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L’OSSERVATORE ROMANO
GIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO Unicuique suum Non praevalebunt
Anno CLXI n. 46 (48.669) Città del Vaticano giovedì 25 febbraio 2021
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#QuarantaGiorni • Tracce di riflessione lungo il cammino quaresimale
Attenti a dire deserto, senza dire anche che fiorirà!
di GIUSEPPEGAFFURINI
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ire deserto è dire tentazio- ni! Lo dicono i tre vangeli sinottici: Mc 1, 12-13 in soli due versetti; Mt 4, 1-11 e Lc 4, 1-13 in tre specifiche tentazioni.Il deserto di Giuda non è di sab- bia, come siamo soliti immaginare il deserto, ma di pietre, per cui le tenta- zioni a quelle fanno riferimento: «Di’
che queste pietre diventino pane»;
«D i’ agli angeli che ti portino sulle loro mani perché il tuo piede non in- ciampi in una pietra»; «Dì alle belle pietre del tempio di dar gloria al mio nome»!
L’uomo cede facilmente alla tenta- zione di incontrare, vivere e risolvere la realtà nel dire: siamo i mezzi di co- municazione che ascoltiamo, che uti- lizziamo! Non solo la realtà che ci cir- conda, nella quale viviamo, è la realtà che ci vien detta, ma noi stessi diven- tiamo ciò che ci vien detto. E se dico- no a un bambino di togliersi la vita se
la toglie; se dicono all’adolescente di scontrarsi anziché incontrarsi diventa violento; se dicono parole di odio e di paura ci difendiamo da un pericolo anziché collaborare alla costruzione di un mondo migliore. L’uomo vive di ogni parola…!
Sant’Agostino ci aiuta a guardare meglio il deserto, la tentazione: «Tu fermi la tua attenzione al fat-
to che Cristo fu tentato, perché non consideri che egli ha anche vin- to?». Attenzione, dice Agostino, a cosa co- munichiamo! La pri- ma domenica di Qua- resima è la domenica delle tentazioni o della vittoria di Cristo sulle tentazioni? «Se siamo stati tentati in lui — conti- nua Agostino — sarà proprio in lui che vinceremo il diavolo. Egli avrebbe potuto tener lontano da sé il diavolo, ma se non si fosse lasciato
tentare non ti avrebbe insegnato a vincere quando sei tentato».
Mettiamo gli accenti al posto giu- sto su quello che diciamo: tentati o vincenti!
Fino alla precedente traduzione italiana della Bibbia il triplice annun- zio che Gesù fa della sua salita a Ge- rusalemme veniva intitolato rispet- tivamente: primo-secondo- terzo annunzio della passione! E il versetto conclusivo dell’Evan- gelista “commenta- va”: «Ma non com- presero nulla di tutto questo; quel parlare restava oscuro per lo- ro e non capivano ciò che egli aveva detto»
(Lc 18, 34).
L’attuale versione italia- na del testo titola: primo-secon- do-terzo annunzio della morte e della risurrezione! Gesù non intende dirci che verrà messo a morte, che andiamo
verso la morte, questo ce lo dicono tutti e lo sappiamo da noi stessi, ma vuole darci il suo abbandono confi- dente nel Padre: «Padre, sono Risor- to, ora sono di nuovo con te, alleluia, tu hai posto su di me, la tua mano, al- leluia, è stupenda per me la tua sag- gezza, alleluia alleluia!».
Seguendo una tradizione traman- dataci dalla pellegrina Egeria, nella basilica del Santo Sepolcro a Gerusa- lemme, sin dalla prima domenica di Quaresima, nel solenne Ufficio vigi- liare della notte si canta l’alleluia e dopo aver peregrinato al sepolcro di Cristo si proclama il Vangelo della ri- s u r re z i o n e !
Attenti a dire deserto, senza dire anche che fiorirà!
Attenti a dire tentazioni senza dire anche che sono state tutte vinte!
Attenti a dire quaresima senza dire anche Pasqua!
Attenti perché l’uomo vive di ogni p a ro l a … che esce dalla bocca di D io!
Arrivano in Ghana i primi vaccini
A
LL’
INTERNOFunerali di Stato per l’a m b a s c i a t o re Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci
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Intervento dell’arcivescovo Gallagher
Il disarmo
è un imperativo etico
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Il predicatore
della Casa pontificia spiega il tema
delle meditazioni per il Papa e la Curia
NELL’INSERTO
«LA SETTIMANA DELPA PA »
Storie di periferia
Palla al centro Si riparte…
ALV E R ME TA L L I A PA G I N A 3
Nel naufragio del 20 febbraio
Annegati 41 migranti
L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) e l’O rganizzazione internazionale per le migrazio- ni (Oim) hanno raccolto «te- stimonianze accurate» sul naufragio avvenuto sabato 20 febbraio nel Mediterraneo centrale, che confermano l’an- negamento di almeno 41 per- sone. Una tragedia che po- trebbe avere un bilancio perfi- no maggiore. Da giorni, infat- ti, non si hanno notizie di un barcone alla deriva con alme- no 90 persone.
Ad oggi, ricordano l’Unhcr e l’Oim sarebbero già circa 160 le vittime del 2021 nel Medi- terraneo centrale.
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L
e prime 600.000 dosi di vaccino gratuite per i Pae- si poveri sono state recapitate in Ghana, dando il via al piano Covax delle Nazioni Unite per garan- tire l’accesso all’immunizzazione a tutto il piane- ta. Le vaccinazioni inizieranno il 2 marzo. La prossima consegna di fiale da parte di AstraZeneca avverrà a giorni in Costa d’Avorio. L’avvio di Covax è il primo atto concre- to della comunità internazionale verso i Paesi privati del di- ritto dell’accesso equo ai vaccini, a fronte dell’80% delle dosi disponibili già spartite fra appena dieci Paesi più ric- chi (fonte Onu).Oggi in primo piano
Il dramma lungo
la rotta balcanica
CHIARAGRAZIANI, PAT R I Z I A
CA I F FA EGIORDANOCONTU NELLE PA G I N E 2E3
Operativo il piano Covax delle Nazioni Unite per i Paesi poveri
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 2 giovedì 25 febbraio 2021
Oggi in primo piano - Il dramma dei migranti lungo la rotta balcanica
In migliaia provenienti da Iraq, Siria, Pakistan e Afghanistan
Al gelo nei boschi b osniaci
di CHIARAGRAZIANI
D
a due, tre giorni la pressione sta di nuovo salendo sulla rotta bal- canica dei migranti che si inter- rompe dal 2018 a pochi chilome- tri dalla Croazia, intrappolando nei boschi gelati della Bosnia ed Erzegovina migliaia di profughi.Ottomila almeno, tremila dei quali accampati nella neve, sen- za neppure le tende di stoffa e i gabinetti chimici senz’acqua dei campi privi di allacci elettrici.
Arrivano da Afghanistan, Paki- stan, Iraq, Siria, in tasca un pas- saporto — chi l’ha conservato — che nel mondo diviso in frontie- re equivale a un marchio più che a un lasciapassare e li condanna alla traversata illegale.
Si sono rimessi in movimento in questi giorni. A Tuzla, nelle ultime 48 ore, è arrivata dalla Serbia una carovana di 120 per- sone. A Bihac, nel campo profu- ghi di Lipa, nei boschi, negli edi- fici abbandonati dell’altopiano e trasformati in asilo, la gente rac- coglie le cose per tentare ancora il “game”, il passaggio della fron- tiera. D’inverno le temperature qui scendono a meno venti, tren- ta gradi. In queste ore, solo ap- pena più miti, una sorta di “pri - mavera” della speranza sembra risvegliare il “game”, il gioco.
Un “gio co” d’azzardo dove, se ti cattura la polizia croata, vie- ni rispedito indietro ferito, pic- chiato, privato dei soldi, mar- chiato a frustate — è successo an- che questo — trattato come un animale, lasciato senza le scarpe.
I gruppi con bambini non trova- no più misericordia. Donne so- no tornate indietro con i neonati spogliati dei pannolini: «Voleva- no essere certi che non avessimo nascosto lì i telefoni cellulari», ha raccontato nei giorni scorsi una donna respinta, con in brac- cio il figlioletto avvolto alla me- no peggio. Il telefono, ossia l’an - cora, il punto di riferimento, la bussola lungo la letale rotta bal- canica. Quasi vitale sulla via do- ve si muore, si scompare in un crepaccio, si affoga nei fiumi senza neppure l’onore di un po- sto nelle statistiche.
La polizia non lo sequestra, in genere, il telefono. Lo rompe e restituisce la carcassa inutile al pellegrino ricacciato indietro.
