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‘La CAA negli adulti con autismo e grave disabilità intellettiva’

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(1)

MASTER

LA COMUNICAZIONE AUMENTATIVA ALTERNATIVA:

STRUMENTI PER L’AUTONOMIA

Direttore: Prof. ssa Elisabetta Genovese

27 febbraio 2015

‘La CAA negli adulti con autismo e

grave disabilità intellettiva’

(2)

‘Autismo e disabilità intellettiva nell’adulto.

Bisogni specifici e risvolti per gli interventi di Comunicazione Aumentativa Alternativa’

Dr. Michele Boschetto

Neuropsichiatra

Direttore Sanitario PAMAPI boscopt@tiscali.it

MASTER

LA COMUNICAZIONE AUMENTATIVA ALTERNATIVA:

STRUMENTI PER L’AUTONOMIA Direttore: Prof. ssa Elisabetta Genovese

(3)

ringraziamenti

Michael Powers Giuseppe Cossu Marco Bertelli Ciro Ruggerini

Operatori e utenti Pamapi

(4)

1 – PREMESSA EPISTEMOLOGICA

2 – MODELLI INTERPRETATIVI DELLA DISABILITA.

NEURODIVERSITA’ E CAPABILITY

3 - LE MODIFICHE DEL DSM 5 FRA CATEGORIALE E DIMENSIONALE DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO

4 – DISABILITA’ INTELLETTIVA E VULNERABILITA’

5 - AUTISMO E BISOGNI SPECIFICI

6 – CAA IN AUTISMO E DI. ALCUNI PUNTI CHIAVE

7 – L’ESPERIENZA PAMAPI

(5)

1 - PREMESSA EPISTEMOLOGICA

EPISTEMOLOGIA - branca della filosofia che si occupa delle condizioni e dei metodi

per raggiungere la conoscenza scientifica

(6)

approccio innatista

il neonato è gia’ dotato di una ricca struttura rappresentazionale che gli consente di interpretare l’esperienza

• le conoscenze stanno nelle memoria – Platone

• i giudizi e le conoscenze sono a priori –

Kant

(7)

approccio empirista

Locke

• riafferma la priorita’ dell’esperienza, l’apprendimento avviene con l’esperienza

• la mente del neonato è una tabula rasa. Lo stato iniziale del processo di sviluppo è caratterizzato da una

mancanza totale di organizzazione mentale.

– Watson 1919 manifesto del comportamentismo - parte dal presupposto che ciascuno e’ tabula rasa e quindi plasmabile

– Skinner esprime il concetto che cio’ che interessa e’ solo cio’

che entra (stimolo) e cio’ che esce (risposta) senza occuparsi

di cio’ che avviene nella black box (Skinner box)

(8)

approccio razionalista Renè Descartes

• la ragione umana può essere fonte di ogni conoscenza

• gli esseri umani decifrano il comportamento degli altri in termini di stati mentali (intenzioni, credenze, desideri)

• rimanda ad un livello classificatorio, monadico

(9)

approccio costruttivista

Piaget

• L’esperienza è la causa principale dello sviluppo, ma ciò che si sviluppa non è una copia di quello che il bambino esperisce, ma la costruzione di una struttura cognitiva attraverso la quale il bambino può interpretare

l’esperienza.

• la nostra rappresentazione della realtà è il risultato

dell'attività costruttrice delle nostre strutture cognitive

• il bno si costruisce le conoscenze

attraverso processi, a partire da quello

che c’e’, inizialmente un repertorio di

pattern motori riflessi

(10)

approccio della fenomenologia

(Edmund Husserl 1859 - 1938)

• l’esperienza e’ intuitiva

• i fenomeni si presentano a noi in un riflesso fenomenologico,

ovvero sempre indissolubilmente associati al nostro punto di

vista

(11)

Merleau-Ponty

‘Fenomenologia della percezione’ 1945

– noi siamo i nostri corpi e la nostra esperienza vissuta di questo corpo

– nega la separazione dell’oggetto dal soggetto, della mente dal corpo

– il nostro e’ un ‘mondo interindividuale’

– la conoscenza e’ esperienza condivisa

– il senso del gesto non e’ dato ma viene compreso,

decifrato, catturato da un atto da parte di chi guarda

(12)

Un flash su

neuroscienze e

l’intersoggettività

(13)

I bambini tra i 12 e 21 giorni di età possono imitare sia mimica facciale che manuale

Imitation of Facial and Manual Gestures by Human Neonates.

AM Meltzoff, MK Moore. Science 7 October 1977

(14)

G. Rizzolatti,

L. Fogassi, V. Gallese

NEURONI MIRROR,

inizio anni ‘90 -

Serendipity – nella corteccia premotoria di una scimmia

lo stesso neurone scarica

sia se la scimmia sta compiendo un’atto motorio,

sia se la scimmia osserva un uomo che compie la stessa azione

(15)

NEURONI SPECCHIO

•meccanismo adattivo che ricostruisce il programma motorio di chi ci sta davanti

• permette di capire concretamente, ‘in modo incarnato’, le intenzioni dell’altro

• significato difensivo del poter anticipare

• base per l’apprendimento attraverso l’imitazione

• meccanismo biologico alla base del comportamento sociale

degli uomini (empatia)

(16)

• studi EMG: si attiva mm mimica analoga a quella cui si e’ esposti, anche per frazioni di tempo di 30 msec

– le reazioni emozionali possono essere evocate inconsapevolmente

– la mm mimica funge da feedback che fornisce un’informazione propiocettiva e influenza l’esperienza emozionale

Similar Facial Electromyographic Responses to Faces, Voices, and Body Expressions Magnee (2007)

• al tempo stesso l’esperienza empatica richiede un’esposizione per tempi molto piu’ lunghi

(17)

Wired to Be Social

: The Ontogeny of Human Interaction. U. Castiello, V. Gallese et al.. Public Library of Science One, Vol. 5 No. 10, October 7, 2010.

• studio di cinematica intrauterina in gemelli di 14 settimane che documenta la modulazione precocissima delle risposte motorie nell’interazione.

I movimenti sono molto diversi:

- se il feto tocca la parete uterina (movimenti + ampi e bruschi)

- piuttosto che il fratello o se stesso

(movimenti + lenti e controllati)

inoltre tocca piu’ spesso il fratello di se’.

(18)

– impossibilita’ di conoscere l’altro come oggetto

esterno a noi

– dimensione imprescindibile dell’intersoggettivita’

– paradosso esistenziale fra

unicità e dualità

(19)

2 - MODELLI INTERPRETATIVI DELLA DISABILITA.

