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1

(2)

GRAMMATICA GRECA

DEL

DR . GIORGIO CURTIUS

PROF . DI LETTERATURA CLASSICA NELLA UNIVERSITÀ DI KIEL .

TRADOTTA

DI CONSENSO E CON AGGIUNTE DELL' AUTORE .

|--

PARTE PRIMA .

ETIMOLOGIA .

VIENNA

cot TIPI DI CARLO GEROLD E FIGLIO . 1855 .

(3)

REGIA MONACENSIS .

>>

(4)

PREFAZIONE .

Invitato a dar ajuto ad una traduzione italiana della sua grammatica , l'autore vi si prestò di buona voglia e s'incarico della correzione del testo per la parte greca ( benchè più tardi dovesse lasciarla ), ado perandosi ancora ad ogni potere che la traduzione riuscisse al tutto conforme all' originale. Quanto al l'esatezza dell'espressione italiana ne lascia natural mente tutto il carico al traduttore e gli desidera cordialmente che le sue fatiche non sieno senza com penso .

Siccome l'autore espose già estesamente nella

Rivista ginnasiale la direzione nuova della

scienza linguistica, lo scopo particolare della presente grammatica e il modo di usarne , non gli resta che esprimere la speranza di potere servire in qualche

(5)

modo a rieccitare l'amore allo studio della lettera tura greca in Italia : in quel paese che coi suoi mo

numenti e colla storia ci rammenta sempre la

Grecia .

Praga, Luglio 1854 .

Giorgio Curtius.

(6)

AVVERTIMENTO DEL TRADUTTORE .

Mi sia permesso l'occorrere qui ad una osser vazione che parecchi faranno usando questo libro .

Oramai se una grammatica esige dall'autore ben altri studj che non credessero i nostri precessori, an che a chi se ne giova richiede maggiore cura ed at tenzione . Valga ciò a scusa se a taluno sembrasse che il testo quà e là avrebbe potuto essere più facile ; io mi sono adoperato di rendere la precisione scienti fica delle regole con poche parole ed esatte ; chi studia dovrà forse pensare di più : ma i giovani saranno condotti ad un tempo non ad imparare i precetti ma a saperli comprendere ed usarne.

Avrei potuto forse ampliare a facilità qualche regola o aggiungere qualche nota ; ma non ho osato porre la mano in opera di si chiaro maestro : ho vo luto riconoscere ora , come sempre , il diritto d'ogni autore di pensare a sua maniera e quello dei lettori di conoscere ogni opera nella sua integrità .

Alcune espressioni parranno nuove che la scienza farà presto comuni : e se alcune l'autore mutò dalla prima edizione (tedesca ) in rispetto alla condizione degli studj in Italia , in poche altre ho prescelto di

(7)

durare nella pratica , per non mostrarmi troppo tenero di innovazioni quando non si tratta di insegnare pa role , ma si un organismo, una scienza .

Quando il prof. Curtius abbandonò la cattedra di Praga e non potè correggere la stampa , se ne vol lero incaricare due chiariss . proff. della università i quali , benchè sia cosa tanto da meno delle loro cogni zioni , vi posero ogni diligenza .

Una traduzione e lavoro senza gloria ma non senza noje ; e traendone vantaggio i miei giovani compagni me ne vorranno saper buon grado : ed essi ed io de sidereremo soltanto che i lavori dei nostri s'ajutino degli stranieri e non ne sprezzino la eredità , ma che le scuole e la scienza in generale non abbiano mai bi sogno di traduzioni.

Vienna, Marzo 1855 .

Emilio Teza .

(8)

INDICE .

( I numeri indicano i paragrafi.)

Introduzione .

Della lingua greca e dei suoi dialetti .

Parte Prima. Etimologia.

I. Dei suoni e dei segni. CAPO I. Dei caratteri greci 1-23 .

A) Lettere 1-9 . B ) Altri segni che determinano i suoni 10–16 . C ) Accenti 17 – 22. D ) Interpunzioni 23 .

CAPO II . Dei suoni 24-34.

A) Vocali 24-29. B) Consonanti 30-34 .

CAPO III. Combinazioni e cambiamenti dei suoni 35–69.

A)Vocali che si incontrano 35—39 . B ) Altri cambiamenti di vocali 40-43. C) Incontro di consonanti 44-54 . D ) Altri mutamenti di consonanti e vocali in principio di parola 55-62 . E ) Mutamenti in fine di parola 63-69.

CAPO IV . Divisione delle sillabe. Quantità 74–78 . A) Divisione delle sillabe 70-73 . B ) Quantità 74-78 .

CAPO V. Accento 79-99 .

II . Delle passioni delle parole.

A ) Nome e pronome.

CAPO VI. Declinazione dei sostantivi ed aggettivi 100—179 . Divisione generale delle declinazioni 110–111 .

Declinazione prima ( Radici in a) 112-123 . 1º. Feminili 114–119 . 2º . Maschili 120-123 .

(9)

Declinazione seconda (Radici in o) 124—131. Declinazione Attica 132-134 .

Declinazione terza 135–179 . 1º . Radici in consonante 144-153.

a) in gutturale e labiale 144-145 . b ) in consonante dentale 146 149. c) liquide 150–153 . 2º . Radici in vocale 154—163. a ) Vocali dolci 154-158 . b ) Radici in dittongo 159-161 . c) Radici in O 162–163 . 3º . Radici conelisione 164–171. a) Radici con sigma 164–167. b) Ra dici con T 168–169 . c) Radici in N 170. 171 .

Irregolarità nelle declinazioni 174–177 . Terminazioni a modo di casi 178–179 .

CAPO VII . Dell'Aggettivo 180–204 .

A ) Formazione dei tre generi 180—191 . B) Comparazione 192–

200. C ) Avverbi formati dagli aggettivi 201–204 . CAPO VIII . Pronome 205–219 .

CAPO IX . Numerali 220–224 . B ) Verbo .

Preliminari 225-230 .

CAPO X. Congiugazione prima , o verbi in -c 231—301 . I ' . Radice del presente 231 - 253. A ) Inflessione 231 — 233 . B ) Aumento 234—242. C ) Verbi contratti 243–244. D ) Differenzadella radice del presente dalla radice verbale 245—253.

II °. Radice dell'Aoristo II °. 254-257.

III '. Radice del futuro 258–266 . IV . Radice dell ' Aoristo I ° . 267-271 .

Vº Radice del Perfetto 272—291, 1 ° . Perfetto dell'attivo 276 282. 20. Piucheperfetto attivo 283. 3º . Perfetto medio e passivo 284–

289. 4 ° . Piucheperfetto del medio e del passivo 290. 5º . Futuro esatto ( futuro terzo ) 291 .

VI '. Forme della radice dell'aor. II ° . passivo 292—295 . VII ° . Forme della radice dell’aor . I ' . passivo 296—299 .

Aggettivi verbali 300. Verbi che ritengono la breve della radice nella formazione dei tempi 301 .

Forme verbali disposte secondo l'ordine delle lettere finali nella radice .

CAPO XI. Congiugazione seconda , o verbi in ul 302–319 . Preliminari 302–304 .

Prima classe dei verbi in ue 305—317. Seconda classe dei verbi in de 318. 319.

CAPO XII . Verbi irregolari della prima congiugazione 320–330.

Irregolarità del significato 328-330 . Sull'accento nei verbi 331–333 .

Forme verbali del dialetto jonico 334 D. — 338 D.

(10)

IX

III . Formazione delle parole . CAPO XIII . 339-360.

A ) Formazione semplice 339—353 . I ' . I più importanti suffissi nominali 341--349. II '. I più importanti suffissi aggiuntivi 350—352.

III . Verbi derivati 353 .

B ) Composizione 354–360 . l '. Forma 354–358. II °. Significato 359. 360.

Parte Seconda . Sintassi.

Preliminari 361 .

CAPO XIV . Numero e genere 362–367.

CAPO XV. Articolo 368–391 . CAPO XVI . Uso dei casi 392—443 .

A) Nominativo 392. 393. B ) Vocativo 394. C) Accusativo 395 -406 . D ) Genitivo 407_428 . E ) Dativo 429-443.

CAPO XVII . Preposizioni 444–468.

Osservazioni generali 448 .

Iº. Preposizioni con un caso 449—457. II °. Preposizioni con due casi 458—461 . III '. Preposizioni con genitivo , dativo , ablativo 462–468.

CAPO XVIII . Pronomi 469_475 . CAPO . XIX . Dei generi del verbo 476—183 .

CAPO XX . Uso dei tempi 484–506 .

1º . Azione permanente 486—491 . 2º . Azione incipiente 492—498 . 3º. Il futuro 499–501 . 4 ' . Tempi dell'azione compiuta 502–506 .

CAPO XXI . Uso dei modi 507-558 .

A ) Nelle proposizioni sciolte 507–518 . 1º. Indicativo 507. 2º . Con.

giuntivo 508_513 . 3º. Ottativo 514-517 . 4 °. Imperativo 518 .

B ) Modi nelle proposizioni congiunte 519–558 . Preliminari sul nesso delle proposizioni 519. 1. Modi nelle proposizioni dipendenti asser tive ed interrogative 525–529 . II . Modi nelle proposizioni finali 530 533. III. Modi nelle proposizioni condizionali 534-550 . IV . Modi nelle proposizioni relative 551–555 . V. Modi nelle proposizioni temporali 556

-558.

CAPO XXII . Infinito 559-577 .

A) Sull'uso dell'infinito in generale 559-566 . B) Casi del sog getto e del predicato uniti all'infinito 567–572. C ) Infinito coll ' articolo 573. 574. D ) Infinito con öv 575. 576. E) Infinito in luogo dell'impe rativo 577.

CAPO XXIII . Participio 578–596 .

