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View of ENDOCARDITE DA KYTOCOCCUS: UN PATOGENO EMERGENTE?

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Academic year: 2021

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volume 21, numero 3, 2006 Microbiologia Medica 241

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ENDOCARDITE DA KYTOCOCCUS: UN PATOGENO EMERGENTE ?

D’Andria A., Cinquanta L., Avallone L., Greco L•.,

Marino S., Massari A.

Servizio di Medicina di Laboratorio * Malattie Infettive

Azienda Ospedaliera “S. Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona - Salerno

Introduzione. I cocchi Gram positivi del genere Kytococcus, comprendenti le due specie K. sedentarium e K. schroeteri, si distinguono dal genere Micrococcus. per la presenza d’attivi-tà arginina deidrolasi e la resistenza a oxacillina, meticillina, penicillina. In letteratura vengono riportati a tutt’oggi due casi di endocardite da K. schroeteri in pazienti sottoposti a chirurgia cardiaca.

Caso clinico. Maschio di 38 anni perviene alla nostra osser-vazione per una storia di 4 mesi di febbre persistente dopo intervento di Bentall presso altro nosocomio.

Dopo ricovero gli vengono praticate le abituali indagini di laboratorio che evidenziano incremento degli indici di flogo-si ed è sottoposto ad emocolture seriate.

L’ecocardiografia transesofagea è suggestiva per endocardi-te. Il paziente è sottoposto a nuovo intervento per la sostitu-zione delle protesi e il materiale rimosso posto in coltura. Dopo un mese di terapia il paziente, guarito, viene dimesso. Materiali e metodi. Il monitoraggio delle colture è stato effettuato con sistema Bactec 924O (BD).

Dalle colture positive sona stati allestiti Gram diretti e varie subcolture, delle quali sono risultate positive quelle su 5% Sheep Blood Agar.

I test biochimici sono stati eseguiti con i sistemi VITEK (card GPI) e API STAPH (bioMèrieux).

Il profilo di farmacosensibilità è stato realizzato col metodo Kirby-Bauer.

Risultati. Tre emocolture e la coltura delle protesi sono risul-tate positive dopo 48 ore. Il batterioscopico rivela cocchi Gram positivi e la subcoltura mostra colonie bianco-gialla-stre di piccolo diametro prive di emolisi. Gli isolati sono strettamente aerobi, mostrano attività arginina deidrolasi e resistenza a oxacillina, meticillina, penicillina.

Conclusioni. L’isolamento in campioni biologici di cocchi Gram positivi con le caratteristiche biochimiche e di farma-coresistenza descritte consente di identificare il K.

schroete-ri come responsabile della endocardite schroete-rispetto ad altschroete-ri

opportunisti di più comune riscontro (stafilococchi e micro-cocchi).

Sono ancora poche le segnalazioni in letteratura che indivi-duano il K. schroeteri quale patogeno emergente, un ruolo probabilmente ancora sottovalutato.

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ACCERTAMENTO MOLECOLARE DELLA RELAZIONE CLONALE FRA ALCUNI ISOLATI DI

ACINETOBACTER BAUMANNII

Fontana C 1,2, Favaro M1., Pistoia E.S.1, Bossa M.C.2,

Altieri A.2, Leonardis F.3, Natoli S 3,Testore G.P.4, C.Favalli1,2. 1Dipart. Medicina Sper e Sc. Biochimiche,

4Cattedra di Malattie Infettive - Università Tor Vergata

- Via Montepellier, 1 - 00133 Roma

2Lab Microbiologia,

3Terapia Intensiva, - Policlinico Tor Vergata - V.le Oxford 81

- 00133 Roma

Introduzione. Negli ultimi 30 anni l’interesse per l’Acinetobacter spp è costantemente aumentato. Due sono le principali ragioni: la pan-resistenza di questo microrganismo ed il fatto che è spesso responsabile di violenti focolai epide-mici che coinvolgono più frequentemente i pazienti critici. Le circostanze a causa delle quali tale microrganismo, considera-to come un paconsidera-togeno di “low-grade” diventi un temuconsidera-to avver-sario da fronteggiare non sono del tutto note. Probabilmente, la sua patogenesi è un fenomeno multifattoriale I pazienti ini-zialmente colonizzati diventano infetti e non è un caso che le infezioni più frequenti siano quelle del torrente circolatorio e quelle polmonari. Il processo di colonizzazione iniziale è cer-tamente influenzato dal grado di manipolazione dei vari devi-ces impiantati sul paziente e questo rende ragione del fatto che questo patogeno sia più frequente nei reparti di terapia intensiva. Sono, infatti, degli importanti fattori di rischio per l’infezione da A.baumannnii: le manovre invasive, l’esposi-zione a terapie con antibiotici a largo spettro, la durata della permanenza in ospedale ed in particolare nei reparti critici come le unità di terapia intensiva (TI). In questo contesto assume particolare rilevanza la sorveglianza epidemiologica degli isolati, soprattutto nelle aree critiche, al fine di preveni-re o contenepreveni-re pericolosi outbpreveni-reaks.

Metodi. Scopo di questo lavoro è stato quello di illustrare come la combinazione di un software di controllo delle Infezioni Nosocomiali, in uso presso il laboratorio di micro-biologia, in combinazione con i sofisticati sistemi di caratte-rizzazione molecolare (quale il Diversilab; Bacterial Barcodes Inc), siano stati di notevole aiuto nel controllo della diffusione dell’infezioni in TI. nel corso di un outbreak soste-nuto da A.baumannnii.

Risultati. L’episodio epidemico, che si è articolato in due even-ti distanziaeven-ti da un periodo di latenza di circa 3 mesi, ha visto coinvolti 16 isolati per un totale di 5 pazienti, in un primo momento, e 2 pazienti con un totale di due isolati in un perio-do successivo. Gli isolati sono risultati clonalmente relati pre-sentando una percentuale di somiglianza superiore al 98%. Conclusioni. La rapida identificazione dell’outbreak e la corretta caratterizzazione degli isolati hanno portato alla tempestiva messa in opera di misure di contenimento che hanno impedito la diffusione del microrganismo ad altri pazienti del reparto o di altri reparti nello stesso ospedale in entrambi gli episodi. Ciò a dimostrazione di come un uso sinergico di programmi di controllo in combinazione a inno-vativi sistemi di caratterizzazione molecolare degli isolati siano efficaci nel contrastare lo spreading di temuti patogeni all’interno dei nosocomi.

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