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Palazzo Comunale di Savona OPERE DI COIBENTAZIONE DEI SOTTOTETTI PROGETTO DEFINITIVO. COMUNE DI SAVONA Settore Lavori Pubblici ed Ambiente

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COMUNE DI SAVONA

Settore Lavori Pubblici ed Ambiente

RELAZIONE STORICA

P.O.R. FESR LIGURIA (2014-2020) - ASSE 6 CITTA' - OT4 - AZIONE 4.1.1 Riduzione di consumi di energia primaria negli edifici pubblici

Intervento 3 - Palazzo Comunale - Lotto A PROGETTO DEFINITIVO

Il presente progetto prevede una serie di interventi di coibentazione delle coperture (in particolar modo dei locali dei sottotetti) del Palazzo Municipale di Savona, edificio che occupa un intero isolato tra la Piazza Sisto IV, Corso Italia, Via Manzoni e Via Verzellino.

Veduta aerea dell'isolato composto dal Palazzo Comunale, in basso la Piazza Sisto IV

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L'edificio del Municipio ha poco più di 80 anni, pertanto è a disposizione tutta la documentazione progettuale e contabile dei lavori, i carteggi ed altra documentazione a corredo. Risulta invece carente la documentazione fotografica dell'epoca, sulla situazione del sito prima dell'intervento, sulle fasi di costruzione e sull'aspetto esteriore dell'edificio durante il periodo fascista.

La relazione che segue parte appunto da lì, dal 1930, anno in cui matura l'esigenza di ampliare gli uffici comunali, situati in allora nello storico Palazzo Gavotti, posto tra la Via Pia e la Piazza Chabrol.

L'isolato occupato dal Palazzo Comunale, che si affaccia sulla centrale Piazza Sisto IV, zona cerniera tra la città ottocentesca (a sinistra) e il nucleo medioevale (a destra)

L'edificio attuale del palazzo comunale ha inglobato un corpo di fabbrica precedente e risalente alla seconda metà del XIX secolo. La collocazione, tra la piazza Sisto IV e le vie adiacenti, è nella parte urbana ottocentesca, a ridosso dell'attuale nucleo del centro storico.

La destinazione a sede comunale risale al 1935, precedentemente quegli spazi e volumi ospitavano l'asilo infantile Regina Margherita. L'asilo in quel periodo era la principale struttura per l'infanzia della città (ospitava più di 500 bambini) e continuò in parte a funzionare durante i lavori di costruzione del municipio (negli anni dal 1932 al 1934).

Successivamente l'assistenza all'infanzia fu dislocata in diverse sedi della città, in strutture esistenti e adeguate o costruite ex novo, come il nuovo asilo Regina Margherita, che venne edificato nel 1940 in località Villapiana.

Il progetto del Municipio venne sviluppato a partire dal 1930 dallo studio dell'Ingegner Nicolò Campora e del figlio Marcello. Precedentemente il municipio era collocato nell'antico Palazzo Gavotti (ora sede della pinacoteca comunale, illustrato nella foto di pagina 3).

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Lo stesso studio tecnico citato, prima di avviare il progetto della nuova sede municipale nella Piazza Sisto IV, aveva predisposto uno studio di massima per mantenere gli uffici in quella prestigiosa sede, inglobando e adeguando l'isolato vicino, che in seguito fu occupato dal cinema Astor, trasformato ultimamente in abitazioni e negozi. Tale ipotesi, supportata anche da un calcolo sommario dell'intervento (che valutava le opere, tra espropriazioni e nuove costruzioni, in circa 3 milioni di lire), venne presto scartata in favore della nuova sede sulla grande piazza posta nelle immediate vicinanze.

Il calcolo sommario dell'ampliamento del palazzo comunale nella sede di Palazzo Gavotti (a fianco)

Infatti, dopo un periodo di riflessione, il podestà dell'epoca decise per quest'ultima soluzione che garantiva “centralità di posizione, larga disposizione di aree, ampiezza di strade circostanti, grandiosità di prospetti sopra le più belle strade, verso la più simpatica piazza della città”.