A ) Usato quale attributivo 578. B ) Participio usato in apposizione 579-583. C) Participio con un caso assoluto 584-586 . D ) Supplimenti

(11)

cipio con ởv 595. G ) Aggettivi verbali 596 .

CAPO XXIV . Alcune proprietà delle proposizioni relative 597_605 .

CAPO XXV . Proposizioni interrogative. 606-611.

CAPO XXVI . Negazioni 612-622.

A ) Uso delle negazioni semplici 612_618 . B ) Unione di varie regazioni 619-621 . C ) Modi di dire con negazioni 622 .

CAPO XXVII . Particelle 623–643 .

A ) Congiunzioni 683_ -640 . 1° Congiunzioni copulative 624. 625 . II °. Congiunzioni disgiuntive 626. 627. III ° . Congiunzioni avversative 628–630 . IV ° Congiunzioni comparative 631. .632 V °. Congiunzioni dichiarative 633. VI °. Congiunzioni temporali 634. 635. VII ' . Congiun zioni causali 636. VÍII ' . Congiunzioniillative 637. IX ° Congiunzioni finali 638. X. Congiunzioni ipotetiche 639. X1°. Congiunzioni conces sive 640 .

B ) Particelle enfatiche 641-643 .

(12)

GRAMMATICA GRECA .

(13)
(14)

Tarie ༩

INTRODUZIONE .

Della lingua greca e dei suoi dialetti .

La lingua greca fu parlata dagli antichi Elleni ("Elan VES ) che tennero la Grecia colle sue isole tutte e colle nu merose colonie .

Appartiene alla famiglia degli Indiani , Persiani, Latini, Slavi, Lettoni , Germani e Celti: che par lano lingue affini e derivanti dal ceppo indo - germanico .

Fino dai tempi più remoti il popolo greco si divise in varj rami: ciascuno con proprio dialetto , e i principali ne sono l ' eolico , il dorico , l' ionico . Anticamente cosi nella poesia come nella prosa ogni stirpe usò il proprio dialetto: anzi i principali si usarono nelle tante opere della letteratura nazionale .

1 °. Il dialetto ionico fu parlato dalle stirpi degli Ionii principalmente nell ' Asia minore, nell ' Attica , in molte isole e nelle colonie ioniche . Usato dai poeti, giunse primo tra gli altri ad un alto grado di perfezione e generò tre dialetti che pure strettamente si toccano , cioè :

a ) ionico antico o epico conservatoci dai poemi di Omero , di Esiodo e dei loro successori ;

b ) ionico moderno conosciuto principalmente per le istorie di Erodoto .

Nota . Questi due chiamansi ancora con nome comune dialetto ionico e lo si distingue dall'attico .

c ) attico : nel quale furono scritte le molte opere di poeti e prosatori d'Atene nel suo più bel fiore. I principali autori sono : i tragici Eschilo , Sofocle ed Euripide : il comico Aristofane : gli storici Tucidide e Senofonte :

Cartius , Gramm . grec . 1

(15)

stene ed Eschine . L'importanza d'Atene e l'eccel lenza della letteratura attica ne fecero il dialetto prin cipe fra tutti : cosi che dicendo greco si intende sem pre attico senza più .

Nota . Una distinzione di poco valore è tra l'attico antico dei tra gici e di Tucidide ed il nuovo usato dagli altri . Fra i due sta Platone . I tragici poi hanno delle proprietà loro speciali .

2º . Il dialetto eolico parlato dagli Eolii porticolar mente nell ' Asia minore , in Beozia e Tessaglia. Ne usarono nei loro carmi Alceo nell ' isola di Lesbo e Saffo .

3º. Il dialetto dorico parlato dai Dorj nella Grecia settentrionale , nel Peloponneso , in Creta e nelle tante loro colonie , specialmente in Sicilia e nella bassa Italia . – Ne usò Pindaro e nella poesia bucolica Teocrito . Alcune sue forme grammaticali sono sparse quà e là nei cori tragici .

4º . Caduto il primato Ateniese l'attico rimase la lin gua dei greci più colti. Presto peraltro andò decadendo dalla purità prima e dalla sua eccellenza e dopo il terzo secolo d . C. se ne distingue l'attico comune ( ń nouvn διάλεκτος ) .

Prima che la lingua giungesse a tale decadenza tro viamo il grande filosofo Aristotile. Degli scrittori che vennero più tardi noteremo gli storici Polibio , Plutarco , Arriano , Dione Cassio ; il geografo Strabone : i retori Dio nisio di Alicarnasso e Luciano .

(16)

PARTE PRIMA . Etimologia .

I. Dei suoni e dei segni.

2

a

2d'owers

CAPO PRIMO .

Dei caratteri greci . A. Lettere ,

§ . 1. L'alfabeto greco è il seguente : Majuscole. Minuscole . Nome . Pronuncia .

Alpha a ( breve o lungo )

B Beta b

Gamma

8 Delta

å

E Epsilon e ( breve )

z 3 Zeta

z ( cf. $ . 5. )

H ๆ Eta

ē ( lungo )

g Theta th

I Iota ( vocale ) i ( breve o lungo )

K Kappa k

1 Lambda 1

M u My

N NÝ

Xi Omikron

o ( breve)

Pi p

P Rho

6 S Sigma

T Tau

Ypsilon u (breve o lungo) ( pr. come il francese o lombardo )

9 Phi

X X Chi

ch ( l'aspirazione toscana í

m n CS

IIOSAS6G XRzassotibowa

T S

τ t

ph

del c .) Psi

Omega

ps Ō ( lungo ) .

1 *

(17)

§ . 4 .

§ . 2. Nelle lettere minuscole lo ha due segni: q. in principio e nel mezzo di una parola : s nel fine ; quindi cúv , gelw , roav ed invece nóvos , négas ; questo ultimo può trovarsi al fine della prima parte di una voce composta p . es . roos - éozoudi , dús - patos .

§ . 3. La voce alfabeto ebbe origine dal nome delle due prime lettere .

L'alfabeto dei greci poco varia dal latino e dai più recenti : tutti hanno comune origine dal fenicio .

Quanto alla pronuncia si noti :

Ogni lettera conserva sempre egual suono : ne p . es. l’i come in altre lingue è ora consonante ora vocale ( cf. l'uso dell'j nel latino , italiano , tedesco etc. ) ma sempre vocale.

Unica eccezione fa la lettera y che innanzi a guttu rale ( y, x , X , ) prende suono nasale e quindi nelle trascri zioni in lettere latine vi si sostituisce n : p . es . Téyyw pro nuncia tengo ( = lat . tingo ) ; ovynałð pr. syncalò ; lóxxn pr . lonche con ch aspirato ; póqulyš pr . formincs.

§ . 5. Z §. Abbiamo questo suono nello zeta dolce italiano p . es . cavn pr . zóne ( zona ) .

§ . 6. Ø g ora si pronuncia come F ; ma i Greci pronunciavano di stintamente la labiale e la aspirata : per ciò appunto i Latini non lo tra scrivono masi con F ma con PH e quindi abbiamo philosophia da gikogo φία , Philoctetes da Φιλοκτήτης .

§ . 7 . og ben distinto dal T : bisogna pronunciarlo aggiungendo a quest'ultimo in un suono solo una forte aspirazione .

§ . 8. Quanto ai dittonghi cioè at, el, ol , av , ev , nu , vi valga la regola di pronunciare possibilmente separate le due vocali; ma nei dittonghi con v questo si aviccina al suono dell ' u latino . Non si confondano insieme ai ed el , ev ed ov , ev ed ai oppure εl ; ov poi vale û lungo . L ' iota soscritto in a , m , w si tace ; nelle majuscole anzi chè porlo sotto si usa scriverlo nella stessa linea , A1, Hı, li .

§ . 9 . Se due vocali , che per regola formano un dittongo, devono pronunciarsi disgiunte, si pone sopra la seconda il segno di dieresi ( diaígeois separazione) pr . es . náis pr.

pa - is, äünvos pr . a - ypnos.

§ . 3. D.' La lingua greca usava inoltre anticamente il segno F, che per la sua forma ebbe nome di Digamma ( diyapua : gamma duplice) e per la pronuncia fu detto Faỹ ( Vau ) rendendo il suono del v latino ed italiano ; Foivos ( vino) lat, vinum . Posteriormente non lo adoperarono che gli Eolj ed i Dorj.

(18)

.916 . 5 B. Altri segni che determinano i suoni .

10 . Oltre le lettere già descritte trovasi in greco il segno che si pone sopra la vocale cui spetta . Pronunciasi come h iniziale in tedesco o inglese con una leggiera aspi razione : p . es. pr . hecs ; āræğ hapacs . Chiamasi spirito aspro (πνεύμα δασύ).

§ . 11. Per distinguerle più precisamente , quando in principio di parole si trovi una vocale che non abbia lo spi rito aspro , vi si soprapone lo spirito lene ( itveõua yulóv ) che si indica con ' : ed è segno soltanto di quella emissione di voce necessaria a pronunciare una vocale non preceduta da consonante : p . es . år pr . ec : öyw ago .

$ . 12. Nei dittonghi lo spirito sta sulla seconda vo cale : oúros pr. hutos, εidov pr . eidon . Nelle lettere majuscole quando si voglia segnare , ? , q si prepone lo spirito alla vocale accompagnata dall ' iota p . es . " Aidns pr . Hades , ' lidň Ode ( cf. §. 8 ) .

§ . 13. Une in principio di parola ha sempre lo spirito aspro : parodos , peõua. Ordinariamente quando nel mezzo di una voce s'incontrino due og , il primo ha lo spirito lene , aspro il secondo : Ilígoos, Kalaigóón. Nell ' alfabeto latino le voci greche nel primo caso sono trascritte con rh p . es . rhapsodus, rheuma: nel secondo con rrh , p . es . Pyrrhus, Callirrhoe: peraltro questo spirito non influisce punto sulla pronuncia .

