Giorno .
SCENA' PRIMA,
Giulio fola . (*)
N quale Imbarazzo mi hanno mai pofto Orazio, c D.
Lopez ! Io mi afpetto che per cagione di quella te- mina fcoppia la mina. D. Lopez nulla teme, ma io tremo al moverli d’ ogni foglia, e parmi fempre di avc-rc alle fpalle il Carnefice . Il Cielo ce la mandi buona... . Qui non vedo alcuno . Mi pare che quell’ ora dovrebbe edere alzato il Cavaliere. Egli farà un padrone troppo buono, e per confeguenza i fervi faranno altrettanti poltroni.
SCENA
1 I.
Riccardo , e Detto Rie. T7 Bbene , Giulio , che cerchi ? Cuti. II Cavaliere voflro Padrone .
Rie. Non sò fe egli fia alzato ... ma pero dello che viene 9
SCENA III.
Il Cavaliere , e Detti •
Il Cav.
T
A Spada, il Capello , e la Carozza mi atten*1 j di .(Ad un fervo nell* ufeire , che parte.) Chi è queft’ uomo ? Che vuole ? A Riccardo .
Rie. Egli è il Servitore di D. Lopez, Tì Giul. Orazio, e il mio Padrone chiedono di parlare a V.b.11-
iuftriffima. Bx „ r
(*) in jeguito Etichetta, e Bianca fono vejhte col loro aw*
19 } depojlo quello da Uomo «
i* ATTO
Il Cav. Vengane , ma per ora non pollo riceverli . Mi afpettino , che prefto farò di ritorno . ( Il Servo gli porta la Spada , e il Capello . ) Voi frattanto tratte¬
nerli potete. A Riccardo, e parte col Servo.
Vtc. Udifti.? Porta pure al tuo Padron la rifpoila.
Qlul, Vado fuhito • Parte.
SCENA I V.
Riccardo .
I
L Padrone è flato molto follecito quella mattina ad al¬zarli . Il proteggere quelli due giovani fa così feria- la fua applicazione ... Quanto è mai amabile En- richetta l Temo che il fuo cuore lia troppo forte per abbatterne la collanza . Sarei pur contento nel pof- federe lina creatura lì bella! Quegli occhi brillanti mi hanno colpito fui vivo . Dolci fogni , voi mi a- vete confolato quella notte , ma fparite le voflre lar¬
ve mi avete lafciato immerfo in un ardor , che mi ftrugge. Enrichetta è ognor prefente alla mia fanta- lìa . La fua immagine mi turba ma con piacere, le fue pupille mi ferifeono , ma con dolcezza . Cieco Dio , tu fai pur pretto ad accendere un cuore,
SCENA V.
Enrichetta , e Detto •
Enric. QIgnor Segretario, ovs è il mio Benefattore ? Pof-
kJ fo io riverirlo, augurargli un giorno felice, ed implorare di nuovo la fua atfìftenza ?
AL. ( V occafìone è opportuna . Proviamo •)( da fe) Bel¬
la Enrichetta , il voftro Benefattore è ufeìto di ca¬
la , Io ftefTo ho parlato a voftro favore, ma voi vi liete refa a torto inconfolabile . Lafciate operare il Cavaliere , e tranquillizzate T animo voftro col non penfare fi feriamente a Rodrigo .
hnrìr. Cielo l Mi fate voi forfè quello difeorfo per pre¬
pararmi a ricevere una nuova funefta ?... Spiegate¬
vi...
S E C O N DO.
vi ... . Ditemi che fa di Rodrigo .... Che farà . < . Dov’ è. ...Parlate, ve ne fcongiuro. affannata.
\Rit, ( E* troppo ìnvifchiata coti cottili . ) f da fe ) Non io che polla avvenir di Rodrigo . Lo fperarne bene , e il dubitarne male egualmente utile per voi farebbe.
In ogni cafo non dovetti eccedere ne nell’ allegrez¬
za , ne nel dolore . E rorfe il folo Rodrigo che vi polla render felice fLa fua perdita non può fotte ef¬
fe re riparata con voftro vantaggio? Ah Enrichefta le fapefte chi fofpira per voi vi converrebbe meglio imi¬
tare P amorofo voftro ftftema .
