tassazione sui redditi di natura finanziaria ("redditi di capitale", ossia dividendi, interessi e altri proventi, e "redditi diversi", ossia plusvalenze e minusvalenze).

Con specifico riferimento ai redditi derivanti dalla partecipazione ad organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR) l’aliquota del 26% si applica sui proventi realizzati a decorrere dal 1° luglio 2014 in sede di rimborso, cessione o liquidazione delle quote o azioni.

Tuttavia se i predetti proventi sono riferibili ad importi maturati al 30 giugno 2014, occorrerà determinare la quota di proventi riferibili a periodi ante tale momento, che andrà a costituire uno "zainetto fiscale" cioè un plafond di proventi da assoggettare ad aliquota del 20% laddove si manifesti un evento imponibile (cessione, rimborso, trasferimento a diverso intestatario).

I cosiddetti proventi periodici saranno invece interamente assoggettati all’aliquota del 26%, in base al criterio generale dell’esigibilità (data di messa in pagamento).

La nuova aliquota del 26%, come per la precedente, non si applica sugli interessi e ogni altro provento che costituisce reddito di capitale dei seguenti strumenti finanziari:

• titoli di Stato italiano (ad esempio, BOT, CCT, BTP, ecc.);

Spese a carico del Fondo

Regime fiscale

(14)

• titoli equiparati ai titoli di Stato (titoli emessi da enti locali, ad esempio BOR, BOP, BOC, titoli obbligazionari emessi da organismi sopranazionali, quali BEI, BIRS, ecc.);

• obbligazioni emesse dagli Stati inclusi nella lista c.d. White list.

Per questi strumenti viene mantenuta l'aliquota agevolata del 12,5% anche qualora i titoli siano detenuti attraverso altri prodotti finanziari, come per esempio gestioni patrimoniali, polizze assicurative e fondi comuni.

Il valore delle quote dei fondi comuni, al fine della determinazione della plus/minusvalenza, è sempre considerato al netto di una quota dei proventi riferibili ai titoli di Stato italiano, alle obbligazioni e altri titoli a questi assimilati e alle obbligazioni emesse dagli Stati esteri inclusi nella white list. L'obiettivo è quello di non penalizzare, sotto il profilo fiscale, l'investimento

"indiretto" in tali titoli mediante fondi comuni.

Per determinare tale quota dei proventi è stato scelto un criterio patrimoniale forfettario, basato su un'aliquota sintetica che tenga conto della percentuale dell'attivo del Fondo investita in titoli pubblici.

Tale criterio "forfettario" si basa sull'ultimo rendiconto annuale e sull'ultima relazione semestrale disponibili, calcolando una media delle percentuali dell'attivo investite in titoli pubblici. Tale percentuale, che corrisponde alla quota di proventi riferita ai titoli pubblici, deve rimanere assoggettata all’imposizione del 12,5%.

Nella tabella seguente sono riepilogate le percentuali forfettarie utilizzate per il periodo 01/07/2014- 31/12/2014:

Isin Divisa

% media dei titoli governativi o

assimilati

Data dell'ultimo report considerato

Inizio del semestre di validità

Fine del semestre

di validità Nome della famiglia di fondi Nome del comparto IT0004406473 EUR 96,630 30/12/2013 01/07/2014 31/12/2014 Pioneer Investment Management SGRpA Pioneer Liquidità Euro

Con effetto dal 1° luglio 2011, alla società di gestione è consentito compensare i debiti di imposta sorti per la percezione dei proventi periodici e per i movimenti di rimborso e trasferimento delle quote da parte dei partecipanti con i risultati negativi di gestione che residuano alla data del 30 giugno 2011 maturati dai fondi comuni di investimento dalla stessa istituiti. Tale compensazione può avvenire nell’ambito dei diversi fondi promossi dalla SGR ed è effettuata con cadenza mensile.

Altre Informazioni

Il collocamento delle quote dei fondi avviene, oltre che da parte della SGR che opera presso la propria sede sociale e tramite UniCredit S.p.A. e la sua rete di promotori finanziari. Le quote possono essere collocate anche attraverso tecniche di comunicazione a distanza (canale internet), come dettagliatamente indicato nell’Allegato Parte I del Prospetto.

I rapporti con le società del Gruppo Bancario UniCredit oltre a Pioneer Investment Management SGRpA attengono al collocamento delle quote (UniCredit S.p.A.) e all’attività di intermediazione tramite UniCredit Bank AG, succursale di Milano.