NEURODIVERSITA’ E CAPABILITY

(20)

DISEASE – malattia in senso biologico ILLNESS – percezione del soggetto

della propria condizione SICKNESS – percezione sociale

della condizione di malattia

(21)

neurodiversità

(T. Armstrong)

Concetto che rilegge molti disturbi del neurosviluppo come parte della naturale diversità ed unicità del

cervello umano, piuttosto che come malattie

(22)

• Enfatizza le dimensioni positive, la ricchezza delle diversità,

mostrando come persone con ADHD,

dislessia, disturbo bipolare, disturbi autistici

hanno nei loro profili anche vantaggi evolutivi,

che fatti emergere in un ambiente facilitante

possono consentire vite degne e ricche.

(23)

• Negli ultimi anni diversi studi epidemiologici hanno mostrato che la distribuzione dei sintomi autistici

nella popolazione generale corrisponde a un continuum

e che lo spettro autistico rappresenta

la parte finale della distribuzione di tratti ereditari normalmente presenti nella popolazione.

• Anche la Disabilità Intellettiva si può considerare la parte finale di un continuum rispetto alla

distribuzione nella popolazione generale

dei livelli di funzionamento cognitivo e adattivo.

(24)

• utilizzando la scala SRS,

che quantifica i deficit di reciprocità comunicativa e sociale e le anomalie rispetto a comportamenti-interessi ristretti,

si ottiene un indicatore quantitativo della gravità dei sintomi autistici.

• La distribuzione di tali deficit nella popolazione generale conferma che i Disturbi di Spettro Autistico

rappresentino la parte estrema della distribuzione normativa

del comportamento di reciprocità sociale (e dei suoi tratti associati) che è presente in natura (Constantino, 2011).

(25)

Rispettare ed apprezzare la neurodiversità, riconoscendo e valorizzando i punti di forza

• ha un valore culturale rispetto al concetto di sickness

(26)

EDELMAN 2000 - ‘L’universo della coscienza’

• il cervello è un pezzo unico,

non ce ne sono due perfettamente uguali.

• i suoi cambiamenti sono continui e il suo processo di sviluppo è costante dall’'infanzia all'età adulta, fino alla vecchiaia.

• e’ molto lontano dai modelli computazionali, piuttosto assomiglia ad una intricata foresta tropicale in costante trasformazione

..fantastica creatività

ed elevatissima complessità

(27)

L’approccio della capability

Amartya Kumar Sen (1933) e’ un economista e filosofo indiano Premio Nobel per l’economia nel 1998

professore alla Harvard University

Nato nello stato indiano del Bengala Occidentale, all'interno di un campus universitario, da una

famiglia originaria dell'odierno Bangladesh College a Calcutta, PhD a Cambridge.

Docente ad Harvard, Oxford, Cambridge, London School of Economics.

(28)

Rapporto tra etica ed economia La critica all’economia del benessere

• le concezioni utilitaristiche, (welfare)

propongono un benessere economico

come appagamento dei desideri, felicità o soddisfazione

• ..l'appagamento mentale soggettivo non coincide necessariamente con livelli adeguati di vita

(29)

Rapporto tra etica ed economia La critica all’economia del benessere

• la scienza economica tende da tempo a spostare l'attenzione

dal valore delle libertà a quello delle utilità, dei redditi e della ricchezza.

(30)

• Le 85 persone più ricche del mondo hanno tante ricchezze quanto la metà più povera della popolazione mondiale

• Negli ultimi 3 decenni l’ineguaglianza è in aumento in 24 dei 26 paesi con dati disponibili

1% della popolazione con il 50% delle ricchezze della terra.

Oxfam 2014

• Negli USA, dal 2009, l’1% dei più ricchi raccoglie il 95% della crescita post-crisi, mentre il 90% della popolazione diviene più povera.

(31)

La critica all’economia del benessere cambiamento di prospettiva

• il miglioramento del benessere sociale non si valuta in base allo sviluppo del benessere

generale, ma soprattutto in base a quello dei più svantaggiati.

• lo sviluppo economico non coincide con un aumento del reddito

ma con un aumento della qualità della vita,

cioè un espansione delle libertà reali godute

(32)

L’approccio della capability

è una teoria economica proposta da Sen

verso metà degli anni ‘80

tesa all'effettiva tutela di aspetti centrali dei diritti umani, attraverso la proposta di misure più adeguate

della libertà e della qualità della vita degli individui.

Commodities and capabilities (1985),

(33)

Nuovo paradigma

nella concezione e nelle politiche dello sviluppo, economico e sociale

• dall’utilità intesa come felicità che consiste nella soddisfazione dei desideri

• e dal concetto di accesso alle risorse, con la centralità del reddito e delle disponibilità

• a quello di

libertà sostanziali

come quelle di vivere una vita di normale lunghezza, poter sottrarsi a malattie evitabili,

avere una buona educazione, trovare un lavoro decente,

partecipare alla vita sociale e politica..

(34)

il benessere individuale

non viene visto come una condizione statica e materialistica, definita dal possesso in un certo momento

di un dato ammontare di risorse materiali (reddito o i beni a disposizione)

ma come un processo in cui i mezzi e le risorse

rappresentano uno strumento

- essenziale – per ottenere benessere, ma non costituiscono di per sé

una metrica adeguata a misurare

il benessere complessivo delle persone o la qualità della vita

che esse riescono a realizzare

(35)

a livello semantico

Capability

rappresenta l'intersezione di capacità e abilità.

CAPACITY

si riferisce ai concetti di

• limite (capienza, portata)

• competenza (capacità)

• forza (efficienza, potenza massima)

ABILITY

come abilità nel fare le cose, si riferisce ai concetti di

• attitudine

• intelligenza

• conoscenza

• competenza

• e potere (inteso come abilità di influenzare persone o eventi)

(36)

a livello operativo capability come sintesi fra

• l’abilità nel fare cose - funzionamenti attuali -

• e la capacità potenziale,

legata a fattori individuali e di contesto, di acquisire nuovi funzionamenti,

attraverso la libertà di scelta,

nelle direzioni che ciascuno

ha motivo di valorizzare

(37)

Oltre che nella politica economica, CAPABILITY è utilizzato in

informatica, nel settore della difesa, nell’industria e nelle risorse umane per studi di gap-analisys

(38)

• l’approccio delle capabilities enfatizza quindi l’importanza

• dell’eterogeneità individuale

• delle libertà sostanziali

• della scelta

La relazione fra felicità

e percezione di controllo intesa come possibilità di compiere scelte, è più stretta di quella con il reddito o lo stato di salute

(39)

la

povertà

viene quindi ridefinita come una privazione di capability

lo

sviluppo

come un processo di espansione

delle capacità e delle opportunità reali

delle persone affinché ciascuno possa scegliere di condurre una vita a cui attribuisce valore.

