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IL DOCUMENTO PRELIMINARE ALL’AVVIO DELLA PROGETTAZIONE (Dpp)

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CAPITOLO 4

IL DOCUMENTO PRELIMINARE

ALL’AVVIO DELLA PROGETTAZIONE

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4.1 Premessa

Il Documento preliminare all'avvio della progettazione (Dpp), che costituisce uno strumento fondamentale e obbligatorio per la realizzazione di un'opera pubblica, è il documento che contiene gli obiettivi che si intende raggiungere con l'opera o il servizio programmato, le esigenze del committente/utilizzatore, le prestazioni attese ed i requisiti per l'ottenimento di un prodotto che soddisfi le esigenze manifestate all'interno delle risorse economiche del committente per quanto attiene la produzione e dell'utilizzatore per quanto riguarda la gestione del ciclo vita ipotizzato per il prodotto in esame.

L’importanza di tale documento, introdotto dalla L 109/94 “Legge quadro in

materia di lavori pubblici" (cosiddetta Legge Merloni) e sue modifiche ed

integrazioni, con l’obiettivo di concludere la fase di programmazione di un edificio pubblico, è stata specificata dal regolamento di attuazione della suddetta legge, il DPR del 21 dicembre 1999 n°554, nel quale si individua come redattore il

Responsabile del Procedimento 1 e come contenuti gli “approfondimenti tecnici e

amministrativi, graduati in rapporto all'entità, alla tipologia e categoria dell'intervento da realizzare” 2.

Il sopraccitato regolamento prevede che il Responsabile del Procedimento rediga o faccia redigere il documento preliminare all’avvio della progettazione (Dpp), che consente alla Pubblica Amministrazione di chiarire i seguenti elementi di fondamentale importanza:

• le risorse economiche; • l’impatto dell’opera;

• le modalità di affidamento della progettazione dell’opera.

In questo approccio il Dpp rappresenta sia l’indispensabile elemento di collegamento tra la fase di programmazione e quella di progettazione del singolo intervento, sia la base su cui eseguire i controlli della progettazione previsti dalla

normativa stessa (verifica del progetto preliminare3 e validazione del progetto

esecutivo 4).

Si assiste in questo modo ad un notevole beneficio sia per i progettisti che per la committenza pubblica, attraverso il superamento dell’approccio settoriale che vedeva nell’opera dei progettisti un’attività tesa ad indicare le esigenze ed i

1 art. 8 del DPR 554/1999 2 art. 15 del DPR 554/1999 3 art. 46 del DPR 554/1999 4art. 47 del DPR 554/1999

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requisiti, che ora avviene nella fase di programmazione e metaprogettazione, che si conclude con la redazione del documento preliminare all’avvio della progettazione (Dpp). Il Dpp assume quindi nella fase di metaprogettazione un ruolo fondamentale, perché sintetizza tutte le indicazioni per una corretta stesura del progetto, per la realizzazione e la gestione dell’opera, con la conseguenza di raggiungere, in perfetta simbiosi con il pensiero di Vitruvio, una visione globale di tutti gli aspetti del progetto, funzionale, tecnologico, economico-gestionale ed operativo.

Secondo l'art. 15 comma 5 del DPR 554/99, il Dpp deve contenere fra l'altro le “indicazioni:

a) della situazione iniziale e della possibilità di far ricorso alle tecniche di ingegneria naturalistica;

b) degli obiettivi generali da perseguire e delle strategie per raggiungerli; c) delle esigenze e bisogni da soddisfare;

d) delle regole e norme tecniche da rispettare;

e) dei vincoli di legge relativi al contesto in cui l'intervento è previsto; f) delle funzioni che dovrà svolgere l'intervento;

g) dei requisiti tecnici che dovrà rispettare;

h) degli impatti dell'opera sulle componenti ambienta li e nèl caso degli organismi edilizi delle attività ed unità ambientali;

i) delle fasi di progettazione da sviluppare e della loro sequenza logica nonché dei relativi tempi di svolgimento;

I) livelli di progettazione e degli elaborati grafici e descrittivi da redigere;

m) dei limiti finanziari da rispettare e della stima dei costi e delle fonti di finanziamento;

n) del sistema di realizzazione da impiegare” 5.

Il Redattore del Dpp deve far riferimento ai punti succitati come linee guida ed adattarli alla propria opera, senza approfondirli necessariamente tutti, ma solamente quelli che sono ritenuti essenziali.

5art. 15 del DPR 554/1999

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4.2 Obiettivi

Obiettivo principale

L’obiettivo principale della presente tesi è contribuire alla progettazione di un intervento che il Comune di Castelfranco di Sotto, in qualità di Amministrazione proponente, ritiene necessario e improrogabile, riguardante il trasferimento della Biblioteca Comunale Decentrata delle Frazioni e del Polo Preistorico dell’Esposizione Comunale di Archeologia del Territorio, attualmente situati ad Orentano all’interno dello Spazio Giovani nei Locali del Vecchio Teatro, verso l’immobile ex-Palazzo Ficini, del quale l’Amministrazione ipotizza l’acquisto.

