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La struttura nucleare dell’atomo

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Academic year: 2021

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(1)

Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Prof. A. Andreazza

La struttura nucleare dell’atomo

Lezione 1

(2)

L’esperimento di Rutherford

•  J.J. Thomsons aveva estratto dall’atomo particelle cariche negativamente.

•  Essendo neutro, l’atomo doveva contenere delle cariche positive.

•  Si pone il problema di come queste siano distribuite.

•  L’esperimento di Rutherford e collaboratori del 1910 dimostrò che la carica positiva è concentrata in un nucleo

(puntiforme entro la risoluzione dell’esperimento)

•  Introdurremo il concetto di sezione d’urto e la trattazione

quantistica del processo di scattering.

(3)

L’esperimento di Rutherford

•  Nel 1910 due assistenti di Rutherford, H. Geiger e E. Marsden,

iniziarono sotto la direzione di Rutherford, una serie di esperimenti a Manchester.

•  Con questi esperimenti fu misurata la sezione d’urto di diffusione delle particelle α da parte degli atomi del bersaglio.

•  L’osservazione che destò

l’interesse di Rutherford fu la relativa abbondanza di

particelle α diffuse a grande angolo.

(4)

Urto non relativistico tra due particelle

–  Conservazione del momento

–  Conservazione dell’energia cinetica

v!o

v!α v!t mα!

vo = mα!

vα + mt! vt v!o = !

vα + mt mα

v!t vo2 = vα2 + mt2

mα2 vt2 + 2 mt mα

v!t ! vα

1

2mαvo2 = 1

2mαvα2 + 1

2mtvt2

2 2 t 2

o m t

v v v

a m

a

= + 2 mt t2

v v

a m

a

+ = vt2 = mt

mα vt2 + 2! vt !

vα

vt2 1 − mt mα

"

#$ %

&

' = 2! vt !

vα vα2 + mt2

mα2 vt2 + 2 mt mα

v!t ! vα

(5)

Urto non relativistico tra due particelle

•  In base alla relazione

•  Se m

t

<m

α

•  le due particelle escono nella stessa direzione

•  Se m

t

>m

α

•  le due particelle tendono a uscire in direzioni opposte

vt2 1 − mt mα

"

#$ %

&

' = 2! vt !

vα

1 mt 0 ma

-­‐ > v!t !

vα > 0

1 mt 0 ma

-­‐ < v!t v!α < 0

(6)

L’esperimento di Rutherford

•  Nel modello di Thomson dell’atomo

•  Sappiamo che l’elettrone è molto leggero (misura e/m)

•  Se l’urto fosse con l’elettrone

•  La particelle α non sarebbe apprezzabilmente deviata dall’elettrone

–  Si può verificare che neppure la carica positiva uniformemente distribuita sulle dimensioni dell’atomo deflette apprezzabilmente la particella α

+

-

mt

mα ∼ 10−4 !

vo = !

vα + mt mα

v!t

≈ !

v

α

(7)

L’esperimento di Rutherford

•  Supponiamo che l’atomo abbia un nucleo molto piccolo ma molto pesante

–  ad esempio se consideriamo l’oro (A=197, mt ~ 2×105 MeV)

–  Inoltre

–  Pertanto il momento del nucleo dopo l’urto è

•  Significa che la particella α può addirittura rinculare indietro

vt2 1 − mt mα

"

#$ %

&

' = 2! vt !

vα vt2 1 − mt mα

"

#$ %

&

' = 2vt ⋅ vα cosθ ≤ 2vt ⋅ vα

vt2 ≤ 2mα

mt vt ⋅ vα vt ≤ 2mα mt vα

vo2 = vα2 + mt mα vt2

mt

mα ∼ 50

≤ vα2 + mt

mα 2mα mt

"

#$ %

&

'

2

vα2 = vα2 + 4mα

mt vα2 ∼ vα2 vo ∼ vα

vt ≤ 2mα

mt vα mtvt ≤ 2mαvα mtvt ≤ 2mαvo mα!