(40)

Concetti chiave dell’approccio delle capability

• funzionamenti = realizzazione di dimensioni oggettive, definite come stati di fare o di essere,

che sono dei risultati acquisiti su piani come quelli della salute, nutrizione, longevità, istruzione

• capabilities = combinazioni alternative di funzionamenti che una persona ha la possibilità di acquisire, comprendendo sia i funzionamenti attuali che le libertà di scelta di raggiungerne altri. Il focus non è tanto sul raggiungimento di tali funzionamenti, piuttosto sulla libertà di poter scegliere quali

perseguire rispetto alla propria qualità di vita.

• capability set = spazio delle capacità e delle opportunità, insieme dei traguardi potenzialmente raggiungibili

(41)

Concetti chiave dell’approccio delle capability

agente = chi ha l’effettiva possibilità ed abilità di azione di perseguire scopi e obiettivi a cui assegna valore,

indipendentemente dal fatto che questi abbiano o meno una ricaduta sul proprio tenore di vita o sul proprio benessere.

• attribuzioni = l'insieme dei panieri alternativi di merci su cui una persona può avere il controllo in una società, usando l'insieme dei diritti e delle opportunità.

• well-being = star bene, supera il concetto di benessere (o welfare) inteso come ammontare di risorse materiali con una concezione più estesa di benessere, che include “ciò che l’individuo può fare o può essere” a partire dai mezzi e dalle risorse a disposizione, e in

relazione alle capacità delle persone di trasformare questi mezzi nei risultati che intendono conseguire

(42)

Beni e risorse a disposizione

Insieme delle capacità o funzionamenti

potenziali

Insieme dei risultati o funzionamenti

conseguiti Fattori di conversione legati

alle caratteristiche sociali e personali

scelta

i processi di sviluppo sono definiti come estensione delle opzioni di scelta

a disposizione dell’individuo

(43)

Nussbaum (2000) individua 10 capabilities centrali

1 - Life. Being able to live to the end of a human life of normal length..

2 - Bodily Health. Being able to have good health, including reproductive health;

to be adequately nourished; to have adequate shelter.

3 - Bodily Integrity. Being able to move freely from place to place; to be secure against violent assault, including sexual assault and domestic violence; having opportunities for sexual satisfaction and for choice in matters of reproduction.

(44)

4 - Senses, Imagination, and Thought. Being able to use the senses, to imagine, think, and reason—and to do these things in a "truly human" way, a way informed and cultivated by an adequate education, including, but by no means limited to, literacy and basic mathematical and scientific training... Being able to use one's mind in ways protected by guarantees of freedom of expression with respect to both political and artistic speech, and freedom of religious exercise…

5 - Emotions. Being able to have attachments to things and people outside ourselves; to love those who love and care for us, to grieve at their absence; in general, to love, to grieve, to experience longing, gratitude, and justified anger.

Not having one's emotional development blighted by fear and anxiety.

(45)

6 - Practical Reason.

Being able to form a conception of the good and to engage in critical reflection

about the planning of one's life.

7 - Affiliation.

Being able to live with and toward others..

to engage in various forms of social interaction..

Having the social bases of self-respect and non-humiliation;

being able to be treated as a dignified being whose worth is equal to that of others.

8 - Other Species.

Being able to live with concern for and in relation to animals, plants..

9 - Play.

Being able to laugh, to play, to enjoy recreational activities.

10 - Control over one's Environment.

Political. Being able to participate effectively in political choices that govern one's life;

having the right of political participation, protections of free speech and association.

Material. Being able to hold property, and having property rights on an equal basis with others; having the right to seek employment on an equal basis with others..

(46)

L’approccio delle capabilities è diventato un paradigma di riferimento

nel dibattito sulle politiche di sviluppo economico, ed ha ispirato la creazione,

da parte delle Nazioni Unite

dell’HDI - Human Development Index

(47)
(48)

I modelli d’interpretazione della disabilità

Il modello individuale o medico

• disabilità come divergenza rispetto ad una normalità fisica.

• condizione biologica intrinseca all’individuo che riduce la sua qualità di vita e la sua partecipazione alla società, rispetto ad un funzionamento umano “nella norma”.

• Modello che predice la disabilità dei disabili nella società.

(49)

I modelli d’interpretazione della disabilità

Il modello sociale

• visione promossa dai movimenti delle persone con disabilità

• si concentra sulle barriere che esistono all’interno del contesto sociale, impedendo ad una persona di raggiungere lo stesso livello di funzionamento di una persona che non abbia una menomazione

• è la società che deve essere ridisegnata affinché prenda in considerazione i bisogni delle persone con disabilità

(50)

I modelli d’interpretazione della disabilità

• In entrambi i modelli la disabilità è intesa come una condizione diversa da quello che è considerato un “normale” stato di salute.

Al contrario il

modello ICF

(WHO, 2001)

• è basato sull’assunto di un continuum di stati di salute, e che ogni individuo presenta alcune deficienze

in certe dimensioni dei suoi funzionamenti.

• Valutazione di fattori ambientali

- l’ambiente fisico e sociale e l’impatto dei comportamenti e di fattori personali

- personalità e agli attributi caratteristici di un individuo.

• I funzionamenti sono un’importante misura dei risultati, indipendentemente dalle sue determinanti.

(51)

CONCETTI INCLUSI NELLE DEFINIZIONI DI DISABILITA’ Biggeri et al. (2010)

Modello

medico

Modello Sociale

ICF/

OMS

Convenzione ONU

Approccio Capability

Menomazioni individuali

X X X X X

Struttura della società

X X X X

Interazione tra individuo e società

X X

Concetto di Functioning

X X X

Dimensione collettiva della disabilità

X

come barriera X

come barriera

X

come barriera o facilitatore

Opportunità/Potenzialità

X

Aspetti decisionali

X

(52)

I modelli d’interpretazione della disabilità L’approccio della capability

• elemento centrale dell’approccio delle capability è quello della

diversità

considerata una caratteristica propria dell’umanità

• la disabilità rappresenta una delle infinite forme di differenziazione che contraddistinguono gli esseri umani.

(53)

L’approccio della capability

• per molti versi la condizione di persone con disabilità è simile a quella degli immigrati e delle persone che sono subiscono una visione sociale negativa:

entrambe le condizioni producono pregiudizi, stigma sociali, attitudini negative che producono continue violazioni di diritti umani.

• lo stigma produce svantaggio sociale e limita di fatto il pieno accesso e la piena partecipazione alla società.

