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IL CAVALIERE
VIRTUOSO
COMMEDIA
DEDICATA
A fu a Eccellenza il Kobil Uomo
GIROLAMO FRANCESCO BOLLANI
SENATORE PRESTANTISSIMO
Volet hac fub luce videri,
H. P.
Nella Stamperìa
di
S. Tommafod
5Aquino*
Con licenza de Superiori,
De toute fi&ion V adroite fauffeté
Ne tend qu3 à faire aux yeux briiler la Verité
Defpreaux Epitre ix.
3
ECCELLENZA.
Gni Uomo opera per un fine • Lo fi tri¬
to , che fa agire la macchina non la muovei giammai fenonfe in •vifi a o di sfuggire un ma¬
le , o di acquiflare un bene . Dunque l’ amor proprio mette in moto il cuore dell
3Uomo. E intelletto , che defiderU 5 e svuole la felicità , ah- h or ri/ce la mi feri a , riflette sii V una, e l
1al¬
tra , ? ;/ Giudizio concorre per allontanare gli ofiacoli della prima 5 e per editare ì funefti col¬
pi della feconda . Se quefie due forze fi troia¬
no equilibrate nel •vero allora la ragione farà
A % ° ra-
ragione 5 e V Uomo conseguirà felicemente il fi¬
ne alla fua operazióne propofio .
Son Uomo 5 Eccellenza
?perciò dominato dall' amor proprio 5 e la dedica
,che le fò umil¬
mente di quefia mia Commediuola n è una con¬
seguenza
.il mio cuore fenfibile di fua natura 9 fcoffo dai benefizi fovr agrandi ricevuti dall Ec¬
cellenza Vofira 5 tutto fentiva il grave pefo de*
fuoi doveri
.Vedendomi in obbligo di ejfer gra¬
to
,e riflettendo fertilmente alla mia picciolez- za 5 o per dir meglio 5 impotenza provava ira»
me fteffo una inefplicabile pena
.Quale affanno 5 qual dolore non prova uno fpinto rifleffivo
,allorché vede quel bene a cui gi ufi ameni e egli anela 9 del quale tutto conofce il valore 5 a lui fotratto dalla impotenza di farne V acquijìo ? V effe re grato vede V Ec¬
cellenza Vofira
.che è quel bene di cui favello
.Il mio amor proprio mi à fuggerito il mezzo di poffederlo ; e fe è vero
,come è veriffimo
,che le opere debbano efjìre analoghe al Mecena¬
te a cui fi dedicano la mia ragione non a er¬
rato nella fcelta di queflo mezzo
.In quefia Commedia o intraprefo di forma¬
re un Cavaliere adorno di quelle virtù 5
ciòdevono reggere lo Spirito
,ed il Cuore di uru Mobile
.So bene il genio delicatijfimo dei Let¬
terati moderni nelle compofizionì di queflo ge¬
nere 7 so che le Aquile non fi degnano di guar¬
dare
dare gli augelletti palujlri
.Ture a fronte di quello , fatto coraggio, io T ò compofla. Se tl
_n* mu or noorzione
.colorito quejto , ratto coraggio, >o
<• >- ' / - .piano da donato con proporzione , colorito
con vincita ", ed ombreggiato con naturalezza 10 lo lafcio decidere al Eccellenza Vofira ficca¬
rne Capiente , e di finiffimo gufo
.Soltanto la prego di riflettere, che queflo è un primo pro¬
dotto del mio fanciullo talento, e ad accettar¬
lo come un Elogio giufliffimo eh’ io le tributo 11 di cui valore è proporzionato alle mie aebo- li forze non già al di Lei merito fovragrande il quale è (ulteriore a qualunque lode .Le Ju- blimt virtù de' nobilitimi
,ed antichiffwu Avi fi unifeono nella di Lei Anima , e la rendono di feflefa maggiore
.Frà le tante fi diflmguono nell' Eccellenza Voflra la prudenza , la /orza del configlio , e la magnanimità . Le due pri¬
me furono conofcìute da cotefla faggi a , e poten¬
te Repub li ca più volte nelle (ite radunanze , e furono coronate allorché a Voflra Eccellenza fi diede H governo della Veronefe Trovincia
.L altra efpenmentò quella Città fortunata quan¬
do vide riparate le fi,e mine
.Non duo di pm temendo 1 offendere la fra modejha. Ter ejfe- re quelle lodi malamente da me annunzi ate^ non poffono che feemare del vero , e però fata, me¬
glio eh’ io ufi il filsnzio .
E il dono h vero affai mifero, e fi nof confidaifi nella di lei generofa bontà , e virtù
A 2
dl
6
di prefentarglielo arroffireì ; ma queflo è V uni¬
co mezzo con cui io pojfo dimojlrarle la mia gra¬
titudine
.La fncerità del mio cuore giuflìjìche
-ra abhajlanza le mie intenzioni
,e [pero che^
(apra acqnijlarmi la pregiatijjlma dì Lei gra¬
zia
,e protezione da me 'vivamente dejtderata
•La prego adunque
,Eccellenza
,di accettare il libricciuolo
,che umilmente le reco
5a perdonar¬
ne i difetti
3a difenderlo dalla ingordigia del¬
le tìgnuole
5ed a credere
,cV io non potrò giam¬
mai efprimere baflevolmente la perfettiffima
5ed inviolabile jìima con cui fono
Di Voftra Eccellenza
TOevotìJJlmo ObbltgatjJfimo Servo Paolo Bombardi,
7
PERSONAGGI.
IL CAVALIERE.
RODRIGO .
ENRICHETTA , promefla fua Spofa.
D. LOPEZ.
ORAZIO Padre ) ,. - . . BIANCA Serva ) dl Enrichetta • GIULIO, finto Servo di D. Lopez.
RICCARDO, Segretario del Cavaliere*
IL PRESIDENTE, al foro Criminale.
M. GLOUTON , Colonello . UN SARGENTE, con Soldati.
Servi del Cavaliere che non parlano *
La Scena è in Firenze
«À 4 Viali
Vtdit D. Antonine Maria, Copelloti Cleri cu $ Re
*gularis San&i Vaulii
, /«Ecclejta Metro¬
politana Bononìa Poenitentiarius prò Eminen
-tijfimo
^ tfrR^e^ve rendijjìmo Domino Domino Andrea Cardtn
.Joannetto Ordinis Sancii 3 e~
nediEli
,Congregationis Camalduhnfis
,Ar¬
chi episcopo Banani a
, d?51 L Principe
.D/V .24.
Mariti
1779,IMPRIMATUR.
Fr, Jofephus Maria Orlandi Vicarine Genera li s
Saniti Officii Bonoma
*9
ATTO PRIMO.
SCENA PRIMA.
Sole occiduo.
Prcfpetto lateralmente della cafa del Cavaliere con Ter¬
razzo aperto dal quale fi guarda in un Giardino chiu- fo da una fiepe , che divide la Scena, con un raftel- lo che mette in iflrada » In faccia , veduta delle mu¬
re della Città fu le quali fi vede una Guardia in lon¬
tananza .
jR odrìgè •
Q
Uelto è il giardino, quella è la Grada per cui è lo¬lita a palleggiare 1* amabile mia Enrichetta.il Lo- - candiere me 1* additò ne creder lo voglio capace.#
d* inganno . Quale allegrezza non proverà ella in ri¬
vedermi / Vieni pure, dolce amor mio, vieni a con¬
ciare il mio cuore troppo lungi da te mifcrabile . ..
Ma chi è che qui fi avvicina ? Due Giovani . . . At¬
tendiamoli dietro al cefpugiio di quella fiepe . Così fenza effer veduto potrò attentamente ofiervarli .
Sì ritira dietro la Siepe »
SCENA II.
Bnrìchetta , e Bianca veflite da uomo \ poi D. Lopez
9
e Giulio .
Enricé \ H, Bianca cariflìma , fiamo tradite . Òggi è
La arrivato D. Lopez, quel inoltro, eh’ io odio più della morte»
Bian, Voflro Padre non poteva certo prendere un più malvaggio partito quanto quello di maritarvi con que¬
llo borriofo Spagnuolo . Ma non temete flante 1* 'av¬
vita dato a Rodrigo egli deve arrivare a momenti . D. Lopez non sà ove fi amo d* alloggio . La muta-
zio*
i© ATTO
zione degli abiti , la grandezza della Città non dà luogo ad una fi facile cognizione, e quand* arche e gli ci forprendefie è coraggio ballante per difender¬
vi dalle violenze di quel ribaldo .
|iurte. 1 progetti fono facili da formarli , ma rare volte T elite corrifponde felice • Mio Padre. . .
Bìan. Si lo confefl'o - Il furore di voftro Padre è un nuo¬
vo inciampo . Egli sdegnato per la nollra fuga ci a- vrà ficuramente infeguite. Ei potrebbe rovefeiare la macchina meditata. Dimani fe Rodrigo non viene per evitare ogni pericolo di qui partiremo .