vo mtvt ∼ 2mαvo mαvo

1 − mt

mα ≈ −mt mα

(8)

L’esperimento di Rutherford

•  L’esperimento consiste nella misura del numero di particelle α deviate in funzione dell’angolo di deflessione:

•  È necessario determinare quantitativamente:

–  la probabilità che una particelle α venga deflessa in un certo angolo solido

–  il tasso di eventi effettivamente atteso –  concetto di sezione d’urto

(9)

Scattering coulombiano

•  Fino a questo punto abbiamo fatto dei ragionamenti qualitativi

•  Si può fare un calcolo quantitativo con interazione fra la particella α e il nucleo di tipo Coulombiano

•  La traiettoria è un ramo di un’iperbole

•  Ci sono due costanti del moto

–  L’energia totale:il campo è conservativo

–  Il momento angolare: la forza è diretta lungo e ha momento nullo

V r( ) = 41 πεo

ZZαe2 r

z θ

χο b

b = parametro d’impatto

θ = angolo di scattering

mαv!o

E ≡ 1

2mαvo2 = 1

2mαv2 + U r( )

L =! !

r × m! v

r χ

!r

ro

!r × ! F = 0

ŸUtilizziamo le coordinate polari r e χ

ŸLe coordinate del punto di massimo avvicinamento sono ro e χo

Ÿvogliamo trovare la relazione fra b e θ

(10)

Scattering Coulombiano

•  Un calcolo lungo ma non difficile permette di ottenere –  per i calcoli può essere comodo introdurre

il raggio classico dell’elettrone

–  oppure la costante di struttura fine

z θ

χο b

mα! vo

r χ

b = 1 4πεo

ZZαe2

2E cotθ 2

b = mec2 E

ZZα

2 recotθ re = e2 2

4πεomec2 re = 2.817940 ×10−15m

α = 1

137.035999 679

α = e2

4πεo!c b = ZZα 2

!c

E αcotθ 2

!c = 197.326963 MeVfm 1fm = 10-15m

(11)

Sezione d’urto di Rutherford

•  Dalla relazione tra parametro di impatto e angolo di deflessione:

•  ricaviamo la relazione differenziale:

•  Le particelle α che vengono diffuse tra un angolo θ e θ+dθ sono quelle che passano in un’area:

b = ZZα 2

!c

E α cotθ 2

db = ZZα 2

!c

E α −1 2

1 sin2θ 2

"

#$ %

&

'dθ

dσ = 2π bdb

= 2π ZZα 2

!c E α

!

"

# $

%&

2 1

2

cosθ 2 sin3θ 2

!

"

# $

%&dθ

(12)

Interludio: angolo solido

•  L’angolo solido in steradianti (sr) è l’area sottesa sulla superficie sferica di raggio unitario.

–  In analogia all’angolo in radianti (rad) che è l’arco sotteso sulla circonferenza di raggio unitario.

•  Il differenziale dΩ è dato da:

–  a volte si sottintende l’integrazione su φ:

•  Come ci si aspetta:

θ θ

=sinθdφdθ dΩ = sinθdϕdθ

= dϕ d cosθ

= 2sinθ 2 cosθ 2 dϕ dθ

dΩ = 2π sinθdθ

=

0

0π dθ sinθ = 2π

0πdθ sinθ

= 2π dcosθ

−1

1 = 4π

(13)

Sezione d’urto di Rutherford

•  Possiamo quindi costruire una relazione tra l’angolo solido in cui le particelle α vengono diffuse e l’area in cui sono passate:

b = ZZα 2

!c

E αcotθ

2 db = ZZα

2

!c

E α 1 2

1 sin2θ 2

"

#$ %

&

'dθ

1

2

cosθ 2

sin3θ 2dϕdθ

bdϕdb = ZZα 2

!c E α

!

"

# $

%&

2 1

2

cosθ 2 sin3θ 2

!

