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Biblioteca digitale sella Società Ligure di Storia Patria

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(1)

ATTI

DELLA

S O C I E T À L I G U R E

DI

STORIA PATRIA

VOLUME L

GENOVA

N E L L A SED E D E L L A SOCIETÀ LIGURE D I STO RIA P A T R IA PALAZZO ROSSO

M CM XX II

(2)
(3)

ATTI

D ELL A

S O C I E T À L I G U R E

D I

STORIA PATRIA

(4)
(5)

ATTI

DELLA

S O C I E T À L I G U R E

1)1

STORIA PATRIA

VOLUME L

GENOVA

NELLA SEDE DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA P A T R IA PALAZZO BOSSO

(6)

Ci a sc un a u t o r e d e g l i s c r i t t i p u b b l i c a t i n e g l i Atti della Società Ligure di Storia Patria è u n i c o g a r a n t e d e l l e p r o d u z i o n i e o p i n i o n i e s p o s t e i n e ss i s c r i t t i .

Pr o p r i e t à Le t t e r a r i a

della Società Ligure di Storia P a tria GENOVA

S cuola Tipografica I). Bosco — Sa n Pi e r d’Ar e n a

(7)

AVVERTENZA

L ’Assemblea ordinaria della Società Ligure di Storia P atria nella sua seduta del 9 gennaio 1921, considerando l'insufficienza delle entrate sociali in con­

fronto con gli smisurati e non mai p iù uditi prezzi raggiunti da tutte le cose necessarie alla vita così materiale come intellettuale, e specialmente con gli a ttuali prezzi di stampa — insufficienza che menoma e rallenta l’opera della stessa Società riducendone notevolmente la pubblicazione degli A tti — deliberava di rivolgersi alla generosità dei principali E nti pubblici non che delle Banche e di tutte le grandi Società m arittime, commerciali e industriali della L ig u ria , perchè volessero concedere un sussidio pecuniario in favore di detta pubblicazione. In osservanza della quale deliberazione la Presidenza della Società inviava ai D irigenti delle su accennate Istituzioni la lettera seguente.

Ill.mo Signore,

La Società Ligure di Storia Patria, sortee nel 1857 principalm ente p e r iniziativa di I incenzo Ricci e pervenuta ad occupare un posto cospicuo nel campo degli studj per opera di una falange di storici valorosi fr a i quali son da ricor­

dare a titolo d onore Luigi Tomaso Belgrano, Cornelio Desimoni e Marcello Staglieno, risente aneli essa duramente gli effetti della crisi economica che im p er­

versa da alcuni anni in conseguenza della guerra mondiale. B a sti dire che. le spese richieste dalla pubblicazione dei suoi A tti sono cresciute nel rapporto da 1 a 10 e tendono ancora ad aggravarsi. Quantunque la Società abbia procurato di rista ­ bilire il suo bilancio coll’aumento della quota annua sociale e col ridurre la p r o ­ im a attività, e sebbene il numero dei soci attesti come non le m anchi ed a nzi si sia fatta p iù viva in suo favore la solidarietà degli studiosi, non è m en vero che essa teme di non poter più assolvere colla stessa efficacia il proprio compito.

Perciò è venuta, in virtù di deliberazione dell’Assemblea generale ordinaria del 9 gennaio 1921, nel divisamente di sollecitare un concorso pecuniario, sia p u r modesto, non solo dagli E nti morali pubblici, ma anche dagli Istitu ti che hanno intenti preci­

puamente finanziari e industriali. E ciò perchè l’opera sua può essere anche apprez­

zata da coloro, i quali, p u r non occupandosi di discipline storiche, le considerano

(8)

come fa tto r i d i civiltà, e intendono reagire contro la tendenza di coloro cui sta a cuoi e di prom uovere e fa vo rire esclusivamente il lavoro materiale.

Lolla sp era n za che VAzienda così nobilmente diretta dalla S. V. voglia prendere in considerazione il presente appello, chi scrive fin d ’ora ne la ringrazia

vivam ente.

Il Presidente

Ar t u r o Is s e l

I l S eg retario

Fr a n c e s c o Po g g i

Risposero favorevolm ente all’invito della Società gli infrascritti Istitu ti, dei quali si f a qu i m enzione onorevole p er additarli alla gratitudine dei soci e di tutti coloì o che tengono in pregio gli s tu d j, non che ad esempio ed incitamento per alti e consim ili elargizioni; ed ai quali la stessa Società rinnova pubblicamente i più veraci rin g ra zia m en ti.

N ell'anno 1921

L a Ca s s a Ge n e r a l e ... l qqq

» C a s s a d i R i s p a r m i o d i G e n o v a ... » » 500

» S o c i e t à I t a l i a n a d i s e r v i z i m a r i t t i m i ... » » 100

» Ca m e r a d i c o m m e r c io e in d u s t r ia d i Gen o v a ... » » 5 0 0

» Ba n c a d’It a l i a ... » ; 5 0 0

N ell’anno 1922

L a Na v i g a z i o n e Ge n e r a l e It a l i a n a ... c o n L . 5 0 0

» Ca m e r a d i c o m m e r c io e i n d u s t r i a d i Gen o v a ... » » 5 0 0

» C a s s a d i R i s p a r m i o d i G e n o v a ... » » 500

I l Co n s o r z io Au t o n o m o d e l Po rto d i Gen o v a ... » »> 5 0 0 L a B a n c a d’It a l i a ... * » 400 Il Mi n i s t e r o d e l l a Pu b b l i c a Is t r u z i o n e, oltre il consueto assegno annuo, con­

ced ette a lla Società un sussidio straordinario di L. 3000 nell’anno 1921 ed un sussid io straordinario di L. 5000 nell’anno 1922; e la Pr o v i n c i a d i Ge n o v a elevò u ltim am ente l’ordinario contributo annuo da L. 1000 a L. 2000.

(9)

LETTERE

DI

CARLO O T T O N E

PROCONSOLE GENOVESE IN LONDRA

AL

GOVERNO DELLA REPUBBLICA DI GENOVA

NEGLI ANNI 1072, «73, 16T4

PUBBLICATE ED ILLUSTRATE

DAL SOCIO

FRANCESCO POGGI

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(11)

LA TERZA GUERRA ANGLO- OLANDESE

Nel volume XLY di questi A tti ho dato le prim e 118 le tte re scritte da Londra al Governo della Repubblica di Genova da Carlo O ttone, ra p p re se n ta n te di esso Governo presso la Corte di Carlo II d’Inghilterra, in q u a lità di procon­

sole. L’Ottone giungeva a Londra il sabato 24 maggio 1670, secondo il c a le n d a ­ rio gregoriano, ovvero il 14 maggio 1670 conforme il calendario g iu lian o an co ra vigente allora in Inghilterra, il giorno stesso in cui il re se ne a llo n ta n a v a p er avviarsi a Dover ad incontrarvi la sorella Enrichetta, duchessa d’O rléan s: g e n ­ tile ambasciatrice di Luigi XIAr e calda non che fo rtu n ata p ro p iziatrice d ella costui politica presso Carlo II; e dal 26-16 successivo in poi scrisse tu tte le settim ane una o più lettere, perfino sei lettere in una s e ttim a n a , ai S e re n is­

simi Signori della Repubblica, dando loro notizia, talv o lta m in u ta , dei p iù no- te \o li avvenim enti del giorno, oltreché delle voci della Corte e degli um o ri e rum ori del Parlam ento e del popolo della Gran B retagna. La m a te ria t r a t ­ tata in queste lettere è principalmente politica, ma vi h an n o p a rte im p o rta n te le questioni ìeligiose, che formavano in quel tempo e presso q u ella nazione il substiato di una moltitudine di dibattiti e di deliberati p o litici; vi si d anno inoltre ragguagli di cose m ilitari, m arittim e, economiche e co m m erciali, nè vi h a penuria di notizie varie e speciali, che si direbbero ora di cro n aca locale (L).