Unric, Ahimè... che vedo! Guardando verfo la Scena•
Bìan Che vi Sorprende?
Enric. Olfervate « .. D. Lopez .. . frettolofo ...
Bìan< Cielo /
Enric. Oh Dio / viene a quella volta »
Bìan. Fuggiamone T incontro.
Enric. Ma dove ?
Bìan, Non lìamo in tempo •
Enric. Me infelice !
D. Lopc V* ò trovate alfine, Donne malvagie.
Pifferando Enrìchetta per un hraecio , Enric. Rifpettate V onor mio . Ritirando/!.
D. Lop. Sibbene ; con quell* abito .
Bìan. ( Si pone in mezzo.) Queft* abito è fiato da noi ve- fiito per falvarci dall* infamia , che feco porta la fu¬
ga d* una fanciulla s per fotrrarci dalle violenze di nn Padre tiranno , e per evitare , che voi polfediate un cuore , che abbonendovi all* efirerno con voi unito diverebbe partecipe delle pene ds Inferno .
D. top- Perfida ferva , tu folli , tu fei ancor la cagione-*
per cui non mi amò non mi ama Enrichètta . Giuro al Cielo farai vittima del mio fdegno , ed Enrichet- ta lo farà a fuo difpetto deli* amor mio.
Enric. Morirò piuttofio che elfer vittima dell* abbominevo- le amor ve Uro .
D. Lop. Con quella audacia voi mi parlate ? Crudele, io vi aiife teneramente, la mia mano vi innalia alla-*
nobil^ delle/pri ne Dame di Spagna , e voi mi ric- cufate, m’ inimitate con tanto ardire? V offefo amor
mio
PRIMO. 11 mìo potrebbe rifcuotere in quello p"nto dà voi ven*
detta; ma nò, venite meco e tutto pongo in obblio •
Enric Lo fperate in vano • D. Lop. Lo fpero in vano/
Enric. Tornate d* onde partile -
D. Lop. Nò ; fe all' amor non cedete, ceder dovrete al¬
la forza . Giulio , allontana culti. Accettando Bian¬
ca s indi vuol afferare come [opra Ènrìchetta •
SCENA III,
Rodrigo con Spada nuda, e Detti.
Rode TNdegno,pria chs ella venga ti converrà aprire nel
X
petto a quello ferro la ftrada . E tu , fervo non-, men malvagio del tuo padrone, ritirati.A Giulio che incalzato fugge.
Etnìe. Ah, Rodrigo difendetemi.
D. Lop. Chi vedo ! Ah , traditori quanti liete, ora v* in¬
tendo . Temerario , tu mi rapidi la Spofa , e vuoi ancora difendere il tuo delitto ? Proverai chi fon io.
Snuda la Spada •
Rod. Superbo, dovrai morire per le mie mani *
Cominciano a batterjì. La Guardia , che jld fu le mu¬
ra fi volge ai gridi s e chiama RauS * In quefio il Ca=>
valiere , e Riccardo fi affacciano al terrazzo , ìndi dì*
feendono , e dal Giardino vengono in Strada •
SCENA IV-
lì Cavaliere , Riccttrdo , e Detti ; poi un Sergente con Soldati •
Rodrigo cade .
Enric. A Mime /
D. Lop. jTjL Morì .... In atto di ferirlo , ma e trat¬
tenuto dal Cavaliere 9 e Riccardo ajuta Rodrigo ad al- zarfi .
Il Cav. Fermate , ne vogliate uccidere ur* Uomo refo fensa difefa .
/
D. Lop.
I
ii a rro
D. Lop, Signore , "Egli mi à alfalito improvvifamente co! i ferro , à tentato di levarmi la vita. Egli è un afiaf- Uno Ad un volìro cenno io cedo , ma cedo da Spa- ( gnuolo per efeguire in altro tempo più orribile ku vendetta. Parte.
Rod» Perfido benché caduto...
Il Cav. Tacete , incauto , ne fomentate un ardire , che.#
può cagionarvi la morte . E forfè un bene la voftra vita tanto fpregevcle , che pofpor la dobbiate al vi¬
le defiderio di una vendetta ?
Rod. La vendetta , o Signore , è necefiaria per difende¬
re T onor mio. Io non fono un affamino . Sono un Giovine onorato che per falvare dalle violenze di quel traditor la mia Spola fono pronro a verfare tut¬
to il mio Sangue.
Il Cav. Dov* è quella Spcfa?
Rod. E* quella . Accettando Enrichettct .
Il Cav. Ma come così vellita, perchè in quello luogo? <
Bìan. Tutto vi farà noto; ma ora {occorrete , Signore, in Lei una Giovine onorata , in me una Serva fede le entrambe perfeguitate.
Unric. Eccomi a’ voflri piedi ( Vuole ìnginocchiarji , ma il Cavaliere non lo permette. ) Salvatemi da' miei nemi¬
ci, e rendetemi all’ amante , ai quale già fui dal Genitore promelfa .
Rod, Ebbene, Signore? Un infelice tradito, qual io mi fono . ., .
Sarg Soldati fi arredino i tre foraftieii.
Rod. Come! perchè?
Sarg. Lo faprete dipoi. Deponete la Spada .
Rod. Cielo/ hai più difgrazie per me! prendete.
Sarg. Mi feufi , Signor Cavaliere * Un mio dovere efegui*
feo
Il Cav. Efeguitelo pure ; ma quefti dire giovani fono in¬
nocenti ( ac cenando le due Donne ) e dovete lafciarii liberi.
Sarg. Delia loro innocenza non fon ficuro , perciò non- polfo ubbidirla .
Il Cav. Io ne fon ficuro , io me ne faccio mallevadore,* . Nel mio Palazzo faranno cuftoditi , e renderò conte al
PRIMO. i$
al tribunale di elfi. Ve lo prometto da Cavaliere.
arg Ad una tale prometta non fi fà replica . Lafciateli » e andiamo . I Soldati ubbidirono .
ed. Signore, cuftoditemi la mia Spola . Enrichetfa ca- riflìma .. . quella feparazione ... ah voi piangete .. . ohimè .. . non relitto .. . addio . Parte con ì Soldati.
mie. Mio bene . . . Rodrigo... oh Dio ! Piange . ian. Siamo nelle voftre braccia . Al Cavaliere . I Cav. Seguitemi, e nulla temete. [La bellezza di quel
fembiante m’ incanta , e provo una infolita allegrez¬
za nell’ ajutare quella infelice Donzella . Io non in¬
tendo me Hello . ] Da fe dopo di avere guardata En- riebetta , ed entra nel Giardino.
SCENA V.
PJccardo , Enrichetta , e Bianca .
ìian.
T"V tec*15
si&norc> è
quello Cavaliere lì ge-LJ
nerofo.Ile. Egli è un Cavaliere il di cui cuore è fatto per fol¬
levare i miferi fenza eirer fedotto da vanagloria, ; umile fenza ettfer vile ; faggio , prudente , infornala un Cavaliere veracemente virtuofo . Ciò vi batti, bian* Confoliamoci, Signora , che il Cielo nelle mani ci
à pollo di un tal Protettore .
Rie. Oh fe fapette quanto egli è benefico ! reftato orfa¬
no di Padre egli mi fè educare, e con paterna amo¬
revolezza follevommi dalla mia miferia alla carica di fuo Segretario . Penfate dunque fe vano farà lo ipe- rare in un Cavaliere di tal carattere ; tanto più che voi lo meritate .
Iurte. Lo merita il mio fiato.
iìc. Quanto è mai fortunato il voftro Podrigo.
Inrìe. Infelice! chi fa s’ io lo vedo mai più. afflitta*
K/V. ( Voletfe il Cielo , che egli più non tei natte Que¬
lla Giovine mi à alquanto il cuore già rifcalda^o.
Disperando di aver Rodrigo forfè elia mi amerebbe.
A più opportuna uccafione tentarò la mia fort ' ( da
/e.) Ormai s* imoruna la nottes andiamo, che il ca»
valle-
*♦ ATTO
valiere ci attende . Datemi Ja mano. Ai Enrìchet- ta -preferitane!ole la mano.
Bian» ( Troppa franchezza.) da fe .
'Ernie. ( E* tropp.o ardito.) da fe\
Rie. (E* troppo ritrofa ) ( da fe) via , Madamigella .
Enrìc. Precedeteci, vi feguitiamo , lo tremo .
Plano a Bianca .
B ìan. Non è da fidarf? . Plano ad Enrìchetta .
Rie. Eh , Signorina, fo il mio dovere. ( Prende per ma¬
no Enrìchetta) oh che man delicata! da fe.
Enrìc. ( Numi, ponete fine a miei mali) da fe.
Rie. ( Spero che la ritrofìa anderà da una parte . ) Va fe9 e partono entrando nel giardino . )
5 C E N A VI.
Notte.
Sala nel Palazzo del Cavaliere .