§ . 14. Il segno - sopra una vocale indica che è lunga : che è breve : = che è ancipite , cioè or breve or lunga . Pari regole ha il latino. Questi segni poi non si usano che colle vocali a , i , v : perchè nei suoni o ed e l'alfabeto ci offre due lettere distinte , per le lunghe una , l'altra per le brevi : cioè a, n : 0 , W.

§ . 15. Fra due parole il segno ’ fa le veci della vocale finale o iniziale che fu tolia : onde ha il nome dró otpogos apostrofo ; p . es , παρ ' εκείνο invece di παρά εκείνω presso lui , έπ ' αριστερά invece di έπί αριστερά και sinistra : μη 'γώ per un fyá onde io non .

§ . 16. Questo stesso segno quando trovisi nel mezzo di una parola composta chiamasi coroni ( 20 pavis graffio ), p . es . τούνομα per το όνομα il nome , κάγαθός per και αγαθός e buono . Egli indica aver luogo una crasi ( κράσις mescolanza) o contrazione di due parole: e , come lo spi , rito lene , posa sulla seconda vocale di un dittongo : tæůtó

= tò aúto lo stesso .

(19)

C. Accenti .

§ . 17. I Greci segnano ancora nelle parole l'accento . Lo acuto (óğžia root @ día ) s'indica un una lineetta tras versale da destra a sinistra sopra la vocale ' : p . es . dóyos , TOUTWv, napá , étapos. Si pronuncia la sillaba così segnata con una elevazione di voce.

Se l'accento acuto posa sull'ultima sillaba di una pa rola questa chiamasi ossitona (ošútovov ) : napá , einé, Ba σιλεύς .

Se sulla penultima, parossiton a (na počúrovov ) : λέγω , φαίνω .

Sé finalmente sull'antipenultima , proparossitona προπαροξύτονον ) : λέγεται , είπετε .

$ . 18. Nota . Se la penultima sillaba di un proparossitono è lunga bisogna pronunciare chiaramente così lo accento come la lunga . P. es . βέβηκα pr. bébeca , απόβαινε apobaine .

§ . 19. L'accento grave ' chiamasi Baqεia : original mente egli accenna alle mancanze d ' : rccento in una sillaba : cosi p . es. ånóßalvề avrebbe due gravi sulle due ultime sil labe . Ma lo scriverlo sarebbe superfluo , giacchè possiamo porre per regola che non si accenta mai quella sillaba che manca di ogni segno d'accento : quindi generalmente si tralascia . Siccome poi le parole che non hanno alla fine un accento acuto potrebbero usare il grave, così chiamansi baritone ( βαρύτονα), p . es . λέγω , έτερος.

§ . 20. Questo segno'fa talora le veci dell’acuto, cioè quando si trovi ņel mezzo della proposizione un ossitono:

από ( da ) forma από τούτου ( de questo ) ; βασιλεύς ( re ) forma Baoiłeus Éveto ( divenne re ) : gli ossitoni quindi conser vano l ' acuto soltanto alla fine del periodo o nelle parole a se .

§ . 21. Havvi ancora l'accento circonflesso ( TT & QL Ontwuévn roos @ dia ), detto così dalla sua forma “ .

Il circonflesso è segno di un accento lungo o prolun gato : GŪxov, åvd pôv , tois, kúpe.

Dicesi 'perispomena una parola col circonflesso in fine ( περισπώμενον ) p . eg . αγαθοίς , σκιάς .

Properis pomena (T QOTEOLORÓWevov ) se l'accento è sulla penultima p . es . geŪya , pñte .

§ . 22. Sul modo di scrivere un accento sopra

tongo si seguano le regole degli spiriti ( cf. § . 12 ) gevyal, toūTO . Quando sopra una vocale s’incontrino il circonflesso e lo spirito ad un tempo , quello sta sopra a questo : oúros, un dit

(20)

§ . 25 .

noos. Se allo spirito s'accompagna un acuto , questo sta alla destra : äyɛ, xoxouai, e nelle lettere majuscole ambidue i segni a sinistra della iniziale p . es . " eros, " Iov.

Nota . L ' acuto si pone tra i due punti della dieresi ( § . 9. ) e il circonflesso di sopra p . es . didios , ngaövai .

D. Interpunzioni .

§ . 23. Come i Latini e i popoli moderni anche i Greci usano di distinguere i periodi con punti e con virgole . Il segno di esclamazione si usa raramente. Per interrogare pongono punto e virgola : ti ainas ; che dicesti ? Ai mostri due punti ne sostituiscono uno solo sulla parte superiore della linea p . es . Šowrã đuas ti įmoingata ; io vi domando : che cosa faceste? ÉGTÉpa nv . tóte nageváyyelos. Era sera : venne un messagiero .

CAPO SECONDO .

Dei suoni . A. vocali .

§. 24. La lingua greca ha come la latina cinque vo cali : le quattro prime sono eguali alle latine a e oi. In vece di u ' i Greci usano l ' v .

§ . 25. Le vocali sono lunghe o brevi . Inoltre si di stinguono in forti a e o (a ε o n w ) e dolci v l .

§ . 24. D. I dialetti ci presentano in alcune parole e nelle decli nazioni vocali diverse da quelle ammesse dall'attico .

1 °. L'ionico ( nt. epico e ionico moderno) presceglie la vocale n all?

a degli Attici : att. Jagã'ě ( corazza) ion . Joonš; att. åyopá ( mercato) ion . ayoon ; att . vays (nave, nāvis lat . ) ion . vnūs .

2º . Il dorico invece ama ă lunga : att . dņuos (popolo ) dor . dãuos , att. untne (madre) dor. uátne ( cfr. lat . māter) att. Anvă , dor , e poet.

' Afáva (la Dea Atene) .

3º . L'ionico allunga spesso ε in el , o in ov : śévos ( straniero ) ion . ξείνος : ένεκα (per amore di ) ion . είνεκα , μόνος (solo ) ion . μούνος , όνομα (nome) ion. oύνομα ; talvolta ma di rado o in οι : ήγνοίησε att. ήγνόησε ( άγνοέω non so), α in αι : παραι napá ( presso ).

(21)

§ . 26

$ . 26. Dalla unione di vocali forti con dolci sorgono i dittonghi (dip soyyou suoni duplici) cioè

da a con v il dittongo av

ă ) αι

E V εν

E EL

رو

،

0 V 9 OV

0 1 OL

V inoltre

un nu .

f . 27. Dall'unione di vocali forti e lunghe con i abbiamo i dittonghi improprią nº , nei quali l'iota soscritto non si pronuncia.

§. 28. La lingua greca congiunge ancora v adı for mando il dittongo vi che trovasi soltanto innanzi a vo cale : uvia (mosca ).

§ . 29. Si distingua il suono cupo dell'o ( 0 , m ) , dal medio dell’a e dal chiaro suono dell’e ( ? , n ) . Si distin gua ancora il suono più ottuso dell’ v da quello più chiaro dell' l.

B. Consonanti .

§ . 30. Le consonanti si distinguono primieramente dall ’ organo ( @oyavov istrumento ) cioè da quella parte della bocca che ce ne modifica il suono : e sono

1 ) Gutturali : x 7 x nasale » ( innanzi gutt . § . 4. ) 2) Dentali : do vdeo ( s) .

3 ) Labiali : r B 9 ed u .

$ . 31. Secondo la loro qualità cioè in quanto si possano pronunciare o no senza ajuto di una vocale , le con sonanti possono essere

mute , semivocali .

$ . 32. Sono mute le tre gutturali x x x dentali

labiali π β φ . 9

§ . 26. D. Il dialetto ionico moderno ammise inoltre il dittongo wv che fa sempre le veci del comune dittongo av : twõuce θαύμα ( maraviglia ) , éwutoŮ ểavtoð ( di se stesso ) . Si pronunci come ou .

§. 32. D. Nel dial . ionico le aşpirate perdono spesso l'aspirazione:

δέκομαι = att. dérouai ( ricevo) , aýtis = 'att. aŭdis ( di nuovo) : l'io nico moderno trasporta talora l'aspirazione : uldov = att . Xıtáv ( tonaca ), ένθευτεν att . Évtsūtev (indi ) .

(22)

§ . 34 . 9

τ

Le mute dividonsi in tre gradi , tenui , medie , aspirate .

a ) tenui

b ) medie γδ β

c ) aspirate x 9 .

Nota . Ogni aspirata contiene una tenuc più lo spirito aspro . Quindi

= ovvero kh, y = i ovvero th , 9 π ovvero ph .

§ . 33. Semivocali sono 2 , 0 ; la nasale v ( S. 4 ) , V , U , 6 , ( s ).

Si distinguano a ) le liquide: h , e

6) le nasali: y nasale avanti gutturale v , u c ) la sibilante forte : 6 ( s ) .

$ . 34. Partecipano delle qualità delle mute e delle semivocali le consonanti doppie cioè : & , 4 e & . Infatti &

equivale a us , * a as, & ad un d congiunto ad una leggiera sibilante ( . 5 ) .

Nota . Troviamo il no soltanto nelle voci composte con éx , p . es . ŠxGÓW ( io salvo ).

§ . 34 D. È una proprietà della lingua greca di mancare delle aspirazioni dolci j , v : quantunque il v non le manchi del tutto . Poichè 1º . Più o meno costantemente cominciavano da un digamma ( § . 3 D. ) in Omero le parole che seguono : ãyvvųı (rompo ) , chis ( in quantità ), αλίσκομαι ( sono preso), άναξ (signore) , ανάσσω (impero), ανδάνω ( piac cio ), ápaiós ( delicato ), äotv ( città ), šuo ( primavera) [ver ], ffvos ( popolo ), sixool(venti) (dor . Fixati, lat . viginti ), čixw ( cedo ), aiiw (premo) , exo otos (ciascuno ), fxnti ( in forza di ) , envpós ( suocero), éxov ( di proprio moto ), élnouai (spero ), la radice pronominale į ( fo [ lat. sui ], di sè ) žolna (sembro , rassomiglio), fros ( parola ) , ( einov parlai ) , foyov (opera) , šoya ( chiudo ), žgow (me ne vado ) , łpvw (tiro) , tofns ( veste ), εlua® ( veste, rad . Fas , lat. vestis ), frns ( parente ), vdýs ( caro , dolce ), " Illos ( la città d ' Ilio ) , loos ( eguale) , oixos ( casa ), oivos ( vino ).

