SCENA PRIMA, Camera desinata ad Enrichetta*
Riccardo »
E
Nrìchetta qui deve giunger fra poco. Riccardo, co*raggio . E* quello il tempo di darle 1* ultimo af*
falto . Mancando V efea la fiamma s* elìingue j per¬
ciò è fperabile, che quella Vedovella ceda all’ amor*
mio piuttofto che abbandonarli fra le braccia dell’ a- borrito D. Lopez .... Eccola .... E* meglio eh* io la forprenda . Si ritira in difparte .
SCENA IL Enrichetta , e Dotto .
Unric, ( veder Riccardo • ) Miei difperatl affetti i uJ eccovi in libertà. Gli occhi miei non aii pili lagrime da verfare, dunque li verli il fangue . Ama¬
to Rodrigo .. . unico oggetto della mia tenerezza .., Nò non devo fopravvivere alla funefla .... dolorofa tua perdita . Si tolgano ... fi tronchino gli infdi- cillìmi giorni miei con quello ferro pietofo .
Cava uno Bile, vuol ferirfì ma fi trattiene . Rie, ( Che vedo ! ) Da fe avvanzandofi alquanto innof*
fervuto •
Unric, Ah viliffima mano, perchè riculi di spargere que¬
llo fangue ? Qual timidezza è la tua ? Così ubbidi¬
rci agli affetti del difperato mio cuore ? Ah ceda una volta quella pietà , che tenta ferbarmi alli orribili miei tormenti , e trionfi il rigore del barbaro mio delfino • In atto di ferirfi .
Rie, Fermatevi . Trattenendola le toglie lo file , e U getta ver terra .
EnriC,
V A R T O . 39 Enrìc. A che venifte , o crudele „ fé faivar mi volete una
vita odiofa più della morte t
Rie. Nò, Enrichetta , non fon crudele fe vi falvo la vi¬
ta. La difperazione avvillifce. Con la morte, è ve¬
ro , finifeono tutti i mali , ma finifeono ancora i be¬
ni che vi giova fperare appunto dall* eccedo della voftra forte nemica , poiché ove termina un eftremo fempre comincia 1* altro. Voi dovete calmarvi , aprir gli occhi fopra di voi medefima ....
Unric. Vedo abbaftanza invincibile 1* avverfo mio fato . Rie. Non Io vedete fe lo chiamate invincibile .
SCENA III.
Il Cavaliere , e Detti .
Il Cav. ( Tj1 Nrichetta fola con Riccardo! E quello fiile, H/ che lignifica?
Si trattiene in difparte off creandoli . Enrìc. Se meglio non vi fpiegate io non v* intendo . Rie. Ma non v* accorgete, che la lentezza del Cavaliere
tende a tradirvi >
il Cav. ( Che afcolto ! ) Da fe.
Enrìc. Non è poflibile , che un Uomo così benefico ....
Rie. Ah quello è il denfitlìmo velo con cui egli copre i rei difegni .
Il Cav. ( Perfido Servo ! ) Da fe .
Rie. In mille modi ei vi lufinga, e intanto non procura che fia rivocato I* ordine per voi fatale . Vi ama e tiene fofpefi i vofiri nemici per godere il frutto del¬
la loro innazicne.
inrie. Ieri fera così non mi favellale di lui . O allora 9 o adeffo mentite ; e quand’ anco ora folte lineerò in chi potrei ritrovare uno fcampo ?
Rie. In un voliro fervo pronto a fpargere il fangue per vofira falvezza . Sì, amabile Enrichetta, io vi trar¬
rò in ficuro da quello albergo, in cui un Uomo ipo¬
crita afpira a trionfare dell* onor voftro , e poi io-»
fine confegnarvi avvilita a D. Lopez.
Il Cav. ( Ah più non foffro I* infililo l) {Da fe, e fi'fco-
4® ATTO
pre.) Temerario , così tu parli del tuo Padrone, che Allevandoti dalla miferia ti allevò , ti arricchì , ti ammife a parte de* fuoi fecreti ? Togliti dagli occhi miei, dal mio fdegno quanto più tardo orribile al¬
trettanto .
Rie. Ah mio Signore .... Mio Padre ....
Inginocchiando'fi confufo • Il Cav. Alzati, taci, ne profanare p ii oltre un nomo,
che merita di e Aere rifpettato . Da Padre ti feci, or più noi fono. Scordati pure, fervo ingrato, {corda¬
ti i benefizi miei, e vanne da me lontano per fem- pre . ( Riccardo parte difpsrato . ) E voi , Enrichetta , crederete ciò, che vi ditte quel perfido?
Enric. Noi credo , Signore , noi credo . Abbaftanza fon- certa della voftra virtù ; ma permettetemi , che fra P orrore, la confufione, 1* affanno in cui mi ritro¬
vo io vada a prender refpiro ,
Il C av. Andare ; e per voftra confolazione , per fmentire quel perfido Tappiate , che 1* ordine è già rivocato , che il mio Procuratore invigila per accertarli della fallirà dei due teftimonj prodotti, e che , come fpe- ro, D. Lopez cagione de’ voftri mali farà punito.
Enric. La nuova mi è grata, ma non mi calma perchè è morto Rodrigo .
Il Cav. E* vero , è morto , ma non per quello ....
Enric. Per quello io fono la Donna più infelice del Mon¬
do . Parte .