Una lezione in più, un avverti- mento. Nel “game” v i n c e re m o sempre noi. Ecco cosa facciamo della tua bussola. Sulla rotta bal- canica si muore per molto meno.
E per quanto sembri strano, una delle principali cause di morte
qui è l’annegamento: nei fiumi in fondo ai crepacci.
«Ma la migrazione non si fer- ma, è un diritto dell’uomo ed un movimento naturale. Potremo moltiplicare crudeltà e barriere.
Non si fermeranno mai». Silvia Maraone dell’Ipsia Acli, da anni segue nei Balcani le peregrina- zioni dei fuggiaschi da guerre, fame e privazioni del “sud glo- bale”. E vede volti sempre più giovani fra quelli che le statisti- che infilano sotto la voce “mino - ri non accompagnati”. «Vedo sempre più spesso dodicenni soli
— dice in videoconferenza all’e- vento “Bosnia diritti congelati“
— che tentano di passare la fron- tiera. A 12 anni non sei un ragaz- zo. Sei un bambino».
Che Europa sarà quella che non vede i bambini migranti in- seguiti dalle divise nei boschi, esposti a violenze e crudeltà in campi dove anche il compagno di viaggio può diventare un aguzzino? Gli accordi di frontie- ra con i paesi intermedi, nei Bal- cani come nel Mediterraneo, hanno arginato gli arrivi ma si sono dimostrati inefficaci per la
situazione. E l’Europa che pure spende 89 milioni di euro in pro- grammi vari, non riesce a ottene- re più che tende a cilindro riscal- date con cannoni ad aria sugli al- tipiani gelati della Bosnia ed Er- zegovina. Cinque i campi al mo- mento, affidati all’O rganizza- zione internazionale delle mi- grazioni. Lipa, il più celebre per l’incendio di Natale che svelò il dramma all’opinione pubblica occidentale assopita non è il solo e non sarà l’ultimo. La pressione dall’arteria che sale dal Sud glo- bale verso l’Europa torna a sali- re. Gli accordi internazionali, come quello con la Turchia, han- no solo arginato la marea umana e all’Europa è chiesto di onorare gli impegni economici che s’era assunta. Nel “game” sono tanti i giocatori. Ma il banco può salta- re proprio in mano a chi crede di poterlo controllare.
di PAT R I Z I A CA I F FA
G
li occhi bassi, il sorriso spento.Curvi sotto le tende o avvolti in dosi massicce di coperte donate dai volontari, dicono un timido grazie per il cibo e cercano di ri- scaldarsi bruciando vecchie bot- tiglie di plastica che alzano un fumo denso e puzzolente nell’e- dificio abbandonato alla perife- ria di Bihać. Rifiuti ovunque, sporcizia, scabbia. Niente acqua per lavarsi, né finestre e porte per ripararsi dal freddo. In Bo- snia ed Erzegovina le tempera- ture in questi giorni arrivano a dieci gradi sotto lo zero. Sono solo bambini. E viaggiano soli per mesi e a volte anni.
Ragazzi minorenni, dai 14 ai 17 anni, percorrono a piedi la rotta balcanica, nel tentativo pe- ricoloso di entrare in Europa at- traverso il “game”, ossia l’attra - versamento della frontiera croa- ta, per raggiungere parenti o amici. Papa Francesco li ha ri- cordati nell’Angelus del 7 feb- braio scorso: «Facciamo in mo- do che a queste creature fragili e indifese non manchino la dove- rosa cura e canali umanitari pre- f e re n z i a l i » .
Sono tanti, anche se è difficile distinguerli perché spesso si confondono tra gli adulti. Se- condo le stime sono circa 350, sugli ottomila migranti che vivo- no nei campi ufficiali o informali in Bosnia, ma potrebbero essere ancora di più. Sono numeri che cambiano di giorno in giorno.
Vengono da Afghanistan, Siria, Iran, Bangladesh, Pakistan, Iraq e affrontano sfide e difficoltà di- sumane, che nessun bambino dovrebbe vivere a quell’età. So- no anche nel famigerato campo di Lipa, in Bosnia ed Erzegovi- na, dove «ufficialmente non ci sono minori ma in realtà sì», confida padre Stanko Perica, croato, direttore generale del Je- suit refugee service (Jrs) Europa Sud Est. Padre Perica viaggia in- stancabilmente tra Croazia, Bo- snia, Serbia e Kosovo. In questi giorni è a Bihać, in Bosnia, dove sono presenti con una ventina di mediatori culturali in due campi per migranti e famiglie e distri- buiscono aiuti ai ragazzi negli squat, gli edifici abbandonati. Il sacerdote sogna di aprire qui una o più case per i minori mi- granti non accompagnati anche se in Bosnia è molto più difficile che in Serbia. «Servirebbe un sostegno finanziario stabile che al momento non abbiamo — dice
— ma anche volontà politica».
In quelle zone Jrs non riceve fi- nanziamenti da Stati e Ue:
«Cerchiamo sempre donatori privati, ambasciate, organizza- zioni ecclesiali».
Di giorno a Bihać i ragazzi camminano per la città insieme agli adulti, la notte tornano ne- gli edifici abbandonati per dor- mire. «Ho incontrato un grup- po di sedicenni in uno squat, erano quattro in una stanza di una ex casa di riposo, vivono in condizioni pessime», racconta padre Perica. «È un edificio to-
talmente aperto, fa molto fred- do. Dormono su vecchi materas- si o dentro piccole tende». I ra- gazzi sono grati degli aiuti rice- vuti ma non parlano molto.
«Sono consapevoli della situa- zione e sanno che è difficile tro- vare una via d’uscita», ammette il gesuita. «Giacche, sacchi a pe- lo e cibo non mancano. Manca- no la dignità e una casa normale, la possibilità di fare una doccia, di cambiare i vestiti, di ricevere una assistenza sanitaria legale».
I ragazzi aspettano nella città
bosniaca o nei campi a Sarajevo per tentare di nuovo il “game” in primavera, rischiando violenze, percosse e respingimenti dalla poco tenera polizia locale. Il sei
per cento si affida ai trafficanti.
Più paghi. più lontano vai.
Quelli che non hanno più soldi vanno a piedi da soli, nei boschi, tra mille pericoli. «Purtroppo raramente riescono a passare — conferma padre Perica — e tor- nano con ferite serie raccontan- do le violazioni subite». Nei campi ufficiali ci sono persone respinte dieci o venti volte, che restano lì anche due o tre anni.
Non hanno nemmeno la forza e l’energia per tentare di nuovo. I cittadini bosniaci, esasperati dalla situazione, sono oramai ostili ai mi- granti e non vedono di buon occhio nemme- no i minorenni. Molti pensano che mentano sull’età reale. «Dicono di chiamarsi tutti Mohammed Alì e di avere sedici anni», è il luogo comune più dif- fuso. Un problema se- rio, in assenza di documenti, è infatti la mancanza di sistemi di riconoscimento dell’età anagra- fica — in Italia ad esempio è usa- ta la radiografia del polso — che
I gesuiti accanto ai minori non accompagnati
In cerca
di amore e umanità
Ufficialmente sono 350 i ragazzi su ottomila profughi dei campi in Bosnia ma i numeri cambiano continuamente, ogni giorno
Che Europa sarà
quella che non vede i bambini esposti a violenze e crudeltà in campi dove
anche il compagno di viaggio può diventare un aguzzino?
di GIORDANOCONTU
I
l sogno è a soli quattro chilometri. È l’Unione europea, luogo in cui sperano di ricostruirsi una vita migliore. Per raggiun- gerla stanno mettendo a ri- schio la propria. Attraversano fiumi gelati, boschi innevati e montagne impervie. È una condizione che accomuna i quasi quattromila migranti che vivono nei campi profughi a Bihać, una città della Bosnia ed Erzegovina situata al confi- ne con la Croazia. Queste per- sone fuggono da guerre, da re- gimi dittatoriali o dalla pover- tà. La maggior parte di loro è stata respinta alla frontiera, do- ve racconta di aver subito pe- staggi e il sequestro di denaro e cellulari. «Il problema più grande sono i circa duemila mi- granti che vivono in ripari im- provvisati: case abbandonate, capannoni di fabbriche, picco- le tende o rifugi nelle foreste qui intorno. Non hanno elettri- cità, né acqua, né cibo». Lo racconta a «L’Osservatore Ro- mano» monsignor Miljenko Aničić, direttore di Caritas Banja Luka. Intanto, si molti- plicano le iniziative di aiuto, come lo spazio ricreativo gesti- to insieme all’ong Ipsia-Acli il cui presidente, Mauro Montal- betti, parla dell’imminente apertura di un refettorio:«Grazie alle donazioni, soprat- tutto da parte di Caritas am- brosiana, abbiamo creato delle tensostrutture riscaldate per consentire alle persone di man- giare i pasti distribuiti dalla Croce rossa stando seduti e al riparo dalle intemperie».