"

# $

%&dϕdθ

= 1 4

2 cosθ 2sinθ 2

sin4θ 2 dϕdθ

= 1 4

sinθ

sin4θ 2dϕdθ

= 1 4

1

sin4θ 2

(14)

Sezione d’urto di Rutherford

•  Possiamo quindi dare l’espressione per la sezione d’urto differenziale

dello scattering Coulombiano:

•  Qual è il significato di questa relazione?

•  Come possiamo collegarla a qualcosa di osservabile?

= ZZα 4

!c E α

"

#$ %

&

'

2 1

sin4θ 2

(15)

Sezione d’urto

•  Supponiamo di avere un fascio di no particelle per unità di area incidenti su un atomo:

–  Il numero di particelle diffuse in un angolo solido dΩ sono quelle che entrano nell’area corrispondente:

•  Se il fascio incide su NT atomi:

•  In un caso realistico un fascio di No particelle di sezione S incide su un bersaglio di spessore dz con nT atomi per unità di volume:

•  Il numero totale di particelle deflesse nell’angolo solido dΩ sarà:

Indipendente da S dn( )θ = NSo nTdzS dσ

dn( )θ = nodσ = no dσ dn( )θ = noNT dσ

no = No S NT = nTdzS

= NonTdz dσ

(16)

Sezione d’urto

•  Quest’ultimo risultato ha una valenza molto più generale:

–  In esperimenti di scattering abbiano accesso solo a stati asintotici:

•  parametri (intensità, quantità di moto...) del fascio incidente

•  parametri (angolo di deflessione, quantità di moto...) delle particelle diffuse

•  entrambi misurati a “grandi” distanze dalla regione di interazione.

–  Il processo di diffusione viene descritto dal fattore dσ/dΩ, che ha le dimensioni di una superficie.

•  è una quantità misurabile

•  può essere calcolato a partire da modelli microscopici

•  ...anche quando l’interpretazione classica che abbiamo usato perde di significato.

(17)

Sezione d’urto

•  Consideriamo:

–  un bersaglio di spessore dz e densità nT (bersagli per unità di volume)

–  un fascio di particelle di area S

–  l’intensità del fascio è il numero di particelle incidenti per unità di tempo Io (particelle/s) –  Il numero NT di particelle del bersaglio

colpite dal fascio è

•  Il numero di interazioni al secondo dn/dt è proporzionale a:

–  numero di particelle incidenti al secondo Io –  numero di particelle del bersaglio NT

•  La costante di proporzionalità è definita dal rapporto fra una superficie σ , detta sezione d’urto, e l’area del fascio S

NT = nTV

S dz Io

= nTSdz

dn

dt = IonTSdzσ S

dn

dt = IonTdzσ

nT = ρ ANA

dn

dt ∝ IoNT dn

dt = IoNT σ S

(18)

Assorbimento e lunghezza di interazione

•  Il tasso di particelle diffuse si traduce in una diminuzione dell’intensità I del fascio:

•  Se la diminuzione del numero di particelle nel fascio non è trascurabile, l’intensità varia con la profondità secondo la legge:

•  dove µ=nTσ prende il nome di coefficiente di assorbimento.

•  Analogamente si può introdurre la lunghezza d’interazione (detta anche libero cammino medio)

dI

I z( ) = −nTσdz

I z( ) = I0e−nTσz = I0eµz

λ = 1 µ =

1

nTσ I z( ) = I0e

z λ

dn

dt = −dI = InTdzσ

0 dz L

fascio

z

(19)

Assorbimento e lunghezza di interazione

•  Se lo spessore z è piccolo (z≪λ):

–  il fascio uscente è ridotto in intensità di un fattore 1-z/λ –  la probabilità di scattering di un particella del fascio è

–  prodotto della densità superficiale nTz per la sezione d’urto σ

•  La densità di centri di scattering dipende dalla densità del materiale:

–  spesso si esprime λ normalizzata per la densità:

•  dipende dal materiale, ma non dallo stato dello stesso

•  ha le dimensioni di una densità superficiale.