Sulla forza del digamma leggi § . 63 D. , 75 D.

20. Anticamente avevano un nel mezzo parecchie altre parole : őis pecora da ofis [ lat. ovis ] , vn - ós della nave da vafos (navis ], gen . di ναυ - ς .

3º . EdEolj e Dorj continuarono a preporlo a parecchie voci : col . Fétos ( anno ), dor. Fidios ( proprio ).

4°. Invece del digamma troviamo spesso in Omero parole che co minciano con ε : εείκοσι (venti), εΐση fem . di ίσος ( eguale) , έεδνον dono nuziale ( i8vov ).

(23)

§ . 35 —

CAPO TERZO .

Combinazioni e cambiamenti dei suoni .

A. Vocali che si incontrano .

§ . 35. Nel mezzo di una parola non tatte le vocali possono tro varsi unite ; più comunemente si seguono le vocali simili , e

1º . le vocali dolci non mutano di regola innanzi ad una forte : copia (sapienza) , λύω ( sciolgo ), Γαύειν ( Sonnecchiare ) , ύει ( piove ) , εύνοια ( benevolenza ).

Nota . Talora innanzi a vocale il dittongo perde il secondo suo ele mento : da βούς bove il genitivo fa βο - ός e non βου- ός ; καίω ( io ardo) fa xá - w ( cf. § . 160 , § . 248 nota ).

2º. Le vocali forti seguite da vocali dolci si mutano nei dittonghi già descritti § . 26 : { ü fa (bene) náïs fa rais (fanciullo ) yévei fa yével (alla schiatta ).

$ . 36. Mal s'accordano insieme vocali simili ( 8.25 ) ; a rimediarvi usasi generalmente la contrazione colle leggi seguenti :

1º. A due vocali egu ali se ne sostituisce una lunga : onde da lãos abbiamo lãs ( pietra ) ; Snow & ndo (zelare ), Xiros Xros ( Chiese, abitante di Chio ) , pikénte punte (ame tis amiate ): qui si tengono simili a ed in , o ed « .

Osservisi peraltro che la lunga di ɛɛ generalmente è ει , e quella di οο ε ου : p . es . ποίεε ποίει (fa ) , πλόος πλούς (navigazione, tragitto ) . Una vocale eguale al primo elemento di un dittongo che la segua , sparisce: nhóov alov ( della navigazione ) oixéel oixɛī ( egli abita ) quién piañ ( amet, ami.)

§ . 35. D. Nell'incontro di due vocali i dialetti non seguono sem pre queste regole .

1º. Nel dialetto epico e nell’ionico moderno la differenza più impor tante dall ' attico è questa che quello non contrae le sillabe (le lascia a perte) : Šü = ευ (bene ), οίομαι οίομαι ( penso , credo ) , πάϊς παίς ( ragazzo ), vóos voớs ( mente) , ion . gidénte gilñte (amiate, ametis ), αέκων = ärwv (malvolentieri).

Invece a alcune volte si contraggono sillabe che generalmente non sono contratte : “ τρός da ιερός (Santo), βώσας da βοήσας ( chi chiamo ) .

2º . Nella nota al $ . 1. parlammo dell ' accorciamento di ov in o , di αυ in α , e di ευ in ε : ora lo spieghiamo facendo osservare che lo passò dapprima in F ( $ . 34 D. 2 ) e poi andò perduto interamente : Bov - ós , Bof - os , Bo - os.

(24)

$ . 39. 11

αο δα εο Οε αοι αου

μη ούν

εου EOL Οει ora

§ . 37. 2º . Vocali disuguali incontrandosidanno un suono misto. Si notino le regole seguenti :

a ) Le vocali di suono chiaro sono vinte da quelle di suono cupo , quindi abbiamo :

τιμάομεν τιμώμεν ( onoriamo ) ηο ω νη - όδυνος νώδυνος ( senza dolore )

αιδόα aidã (pudorem )

δη ω ζηλόητε ζηλώτε ( zelate )

ου γένεος γένους ( della schiatta ) ου ζήλοε ζήλου (zela , imper . )

ω αοιδή ωδή ( canto )

ω τιμάου τιμώ ( sii onorato )

ηου μών (forse non ? )

ου χρυσέου χρυσού ( dell ' aureo ) οι χρυσέοι χρυσοί ( gli aurei ) οι ζηλόεις ζηλοίς (tu zeli ) ου οινόεις οίνος ( vinoso ) .

Nota . Quando l'ɛl di oal sia allungamento di ε si contrae in ov ( cf. S. 42 , 8. 243. )

$ . 38. b ) Nella unione di un A con un E predomina il suono della vocale antecedente p . es .

α άέκων άκων ( malvolentieri )

αη α τιμάητε τιμάτε (onoriate )

α αείδω άδω (io canto )

an α τιμάης τιμάς ( honores , onora )

η κέαρ κηρ ( cuore )

lun ( sei sciolto )

ηαι η λύσαι aún ( tu sisciolto , solvaris).

Nota . Talora da αει , εαι quando si contraggono abbiamo αι non α , ει non η : cosi p. es . αεικής ( inconveniente) forma αικής , αείρω ( io alzo ) forma αίρω : λύεαι oltre λύη anche λύει. Αι 88. 130, 243 (τιμάν da τιμάειν) 244 si trovano alcune altre eccezioni .

§ . 39. Abbiamo ancora la sinizesi ( ovvićnois) che serve a facilitare l'incontro di due vocali : si scrivono le

αε αει εα

εαι η λύεαι

§ . 37. D. 1º. I dialetti ci offrono molte eccezioni a questo prin . cipio : cosi nell' ionico mod . εο , εου non si contraggono in oυ ma in ευ : ποιέομεν , πoιεύμεν (facciamo ) , ποιέoυσι , πoιεύσι (fanno).

20. Nell' ionico do mutasi spesso in εω : Ατρείδαο , Ατρείδεω (di Atride) , έλαος , ίλεως ( grazioso ). Spesso α innanzi a ω passa in ε : Πο

σειδέων Ποσειδάων , att. Ποσειδών (il Dio Poseidone o Nettuno):

3º. Nel dial. dorico notisi la contrazione di co , aw in ā : ''Atpel δαο Ατρείδα , Ποσειδάων Ποσειδάν , θεάων (delle dee) θεάν .

8. 39. D. Frequente e in Omero la sinizesi specialmente dopo ε : Πηληϊάδεω ( del Pelide ) , χρυσέους ( αureis ) , νέα (navem) , 6 πόλιας (le citta ), όγδοος (1’ ottavo ).

(25)

§ . 40 - due vocali , ma la prima si pronunzia cosi colla seguente da formare una sillaba sola : p . es . teós ( Dio ) può valere per un monosillabo .

E

ι τίω

B. Altri cambiamenti di vocali .

$ . 40. Abbiamo ancora il prolungamento delle vocali ; e ve se sono due specie :

10. Prolungamento organico, cioè richiesto dalle regole di inflessione e composizione. Per esso abbiamo il passaggio

di & in regola ad η τιμάω ( onoro ) fut . τιμήσω o sempre ad

w & nków ( io zelo ) fut. & ndoow ๆ TOLÉW ( faccio ) ποιήσω

( onoro ) τίσω

oppure ει rad . λίπ pres . Leltw ( lascio ) talvolte οι rad . λιπ agg . 2ourtós ( rimanente )

ū lúw ( sciolgo ) fut. lúow

oppure ευ rad . φύγ pres . gebyw ( fuggo ) .

$ . 41. Nota . a dopo ĉ , l , e si allunga in ā non in n : p . es .

¿ ów ( lascio ) füt . ścow ; rad . l'a (salvare) lutpós (medico ); rad. opa (ve dere) õpāua (aspetto , vista) . Particolarmente il dialetto attico predilige l'uso di sõ , lã , pă invece di an , in , en .

§ . 42. 2 ° . Prolungamento detto di compenso, quando fa le veci di consonanti già tolte via. Ună anche non preceduto da en la e passa in a lungo : nãç (ogni) da ră -vr -s ; l'e fa pel più el , p . es. εlui ( sono) da šo - ul (§. 315 ) ; o in generale fa ov : Qidoús invece di dido - vt - s ( lat . da - n - s);

1 ' ï sempre i ed ŭ fa v : deixvú - s invece di ' Elxvv - vr - S (mostrante ).

Nota . Per eccezione talora nel prolungamento di compenso

& fa n , o faw ( §. 147) a fa n (§. 270 ).

f . 43. Spesso si scambiano in una radice le tre vocali brevi ma forti: in tal caso si usa considerare come vocale radicale l'ɛ : p . es . TRÉTO ( io volgo ) Érpatov ( volgeva ) tpóros ( volta : modo ) ; così pure

§ . 40. D. Troviamo l' allungamento di v in ov nell'omerico ellň hovta (io giunsi) dalla rad . xlvit( § . 327. 2) .

§ . 41. D. Il dial . ionico si antico che moderno non fugge l' unione delle lettere seguenti en , in , on : itén att. Itéă ( salice ) , inteós (me dico) , πειρήσομαι = att . Telgáooual ( proverò ) .

All'incontro il dial . dor . allunga regolarmente č in ă : tludow Tiunow ( onorerd , $ . 24 D. )

(26)

5. 46. 18 dalla rad . yeves abbiamo yévos nom . (schiatta ) ( cf. lat . generis nom . ge nus) ; φλέγω ( ardo ) φλόξ ( fiamma ).