Il Cavaliere ? e M. Gloutw •
Glou. ^"'Avaliere, fon veffro amico, e voi prove ba- V_> fievoli avete per non dubitare della mia ami¬
cizia . Comandatemi .
Il Cav. Monfieur Gloutcn , fono foddisfatto di voi e per¬
ciò ciecamente di voi mi fido. Vorrei libero dimat¬
tina qud giovine foraflìere trattenuto in srrelfo dai voftri Soldati. Io lo fiimo a ragione innocente, e*
fe poi tale non (offe lo renderò io medefìmo alla fua prigione. Colonello voi Bete del reggimento , e quan¬
do il vogliate potete farlo .
Glw. Lo farei di buon cuore, o Amico , fe da me dipen¬
dere , Al Maggiore è flato fatto il rapporto, ed egli à già determinato di confegnare il Prigioniero al Giu¬
dice criminale. Voi fapete , che quello Ufiìziale mi è Tempre flato, e mi è ancora quanto occulto altret¬
tanto implacabil nemico , onde farebbe inutile , eh*
io gli ragiona® di libertà nella fua determinazione*
oftinata ? 1
Il Cav.
PR I MO. 15 I Cav. Dunque fi penfa di procedere contro Rodrigo cri¬
minalmente , e in libertà lo Spagnuolo fi lafcia , e_#
reità alcuna in lui non fi teme ì
’lou. Lo Spagnuolo ha pretefo di edere a quell’ora giu- fiificato . Egli è ricco , e per quanto dice ancor no¬
bile , ne gli è fiato difficile renderli favorevole il Maggiore . A presentalo una Scrittura in cui appari¬
sce eder egli deftinato dal Padre di Enrichetta di lei Spofo , e da lei medefìma «accettato . Apparisce un-, regalo di mille Zecchini da sborfarfi dallo Spofo do¬
po le nozze al Suocero , che deve poi annualmente pagare i fruttj alla figlia. Tutto quello è frà di efiì accordato perchè il Mercante Genitor della Spofa non le dà la Solita Dote . Ben fi vede da ciò la di coftui avarizia ; ed in parte le ragioni dello Spagnuolo il quale à rapprefentato innoltre edere Enrichetta fuggita per opera di Rodrigo accusandolo quindi di alfalfino, di malvivente, di difcolo , ed il Maggiore ne è re¬
fiato perfuafo prendendo 1* impegno che gli fia for¬
mato un rigoroSo procedo.
II Cav. Quello eftremamente mi Spiace.
Se è vero quanto dice D. Lopez non può proteg¬
gerli un delinquente.
Il Cav. Io non So persuadermi che Rodrigo fia delinquen¬
te almeno quanto lo fà D- Lopez . Da quel poco, eh’ egli à potuto dirmi Sembra anzi tutta roveScia**
! ta la cofa .
jlou. O P uno, o P altro Sarà certamente il reo.
Il Cav. Ecco Enrichetta . Da lei Sapremo la verità • SCENA VII.
Enrichetta, e Detti,
Jlou. T TEnite, Madamigella; rafeiugate le lagrime , e V preparatevi ad una narrazione lineerà delle vo¬
li re avventure .
U Cav. ( V innocenza in quel volto rifplende . ) da fe .
%nric- Voi comandate , eh’ io rinnovi il mio dolore , e Son pronta a Soddisfarvi come ben devo. Mio Genito¬
re
%6 ATTO
tre è un Mercante Genovefe chiamato Orazio . Ha e- gli fempre avuta cornTpondenza con altro Mercante ricco Cittadino di Livorno Padre di Rodrigo . Morto quello reftò il figlio erede delle fue ricchezze . Ro¬
drigo pensò di ammogliarli. Venuto a Genova in ca¬
ia di mio Padre mi vide , gli piacqui, ed egli piacque a me pure» Chiedami in Moglie gli fui promeffa, e a tal effetto un.a Scrittura fu fatta . Due giorni pri¬
ma del concertato per ifpofarmi giunfe a Rodrigo urna lettera , che lo avvifava della fuga di due des Suoi primi agenti . Corfe egli a Livorno , e quando drp. un mefe ritornò per compiere le nodre nozze mio Padre ricusò di mantenergli la promeffa , e in cafa noi volle nemmeno» Rodrigo fommamente fdegnof-
fi , ma per non avere la Scrittura nelle mani non potè produrre le fue ragioni » Tornò egli alla Patria penfando alla maniera di acquidarmi. Intanto mi fu Int maro eh’ io fpofar dovefiì D- Lopez ofpite da^
qualche tempo in cafa noftra . Per evitare il nodo fu¬
metto fono fuggita , avendo prima avvifato Rodrigo che quivi veni fife ove efibita a qualche autorevole^»
Perhn^ggio la Scrittura al Padre involata fi fareffi- uno fpofari,
Jl Gav. Dunque D. Lopez • . . .
%nrìc Quei perfido mi à forprefa , ed à tentato rapirmi . Voftra mercè io fon fai va Voi fiete il benefico dir- fenfoie dell* onor mio . A voi dunque confegno il foglio ( Glielo dà , alla voftra bontà m* abbandono, e la felicità mia nelle voftre mani ripongo .
Gfou* La vodra fuga non può effere di più giuda e Pap¬
piamo quello che voi avete tacciuto per rifpetto di chi vi diede la vita « Amico, con voi mi unifeo per opprimere
T
impodore .%nrìc* lo vi ringrazio , Signore, ( A Glouton ) che voi in¬
traprendiate diffenderrni ? Quello che mi fpaventa è che non fi vorrà credere la mia fuga innocente.».
Sembra purtroppo che gli Uomini godano di vedere avviliti i loro limili . Benché la ragione mi favori¬
sca rion refia per altro che qtiede riffleffioni non mi facciano feptire tutto il pefo di un perfetto roffore #
Il Cav»
PRIMO- 17 II Cav. Quefti fentimenti mi piacciono .Sì conofce che^
voi chiudete in feno un cuore fenlibile . La fenfibili- tà è un bel dono della natura . Quando ella è ri 11 ret¬
ta frà giufti confini rifcuote da tutti appiaufo, ed a- more . Quando eccede è degna di conopaflìone, e per¬
dono. Vedete adunque che il Mondo dovrà amarvi, (e il mio cuore comincia a provarlo) (dafe) o do¬
vrà compatirvi . Le volfre difavventure mi inteneri- fcono (e quel pianto, oh Ciel ! iti’ innamora.) (da fe) Jl render voi flelfa inconfolabile farebbe un av¬
vilirvi ( farebbe un tormentarmi. ) ( da fe) Modera¬
te il voftro dolore , e fperate di ottenere per mez¬
zo mio Rodrigoa difpetto di quello mio cuo¬
re . ) Da fe interrottamente .
£lou. ( Che ragionare interrotto ! ) Cavaliere , fembrate turbato ?
il Cav. ( Incauto che feci !) (da fe ) mi fa compafilone^
quell* infelice , mi fa fdegno D. Lopez»
GJou. E* ragionevole il turbamento,
fi Cavp E là , ... ( Efce un Servo ) che fìa condotta nell*
appartamento di mia Sorella a cui da me rcfti rac¬
comandata . Enrjchetta, andate a prender ripofo , e farete confolata dimani. £nriebetta parte col Servo .
SCENA Vili.
Jl Cavaliere, e M. Glouton .
I Cav» /^He ne dite , M. Glouton ? Vi pare che que- Ho racconto fia limile a quello di D. Lopez?
\lou. Anzi al medelìmo direttamente lì oppone .
I Cav. Dimattina farò riflettere al Maggiore il fuo in¬
ganno , e ceda egli o non ceda voglio libero il pri¬
gioniero. Voi intanto invigilate fopra D. Lopez, e informatevi chi egli (ìa .
lou. Efeguirò con calore ciò che mi dite. E'ormai tem¬
po eh’ io mi ritiri. Cavaliere, dormite faporitamen-r te , e dimattina ci rivedremo .
t Cav» Avrò caro di riverirvi. Glouton parie.
B SCE«
ATTO PRIMO.
SCENA IX.
Il Cavaliere .
He fa, mio cuore, tu mi palpiti in feno? ... Ah
^ tu fei (lato ferito. Or ora quali tradii incautamen¬
te me Hello . Quai fuggerimenti non mi à prefenta- to una nafcente paflìone ! s* io T afcoltafiì, Rodrigo, tu lenza la Spofa reftarefti nella tua carcere, e tu, Enrichetta , farefti tradita. ...Quella Giovine è bel- lilfima .... avvenente .... sì prender mi pollo il pia¬
cere di vagheggiarla . Eh ( efce un Servo ) vado a-, cenare dalia Contesa (il Servo parte) .... Che fac¬
cio?... O* faputo vivere fei luftri libero dalle amo- rofe catene , ed ora una Donzella ftraniera il cuor mi feduce?L' ocCafìone di averla nella cena preferi¬
te può abbattere la mia collanza . Si fugga dunque.*
quello perigliofo commercio. Eh ( efce un Sen/ojpiù non vado da mia Sorella. ( Il Servo parte,) Io voglio elTer padrone de’ miei affetti , ne voglio che alcun oggetto li tiranneggi . Se voleri mantenere alla ra¬
gione i fuoi diritti a meno di uno sforzo , che del¬
la pena mi colli bifognarebbe che d* elTer uomo la®
fciallì . Parte ,
Fine dell' Atta Frimo
.ATTO '
2*
ATTO SECONDO*
Giorno .