®«r/V. (Capifco, egli mi ama, ma intenda i miei forni¬
menti , e difperi. ) ( da fe ) Bifogna ben credere^ 7 che poco v* intendiate d' amore, e fe pure ve ne in¬
tendete non ne Tappiate la forza . I capricci, la biz¬
zaria , il piacere non fono principii fu de’ quali cof¬
fa innalzarli la Monarchia amorofa . So bene che gli Uomini fono fpelfo regolati da quelli fentimenti per darfi bel tempo , e fo altresì , che Donne vi fono , le quali godono di vederli tre, o quattro giovani in¬
torno ognor fofpiranti fenza amarne veruno . Ma lap¬
piate per voftra regola , che fe mai fofte del numero di quelli Uomini io certamente non fono del nume¬
ro di quelle Donne . Amai Rodrigo per genio , e il genio mio nacque dal conofcere le prerogative virtuo- fe del di lui cuore . Sono già prometta fua Spofa_, , re lafcio perciò di edere libera amante . Gli ardori dell’ una, e dell* altra in me lì utiifeono , e voi ne potete mifurare la loro unendone dalla naturale lor forza , e dalla violenza che ci viene tifata per tener¬
ne feparate le damme . In arto di partire . t?V. Reftate , Enrichetta cariftlma ; non volete riverire il
Cavaliere ? Trattenendola la prende per man» .
'nric. Lo farò quando farà ritornato. {‘Riccardo le Jlrinze la mano fofpirando .) Signore, abbiate rifpetto. ( Ri¬
tirando la mano.) Bianca. Chiama,
tic, V* intendo . Partirò io ftelfo per non effervi troppo I importuno. ( Coftei Tempre più m’ innamora.)
Da fe, e Parte*
nric. yada pure, che abbattami V ò concfcinro.
B 3 SCLU
ATTO
a ì
SCENA VI.
Unrichetta , Orazio , c D> Lopez.
Oraz. Tj* Geo la figlia ; trattenetevi, e provarò fe il col¬
lii/ po meditato riefee . ( A D. Lopez , che fi ritiro- in difparte . ) Enrichetta .
Ernie. Ah , Padre voi qui ? Volgendofi con forprefa .
Oraz. Forfè vi meravigliate, eh* io fin qui fia venuto a_^
cercarvi.? Fuggirmi di cafa ! E avelie il coraggio di farlo f
Ernie. Mio caro Genitore , perdono fe vi offe fi colla mia filmai ma penfate eh* io 1* intraprelì non per oppor¬
mi alla volontà voftra da me rifpcttata , bensì per feltrarmi da un colpo fatale, che da voi vibrato era per rendere infelice la vita mia . Son voftra figlia , e dovrebbe raccapricciarvi d* orrore il Sacrificio cru¬
dele che dal Sangue voftro efiggete . Egli maltrattato in tal guifa gridarebbe contro di voi vendetta , e s rimorfi della voftra Anima vi preferfarebbero in o~
gni incontro la morte. Ah non vogliate edere con voi Hello così inumano. Perdonate ai mio trafpcrto, attribuitelo ad un giufto amor di me ftelfa, nè perii- liete più oltre in una determinazione per me func- fta . Vi muovi a pietà quello pianto . ...Pendetemi 1* amor voftro.... Difponete della mia mano * roa_.;
per Rodrigo cui in* obbligafte.* . .A voi prolfrata e piangente .... In atto d' inginochiaifi.
Oraz. Nò nò non voglio fmorfie donnefche « Prima di tilt»
to ditemi dov* è il Baule che mi rapifte ì Ernie. li Baule è quì .
Oraz. Or bene ; voglio che me! facciate rimettere nella^
Locanda . Quelli , i quali 1* hanno levato devono ri*
portarlo a fuo luogo .
Unric. Lo à levato uno di quelli fervi * e fenzà un nuo*
vo comando del loro Padrone noti vorran riportarlo »
Oraz. Il Cavaliere non doveva dare queir ordine, e giac¬
che lo à dato deve darne un altro in emendazione^
del primo. Io certo non voglio pagare un facchino J
Unric.
SECONDO.
Muri*. Ma che peniate di me >
Oraz. Che voi meco veniate , e fpofiate D. Lopez . Co¬
sì non avrete più bifogno ne dì Bauli , ne di velli, poiché egli tanto vi ama che rinunzia a qualunque.*
Dote . Via , figlia , deponete que’ grilli che in capo avete, e abbracciate un partito fi vantaggiofo . Vo¬
lete forfè precipitarvi per ferbare una fedeltà roman»
zefca ? Volete prendere per Marito .un gìovinaftro fal¬
lito , miferabile, e vivere i giorni poltri fra la fame, lamiferia, e le lagrime per non cedere oftinatamen- te al Genitor voftro , e mantenere ulna cofianza ridi¬
cola? Un figlio deve Tempre avvantaggiare il Padre, poi fé ftefib . Se voi fipofatè D. Lopez mi levate il pericolo di un fallimento . La fomma . che chiede^
in Dote Rodrigo può cagionarmelo • Orsù dunque.*
tutto io vi perdono , purché meco veniate in quello momento .