Non si segnalano eventi di rilievo successivi alla chiusura del periodo.

Soggetti che procedono al collocamento

Rapporti con le società del gruppo UniCredit Posizione del credito d’imposta dl 461/97

Eventi successivi alla

chiusura del periodo

(15)

Relazione semestrale del fondo comune di investimento mobiliare aperto armonizzato “Pioneer Liquidità Euro”

Nota illustrativa al 30 giugno 2014

(16)

Scopo e caratteristiche del Fondo

È un Fondo di liquidità che mira ad un moderato accrescimento del valore del capitale investito su un orizzonte temporale di investimento di brevissimo periodo (non superiore ai 3 mesi) a fronte di un livello di rischio molto basso.

La partecipazione al Fondo comporta l’assunzione di rischi, che possono essere tali da comportare la riduzione o addirittura la perdita del capitale investito, connessi alla natura ed alla valuta di denominazione degli strumenti finanziari detenuti il cui valore, variabile nel tempo, determina l’andamento del valore delle quote.

Con riferimento all’investimento in obbligazioni e strumenti monetari il Fondo è esposto al rischio di tasso ed al rischio di credito.

L’investimento in derivati è coerente con il profilo di rischio del Fondo.

Il Fondo può investire in strumenti finanziari riconducibili alle seguenti tipologie:

• strumenti obbligazionari e monetari;

• strumenti derivati;

• depositi bancari;

• certificati di deposito.

La Società di gestione attua una politica di investimento orientata a cogliere le opportunità presenti sui mercati monetari e obbligazionari. Il Fondo non può investire in strumenti azionari. Il portafoglio del Fondo è investito in strumenti di natura obbligazionaria e monetaria di emittenti governativi e organismi sopranazionali con rating non inferiore ad

“A”. Gli investimenti sono effettuati principalmente in strumenti finanziari quotati su mercati ufficiali o regolamentati, riconosciuti, regolarmente funzionanti e aperti al pubblico degli Stati aderenti all’OCSE e di altri Stati Sovrani.

Gli strumenti finanziari sono denominati in euro.

Il Fondo può effettuare operazioni di pronti contro termine.

La duration della componente obbligazionaria del portafoglio deve essere inferiore a 3 mesi.

Ai fini del raggiungimento della strategia del Fondo e del rispetto dei limiti regolamentari sopra indicati saranno considerati anche i controvalori degli impegni assunti in strumenti finanziari derivati.

Il Fondo investe con i seguenti limiti rispetto al totale delle attività:

• strumenti obbligazionari e monetari: fino a un massimo del 100%;

• depositi bancari: fino ad un massimo del 30%;

• certificati di deposito: fino ad un massimo del 30%.

Il Fondo potrà investire in strumenti finanziari derivati principalmente per le seguenti finalità:

• copertura dei rischi;

• più efficiente gestione del portafoglio al fine di ridurre i costi di transazione, utilizzare la maggiore liquidità degli strumenti derivati rispetto agli strumenti sottostanti e avere una più rapida esecuzione delle transazioni;

• esposizione ai mercati, compatibilmente con l’obiettivo dichiarato e il profilo di rischio del Fondo, realizzata mediante l’attuazione di strategie di investimento non conseguibili attraverso l’investimento in singoli titoli (quale ad esempio l’acquisto di contratti futures per assumere posizioni su indici) e/o che modifichino l’esposizione ai fattori di rischio specifici (quale ad esempio la negoziazione di contratti swap).

Si segnala che l’utilizzo dei derivati per finalità non di copertura potrebbe generare un impatto amplificato sulle variazioni della quota del Fondo derivanti da variazioni dei prezzi degli strumenti finanziari sottostanti i derivati.

In ogni caso l’esposizione complessiva in strumenti finanziari derivati non di copertura, non potrà superare il 100% del valore complessivo del Fondo.

Per informazioni più dettagliate si rimanda a quanto indicato nel Regolamento Unico di Gestione dei Fondi.

(17)

Politiche di gestione

Il fondo ha evidenziato, nel periodo 30 dicembre 2013 – 30 giugno 2014, una performance pari a +0,13% rispetto ad una variazione di +0,10% del benchmark.

Le performance del fondo e del relativo benchmark sono calcolate al lordo dell’effetto fiscale.