Il nord della Bosnia ed Erze- govina costitui- sce il tratto fina- le della rotta bal- canica. Un per- corso che inizia in Medio oriente e in Asia meri- dionale, e prose- gue con la tra- versata via mare dalla Turchia al- la Grecia. Sul tragitto si incon-
trano soprattutto afghani, si- riani, iracheni, pakistani e ira- niani. Tra loro anche tante ma- dri, minori non accompagna- ti, anziani e persone con disa- bilità. Nel 2015 un enorme flusso di persone in fuga dalla guerra in Siria attraversò la Macedonia e la Serbia per sta- bilirsi nell’Ue. Per arginare il fenomeno venne costruita una barriera tra Ungheria e Serbia, ma i migranti aprirono nuovi passaggi in Kosovo, Albania e Montenegro. Dal 2018 la Bo- snia ed Erzegovina è la nuova meta per chi vuole entrare in Europa. Si stima che oggi nel
L’impegno di Caritas e dell’ong Ipsia-Acli
Per guarire
le ferite dell’anima
L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 25 febbraio 2021 pagina 3
Oggi in primo piano - Il dramma dei migranti lungo la rotta balcanica Palla al centro
Si riparte…
di ALV E R ME TA L L I
S
i agita come se lo avessero legato ad un letto di contenzione. Vorrebbe alzarsi in piedi, correre lungo i bordi del campo di gioco per seguire il va e vieni dei suoi ragazzi. Ma non può. La sedia a rotelle pesa come il piombo e lo inchioda a quaranta centimetri da terra. Ma anche così l’imbracatura di metallo non basta a trattenerlo. Le braccia muscolose fan- no forza sulle ruote e la sedia a rotelle si muove. Anzi, corre. Dracu grida al ter- zino che non deve avanzare, al portiere di non retrocedere troppo tra i pali. In- tanto guarda l’azione che si sviluppa nell’altra metà del campo, dove neppu- re il suo vocione forte può arrivare.La sedia a rotelle che lo immobilizza concentra il peso della sua storia. Da ca- pobanda a direttore tecnico di una squadra di calcio, da boss di una pandil- la, a leader di un club sportivo con cen- tinaia di iscritti. Questo in estrema sin- tesi il percorso di Diego Javier Carrizo, detto Dracu da amici e nemici.
Il perché di questo nomignolo che evoca scenari tenebrosi in Transilvania non lo sa nemmeno lui, guida indiscus- sa dei giovani calciatori ed aspiranti tali di Villa La Carcova, una popolosa ba- raccopoli ad una trentina di chilometri da Buenos Aires. Magari ci fosse stato qualcosa del genere quando era un bambino, se la passava in strada e baz-
zicava in cose poco pulite. Non sareb- be finito nel mezzo di una sparatoria che lo ha lasciato a terra con nove proiettili in corpo e le gambe inerti co- me un cencio.
Dracu non si rassegna a rimanere troppo distante dalla linea di centro- campo, dove i suoi ragazzi adesso si muovono con la palla al piede prepa- rando l’affondo oltre la linea di difesa avversaria. La sedia a rotelle sembra lie- vitare, sobbalza sul pietrisco e acquista velocità. La voce insegue Cariló che scarta sulla destra e punta diritto alla p orta…
La disgrazia capitò un giorno di no- vembre del 2001, Dracu aveva 19 anni, un figlio di due a carico, molta droga nel corpo, un proposito scellerato in testa:
assaltare un imprenditore sulla porta di casa per strappargli la valigetta con l’in - casso della settimana. Un lavoretto faci- le come tanti altri messi a segno prima di quello, facilitato dalla soffiata giusta.
Ma l’assalto si complicò all’ultimo mo- mento. Lui e i suoi complici non aveva- no previsto la presenza di un guarda- spalle...
Dracu raggiunge la metà campo in tempo per vedere il Pelato dribblare il terzino e schizzare verso il centro dell’a- rea facendo onore alla sua fama di velo- cista che già gli ha attirato le attenzioni degli scopritori di talenti del River jr.
Gli grida di passare la palla, ci sono Sa- ponetta e il Pazzo alla sua sinistra, e lui lo fa. Quando gli ritorna lo stop di petto non è impeccabile ma il pallone scende sul collo del piede. Il tiro è buono, pec- cato non sia sufficientemente potente da bruciare il portiere che si stende ver- so il palo di destra e lo fa suo.
Si riparte.
Dracu tenta la fuga, la polizia lo inse- gue, si appiattisce dietro un muricciolo ma non basta. Gli occhi del poliziotto si piantano nei suoi. Un maledetto proiet- tile nell’inguine, il primo di nove, lo la- sciano a terra sanguinante. Gli altri non bastano a liquidarlo ma i danni sono ir- rimediabili. Il calvario ha inizio: gli esa- mi, le radiografie, l’ospedale, le ripetute operazioni chirurgiche, la paralisi per- manente, il carcere.
Il fischio dell’arbitro ferma l’azione.
Dracu ne approfitta per avvicinarsi al- l’area di gioco. Sussurra qualcosa di inintelligibile, ma non per il Pelato che cammina verso il centro avendo ben ca- pito la direttiva ricevuta. Saponetta va verso il centro, il Flaco retrocede e il Zurdo e Changuito si spostano due pas- si sulla destra.
Quel momento sciagurato, che lo tenne in bilico tra la vita e la morte, è an- che l’inizio di qualcosa di diverso. Che acquista senso molto tempo dopo, una volta ritrovata la libertà, nell’i n c o n t ro con un sacerdote appena giunto tra le baracche della villa dove viveva. Dracu ricorda bene quel torrido pomeriggio di gennaio del 2014. Una sorta di undicesi- ma ora nella sua vita. Il sacerdote lo in- vita ad un campeggio sulla costa atlanti- ca con altri giovani. Lì, davanti al mare di San Clemente, in un momento di ri- creazione il discorso va a cosa proporre a quei giovani che passano il tempo oziando agli angoli delle strade, esposti alla droga, all’alcol, alle incursioni delle bande. Si parla di un futuro club sporti- vo. Lo sport attira, anche i più scape- strati, anche chi va per una cattiva stra- da, anche chi già è con un piede nella fossa. È una scuola di vita formidabile, rincara il sacerdote che ne ha già speri- mentato l’efficacia in un’area marginale di Buenos Aires.
Il gol arriva al secondo assalto. Que- sta volta è il Pelato che infila la rete da poca distanza dopo aver ricevuto la pal- la dal Saponetta. Dracu esulta. La sedia a rotelle traballa sotto il peso della sua stazza impazzita.
Da allora, da quel campeggio sulla ri- va del mare, tra i ruderi di una Chiesa ad un centinaio di metri dalla battigia, la missione di Dracu è impedire ad altri ra- gazzi della baraccopoli di mettersi sulla sua strada, quella vecchia, fatta di furti, violenza e droga. Non sempre ce l’ha fatta, ci sono storie andate male, giovani che sono stati risucchiati dalla strada, dal paco, dai soldi facili, ragazzini finiti di nuovo davanti al giudice di minori o tra le mura di un penitenziario, ma tanti altri hanno dato le loro energie migliori al club sportivo e agli allenamenti gui- dati da lui. Lui lo fa con metodo, convo- candoli ogni pomeriggio in uno spiazzo polveroso ai margini della villa strappa- to al destino di immondezzaio.
La palla è al centro, i ragazzi di Dra- cu riprendono posizione nella propria metà campo. Il fischio dell’arbitro ri- mette tutti in movimento. Anche Dra- cu, che adesso dialoga con il massaggia- tore prevedendo le prime lesioni musco- lari per lo sforzo prolungato.
Con l’allenamento, la disciplina, il la- voro di squadra arrivano anche le prime soddisfazioni. Due volte consecutive Dracu ha portato i suoi ragazzi nel miti- co stadio del Boca, Alberto José Arman- do, universalmente conosciuto come la Bombonera, primi e secondi classificati in un torneo di club sportivi come il suo.