Il Cav. Mi fa compaffione.Chi può credere che un Domo vi fia capace di sì orribile ingratitudine com*
è Riccardo ?... E io... Sì T ò beneficato, ne per¬
ciò me ne pento .
SCENA IV.
Il Cavaliere, e M. Glouton •
Ghu. A Mica, D. Lopez finalmente è feoperto . Il Cav. Chi è dunque cottuì .
Ghu. Un impofiore , un ladro, un filfificator di cambia¬
li , La fua patria è Bruxelles . Coilui fece un buon bot-
QUARTO. 4i bottino nella Spagna, dippoi venne in Italia. Rubò ad un Mercante di Torino con due Polizze tré n il¬
la zecchini. Rifuggiofii a Genova in cafa di Orazio mutato nome , e nazione , Giulio , che fi dice fuo Servo è fuo compagno-
lì Cav Come fapete voi tutto quello ?
GIju> Lo fo dall’ efprefiò medesimo da Genova quivi fpedito per farlo arrefiare . Lo fo perchè io ficfio o ricevuto 1* ordine di far efeguire 1* arrefio troppo temendoli della fedeltà delia sbiraglia . Ben fi vede che il Cielo è fianco di (offrire cofiui , poiché fe_»
veniva dato 1* ordine al Maggiore , che lo favorifce lo avrebbe forfè avvifato dandogli (campo alia fuga »
SCENA V.
Bianca, e Detti .
Bian* QXgnorì, fe tardate Rodrigo è perduto . Egli vien L7 relegato dal Prefidente nella fortezza di Por¬
to-Ferraio , e quella notte faravvi condotto . Il Cav. Che dite ! E non è morto Rodrigo ?
B'tan* Nò i fu una faifa voce fparfa dal cufiode della car¬
cere di concerto del Prefidente , e di D. Lopez per agevolare in tal guifa a fronte delia vofira protezio¬
ne la condanna di quei Giovine fventurato . La Si¬
gnora Conteffa tutto à faputo 3 e mi à fubito a voi fpedito per avvifarvene .
GUu, Perfido Prefidente I
Il Cav. Glouton , andiamo ad ufare P ultimo sforzo.
Glouton y e il Cavaliere partono ajjìeme . B'ian. Nò , la colpa del Giudice malvagio non può trion^
fare a danno deir innocenza* Parte.
ATTO 4*
SCENA VI.
Profpetto &c. come nella Scena Prima dell* Atto Prirr o fu le mura non faravvi la Guardia , e il raftello del Giardino farà focchiufo.
D> Lopez, è Riccardo *
Rie. T7 Ccovi aperto 1* ingreffo . Per biioha forte ò avu- J2j ta la deprezza d’ introdurvimi dentro innofferva- to ad aprirne la ferratura .
D. Lop. Tutto fin qui va bene , ma fe Enrichetta non dorme fola è diffìcile di rapirla * Bianca fentir vi po¬
trebbe , e demando rumore cofiringetvi ad abbando¬
nare V imprefa •
Rie. Bianca dormì la feorfa notte in un altra fianza ben¬
ché ^d Enrichetta vicina, e il più difficile è 1* an¬
darvi fenla elfer veduto .
O. Lop. Non è poi tanto difficile. Ora voi entraretc qui dentro , e nafeefiovi afpettaréte che la Conteffa fia ufeita al paffeggio con Enrichetta . Allora avvanza- tevi nella di lei camera, e colà refiate perfettamen¬
te celato fino alla notte . Quando efia dorme , e~*
dormono tutti i domefiici , forgefe , ed accollatele.»
quefia boccettina ( dandogliela ) ripiena di Un poten¬
te fonnifero fotto del nafo leggiermente fenza toc¬
carla. Ella nel refpirare attraerà quefio fpirito vola¬
tile , e i di lei fenfi refieranno fopiti in un fonno profondo . Difcendeté quindi per la Scala fecreta a voi cognita, venite ad avvitarci in quefio luogo do¬
ve io con Giulio farò attendendovi , e quindi tutti uniti la trafportererno ove a noi pare fenza eh* ella di ccfa alcuna s* accorga .
Hic. Voi fiete un Uomo di fpirito , ed il ripiego non può effere di più ingegnerò , e ficuro .
V. lop. Fan d* uopo deltrezza, e coraggio • Rie. Non dubitate .
D. Lop.. Entrate prima che alcuno ci feopra .
Mie. Subito. (Entra nel Giardino.) Così mi vendico del Cava-
U ARTO. 43 Cavaliere , ed. Enrichetta refierà per altro mezzo nelle mie mani. Da fe .
D. Lop. Spero finalmente di trionfare . Refierà delufo il Cavaliere, e cotefto maledettitfìmo Avaro non avrà ne la Figlia, ne i zecchini.
SCENA VII.
Giulio, e D. Lopez»
Gìul. A Mico , a che giuoco giochiamo ? Io vi ditti, che jfl qui non fiamo ficuri , ed ora ve lo. replico . Tutti efagerano contro di noi , ed io Tento in mej fieffo un non fo che, il quale mi dice che fiamo vi¬
cini a qualche difgrazia .
D. Lop. Pregiudizi fon quelli, caro Giulio, pregiudizi del volgo donnefco. La natura non può effere con info- liti moti prefaga dell’ avvenire.
SCENA V I I L