SCENA' PRIMA,
Giulio fola . (*)
N quale Imbarazzo mi hanno mai pofto Orazio, c D.
Lopez ! Io mi afpetto che per cagione di quella te- mina fcoppia la mina. D. Lopez nulla teme, ma io tremo al moverli d’ ogni foglia, e parmi fempre di avc-rc alle fpalle il Carnefice . Il Cielo ce la mandi buona... . Qui non vedo alcuno . Mi pare che quell’ ora dovrebbe edere alzato il Cavaliere. Egli farà un padrone troppo buono, e per confeguenza i fervi faranno altrettanti poltroni.
SCENA
1 I.
Riccardo , e Detto Rie. T7 Bbene , Giulio , che cerchi ? Cuti. II Cavaliere voflro Padrone .
Rie. Non sò fe egli fia alzato ... ma pero dello che viene 9
SCENA III.
Il Cavaliere , e Detti •
Il Cav.
T
A Spada, il Capello , e la Carozza mi atten*1 j di .(Ad un fervo nell* ufeire , che parte.) Chi è queft’ uomo ? Che vuole ? A Riccardo .
Rie. Egli è il Servitore di D. Lopez, Tì Giul. Orazio, e il mio Padrone chiedono di parlare a V.b.11-
iuftriffima. Bx „ r
(*) in jeguito Etichetta, e Bianca fono vejhte col loro aw*
19 } depojlo quello da Uomo «
i* ATTO
Il Cav. Vengane , ma per ora non pollo riceverli . Mi afpettino , che prefto farò di ritorno . ( Il Servo gli porta la Spada , e il Capello . ) Voi frattanto tratte¬
nerli potete. A Riccardo, e parte col Servo.
Vtc. Udifti.? Porta pure al tuo Padron la rifpoila.
Qlul, Vado fuhito • Parte.
SCENA I V.
Riccardo .
I
L Padrone è flato molto follecito quella mattina ad al¬zarli . Il proteggere quelli due giovani fa così feria- la fua applicazione ... Quanto è mai amabile En- richetta l Temo che il fuo cuore lia troppo forte per abbatterne la collanza . Sarei pur contento nel pof- federe lina creatura lì bella! Quegli occhi brillanti mi hanno colpito fui vivo . Dolci fogni , voi mi a- vete confolato quella notte , ma fparite le voflre lar¬
ve mi avete lafciato immerfo in un ardor , che mi ftrugge. Enrichetta è ognor prefente alla mia fanta- lìa . La fua immagine mi turba ma con piacere, le fue pupille mi ferifeono , ma con dolcezza . Cieco Dio , tu fai pur pretto ad accendere un cuore,
SCENA V.
Enrichetta , e Detto •
Enric. QIgnor Segretario, ovs è il mio Benefattore ? Pof-
kJ fo io riverirlo, augurargli un giorno felice, ed implorare di nuovo la fua atfìftenza ?
AL. ( V occafìone è opportuna . Proviamo •)( da fe) Bel¬
la Enrichetta , il voftro Benefattore è ufeìto di ca¬
la , Io ftefTo ho parlato a voftro favore, ma voi vi liete refa a torto inconfolabile . Lafciate operare il Cavaliere , e tranquillizzate T animo voftro col non penfare fi feriamente a Rodrigo .
hnrìr. Cielo l Mi fate voi forfè quello difeorfo per pre¬
pararmi a ricevere una nuova funefta ?... Spiegate¬
vi...
S E C O N DO.
vi ... . Ditemi che fa di Rodrigo .... Che farà . < . Dov’ è. ...Parlate, ve ne fcongiuro. affannata.
\Rit, ( E* troppo ìnvifchiata coti cottili . ) f da fe ) Non io che polla avvenir di Rodrigo . Lo fperarne bene , e il dubitarne male egualmente utile per voi farebbe.
In ogni cafo non dovetti eccedere ne nell’ allegrez¬
za , ne nel dolore . E rorfe il folo Rodrigo che vi polla render felice fLa fua perdita non può fotte ef¬
fe re riparata con voftro vantaggio? Ah Enrichefta le fapefte chi fofpira per voi vi converrebbe meglio imi¬
tare P amorofo voftro ftftema .
®«r/V. (Capifco, egli mi ama, ma intenda i miei forni¬
menti , e difperi. ) ( da fe ) Bifogna ben credere^ 7 che poco v* intendiate d' amore, e fe pure ve ne in¬
tendete non ne Tappiate la forza . I capricci, la biz¬
zaria , il piacere non fono principii fu de’ quali cof¬
fa innalzarli la Monarchia amorofa . So bene che gli Uomini fono fpelfo regolati da quelli fentimenti per darfi bel tempo , e fo altresì , che Donne vi fono , le quali godono di vederli tre, o quattro giovani in¬
torno ognor fofpiranti fenza amarne veruno . Ma lap¬
piate per voftra regola , che fe mai fofte del numero di quelli Uomini io certamente non fono del nume¬
ro di quelle Donne . Amai Rodrigo per genio , e il genio mio nacque dal conofcere le prerogative virtuo- fe del di lui cuore . Sono già prometta fua Spofa_, , re lafcio perciò di edere libera amante . Gli ardori dell’ una, e dell* altra in me lì utiifeono , e voi ne potete mifurare la loro unendone dalla naturale lor forza , e dalla violenza che ci viene tifata per tener¬
ne feparate le damme . In arto di partire . t?V. Reftate , Enrichetta cariftlma ; non volete riverire il
Cavaliere ? Trattenendola la prende per man» .
'nric. Lo farò quando farà ritornato. {‘Riccardo le Jlrinze la mano fofpirando .) Signore, abbiate rifpetto. ( Ri¬
tirando la mano.) Bianca. Chiama,
tic, V* intendo . Partirò io ftelfo per non effervi troppo I importuno. ( Coftei Tempre più m’ innamora.)
Da fe, e Parte*
nric. yada pure, che abbattami V ò concfcinro.
B 3 SCLU
ATTO
a ì
SCENA VI.
Unrichetta , Orazio , c D> Lopez.
Oraz. Tj* Geo la figlia ; trattenetevi, e provarò fe il col¬
lii/ po meditato riefee . ( A D. Lopez , che fi ritiro- in difparte . ) Enrichetta .
Ernie. Ah , Padre voi qui ? Volgendofi con forprefa .
Oraz. Forfè vi meravigliate, eh* io fin qui fia venuto a_^
cercarvi.? Fuggirmi di cafa ! E avelie il coraggio di farlo f
Ernie. Mio caro Genitore , perdono fe vi offe fi colla mia filmai ma penfate eh* io 1* intraprelì non per oppor¬
mi alla volontà voftra da me rifpcttata , bensì per feltrarmi da un colpo fatale, che da voi vibrato era per rendere infelice la vita mia . Son voftra figlia , e dovrebbe raccapricciarvi d* orrore il Sacrificio cru¬
dele che dal Sangue voftro efiggete . Egli maltrattato in tal guifa gridarebbe contro di voi vendetta , e s rimorfi della voftra Anima vi preferfarebbero in o~
gni incontro la morte. Ah non vogliate edere con voi Hello così inumano. Perdonate ai mio trafpcrto, attribuitelo ad un giufto amor di me ftelfa, nè perii- liete più oltre in una determinazione per me func- fta . Vi muovi a pietà quello pianto . ...Pendetemi 1* amor voftro.... Difponete della mia mano * roa_.;
per Rodrigo cui in* obbligafte.* . .A voi prolfrata e piangente .... In atto d' inginochiaifi.
Oraz. Nò nò non voglio fmorfie donnefche « Prima di tilt»
to ditemi dov* è il Baule che mi rapifte ì Ernie. li Baule è quì .
Oraz. Or bene ; voglio che me! facciate rimettere nella^
Locanda . Quelli , i quali 1* hanno levato devono ri*
portarlo a fuo luogo .
Unric. Lo à levato uno di quelli fervi * e fenzà un nuo*
vo comando del loro Padrone noti vorran riportarlo »
Oraz. Il Cavaliere non doveva dare queir ordine, e giac¬
che lo à dato deve darne un altro in emendazione^
del primo. Io certo non voglio pagare un facchino J
Unric.
SECONDO.