(54)

• focalizzare l’attenzione sulla

libertà di scelta

e basare le decisioni includendo

aspetti non materiali

,

come la dignità, il rispetto verso se stessi e gli altri, l’amore e le attenzioni (intese come care).

(55)

• Il

progetto di vita

come un processo di conoscenza sempre attivo,

che porta alla predisposizione di un progetto personale legato ai bisogni/aspirazioni della persona con disabilità,

quale

strumento di guida ai servizi

(56)

• l’approccio delle capability pone al centro la persona,

i metodi di ricerca sono partecipativi (interviste individuali)

con il coinvolgimento diretto

delle persone con disabilità

o, laddove non sia possibile,

dei loro caregiver

(57)

• quando viene applicato a persone “vulnerabili” (es. bambini e disabili), prende in esame anche le

capability esterne della persona, ossia quelle che le derivano

dalla relazione di cura che instaura

con il suo o i suoi caregiver.

(58)

• Nel caso delle disabilità più gravi, un ampio supporto dovrà essere dato da parte della società al caregiver,

che ha un ruolo decisivo nel permettere

l’accesso a tutte le capacità centrali

per l’individuo con menomazioni gravi.

(59)

L’approccio della capability alla disabilità

• le persone con disabilità, le loro famiglie,

le associazioni non devono essere più

dei destinatari passivi di politiche e servizi ma soggetti attivi del cambiamento.

Sono le persone con disabilità stesse, quindi, ad avere il diritto di determinare

quali sono le loro capability rilevanti e di conseguenza di indicare quali politiche potrebbero migliorare il proprio set di capability.

(60)

• disabile è colui che

- date le sue caratteristiche personali,

e date le relazioni con l’ambiente in cui vive –

non è in grado di fare/essere ciò che vorrebbe fare/essere, né di diventare ciò che vorrebbe diventare.

colui che ha un capability set limitato

rispetto ai propri obiettivi, alle proprie ambizioni e sistema di valori.

L’approccio della capability

(61)

• una grave menomazione mentale o fisica conduce inevitabilmente ad una riduzione delle opportunità pratiche dell’individuo, e quindi del suo set delle capability, ma ciò non vuol dire che egli abbia una disabilità

• si sposta il focus

dalle specificità della situazione invalidante

alla ricerca dell’uguaglianza in termini di opportunità che risultano centrali per lo sviluppo umano.

• E’ quindi connesso ad una teoria di giustizia

L’approccio della capability

(62)

la disabilità è l’intreccio tra un percorso

in cui la vulnerabilità personale, limita il proprio capability set,

e un percorso

di adattamento creativo,

in termini di nuove abilità, opportunità e potenzialità.

• In biologia evoluzionistica, il percorso di adattamento creativo è denominato “exattamento”.

• La disabilità come intreccio di adattamento ed exattamento

L’approccio della capability

(63)

3 – LA MODIFICHE DEL DSM 5

FRA CATEGORIALE E DIMENSIONALE

DISTURBI DI SPETTRO AUTISTICO

(64)

Analisi clinica delle alterazioni del comportamento:

• approccio tassonomico - livello descrittivo

(cio’ che manca, cio’ che non funziona)

nella stessa diagnosi rientrano soggetti del tutto diversi

• approccio funzionalista –

(che cosa c’e’, come funziona),

base imprescindibile per un intervento

ICF (OMS 2001)

Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute in una prospettiva ecologica, legata ai sostegni.

La disabilità non è nella persona, ma nell’interazione persona- ambiente.

(65)

DSM

Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders

Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali è il sistema classificatorio dei disturbi mentali più utilizzato nel

mondo, sia nella clinica che nella ricerca.

• Redatto dall’APA - American Psychiatric Association

• La prima versione è del 1952

• DSM III – DSM IV (1980-1994) verso una maggiore riproducibilità della diagnosi

• DSM IV – DSM IV-TR (1994-2000) verso una maggiore validità delle categorie diagnostiche

• DSM IV –TR – DSM V (2000-2013) messa in discussione del modello

categoriale. Integrazione fra categorie e dimensioni

(66)

CAMBIAMENTI PRINCIPALI DEL DSM-5

• Superamento dell’assetto multiassiale

• Asse I diagnosi psichiatrica, Asse II RM o DP, Asse III condizioni mediche associate: codificando i disturbi in un’unica sezione

• Asse IV: specificando ‘compromissione significativa psicosociale e contestuale’

• Asse V: Valutazione Globale del Funzionamento – sostituita dalla World Health Organization's (WHO) Disability Assessment Schedule allegata alla sezione Assessment Measures

• Integrazione fra categorie e dimensioni

• Riconoscimento di livelli di gravità (es. DSA lieve, medio, grave, in

funzione dei bisogni di supporto)

(67)

1 – DISTURBI del NEUROSVILUPPO

INTELLECTUAL DISABILITY - Intellectual Developmental Disorder sostituisce Mental Retardation –

COMMUNICATION DISORDERS includono Disturbi di Linguaggio, Disfluenza e il Social Communication Disorder

AUTISM SPECTRUM DISORDERS(ASD) riunisce Asperger, PDD- nos, Disturbo disintegrativo dell’infanzia

ADHD – Disturbo di attenzione +/- iperattività

LEARNING DISORDERS Disturbi Specifici degli Apprendimenti

MOTOR DISORDERS includono la Disprassia Evolutiva, il Disturbo da

Movimenti Steretipici, i Disturbi da Tic

(68)

2 – DISTURBI dello SPETTRO SCHIZOFRENICO e altri disturbi PSICOTICI 3 – DISTURBO BIPOLARE E DISTURBI CORRELATI

4 – DISTURBI DEPRESSIVI 5 – DISTURBI D’ANSIA

6 – DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO E DISTURBI CORRELATI 7 – DISTURBI CORRELATI A TRAUMI E STRESS

8 – DISTURBI DISSOCIATIVI

9 – SINTOMI SOMATICI e DISTURBI CORRELATI

10 – DISTURBI NUTRIZIONALI e della CONDOTTA ALIMENTARE

(69)

11 – DISTURBI DI ELIMINAZIONE

12 – DISTURBI DEL RITMO SONNO-VEGLIA 13 – DISFUNZIONI SESSUALI

14 – DISFORIA DI GENERE

15 – DISTURBO DIROMPENTE, DEL CONTROLLO DEGLI IMPULSI, DELLA CONDOTTA 16 – DISTURBI DA USO DI SOSTANZE

17 – DISTURBI NEUROCOGNITIVI 18 – DISTURBI DI PERSONALITA’

19 – DISTURBI PARAFILICI

20 – ALTRI DISTURBI MENTALI

(70)

ALCUNI RISCHI DELLE DIAGNOSI

• Soprattutto con diagnosi pesanti, come ‘autismo’ o ‘disabilità intellettiva’, oltre allo shock familiare, c’è il rischio di

• iperinvestimento

• rassegnazione

• creazione di aspettative stereotipate

• diagnosi-spiegazione di tutta la persona

• perdita del rispetto per l’individualità.