Indimenticabile il pomeriggio del 12 di- cembre del 2017, giorno dedicato alla straripante tifoseria degli Xeneize di un Maradona ancora in vita. Nel tempio del Boca junior si gioca la finale di un campionato di squadre dei quartieri po- polari di Buenos Aires e dintorni. Lo stadio è gremito, vibrante di canti e di festa. Quindici pullman di v i l l e ro s vanno ad applaudire i giovani di Dracu. Altre decine di migliaia si uniscono a loro in un pomeriggio indimenticabile termi- nato sul podio.
consentirebbe l’attivazione di tutele e protezione specifiche per i minori. «In questo modo non sarebbero trattati come gli adulti dal governo e dalla poli- zia. Dovrebbero ricevere cure speciali come i bambini in occi- dente».
Jrs opera anche a Sarajevo ma il fiore all’occhiello del loro in- tervento è a Belgrado, in Serbia:
una casa di accoglienza per quindici minori migranti non accompagnati, mirata all’inseri - mento in società in maniera le- gale. Aperta da due anni, la casa Pedro Arrupe, si prende cura di loro 24 ore su 24. Ci sono opera- tori sociali, psicologi, mediatori culturali. I ragazzi vanno a scuo- la, imparano la lingua serba.
«La cosa più utile e importante è spiegare dove sono e indirizzar- li» spiega padre Perica. «Di soli- to parenti e amici in Europa li in- vitano a raggiungerli e conti-
nuare ad andare a piedi verso la Bosnia, poi la Croazia e l’Italia.
Noi invece consigliamo loro di rimanere in Serbia e trovare una strada legale per ricongiungersi ai familiari. Cerchiamo di pro- teggerli in ogni modo. Ma qual- cuno se ne va senza dire nulla».
Ci sono però anche storie di suc- cesso. Un ragazzo afghano, con indole artistica, sta frequentan- do una scuola d’arte. Alcuni ra- gazzi si innamorano, altri fanno amicizie a scuola e decidono di rimanere. In Serbia riescono ad avere cure mediche più o meno gratuite, anche se non è facile avere un permesso di soggiorno:
bisogna dimostrare di risiedere nel Paese da tanti anni. «All’ini - zio le crisi umanitarie ci toccano, poi diventiamo indifferenti — commenta il direttore generale del Jrs Europa Sud Est — p erciò sono di grande valore gli appelli del Papa, perché ci ricordano la
realtà. È vergognoso che l’Euro - pa agisca in modo opposto ri- spetto ai valori del continente, di alta cultura. Purtroppo l’Ue sta solo alzando muri. Penso che molti cittadini europei non sia- no consapevoli del fatto che tan- ti soldi delle tasse finiscono per finanziare cose del genere. La cosa peggiore — conclude ama- reggiato — è che non si vede una via d’uscita. Sono solo ottomila persone, basterebbe distribuirli nei vari Paesi europei. Questa gente è arrivata fino alla porta dell’Ue. Eppure questa porta non rispecchia la nostra cultura di accoglienza, il nostro modo di pensare, di ospitare le persone.
Sembra di essere tornati indietro di secoli, quando la gente aveva paura gli uni degli altri, quando eravamo tutti stranieri e faceva- mo le guerre. È triste rendersi conto che questo accade ancora nel ventunesimo secolo».
Paese vi siano 8-10 mila profu- ghi radunatisi intorno a Sara- jevo e lungo il confine con la Croazia. «All’inizio non c’era - no particolari problemi e la popolazione accoglieva i mi- granti», spiega Montalbetti.
«Quando hanno capito che il fenomeno dei campi stava di- ventando stanziale, hanno co- minciato a dare segni di insof- ferenza. In quelle zone, non particolarmente ricche, spesso si emigra per lavoro. È stato un disagio che si è aggiunto a problemi già presenti».
Per tale motivo, lo scorso dicembre, il ricol- locamento nelle città limitrofe di milleduecento ospiti del campo di Lipa in via di chiusura ha susci- tato proteste tali da fare optare per la riapertura del centro. Non è semplice dare vo- ce a un tema divi- sivo come quello dell’accoglienza che in Bosnia ed Erzegovina alimenta anche le tensioni et- niche tra bosniaci, croati e ser- bi. Le ferite della guerra com- battuta negli anni Novanta, infatti, si stanno ancora rimar- ginando. Le autorità cercano anche di preservare l’equili - brio della convivenza fra orto- dossi, cattolici e musulmani.
«La Chiesa locale pone un forte accento sul dialogo inter- religioso e sul rispetto recipro- co. Aiuta i migranti attraverso la sua Caritas di Banja Luka — afferma Aničić — e in questo lavoro comune collaboriamo anche con alcune associazioni
musulmane». A Bihać, per esempio, dove il 95 per cento della popolazione è di fede islamica e la minoranza catto- lica è in continua diminuzione per via dell’emigrazione, la diocesi gestisce una scuola primaria in cui l’80 per cento dei bambini è musulmano.
«La Caritas vuole contribuire alla riconciliazione, alla pace e alla convivenza», ribadisce.
La presenza dell’organizza - zione caritativa diocesana al- l’interno dei campi profughi, gestiti dall’O rganizzazione internazionale per le migra- zioni (Oim) e dallo Stato, è li- mitata. Nel centro di ospitalità di Borići, all’interno dell’abi - tato di Bihać, dal 2018 è attiva una lavanderia con tre perso- ne che assistono i migranti.
Una seconda iniziativa, avvia- ta lo scorso anno con Caritas Austria, riguarda la distribu- zione di sacchi a pelo, vestiti, scarpe, coperte, prodotti per l’igiene, cibo, farmaci e legna da ardere. Beni che una terza linea di intervento in collabo- razione con le suore missiona- rie della Carità garantisce a quelle duemila persone che vi- vono al di fuori del sistema di accoglienza. Infine, viene of- ferta una base logistica al Ser- vizio dei gesuiti per i rifugiati di Zagabria che esporta aiuti per i bambini di Bihać. Sono iniziative supportate dalle do- nazioni di Papa Francesco, Catholic Relief Service, Cari- tas Italiana, Caritas Svizzera, Caritas Torino, con il sostegno della Croce rossa, di alcune parrocchie di Gorizia e altri p ro t a g o n i s t i .
L’hotel Sedra, situato sulle rive verdeggianti del fiume
Una a pochi chilometri da Bihać, è diventato un centro di accoglienza per famiglie e ospita 80-90 minori. All’inter - no c’è lo spazio ricreativo ge- stito insieme ad Ipsia-Acli, un’organizzazione che in Bo- snia ed Erzegovina è presente fin dalla fine della guerra, quando avviò i programmi di reinserimento dei profughi tornati in patria. Oggi è attiva soprattutto nelle aree rurali con progetti scolastici, sporti- vi e di volontariato. Attual- mente supporta i migranti col- laborando con Croce rossa e Caritas per alleviare le emer- genze nei campi e distribuen- do beni di prima necessità.
«Adesso siamo in una fase di transizione. I campi sono in si- tuazioni precarie: in alcuni non c’era acqua calda, né lu- ce», spiega Montalbetti. «Il governo ha intenzione di strutturarli meglio, ma rallen- tamenti vari e il clima avverso hanno ritardato la presa in ca- rico». L’organizzazione è pre- sente anche in Serbia, dove si stima ci siano altri 8-10 mila p ro f u g h i .
Il direttore di Caritas Banja Luka racconta degli attacchi ricevuti per aver proposto la costruzione a Bihać di case per minori migranti. Dice che i leader politici dei tre gruppi nazionali non cercano nem- meno un accordo sui profu- ghi, mentre la popolazione è sfiduciata e si domanda se ri- manere o emigrare. «Chi do- vrebbe costruire la Bosnia ed Erzegovina? Chi dovrebbe prendersi cura degli abitanti che restano, molti dei quali so- no ammalati, impotenti, an- ziani?».
Fo t o di Marcelo Pascual
S
TORIE DI PERIFERIA• I campioni di Dracu
L’OSSERVATORE ROMANO
GIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO
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L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 4 giovedì 25 febbraio 2021
Funerali di Stato per Attanasio e Iacovacci
Vite strappate
da una violenza feroce
D all’inizio dell’anno sono già 160 le vittime nel Mediterraneo centrale
Migranti: tragedie senza fine
D
AL MOND OL’Australia approva la legge sulle notizie a pagamento
L’Australia ha approvato oggi il nuo- vo codice per le notizie digitali, la legge che obbliga i giganti del web a pagare i media per la condivisione delle notizie. In reazione, Facebook aveva bloccato le news australiane sul social network. L’impasse era stata poi superata nei giorni scorsi con un accordo per l’introduzione di alcuni emendamenti al testo.
In Germania il più grande sequestro di droga in Europa
Alla dogana di Amburgo sono state sequestrate oltre 16 tonnellate di co- caina. Si tratta della quantità maggio- re dello stupefacente mai sequestrata in Europa. La droga era contenuta in cinque container provenienti dal Pa- raguay. Rivenduto sul mercato al det- taglio, lo stupefacente avrebbe frutta- to diversi miliardi di euro.