Muri*. Ma che peniate di me >
Oraz. Che voi meco veniate , e fpofiate D. Lopez . Co¬
sì non avrete più bifogno ne dì Bauli , ne di velli, poiché egli tanto vi ama che rinunzia a qualunque.*
Dote . Via , figlia , deponete que’ grilli che in capo avete, e abbracciate un partito fi vantaggiofo . Vo¬
lete forfè precipitarvi per ferbare una fedeltà roman»
zefca ? Volete prendere per Marito .un gìovinaftro fal¬
lito , miferabile, e vivere i giorni poltri fra la fame, lamiferia, e le lagrime per non cedere oftinatamen- te al Genitor voftro , e mantenere ulna cofianza ridi¬
cola? Un figlio deve Tempre avvantaggiare il Padre, poi fé ftefib . Se voi fipofatè D. Lopez mi levate il pericolo di un fallimento . La fomma . che chiede^
in Dote Rodrigo può cagionarmelo • Orsù dunque.*
tutto io vi perdono , purché meco veniate in quello momento .
Enric. Padre, in quello non pollo ubbidirvi.
Oraz. E perchè ?
Enric. Alla patria non ritorno, fe di Rodrigo, non fono Spola .
Oraz. Come volete fpofar Rodrigo fe egli. colpevole di un aflfafiìnio dovrà andare cinto di ferri a vogare fo- pra una Nave ?
Enric. Rodrigo non è un a (fallino, ma un perfido è ben D. Lopez che feco tentò rapirmi .
V. Lop. D. Lopez è un Uomo d’ onore un amante fede¬
le, ma voi, Enrichetta , una crudele liete , una in¬
grata .
Ernie. Partite da quello luogo, o eh’ io grido foccorio*
Oraz. Guai a te fe ardifei aprir per poco le labbra . Enric. Oh Cielo ! Gìungeffe almeno il Cavaliere . Oraz. Prima eh* egli giunga meco devi venire * Enric. Non farà mai .
Oraz. Mi ubbidirai per forza . Enric. Dovete rifpettar quella cafa . D. Lop. Animo, rifolvete .
Enric. Morirò ftrafeinata per quelle ficaie, ma non voglio cedere ad un comando li ingiallo .
Oraz. Temeraria, ficn fianco di garrir tecc .
B 4 Enric.
14 ATTO
Unric* Padre, non foffro una violenza»
Vrat" Ah , perfida Figlia.... La prende per un hrac*
ciò , e D. Lopez, per V altro .
V. top. Non più contraili. Andiamo.
JEnrie Me infelice ! Chi mi foccorre .. » .
<$rxz. Taci.
SCENA VII»
Il Cavaliere , Ghuton , e Detti .
Il Cav. /^He Crepito , che grida fon quelle?
Orazio , e D. Lopez lafciano Enrichettaa Enric. Difendetemi , Signore , da un Padre ingiullo .
Il Cav. Andate alla voìlra llanza.Voi, accompagnatela*
( Ai Servi, che partono con Enrìchetta . ) In quella.-, guifa alla mia cafa, a me il rifletto lì Serba ? Così corrifpondete alla cortefia di permettervi nelle mie^#
fìanze 1* ingrelfo ?
eraz. Perdonatemi, Signore. Io non perdo a voi nè al¬
la cafa voftra il rifpetto fe cerco riprendermi fa fi¬
glia , che ingiullamente accolta qui trattenete .
€Iou. (Ecco il linguaggio della vile pallone») da fe * Il Cav. Una Giovane perfeguitata , fuggitiva , e nelle ma¬
ni del militare caduta non aveva forfè ragione di im¬
plorare un Protettore della fila innocenza, un Difen¬
sore dell* onor fuo ? E chi farebbe fiata quell’ Ani¬
ma sì tiranna , che infenlibile al fuo crudele deliino col rifo fu le labbra avelie ricufato di fendere pie- tofa la delira per follevarla ? Il Padre folo fembra^
infenlibile ai moti del proprio Sangue s ed è capace di vedere la figlia caduta lenza reilare commolfo dal di lei pianto. Invece di trarla dal precipizio cerca le
vie potàbili per renderla maggiormente infelice . Io la difendo innocente , e il Padre arriva a rimprove¬
rarmi che ingiullamente 1* accolli ì Orazio , 1* azione da voi commeffa tutto il mio rifentimento dimanda y e fe voi quanto dovrei non mi vedete fdegnato attri¬
buitelo a quel cuore, eh’ io nutro in petto incapace
di fare agli Uomini nocumento*
Oraz,
SECONDO.
Fnrichetta deve effere a me foggetta .
Glòu. Il Padre in quefto cafo Polo ne deve reggere il cuo- re.
Oraz. Il cuor d* una Figlia deve ricevere i paterni confi¬
gli come comandi.
lì Cav. Il Figlio à diritto di efamiriare fé quefti fien ra¬
gionevoli , e quando noi fieno non deve efeguirli.
Oraz. Forfè è irragionevole il comando di dover fpofare D. Lopez ?
Il Cav. Sì, perchè dettato da una indegna paflìoneé Oraz. Come! Di che paffiore parlate?
Clou. Parla à* un cieco intetefie , che vi predomina. Voi la promettere in una Scrittura a Rodrigo.
D. top. Non vi lafciafie fedurre . Piano ad, Orazio . Oraz. Non dubitate. (Piano a Lopez .) Che Rodrigo/..
Che Scrittura!. . ..Non fo niente . Finiamola . Mi reftituite la Figlia, o no ?
Il Cav. Il rettituirvcla farebbe lo tteffo , che cederla ai fuo carnefice .
Oraz. Dunque mi confidente come fuo nemico ? fi Cav. E chi non vede che fiete tale ?
Oraz. Signore, fe non mutate penfiero vi farò conofcere fe il Padre comanda alla Figlia , fe è azione da Ca¬
valiere il trattenere predo di fe una giovine nubiìa, e v’ accorgerete in fine, che farà inutile una prote¬
zione fi ingiufta.
I ti Cav. Temerario! Da fe. %
}lou. v; ingannate col dire villanamente che la nottra pro- tezion farà vana.Vottra Figlia fpoferà Rodrigo a cui in prima la promettette, e D. Lopez dovrà in Spa¬
gna ritornartene a labbro afeiutto, fe pute in Spa¬
gna tiene il fuo domicilio.
X Lop. Ne potete voi dubitare ?
wlóìi-. Oliando le azioni contraddicono al carattere che fi vanta non è ingiutto il fofpetto . _
p. Lop Signore, quefto parlare mi offende .
flou. Chi retta offefo dai rimbrotti, che ferifeono la fua condotta è ferzipre rèo .
p. Lop. Son nobile, e Cavaliere, e pollo contendervi ne’
natali , e nelle azioni cavallerefchc ,
GIqh*
i* ATTO Glou» Qui non nc date le prove.
D. Lop. Ora ve le darò con la Spada . Mette mane (&**•
Il Cav. Olà fi taccia.
Glou. Amico per non offendervi , per non avvilirmi ri- cufo il cimento .
Il Cav. Se fiete Cavaliere fenza eh* io parli il dover vo- flro faprete. A D, Lopez, .
D. Lop. Si lo fo . Parto , ma da Firenze non già inven¬
dicato . Parte.
Il Cav. E voi non abbiate più ardire di por piede fu que¬
lle foglie. Ad Orazio.
Oraz. E voi rendetemi la Figlia con le fue robe , altri¬
menti ricorrerò al Governo.
Il Cav. Lo fperate invano. Partite •
Oraz. ( Voglio ad ogni collo, che mi renda la Figlia. ) Da fe.
SCENA Vili.
Il Cavaliere , e M. Glouton .
Glou. ^Ome mai, Cavaliere, avete fofferto tant* erge¬
va glio in coloro?
Il Cav. Non è eh’ io lìa infenfibile a que* moti di fde- gno, che fuol produrre un parlar mordace, e fuper- bo; ma non è da fdegnarii fe un Uomo privo di buon fenfo , e di retta ragione parla fi audacemente . Io fon contento di tollerare un tal difietto, e bramarci che quella mia tolleranza emendarlo potefle Più che di Orazio ftupifco del Maggiore , che à già confe- gnato il Prigioniere al criminal Foro , e che è flato inflelfibile alle mie ragioni .
Glou. Già vi dilli 1* opinato di lui carattere. Egli non la- feiarà di parlare al Prefidente a favor di D. Lopez . Jl Cav. Il Prefidente dovrà andar con cautela .
Glou. Avete parlato con lui?
Il Cav. Sì .
Glou. Ebbene, che vi è egli fembrato ?
Il Cav. E* reflato dubbiofo . Alla veduta della Scrittura recatami da Enrichetta non à faputo rifpondere al
incosì-
ATTO SECONDO. 17
incontrario. Il pretefo aflalto di Rodrigo è il forte della caufa.
Clou. Teftimonj non ce ne fono .
Il Cav. D. Lopez due ne à prodotti . $e ver? fieno , 0 falfi io noi fo dire . Voglio però a tutto corto dilu¬
cidata una caufa per cui fi procede»- contro quel Gio¬
vine ingiurtamente .