80% delle madri il cui figlio riceve diagnosi di autismo, entra in depressione.

Dopo 18 mesi, ancora il 40% rimane in depressione

(71)

Diagnosi categoriale come stigma sociale

(72)

in una prospettiva dimensionale, ogni persona viene descritta

tracciando il suo specifico profilo funzionale rispetto alle differenti dimensioni psicopatologiche

in una prospettiva categoriale

si include/esclude da differenti categorie diagnostiche sulla base di liste di sintomi,

in un approccio del ‘tutto o niente’

(73)

la nosografia categoriale, ha un ruolo fondamentale nella ricerca scientifica, a partire

- dall’uniformare il linguaggio,

- alla ricerca delle cause dei disturbi

- alla verifica dell’efficacia dei vari interventi.

Le diagnosi psichiatriche sono spesso poco valide ma utili

(74)

DISTURBI DI SPETTRO AUTISTICO

• Pur all’interno di un classificatore nosografico che mantiene un assetto categoriale

con il concetto di spettro autistico si assume una prospettiva

maggiormente dimensionale.

(75)

Hans Asperger, Vienna 1940

• autismo deriva dal greco αὐτός (stesso)

• Introdotto dallo psichiatra svizzero Bleuler nel 1911 per indicare l’estremo ritiro in pazienti schizofrenici

• Il termine autismo inteso in senso moderno è stato utilizzato per la prima volta da Asperger nel 1938

• Nel 1943 Leo Kanner lo utilizza a indicare una specifica sindrome "autismo infantile precoce".[

(76)

• Già da molto tempo autorevoli autori (Wing 1989, riprendendo Kanner 1973) hanno proposto il concetto di uno spettro di disturbi autistici, piuttosto che rigide

categorizzazioni di sindromi discrete.

• Le evidenze della clinica e della ricerca hanno fornito consistenza all’ipotesi che nell’ambito dei disturbi autistici ci sia un continuum - da lieve intensità e ridotta espressività, a piena espressività e forte intensità - nella gravità dei deficit

• Così nel DSM 5 viene introdotto il concetto di

spettro

:

– insieme di quadri che sono di volta in volta definiti da un’

associazione di sintomi che differiscono più per intensità che per natura

e si parla quindi non più di disturbi specifici ma di DSA (Disturbi di Spettro Autistico)

(77)

Disturbi di Spettro Autistico (DSA)

sono disturbi neuroevolutivi biologicamente determinati

che perdurano per tutto l’arco di vita,

caratterizzati da deficit nell’interazione sociale e nella comunicazione verbale e non verbale

e da una gamma ristretta e ripetitiva di comportamenti, attività, interessi.

• La gran parte delle persone con autismo ha anche diagnosi addizionali, soprattutto disabilità intellettiva (DI), ma anche altri disturbi psichiatrici.

• L’autismo non presenta prevalenze geografiche, etniche o sociali

• Colpisce i maschi in misura da 3 a 4 volte superiore rispetto alle femmine.

(78)

• Negli ultimi vent’anni la prevalenza dei DSA è aumentata, facendo anche parlare di ‘epidemia di autismo’.

• Tale incremento è probabilmente attribuibile ai cambiamenti negli strumenti diagnostici e alla migliore conoscenza dei DSA da parte dei professionisti.

• Attualmente le stime più attendibili riportano una prevalenza di – 1 caso per 1.000 - forme classiche di autismo

– 4-5 casi per 1.000 - disturbi dello spettro autistico – 1 a 68 considerando il fenotipo più ampio

• Considerando il fenotipo allargato, il

classico rapporto 3-4 a 1 fra maschi e femmine passa a 3 a 2, come se i disturbi

dell’interazione e della comunicazione

nelle femmine avessero un’espressività più lieve, basata sulla differenza di genere.

(79)

• I DSA potrebbero rappresentare la via finale comune di differenti situazioni patologiche con diversa eziologia.

• La ricerca si è orientata maggiormente a indagare il ruolo dei fattori genetici, al momento sono state identificate

malattie legate all’alterazione di un singolo gene come causa del 10-15% dei DSA.

• È riconosciuto un elevato tasso di ereditabilità e una significativa

concordanza nei gemelli monozigoti. I genitori di un bambino con autismo hanno il rischio di avere un altro bambino con autismo 20 volte più elevato rispetto alla popolazione generale.

• Da studi familiari emerge che in circa il 25% delle famiglie con una persona con autismo ci sono altri membri con autismo o tratti autistici subclinici

(80)

• La base genetica nei DSA evidenzia quindi una forte eterogeneità e

complessità, legata probabilmente a molteplici combinazioni di

differenti geni, i cui effetti non sono sempre uguali, talora in

sovrapposizione con altri disturbi evolutivi (ADHD, disturbi di

apprendimento, disturbi di coordinazione motoria, tic..)

(81)

i disturbi autistici sono life-long

• solo negli ultimi anni si è diffusa la consapevolezza che è necessaria una presa in carico che continui lungo tutto l’arco di vita, dall’infanzia all’età adulta e anziana.

• la diagnosi ‘autismo infantile’ sembra aver contribuito al misconoscimento del disturbo autistico anche nell’adulto: in molti servizi è ancora

imponente il crollo delle diagnosi di autismo dopo i 18 anni.

(82)

• quanto più sono precoci la diagnosi e il trattamento, tanto più il quadro migliorerà, ma al momento la prognosi funzionale è assai severa, dato che

- oltre la metà delle persone con autismo divenute adulte rimane completamente dipendente

- solo il 5-15% acquisisce sufficienti capacità adattive sociali, occupazionali

(83)

• i principali fattori prognostici rispetto all’esito in età adulta sono:

– il livello intellettivo

– la presenza di linguaggio ai 5 anni – la presenza di epilessia

• la presenza di disabilità intellettiva (DI) è il fattore più rilevante

(84)

criteri diagnostici

DSM IV -TR- triade deficit dell’interazione sociale, della comunicazione e repertorio

ristretto di attività e interessi

• DSM 5 riunisce i deficit di comunicazione con i deficit sociali, dal momento che queste due aree si sovrappongono in maniera significativa: la comunicazione è utilizzata per scopi sociali, e i deficit di comunicazione possono influenzare notevolmente le prestazioni sociali.