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La piazza Sisto IV e l'Asilo Infantile Regina Margherita, prima dell'intervento (cartolina illustrata del 1929)

Come già scritto, sul lato sud della piazza, allora sistemata a giardino, con aiuole, spazi di sosta e statue, vi era l'asilo infantile Regina Margherita, un complesso di corpi di fabbrica che occupava l'intero isolato, di cui il più vistoso era l'edificio basso, caratterizzato da arcate, affacciato sulla piazza. Alcune aree retrostanti, interne all'isolato, erano adibite a verde, come dimostrato dalla rara immagine dell'epoca, riprodotta qui sopra.

I punti saldi progettuali per il nuovo palazzo municipale furono i seguenti:

• minime demolizioni dell'esistente e riutilizzo delle costruzioni esistenti;

• limitazione dell'intervento a due piani fuori terra;

• completamento armonico dei corpi esistenti che “per essere già stati costruiti con concetti grandiosi, si prestano razionalmente alla nuova destinazione”

• completamento verso l'interno delle maniche esistenti, per sistemarvi corridoi e uffici, ricavando una linea di spaziosi negozi affacciati su Corso Principe Amedeo (ora Corso Italia)

Nel 1930 venne avviato e autorizzato il progetto per il nuovo Palazzo Comunale. I lavori iniziarono sempre nel 1930 e terminarono nel 1934. Nel 1935 fu redatta la relazione finale del DL, a seguito dell'esecuzione delle ultime finiture.

Il trasferimento degli uffici comunali nella nuova sede fu terminato nel 1936.

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Nei primi studi preliminari, per il prospetto principale, spicca la soluzione illustrata qui sotto, in un neoclassico molto austero e lineare, con pronao a colonnato dorico e timpano, con statue.

Il prospetto principale, su Piazza Sisto IV, venne ricostruito quasi completamente, rispettando però “il concetto dell'Ill.mo Signor Podestà, il quale non voleva si venisse a guastare la medesima coll'incubo di un palazzo altissimo”.

Quindi si decise per un prospetto elevato fino a m 13,50, con due soli piani fuori terra, con altezze comunque adeguate per il salone e le sale di ricevimento.

La soluzione definitiva prescelta, che non si discosta molto da quanto realizzato, fu quella illustrata di seguito.

Il prospetto coincide sostanzialmente a quanto realizzato, a eccezione del frontone e della balaustra sulla copertura. In questa stesura il frontone con orologio richiama quello dell'antico Palazzo Gavotti, l'allora sede comunale, mentre la balaustra è sormontata da pinnacoli anziché da vasi come nella soluzione definitiva.

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Negli studi di dettaglio già eseguiti sul frontone, durante i lavori di restauro attualmente in corso, si ritrova la soluzione effettivamente adottata, con alcune lievi differenze nei fregi e nella forma dei vasi, che sono stati realizzati con disegno più semplice.

Sul frontone e nelle bande sotto le volute laterali appaiono i fasci littori e la data dell'era fascista, l'Anno XII (quindi il periodo che va dal 28 ottobre 1933 al 27 ottobre 1934, periodo in cui presumibilmente si riteneva l'opera conclusa). Questi fregi, analogamente ad altri simboli fascisti presenti nelle pavimentazioni a mosaico e nelle pareti interne, vennero rimossi dopo la Liberazione. Lo stemma con simboli fascisti raffigurato nel frontone costituì uno degli studi preliminari al proposito. In seguito, il12 novembre 1938 (XVII EF) per regio decreto fu ottenuto il riconoscimento dello stemma e del gonfalone comunale e la iscrizione del Comune stesso nel Libro Araldico degli Enti Morali. Lo stemma viene così descritto nel provvedimento:

STEMMA: Di rosso al palo d´argento e al capo abbassato d´oro, caricato di aquila nascente ad ali spiegate. Capo del Littorio di rosso (porpora) al fascio Littorio d´oro circondato da due rami di quercia e d´alloro annodati da un nastro dai colori nazionali. Lo scudo sarà di forma poligonale a testa di cavallo, cartocciato. Corona marchionale.