Clou. Credetemi D. Lopez è un furbo .
Il Cav. Adagio, Glouton , non precipitiamo rt predo il giudizio. V efterno non fempre palefa gli Uomini, e mi fpìace, che con elfo alrercaite . Un foraftiere^
incognito ne troppo bene , ne troppo male trattar fi deve, perchè fi corre il pericolo o di avvilire , o di reftare avvilito . Parte .
Clou. E* vero. Però non fo pervadermi , che un Nobile Spagnuolo nutrifea Pentimenti fi vili. Parte.
Secondo *
A T - Q
ATTO TERZO.
SCENA PRIMA.
r^;7? \ ^ \ , n ‘K
mtl
Camere del Prefidente .
Il Prefidente feduto , e Rodrigo con catena al braccio. Rod. T)Ietà , Signore , vi prenda d* un’ innocente per-
Seguitato . Dovrò io dunque penare miferamen- te frà quelle catene mentre il mio nemico franco,c ardito palleggia per le contrade meditando contro di me nuove accufe> Ah le giufto liete fcioglietemi que¬
lle catene per i colpevoli deftinate .
Il Pref. Sciolte non vi faranno quelle ritorte finché appa¬
rite un agallino , un inlìdiatore all* oneftà di una—
Donna .
Rod. Io affamino ! Io inlìdiatore ! Oh Dio ! Quale calunnia orribile a mio danno s* inventa >
lì Pref. Qui due teftimonj depongono, che dalla fiepe u- fcire vi videro colla Spada alla mano in atto di af¬
fa lire D. Lopez,* e Orazio medelimo....
Rod, Orazio dopo di avermi promelfa , non dovea teme¬
rariamente negarmi la Figlia. D. Lopez è un pertur¬
batore dell’ altrui quiete , e fe lì vuole giuftamente riflettere , egli folo è autore del tradimento . Egli ufurpa i miei diritti, e tentando di sforzare la vo¬
lontà d’ EnricJietta inlidia la di lei oneftà . Io , che con ragion la difendo,reo apparifco , e di catene fo¬
no aggravato? Penfateci, o Signore,* e un* Animai giufta , come fuppongo voi fiate v non potrà a meno , raccapricciando all* orror delle accufe , di non cono- fcere , e proteggere un9 innocente .
Il Pref Più , che penfo io vi ritrovo mai Tempre reo. Vcu non avevate più alcuna ragione fu di Enrichetta. 9 poiché ella medefima una Scrittura fottofcrilfe in fa¬
vor di D* Lopez ....
Rod* Lo fo 3 Signore , lo io ; ma fo ancora che a que^
atto
tir Z o. *9 atto infedele fu corretta dal Padre fao .
Il Pref. D. Lopez fa corta re che a Lei non fece violenza alcuna , feanzi ella fpontaneamente alle Aie braccia lì diede . Perche adunque infierire contro di lui >
Rad, E* un mentitore D. Lopez, e chi lo aflerifce s* s teftimonj fpettatori pur furono di quella Scena
Il Pref Quel che videro, ve lo dilli ,• dov’ è chi tVrtV fichi a voftro favore , e li fmentifca ? tC**U
Red. Se umane teftimonianze mi mancano non mancaram mi quella del Cielo ....
II Pref. Il Cielo nei Fori terreni non parla.
Rei. Parla bene al mio cuore , e un mio giuramento.
Il Pref. li giuramento fi amette quando mancano i tefij*.
Roti. Ma i prodotti fon (ìli.
Il Pref Provatelo.
“ S&ftrj'ssr p" p,,,‘ ■ **»•• *
Il Pref Tutto vi condanna.
Rod. Ma gli Uomini....
Il Pref Vi accufano con verità .
Rod. Il dettino ....
Il Pref A voftro danno congiura.
Rod. Il Cielo....
Il Pref Non ode i voftri lamenti .
Sod. Uomini ingiufti, deftin tiranno, barbari numi ' r.
^iranmde dunque,non la giurtizia in querto Forò rit
pj'rhfr’ i'fpf f?te SÌudke ? ''' luogo ....
Rei. Che Giudice! che nfpetto, che luogo ! Giacché é ir riparabile la mia mina voglio almeno a cordar! al mio dolore uno sfogo. SI, un giudice voi liete mal vag.o, crudele ingiufto , indegno di refpirare queftT aria indegno d. vedere la luce del giorno e meri tevole foltanto di cflere dalle voragini d,? àbllTo gojato , e fepolto .... ( Furìofo ) ... . Amabile Fori
chetta ti perdo.. ..Mi nerdi nk " j- .E
a, d^pI.r 1 .* * • * perdita lune- Ha .... Oh iarbaro .... Lmpio .... Tiranno ...
Al p r/Uente.
SC£.
3
*ATTO
SCENA IL 1/ Cavaliere, e Dettf»
Jlpd. A Tempo, Signore, voi arrivate . Difendetemi s lì vi Scongiuro dalie calunnie, che in quello Xri- bunal mi lì fanno .
Il Frtf Udiiie 1* audace»
11 Qav. V udii ( Sì volge a Rodrigo ) Vergognatevi di ef¬
fe re così vile dandovi in preda ad una funeda difpe- ragione. Un* innocente , che fodenere non fappia in¬
trepidamente i mali a cui 1* umanità va fogge tta c- fcura anzi annienta la fua virtù, e meritevol fi ren-
* '-V de dello fdegno del Cielo . Se a torto perfeguitato voi fiete , fe dagli Uomini ogni conforto negato vi viene dovete rifcuoterlo da voi medelìmo . La tran¬
quillità dell’ ànimo figlia di una giuda fperanza fem- pre gl* Innocenti accompagna, li anima, li rinvigo¬
risce a fodenere con più di forza de* tuoi nemici I*
adatto . Chi difperatamente infulta i proprj nemici loro porge le armi ond* edere combattuto, e vinto ; priva fe dedo di un interno Sollievo , e vi coititi! i- fce in fua vece lo fdegno , che Io tormenta , e di¬
vora . Perchè adunque offendere il vodro giudice , e poi pretendere eh’ io vi difenda?
LLbd. Ah Signore . non più , non più ... Se 1* adldenza vodra voi mi negate , oh Dio , che farà di me / . . . della mia Spofa tenera parte dell* Anima mia ! . ..
Il Cav. Avrete la mia adidenza femprecchè facciate i{
vodro dovere col Giudice da voi olfefo.
Rod. Che devo fare?
Il Cav. A lui umiliarvi.
Rod. Il mio fdegno fu giudo . Il Cav. No; forfennato ?
~Fod E devo .. *.
LI cdV. e dovete penfare chi ve Io impone.
Liod. ( oh Dio t che pena j q perdere un benefattore , o avvviirmi col mio nemico. Da fe »
il Cav- No-a parlatt? A Rodrigo»
Rod*
TERZO- 3 t Rod. ( S* io mi umilio il Giudice fi fa più audace . )
Da fe.
Il Pref. (Si umilia, o nò il temerario, dovrà foccombert alla mia vendetta. ) Da fe .
Il Cav. E ancora non rifpondete ? A Rodrigo . Rod. Ma, Signore, penfate poi ....
Il Cav. Sì, io penfo che fiete indegno della mia aflìften- za . Serbatevi nel voftro capriccio . Io v’abbandono . Abbandonerò così la voftra Spofa , e mentre goderà il Rivale i frutti della voftra coftanza, voi raccorre¬
te frà le catene i frutti della voftra fuperbia . In atto di partire . Red. Ohimè ! Che afcolto ! Placatevi , Signore , e fon-,
pronto ad obbedirvi . ( Sì volge al Prefidente. ) Fu uno fdegno ingiufto un forfennato frafporto , che oltrag¬
giovvi, ed offefe . Ve ne dimando feufa, compaffio- ne , perdono. Son nelle voftre forze. {Inginocchiane do/i'•) Prendete fopra di me la foddisfazione , che a voi piace, che io, conofcerò mai fempre dovuta al mio trafeorfo la pena.
Il Cav. Siete foddisfatto? Al Prefidente .
Il Prefi (Si dica di sì per non offenderlo.) (Dafie.) Ca¬
valiere , in grazia vofìra fon foddisfatto . Alzatevi # tornate alla voftra prigione , e ringraziate chi vi pro¬
tegge . ( Rodrigo f* alva vuol baciare la mano al Pre¬
fidente , che la ritira guardandolo biecamente. ) ( Super¬
bo, mi pagherai.) (Da fe») Rodrigo bacia la ma¬
no al Cavaliere dicendo •
Rod. Signore, perdonatemi fe v’ offefi . Il Cav. Siate faggio.
Rod. Vi raccomando la mia cara Enrichetta. Parte»
SCENA III.
Il Cavaliere, ed il Prefidente • Il Prefi T? Voi foffrlte quel temerario?