Focolaio di colera
nel nord del Mozambico
Un focolaio di colera è stato riscon- trato nel nord del Mozambico. Lo ha reso noto un portavoce dell’Unicef nel Paese africano, precisando di al- meno 5.000 casi e 55 vittime, soprat- tutto tra le centinaia di migliaia di ci- vili che vivono nei campi allestiti per gli sfollati interni in fuga dalle vio- lenze dei miliziani jihadisti, che dal 2017 imperversano nella provincia ric- ca di gas di Cabo Delgado,
Nuovi disordini
in un carcere dell’Ecuador
La polizia ecuadoriana ha reso noto di nuovi disordini nel carcere di Gua- yaquil (Ecuador meridionale), già teatro martedì scorso di una delle quattro rivolte carcerarie che hanno avuto un bilancio di almeno 79 morti.
A riguardo, l’Onu e la Commissione interamericana dei diritti umani han- no chiesto a Quito di assumere la ge- stione dei centri di detenzione d’ac- cordo con gli standard previsti dalla legge e dai trattati internazionali.
In risposta alle recenti sanzioni annunciate da Bruxelles
Il Venezuela espelle l’ambasciatore Ue
ROMA, 25. La commozione del carabiniere che ha letto la preghiera dell’Arma «Virgo fi- delis» e il successivo «Silen- zio» suonato nella basilica, hanno costituito insieme uno dei momenti più alti dei fune- rali di Stato per l’ambasciato- re italiano Luca Attanasio, e Vittorio Iacovacci, il carabi- niere della sua scorta, uccisi lunedì scorso in Nord Kivu, nella Repubblica Democrati- ca del Congo. Insieme a loro ha perso la vita anche Musta- pha Milambo, l’autista del mezzo del Programma ali- mentare mondiale, su cui viaggiavano i due italiani, che stava viaggiando da Goma a Rutshuru, nella parte orienta- le della Repubblica Democra- tica del Congo. La cerimonia funebre, presieduta dal cardi- nale vicario di Roma Angelo De Donatis, che ha portato il cordoglio del Santo Padre ai familiari delle vittime, si è svolta questa mattina a Roma nella basilica di Santa Maria degli Angeli e Martiri. I fere- tri, avvolti nel tricolore, sono stati trasportati nella chiesa dai carabinieri del 13° reggi- mento, quello di Vittorio Ia- covacci, che hanno reso omaggio ai due caduti nell’at- tentato in Congo con il pic- chetto d’o n o re .
Oltre alla moglie dell’am- basciatore Attanasio, Zakia
Seddiki, con le tre figlie, alla futura sposa di Iacovacci, e ai familiari delle due giovani vit- time, erano presenti alle ese- quie i presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e Maria Elisabetta Casellati, e il presi- dente del Consiglio Mario Draghi. Dietro di loro anche alcuni ministri dell’esecutivo e i vertici delle Forze Armate.
«Oggi piangere è dovero- so», ha detto il cardinale De Donatis nell’omelia, per poi affermare che le tre vittime so- no state «strappate da questo mondo da artigli di una vio- lenza stupida e feroce, che porterà altro dolore». «La violenza non è una fatalità.
Sta tornando di moda in ogni ambiente e a ogni latitudine, non solo nel nordest del Con- go» le parole del porporato.
De Donatis ha aggiunto come occorra «smascherare il germe dell’indifferenza violenta che è nei cuori e dire: è un proble- ma mio», evidenziando, da questo punto di vista, l’esem- pio di questi nostri fratelli che
«hanno deciso di compromet- tersi con l’esistenza degli altri anche a costo della loro vita».
Al termine della celebrazio- ne, tra gli applausi dei presen- ti, i carri funebri hanno lascia- to la piazza per dirigersi ri- spettivamente a Limbiate e Sonnino, luoghi di origine di Attanasio e Iacovacci.
La cerimonia nella basilica di Santa Maria degli Angeli e Martiri (Ansa)
Facebook chiude tutti gli account dell’esercito del Myanmar
CARACAS, 25. Isabel Brilhante Pedrosa, ambasciatore dell’Unione europea in Ve- nezuela, è stata dichiarata ieri dal Gover- no di Nicolás Maduro «persona non gra- ta» e le ha concesso 72 ore per lasciare il Paese. Lo stesso capo di Stato ha precisato che «se l’Unione europea non opererà una rettifica delle sanzioni imposte ai funzio- nari venezuelani, non vi sarà mai più una ripresa del dialogo». La misura, annuncia- ta dal ministro degli Esteri, Jorge Arreaza, è stata adottata dall’esecutivo dopo che i deputati dell’Assemblea nazionale ne ave- vano fatto richiesta in risposta alle recenti sanzioni annunciate da Bruxelles nei con-
fronti di 19 alti funzionari per presunte violazioni dei diritti umani e in seguito al- le elezioni del 6 dicembre scorso per il rin- novo del Parlamento, i cui risultati non sono stati riconosciuti dall’Ue. «L’Ue si rammarica profondamente di questa deci- sione che porta solo ad un maggiore isola- mento internazionale del Venezuela, e mi- na gli sforzi per superare la crisi attraverso la negoziazione e il dialogo. Chiediamo che questa decisione venga revocata». Co- sì, in una nota, il portavoce per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Ue, Nabila Massrali, ha espresso il dissenso di Bruxelles sulla decisione di Caracas.
GINEVRA, 25. L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) e l’Organizzazione internazionale per le mi- grazioni (Oim) hanno raccolto «testimo- nianze accurate» sul naufragio avvenuto sabato 20 febbraio nel Mediterraneo cen- trale, che confermano l’annegamento di al- meno 41 persone.
L’Unhcr e l’Oim riferiscono che 120 per- sone si trovavano su un gommone partito dalla Libia, fra le quali sei donne, di cui una in stato di gravidanza, e quattro bambini.
Dopo circa 15 ore, il gommone ha comin- ciato ad imbarcare acqua e le persone a bor- do hanno provato in ogni modo a chiedere soccorso. In quelle ore, sei persone sono morte cadendo in acqua mentre altre due, avendo avvistato un’imbarcazione in lonta- nanza, hanno provato a raggiungerla a nuoto, annegando. Dopo circa tre ore, la nave Vos Triton si è avvicinata, ma nella dif- ficile e delicata operazione di salvataggio molti migranti si sarebbero spostati con-
temporaneamente su un lato del gommone, che si è rovesciato in mare. Solo un corpo è stato recuperato. Fra i dispersi ci sarebbero tre bambini e quattro donne, di cui una la- scia un neonato attualmente accolto a Lam- pedusa. Una tragedia che potrebbe avere un bilancio perfino maggiore. Da giorni, infatti, non si hanno notizie di un barcone alla deriva con almeno novanta persone.
Ad oggi, ricordano le due agenzie uma- nitarie, «sarebbero già circa 160 le vittime
del 2021 nel Mediterraneo centrale. Lungo tutta la rotta che porta, attraverso la Libia, al Mediterraneo centrale, sono decine di migliaia le persone vittime di inenarrabili brutalità per mano di trafficanti e milizia- ni». Su oltre 3.800 persone arrivate in Italia via mare dal primo gennaio al 21 febbraio scorso, 2.527 sono partite dalle coste libi- che.Secondo i dati raccolti dall’O rganizza- zione internazionale per le migrazioni
«nello stesso periodo sono state oltre 3.580 le persone intercettate in mare e riportate in Libia, dove — costrette a subire una condi- zione di detenzione arbitraria — corrono il rischio di diventare vittime di abusi, violen- ze e gravi violazioni di diritti umani». L’U- nhcr e l’Oim hanno ribadito in una nota congiunta che «la Libia non è da conside- rarsi un porto sicuro» e deve essere fatto ogni sforzo affinché le persone recuperate in mare non vi vengano riportate. In linea con gli obblighi internazionali il dovere di salvare persone alla deriva in mare deve sempre essere rispettato, indipendente- mente dalla loro nazionalità e dallo status giuridico.
Il fatto che rifugiati e migranti continui- no nel tentativo disperato di raggiungere l’Europa attraverso il Mediterraneo centra- le è la riprova della necessità di uno sforzo internazionale immediato per offrire ad essi alternative valide. «Le soluzioni — conclu- dono — ci sono, ciò che serve è un cambio di passo per rafforzare l’accesso all’i s t ru z i o n e e per aumentare i mezzi di sostentamento disponibili nei Paesi lungo la rotta».