(1) Noli indicazione delle date io mi atterrò ordinariam ente al calendario gregoriano; ma in parecchi casi, sull'esempio di quanto fa costantemente l'Ottone nelle su e lettere, segnerò la data gregoriana insieme con la data giuliana. In tali casi il primo term ine del b inom io della doppia data si riferirà sempre al calendario gregoriano ed il secondo al calendario g iu lia n o . Ogni volta ch e la data sarà espressa con un termine solo, s intenderà che questa apparterrà al calendario g re g o ­ riano, salvo che 11011 sia detto esplicitamente il contrario.

(12)

xii

N ella Introduzione al volum e su d d etto ho dato som m aria contezza delle lettere nello stesso p ubblicate, le qu ali vanno dal 26-16 maggio 1670 al 4 g en ­ naio 1672, o ssia 25 dicem bre 1671, passando rapidam ente in rassegna le p rin ­ cipali q u estio n i che fornirono argom ento alla corrispondenza dell’O ttone fra quei lìm iti di tem po. A ltre tta n to farò, m a solam ente in parte, per le lettere co n ten u te nel p resen te volum e, le qu ali abbracciano un periodo di tem po assai p iù lato di quello com preso dalle le tte re precedenti, e pigliando inizio dal p u n to in cui q u este finiscono, cioè d alla prim a settim an a del 1672, procedono sino al te rm in e del 1674, per tre a n n i pieni di m om entosi av v en im en ti nella sto ria d ’In g h ilte rra e d ’Europa.

L’argom ento p rin cip ale in to rn o a cui si svolge codesto trien n io di cor­

risp o n d en za è quello della g u erra d e ll'In g h ilte rra e della Francia insiem e a lle a ­ te contro 1 O landa, degli an teced en ti, dei procedim enti e degli a sp e tti diplo­

m atici dell a sp ra contesa, della p rep arazio n e navale della stessa e delle sue rip ercu ssio n i n ella p o litica in te rn a , specialm ente p arlam en tare, del regno b ri­

tannico. Io re strin g erò ap p u n to il m io studio a cosiffatto argom ento, tralasciando di proposito tu tto q u a n to 1 O ttone riferisce intorno a m olti altri argom enti da quello in d ip en d en ti; e nel m io resoconto m i a tterrò stre tta m en te allo scritto di lui, servendom i spesso delle sue stesse parole. Talora farò uso altresì, m a so lta n ­ to p er un tra tto del prim o periodo della guerra, delle lettere, ancora inedite, in d irizz a te ai reggitori della R epubblica genovese da Stefano d’A ndrea, console in A m sterd am per essa R epubblica (1).

La guerra, p er risp e tto a lla G ran B retagna, era il risu lta to del segreto tr a tta to concluso a D over il 22 m aggio 1670 (vecchio stile) fra Luigi X IV ' e Carlo II, recan te com e p rim a conseguenza la ro ttu ra della triplice allean za che u n iv a l’In g h ilte rra , l’O landa e la Svezia a difesa d e ll’equilibrio europeo e per la conservazione delle F ian d re a lla Spagna, contro le am bizioni del m onarca francese (2). N ella Introduzione al voi. XLA’ ho discorso con sufficiente la r­

ghezza d ella triplico lega, delle a rti e dei m aneggi m essi in opera da Luigi X IV

(1) G li orig in a li delle lettere di Stefan o <Γ A ndrea appartengono, come quelli delle lettere del- 1 O ttone, all A rch ivio di S ta to in Genova; e si trovan o so tto l'indicazione di Lettere Consoli, Olanda, n. g . 2657. N o n m i ven n e fa tto di trascrivern e se non che una piccola parte, di cui m i servirò nel testo e n elle n ote di questo proemio per ch iarire o confortare od estendere quanto dice FOttone. Il D A nd rea è ricco di n o tizie ed abbonda di particolari nella narrazione d egli avvenim enti: ma scri- ' e assa* scorrettam en te e fa largo uso di parole e di locuzioni spagnole. I brani che riporterò da lui ai lu o g h i opportuni saranno da m e recati in ortografia moderna, e talora con leggere m odifi­

cazion i d i form a per renderne più facile la lettura.

(2) Il tr a tta to di D over venne firm ato da A rlin g to n , A rundel, Cliiford e B ellings per parte di Carlo II, e da Colbert, am basciatore francese a Londra, per parte di L uigi X IV . L ’originale di esso tro v a v a si ancora verso il 1820 in possesso di lord Clifford di Chudleigh, discendente del fir­

m atario Sir Tom aso: e fu per la prim a v olta pubblicato, dietro concessione dello etesso lord, dal

(13)

XII [

per staccare da ossa il cugino Carlo Π, e dei motivi che spinsero questo ad accogliere le offerte e le proposte del Re di Francia. Il brusco cam b iam en to di rotta di Carlo II era contrario così alle vedute della m aggioranza del P a r ­ lamento, come al sentimento generale del popolo inglese: donde i procedim enti coperti di lui per preparare l’opinione pubblica alla nuova politica, e la seg re­

tezza che avvolgeva il patto di Dover. Ho accennato in d e tta Introduzione come, nonostante ciò, trapelasse in pubblico qualche cosa di q u an to si an d av a a p ­

dottor Lingard nella sua Stori,a d'Inghilterra. Credo opportuno di riportarne qui so tto le p rin cip ali disposizioni, le quali sono:

1.° Che il re d Inghilterra farebbe pubblicamente professione della fede catto lica , al m om ento in cui reputasse espediente di farla: dopo di che egli si unirebbe a L u igi X IV per m uovere gu erra all’Olanda quando il re Cristianissimo lo giudicasse conveniente.

2·° Che per rendere possibile a Carlo di domare qualunque even tu ale insurrezione dei su oi sudditi, cagionata dal suo cambiamento di religione. Luigi lo aiuterebbe con 2.000.000 di lire to r ­ neai, metà dopo tre mesi e l’altra metà dopo sei mesi dalla ratificazione del trattato; ed altresì con 6.000 uomini, se richiesto.

8." Che Luigi osserverebbe il trattato di Aix-la-Chapelle (Aquisgrana); e che sarebbe perm esso a Carlo di mantenere lo stesso tiattato in conformità delle condizioni d ella T riplice alleanza.

4.° Che se nuovi d iritti alla corona di Spagna derivassero a L u igi, Carlo lo assisterebbe per conseguirli.

6.0 Che entrambi i re farebbero guerra alle Provincie Unite, e che nessuno dei due potrebbe stipulare pace nè concludere tregua senza il consenso e l ’avviso dell’altro.

6.° Che il re di I· rancia sosterrebbe il carico della guerra terrestre, ricevendo d all’In g h ilte r r a una forza ausiliaria ili seimila uomini.

7. Che sul mare Carlo fornirebbe almeno cinquanta, e Luigi tren ta v ascelli da guerra: ch e la fiotta alleata sarebbe comandata dal duca di York: e che per m ettere il re d ’In g h ilterra in g r a ­ do di sostenere le spese dell’armamento navale, g li sarebbe pagata dal re di F rancia, ed a n n u a l­

mente, la somma di tre milioni di lire tornesi.

8.» Che di tutte le conquiste che si farebbero sugli Stati Generali, Sua M aestà b rita n n ica si contenterebbe per sua1 parte dell’ isola di Walcheren, di Sluys (L’Escluse) con l ’isola d i Cadsand;

e che in articoli separati sarebbe provveduto agli interessi del principe d ’Orange, in g u isa ch e que­

sti trovasse il proprio vantaggio nella guerra.

9.° Che il trattato di commercio ohe stavano negoziando le due Corone, sarebbe p ron tam en te concluso, allo scopo di unire più strettamente gli spiriti e gli interessi dei loro su d d iti.