• DSM 5 considera quindi solo due dimensioni:

i criteri relativi al disturbo dell’interazione sociale/comunicazione e quelli relativi al repertorio ristretto di comportamenti

(Ritual Repetitive Behaviour, o RRB).

(85)

1

deficit nell’interazione sociale e nella comunicazione

devono essere presenti deficit in:

reciprocità socio-emotiva

dalla totale mancanza di apertura all’interazione sociale, alle difficoltà nell’attenzione condivisa,

alla ridotta condivisione d’interessi ed emozioni,

a deficit più sfumati negli approcci sociali e negli scambi conversazionali;

comportamenti comunicativi non verbali

nell’interazione sociale

dalla totale mancanza totale di espressione facciale o gesti, alle anomalie di contatto oculare, del linguaggio del corpo, alle difficoltà nella comprensione di comunicazioni non verbali,

alle difficoltà d’integrazione fra comunicazione verbale e non verbale;

sviluppare e mantenere relazioni adeguate

al livello di sviluppo (al di là di quelle con i caregivers) –

dalle difficoltà di regolazione del comportamento alle difficoltà di condivisione, di gioco immaginativo

e nel fare amicizia per un’apparente assenza di interesse per le persone.

(86)

2

schemi ripetitivi di comportamento, interessi o attività

(RRB), presente quando si manifestano almeno due dei seguenti:

• linguaggio stereotipato o ripetitivo (ecolalia, frasi idiosincratiche) o uso stereotipato di oggetti;

• aderenza eccessiva alle routine,

schemi ritualizzati di comportamento verbale o non verbale, o eccessiva resistenza al cambiamento;

• interessi molto limitati, anomali per intensità o focalizzazione;

• iper o ipo-reattività agli stimoli sensoriali

o insolito interesse per gli aspetti sensoriali di un ambiente o difficoltà a integrare le informazioni sensoriali.

(87)

• Per porre diagnosi è necessario:

- che i sintomi siano presenti fin dalla prima infanzia,

anche se possono diventare pienamente manifesti quando le richieste sociali superano le risorse dell’individuo

- che i sintomi limitino e pregiudichino le normali attività

quotidiane

(88)

• RRB sono più comuni nel genere maschile

• un’elevata frequenza in un bambino sembra correlata in modo significativo con la comparsa di comportamenti-problema,

in particolare auto ed eteroaggressività.

(89)

Se sono presenti le difficoltà nella sfera interazioni sociali-comunicazione,

ma non è presente la ristrettezza a ripetitività del repertorio di comportamenti (RRB), il DSM 5 individua il

Disturbo della Comunicazione Sociale (SCD)

una compromissione della pragmatica della comunicazione verbale e non verbale negli usi sociali

che esclude il Disturbo di Spettro Autistico.

(90)

• DSM 5 introduce una valutazione

quantitativa

dell’espressività sintomatologica, in cui la gravità del disturbo è codificata in tre livelli di gravità,

definiti in funzione dell’assistenza necessaria, sulla base dell’interferenza con il funzionamento

(91)

4 – DISABILITA’ INTELLETTIVA

E VULNERABILITA’

(92)

WPA

Intellectual Disability

• ID condizione di salute

come la gravidanza, richiede attenzione sanitaria

• ID meta-sindrome

con deficit nel funzionamento cognitivo che precedono l’acquisizione di competenze

attraverso l’apprendimento

(93)

WPA

Intellectual Disability

• ID condizione life-span

che richiede attenzione alle fasi di sviluppo e di transizione

• Anche nella ID l’apprendimento in condizioni ottimali può

proseguire per tutta la vita

(94)

WPA

Intellectual Disability

• Per porre diagnosi è necessario un deficit del funzionamento adattivo

• i livelli di gravità sono definiti dal Funzionamento

Adattivo e non dal QI .

(95)

• ID come condizione di VULNERABILITA’ sia fisica che

psichica, con bisogni di cura ancora non soddisfatti e

con aumentato rischio di abuso ed abbandono

(96)

• 1/8 della popolazione

ha un profilo cognitivo ai limiti, con punteggi di QI fra 70 e 85

• Anche se a parità di QI corrispondono profili del tutto diversi, in questa popolazione si rileva una significativa VULNERABILITA’, con maggior rischio di

• Disturbi di Personalità

• Disturbi da Abuso di Sostanze

• Ricorso agli psicofarmaci

• Ricorso al sistema Emergenza-Urgenza

• Non aumentato il tasso di terapie non farmacologiche

(97)

FATTORI DI VULNERABILITÀ PSICHICA DELLA PERSONA CON DI

•Danno cerebrale

•Disabilità fisica cronica

•Perdite ripetute

•Problemi di comunicazione

•Difficoltà di apprendimento e di coping

•Mancanza di relazioni soddisfacenti

•Mancanza di occupazioni e attività ricreative soddisfacenti

•Fallimenti ripetuti e rifiuti

•Eventi di vita avversi

•Mancanza di controllo su vicende e fatti personali

•Iperattività

•Bassa autostima

•Isolamento

•Dipendenza

•Aggressività ed altri comportamenti problema

Da M. Bertelli relazione STRESS e DI – ASIR Massa 2011 – mod.

(98)

EVENTI STRESSORS

SCALA DI VALUTAZIONE DEL RIADATTAMENTO SOCIALE (T.H. Holmes and R.H. Rahe, 1967)

N. EVENTO PUNT.

1 - Morte del coniuge 100

10 - Pensionamento 45

31 - Cambiamento condizioni di lavoro 20

41 - Vacanza 13

43 - Piccola infrazione della legge 11 fra gli eventi altamente stressanti, ai primi posti, tantissimi eventi legati

al CAMBIAMENTO

divorzio, trasloco, gravidanza, arrivo di un figlio, e fra gli eventi mediamente stressanti rientra anche

l’inizio-fine della scuola

(99)

RISORSE PROTETTIVE PER FRONTEGGIARE IL

CAMBIAMENTO E LO STRESS

• INDIVIDUALI

• Materiali (es. disponibilità economica)

• Fisiche (es. stato di salute)

• Psicologiche

• AMBIENTALI

• Supporto sociale e comunitario

(100)

alcune risorse psicologiche

• Capacità di problem solving

• Attitudine alla socializzazione

• Tendenza all’ottimismo ed alla positività

• Tendenza a non esercitare controllo, fatalismo

• Autocritica ed autocoscienza

• Senso dell’umorismo, ironia, sorriso

(101)

AIRIM – Associazione Italiana per lo studio delle Disabilità Intellettive ed Evolutive

‘La persona con DI si trova di fronte alle stesse richieste evolutive dei suoi coetanei che non presentano questo tipo di condizione di vita: questa è

un’opportunità che non sempre viene vista o considerata come tale poiché spesso prevale l’ottica dell’assistenza oppure quella della

‘gestione del problema’ ..