Un barcone al largo di Lampedusa (Ansa)
NAY P Y I D AW, 25. Facebook ha chiuso oggi tutti gli ac- count rimanenti collegati all’esercito del Myanmar, che lo scorso primo febbraio ha preso il potere nel Paese del sudest asiatico con un colpo di Stato. Lo ha reso noto lo stesso social net- work, spiegando che la deci- sione è stata presa alla luce dell’uso della forza «morta- le» da parte della giunta mi- litare contro i dimostranti.
La misura ha effetto im- mediato e riguarda anche gli account di Instagram sia dei militari, sia di non meglio precisate «entità commerciali» controllate
dall’esercito, alle quali è stato inoltre vietato di ac- quistare spazi pubblicitari sulla piattaforma. «Gli eventi dopo il colpo di
Stato, inclusa la violenza mortale, hanno accelerato il bisogno di questo divie- to», ha precisato Facebook in un comunicato.
COMUNE DI AQUILONIA (AV) Esito di gara
CUP H81G17000000006 - CIG 8453240A51 La procedura aperta telematica per l’affidamento dei lavori di sistemazione idraulico forestale del Vallone Malepasso è stata aggiudicata con determina n.45 del 18/02/2021 al concorrente LA CASTELLESE COSTRUZIONI S.R.L. con sede legale a Castelfranci (AV) alla via Roma n. 8P, P.IVA: 00303460646, con punti 88,730 su cento, che ha offerto il ribasso del 15,00%
sul prezzo a base d’asta di € 529.638,69, oltre al ribasso tem- porale del 85 % pari a 60 giorni rispetto al termine di 400 giorni ed ha offerto migliorie sul piano tecnico esecutivo dell’opera.
Il responsabile unico del procedimento geom. Francesco Murano
COMUNE DI MONTORO (AV) Esito di gara
CUP B89E17000050001 - CIG 8343505E20 La procedura per i lavori di ristrutturazione, manuten- zione, messa in sicurezza e trasformazione dell’edi- ficio in NZEB del complesso scolastico della frazione Torchiati - I° lotto funzionale, è stata aggiudicata con det. n. 01 del 05.01.2021 all'impresa GIANNATTASIO s.p.a. con sede in Solofra (AV) - P.IVA: 01994630646 con un ribasso del 15,090 %.
Importo di aggiudicazione: € 719.643,00 oltre IVA.
Il responsabile del procedimento ing. Michele Antoniciello
CITTÀ
METROPOLITANA DI NAPOLI
ESITO DI GARA
Accordo Quadro per l’esecuzione degli interventi di manutenzione straordinaria e adeguamento impianti tecnologici di vari edifici scolastici di competenza della Città Metropolitana di Napoli. CIG 8150049133.
Valore stimato per lavori € 4.836.000,00 oltre IVA. Offerte pervenute 132. Aggiu- dicatario RTI VE.GA.L. Costruzioni s.r.l., con sede legale in Via Marsala n. 8, Casal di Principe (Caserta), C.F. e P.IVA 02912020613 - COGESA di Cor- vino Vincenzo s.r.l., con sede legale in Via Paolo Riverso n. 176, Aversa (Ca- serta), C.F. e P.IVA 02099930618 che ha offerto il ribasso del 37,934%. Determina Dirigenziale di aggiudicazione definitiva n. 8693 del 22-12-2020.
IL DIRIGENTE Dott.ssa Anna Capasso Roma Capitale - Dipartimento Politiche Sociali
Direzione Accoglienza e Inclusione Questo Ente indice una Procedura Aperta finalizzata alla conclu- sione di un Accordo Quadro, ai sensi dell’art. 54, comma 4, lette- ra a, del D.lgs. 50/2016, per l’affidamento in gestione del Servi- zio di Sportello Unico per l’accoglienza di migranti nei progetti di accoglienza SAI (Sistema di Accoglienza Integrata) - ex Siproimi, a valere sul finanziamento del Fondo Nazionale per le Politiche ed i Servizi dell’Asilo di cui al Decreto del Ministero dell’Interno del 18/11/2019. Annualità 2021/2022. Bando di gara n. 8000286.
Termine ricezione offerte: 29/03/2021 h 12.00. Info, presenta- zione per via elettronica di offerte e richieste partecipazione:
IL DIRETTORE Dott.ssa. Maria Maddalena PERNA RUGGIERO
COMUNE DI SOVERIA SIMERI (CZ) Bando di gara
CUP B53I12000050002 - CIG 863038315B È indetta procedura aperta con o.e.p.v. per la- vori riguardante intervento di risanamento del sito ex discarica Smeriglio.
Importo: € 576.897,72 IVA esclusa.
Termine ricezione offerte: 25/03/2021 ore 12:00. Documentazione su: www.comune.so- veriasimeri.cz.it e www.asmecomm.it.
Il responsabile della stazione appaltante e R.U.P. arch. Carmen Mormile
L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 25 febbraio 2021 pagina I
L A S E T T I M A N A D I P A P A F R A N C E S C O
Il predicatore della Casa pontificia spiega il tema delle meditazioni per il Papa e la Curia romana
Per parlare di Gesù
Un buon corso di esercizi spirituali contribuisce a rinnovare in chi vi partecipa l’adesione incondizionata a Cristo, e aiuta a capire che la preghiera è il mezzo insostituibile
di unione a Lui crocifisso (All’assemblea della Fies, 3 marzo 2014)
Il tema della settimana
Spazi
di deserto Un cammino di liberazione alla scuola di Ignazio
GIANGIACOMOROTELLI A PA G I N A IV
di NICOLA GORI
S
i parla molto della Chiesa, soprattutto dei difetti dei suoi membri, e poco di Gesù. È partito da que- sta constatazione il cardinale Raniero Cantala- messa, predicatore della Casa Pontificia, nel pre- parare le riflessioni quaresimali di quest’anno.Mettere al centro Cristo, infatti, è quanto propone il porporato dei frati minori cappuccini nelle pre- diche per il Papa e per la Curia romana che a par- tire dal 26 febbraio, si terranno in Vaticano per quattro venerdì di seguito fino al 26 marzo. In un tempo ancora segnato dalla pandemia, come nella precedente esperienza nell’Avvento del 2020, per i cardinali, i presuli, i prelati della Famiglia ponti- ficia, i dipendenti vaticani e del vicariato di Roma, i superiori generali o i procuratori degli ordini re- ligiosi facenti parte della Cappella pontificia l’ap - puntamento è alle 9 nell’Aula Paolo VI. Tema de- gli incontri «“Voi chi dite che io sia?” (Ma t t e o 16, 15): il dogma cristologico, fonte di luce e di ispira-
zione». Il predicatore ne parla in questa intervista a «L’Osservatore Romano».
Perché la scelta di questo tema?
È dovuta all’ascolto di alcune parole di Papa Francesco. Mi hanno fortemente colpito quelle da lui pronunciate nell’udienza generale del 25 no- vembre scorso. Diceva, e si capiva dal tono che la cosa lo toccava profondamente: «Troviamo qui [in Atti degli apostoli, 2, 42] quattro caratteristiche es- senziali della vita ecclesiale: l’ascolto dell’insegna - mento degli apostoli, primo; secondo, la custodia della comunione reciproca; terzo, la frazione del pane e, quarto, la preghiera. Esse ci ricordano che l’esistenza della Chiesa ha senso se resta salda- mente unita a Cristo... Tutto ciò che nella Chiesa cresce fuori da queste “co ordinate”, è privo di fon- damenta». Le quattro coordinate della Chiesa, come si vede, si riducono, nelle parole del Papa, a una sola: rimanere ancorata a Cristo. È nota la massima di vivere etsi Deus non daretur, come se Dio
non esistesse. Una massima discutibile e infatti as- sai discussa e giustamente contestata. Ma esiste anche un altro pericolo non minore ed è di vivere etsi Christus non daretur, come se Cristo non esistesse.
È il presupposto con cui il mondo e i suoi mezzi di comunicazione parlano tutto il tempo della Chie- sa. Di essa interessano la storia (quasi sempre quella negativa, non quella della santità), l’orga - nizzazione, il punto di vista sui problemi del mo- mento, i fatti e i pettegolezzi interni ad essa... A stento si trova nominata una volta la persona di Gesù. Ricordiamo l’idea, accarezzata per un po’
di tempo anche in Italia, di una possibile alleanza tra credenti e non credenti, basata sui valori civili ed etici comuni, sulle radici cristiane della nostra cultura e via dicendo. Una intesa, in altre parole, non basata su ciò che è avvenuto nel mondo con la venuta di Cristo, ma su ciò che è avvenuto in se- guito, dopo di lui. Tutto questo ha fatto nascere in SEGUE A PA G I N A IV
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina II giovedì 25 febbraio 2021 giovedì 25 febbraio 2021 pagina III
La settimana di Papa Francesco La settimana di Papa Francesco
VENERDÌ19
Vi c i n a n z a e cura per superare la crisi
Siamo in un tempo difficile per tutti, in un tempo di crisi.