Alle volte anche η si muta in ω : άρήγω (io ajuto ) αρωγός ( ad jutore).

φθ και γθ 2 )

» χτ κτ

» γτ 25 Φτ 2 )

C. Incontro di consonanti .

§ . 44. Quanto alla loro unione le consonanti sono soggette a li miti e mutamenti maggiori che le vocali . Bene s'accordano assieme le dis simili ( s . 31 , 35) specialmente mute con liquide .

Consonanti che non possono trovarsi congiunte ovviano al difetto o fa cendosi simili l'una all'altra (assimilazione) o dissimili (dissimilazione) . Leggi essenziali peri necessari mutamenti di consonanti sono queste :

$ . 45. 1º. Innanzi a dentali mute ( 9. 30 , 31 ) non possono trovarsi, tra le mute degli altri organi, che quelle di pari grado ( $ . 32 ); quindi κτ , πτ , γδ, βδ, χθ , φθ.

Se nelle varie passioni o nella formazione delle parole la dentale trovi avanti a sè un'altra muta , questa si assi mila nel grado alla seguente : cioè

da κδ e χδ εi fa γδ ; de πδ e φδ si fa βδ

κθ χθ πθ » βθ

βτ πτ cine

da πλεκ - θηναι πλεχθήναι (essere intrecciato ) da πλέκω (in treccio ).

λεγ - θηναι λεχθήναι ( esser detto )

η λεγ-τος λεκτός ( detto) da λέγω ( dico ) ( lectus da leg - tus)

και δεχ- τος δεκτός (ricevuto ) da δέχομαι ( tractus da trah - tus da traho ) και τυπ - θηναι τυφθήναι ( esser battuto ) da τύπτω (batto) 25 γραφ - τος γραπτός (scritto ) da γράφω ( scrivo) και γραφ - δην γράβδην ( in iscritto ).

Eccezione: la prepositione & x (da , ex lat. ) non muta in alcun composto : έκθεσις (esposizione), εκδρομή (sortita).

§ . 46. 20. Mute dentali seguite da mute dentali si mutano , per esser udite , in o ( dissimilazione) : quindi

da ττ, δτ e θτ si fa στ

τθ , δε 99 σθ , e quindi

da ανυτ - τος ανυστός (compiuto) da ανύτω (compio ) άδ- τεον αστέον (canendum est) da άδω ( canto) και πειθ - θηναι πεισθήναι ( esser persuaso ) da πείθω ( per

suado ).

29

(27)

14

2 ) 22

2 )

2 )

§ . 47. Innanzi u una gutturale mutasi in y , una dentale in 6 , una labiale in u : quindi

da διωκ - μος si fa διωγμός ( persecuzione ) διώκω ( per seguo , inseguo )

βε - βρεχ - μαι βέβρεγμαι ( sono stato ammollato ) ( βρέχω irrigo , bagno ) η ιδ - μεν ισμεν (sappiamo ) (οίδα so )

και ήνυτ - μαι ήνυσμαι ( sono compiuto) ( ανύτω compio )

και πε - πειθ - μενος πεπεισμένος ( pereuaso) (πείθω per suado )

κοπ - μος κομμός ( il battere ) ( κόπτω percuoto ) ( summus per sup -mus cf. su - per ) και τε - τριβ - μαι τέτριμμαι ( sono strofinato ) (τρίβω

frego )

γραφ - μα και γράμμα (lettera , carattere ) ( γράφω scrivo ) .

Nota . Talora nella formazione delle parole ( non si confonda colla inflessione) le gutturali e dentali non si mutano davanti ad u : druń ( tilo di spada: fiore della eta) , ρυθμός ( movimento , ritmo ), αριθμός (numero).

La prep . έκ ritiene il suo κ : εκμάσσω ( asciugo le lagtime : formo p . es . in cera ) .

§ . 48. 4 ° . Innanzi alla 6 , consonante forte , y ex mu tansi in κ , β in π ( assimilazione ) e scrivesi invece di κς ξ ,

invece di πς ψ : quindi

da αγ - σω si fa an - 60 che scrivesi aw ( condurrò ) ( äym conduco ) (reg - si fa rexi da reg - o ) δεχ - σομαι δεκ - σομαι che scrivesi δέξομαι ( rice

verò ) (dézouai ricevo ) ( trah - si fa traxi da trah - 6 )

και τριβ -σω τριπ - σω che scrivesi τρίψω ( strefinero (Toißw strofino ) ( scrib - si fa scripsi da scrib - o )

και γραφ - σω γραπ - σω che scrivesi γράψω ( scriverό ) ( γράφω scrivo ).

Nota. Dal § . 34 sappiamo già che sempre % , a con o formano ξε ψ : πλέξω cioè πλεκ - σω da πλέκω ( intreccio) λείψω cioè λειπσω de λείπω ( lascio ) .

§ . 47. D. Spesso nell'ionico le dentali e gutturali non mutano punto avanti μ : ίκ -μενος (favorevole ) rad . ίκ ίκάνω ( vengo ) , ακαχμένος (aguzzato ) rad . άκ ( lat . acuo), αύτμή(spiro ), οδμή (odore ) rad . όδ ( άζω) [od - or ], att. οσμή, ιδμεν (sappiamo) = att . ϊσμεν , κεκορυθμένος (armato ) rad . κορυδ (κορύσσω ) = att . κεκορυσμένος .

§ . 49. D. Omero assimila spesso una muta a o seguiente : toroí

= att . ποσί per ποδ- σι ( ped- ibus).

(28)

5. 50 . 15

§ . 49. 5º . Le dentali mute e v che precedano da sole uno spariscono ; anche v innanzi &: quindi

da ανυτ- σις si fa άνύσις (compimento ) (ανύτω compio ) ήδ- σομαι ήσομαι ( mi rallegrero ) (ήδομαι mi ral

legro) ( lat . laesi di laed - si da lae - do) και κορυθ - σι κορυσι ( agli elmi ) ( κόρυς gen . κορυ

θος elmo)

δαιμον - σι και δαίμοσι ( agli spiriti , demoni ) (δαίμων demone))

και συν - ζυγος » σύζυγος ( aggiogato ) ( συν con ζυγόν giogo ) .

Nota 10. Nelle voci composte non ogni v vien tolto innanzi o e ζ , nella prep . έν per chiarezza si conserva : ένστάζω (instillo), ένζεύγνυμι ( aggiogo). Ilãv ( tutto , ogni) e reáliv (di nuovo) o mantengono o assi milano il loro o al σ seguente : πάνσοφος (sapientissimo ) , παλίσσυτος ( da παλιν- συτος ) che ritorna in dietro. La prep . συν (con ) perde il ν in nanzi ζοσ seguito da cons . σύζυγος (ν . sopra ), σύστημα ( composizione, sistema) ; ma si assimila alla o che segua senza altra consonante : ovocí τιον invece di συν - σιτιον ( pranzo comune).

Nota 2 ° . Qualche volta resta v avanti o nel perf. med . sec . pers . sing . πέ- φαν - σαι apparisti .

N !o ta 3 ° . Talora poi per eccezione a compenso della v scomparsa la vocale si allunga ( § . 42) : principalmente

α ) in alcuni nomin. sing . μέλα - ς ( nero ) per μελαν - ς ,

b ) nella terza pers . plur . dei tempi principali innanzi a t che faccia le veci di σ : λύ -ου - σι ( sciolgono ) per λυ - ον - σι da λυ - ον- τι ( 8. 60) .

5. 50. 60. Ιnnanzi σspariscono anche ντ , νθ , νδ , ma allunga si la vocale precedente ( § . 42 ) :

παντ- σι si fa πά - σι ( a tutti ) dalla rad . παντ nom . πάς τιθεντ - ς τιθεί - ς ( chi pone ) και τιθεντ

γεροντ - σι γέρου - σι ( ai vecchi ) , γεροντ και γέρων δεικνυντ-σι δεικνύ - σι (agli indicatori )

dalla rad , δεικνυντ nom . δεικνύ - ς σπενδ - σω σπεί - σω ( libero ) dalla rad. σπενδ pres .

σπένδω πενθ - σομαι και πεί - σομαι (soffriro )

πάσχω . Nota 1º . Nelle radici in evt degli aggettivi ( nom . Els ) lo vt si tace nel dat . plur . ne la vocale si allunga : p . es . rad . χαριεντ nom . χα ρίεις ( grazioso ) , dat . pl . χαρίε - σι invece di χαριεντ - σι .

I nuovi attici sogliono assimilare o al e seguente : p . es . al mag σέω antico risponde θαρρέω ( ardisco , contdo ) e χερσόνησος fa χειρό νησος ( penisola ).

Nota 2. νθ perde θ soltanto innanzi σ in έλμιν- ς (vernme ) per έλμινθος rad . ελμινθ ; Τίρυν - ς (Tirinto , citta ) per Τιρυνθος rad . Tιρυνθ .

29

πενθ pres ..

25

§ . 50' . D. Gli altri dialetti ritengono l'antico po.

(29)

5. 51 -

2 )

§ . 51. 70. Avanti dentali mute v si conserva : ma passa in v (§. 4 ) avanti gutturale , in u avanti labiale , e si

assimila alla liquida seguente . συντίθημι ( compongo ) non muta συν - καλεω si fa συγκαλέω ( convoco)

συν - χρονος σύγχρονος (contemporaneo )

εν- πειρος έμπειρος ( perito , perimentato ) de εν e πείρα ( prova ) ( anche dal lat . in - peritus ab biamo imperitus )

εν - ψυχος έμψυχος ( animato ) de εν e ψυχή ( anima ) εν- μετρος έμμετρος ( migurato, metrico ) εν e μέτρον

(misura ) ( da in -modicus, immodicus) συν - ρεω ovogéw ( confluo ) oúv e péw ( scorro)

( da con - ruo , corruo )

συν - λεγω συλλέγω ( raccolgo) σύν e λέγω ( scelgo ) ( da con - lego, colligo).