.. profondamente diverso è il bisogno di sostegni, così come diverse sono le attese del mondo esterno…

..ma non è diverso il bisogno esistenziale relativo alla

possibilità di riuscita ed autodeterminazione ’

(102)

DI e DSA

• La DI in una persona con DSA è in genere definita come una condizione di

comorbidità

”, quindi una condizione clinica associata ma implicitamente non correlata al DSA.

• Rimane in realtà aperta la questione se i deficit cognitivi siano secondari ai

deficit sociali e comunicativi, se sia vero il contrario o se si tratti di combinazioni delle due condizioni viste come indipendenti.

• Recenti ricerche suggeriscono invece

che il livello di DI possa conseguire alla gravità del DSA,

dato che i deficit socio-comunicativi

interferiscono necessariamente su tutte le altre competenze cognitive che si acquisiscono tramite le esperienze di interazione soggetto-ambiente.

(103)

DI e DSA

• la recente rinnovata sensibilità nel porre diagnosi

• e i criteri allargati al fenotipo più ampio

stanno modificando i dati precedenti, in cui veniva riportata una presenza di DI nel 70% delle persone con autismo.

attualmente, rispetto allo

spettro autistico, l’associazione fra DI e DSA

è crollata a valori anche del 30%.

(104)

5 – AUTISMO E BISOGNI SPECIFICI

(105)

• Le principali

teorie neuropsicologiche

si basano sulle evidenze che nelle persone con DSA sono presenti alcune carenze cognitive

geneticamente determinate.

Tali disturbi nella cognizione, intesa come capacità dell’individuo di adattarsi all’ambiente

e di organizzarlo secondo i propri bisogni sulla base delle conoscenze apprese,

avrebbero quindi un ruolo decisivo rispetto

alle difficoltà socio-comunicative e affettive, il cui sviluppo s’intreccia in un’interazione costante

con quello cognitivo e con le modalità di percepire ed elaborare le esperienze,

e di interpretare il mondo.

(106)

Teorie neuropsicologiche più accreditate - probabilmente non alternative ma complementari

• il

Deficit nella Teoria della mente

(Baron-Cohen et al, 1985), che sottolinea la

“cecità sociale” delle persone con autismo che avrebbero significative difficoltà ad attribuire, a riconoscere e a comprendere gli stati mentali (intenzioni, desideri, sentimenti, credenze, immaginazione) propri e altrui, con conseguente difficoltà a modulare il proprio comportamento.

il

Deficit di Coerenza Centrale

(Frith, Happè, 1994), in cui sarebbe carente la capacità di integrare le informazioni provenienti da differenti canali sensoriali, con il risultato di una percezione frammentata del mondo che rende molto complessa la comprensione del significato di un’esperienza.

• il

Deficit nelle Funzioni Esecutive

(Ozonoff, 1995), controllate a livello del lobo frontale, che comporterebbe difficoltà nel controllo degli impulsi e nell’inibizione delle risposte, nella pianificazione degli obiettivi, nel monitoraggio dell’azione e nella flessibilità di pensiero e di azione.

(107)

• Le persone con DSA hanno uno stile di apprendimento del tutto peculiare, che determina le loro difficoltà nell’intrepretare il mondo, nel comunicare e nell’entrare in relazione con gli altri.

Per comprendere meglio il funzionamento autistico e le modalità utilizzate per elaborare informazioni ed esperienze,

hanno un’importanza notevole i racconti in prima persona

di alcune persone con autismo che hanno permesso di far capire ‘da dentro’

alcuni meccanismi responsabili

di comportamenti apparentemente strani e misteriosi.

(108)

Pensare per dettagli

‘missing the forest for the trees’

• Iperfocalizzazione dell’attenzione su aspetti parcellari, spesso sensoriali di un’esperienza, perdendo di vista la situazione complessiva e il suo significato.

• Comporta una difficoltà nel riconoscere e integrare gli aspetti salienti di un’esperienza percettiva, cioè i più importanti rispetto all’attribuzione di significato.

• I bambini normotipici intuiscono da subito che il significato è più

importante della percezione in sé, nei bambini con autismo le percezioni sono dominanti e la ricostruzione del significato è un processo lungo, che passa dal riconoscere dettagli percettivi, inizialmente slegati.

(109)

Van Dalen, 1994

“Se, per esempio, mi trovo davanti a un martello, in prima istanza io non vedo affatto un martello, ma solo un certo numero di elementi non correlati: rilevo un pezzo di metallo squadrato e lì vicino, incidentalmente, una barra di legno”

Solo attraverso un ragionamento esplicito, i vari dettagli vengono integrati cercando di dar loro coerenza. A questo punto si accede alla parola, ma è necessario un ulteriore passaggio per riconoscerne la funzione.

“Percepire qualcosa significa per me costruire un oggetto facendo ragionamenti espliciti. In realtà, questo si dovrebbe fare in modo del tutto automatico,

inconsciamente e in rapida progressione. La sensibilità degli individui autistici per una parte piuttosto che per il tutto è universalmente nota ed è definita

iperselettività”

(110)

• L’elaborazione delle informazioni è più lenta, a seguito di uno stimolo è necessario concedere tempi lunghi nell’attesa della risposta, evitando di aggiungere altri stimoli che possano sovraccaricare o modificare il quadro richiedendo di dover ricominciare da capo il processo di attribuzione di significato.

• In persone a basso funzionamento cognitivo, il processo di attribuzione di significato è ancora più complesso e spesso impossibile.

- difficoltà nella comprensione sociale - difficoltà socio-comunicative

- comportamenti stereotipati con assorbimento in dettagli sensoriali.

In questa prospettiva, l’autismo è stato definito come un

disturbo del processo di attribuzione

di significato sociale.

(111)

Monotropismo

Mentre la gran parte delle persone utilizza tutti i sensi contemporaneamente, le persone con DSA tendono a funzionare in modalità mono, in cui tutta l’attenzione si concentra in un solo canale sensoriale per volta

può essere molto difficile, per esempio

– guardare una persona mentre si presta attenzione a ciò che dice,

– controllare i propri movimenti e la propria espressione mentre si parla,

– completare con coerenza un discorso mentre si presta attenzione agli altri aspetti del linguaggio (ritmo, intonazione, volume)

– ascoltare in presenza di odori forti

– seguire la lezione se si devono prendere appunti.

Assieme alla difficoltà nell’integrare differenti canali sensoriali si rileva la difficoltà a collegare idee e concetti, a generalizzare gli apprendimenti, a prevedere le conseguenze delle azioni.