Vi erano articoli addizionali dai quali era previsto ohe se nella gu erra con le P ro v in c ie U n ite Carlo non avesse potuto mantenere 6.000 uomini, Luigi si sarebbe con ten ta to di 4.000; e che se il Duca di York si fosse ritirato dal comando della flotta, il suo successore avrebbe g od u to ed eser­

citato tu tti i suoi poteri.

Ved. Histoire d ’Angleterre depuis la première iiivasion des Romains. p a r le Docteur Jo h n Li n g a r d,

tradiate del'anglais par M. le Baron Roujotix; tome douzième, à Paris, chez Parent-D esbarres éd iteu r.

1829; pp. 271-272, 411-451 (note B). I tomi 12° e 13» di quest’opera, nella versione francese, sono d ed i­

cati intieramente al regno di Carlo II; il 13« è tradotto da Amédée P ich o t, m en tre i prim i d odici risultano tradotti dal barone Roujoux.

I nove articoli principali del trattato segreto di Dover si trovano anche rip ortati, con q u al­

che variante circa la distribuzione delle lore parti, nell’opera: The Histori) o f England from thè earliest period to thè presetit lime, compiled from thè most authentic sourcesby Da v i d Hd m e and W i l l i a m Co o k e St a i-f o r i»; London and New York (senza data); Book VII, Chapter III, p . 216 (in nota).

(14)

XIV

p restan d o nei Consigli d ella Corona inglese di concerto con quella fra n ­ cese; e come le inform azioni dell’O ttone e del ra p p re se n ta n te genovese a Parigi, tra sm esse al G overno d ella R epubblica, concordassero n ell’ad d itare tu tte le circostanze a ttra v e rso le quali era possibile a v v ertire o cogliere il nuovo orien­

ta m e n to di Carlo II.

Il nostro proconsole n ella p rim a delle le tte re qui pubblicate, continuando a m e tte re in rilievo tu tto q u a n to concorreva a d im o strare codesto orientam ento, d à n o tiz ia d e irim p ro v v isa v e n u la a L ondra di lord M ontague, in v iato inglese presso Luigi X IV , e p o rta to re di m olte offerte da p arte di costui — più che offerte avrebbe dovuto dire proposte ovvero norm e di azione — ed accenna a ll’incarico dato dal re Carlo a cinque de’ suoi consiglieri, con a capo il duca di B uckingham e il m ilord A rlin g to n , perchè, d ’accordo con l’am basciatore fran ­ cese, stab ilissero i cap ito li d ella « lega di già tr a tta ta , se non conclusa » (1). L a lega era già s ta ta invece conclusa più di sette m esi in n an zi, e non occorreva ora­

m ai che di d arle esecuzione: cosa che l ’O ttone ignorava, e nota so ltanto ai più in tim i consiglieri del re. Però egli a v v e rtiv a che l'arm am en to dei vascelli con­

tin u a v a con ogni cele rità, e che le provvigioni di carne sa la ta che si andavano facendo davano argom ento di credere che il num ero di essi vascelli dovesse riu sc ire m aggiore di se ssa n ta ; a ll’apparecchio dei quali il P arlam en to aveva a suo tem po concesso i fondi per u n ’ev en tu ale azione d a condurre, non in favo­

re, m a contro d ella F ran cia, secondo le d ire ttiv e e gli scopi della Triplice.

Ma a q u e ll’ora m olti erano già ed o tti delle tram e che si ordivano fra Carlo II e Luigi X IV ai d an n i d e llO la n d a; ed il prim o ad esserne convinto era l’am b asciato re degli S ta ti G enerali, che si lasciav a veder di rado in Corte, m en tre invece a n d a v a spesso a tro v a re quei personaggi più accred itati dai quali sp erav a a iu to o consiglio in quelle difficili congiunture. Chi per contro frequen­

ta v a la Corte con a ss id u ità era l’am b asciato re di F rancia. Verso il 20 gennaio 1672 vi g iu n se il figlio del p o ten te m in istro Colbert, e nepote di esso am b a­

sciatore, m olto ben veduto dal re e da questo freq u en tem en te ricevuto insiem e con lo zio. Da siffa tte « a p p a re n ti dim o strazio n i » — scriveva l’Ottone — « si com prende la buona in te llig e n z a che p assa tra q u esta Corona e quella di F ra n ­ cia ». E soggiungeva: « io non m etto più in dubbio che l’In g h ilterra non sia per esser col le g ata con la F ran c ia contro l’O landa, poiché dalli ap p arati che si vanno facendo, si puole com prendere quale sia la volontà di questo re » (2).

In f a tti si lavorava a t u t t ’uomo per m ettere in ordine l’a rm a ta, che lo stesso re v isita v a di sovente sollecitandone la spedizione; si facevano inoltre

(1) P a g . 1, lettera 1, d el presente volum e. D a ora iu poi indicherò con i soli num eri della pa­

gin a e d ella lettera, senz’altro, le citazion i di parole e di passi appartenenti alle lettere pubblicate in questo volum e.

(2) P a g . 3, le tt. ‘2; pag. 4, le tt. 4.

(15)

XV

gioì imi mente levate di gente per i Francesi, tanto di cavalleria quanto d’in fan ­ teria, lia le quali principalissim a una di. 2400 fanti sotto il comando del duca di Monmouth, figlio naturale di Carlo II e capitano delle sue guardie. Un pro­

dam ,t dui re chiam ava in patria tu tti i m arinai ed ufficiali inglesi che si tro ­ vavano a servizio di altre nazioni, comminando pene ai contum aci. Oltre a ciò egli dava ordine alla zecca di non fare nessun pagamento ai suoi creditori, volendo destinare il contante disponibile per le spese occorrenti ai bisogni del momento. Prodigo, come è noto, del danaro pubblico, Carlo II, sebbene dispo­

nesse di un milione e duecentomila lire sterline di entrata, trovavasi spesso in angustie finanziarie, che l’obbligavano a ricorrere, per anticipazioni sul pro- piio assegnam ento annuo, agli orefici, depositari in allora e banchieri del da­

naio piivato. I quali lo sovvenivano con interesse del 15 e ta lv o lta del 20 pei cento; inoltre, a coloro che dovevano riscuotere presso di essi m an d ati regi difficoltavano il pagamento, se non vi lasciavano il 25 o il 30 per cento an- coia. Per colpire così smodata usura e per non vedere accresciuto il suo debi­

to all infinito, Carlo risolvette di chiudere senz’altro gli sportelli della zecca agli orefici; i quali però, non essendo pagati da lui, non pagavano neppui essi i loro depositanti: « e questa è una catena » — notava l’O ttone « che abbiacela tutto il Regno, e di presente incomoda grandemente il negozio, e la maggior parte delle lettere sono state protestate » (1).

Fra i patti segnati a Dover era contemplato quello dell’erogazione al ìe d Inghilterra di una certa quantità di danaro da parte della F rancia. Il bisogno dim ostravasi impellente per l’apprestamento dell’arm ata, ed occorreva quindi provvedere da canto di Luigi XIY al primo versamento. Nell’u ltim a se ttim a n a di gennaio del 1672 corse voce fra i negozianti di Londra, ch ’erano s ta te di Francia mandate al re Carlo quattrocentomila doppie in contanti. La voce eia vera in quanto all’invio; per la quantità 1’Ottone precisava poi che tra tta v a s i del valsente di trecento mila doppie in moneta d’argento consegnata a peso, arrivata a Dover il 26 gennaio, e che il re aveva m andato q u a ra n ta so ld ati per scortarla fino a Londra (2). Oramai la lega dell’Inghilterra con la F ran cia era divenuta palese.

Le cose frattanto precipitavano. Il cav. Giorgio Downing, spedito da Carlo II agli Stati Generali — come ho narrato nella Introduzione al prim o manipolo di lettere dellOttone comparso nel volume XLV degli A tti per chiedere soddisfazione del perchè le navi olandesi si fossero rifiu tate di a b b attere lo stendardo e le vele al rincontro di uno yacht reale inglese, av ev a in d isp e t­

tito ed offeso con i suoi modi arroganti e perentorj i Signori di essi S ta ti, e

(1) Pag. 2, lett. 2.