Il primo semestre del 2014 è stato contrassegnato dalla prosecuzione del trend favorevole ai mercati obbligazionari europei a breve termine grazie alla politica monetaria accomodante della BCE, ulteriormente rafforzata a giugno con il varo di un nuovo pacchetto di stimoli sia convenzionali che non convenzionali, e da una generale minore percezione di rischio sulle sorti dell’Eurozona da parte degli investitori globali. I flussi di investimento hanno continuato a riversarsi sui mercati dell’area accentuando il calo dei rendimenti.

I maggiori beneficiari dell’atteggiamento ottimista degli investitori sull’evoluzione dell’Eurozona sono risultati i mercati obbligazionari dei paesi periferici. Questi, oltre a continuare a godere della presenza del potenziale scudo sul segmento obbligazionario a breve termine predisposto dalla BCE con le operazioni OMT (Outright Monetary Transactions), hanno tratto vantaggio dalla abbondante liquidità presente sui mercati, amplificata dai flussi in ingresso nell’area alla luce della stabilizzazione economica dell’Eurozona. Il rendimento del BOT a 3 mesi è sceso dallo 0,63% di fine 2013 a 0,22% di inizio marzo. Il mercato ha poi vissuto una fase di pur limitato rialzo dei rendimenti culminata a maggio, poco prima delle elezioni politiche europee, che si temeva potessero condurre ad una affermazione delle forze politiche euro-scettiche. Nel medesimo periodo sono stati pubblicati dati relativi alla crescita economica del primo trimestre deludenti: ciò ha portato ad alcune prese di profitto che hanno spinto i rendimenti dei Bot a 3 mesi in modesto rialzo fino a 0,53%. L’affermazione limitata dei movimenti politici anti-Euro e il significativo riscontro ottenuto in Italia dal Partito Democratico hanno indotto gli

investitori ad acquistare nuovamente i titoli a breve italiani, movimento rafforzato a giugno dalle decisioni di nuove politiche monetarie espansive da parte della BCE. I Bot a 3 mesi hanno chiuso sul livello di rendimento di 0,18%, dopo aver toccato un minimo storico a giugno pari a 0,10%.

La performance del fondo è risultata positiva, grazie all’andamento positivo dei corsi dei titoli di Stato italiani a breve termine in cui è investito, e marginalmente superiore al benchmark.

La duration del fondo è stata mantenuta intorno a 3 mesi.

Le attese per i prossimi mesi sono per un graduale rafforzamento del quadro macroeconomico dell’Eurozona, anche se persistono incertezze sulla omogeneità del processo di espansione delle varie economie. I dati più recenti di Italia e Francia hanno, infatti, evidenziato ancora fragilità del tessuto economico che dovrebbero limitare l’atteso recupero delle relative economie nei prossimi mesi. In generale, i mercati obbligazionari a breve termine dell’area Euro dovrebbero continuare a beneficiare delle politiche monetarie espansive della BCE, anche se i rendimenti di tale segmento della curva sono oramai poco remunerativi. Fasi di volatilità potrebbero emergere a causa delle aspettative degli investitori sulla politica monetaria degli Usa: se si dovesse prefigurare un’azione più anticipata del previsto da parte della Federal Reserve, si potrebbe osservare qualche pressione al rialzo anche nell’area Euro.

La gestione del portafoglio nel secondo semestre del 2014 terrà pertanto in considerazione queste indicazioni di scenario e verrà modificata sulla base delle evoluzioni dei mercati finanziari.

(18)

Relazione Semestrale del Fondo Pioneer Liquidità Euro Situazione patrimoniale al 30/06/2014

ATTIVITA' Valore In % totale Valore In % totale

comple ssivo attività comple ssivo attività

A. S TRUMEN TI FIN AN ZIARI Q UO TATI 35.082.444 99,13 40.746.026 98,63

A 1. T itoli di debito 35.082.444 99,13 40.746.026 98,63

A 1.1 titoli di Stato 35.082.444 99,13 40.746.026 98,63

A 1.2 altri

A 2. T itoli di Cap itale A 3. Parti di O .I.C.R.

B. S TRUMEN TI FIN AN ZIARI N O N Q UO TATI B1. T itoli di debito

B2. T itoli di Cap itale B3. Parti di O .I.C.R.