(112)

• Il pensare per dettagli ed il monotropismo sono riconducibili alla teoria del Deficit di coerenza centrale e si riferiscono in origine a difficoltà nel sistema dell’attenzione, sia rispetto alla iperfocalizzazione sia alla

capacità di spostare adeguatamente l’attenzione in modo accurato.

• “Dovevo pensare sempre a una cosa sola per volta (…) Era sufficiente che qualcuno vicino a me tossisse perché perdessi parte del pensiero.

E se ne perdevo una parte, tutto crollava e

dovevo ricominciare dall’inizio”

(Gerland 1997)

(113)

Costruire nessi causa effetto

• A causa del predominio delle percezioni sul significato, spesso le persone con autismo costruiscono connessioni errate nello stabilire i nessi di causa effetto, producendo malintesi e associazioni con significati personali che non possono essere compresi dalle persone che non ne sono a conoscenza.

• “Mentre la madre dà un panino a Liesje,

dice al marito che è andata dal parrucchiere.

Liesje associa l’oggetto panino al suono parrucchiere.

Ogni volta che vuole un panino dice parrucchiere”

(De Clercq, 2005).

(114)

• Per evitare che stabiliscano connessioni errate, nel comunicare con una persona con autismo, è quindi molto importante mantenere una rigorosa sincronizzazione del linguaggio con ciò che sta

avvenendo.

• Nel tentativo di comprendere il mondo e dargli un senso, il rischio

di stabilire connessioni causa effetto errate non riguarda solo il

linguaggio, ma tutte le possibili esperienze e situazioni di vita.

(115)

difficoltà a generalizzare

• Mentre i bambini normotipici ipergeneralizzano, le persone con autismo hanno rilevanti difficoltà nel generalizzare.

• Le etichette verbali vengono associate agli oggetti sulla base di specifiche esperienze e di specifiche caratteristiche percettive.

“Thomas aveva diversi maglioni, ma solo per uno usava il termine maglione. Gli altri venivano chiamati pallino, omino, funghetto, scoiattolino, cagnolino,

fiorellino a seconda del disegno che avevano sopra. Non capiva che avrebbe potuto chiamare tutte queste cose maglione” (De Clercq 2005).

(116)

• La costruzione di categorie concettuali è un processo molto faticoso e complesso, proprio per tali difficoltà di generalizzazione.

“...il mio concetto di cani è inestricabilmente legato a ogni cane che ho

visto. È come se avessi un catalogo di tutti i cani che ho visto nella mia vita, completo di figure, che gradualmente aumenta di volume, man mano che aggiungo ulteriori esempi alla mia videoteca” (Grandin 2001).

(117)

• Le difficoltà di generalizzazione si presentano anche nel trasferire le esperienze apprese in contesti diversi da quello originale.

• Tali difficoltà rimandano a specifiche difficoltà nei processi di

astrazione, con la forte tendenza a stabilire associazioni concrete

fra gli aspetti percettivi di un’esperienza e l’etichetta nominale o

la categoria concettuale.

(118)

Essere pensatori visivi

• Molte persone con autismo sono sono pensatori visivi.

• Il linguaggio verbale è molto difficile da codificare poiché è molto veloce, astratto, estemporaneo, quindi difficile da ritenere, inoltre è spesso ridondante e

talora ambiguo o contraddittorio.

• L’utilizzo di canali visivi di comunicazione migliora la

capacità di ricevere in modo corretto le informazioni.

(119)

“Capii per la prima volta il significato delle parole quando le vidi stampate su carta. Prima erano solo rumori come gli altri”

(Joliffe, Lansdown e Robinson, 1992).

(120)

memoria e competenze visuospaziali

• Una parte delle persone con autismo ha una memoria straordinaria, visiva e/o verbale.

• Alcuni possono imparare a memoria, magari già dalla prima esposizione, interi libri, vocabolari o elenchi telefonici o ripetere perfettamente

discorsi ascoltati anni prima.

• Altri ricordano con grande precisione percorsi stradali anche complessi, compiuti una sola volta, a distanza di moltissimi anni.

Stephen Wiltshire

(121)

• Numerose persone con autismo hanno ottime competenze visuo-spaziali, come si evince dalla frequenza con cui si rilevano capacità eccezionali nella ricomposizione dei puzzles.

• Anche in questo caso le modalità di ricostruzione differiscono da quelle utilizzate da persone normotipiche: mentre queste ultime privilegiano la ricomposizione a partire dal significato, le persone con autismo utilizzano gli aspetti percettivi “per sé”, indipendentemente dal significato, tanto che alcuni possono ricomporre i puzzles anche voltati alla rovescia o girati al contrario.

(122)

• Secondo alcuni autori tali differenti modalità corrispondono all’utilizzo prevalente da parte delle persone con DSA

dell’emisfero destro, che è deputato alla sintesi percettiva, rispetto al sinistro che si occupa dell’analisi concettuale

(Gillberg e Peters, 2003).

• Al di là di poche brillanti situazioni,

poter rendere fruibili tali capacità “geniali”

si scontra con la difficoltà nell’attribuire la giusta importanza alle informazioni, nell’ambito della difficoltà a costruire un significato.

(123)

pensare in bianco e nero

• Le persone con autismo hanno molte difficoltà con le sfumature del linguaggio e tendono ad

attribuire un significato molto preciso, spesso concreto, alle parole e alle espressioni.

• Tendono all’interpretazione letterale, con disorientamento e malintesi – di fronte a metafore o espressioni figurate

– messaggi impliciti o ambigui

• menzogna

• ironia

• doppi sensi

• allusioni

(124)

• associazione rigida fra oggetto e semantica: le forbici sono sempre per tagliare, il bicchiere sempre per bere, indipendentemente da come sia l’atto motorio che viene osservato

• nella determinazione del significato, non considerano che questo può cambiare in funzione del contesto.

‘Quando qualcuno mi chiedeva – non vuoi un gelato? –, rispondevo – no –, pur volendo un gelato, perché pensavo che volessero sapere se ‘non’

volevo un gelato’

Sainsbury 2000

(125)

difficoltà nella comunicazione non verbale

• punto qualificante il funzionamento autistico.

• Ancor più del linguaggio verbale, tutte le informazioni fornite attraverso i canali non verbali

mimica, sguardo, postura, gesti, prossemica sono fondamentali nel veicolare

i contenuti comunicativi.

• Durante una conversazione

le difficoltà nella decodifica dei messaggi non verbali rendono particolarmente complesso

considerare se l’altro sta seguendo,

se è interessato o annoiato dal nostro discorso, rispettare la turnazione

o capire quando concludere

o piuttosto rilanciare lo scambio conversazionale.

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