z λ = nT

nT = ρ A NA

λ = 1

nTσ = A

ρNAσ (λρ) = A

NAσ

(20)

Misura della sezione d’urto

•  Supponiamo di potere considerare il bersaglio sottile (condizione che si verifica molto frequentemente)

–  ciò è equivalente alla condizione

•  in queste condizioni per una ben definita condizione sperimentale

–  ad es. una fissata energia del fascio, una fissata accettanza angolare ΔΩ –  il numero No di particelle del fascio è misurato con un rivelatore monitor –  il numero di interazioni n è misurato con il rivelatore

•  inoltre sono ovviamente conosciuti

–  lo spessore del bersaglio dz

–  la densita nT di atomi/nuclei bersaglio (target)

•  ρ è la densità, A il numero di massa atomico e NA il numero di Avogadro

•  La sezione d'urto allora è

•  se gli errori su tutte le grandezze sono trascurabili escluso l'errore statistico su n, l'errore statistico sulla sezione d'urto è

nTdzσ ≪ 1

nT = ρ ANA

dσ

= 1 ΔΩ

1 nTdz

n No

Δσ σ =

n

n = 1 n

monitor

θ

rivelatore

E

N.B.:

ΔΩ = area rivelatore/distanza2

(21)

Scattering quantistico (cenni)

Nella meccanica quantistica un urto viene descritto nel modo seguente:

•  Una particella (pacchetto d’onda) propaga senza interagire

•  Si avvicina ad un bersaglio

•  Potenziale a corto range

•  Interagisce

•  Nello stato finale possiamo avere –  La particella non ha interagito

•  Un pacchetto che propaga senza interagire nella stessa direzione della particella incidente

–  La particella ha interagito

•  Un pacchetto che propaga in una direzione differente

(22)

Scattering quantistico (cenni)

•  La probabilità di transizione da uno stato iniziale i, ad uno stato finale f, causata dall’interazione con un potenziale V, è descritta dalla regola d’oro di Fermi:

•  Dove compaiono:

–  l’elemento di matrice

–  la densità di stati finali:

(spazio delle fasi)

•  Come funzioni d’onda possiamo prendere quelle di una particella libera:

P = 2π

! f V i 2 ρ

(

Ef

)

f V i =

drψ*f ( )r V r( )ψi( )r

ρ E( f )

ψ( )r ∝ e−i

p⋅r

!

pi = mαvo

(

0 0 1

)

pf = mαvo

(

sinθ cosϕ sinθsinϕ cosθ

)

(23)

Scattering quantistico (cenni)

•  La sezione d’urto sarà proporzionale alla probabilità di transizione:

•  L’elemento di matrice:

•  dove abbiamo introdotto il momento trasferito q=pi-pf dσ

∝ P ∝ f V i 2

f V i =

drψ*f ( )r V r( )ψi( )r = dre

i

!pf⋅r ZZαe2 4πε0r e

i

!pi⋅r

= ZZ4πεαe2

0

dr1 re

i

!(pi−pf )⋅r

q2 = mα2vo22 1 − cos( θ ) = mα2vo24sin2θ 2 = 8mαE sin2θ 2

= ZZαe2

4πε0 dr 1 re

i

!q⋅r

q = mαvo

(

−sinθ cosϕ −sinθsinϕ 1 − cosθ

)

(24)

Scattering quantistico (cenni)

•  Per calcolare l’integrale, usiamo le formule:

•  L’elemento di matrice diventa:

–  per svolgere l’integrale, possiamo scegliere liberamente l’asse z –  usiamolo diretto lungo q:

•  Otteniamo la stessa relazione del caso classico!

dxeαx

0

+∞ = α1

f V i ∝ ZZαe2

4πε0 dr 1

re

i

!q⋅r

= ZZαe2 4πε0

4π!2 q2 dxeαx

x1 x2

= α1#$eαx1 − eαx2 %&

= ZZαe2

4πε0 dϕ dcosθ drr21 re

i

!qr cosθ

= 2π4ZZπεαe2

0

dr dcosθre

i

!qr cosθ

−1

1 0

+∞

= 2πZZαe2

4πε0 drr −

! iqr

"