C . S TRUMEN TI FIN AN ZIARI D ERIVATI

C1. M argini p resso organismi di comp ensaz ione e garanz ia

C2. O p z ioni, p remi o altri strumenti finanz iari derivati quotati

C3. O p z ioni, p remi o altri strumenti finanz iari derivati non quotati

D . D EPO S ITI BAN C ARI D 1. A vista

D 2. A ltri

E. PRO N TI C O N TRO TERMIN E ATTIVI E O PERAZIO N I AS S IMILATE

F. PO S IZIO N E N ETTA D I LIQ UID ITA' 306.583 0,87 566.459 1,37

F1. Liquidità disp onibile 1.305.983 3,69 566.459 1,37

F2. Liquidità da ricevere p er op eraz ioni da regolare

F3. Liquidità imp egnata p er op eraz ioni da regolare -999.400 -2,82

G. ALTRE ATTIVITA' 1

G 1. Ratei attivi G 2. Risp armio di imp osta

G 3. A ltre 1

TO TALE ATTIVITA' 35.389.028 100 41.312.485 100

30/06/2014 e se rciz io pre ce de nte S ituaz ione al S ituaz ione a fine

(19)

Relazione Semestrale del Fondo Pioneer Liquidità Euro Situazione patrimoniale al 30/06/2014

S ituaz ione al S ituaz ione a fine 30/06/2014 e se rciz io prece de nte

PAS S IVITA' E N ETTO Valore Valore

comple ssivo comple ssivo H. FINAN ZIAMEN TI RIC EVUTI

I. PRO N TI CO N TRO TERMIN E PAS S IVI E O PERAZIO N I AS S IMILATE

L. S TRUMENTI FIN AN ZIARI D ERIVATI

L1. O p z ioni, p remi o altri strumenti finanziari derivati quotati

L2. O p z ioni, p remi o altri strumenti finanziari derivati non quotati

M. D EBITI VERS O I PARTEC IPAN TI M 1. Rimborsi richiesti e non regolati M 2. Proventi da distribuire M 3. A ltri

N . ALTRE PAS S IVITA' -36.137 - 43.479

N 1. Provvigioni ed oneri maturati e non liquidati -19.135 - 22.627

N 2. D ebiti di imp osta

N 3. A ltre -17.002 - 20.852

TO TALE PAS S IVITA' -36.137 - 43.479

VALO RE C O MPLES S IVO NETTO DEL FO ND O 35.352.891 41.269.006

N ume ro de lle quote in circolaz ione 6.749.820,401 7.889.132,865

Valore unitario de lle quote 5,238 5,231

Movime nti de lle quote ne l seme stre

Q uote emesse 1.671.534,726

Q uote rimborsate 2.810.847,190

(20)

Elenco analitico dei titoli in Portafoglio

cod IS IN Titol o Valore comple ssi vo % sul totale

Attività

IT 0004986433 BO T 0% 31/07/14 4.999.703 14,14%

IT 0004997646 BO T 0% 29/08/2014 4.998.810 14,13%

IT 0004958168 IT ALY 0% 12/09/2014 4.598.473 12,99%

IT 0004965080 IT ALY 0% 14/10/2014 3.997.760 11,30%

IT 0005003006 IT ALY 0% 30/09/14 2.998.756 8,47%

IT 0005012429 BO T 0% 31/10/14 2.997.995 8,47%

IT 0005022212 IT ALY 0% 28/11/2014 2.997.174 8,47%

IT 0004986391 BO T 0% 14/01/15 2.995.244 8,46%

IT 0004940091 IT ALY 0% 14/07/2014 2.499.967 7,06%

IT 0004853807 CT Z 0% 30/09/14 999.380 2,82%

IT 0004969462 BO T 0% 14/11/2014 999.182 2,82%

TO TALE PO RTAFO GLIO 35.082.444 99,13%

TO TALE ATTIVITA' 35.389.028

I titoli elencati rappresentano i titoli in portafoglio.

(21)
(22)

Pioneer Investment Management SGRpA Piazza Gae Aulenti n. 1 – Tower B 20154 Milano

Registro delle Imprese n. 1272522 Tribunale di Milano

Iscrizione n: 70 albo SGR PARTITA I.V.A. 09045140150 Gruppo Bancario UniCredit

Albo dei Gruppi Bancari cod. 2008.1 www.pioneerinvestments.itVermittelt durch:

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