Nota 1. La prep . εν ritiene ν innanzi ρ : ένρυθμος (ritmico ) . Nota 2 ° . v si unisce a q mediante d nel genitivo di åvne , åv δρός ( dell' uomo). Anche μ con e mediante β μεσημ - β - ρία ( mezzodi ) la μεσ - ημ ( ε ) ρία ( μέσος ed ημέρα ) ( cf. S. 61 c . )

ş . 52. 8º. Una tenue se la segua uno spirito a sprog si muta in aspirata ( % , 4 , 9 ) cioè

la επ , (επί ) ed ημέρα ( giorno) εφήμερος ( che dura un giorno ) δέκ ' (δέκα dieci ) ed ημέρα , δεχήμερος ( di dieci giorni ) άντ ( αντί) ed ύπατος ( console) ανθύπατος ( proconsole) .

9º . La tenue finale di una parola , cui segua un ' al tra con spirito aspro , mutasi nell ' aspirata :

ούχ ούτος (non questi ) per ουκ ούτος αφ ' εστίας (dal focolare ) απ' εστίας (από ) καθ ' ημέραν ( di giorno ) κατ ' ημέραν (κατά ) .

Nota . Se alla tenue soggetta ai mutamenti accennati sin quì pre ceda un ' altra tenue , si aspirano Ambedue p . es . ( $ . 45 ) : επτά cd ημέρα formano έφθήμερος (di sette giorni ) , νύκτα ed όλην formano νύχθ ' őanu ( tutta notte ) .

2

$ . 51. D. Nel dial . epico si inserisce ancora più frequentemente B tra με ρ : μέ- μ - β - λα -κα (andai ) rad . μολ per metatesi ( S. 59). In prin cipio di una voce μ seguito da a passa in β : βλώ -σκω ( vado ) pres . dalla rad . μολ , βροτός ( mortale ) invece di μρο - τος rad . μορ ο μρο [ mor ior, mor - tuus sum ] .

8. 52. D. L ' aspirazione va perdata nell' ionico moderno : επήμερος , απίημι (από ed ϊημι) , ούκ ούτως = ούχ ούτως , απ' ού ( da quando ) att . αφ ' ού .

(30)

$ . 54 . 17

§ . 53. 10 ° . Nei seguenti casi la lingua greca rifugge dall' unire immediatamente due sillabe che comincino da aspirata :

a ) Nel raddoppiamento , alla prima aspirata si sosti tuisce la tenue corrispondente :

κε - χώρη - κα per χεχωρηκα ( εono andato ) da χωρέω τί - θη - μι tuonue ( pongo )

πέ- φυ - κα PEQUxa (divenni).

b) Egual legge seguono le due radici verbali te (ti Inui pongo ) e iv ( pvw sacrifico ) negli aoristi passivi:

¿ -ré - inv ( fui posto ) per { -48-9nv ; &-tó - fnv ( fui sacrifi cato ) per -qu - inv (cf. § . 298 ) .

c ) Nell'imperativo dell ' aoristo primo passivo (ſ . 297) all ' incontro le due aspirate passano in tenui : 6a - on - ti ( salvati ! ) invece di goons .

d) Abbiamo ancora , senza poterli sottomettere ad una legge comune, αμπέχω (abbraccio) per αμφεχω , εκεχειρία (armistizio) per έχεχειρια da έχειν ( tenere , rattenere ) e χείρ ( mano ) : e alcune altre parole .

§ . 54. Quando le leggi euforiche (§ . 45) impediscono l'uso dell'aspirata finale, alcune radici che cominciano con t tra sportano l'aspirazione sostituendo a T 9 : ciò accade :

a ) nella radice nominale Toux onde abbiamo un nominativo folę ( capelli ) e spiţi dativo plurale : gli altri casi formansi regolarmente da τριχ ( gen. τριχός , nom . plur . τρίχες) .

b ) Nelcomparativo di taxús ( veloce ) che non è taxiwv ( S. 57) ma si Dowv ( cf. $ . 198 ) .

c ) Nelle seguenti radici verbali :

τρεφ preg . τρέφω (nutro ) fut . θρέψω sostantivo θρέμμα ( bestiame )

ταφ θάπτω ( seppelisco ) fut. θάψω aor . pass . ετάφην sostant. Tágos ( tomba)

TOEX TOÉXW ( corro ) fut. θρέξομαι

τρυφ Fourtw (trito: sminuzzolo ) , gouya S.260.

τυφ τύφω ( affumico )

Nota . Nell' aoristo primo passivo ( § . 296 ) e nell ' infinitivo perf.

medio la aspirata della radice rimane immutata: ma siccome potremmo credere che essa non appartenga alla radice ma sia derivata forse da una tenue mutata in aspirata perchè un ' altra aspirata la segue , così la tenue iniziale si aspira : quindi da teépw avremo égpéganv, tafodotai.

%

και θύψω

Curtius , Gramm . grec . 2

(31)

18

Σ

2 )

D. Altri mutamenti di consonanti e vocali in principio di parola .

§ . 55. La vocale e unita a consonanti trae seco gran numero di mutamenti eufonici ( cf. § . 186 , 198 e g . 250 — 253 ) . Spesso cioè :

1º. Dopo vep l'ɛ si trasporta nella sillaba antecedente , ove forma colla vocale un dittongo :

τείνω da τεν- ιω ( tendo ) rad . τεν μαίνομαι μαν- ιομαι (impazzo ) rad . μαν αμείνων άμεν - ιων ( migliore ) rad . αμεν κείρω και κερ - ιω (rado ) rad . κερ

δότειρα δoτερ - ια ( donatrice ) rad . δοτερ ( δοτήρ donatore ) χείρων και χερ -ιων (peggiore ) rad . χερ .

f . 56. 2º . Si assimila a 1 precedente : μάλλον da μαλιον ( pii) da μάλα ( molto ) άλλομαι αλιομαι (salto) rad . αλ άλλος αλιος (altro )

στέλλω στελιω ( opedisco) rad . στελ .

8. 57. 39. Gutturali , pia di rado anche τ ε θ seguite da ι mu tansi in σσ (attico moderno ττ ) :

ήσσων da ήκιων ( da meno : minore) rad . ήν (sup . ήκιστα punto ) Θρασσα Θρα- κια ( donna di Tracia ) ( masch. Θραξ ) rad . Θρακ

( Γrace ) τάσσω

και ταγιω ( ordino ) rad . ταν

ελάσσων ελαχιων (minore , piu piccolo ) rad . ελαχ (εup . ελάχιστος ) Κρήσσα Κρητια ( donna cretese ) ( masc . Kρής) rad . Κρητ κορύσσω και κορυθιω (armo ) rad . κορυθ ( κόρυς elmetto).

8. 58. 4 °. δ e talora γ accompagnati da ι mutansi in ζ : έζομαι da εδιομαι ( m' assiedo ) rad . έδ ( το έδoς seggia ) κράζω και κραγ- ιω (grido : sclamo ) rad. κραγ (perf . κέκραγα ) .

§ . 59. Altri mutamenti sono questi :

1º . Metatesi o trasposizione , particolarmente con 0 , λ , μ , ν :

θράσος e θάρσος ( coraggio , arditezza)

θρώσκω dalla rad . θορ ( salto ) Aor . sec. εθορον

βέ- βλη - κα βαλ ( ho scagliato ) έβαλον

τε - θνη - κα και tav ( sono morto ) έθανον

τμή- σις τεμ (taglio 8ost . ) pres . τέμνω (io taglio ) . Nota . In questi quattro ultimi casi alla metatesi va sempre oon giunto l'allungamento a compenso .

9 ) 25

29 2 ) 25

5. 59. D. Pit frequente e la metatesi in Omero : καρτερός e κρα τερός (potente ) , κάρτιστος = att. κράτιστος ( il potentissimo ) da κράτος ( potenza ) ; κραδία att . καρδίη ( cuore), τραπ-είομεν ( cf. S. 293 D. ) per ταρπ -είομεν (stiamo allegri ) rad. τερπ (τέρπομαι ): cosi inoltre in έδρα

κον (viddi ) rad . δερκ ( δέρκομαι); έπραθον ( distrussi ) rad . περθ ( πέρ θω) , αταρπός omerico = att . ατραπός ( sentiero), βάρδιστος superl . di

βραδύς (lento).

(32)

5. 62 . 19

$ . 60. 20. Raddolcimento di alcune consonanti : ecco i casi più importanti :

α ) Spessissino di τ in σ : αναισθησία (insensibilita) per αναισθητια da αναίσθητος (insensibile ) ; φασί per φαντί ( dicono). Generalmente poi in tal caso v sparisce e la vo

cale si allunga per compenso ; vedi $ . 49. nota 3 .

6 ) Dello σ iniziale in spirito aspro : ύς (porco ) e σύς : ί - στη- μι per σι - στη - μι (pongo, colloco ) cf. lat. 8i - sto ($. 308 , 327. nota 5. )

§ . 61. Elisione totale : ecco i casi più importanti : si elide

a ) o quando nella inflessione dovesse trovarsi tra due consonanti :

γεγράφθαι per γεγραφ- σθαι (essere scritto ) rad . γραφ pres. γράφω

τέτυφθε τετυφ - σθε ( foste battuti) pres . τύπτω.

b) o spesso quando sia tra due vocali :

λέγεαι , λέγη ($. 38 ) per λεγε- σαι ( sei detto) rad . λεγ pres . λέγω εδείκνυo per έδεικνυ- σο ( eri mostrato) pres. δείκνυμι γένεος per γενεσ - ος ( della schiatta ) rad. γενες ( και . 166 ) .

c ) Sincope e quando si elide una vocale tra due consonanti ( συγκοπή) : p . eg . ε - πτ - όμην per ε - πετ - ο - μην (volai ) rad . πετ ( $ . 326 , 34. Cfr. 5. 51 nota 2 ) .