(2) Pag. 4, lett. 4; pag. δ, lett. 5.

(16)

n o n o stan te tu tta la m igliore volontà da p arte di costoro di accondiscendere ai desiderj del m onarca inglese, non era riuscito ad ottenere risp o sta alle sue r i ­ chieste. Poiché essendosi egli d im o strato « in tra tta b ile o senza lum e di rag io n e»

secondo d ich iarav an o gli S ta ti (1) — questi preferirono di m andare la r i ­ sp o sta p er m ezzo di un espresso al loro am basciatore a Londra, acciò la co­

m u n icasse a S u a M aestà britan n ica. Ciò indusse il Dow ning a lasciare la H aia, ed a rito rn a re a Londra, dove giunse il m artedì 16-6 febbraio 1672. Ma il re

« m al so d isfatto della sua persona », e perchè senz’ordine erasi p a rtito di O landa, il giovedì seguente lo fece co stitu ire in Torre, im putandogli ancora di avei o ltrep assato i lim iti d ella su a istruzione. Lo privò poi anche di una ca- ìica che il D ow ning ten ev a in Corte, e che gli fru tta v a m ille lire sterlin e a ll’anno (2).

Questo stra n o contegno di Carlo II verso il suo am basciatore, il quale, sia p u ie esagerando e so rp assan d o il m an d ato ricevuto, erasi riso lu tam en te a tte n u to alle regie d ire ttiv e m ira n ti a lla gu erra contro l’Olanda; questo proble­

m atico modo di ag ire del m o n arca inglese verso un così devoto servitore e z ela n te in te rp re te delle sue in ten zio n i, non tro v a nessuna plausibile spiegazione n elle le tte re dell O ttone. Forse era una m anifestazione dell’in n ato sp irito ca-

\ allei esco del re, ovvero del consueto ossequio diplom atico verso una nazione che, per q u a n to a lla v ig ilia di essere d ich iarata nem ica dell’In g h ilterra, aveva an co ra d iritto di dolersi del p re p o te n te contegno del D ow ning e di ottenere u n a q u alch e soddisfazione a lla pro p ria dig n ità offesa. Forse non era che un a tto d ’im perio o, s e 's i vuole, un eccesso deH’a u to rità del re contro chi aveva m ancato di d im o strarsi ciecam ente ligio agli ordini regi. Forse poteva anche essere u na finzione di Carlo II per m eglio nascondere i proprj intendim enti.

T aluno vorrebbe credere che il severo per non dire brutale tra tta m e n to usato dal re b ritan n ico al D owning, fosse effetto di una ta rd a resipiscenza dello Stuardo nel modo di co n ten ersi verso l’Olanda; se ciò non risu lta sse in palese c o n tra ­ dizione con gli a tti di o stilità riv o lti, pochi giorni dopo il caso del Downing, contro gli S ta ti G enerali (3).

(1) P a g . 6, le tt. 6.

(2) P a g . 7, le tt . 7; pag. 9, le tt. 8.

(3) Il D 'A nd rea, console gen ovese in A m sterdam , scrive più volte del D ow nin g e della costui m ission e presso g li S ta ti G enerali, n ei term in i seguenti.

In le tte r a del 5 febbraio 1672: « L'A m basciatore d ’Inghilterra n ell’H aya ha avuto qualche p reten sion i im p ertin en ti, si g iu d ica per acquistar causa di romper, pretendendo che a qualsivoglia vascello d ’arm ata d ’In gh ilterra, ben che piccolo, debba abbattere l ’arm ata di questi; -il che è con­

tro li cap itoli d ell’a g g iu sta m en to di Breda. G li diedero risposta di poco gu sto, e scrivono questa m a ttin a d a ll’H ayp clje si sij licen ziato e che stava per partirsi subito per Inghilterra ».

In le tt. 12 febbraio 1672: « D i In ghilterra non si ha altra novità, essendo 12 giorni che non è passato q ui corriero rispetto alli v en ti con trarj. L ’am basciatore di quel Re, che sta nell'H aya, si

(17)

XVII

Questi correvano ai ripari m andando un am basciatore stra o rd in a rio a Londra, il quale, ammesso alla presenza del re il sabato 19 m arzo, esortò Carlo II a volersi m antenere fedele alla triplice alleanza, a llo ra che l’E uropa tu tta m ettevasi in arme; ma S. M. « con poche parole, e generali, gli rispose, senza venire ad alcuna particolarità » (1). G-li stessi S tati, riconoscendo che oramai l’impegno di Carlo verso la Francia era molto av an zato in conseguenza del danaro da lui ricevutone, tentarono invano di sto rn arlo anche offerendosi di risarcire del proprio la somma sborsata da quella nazione. In p ari tem po essi davano una novella prova sicura del loro ossequio a lla v o lo n tà del re d’Inghilterra in m ateria di saluti; poiché, conforme racconta l’O ttone, la loro nave recante il suddetto am basciatore straordinario, incontrato nel T am igi uno yacht reale col duca di York, abbatteva im m ediatam ente le vele e s a lu ta v a Sua Altezza con nove tiri di cannone, ed avendone ricevuto in risp o sta cinque tiri, ne sparava altri tre in segno di ringraziam ento. Se non che lo y a c h t e ra seguito da un altro piccolo, solito a portare le m asserizie du cali quando Sua

trattiene per anco in questa Corte sebbene si licenziò, e si trattien e come cavalier particuJare, d i­

cendo esserle spirata la sua commissione; e per esser persona mal ricevuto in quella Corte, si crede debba passarsene a Londres, e venir altro più aggradito. E questi hanno speranze di frastornare tuttavia quel He dalli tra tta ti con la Francia, m ediante qualche buona som m a di denari; che seb­

bene di Francia le sono stati in viati cinquecentom ila lire sterline, queste in spendendosi n ell’ap- presto dell’armata, e altre male spese, faranno aver luogo alle offerte d i questi, e non m ancherà a quel Re maniera per intrattenire ambidua senza far cosa buona ».

In lett. 18 febbraio 1672: « L ’Ambasciatore d ’Inghilterra parti dom enica passata d a ll’A y a senza despedirsi più de persona alcuna, nè pagare i suoi debiti, ancorché abbi ricevu to d alli S ta ti il solito regalo di seimila fiorini. E sopra quanto han scritto al loro A m basciatore che risiede in Londres, che consentiranno in dar esplicazione al capitulo 19 dell'ultim o tra tta to d i pace circa il saluto conforme possa desiderare S. M. Britannica, che era il punto sopra di che fondano le sue lamente, si spera con questo levar il motivo a quel R e di poter rappresentar al suo P arlam ento causa legittim a per romper con questi, e con altre offerte di convenienza frastornarlo dal tr a tta to con la Francia, non ostante abbia scosso qualche partite de denari ».

(1) Pag. 14, lett. 12. Circa la nomina e l ’andata d ell’ambasciatore straordinario olandese, il D ’Andrea mandava le seguenti informazioni in data 12 marzo 1672 (sabato).

« In questa settim ana poche novità vi sono di conto, e solo ohe lu n ed ì passato ("7 marzo) questi SS.rl de’ Stati Generali elessero Mons.1' Merman per ambasciatore straordinario ad In gh ilterra, ed all’altro giorno lo fecero' partire senza dargli tempo a prevenirsi equipaggio alcuno, in carican ­ dosi d ’inviarselo appresso, e questo indica abbino avuto qualche speranza dal loro A m basciatore ordinario, che risiede in Londres, di poter aprire qualche negoziazione d i profitto, m assim e con le proposizioni saranno fatte allo stesso tempo dall’Ambasciatore di Spagna, quale di g ià arrivò in L on­

dres; e di là scrivono per certo che il Re avesse scacciato di Palazzo m elede (m ilady) Castelm ari (Castlemaine) favorita di S. M., quale esercitava lo stesso posto della Valiera (La VaUière, favorita di Luigi XI V ) , ed era la principale ne’ trattati con Francia, e il D oningh con tin u ava nella caroere:

e tu tte queste dismostrazioni fanno credere non resti quel R e totalm ente d ichiarato per Francia, e presto ne vedremo li effetti ».