Il Cav. S/j Prendente , fin* or la prudenza volle, che^>
rifpettar vi facelfi dal prigionier troppo ardito , adef- {9 io pollo rinfacciarvi 1’ ingiallo vedrò procedere^
col
kt A X X IX
coll* ìnnoeente. Voi folle nell’ afcoltire le fue ragioni indebitamente tiranno.
lì Pref. Io non ò oltrepaifato i confini di una modella^
feverità i ma egli oftinato..*. ^
Il Ccty. Già tutto ò afcoltato trattenutomi nella fianza^
vicina V apparenza non giuftifkala voitra condor ta . Il Foro deve fofpettare di tutto, e la coftanza_, dei delinquenti nel difcolparfi è per jl Giudice , un rimarchevole oggetto. Rare volte gli Uomini accu- fano i vizi de* loro limili lenza elfer molli da una^, loro propria paflione. Eccovi un motivo per non do¬
ver fempre credere veridici gli accufatori, ma piutr*
tolto felpe;tri . Guai fe tutti facefFero come voi. Pres¬
ilo fi vuotarebbe lo Rato , e le prigioni incapaci fa¬
rebbero di contenere i miferabili . Il Principe che..#
ama i fudditi fuoi come può avere il piacer barbaro di vederli ingiuftamente cattivi? La giufta clemenza non condanna i rei , che quando inevitabile il calti- go fi renda . Voi sbanditi quefti riflelfi vi appagate di una fofpettofa apparenza . Nella Scrittura, che vi me- ftrai avete pure una prova , che Orazio folennemem»
te promife fu a figlia a Rodrigo, e perciò- lì Pref, La Scrittura di cui parlate è una finzione . Jl Cav. Una finzione ! . .
Il Pref. Sì, perchè una ne à prodotta Orazio in cui En- richctta promette di fuo carattere di fpofare I?. Lo¬
pez .
Il Cav. Ella vi farà fiata coftretta . Il Pref, No fpontaneamente la fottoferifle . Il Cav. Ebbene parlerò con la Giovine .
jl pref. Parlatele pure; ma debbo annunziarvi che .ritre*
vare^e a cafa un ordine di doverla refiituire a fuo Padre.
Jl Cav Chi a dato quell* ordine ì
Il Pref, Il Governo. .
Il Cav. ( No , Enrichetta ufeir non deve dalla mia cafa . ) Vi ^accomando il prigioniere • Parte .
TERZO.
SCENA IV.
Il Prefidente •
33
M
I fpiace, che il Cavaliere caduto fi a in fofpetto di mia perfona . Egli è Sommamente amato da tut¬ti , e potrebbe .... Ma nò s egli è incapace di nuo¬
cere ad alcuno. Vedo veramente 1* impegno fortiffi- mo nel difendere Rodrigo ; ma quello temerario mi à oltraggiato , e non deve alTolutamente andare im¬
punito . L* umiliazione di lui fu sforzata , e quando anco folle fincera non può compenfare 1* offefa. Reo apparifce nel foro, e fervirommi dell’ autorità mia ancora per vendicarmi.
SCENA V.
D. Lopez , Orazio , t Dette •
Pref. *J^°n ^°PezJ Orazio, giungete opportunamea*
Lop. Avete forfè qualche novità?
Pref Dubito, che l' ordine, che avete mandato al Ca¬
valiere non abbia il fuo effetto .
az. E chi può impedirlo ?
Pref. V’ afiicuro che egli è un protettore molto poten¬
te .
Lop, Per potente, che fìa non uguaglierà giammai un nobile Spagmiolo mio pari. Ei dovrà renderla a tut¬
to collo . Voi , Signore , ricordatevi che vi promifi cinquanta zecchini, s* entro quell’ oggi condannata Roirigo come fi merita .
Pref. D. Lopez , vi promifi di farlo , e tutto vi favori¬
sce; ma un procelfo tale formato , efeguito in un_
giorno può facilmente pregiudicare prefio del mondo .all* onore della mia carica. Tuttavia non difpero di farlo ; e per evitare un finillro giudizio venite meco, c concertaremo un piano efficace, e d’ un efito af¬
fai facile. Parte .
C P. Lop.
ATTO
D. lop< Vedete Orazio? Ali* oro nulla refifte . Parte, Oraz. E* vero, quello metallo 1? fa amare, e temere da
tutti « Parte .
SCENA V L Sala del Cavaliere, Il Cavaliere, Inricbetta •
Il Cav. "DAfta , Enrichetta . (Che amabile fctnbianza!
O Che belle lagrime!) Da fe.
Unric. Signor, non balla . V* annunzia il barbaro coman¬
do di dovermi rendere al Genitore, vi dilli le mie.»
difeoipe circa la Scrittura , che per forza fu da me fottoferitta a favor di D. Lopez , ora mi rimane 1*
implorare da voi foccorfo , giacche fembra , che il refhnte degli Uomini a mio danno congiuri . Il Cav« E* vero ; agl* infelici fembra colpa la forte. Nel
mondo T onore pompeggia con 1’ oro , e la miferìa T ofeura . Deteftabile fiftema di cui 1* umanità ar- rollìr ne dovrebbe . Conciatevi , eh* io fenfibile al¬
la voftra fventura , perfuafo della volfra innocenza non vi cederò ai voftri nemici . • . benché . «. ( Deb¬
ba render felice un rivale . ) Da fe.
Unric. Ma che? Voi quali liete dubbiofo ? Potàbile^ che la voftra protezione fia vana ? Afcoltatemi . Voi bene¬
ficata mi avete, ed io non pollo elTervi grata ,t che con amarvi -
lì Cav. ( oh dolci accenti allettatori della palfione. ) Unric. Se la mia forte a fegno mi opprime , che qualun¬
que voftra pietofa cura rendermi non poffa al. caro mio Spofo , non mi abbandonate , ma accoglietemi nel numero dei voftri fervi. Vedova fconfolata , ed afflitta feemerò in parte il dolor mio nel vedermi falvata dalla tirannia del radre , e in ritrovarmi fi¬
eli r a all* ombra ds un Cavaliere il più amabile per¬
chè il più benefico di tutti gli Uomini .
fi Cav. ( Ecco un mezzo facile , e fictiro per poffedere.»
quella amabile Donzella.) Da fe pepfofo.
Unric*
TERZO. SS Enric. Non cedo al. barbaro cenno . Morirò , Signoro ,
morirò , ma niuno potrà fiaccarmi dal voftro fianco ; e ad onta ancora, perdonatemi fe lo dico, ad onta ancora che voi mi neghiate 1* alilo , io non m* in¬
durrò giammai ad ufcirne per gettarmi in braccio d' un traditore ,
11 Cav. (Che terribile aflaltq ! Anima mia , coftanza .) Enric. Signore , pofs’ io fperare di ottenere ciò , che v*
ò chiedo ?
Il Cav. (Che debbo dire? Numi, configlio.)
Come jopra « Enrìc. (Io tremo nel vederlo così fofpcfo . ) Da /e.
il Cav. ( Prendiam tempo a penfarvj. )
In atto dì partire.
Enric. Ah non mi lafciate in una (crudele incertezza! Ve ne. /congiuro genufiefia , e piangente...,
S’ inginocchia trattenendolo * Il Cav. Alzatevi... . ( Oh Dio !).... Non piangete . ..
Enric. M* alzerò quando dal voftro labbro •
Il Cav. Sì , tutto vi {piegherò . . . Placatevi, Ani .. . ( Ah quan le dilli , anima mia . ) La prende per mano , o V alza . Ella gli bacìa la mano alzando 'fi. ) Enrichet- ta ; voi mi avete bagnata la mano di pianto.
gnric. Perdonate al mio rilpettofo trafporto.
Il Cav. (Se più rimango ron refifto . ) Non temete . Qui refterete finche farà liberato Rodrigo .... Egli. . , • ( Che pena ! ) .. . Sarà pofteiTore delle voftre bellez*?
ze... . E voi farete .( Crudele ! ) Sarete conten-
I .ta* ••• .
j Enne. Quelli accenti interrotti ....
II Cav. ( Che feci ? Al riparo. ) (Si rimette . ) L’ inter¬
ruzione de’ miei accenti è ur effetto della mia con’- palfione . Ma fe vi occorre in avvenire parlarmi fat¬
telo per mezzo della ContefTa , poiché io vi vieto da quello punto 1* ingreffo nelle mie danze . 6 Così levo alla mia Virtude un inciampo . )
. Da fe , e parte.
Enne. Così mi lafcia ! In un laberinto ravvolta da cui non trovo l’ ufcita. Che debbo penfare di lui ? Ah cho gì infelici fono facilmente compianti, ma difficilmen¬
te foccorfi. C x SCE
ATT©
3*
SCENA V I I*
Riccardo , Enrteletta .
Rie. A K , Enrichetta quanto era meglio che il mio eoa- il figlio feguifte !