§ . 62. 4° . Raddoppiamento di una consonante. Raramente si usa , quando però non abbia origine dall'assimilazione di cui abbiamo fatta parolanei paragrafi 47 , 50 , 51, 56. Spesso si raddoppia la liquida ρ : έρριψα per έριψα (scagliai) , άρρηκτος per ά - ρηκτος (infrangibile ).

Volendo raddoppiare una aspirata le si premette la tenue corrispondente : Βάκχος, Σαπφώ , 'Ατθίς .

29 TUTT

§ . 60. D. I Dori, più di rado gli Attici antichi, ritengono t : dor . φαντί φασί( ν ) ( dicono ),. att . antico τήμερον σήμερον (oggi ) .

§ . 61. D. Omero fa uso assai spesso della sincope : Tínte τίποτε (che poi ?) , εκέκλετο έ - κε - κελετο (chiamo ) rad . κελ .

§ . 62. D. In Omero facilmente si raddoppiano le consonanti , meno frequentemente le mute : οππως όπως ( come) , οπποίος = att . οποίος (quale ) , όττι = att . ότι (che ) , spesso le sonore : ελλαβε = att . έλαβε (prese ), φιλομμειδής - att. φιλομειδής (amante del rigo ) , εύννητος - εύ - νητος ( bene tessuto ) , όσσον att. όσον ( quanto ) , νέκυσσι att . νέκυσι (ai cadaveri) , όπίσσω οπίσω ( indietro) . All'incontro egli lascia alle volte un semplice dove gliattici ne pongono due : orý poos ( che scorre veloce ) ακύρδοος . Talora abbiamo la stessa pa rola con consonante semplice o con doppia : 'Αχιλεύς ed 'Αχιλλεύς , Οδ » σεύς ο Οδυσσεύς .

2 *

(33)

§ . 63

E. Mutamenti in fine di parola.

$ . 63. Abbiamo iato quando ad una parola che fini sce in vocale tenga dietro una vocale iniziale , sia con spirito lene sia con aspro . Spesso i Greci mantengono in prosa l'iato :: ma generalmente , e più se la parola prece dente sia breve e poco importante in sè, lo fuggono usando di tre mezzi : ( a ) Elisione (levando la vocale finale ), ( b ) Crasi

( combinando le due vocali ) , ( c ) Sinizesi .

$ . 64. 1º . Usasi la Elisione soltanto se la vocale è breve , eccetto v : comunemente nelle preposizioni, congiun zioni ed avverbj bissillabi :, ( segno della elisione è sempre l'apostrofo § . 15 ) p . es . Én ' aútgõ ( su lui ) per éri avrai, oùd ' ¿dóvato ( nè poteva ), đak ? tev ( ma venne). Più di rado adoperasi nei nomi e verbi : οι πάντ ' ειςαγγέλλοντες per : οι πάντα είχαγγέλλοντες quelli che tutto annunziano.

Nota 1 ° . Le preposizioni nepí ( intorno) , axol e uéxel ( fino ) e la congiunzione őti non soffrono elisione.

Nota 2º . Abbiamo talora elisione anche nelle voci composte , ma

§ . 63. D. Il dial . Omerico non fugge l’iato in alcuni casi di cui citeremo i principali :

1º . Nelle voci digammate l'iato non è che apparente ( § . 34. D. ) : κατα οίκον cioè κατα Foικoν ( a casa) .

2º . Si usa nelle parole che escono in vocale dolce che non am metta elisione ( § . 64 D.): nald őtta ogev ( diede al figlio ).

3º. L'iato viene raddolcito dalle interpunzioni e dalla cesura dopo la prima breve del terzo piede d'un verso : καθησο , εμώ δ ' επιπείθεο μύθω ( siedi , ed obbedisei alla mia parola): τών οι έξ εγένοντο ενί με yápoiou ( gliene nacquero sei nelle aule ) .

4 '. Una vocale lunga o dittongo dinnanzi al dittongo della parola seguente divengono brevi nella tesi e ne nasce un iato improprio , o debole : Ατρειδαί τε και άλλοι εύκνήμιδες Αχαιοί ( ο Atridi e voi altri Achei dai beschinieri )

$ . 64. D. 1º . L'elisione è di gran lunga più frequente in poesia che in prosa . I poeti elidono anche i dittonghi at , oi in uai , gal , tal , ed in Peraltro ben di rado si elide l'1 nel dat . sing . ( cfr. § . 63 D. 2) .

2º . L'apocope (åroxonń cioè l'elisione di una vocale breve in . nanzi a parola che cominci da consonante ) è in uso solo presso i poeti.

Omero la adopera spesso nelle prep . ανά , κατά , παρά e nella cong. άρα : con anó , úgó . Ha luogo tanto nel mezzo di una parola che tra due parole che si seguano immediatamente. Av ( a ) fa subire al suo v le mutazioni prescritte dal $. 51 : κατά , από ed υπό assimilano τοπ 1:lla consonante seguente : ανδύεται αναδύεται (emerge), καπ πεδίον κατα πεδίον ( pel piano) , κάλλιπε κατέλιπε ( abbandon) , πάρθετο παρέθετο ( presento), αππέμψει = αποπέμψει (rimandera ), κατθανείν

= natatavkiv (morire ) . o tai , UOL , TOL .

raramente

(34)

§ . 67 . 21 in dal caso non si adopera l' apostrofo: { - égzouai daļal- éexoual ( sopra vengo) ; invece ( cf. nota 1 °) Teplégxouai ( giro) .

Nota 3 ° . Quanto ai mutamenti di consonanti (éq ' i'rtw ) , vedi il § . 52 .

§. 65. 2º. La Crasi segue le leggi che valgono nella contrazione ( § . 36 — 39). Usasi generalmente dopo l'articolo , il pronome rel. (specialmente o quod ã quae ) la preposizione apó ( per, innanzi, pro lat . ) e la congiunzione sai (e). Necessaria mente ogni sillaba derivata da crasi è lunga . Suo segno è la Coroni ( . 16 ) : távadó (i beni ) da tà åyadé , toővoua ( il

nome) da το όνομα , ταυτό ( lo stesso ) da το αυτό .

Nota 1 ° . Lo spirito aspro dell'articolo o del pron . rel . si man tiene sulla vocale benchè abbia luogo una crasi : ed allora la coroni non si scrive : ανήρ ( l ' uomo ) per ο ανήρ ; nella voce θοιμάτιον da το ιμάτιον ( l ' abito ) lo spirito aspro scomparendo mutò il t nell' aspiratat ( 9. 52) ; cosi pure in détepov l'altro (alterum) , derivato irregolarmente da tÒ ÉTepov.

Nota 2 ° . Se l'ultima delle lettere contratte è jota , si soscrive : quindi nota danai eita ( e poi) : ma invece da rai šv ( ed in ) , dove i è nel mezzo, abbiamo råv .

Vedi il § . 89 sulle regole dell'accento nella crasi .

§ . 66. La Sinizesi ( cf. g . 39 ) ha luogo quando delle due parole che si incontrano la prima esca in vocale lunga ; particolarmente poi colle congiunzioni štɛí ( allorchè , poichė) ñ (oppure ), n ( che ! forse ! num ? ) , un ( non ) e con éya ( io :) Éne oú ( poichè non ... ) , un ärlou ( onde altri non .... ), šyo oủ ( io non ) . Questo fatto grammaticale non può osser varsi chiaramente che nel verso ove le due sillabe ne for mano una soltanto .

§ . 67. Ogni parola greca esce in consonante sonora : v , o ed s ( 5 , 4 ) . Poche sono le eccezioni : la ne gasione oux ( che innanzi a consonante è où ) ed & x ( da ) la quale si unisce si strettamente alla parola seguente che quasi a dire il x si trova nel mezzo.

Se la parola dovesse uscire in altra consonante diffe rente dalle tre accennate , di regola si elide :

§ . 65. D. Rarissima è la crasi in Omero : ma molto frequente presso i poeti attici : abbiamo p : es . oŮš = o ế , xódúpetai και οδύ - ρεται (e si lamenta ), ηπίνοια = η επίνοια (la meditazione ), ώναξ = ώ άναξ (o Signore), zwróGOL xal ótóool. Spesso le voci che cominciano da vocale breve , precedute da una parola in dittongo o vocale lunga , non si scriyono unite , ma adoperano l' apostrofo come segno della vocale perduta : un ' yo = un éyó (onde io non ), non ' Eégmetal ήδη εξέρχεται ( gia esce ).

(35)

8. 68

τέρας και

μέλι ( mele) per μελιτ ( gen . μέλιτ -ος ) ,

( ) . )} cf. g . 147, 226 .

ήσαν ( erano) noavt ( cf. lat . erant ).

In tal caso le dentali mute passano generalmente in s : πρός per προτ da προτί (verso , Omero )

δός dog door ( da, imper .)

Tepat (miracolo, prodigio ) gen . tépat -os.

§. 68. Alcune parole e certe forme gramaticali rice vono in fine un v mobile ( v Ég £Axvotixóv ). Questo » ponsi quando lo segue una vocale iniziale oppure innanzi ai segni di interpunzione maggiori : con questo mezzo si evita l ' iato . I poeti ne usano anche avanti consonanti , spe cialmente al fine dei versi per renderli più armoniosi .

Ecco le parole che ne usano :

1º. I dativi plur . in ou (ov) rão1v šdwxa ( diedi a tutti ) , ed invece tãou doxei oőrms cival ( pare a tutti es sere cosi ) .

2º. Le determinazioni locali in ou che assomigliano ai dativi , ' Aonvnou ºv ( era in Atene), invece 'Aoninoi tode ÉYÉVETO ( ciò avvenne in Atene) .