Il D ’Andrea, in lettera del 1° aprile, si diffonde su ll’udienza accordata da Carlo II al Merman e sull’opera da questo tentata per venire ad un accomodamento (Ved. p iù in n an zi a pag. X X II).

b

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x v i r i

A ltezza viag g iav a; ed anche questo navicello, che non era stato neppure scorto d a lla nave o landese, ne pretese il saluto tirandole una can n o n ata contro l’al­

b e ra tu ra , onde a lla nave convenne abbattere le vele ad esso ancora (1)!

L’azio n e d e ll’O landa verso il re inglese venne m olto caldam ente fiancheg­

g ia ta da q u e lla della Spagna, conscia del pericolo che so v rastav a alle Fiandre d alle m osse di Luigi X IV . Il quale era stato fino allora ten u to a freno dalla T riplice: se q u e sta veniva a m ancare, e, peggio ancora, se l’In g h ilterra univa le proprie forze a quelle della Francia per annichilare l’Olanda, non rim aneva nes­

su n ostacolo alle strabocchevoli am bizioni del C ristianissim o. Gli interessi del- l ’O landa e della Spagna, un a vo lta fieramente c o n trastan ti fra di loro, erano ris u lta ti id en tici e stre tta m e n te solidali dopo il sorgere della potenza francese in servizio di quelle sfren ate am bizioni. L'Olanda, che aveva con maravigliosa co stan za c o m b attu to 68 an n i per so ttrarsi al dominio spagnuolo, e che era stata per via di c o te sta lo tta lunga e feroce cagione non ultim a d ell’indebolimento e d ella decad en za della Spagna, era divenuta — per uno di quei rivolgim enti che i a p p re se n ta n o 1 ironia della sto ria nelle diuturne lotte dei popoli — la principale so ste n itric e della- dom inazione spagnola nelle Fiandre. D’a ltra parte la Spagna, i cu i a g g u e rriti eserciti e le form idabili arm ate d ’un tempo avevano sostenute ta n te lu n g h e e d u re prove per te n ta re di impedire e di disperdere gli sforzi co m p iu ti d a lla nazione olandese per la propria indipendenza — dopo che co- te s ti sforzi eran o riusciti vittoriosi e tali da dare, non l’indipendenza soltanto, m a la p o ten za m arittim a, m ilitare e commerciale, a ll’Olanda — porgevasi a q u e sta nazione come il n atu rale sostegno contro le esorbitanze francesi. Cosicché ogni m inaccia francese verso l’Olanda risultava anche una minaccia per la Spa­

g na, ed u n ’ev en tu ale sconfitta delle forze olandesi sarebbe riuscita altrettanto esiziale a lla Spagna quanto a ll’Olanda.

Luigi X IV , desideroso di m ettere la mani sulle Fiandre, sapeva benis­

sim o che p er v en ire a capo dei suoi disegni bisognava prima di tu tto fiaccare 1 O landa; e siccom e la potenza di questa nazione era principalm ente sul mare, dove egli non possedeva ancora mezzi adeguati ad un’etficace offesa, così aveva p en sato a porre dalla sua parte le forze m arittim e inglesi, le sole atte in al­

lo ra a fro n teg g iare e soverchiare quelle delle Provincie Unite. L’unione delle forze fran cesi ed in g lesi costituiva la più formidabile coalizione m ilitare che si po­

tesse a q uel tem po m ettere insieme in Europa; poiché dal lato terrestre l’esercito francese ra p p re se n ta v asi come il più numeroso ed agguerrito esercito dell'oc­

cidente, dal la to m arittim o la flotta inglese non aveva altra rivale che quella olandese. La F ran cia disponeva anche largamente del danaro, che in ogni tempo fu il nerbo principale della guerra; ed era già fin d’allora servita da un’abile

(1) P a g . 13, le tt. 12.

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XIX

diplomazia, la quale, usando opportunam ente di un così efficace mezzo di azione e di persuasione com’è quello del danaro, sapeva adoperarsi con fo rtu n a ad accrescere gli amici al proprio paese ed i nemici a ll’Olanda.

All’alleanza della Francia con l’In g h ilterra era dunque n atu rale che si contrapponesse l’alleanza dell’Olanda con la Spagna. Il conte di M onterey, v i­

gile e provvido governatore delle Fiandre spagnole, appena scorti gli an d am en ti della politica francese e subodorati gli accordi di Luigi X IV con lo Stuardo, erasi maneggiato per stringere in lega difensiva la Spagna e l’O landa. La Spagna allora, nella m inorità del suo re Carlo li, trova vasi sotto la reggenza della regina m adre M arianna arciduchessa d ’A ustria, sorella d ell’im peratore Leopoldo I, debole ed incerta sulla via da seguire in quei frangenti: in pieno decadimento, spopolata ed im poverita, colle finanze in disordine, non era da un pezzo più in grado di m ettere insieme nessun corpo di quelle possenti m i­

lizie, di quelle fanterie che M achiavelli citava come esempio di v irtù m ilitari, e che, avevano per un secolo corso vittoriosam ente l’Europa (1). Le sue arm i terrestri si porgevano deboli ed incapaci di m isurarsi con i valorosi e ben co­

m andati eserciti francesi, e quelle m arittim e si potevano già fin d’allo ra p re­

sumere anch’esse m inori delle giovani e pugnaci squadre di Luigi X IV , come presto si vide nei com battim enti navali ch’ebbero luogo nel M editerraneo tra Tarm ata ispano-olandese e l’arm ata del C ristianissim o du ran te gli a n n i 1675-76.

Talché l’aiuto che la Spagna poteva dare a ll’Olanda, non era, come forza viva ed operante, paragonabile a quello ben più im p o rtan te ed efficace che p o rtav a l’Inghilterra alla Francia. Ciò nondimeno, se dal lato m ilitare cotesto a iu to non valeva gran cosa, dal lato economico invece — sia per la v a stità dei dom inj spagnoli europei ed extra-europei, sia per le correnti dei traffici e le in g en ti qu an tità d’affari che intercedevano fra gli stessi dominj e gli s ta ti che tenevano il monopolio delle navigazioni — esso costituiva per siffatti stati, in caso di guerra con la Spagna, ed a cagione della interruzione e cessazione dei re la tiv i scam bi commerciali, un grave colpo contro i cespiti della loro ricchezza. Tale rappresen- tavasi appunto il caso dell’Inghilterra, i cui traffici con la Spagna erano m olto floridi e fonti di grande u tilità per quella nazione. L’ev en tu alità di u na guerra colla Spagna veniva per tal rispetto considerata in In g h ilterra con speciale a p p re n ­

(1) Nic c o l o Ma c h i a v e l l i: II Principe, pag. 79; Dell'arte della guerra, pag. 113 (in Biblioteca classica economica n. 32, Milano, Società Editrice Sonzogno, 1S97).

La cavalleria spagnuola godeva però ancora buona fama ai tem pi di Carlo II; e fu appunto un corpo di cavalleria, guidato dal conte Marsin e dal principe di Ligne, quello che sostenne l ’onore delle armi spagnuole nel 1667 contro g li eserciti francesi che avevano invaso le Fiandre, benché b at­

tuto. dai marescialli de Créqui e de Bellefonds (Ved. Histoire 'universelle d'après Vanglois, p a r une So- ciété de gens de lettres, ecc., tome 44°, contenant la continuation et la fin de l’histoìre de Hollande ou dea Provinces Unies, eie.] Amsterdam-Paris, MDCCLXXXVIII; pag. 252).