#$ %

&

' e

i

!qr

− e

i

!qr

(

)* +

,-

0

+∞ = 2πZZαe 2

4πε0

! iq

"

#$ %

&

' !

iq − − ! iq

"

#$ %

&

( ' )*

+ ,-

(25)

Sezione d’urto di Rutherford

•  La sezione d’urto totale si può ricavare da quella differenziale per integrazione:

•  Nel caso dello scattering Coulombiano è facile rendersi conto che l’integrale non è convergente per piccoli angoli:

–  Effetto del grande range delle forze elettromagnetiche: per quanto grande sia b, c’è sempre almeno una piccola deviazione.

–  In realtà per b maggiore della dimensione atomica, gli elettroni schermano completamente la carica nucleare.

–  L’effetto di schermo si inizia a sentire già a partire dagli orbitali più interni.

•  La formula per la sezione d’urto escludendo un piccolo angolo:

σ = dϕ sinθ dθ dσ

0

π 0

2π

σ = 2π ZZα 4

!c E α

!

"

# $

%&

2 sinθ dθ sin4θ 2

0

π

σ θ( >θ1) = 4π ZZα

4

!c E α

!

"

# $

%&

2 1

sin2θ1 2 − 1 (

)* +

,-

= 8π ZZα 4

!c E α

!

"

# $

%&

2 d sin( θ 2)

sin3θ 2

0

1

(26)

Interludio: Nobel per la Fisica 2015

(27)

Interludio: Nobel per la Fisica 2015

•  Neutrini interagiscono solo debolmente:

–  hanno sezioni d’urto molto piccole:

•  √s = energia nel centro di massa νN –  ad alte energie

–  e moltiplicando per (ℏc)2/π:

•  Usando la sezione d’urto:

•  Calcolare il libero cammino medio di un neutrino da 1 GeV in Fe.

1 10

0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6

00 150 200 250 300 350 - X µ N νµ

+ X µ N νµ

100

(GeV) Eν

/ GeV)2 cm-38 (10ν / E CCσ

IHEP-ITEP, SJNP 30, 527 (1979) IHEP-JINR, ZP C70, 39 (1996) MINOS, PRD 81, 072002 (2010) NOMAD, PLB 660, 19 (2008) NuTeV, PRD 74, 012008 (2006) SciBooNE, PRD 83, 012005 (2011) SKAT, PL 81B, 255 (1979) T2K, PRD 87, 092003 (2013) ANL, PRD 19, 2521 (1979)

ArgoNeuT, PRL 108, 161802 (2012) BEBC, ZP C2, 187 (1979) BNL, PRD 25, 617 (1982) CCFR (1997 Seligman Thesis) CDHS, ZP C35, 443 (1987) GGM-SPS, PL 104B, 235 (1981) GGM-PS, PL 84B (1979)

σ ν N

( )

= O GF

2s

π (!c)2

!

"

# $

%&

GF2s = GF22mNEν= 2.6 ×10−10GeV−3Eν σ = O(3×10−38GeV−1Eν)

σ ν N

( )

= 0.7 ×10−38cm2/GeV Eν

(28)

Ripasso di relatività ristretta

•  Nomenclatura

–  fattori relativistici

–  tetravettori:

–  metrica

–  “boost”:

trasformazione in un sistema di riferimento che si muove a velocità β rispetto a quello in cui sono definite le variabili

β = v

c 0 < β < 1 γ = 1

1− β2 γ > 1

gµν = 1

−1

−1

−1

"

#

$$

$

$

%

&

'' ' '

xµ =

(

ct x y z

)

pµ =

(

E pxc pyc pzc

)

intervallo: x2 = c2t2 − x2 − y2 − z2

massa invariante: p2 = E22 − px2c2 − py2c2 − pz2c2

x!µ = Λνµxν

!