30. Le voci eľx061 ( v ) ( venti ) , répuol ( v ) ( l'anno decorso ) e παντάπασι ( ν) (interamente ) : είκοσιν άνδρες ( venti uomini ) ed invece είκοσι γυναίκες ( venti donne) .

4º. La terza pers. sing. in e (v ): ČOWO ev avrovs ( li salvò) , ed invece Xowbe toùS 'Aonvalovs (salvò gli Ateniesi ):

5º. La terza pers . sing . e plur . in 61(v ) héyovow Eů ( dicono bene) , e invece léyovol toūto ( diconociò ), deixvū σιν εκείσε ( mostra cola ) , invece poi δείκνυσι τον άνδρα ( mostra l'uomo ) .

§ . 69. Nota 1 °. Così pure où ( non ) prende, innanzi ad una vo cale soltanto, un « che seguito da spirito aspro ( s . 52) mutasi in ού onol ( non dice), oún æúrós (non egli stesso) , oủx oőtws ( non così ).

Nota 2º. La prep . £ x ( da) fa avanti vocale ( lat. ex ), šx tñs.

rólews (dalla città ), E & xporólews ( dal castello od Acropoli ), budeyo ( dico), łębleyov (diceva , confessava ).

Nota 30. L'avverbio di oúros (questi) è oőtws, il quale avanti consonante perde ς : ούτως απέβη (cosi parti) ed invece ούτω δεινός ( così terribile ).

x :

§ . 68. D. Aggiungansi alle parole che escono in v mobile anche gli avverbj di luogo in E ( v) presso Omero : övevite( v ) (da lontano ), TOQOLTE (v) (da dinnanzi , dapprima ), le particelle xe(v) e vu (a) (ora) e le voci in qu (v) citate nel $ . 140 D.

L ' ionico moderno , che non schiva l'incontro di più vocali, tace il v , e non muta il « di oớx innanzi a spiritoaspro (§ . 52 D).

(36)

8. 74. 23 Nota 40. Mobile è anche la consonante finale di uéxgi( s ) , axel ( s ) ( infino ) e di rollóns (spesso).

CAPO QUARTO .

Divisione delle sillabe . Quantità . A. Divisione delle sillabe.

$. 70. Le sillabe ( ovidaßń letteralmente comprensione) divi donsi colle regole seguenti :

Ogni vocale che ne precede un ' altra senza formare nè dittongo nè sinizesi ( § . 39 ) vale per una sillaba a sè : l-atpós (medico ) tri sillabo .

§. 71. Una consonante tradue vocali appartiene alla seconda sil . laba : 8 -xel ( ha) , où- tos ( questi), i - xa -vós (abile).

Se sono più , generalmente appartengono alla vocale seguente: a -itlovs (semplice ), e - -ore -pós ( sinistro ), Ž-oxov ( ritenni), d - uvós (agnello ), &

após ( nemico ) ; sotto questa regola cadono ancora le consonanti doppie : 7-40 -uai ( vedro ), gé - w (faccio ) .

§ . 72. Eccezioni. 1 °. Le liquide e le nasali si uniscono alla vocale precedente: ão -uc (carro ) , édel - gós (fratello ) . ray -záčo ( rido ), šv -dov (entro) , õu - 900 (ambidue). Solamente uv seguono la sillabil se guente : no - uva (soffro ). 2 ' . Di due consonanti eguali ogni sillaba ne ha i'r -nos (cavallo ), Bán -aw ( scaglio ), lúé -cos (Pirro ). Segue questo principio anche una aspirata preceduta dalla tenue del suo ordine : 'Ai- sis, Βάκχος , Σαπφώ .

§ . 73. In una voce composta si dividono le singole parti che la formano : ovv - éxw ( contengo ), ég - áyw (caccio via) .

una :

B. Quantità .

§ . 74. Quanto alla distinzione delle sillabe in lunghe e brevi il Greco ed il Latino mantengono in generale i medesimi principj : peraltro noteremo una eccezione importantissima : che in greco non è sempre breve la vocale che precede un altra : twń ( pena) , kā - os ( popolo ), Béltiov ( meglio ) . Inoltre non valgono le regole speciali del Latino quanto alle sillabe finali.

§ . 74. D. Assai di rado abbreviansi nel mezzo di una parola i dittonghi e le vocali di natura lunghe quando le segua una vocale breve.

Omero dice oios ( oo ) , Bébanai ( breve) .

(37)

$ . 75. Una sillaba è lunga per natura quando contiene od una vocale lunga od un dittongo : ' vuzīs ( voi ) , xpiva ( giudico ) , ' oda ( canto ). La scrittura giova in al cune lettere a distinguere la quantità : come p. es. in dó uos ( fabbrica , casa ) , dwuo ( casa ); talvolta anche l'accento ( § . 83 , 84 ) . Solo l'uso ed il dizionario possono darci no zioni più particolari ed esatte .

Nota . Già si sottointende che ogni sillaba contratta deve essere lunga : ' ánov ( a mala voglia) – céxov , ‘ īgós = ' Tepós (sacro ).

§ . 76. Una sillaba è lunga per posizione quando alla vocale seguano più consonanti od una consonante dop pia : possiamo avere tre casi :

a ) che queste consonanti trovinsi nel mezzo della pa rola : zcqua ( gioja - » ), égis ( abito-- ) , Kártag ( -- ) ;

b ) che l' una sia finale, l ' altra iniziale della parola che segue immediatamente : θεός δε ( Dio poi o - ) , εν τούτω {frattanto, in ciò --- ) ;

c) che trovinsi in principio della voce seguente ambi due ed allunghino la vocale che le precede : rà xt ^ uata ( i beni --00 ) , ó cav ( il vivente --).

Nota . Una vocale già lunga per natura e che sia seguita da più consonanti deve pronunciarsi in maniera che l'orecchio se ne accorga , distinguendo p . es . l'a di tpárow da quella di tăoow quantunque ambi due formino uno spondeo : cosi pure l' a di μάλλον da quello di κάλλος , che pur ci danno un trocheo .

$ . 77. Una vocale breve innanzi ad una muta seguita da 1 , P , v , u può rimanere tale o allungarsi a voglia del poeta : Téxvovº( figlio zo ) , tuglós ( cieco wo ) , ti doas ; ( che fai ? - ).

§ . 75. D. 1º . La quantità delle vocali ancipiti d , 1, v è dubbia in molte parole , specialmente presso Omero p . es . in loạev ( eamus ), ' Apes

" AQES ( -UUD ).

2º . Una sillaba che esca in vocale lunga o dittongo spesso , innanzi a vocale, si abbrevia : oirol šrav ( -00w ), ñuévn Xv ( -vou ). Cfr. § . 63 D. 4. Ma le parole che cominciavano già con digamma lasciano lunga la vocale che le precede: nordɛi te otißwv nai žiuaouv ( -0 0 ---00 ) ( splendente per bellezza e per vesti ) .

$ . 77. D. In Omero una muta accompagnata da d , e , v , u fa quasi sempre posizione : Téxvov ti ndalels ( fanciullo, che piangi ? ( -- ) . Űrvos navdauátwe ( il sonno che tutto doma) ( --- 00- ) . Le liquide 2 , u , v, e , anche semplici , hanno forza in capo di alcune parole di al lungare la breve finale della voce precedente : valós te uɛyáłos te ( bello e grande) (--- 00-). Pari valore ha il d nella rad. del ( deioai te mere) e nell ' avverbio dińv (a lungo ).

(38)

$ . 83 . 25

$ . 78. Peraltro deve allungarsi necessariamente : a ) se la muta chiuda una parola , mentre la liquida o la nasale si trovi in capo alla voce seguente : $ x vnov ( dalle navi --- ) , di più nei composti quando la muta appartenga al primo elemento : p . es . & x - léya ( dichiaro , dico - , - ).

b ) se una muta media (B , 7, 8 ) preceda 2 , M , v : Bi Blos ( libro -o ), táyua (ordine -- ), šxudva ( vipera o - o ) .

CAPO QUINTO .

Accento . Ecco le regole generali :

§ . 79. 1º . Una parola non ha e non può avere che un a appoggiatura di voce principale la quale chia masi assolutamente accento : Tolvapayuosúvn (abbondanza di occupazioni), anapaoxeúdotos (impreparato). Nei g . 17 , 19, 21 trovansi i varj nomi che assumono le parole secondo la posizione dell'accento.

§ . 80. 2º. Vi sono due modi di accento : acuto (oßzia ) e circonflesso ( TTEDLOnWuévn ). Cf. § . 17 , 21 .

§ . 81. L'acuto può porsi cosi sopra sillabe lunghe come sopra le brevi : il circonflesso soltanto sulle lunghe per natura: λέγω (dico) , λήγω (cesso) , καλός ( bello) , αληθής ( vero ) , άνθρωπος ( uomo) , κείμενος ( gia cente ) , xeitai (giace), gaua ( corpo ) , et ( bene ) .

§ . 82. 4 ° . L'acuto sta sopra una delle tre ul time sillabe : sulla terzultima solo quando l'ultima sia breve : ä noixos ( abitatore di una colonia ) nel gen . non fa äntoixov : časyov ( diceva ) non fa fleynv ( fui detto ).

8. 83. Il circonflesso sta solo sopra una delle due ultime sillabe ; nella penultima quando la se guente sia breve : GŪxov ( fico) , non però oŰxov (gen . ), σώμα non σώματος ( del corpo) : πράξις(azione ) non πράξεις ( nom . plur . )

Nota 1 ° . Il circonflesso può trovarsi sulla penultima quando l' altima sia lunga per posizione soltanto : aúl = 'š (solco) , gen . aüīăxos:

osservisi poi che la regola generale torna in vigore quando l'ultima sia lunga per posizione e per natura ad un tempo : Japãć ( corazza ) , gen .

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