Il frontone e i due fianchi inferiori vennero tinteggiati di giallo contestualmente alle rimozioni dei simboli fascisti.

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Lo schema di dettaglio del frontone, con lo stemma del Comune e i fregi fascisti

Il prospetto sulla piazza venne caratterizzato da un avancorpo di 18 metri, creando così un porticato accessibile al pubblico e persino ai veicoli, nel caso di ricevimenti. La parte centrale risulta quindi costituita da cinque arcate a tutto sesto, sostenute da massicci pilastri, su cui si appoggiano lesene a capitello dorico. Al primo piano è posizionata una balconata centrale (motivo che si ripete anche sulla copertura), su cui si affacciano tre porte-finestre ad arco a tutto sesto, scandite da lesene con capitello corinzio.

Al piano terreno si accede in un sontuoso atrio, ampio e preceduto da uno spazio porticato, da cui si dipartono lo scalone monumentale che porta al piano superiore, che si allarga a a tenaglia. I pavimenti sono in marmi policromi, nelle zone di rappresentanza, alla veneziana con disegni semplici negli uffici e nei disimpegni.

Per quanto riguarda l'aspetto strutturale, il mantenimento di parti esistenti, fondazioni e corpi in elevazione, il calcolo dei sovraccarichi in relazione agli ampliamenti, portò all'impiego di “svariatissimi materiali” quali: murature in pietrame, in getto di cls, in mattoni pieni, in mattoni e blocchetti a cassa vuota e mattoni forati, pilastri in cemento armato.

Per la copertura, data la necessità di ridurre i sovraccarichi, dopo un ballottaggio tra gli abbadini in ardesia e le lastre in eternit, venne scelto quest'ultimo materiale, giudicato “più elegante”.

Dati e notizie sull'andamento dei lavori

(dalla relazione finale del DL del 19 settembre 1935) Ditta esecutrice: S.A. Mazzacane di Genova

Contratto principale Dicembre 1930 Lire 881.873

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Prima appendice: 15 Novembre 1932 Lire 62.700 Seconda appendice: 22 Marzo 1932 Lire 593.128 Importo totale: Lire 1.537.702

Tempo assegnato per l'esecuzione dei lavori: 540 giorni naturali e consecutivi Consegna dei lavori: 8 marzo 1932 – Termine ultimo 6 Luglio 1934

Cominciando alla demolizione parziale dell'asilo si constatò che il piano buono per la fondazione era oltre i m 2,70 dal piano di campagna, e variabile da punto a punto, scendendo fino a oltre m 3,50, data la preesistenza accertata di antichi fossati e canaloni.

Dato che non era previsto uno scavo così profondo, si dovettero finanziare maggiori scavi che ulteriori getti di fondazione, dopo lunghe trattative sui prezzi.

Il 1 Aprile 1932, il Podestà Paolo Assereto, sentito il parere della Commissione Edilizia, ordinò una modifica radicale alla facciata, specialmente nei riguardi del porticato antistante l'ingresso di Piazza Sisto IV, dopo l'esame di alcune varianti presentate, nonché di cinque progetti in stile “900”, venne deliberata l'esecuzione della facciata come è attualmente, salvo il riesame del motivo centrale dello stemma. Si decise inoltre di eseguire la facciata principale in pietra vera con colonne e balconata in marmo.

Questa variante portò un aumento di peso di cui si dovette tener conto nelle fondazioni.