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XX

sione. Cosicché, quando il nuovo am b asciato re spaglinolo presso la Corte ingle­

se, m archese Del Fresilo, ap p en a a rriv a to a Londra il m ercoledì 2 m arzo 1672, diede p a rte a Carlo II d ella conclusa lega della Spagna coll’O landa, il re b ri­

tan n ico ed il suo Consiglio, che, a p ersu asio n e dell’am b asciato re di F rancia, stim a v an o che n ella prossim a cam pagna gli Spagnoli dovessero m an ten ersi n e u tra li, si trovarono assai confusi ed in certi sul p a rtito da prendere. « Se d a lla F ran c ia non si fusse ricevuto d an ari » — opina r o tto n e — « forse qua si m uterebbe pensiero » (1).

Ma g l’im pegni erano o ram ai troppo a v an z a ti, e Carlo ruppe gl’indugi

(1) P a g . 12, lett. 10.

D e ll’alleanza della Spagna Coll'Olanda discorre in varj lu ogh i delle sue lettere il D ’Andrea.

Comincia a darne n otizia in d ata 5 febbraio 1672 scrivendo: « D i M adrid si sta attend en do la ratifica della n egoziazione passata n e ll’H a y a circa l ’allian za d efen siva fra q uesti S ta ti ed il Ile di Spagna, e si g iu d ica debbino allargarla ad offensiva ·. Il 12 febbraio annunzia: * D i Spagna è v en u ta la conferm azione del tr a tta to di alleanza con q uesti S tati in og n i am pia form a, e q u esta faccenda assicurerà m aggiorm en te il p artito del R e di Svecia per questa parte, al quale hanno fa tto offerire q uesti SS.ri d e’ S ta ti sessantam ila pezzi al mese, con che assista a q uesti con 12.000 fanti; e secondo le buone speranze dà il suo R esidente, che sta n e ll’H aya, pare che sij m ateria che avèrà com pim ento, e fra breve se ne atten d e risposta ». Ed aggiu n ge: « D i P a rig i non si in tend ono altre novità, solo le solite am enaze di guerra, e si atten d e vedere se in con tinu azione delle am enaze ha fa tto a Spagna di dichiararle gu erra in caso non d esista dalla allianza con questi, come non è seguito, che risolu­

zione prenda; ed alcun i credono non debba ven ir così facilm ente a rottura ».

Con lettera del 18 febbraio partecipa: « Confermo che di Spagna ven n e la ratifica del trattato della allianza d ifen siva con q uesti S ta ti d ’assistersi per u na parte e l ’altra con tu t te le loro forze, e lunedì passato (15 febbraio) si fece n ell’A y a la presentazione di essa da Don M anuel de Lira In viato straordinario d i Spagna col scam bio d e’ papeli con m olta allegria. E al d etto In viato è sta to nuo­

vam en te in v ia to di M adrid altra procura più am pia con facu ltà di poter dar q ualsivoglia estensione m aggiore alii cap itoli del d etto tra tta to . Ed in B ruseles resta ap pu ntato altro tra tta to con li Com- missarj in v ia ti da q uesti S ta ti e quel G overnatore, di m aggiore allianza offensiva e defensiva con altre con d izion i to cca n ti al com m ercio, de’ quali g ià ne resta form ato il proiecto ed in viato a Madrid, e se ne spera senza dubbio il com p im ento fra pochi giorn i. In F rancia con tin u an o a svaligiar li corrieri di Spagna, ed u ltim a m en te si è in teso eccesso m aggiore, e che abbino ucciso u n corriero col p ostiglion e verso S. Gio. de Luz, e presoli li pieghi in quali v en iva copia della su dd etta ratifica, de quale ne despachiorno altre due copie per v ia di m are e di Bayona, e q uesta pervenne; e questa m ateria non am m etterà m aggior t o lle r a n z a ... Di Svecia si attend e la confirm azione della allianza con Spagna e q uesti S ta ti, e pare sarà in du bitab ile con la dichiarazione di Spagna; e si tiene per a g g iu sta to u n tra tta to di allianza con Brandenburgh quale offre di assistere a q uesti S ta ti con 16.000 com b atten ti, e q u esti le consigneranno la piazza de Orsoy quale era sua, acciò possa farla sua residenza in u n a piazza forte. A l R e di Danim arca hanno q uesti SS.ri fatto intim are per il loro A m basciatore che si dichiari se vuole dar com pim ento alli tra tta ti di allianza ten gono fra di loro, che è di assisterli con 12 n avi da guerra e 6.000 fa n ti a sue spese, per rim borsarle a fine della guerra, e di questo se ne spera poco bene, nè m ale ». In quanto al Brandeburgh, il D ’Andrea, in lettera 26 febbraio, così rettifica le prime n otizie da lui in viate: < Con Brandeburgh si tien e per a ggiu stato il tra tta to con questi, essendosi offerto quello a servire con 24.000 com b atten ti, cioè due m ila per la convenzione an tica tien e con questi, 11.000 altri a sue spese, e li altri 11.000 a spese del li S ta ti Ge­

nerali, con che li faccino im prestito prontam ente de 600.000 fiorini da scontarsi nelle paghe delli su d d etti 11.000 fa n ti che correranno per conto d i questi Stati; e se ne attend e la confermazione ».

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XXI

dando principio senz’altro alle ostilità contro gli Olandesi prim a di aver d ic h ia ­ ra ta loro la guerra. Dietro ordine di lui due regie navi ne cattu rav an o im prov­

visam ente due commerciali olandesi dirette alla Rocella per caricar sale, e poco dopo altre sei regie navi inglesi arm ate in guerra assalivano la flotta m ercan ­ tile d’Olanda proveniente da Smirne e da a ltri luoghi del M editerraneo, com posta di quaranta vascelli carichi di m ercanzie con cinque da guerra di convoglio. L’in ­ contro segui in tempo che gli Olandesi avevano già passato il canale della Manica, ed il combattim ento durò quasi tre giorni. N onostante l’in atteso e proditorio assalto, gli Olandesi toccarono soltanto la perdita di q u attro navi cariche di merci e di un vascello da guerra, affondato; m entre g l'in g lesi ebbero due v a ­ scelli gravemente danneggiati e resi inabili alla navigazione, ed avrebbero maggiormente sofferto, se nel secondo giorno della b a tta g lia non fossero so­

praggiunte altre tre regie navi in loro soccorso (1). A queste prim e sanguinose

(1) Il D ’Andrea narra in modo assai più particolareggiato di quel che faccia 1 O ttone, questi com battim enti navali avvenuti prima della dichiarazione di guerra. Ecco in fa tti quanto ne scrive in data 1° aprile IG72.

« Con un straordinario che ricevette di Madrid il R e d Inghilterra, despachiato dal conte di Sunderland suo ambasciatore, con ravviso d ’esser partito di Cadiz in 22 di febraro u n num eroso convojo olandese a questa volta, risolse in 14 di marzo di romper la guerra a ’ Olandesi, e d ette ordine al Cavalier Holmes uscisse subito a cruzare nel canale con alcune fregate di guerra, com e io esegui, ed in 18 e 19 ha preso tre navi olandesi che venivano dalla R ochiella carghe di sale, ed altra u scita di Rotterdam per Vilvao. Il detto convojo olandese uscì di Cadice in 22 di febr.° a carico d el com an­

dante Gio: de Haes, zelandese, con cinque navi di guerra, e si accom pagnò con lu i il vice alm irante d’Inghilterra, Eduardo Spragh, con sei fregate da guerra, e navigorno insiem e sino a ll’altu ra di Lisbona, di dove accidentalmente di notte si separorno. Ed a ll’altro giorno incontrorno li Olandesi otto vascelli mercanti di sua nazione che venivano di Malaga, e g ion ti proseguirono il v ia g g io , ed in 21 di marzo incontrorno nel canale d ’Inghilterra una balandra quale li avvertì che non toccassero in porto alcuno di quel Regno, e si guardassero da essi, ed in detto giorno incontrorno altro con­