Enric. Padre, in quello non pollo ubbidirvi.
Oraz. E perchè ?
Enric. Alla patria non ritorno, fe di Rodrigo, non fono Spola .
Oraz. Come volete fpofar Rodrigo fe egli. colpevole di un aflfafiìnio dovrà andare cinto di ferri a vogare fo- pra una Nave ?
Enric. Rodrigo non è un a (fallino, ma un perfido è ben D. Lopez che feco tentò rapirmi .
V. Lop. D. Lopez è un Uomo d’ onore un amante fede¬
le, ma voi, Enrichetta , una crudele liete , una in¬
grata .
Ernie. Partite da quello luogo, o eh’ io grido foccorio*
Oraz. Guai a te fe ardifei aprir per poco le labbra . Enric. Oh Cielo ! Gìungeffe almeno il Cavaliere . Oraz. Prima eh* egli giunga meco devi venire * Enric. Non farà mai .
Oraz. Mi ubbidirai per forza . Enric. Dovete rifpettar quella cafa . D. Lop. Animo, rifolvete .
Enric. Morirò ftrafeinata per quelle ficaie, ma non voglio cedere ad un comando li ingiallo .
Oraz. Temeraria, ficn fianco di garrir tecc .
B 4 Enric.
14 ATTO
Unric* Padre, non foffro una violenza»
Vrat" Ah , perfida Figlia.... La prende per un hrac*
ciò , e D. Lopez, per V altro .
V. top. Non più contraili. Andiamo.
JEnrie Me infelice ! Chi mi foccorre .. » .
<$rxz. Taci.
SCENA VII»
Il Cavaliere , Ghuton , e Detti .
Il Cav. /^He Crepito , che grida fon quelle?
Orazio , e D. Lopez lafciano Enrichettaa Enric. Difendetemi , Signore , da un Padre ingiullo .
Il Cav. Andate alla voìlra llanza.Voi, accompagnatela*
( Ai Servi, che partono con Enrìchetta . ) In quella.-, guifa alla mia cafa, a me il rifletto lì Serba ? Così corrifpondete alla cortefia di permettervi nelle mie^#
fìanze 1* ingrelfo ?
eraz. Perdonatemi, Signore. Io non perdo a voi nè al¬
la cafa voftra il rifpetto fe cerco riprendermi fa fi¬
glia , che ingiullamente accolta qui trattenete .
€Iou. (Ecco il linguaggio della vile pallone») da fe * Il Cav. Una Giovane perfeguitata , fuggitiva , e nelle ma¬
ni del militare caduta non aveva forfè ragione di im¬
plorare un Protettore della fila innocenza, un Difen¬
sore dell* onor fuo ? E chi farebbe fiata quell’ Ani¬
ma sì tiranna , che infenlibile al fuo crudele deliino col rifo fu le labbra avelie ricufato di fendere pie- tofa la delira per follevarla ? Il Padre folo fembra^
infenlibile ai moti del proprio Sangue s ed è capace di vedere la figlia caduta lenza reilare commolfo dal di lei pianto. Invece di trarla dal precipizio cerca le
vie potàbili per renderla maggiormente infelice . Io la difendo innocente , e il Padre arriva a rimprove¬
rarmi che ingiullamente 1* accolli ì Orazio , 1* azione da voi commeffa tutto il mio rifentimento dimanda y e fe voi quanto dovrei non mi vedete fdegnato attri¬
buitelo a quel cuore, eh’ io nutro in petto incapace
di fare agli Uomini nocumento*
Oraz,
SECONDO.
Fnrichetta deve effere a me foggetta .
Glòu. Il Padre in quefto cafo Polo ne deve reggere il cuo- re.
Oraz. Il cuor d* una Figlia deve ricevere i paterni confi¬
gli come comandi.
lì Cav. Il Figlio à diritto di efamiriare fé quefti fien ra¬
gionevoli , e quando noi fieno non deve efeguirli.
Oraz. Forfè è irragionevole il comando di dover fpofare D. Lopez ?
Il Cav. Sì, perchè dettato da una indegna paflìoneé Oraz. Come! Di che paffiore parlate?
Clou. Parla à* un cieco intetefie , che vi predomina. Voi la promettere in una Scrittura a Rodrigo.