Operando sulle strutture vecchie dell'asilo, si resero necessari molti rifacimenti di muri, solai e tramezzi, anche per soddisfare varianti apportate nella distribuzioni dei locali, in seguito a miglior esame delle esigenze dei servizi. Anche il legname delle coperture coperture fu sostituito, così pure molti soffitti, ottenendo un miglio sfruttamento del corpo sopraelevato di Corso Principe Amedeo (ora Corso Italia), ove vennero ricavati diversi locali per uffici di riserva (ora ufficio sport e affari legali).

Su tutti i vecchi muri che dovevano reggere sopraelevazioni o solai nuovi o terrazzi o tetti, fu eseguita una piattabanda di cemento armato, non potendo fare affidamento su archi e piattabande in mattoni preesistenti, compromessi dalle scosse delle demolizioni o già fessurati.

I solai delle Sale Consulta e di Adunanza vennero rinforzati con colonne e poutrelles onde aumentare il sovraccarico utile da 250 kg a 400 per metro quadrato, e così pure quelli della sala destinata a Biblioteca interna e quelli destinati a deposito al piano ultimo.

La sopraelevazione del corpo centrale di Via Manzoni venne radicalmente trasformata abolendo le parti a sbalzo e ampliata su un solaio in c.a. che poggiasse esclusivamente sui muri perimetrali.

Altre migliorie vennero introdotte per aumentare l'illuminazione dei locali per il pubblico, con l'abolizione del tetto sulla scala di Corso Principe Amedeo, costituito da un ampio lucernario e velario. Per lo stesso motivo altri otto grandi lucernari con velari vennero eseguiti sui corridoi e due solai in vetro-cemento per l'illuminazione dei corridoi del Dazio al Piano Terreno. Una razionale distribuzione di botole a vetrata venne fatta sui tetti e una vasta sistemazione di passerelle sia sui tetti che sui sottotetti, fu prevista onde permettere il facile accesso e ispezione dappertutto.

Per ottenere un migliore isolamento degli ambienti interni venne predisposto un conveniente vespaio di cm 50 al piano terreno e per tutti gli ambienti sotto i tetti e sotto i

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terrazzi, venne impiegata una doppia soffittatura:

la prima in tavelle tipo Perret da cm 3 anziché 1,5, appena sotto le catene delle capriate o travi del tetto, e un'altra superiore in lastre isolanti di “Eraclit” di cm 1,5 di spessore, con interposta camera d'aria.

Tutto il tavolato del tetto fu portato a cm 3 di spessore e tutto il legname spalmato in doppia ripresa di carbolineum (olio impregnante protettivo per legno). Risultando alcune falde poco inclinate per esigenze estetiche, venne adottato un doppio strato di cartone catramato.

Si procedette quindi alle pratiche per la fornitura di colonne in marmo e balconata, che urgeva avere perprime, per non interrompere o ritardare il lavoro.

Su undici ditte consultate, la migliore offerta risultò quella della S.A. Industria dei Marmi Vicentini, di Vicenza, alla quale venne passato l'incarico, previo parere favorevole della Commissione Edilizia.

Considerata la decisione di eseguire in marmo la facciata Su Piazza Sisto IV e i due risvolti di 5 metri ciascuno, su Via Manzoni e Vittorio Amedeo, fu necessario eseguire la parte esterna di detto corpo di fabbrica in cemento armato, onde lasciare ampia libertà per l'esecuzione della muratura a misura che si sarebbe risparmiata con la poca in opera della pietra di facciata.

Per il materiale di facciata si ipotizzarono la pietra del Finale, il travertino, San Gottardo e san Germano, e vennero interpellate 12 ditte, invitandole a presentare campioni di pietra di grandi dimensioni onde poter sceglierne il tipo.

La ditta migliore offerente per prezzo e materiale fu la S.A. Scalpellini “Le Querciolaie” di Rapolano (Siena), a cui fu dato l'incarico. Il materiale scelto fu il travertino. La maggiore spesa per le strutture di sostenimento della balconata e del cornicione (entrambe in travertino) fu considerata nella perizia supplettiva.