p µ = Λνµpν

Λνµ =

γ 0 0 −γβ

0 1 0 0

0 0 1 0

γβ 0 0 γ

#

$

%%

%%

%

&

' (( (( (

(29)

Ripasso di relatività ristretta

•  Energia, massa, momento

–  consideriamo una particella in quiete:

–  e facciamo un boost in un sistema di riferimento in cui si muove a velocità β:

•  Sistema del centro di massa

–  se abbiamo diverse particelle, possiamo calcolare il momento totale:

pµ =

(

Mc2 0 0 0

)

p!µ =

(

γ Mc2 0 0 γβMc2

)

E = γ Mc2 γ = McE2

p = γβMc ⇒ γβ = p Mc

β = pc E

p!2 = Mc

(

2

)

2

(

γ2 γ2β2

)

= Mc

(

2

)

2γ2

(

1− β2

)

= Mc

(

2

)

21− β1 2

(

1− β2

)

= Mc

(

2

)

2

Pµ = Ei

i

p!ic

i

"

#

$$

%

&

''

s = P2 = massa del sistema γCM = Ei

i

s βCM = p!ic

i

Ei

i

(30)

Scattering relativistico

•  Consideriamo una particella di massa m1 e energia E1 che incide su una particelle m2 a riposo:

–  I tetramomenti delle particelle sono:

–  Il sistema del centro di massa ha tetramomento:

•  Verifica di consistenza

•  I tetramomenti nel sistema del centro di massa sono:

p1 =" E1 0 0 p1,0 = E12 − m12

#$ %

&

' p2 =

(

m2 0 0 0

)

pCM =

(

E1+ m2 0 0 p1,0

)

βCM = E1p+ m1,0 2 γCM = E1+ m2 s = m12 + 2m2E1+ m22 s

1−βCM2 = 1− p1,02

(E1+ m2)2 =(E1+ m2)2− (E12 − m12)

(E1+ m2)2 = m22+ 2m2E1+ m12

(E1+ m2)2 = 1 γCM2 pCM* =γCM

(

E1+ m2 βCMp1,0 0 0 p1,0βCM(E1+ m2)

)

=!"# s 0 0 0 $

%&

p1* =γCM

(

E1βCMp1,0 0 0 p1,0 βCME1

)

p2* =

(

γCMm2 0 0 −γCMβCMm2

)

= 1s

(

(E1+ m2)m2 0 0 −p0,1m2

)

= 1

s

(

E1m2 + m12 0 0 m2p1,0

)

N.B.: variabili con * sono valutate nel sistema del centro di massa.

(31)

Scattering relativistico

•  Dopo l’urto, nel sistema del centro di massa le particelle si allontaneranno con stessa energia e momento, ma deflesse di un angolo θ*:

–  I tetramomenti delle particelle sono:

•  Ritornando nel sistema del laboratorio:

p!2* = 1

s

(

(E1+ m2)m2 − p0,1m2sinθ* 0 −p0,1m2cosθ*

)

p1!* = 1

s

(

E1m2 + m12 m2p1,0sinθ* 0 m2p1,0 cosθ*

)

!

p1 = 1

s γCM"#E1m2+ m12+βCMm2p1,0cosθ*$% m2p1,0sinθ* 0 γCM"#m2p1,0cosθ*+βCM

(

E1m2+ m12

)

$

%

&

'( )

*+

= (E1+ m2)(E1m2+ m12) + m2p0,12 cosθ* s

m2p1,0

s sinθ* 0 (E1+ m2)m2p1,0cosθ*+ p1,0

(

E1m2 + m12

)

s

!

"

#

##

$

%

&

&&

= E1 1− m2p0,12

sE1

(

1− cosθ*

)

"

#$ %

&

' m2p1,0

s sinθ* 0 p1,0 1−(E1+ m2)m2

s

(

1− cosθ*

)

"

#$ %

&

' (

)

*

*

+ , - -

Riflessione indietro solo se m1<m2

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