D. top. Non vi lafciafie fedurre . Piano ad, Orazio . Oraz. Non dubitate. (Piano a Lopez .) Che Rodrigo/..
Che Scrittura!. . ..Non fo niente . Finiamola . Mi reftituite la Figlia, o no ?
Il Cav. Il rettituirvcla farebbe lo tteffo , che cederla ai fuo carnefice .
Oraz. Dunque mi confidente come fuo nemico ? fi Cav. E chi non vede che fiete tale ?
Oraz. Signore, fe non mutate penfiero vi farò conofcere fe il Padre comanda alla Figlia , fe è azione da Ca¬
valiere il trattenere predo di fe una giovine nubiìa, e v’ accorgerete in fine, che farà inutile una prote¬
zione fi ingiufta.
I ti Cav. Temerario! Da fe. %
}lou. v; ingannate col dire villanamente che la nottra pro- tezion farà vana.Vottra Figlia fpoferà Rodrigo a cui in prima la promettette, e D. Lopez dovrà in Spa¬
gna ritornartene a labbro afeiutto, fe pute in Spa¬
gna tiene il fuo domicilio.
X Lop. Ne potete voi dubitare ?
wlóìi-. Oliando le azioni contraddicono al carattere che fi vanta non è ingiutto il fofpetto . _
p. Lop Signore, quefto parlare mi offende .
flou. Chi retta offefo dai rimbrotti, che ferifeono la fua condotta è ferzipre rèo .
p. Lop. Son nobile, e Cavaliere, e pollo contendervi ne’
natali , e nelle azioni cavallerefchc ,
GIqh*
i* ATTO Glou» Qui non nc date le prove.
D. Lop. Ora ve le darò con la Spada . Mette mane (&**•
Il Cav. Olà fi taccia.
Glou. Amico per non offendervi , per non avvilirmi ri- cufo il cimento .
Il Cav. Se fiete Cavaliere fenza eh* io parli il dover vo- flro faprete. A D, Lopez, .
D. Lop. Si lo fo . Parto , ma da Firenze non già inven¬
dicato . Parte.
Il Cav. E voi non abbiate più ardire di por piede fu que¬
lle foglie. Ad Orazio.
Oraz. E voi rendetemi la Figlia con le fue robe , altri¬
menti ricorrerò al Governo.
Il Cav. Lo fperate invano. Partite •
Oraz. ( Voglio ad ogni collo, che mi renda la Figlia. ) Da fe.
SCENA Vili.
Il Cavaliere , e M. Glouton .
Glou. ^Ome mai, Cavaliere, avete fofferto tant* erge¬
va glio in coloro?
Il Cav. Non è eh’ io lìa infenfibile a que* moti di fde- gno, che fuol produrre un parlar mordace, e fuper- bo; ma non è da fdegnarii fe un Uomo privo di buon fenfo , e di retta ragione parla fi audacemente . Io fon contento di tollerare un tal difietto, e bramarci che quella mia tolleranza emendarlo potefle Più che di Orazio ftupifco del Maggiore , che à già confe- gnato il Prigioniere al criminal Foro , e che è flato inflelfibile alle mie ragioni .
Glou. Già vi dilli 1* opinato di lui carattere. Egli non la- feiarà di parlare al Prefidente a favor di D. Lopez . Jl Cav. Il Prefidente dovrà andar con cautela .
Glou. Avete parlato con lui?
Il Cav. Sì .
Glou. Ebbene, che vi è egli fembrato ?
Il Cav. E* reflato dubbiofo . Alla veduta della Scrittura recatami da Enrichetta non à faputo rifpondere al
incosì-
ATTO SECONDO. 17
incontrario. Il pretefo aflalto di Rodrigo è il forte della caufa.
Clou. Teftimonj non ce ne fono .
Il Cav. D. Lopez due ne à prodotti . $e ver? fieno , 0 falfi io noi fo dire . Voglio però a tutto corto dilu¬
cidata una caufa per cui fi procede»- contro quel Gio¬
vine ingiurtamente .
Clou. Credetemi D. Lopez è un furbo .
Il Cav. Adagio, Glouton , non precipitiamo rt predo il giudizio. V efterno non fempre palefa gli Uomini, e mi fpìace, che con elfo alrercaite . Un foraftiere^
incognito ne troppo bene , ne troppo male trattar fi deve, perchè fi corre il pericolo o di avvilire , o di reftare avvilito . Parte .
Clou. E* vero. Però non fo pervadermi , che un Nobile Spagnuolo nutrifea Pentimenti fi vili. Parte.
Secondo *
A T - Q