I lambrini delle zone di rappresentanza furono realizzati in marmo, mentre nei locali a uso ufficio furono realizzati con la masonite, allora materiale innovativo, che è ancora oggi in buono stato.

L'importo dei lavori ammontò a Lire 1.537.702, oltre le spese per gli impianti, le decorazioni e le spese tecniche, per un totale generale di Lire 2.128.000 (circa due milioni e e trecentomila euro di oggi).

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Particolare tecnico di copertura del progetto originale. In questo documento è indicato ancora “Eternit od Ardesia”. In realtà nella relazione tecnica allegata viene indicata come scelta definitiva l'Eternit.

Il manto in eternit venne completamente sostituito nel 1980 con altro di analogo materiale (sempre contenente amianto). È stato nuovamente sostituito recentemente, nel 2014 (per una buona parte delle coperture del palazzo municipale, tranne le due sul lato della piazza,

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che sono attualmente oggetto di lavori).

Foto della fine degli anni Trenta. Si notano i fasci littori e la datazione dell'era fascista in facciata e la copertura in fibrocemento, preferito all'ardesia perché materiale “molto più moderno”

I sottotetti

Le zone sottostanti le coperture si distinguono sostanzialmente in due tipi.

Sottotetti non praticabili. La maggior parte delle zone coperte da falde sono caratterizzate da sottotetti angusti e accessibili da piccole botole e abbaini. Tali spazi hanno un controsoffitto in tavelle da 3 cm, legate da malta, a volte coperte da uno strato cementizio, sostenute da fili di ferro legati ai travi e alle capriate del tetto. Tale controsoffitto è a sua volta abbinato a una finitura in cannicciato sottostante, con sgusci e parti affrescate, limitatamente alle sale di rappresentanza.

Dato che il controsoffitto in tavelle non è calpestabile, tali sottotetti sono percorsi da passatoie in tavole sostenute da travetti ancorati alla struttura lignea. In alcuni casi la passatoia poggia inoltre su pannelli in fibra di legno tipo celenit, per assorbire e distribuire i carichi.

In diverse zone dell'ultimo piano, come nella zona della ragioneria e nei corridoi, è stato realizzato in passato un ulteriore controsoffitto, in pannelli modulari di fibrogesso, al fine di abbassare l'altezza dei locali e creare uno spazio tecnico per il passaggio delle canalizzazioni delle utenze.

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Sottotetti a vista. In alcune parti dell'edificio la copertura inclinata è a vista, creando locali di maggiore respiro spaziale, come nel caso degli archivi del settore Sport/Ufficio legale. Si tratta del corpo edilizio antecedente alla costruzione del Municipio e esso inglobato. In questi locali, soprattutto nel “salone”, sono visibili le capriate a sistema Polonceau. Tale locale non è utilizzabile al momento né come archivio né come sala riunioni in quanto al solaio originario in legno dei primi del Novecento venne sovrapposta una soletta piena in cemento. Tale soluzione limita fortemente l'uso del locale in quanto non può sopportare i normali carichi di un utilizzo abitativo o similare.

Un sottotetto non praticabile, nella copertura sotto la falda lato Piazza Sisto IV

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Il grande locale su Corso Italia, con le capriate a sistema Polonceau

La copertura piana interna calpestabile, a sinistra il corpo della Ragioneria

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Vista della Sala Consiliare

Marzo 2018 Il Progettista

arch. Romeo Vernazza

BIBLIOGRAFIA E FONTI ICONOGRAFICHE

Fonti dirette sul progetto

Documenti progettuali e lucidi originali di progetto, di proprietà dell'arch. Marcello Campora Documentazione tecnica e contabile presente nell'archivio del Comune di Savona

Fonti sulla storia recente di Savona

Furio Ciciliot, Savona da vedere, L. Aschei, 1990 Italo Noberasco, Storia di Savona, Sabatelli

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