vojo di 22 navi m ercantili con una nave da guerra del cap. K in t di 20 pezzi d i cannone, che v en iv a di Lisboa per Setubre. Il com andante Gio: de Haes gion tò tu tti li capitani a con siglio e repartirono la flotta in tre squadre, si posero in ordine per ogni successo e disposero la van gu ard ia a carico del comandante Du Bois di Rotterdam con sua nave di guerra di 44 cannoni e 170 u om in i, ed o tto navi m ercantili de 10 a 30 pezzi ed altra nave da guerra. Il corpo della b a tta g lia ten eva Gio: de Haes con sua nave de 50 pezzi e 180 uomini, e la nave del cap. Vannesch di R otterdam con 44 pezzi e 150 uomini, ed otto navi m ercantili de 12 in 28 pezzi; e la retroguardia ten ev a il cap. L uertre zelandese con sua nave di 40 pezzi e 190 uom ini ed il cap. K in t con la sua di 20 pezzi e 100 uom ini, e sei navi mercantili de 10 a 20 pezzi; e le altre navi mercanti restavano repartite a ll’abrigo delle d ette tre squadre. A lli 24 al far del giorno passando sopra l’isola de V ich t furono in con trati da tre fregate inglesi, quali venivano disparando molte cannonate senza balla, e poi alle 10 della m a ttin a incontrorno altre nove fregate, quali tu tte erano a carico del suddetto Cav.re Holm es e conte di Osserì, la ca­

pitana con 82 cannoni di bronzo. E, facendo chiam ata, le inviò il com andante D u Bois la scialuppa con il suo tenente, quale, gionto al bordo della capitana inglesa e vistesi m al ricevuto, fece segno alli marinari della scialuppa di retirarsi. E li vascelli inglesi si andorno avvicinando al corpo della flotta, quale governava il capitan De Haes, e sì avanzò la capitana inglese fra la su d d etta del capitan De Haes ed alti’o vascello mercante del capitan Henrico Riques, dandole la carica con tu tta l ’ar- tilleria da una parte all’altra: e le risposero li Olandesi con tanto vigore e fortuna, che obbligorno la

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XXIT

avvisaglie, che gli In g le si giustificarono dicendo che al loro incontro gli Olandesi non avevano a b b a ttu te le vele, m e n tre costoro asseriv an o di averle ab b attu te, seguì u na form ale d ich iarazio n e di g u erra di Carlo II contro l’Olanda, pubbli­

c a ta il 27-17 m arzo del 1672. N ello stesso tem po il re ordinava un giorno di digiuno generale, da celeb rarsi il m ercoledì 6 ap rile (cioè il 27 m arzo, secondo

d etta cap itan a a re tirarsi d ella b a tta g lia , q uale si co n tin u ò per altre q uattro ore. Ed alla n otte li Olan­

desi segu itorn o il loro v ia g g io con poche v ele per asp ettare tu tti li vascelli m ercanti, oltre il vento poco favorevole, si m antennero sem pre in buon ordine; ed in b a tta g lia di quel giorno vi restò m orto il d etto Capitan D e H aes, ed il suo ten en te co n tin u ò a governare con m olto valore senza discoprii· la m orte di esso per non desan im are la g e n te e confondere li ordini d ati. A ll’altro giorno l ’Inglesi fu­

rono rinforzati d 'altre se tte n a v i da guerra, e furono di n u ovo ad in vestire li Olandesi per la re­

trogu ard ia, che govern ava il cap itan λ an X eus (che è il stesso che ebbe costì due anni sono quel in con tro per il salu to — vedam i in proposito la lettera .9 dic-28 nov. 1070, p p . 55-57, e la nota n. 44, p p . 199-202, del voi. Λ L V degli A tt i —), ed ebbe poca fortun a, e m eno valore, poiché al mezzogiorno fu aprezato con poca difesa, il ch e occasion ò restar deseinparate alcune n avi m ercantili, d e’ quali n e apresorno tre, 1 u na ch ia m a ta il La r r a d o r, che v en iv a da Sm irne, la Pa c e, che ven iva di Messina e Λ illa fia n ca , e la terza la Fo r t u n a, carica di sale, e q ueste si persero per aver volu to mettersi in fu g a ed appartarsi dalla flotta. Ed a v v icin a n d o si la n o tte, li In glesi si retirorno a ’ suoi porti in altura di D ovres, lascian do proseguire il loro v ia g g io alli O landesi, senza aver fa tto m aggior progresso con tro u na flotta de i l n a v i m ercan ti con sole 7 n avi da gu erra di poca forza, e li In glesi tenevano 1/ fregate gra n d i tu tte de 60 in 80 pezzi d i can n one, e due galeotte; e di Londres, col solo avviso che stavano com battendo, scrivon o q ui ed in F ran cia, ch e t u tta la flotta olandesa restava aprezata.

* Si sono ricevu te poi le tter e di D ovres d e’ 26 m arzo con a v v iso esser entrata colà, una fregata in glésa m olto destrozata, da q uale si era in teso com e la su d d etta n ave del capitan Vaneneus, che fu aprezata, si sij affondata con li In g lesi ed O landesi v i erano sopra; e di Londres scrivono che 1 alm iran te H olm es sta v a m ortalm en te ferito, ed il con te de O sserì stava con u na gam ba meno, e m olta g en te m orta, e feriti; e con prim e di Londres si in ten d eran n o m aggiori p articularità ·.

La lettera del D ’A n d rea p rosegue esponendo i particolari d ell’udienza accordata da Carlo II a ll’am basciatore straord in ario d e g li S ta ti G enerali, ed il ca ratteristico modo di comportarsi del re per ven ire a rottu ra c o llO la n d a . M erita con to ch 'io ne tra scriv a anche q uest’altra parte.

« In 19 d i m arzo M ons.r M erm an ebbe u dienza dal R e d ’In gh ilterra e l’assicurò che portava ordine d e lli S S.n d e’ S ta ti di darle b a sta n te satisfazion e circa li quattro punti delle pretensioni che ten eva, essendo il prim o quello di ab b atter e salu tare q u a lsiv o g lia vascello inglese da guerra, il secondo certa pretension e sopra Serignan o, il terzo sopra la scoltu ra del successo di J a tta n (cioè Ohatham, donde g li Olandesi, giunti dopo il mirabile sforzamento del Tam igi nel giugno 1007, verso la fine della loro seconda guerra con g l’inglesi, avevano asportato come trofeo il magnifico vascello inglese Ro y a l Ch a r l e s, detto il

Gr a x Ca r l o: si riscontri su ciò la lett. 19-9 ottobre 1071, p . 120, e la relativa nota N.° 09, p . 231, in voi.

X L V degli A tti), ed il quarto di castigare l ’A lm ira n te V an gh en t; e fu ben ricevuto da quella M aestà con parole cortesissim e, assicurandolo che per su a parte mai romperebbe la pace e buona corrispondenza con q u esti, e li segn alò su b ito per com m issari A rlin to n e Luderdal. Ed a ll’altro giorno si giontorno, e conferse il M erm am le sodisfazioni ten ev a ordine di darli, ch e erano, circa il primo di acconsentir lib eram en te al suo g u sto , circa il secondo d isin gan n arlo per esser m ateria di g ià a g g iu sta ta come con sta da papeli, per il terzo pure se li offeriva satisfazion e con ven iente, e circa il quarto lo rim et­

tev a alla grandezza di S. M. sperando n on solleciterebbe fusse castigato un soldato di quel merito, il q uale non avea fa lta to alla sua ob ligazione. E pretesero li com m issarj ponesse per scritto le dette satisfazion i; il che recusò dicendo ch e lo farebbe quando S. M. le accetti, e resti restabilita la pace e b uon a corrispondenza. E sopra di q uesto furono t u tti a v a n ti il He, quale fece il stesso riparo, e disse che non voleva sentirlo se non lo esponea per scritto e firm ato di sua mano; e conoscendo il M erman che la fine del R e solo era ten er per allora quelli capitoli firmati di mano d ell’Am bascia-

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x x t n

il vecchio calendario) « per im petrare l’assistenza divina in favore delle sue arm i » (1).