Quanto è pertinente, nell’attuale conte- sto, la chiamata di questo congresso: «Pro- clama la promessa!».
Abbiamo bisogno di annunciare e ricor- dare che Dio mantiene sempre le sue pro- messe (1 Cor 1, 9-11).
Dobbiamo anche ricordare che «ogni donna, ogni uomo e ogni generazione rac- chiudono in sé una promessa che può spri- gionare nuove energie» (Fratelli tutti, 196).
La pandemia ha segnato la vita delle persone e la storia delle nostre comunità.
Di fronte a questa e ad altre realtà è ne- cessario costruire il domani, guardare al fu- turo, e a tal fine occorrono l’impegno, la forza e la dedizione di tutti.
Bisogna agire con lo stile del samarita- no, che implica lasciarmi colpire da quello che vedo, sapendo che la sofferenza mi cambierà e che mi devo impegnare con la sofferenza dell’a l t ro .
Le testimonianze di amore generoso e gratuito a cui abbiamo assistito in questi mesi — tante — hanno lasciato un’i m p ro n t a indelebile nelle coscienze e nel tessuto del- la società, insegnando quanto siano neces- sari la vicinanza, la cura, l’accompagna- mento e il sacrificio per alimentare la fra- tellanza.
Sono state tutte annuncio e realizzazio- ne della promessa di Dio.
Ricordiamo un principio universale:
dalla crisi nessuno esce uguale, si esce mi- gliori o si esce peggiori.
Nelle crisi si rivela il proprio cuore: la sua solidità, la sua misericordia, la sua grandezza, la sua piccolezza.
Le crisi ci pongono dinanzi alla necessi- tà di scegliere, di optare e di impegnarci.
«Riconoscendo la dignità di ogni perso- na umana, possiamo far rinascere tra tutti un’aspirazione mondiale alla fraternità...
C’è bisogno di una comunità che ci sosten- ga, che ci aiuti e nella quale ci aiutiamo a
vicenda a guardare avanti. Com’è impor- tante sognare insieme!» (Fratelli tutti, 8) e guardare avanti!
In particolare invito i giovani alla spe- ranza che «ci parla di una realtà radicata nel profondo dell’essere umano, indipen- dentemente dalle circostanze concrete e dai condizionamenti storici in cui vive» (ai giovani del Centro culturale padre Félix Varela, L’Avana, Cuba, 20 settembre 2015;
Fratelli tutti, n. 55).
Siate i poeti di una nuova bellezza uma- na, una bellezza fraterna e amichevole!
E ricordiamo quest’altra realtà: «So- gniamo come un’unica umanità, come viandanti fatti della stessa carne umana, come figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, con la propria voce — ma sì — tutti fratelli!» (Fra - telli tutti, 8).
(Videomessaggio al Congresso dell’Educazione Religiosa svoltosi online con il patrocinio dell’arcidiocesi di Los Angeles) Gio co
di squadra strada di vita
Lo sport, e anche il calcio, è una strada di vita, di maturità, e di santità. Ma mai si può andare avanti da soli, sempre in squa- dra. Le vittorie più belle sono quelle della squadra.
Da noi, al giocatore di calcio che gioca per sé stesso, diciamo che “si mangia il pal- lone”.
Non perdere l’amatoriale, cioè lo sport che nasce proprio dalla vocazione di farlo.
Altri interessi sono secondari, l’imp or- tante è che sempre rimanga l’amatoriale.
(A dirigenti e atleti dell’Unione calcio Sampdoria)
DOMENICA21, PRIMA DIQUA R E S I M A D eserto
da attraversare Oggi la Parola di Dio ci indica la strada per vivere in maniera fruttuosa i quaranta giorni che conducono alla celebrazione an- nuale della Pasqua.
È la strada percorsa da Gesù, che il Van- gelo, con lo stile essenziale di Marco, rias- sume dicendo che Egli, prima di incomin- ciare la sua predicazione, si ritirò per qua- ranta giorni nel deserto, dove fu tentato da Satana.
Lo Spirito Santo, disceso su di Lui dopo il battesimo ricevuto da Giovanni nel fiu- me Giordano, ora lo spinge ad andare nel deserto, per affrontare il Tentatore, per lot- tare contro il diavolo.
L’intera esistenza di Gesù è posta sotto il segno dello Spirito di Dio, che lo anima, lo ispira, lo guida.
@Pontifex
Il tempo di #Quaresima è fatto per sperare, per tornare a rivolgere lo sguardo alla pazienza di Dio.
È speranza nella riconciliazione, alla quale ci esorta con passione San Paolo: «Lasciatevi riconciliare con Dio» (2 Cor 5, 20)
(18 febbraio)
Il digiuno, la preghiera e l’elemosina, come vengono presentati da Gesù
nella sua predicazione (Mt 6, 1-18), sono le condizioni e l’e s p re s s i o n e della nostra conversione. #Q u a re s i m a
(19 febbraio) Signore Dio nostro, concedi
a noi cristiani di vivere il Vangelo e di riconoscere Cristo in ogni essere umano,
per vederlo crocifisso nelle angosce
degli abbandonati
e dei dimenticati di questo mondo,
e risorto in ogni fratello che si rialza in piedi.
#WorldDayO fSocialJustice In questo tempo di #Q u a re s i m a , accogliere e vivere
la Verità manifestatasi in Cristo significa prima di tutto
lasciarci raggiungere dalla #ParoladiD io, che ci viene trasmessa,
U
NA LUCE NEL BUIO La visita a Edith Bruck«Sono venuto qui da lei per ringraziarla per la sua testimonianza e per rendere omaggio al popolo martire della pazzia del populismo nazista. E con sincerità le ripeto le parole che ho pronunciato dal cuore di fronte allo Yad Vashem e che ri- peto davanti ad ogni persona che, come lei, ha sofferto tanto a causa di questo:
perdono Signore a nome dell’umanità».
Con queste parole Papa Francesco si è ri- volto a Edith Bruck, ottantottenne scrittri- ce e poetessa ebrea di origini ungheresi sopravvissuta alla Shoah, che sabato scor- so, 20 febbraio, in un pomeriggio romano quasi primaverile, ha visitato nella sua abitazione romana. A muovere il Pontefi- ce è stata la lettura dell’intervista con la donna pubblicata da «L’Osservatore Ro- mano» in occasione della Giornata della Memoria, e per questo ha voluto farsi ac- compagnare dal direttore del quotidiano Andrea Monda. La scrittrice ha dedicato tutta la vita a testimoniare quanto ha vi- sto. Furono due sconosciuti, di cui raccol- se l’ultimo desiderio nel campo di concen- tramento di Bergen-Belsen, a supplicarla di farlo: «Racconta, non ti crederanno, ma se tu sopravvivi racconta, anche per noi». E lei ha tenuto fede alla promessa.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina II giovedì 25 febbraio 2021 giovedì 25 febbraio 2021 pagina III
La settimana di Papa Francesco La settimana di Papa Francesco
S c o n f i g g e re il potere del male
Pensiamo al deserto. Fermiamoci un momento su questo ambiente, naturale e simbolico, così importante nella Bibbia.
È il luogo dove Dio parla al cuore del- l’uomo, e dove sgorga la risposta della pre- ghiera, cioè il deserto della solitudine, il cuore staccato da altre cose e solo, si apre alla Parola di Dio.
Ma è anche il luogo della prova e della tentazione, dove il Tentatore, approfittan- do della fragilità e dei bisogni umani, insi- nua la sua voce menzognera — alternativa a quella di Dio — che fa vedere un’altra stra- da di inganno.
Il Tentatore seduce.
Nessun dialogo con Satana
Durante i quaranta giorni vissuti da Ge- sù nel deserto, inizia il “duello” tra Gesù e il diavolo, che si concluderà con la Passio- ne e la Croce.
Tutto il ministero di Cristo è una lotta contro il Maligno nelle sue molteplici ma- nifestazioni: guarigioni dalle malattie, esorcismi sugli indemoniati, perdono dei p eccati.
Dopo la prima fase in cui Gesù dimostra di parlare e agire con la potenza di Dio, sembra che il diavolo abbia la meglio, quando il Figlio di Dio viene rifiutato, ab- bandonato e, infine, catturato e condanna- to a morte.
Sembra che il vincitore sia il diavolo.