JInric. Per pietà non mi tormentate di più . Rie. Vi farà noto....
Enrìc. Tutto purtroppo m* è noto .
Rie. Io vi compiango , e fe volete poffo di più conc¬
iarvi .
Enric. Riccardo « v* intendo j ma non dovrefte ormai più dubitare, che quello linguaggio ni8 offende.
Rie. Non ne veggo più la cagione . Libera come fiete. •.
Rnrìc. Libera! E non fapete forfè a chi fono impegnata?
Rie. M* immagino che non vogliate fpofar D. Lopez ? Ernie. E per quello ?
Rie. Non è dunque vero, che voi Tappiate....
Ernie. Ohimè / Come mi palpita il cuore . Forfè Rodri¬
go —
Rie. Rodrigo è morto.
Enric. Cielo! Che fulmine, che orribile colpo è mai que¬
llo ! L’ Amante .... Lo Spofo .... Rodrigo ... oh Dìo .... Rodrigo è morto ! Si getta a federe.
Rie. ( E' tolto all* amor mio un inciampo .) Da fe.
fLnric. ( Alzandofi.) Dov* è... Dov’ è quel federato ...
quel perfido , che à uccifo il mio bene?.... Ah per pierà del mio dolore , chi m® addita qual è , eh’ io voglio cavargli il cuore con le mie mani medefi- me ?...,
Mod. Intendete chi è 1* uccifore 9 e placatevi . Rodrigo privò di vita fe fteffo .
gnric. Ahimè !
Rie. Seppe dal Prefidente P emanato comando . Alla nuo¬
va di dovervi perdere per fempre di dolore forfen- nato divenne . Già brama la morte , e furiofamente s’ agita nella carcere . Percuote più d’ una volta il muro coi capo. Non refille, e cade fpirante. Acco¬
tono i cufiodi, ma tardi , e lo vedono coperto di
ATTO TERZO. }7 fangue , torbido il guardo.moribonde le lab- bra • . • •
Mutrie. Crudele •... tacete ... eh Dio !.... tacete ....
Queft’ anima lacerata v' intende *. a . Chi animava- i miei penfieri, le mie parole, i miei fenfì è mor¬
to ; ed io refpiro .... Io vivo fenza di lui ?.*
Numi crudeli, toglietemi.... fu via . .. . togliete¬
mi il miferabile avanzo di quefta mifera vita . ... « Datemi la morte .... lo la voglio.Io la bra¬
mo *.. Ohimè / Bianca . .. Ove fono ? 6.. Bianca .. « SCENA Vili.
Bianca , e Detti •
Unric. Ve m* agiro .... che fò . . .. che dico ....
Bian. Vy Qual* affanno v* opprime.
Accorre a fojtenerla . Unric. Aiutatemi .... Appoggiandoli a Bianca . Bian. Riccardo cos’ è accaduto ?
Rie. Lo faprete.
Unric. Sento mancarmi la vita.
Entra [ottenuta da Bianca . Rie. Mie fperanze , eccovi rinnovate . Amore deh non-,
tradirmi. Fané.
Fine dell’ Alio Terzo .
C3 ATTO
ATTO QUARTO,
SCENA PRIMA, Camera desinata ad Enrichetta*
Riccardo »
E
Nrìchetta qui deve giunger fra poco. Riccardo, co*raggio . E* quello il tempo di darle 1* ultimo af*
falto . Mancando V efea la fiamma s* elìingue j per¬
ciò è fperabile, che quella Vedovella ceda all’ amor*
mio piuttofto che abbandonarli fra le braccia dell’ a- borrito D. Lopez .... Eccola .... E* meglio eh* io la forprenda . Si ritira in difparte .
SCENA IL Enrichetta , e Dotto .
Unric, ( veder Riccardo • ) Miei difperatl affetti i uJ eccovi in libertà. Gli occhi miei non aii pili lagrime da verfare, dunque li verli il fangue . Ama¬
to Rodrigo .. . unico oggetto della mia tenerezza .., Nò non devo fopravvivere alla funefla .... dolorofa tua perdita . Si tolgano ... fi tronchino gli infdi- cillìmi giorni miei con quello ferro pietofo .
Cava uno Bile, vuol ferirfì ma fi trattiene . Rie, ( Che vedo ! ) Da fe avvanzandofi alquanto innof*
fervuto •
Unric, Ah viliffima mano, perchè riculi di spargere que¬
llo fangue ? Qual timidezza è la tua ? Così ubbidi¬
rci agli affetti del difperato mio cuore ? Ah ceda una volta quella pietà , che tenta ferbarmi alli orribili miei tormenti , e trionfi il rigore del barbaro mio delfino • In atto di ferirfi .
Rie, Fermatevi . Trattenendola le toglie lo file , e U getta ver terra .
EnriC,
V A R T O . 39 Enrìc. A che venifte , o crudele „ fé faivar mi volete una
vita odiofa più della morte t
Rie. Nò, Enrichetta , non fon crudele fe vi falvo la vi¬
ta. La difperazione avvillifce. Con la morte, è ve¬
ro , finifeono tutti i mali , ma finifeono ancora i be¬
ni che vi giova fperare appunto dall* eccedo della voftra forte nemica , poiché ove termina un eftremo fempre comincia 1* altro. Voi dovete calmarvi , aprir gli occhi fopra di voi medefima ....
Unric. Vedo abbaftanza invincibile 1* avverfo mio fato . Rie. Non Io vedete fe lo chiamate invincibile .
SCENA III.
Il Cavaliere , e Detti .
Il Cav. ( Tj1 Nrichetta fola con Riccardo! E quello fiile, H/ che lignifica?
Si trattiene in difparte off creandoli . Enrìc. Se meglio non vi fpiegate io non v* intendo . Rie. Ma non v* accorgete, che la lentezza del Cavaliere
tende a tradirvi >
il Cav. ( Che afcolto ! ) Da fe.
Enrìc. Non è poflibile , che un Uomo così benefico ....
Rie. Ah quello è il denfitlìmo velo con cui egli copre i rei difegni .
Il Cav. ( Perfido Servo ! ) Da fe .
Rie. In mille modi ei vi lufinga, e intanto non procura che fia rivocato I* ordine per voi fatale . Vi ama e tiene fofpefi i vofiri nemici per godere il frutto del¬
la loro innazicne.
inrie. Ieri fera così non mi favellale di lui . O allora 9 o adeffo mentite ; e quand’ anco ora folte lineerò in chi potrei ritrovare uno fcampo ?
Rie. In un voliro fervo pronto a fpargere il fangue per vofira falvezza . Sì, amabile Enrichetta, io vi trar¬
rò in ficuro da quello albergo, in cui un Uomo ipo¬
crita afpira a trionfare dell* onor voftro , e poi io-»
fine confegnarvi avvilita a D. Lopez.
Il Cav. ( Ah più non foffro I* infililo l) {Da fe, e fi'fco-
4® ATTO
pre.) Temerario , così tu parli del tuo Padrone, che Allevandoti dalla miferia ti allevò , ti arricchì , ti ammife a parte de* fuoi fecreti ? Togliti dagli occhi miei, dal mio fdegno quanto più tardo orribile al¬
trettanto .
Rie. Ah mio Signore .... Mio Padre ....
Inginocchiando'fi confufo • Il Cav. Alzati, taci, ne profanare p ii oltre un nomo,
che merita di e Aere rifpettato . Da Padre ti feci, or più noi fono. Scordati pure, fervo ingrato, {corda¬
ti i benefizi miei, e vanne da me lontano per fem- pre . ( Riccardo parte difpsrato . ) E voi , Enrichetta , crederete ciò, che vi ditte quel perfido?
Enric. Noi credo , Signore , noi credo . Abbaftanza fon- certa della voftra virtù ; ma permettetemi , che fra P orrore, la confufione, 1* affanno in cui mi ritro¬
vo io vada a prender refpiro ,
Il C av. Andare ; e per voftra confolazione , per fmentire quel perfido Tappiate , che 1* ordine è già rivocato , che il mio Procuratore invigila per accertarli della fallirà dei due teftimonj prodotti, e che , come fpe- ro, D. Lopez cagione de’ voftri mali farà punito.
Enric. La nuova mi è grata, ma non mi calma perchè è morto Rodrigo .
Il Cav. E* vero , è morto , ma non per quello ....
Enric. Per quello io fono la Donna più infelice del Mon¬
do . Parte .
Il Cav. Mi fa compaffione.Chi può credere che un Domo vi fia capace di sì orribile ingratitudine com*
è Riccardo ?... E io... Sì T ò beneficato, ne per¬
ciò me ne pento .
SCENA IV.
Il Cavaliere, e M. Glouton •
Ghu. A Mica, D. Lopez finalmente è feoperto . Il Cav. Chi è dunque cottuì .
Ghu. Un impofiore , un ladro, un filfificator di cambia¬
li , La fua patria è Bruxelles . Coilui fece un buon bot-