Dalla d ic h ia ra to n e suddetta appariva, conforme scrive l’Otbone, che il re britannico non voleva rompere con la Spagna; d’a ltra p arte agli Spagnoli, per quanto dicevasi, non tornava conto di rom pere con 1 In g h ilterra, dubitando eglino che, « quando si venisse a qualche cim ento di g u e n a , i popoli di Gia- maica » — isola delle Indie Occidentali appartenente agli Inglesi fin dal 1655

— « non lascerebbero passar flotta, che non l’infestassero » (2). Se non che pareva cosa difficile che gli Spagnoli potessero m antenere un a buona allean za con l’Olanda senza dare occasione di ro ttu ra alla Corona inglese; sebbene questa, pur di conservare l’am icizia con quelli, fosse disposta a c o n se n tile che essi soccorressero gli Olandesi in lega difensiva, m a non a ltiim e n ti. Y ediem o più innanzi come effettivam ente si destreggiassero, gli Spagnoli nel conflitto tia l’Inghilterra e l’Olanda, riuscendo a m antenersi in buoni te rm in i con la p rim a ed a sostenere in pari tempo efficacemente gli interessi e le foize della s e ­ conda di queste due nazioni.

L’an n ata inglese, principalissim o e si può dire unico stru m en to di g u eira della Gran Bretagna, venne divisa in due squadre: la sq uadra R ossa, agli oi- dini diretti del generalissim o duca di York, e la sq u ad ra T u rch in a agli oidini di Edoardo Montague conte di Sandwich, la prim a com posta di 27 nav i da b a t­

taglia con 9330 uomini e 1510 cannoni, e la seconda p arim en te di 27 n a \ i con 9250 uomini e 1454 cannoni. Alle quali occorreva aggiungere a ltie 20 navi con 4300 uomini d’equipaggio e 804 cannoni, non ancora sq u ad ro n ate e non ancora del tu tto arm ate, ma che si andavano di giorno in giorno raccogliendo nei porti di arm am ento e di radunata; oltre 16 navi incendiarie e due navi ospedali, con 650 uomini e 156 cannoni, già tu tte a ll’ordine. Un com plesso dunque di 92 navi con 23530 uomini e 3924 pezzi di artig lieria. Nel num ero degli uomini non si trovavano compresi m olti signori dell’aristo crazia inglese, im ­ barcatisi volontariam ente in servizio del re ed al sèguito del duca di l o r k ;

tore di questi Stati, senza conchiudere altra cosa ed uscir con altre pretensioni, si licenziò. A ll’altro giorno, che fu a ’ 21 di marzo, ebbe avviso il Merman come il Cavalier De H olm es avea apresato le prime 4 navi, e fu a portarne le lam ente al Re, quale le rispose esser esg u ito di suo ordine e che sin de’ 14 di quel mese avea risoluto romper la guerra, e fatto uscire parte di sua arm ata per aprezare quanti vascelli inglesi, anzi dico olandesi, incontreranno. A che rispose Merman: com e Sire, Vostra Maestà mi ha fatto scrivere alli m iei SS.ri de’ S tati Generati in 19 di questo, che ve­

nendo in darli satisfazione sopra li 4 punti per quali diede mem oriale il vostro A m basciatore nel- l’A ya, che mai sarebbe per romper la pace nè m over guerra con essi, ed ora m i dice che sin de 14 avea deliberato di romper, e dato ordine di aprezar li vascelli olandesi! m olto m ale m i farà restar col mio Principe — e per risposta il re le diede le sp alle---- ».

(1) Pag. 17, lett. 18.

(2) Pag. 19, lett. 14.

(24)

XXI.V

ed il num ero delle nav i dovevasi accrescere di 24 grosse barche d estin ate à p o rta re i v iv eri, il che elev a v a il num ero to tale delle vele a 116. La flotta francese, fo rte di 30 n avi g ran d i con 10130 uom ini e 1616 cannoni, di 18 fra n av i piccole, in cen d iari e vascelli di m unizione con 840 uom ini e 306 cannoni

— un to ta le p e rta n to di 48 navi con 10970 uom ini e 1922 cannoni — costi­

tu iv a u n a te rz a sq u ad ra, d en o m in ata sq uadra Bianca, agli ordini del conte Gio­

v a n n i D E strées, vice am m irag lio di Francia. C om andante suprem o di tu tta l’a r ­ m a ta anglo-francese, fo rm ata d alle tre sq uadre suddette, era il duca di York.

A qu esto form idabile a p p a ra to m arittim o di gu erra gli Olandesi contrap­

ponevano un a ltro ap p arecch io non m eno form idabile, che ro tto n e , su riferto dell a m b asciato re olandese in L ondra, ad d itav a in 96 vascelli, se tta n ta de’ quali di poderosa forza, ed il rim a n e n te incendiar)' o b ru lo tti (1); che Stefano d ’An- drea, console genovese a d A m sterdam , stim av a d ap p rim a in 80 vascelli grossi e 50 fra petacci, b ru lo tti e m u n izio n ieri, e precisava dipoi in 168 vele così ri­

p a rtite : 72 n av i g ran d i da g u e rra , cioè 36 da 80 in 60, e 36 da 60 in 46 pezzi di can n o n i, le prim e con 320 m a rin a i e 100 soldati, e le a ltre con 200 m arinai e 60 so ld ati c iasc u n a in m edia; 24 navi più piccole dai 30 ai 24 cannoni, 130 m a rin a i e 40 in 50 soldati; 24 petacci vecchi di poco fondo da 6 ad 8 cannoni;

24 g a le o tte con peltrecchi e m unizioni; e 24 b ru lo tti da fuoco (2). Siffatto sp ieg am en to di forze faceva con ragione esclam are al predetto d’Andrea: « Se le sq u ad re d ’In g h ilte rra e di F ra n c ia saran n o così pronte come hanno m inac­

ciato, p resto in ten d erem o il successo d ’una b a tta g lia delle più sanguinolenti seg u ite a ’ n o stri tem p i, m e n tre si com ponerà di più di 12000 pezzi di artiglie­

ria e 50000 c o m b a tte n ti fra una p a rte e l’a ltra , ed am be bellicosissime » (3).

Le prim e a v v isag lie per u n a grande g io rn ata com inciarono, a quanto sem bra, dagli O landesi, i qu ali col favore del vento il lunedì 23-13 maggio 1672 si p o rtaro n o sopra Dover, ove tro v av asi la flotta inglese im potente ad uscire dal porto p er la c o n tra rie tà del vento medesimo: e diedero poi la caccia a dieci v ascelli a v v ersa ri che, sboccati dal Tam igi per congiungersi col Duca di Y ork, vedendosi, a p p en a co m p arsi nel m are, circondati dai nemici, avevano reso su b ito il bordo rie n tra n d o nel fiume. T ren ta vascelli olandesi seguitarono, passando a n c h ’essi n e lla riv iera, i ‘dieci inglesi, che, postisi sotto la protezione della fortezza di Slieerness, poterono far fronte ai nemici. Si com battè per tre ore con poco fru tto ; p e rv e n u ta in Corte di notte la notizia del conflitto, furono su b ito sp ed ite verso q u ella p a rte due com pagnie, una di cavalli e l’a ltra di fanti, per im pedire un e v e n tu a le sbarco degli Olandesi, m a a ll’arrivo di esse costoro

(1) P a g . 11, le tt. 10.

(2) L ettere 5 febbraio e 18 febbraio 1672; in Lettere Consoli, Olanda, n. g. 2657.

(3) L e tt. del 22 aprile 1672; in Lettere Consoli, Olanda, n. g. 2057.

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