In realtà, proprio la morte era l’ultimo
“deserto” da attraversare per sconfiggere definitivamente Satana e liberare tutti noi dal suo potere. E così Gesù ha vinto nel deserto della morte per vincere nella Risur- re z i o n e .
Ogni anno, all’inizio della Quaresima, questo Vangelo delle tentazioni di Gesù nel deserto ricorda che la vita del cristiano, sulle orme del Signore, è un combattimen- to contro lo spirito del male.
Mostra che Gesù ha affrontato volonta- riamente il Tentatore e lo ha vinto; e al tempo stesso rammenta che al diavolo è concessa la possibilità di agire anche su di noi con le tentazioni.
Dobbiamo essere consapevoli della pre- senza di questo nemico astuto, interessato alla nostra condanna eterna, al nostro falli- mento, e prepararci a difenderci da lui e a combatterlo.
La grazia di Dio assicura — con la fede, la preghiera e la penitenza — la vittoria sul nemico.
Nelle tentazioni Gesù mai dialoga con il diavolo.
Nella sua vita Gesù mai ha fatto un dia- logo con il diavolo.
O lo scaccia via dagli indemoniati o lo condanna o fa vedere la sua malizia, ma mai un dialogo.
Nel deserto sembra che ci sia un dialogo perché il diavolo gli fa tre proposte e Gesù risp onde.
Ma non con le sue parole; risponde con la Parola di Dio, con tre passi della Scrittu- ra.E questo dobbiamo fare anche noi.
Quando si avvicina il seduttore... la tenta- zione è di dialogare con lui, come ha fatto Eva.Se noi entriamo in dialogo con il diavo-
lo saremo sconfitti.
Mettetevi questo nella testa e nel cuore:
con il diavolo mai si dialoga, non c’è dialo- go possibile. Soltanto la Parola di Dio.
Non avere paura del deserto, cercare più momenti di preghiera, di silenzio, per en- trare in noi stessi.
Siamo chiamati a camminare sui sentieri di Dio, rinnovando le promesse del nostro Battesimo: rinunciare a Satana, a tutte le sue opere e a tutte le sue seduzioni.
Il nemico è lì accovacciato, state attenti.
Ci affidiamo alla materna intercessione della Vergine Maria.
(Angelus in piazza San Pietro)
MARTEDÌ23
Servitori della pace e del diritto
Con dolore ho appreso del tragico at- tentato nel quale hanno perso la vita il gio- vane ambasciatore italiano Luca Attanasio, il carabiniere trentenne Vittorio Iacovacci e il loro autista congolese Mustapha Milam- b o.Esprimo il mio sentito cordoglio ai loro familiari, al corpo servizio diplomatico e all’arma dei Carabinieri per la scomparsa di questi servitori della pace e del diritto.
raccogliamo l’esemplare testimonianza del signor ambasciatore, persona di spiccate qualità umane e cristiane, sempre prodigo nel tessere rapporti fraterni e cordiali, per il ristabilimento di serene e concordi rela- zioni in seno a quel Paese africano.
Come pure quella del carabiniere, esper- to e generoso nel suo servizio e prossimo a formare una nuova famiglia.
Mentre elevo preghiere di suffragio per il riposo eterno di questi nobili figli della nazione italiana, esorto a confidare nella provvidenza di Dio, nelle cui mani nulla va perduto del bene compiuto, tanto più quando è confermato con la sofferenza e il sacrificio.
(Telegramma per l’attentato nella Repubblica Democratica del Congo)
@Pontifex
L’esempio di tanti medici e operatori sanitari,
che hanno messo a rischio la loro vita fino a perderla a causa della #pandemia, suscita in tutti noi viva gratitudine per lo svolgimento generoso, a volte eroico, della loro professione
(20 febbraio)
Il magister o
di generazione in generazione, dalla Chiesa.
(20 febbraio) Nel tempo di #Quaresima, lo Spirito Santo
sospinge anche noi, come Gesù,
ad entrare nel deserto (Mc 1, 12-15). Non si tratta di un luogo fisico, ma di una dimensione esistenziale in cui fare silenzio e ascoltare
la parola di Dio, perché si compia in noi la vera conversione
(21 febbraio)
Per le celebrazioni in Polonia del 90° anniversario delle apparizioni a santa Faustina
Capaci di misericordia
«Oggi il mio pensiero va al santuario di Płock, in Polo- nia, dove novant’anni fa il Signore Gesù si manifestò a santa Faustina Kowalska, affidandole uno speciale mes- saggio della Divina Misericordia». Lo ha ricordato il Pa- pa al termine dell’Angelus del 21 febbraio, sottolineando che «mediante san Giovanni Paolo II, quel messaggio è giunto al mondo intero, e non è altro che il Vangelo di Gesù Cristo, morto e risorto, che ci dona la misericordia del Padre. Apriamogli il cuore, dicendo con fede: “Gesù, confido in Te”», ha auspicato il Pontefice che il giorno seguente, lunedì 22, ha voluto unirsi spiritualmente alle celebrazioni in terra polacca. Attraverso una lettera al ve- scovo di Płock, monsignor Piotr Libera, ha assicurato di partecipare alla preghiera dei fedeli presenti «alla solen- ne celebrazione nel santuario della Divina Misericordia»
e di quanti seguivano attraverso i media il rito presieduto dall’arcivescovo Jan Romeo Pawłowski, segretario per le Rappresentanze pontificie. Li ha incoraggiati a rivolgersi alla «fonte»: «Chiediamo a Cristo il dono della miseri- cordia. Lasciamo che ci abbracci e ci penetri. Abbiamo il coraggio di tornare a Gesù, di incontrare il suo amore e la sua misericordia nei sacramenti. Sentiamo la sua vici- nanza e tenerezza e allora anche noi saremo più capaci di misericordia, pazienza, perdono e amore», ha concluso Fr a n c e s c o .
Il 22 febbraio 1931, nel convento di Płock, la religiosa beatificata nel 1993 e canonizzata nel 2000 da Papa Woj- tyła ricevette da Gesù apparsole la missione di proclama- re al mondo la Divina Misericordia e di diffonderne l’im- magine con la scritta Jezu ufam tobie (“Gesù confido in
te!”). E all’omelia monsignor Pawłowski ha spiegato che
«oggi, dopo 90 anni» quella «preghiera è tradotta in centinaia di lingue, ed è ripetuta milioni di volte. Possia- mo osar dire — ha aggiunto — che essa completi il “Pa d re N o s t ro ”, la preghiera stabilita da Gesù per insegnare ai discepoli come rivolgersi al Padre; mentre quella inse- gnata a suor Faustina ci dice come rivolgerci al Figlio M i s e r i c o rd i o s o » .
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VA C C I N O»
CONTRO L’
I N D I V I D UA L I S M O«La dedizione di quanti sono impegnati negli ospedali e nelle strutture sanitarie è un “vaccino” contro l’individualismo e l’egocentrismo, e dimo- stra il desiderio più autentico che abita il cuore dell’uomo: farsi accanto a coloro che hanno più bisogno e spendersi per loro». Lo ha scritto Papa Francesco nella lettera che l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita, ha letto in occasione della celebrazione per la prima Giornata nazionale dei professionisti sanitari, sociosanitari, socioassistenziali e del volontariato, svoltasi il 20 febbraio nella sede della Federazione italiana degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoia- tri. In particolare il Pontefice ha ricordato «l’esempio di tanti nostri fra- telli e sorelle, che hanno messo a repentaglio la vita fino a perderla. L’in- tera società — ha spiegato — è stimolata a testimoniare sempre più l’amo- re al prossimo e la cura degli altri, specialmente i più deboli».
«N
ON POSSIAMO TA C E R E»
Davanti a una crisi migratoria che ormai «si estende a tutto il pianeta, non possiamo tacere». È stato Fran- cesco a lanciare un nuovo appello per dare voce alle sofferenze di tanti
«nostri fratelli e sorelle che si sono messi in cammino a causa della fa- me, della povertà, della guerra... e che cercano speranza in una nuova vita». Le parole del Pontefice sono contenute in una breve lettera in spa- gnolo — che è stata resa pubblica nel Mercoledì delle Ceneri — inviata a monsignor José Guadalupe Torres Campos, vescovo di Ciudad Juárez, nel quinto anniversario del viaggio apostolico in Messico. La diocesi al confine con gli Stati Uniti d’Ameri- ca, è alle prese con il dramma di mi- gliaia di immigrati che attraversano le frontiere alla ricerca di «una spe- ranza — scrive il Papa — che non possiamo loro rubare». Al contrario, occorre «lavorare insieme a loro per conseguirla, favorendo tutti i mezzi necessari perché possano trovare la dignità che vanno cercando».