L’intervento intende operare in linea con l’obiettivo principale manifestato dall’ente proponente, il Comune di Castelfranco di Sotto, il quale da tempo rivolge particolari attenzioni all’ampliamento ed al potenziamento dei propri servizi culturali, adottando iniziative sensibili alle esigenze della comunità, soprattutto di quella più giovane e di quella delle frazioni, svantaggiata dalla notevole distanza geografica dal capoluogo comunale.

L’ipotesi di acquisto dell’ex-Palazzo Ficini nasce dall’esigenza prioritaria sentita dall’Amministrazione Comunale di trasferire la biblioteca comunale ed il polo espositivo di Orentano in uno spazio più adeguato, sia dal punto di vista dimensionale che funzionale, dove creare un ambiente idoneo ad accogliere l’ampliamento della raccolta di volumi e la collezione archeologica della frazione, al fine di renderle usufruibili dall’intera popolazione comunale, soprattutto da quella più giovane.

L’edificio predisposto ad accogliere i suddetti servizi culturali, denominato in passato Palazzo Ficini, di proprietà privata e attualmente dismesso, è situato in posizione dominante rispetto alla piazza centrale di Orentano ed è stato già in passato destinato parzialmente ad uso pubblico come sede degli Uffici distaccati del Comune, attualmente ospitati nell’adiacente Palazzina Comunale, di più recente realizzazione.

L’intervento dovrà possedere caratteristiche tali da riqualificare l’ex-Palazzo Ficini, uno degli edifici di maggior rilievo storico di Orentano, attraverso un attento studio dell’aspetto estetico, e conferire maggiore qualità all’intera frazione.

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Altri obiettivi

L’Amministrazione Comunale si prefigge inoltre di integrare e completare l’intervento sui servizi culturali comunali delle frazioni soddisfacendo altre esigenze molto sentite, come la creazione di uno spazio specifico per i giovani, dove possano anche collegarsi ad internet e usufruire in uno spazio pubblico delle moderne tecnologie di informazione, e la realizzazione di ambienti polifunzionali, idonei ad accogliere convegni ed esposizioni di rilevanza comunale e intercomunale.

La committenza richiede quindi di conseguire attraverso questo intervento anche la simultanea diversificazione dei servizi culturali comunali nelle frazioni, realizzando all’interno dell’edificio acquisito spazi idonei ad accogliere i seguenti servizi culturali:

• una biblioteca; • un informagiovani; • una sala convegni; • una sala espositiva.

All’interno delle strategie culturali comunali, l’intervento di trasferimento della biblioteca delle frazioni e di diversificazione dei servizi culturali comunali manifesta un duplice obiettivo:

9

ricomporre il tessuto urbano delle frazioni, riqualificando uno degli edifici

storici più significativi di Orentano;

9

migliorare e diversificare l’offerta a livello comunale di servizi bibliotecari e culturali, che è attualmente ritenuta insufficiente.

Il progetto dovrà prevedere il mantenimento dell’involucro dell’attuale edificio, in muratura portante, con i necessari interventi di ristrutturazione ed adeguamento, in relazione al mutamento di destinazione d’uso da residenziale ad attività pubbliche di carattere culturale.

Sarà inoltre necessaria l’analisi dell’edificio progettato dal punto di vista della sicurezza strutturale, ai fini della verifica del suo adeguamento all’attuale normativa sismica, necessario secondo l’ordinanza n° 3274 del 2003 per tutti gli edifici esistenti in seguito al cambio di destinazione d’uso (con aumento dei carichi superiore al 20%).

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4.3 Vincoli e prestazioni attese

Il progetto dovrà essere redatto nel rispetto dei vincoli di vario genere imposti dalle preesistenze, in conformità agli strumenti urbanistici ed alle normative vigenti in materia, con particolare attenzione ai vincoli imposti dal committente ed alle prestazioni attese dai futuri fruitori degli spazi.

La situazione iniziale

L’edificio verso cui si ipotizza lo spostamento della biblioteca decentrata delle frazioni e del museo archeologico comunali si trova in pieno centro urbano di Orentano, la frazione più importante del Comune di Castelfranco di Sotto, uno dei centri più importante del Valdarno inferiore pisano; il territorio comunale, costituito per il 20% circa dalla pianura alluvionale del Fiume Arno 8dove si trova il capoluogo) e per l’80% dalle prime propaggini delle colline delle Cerbaie e dall’altopiano che si estende verso la valle del Serchio in direzione di Altopascio/Lucca (dove sono ubicate tutte le frazioni), ha una superficie di 48,32

km2 ed una popolazione di 11.807 abitanti.

Orentano, distante oltre 20 km dal capoluogo comunale, fa parte geograficamente e fisicamente del sistema ambientale della pianura lucchese, poiché i rapporti economici e sociali della popolazione sono piuttosto orientati a Nord, verso Altopascio e la Valdinievole che verso il Valdarno; la notevole distanza di Orentano dal capoluogo Castelfranco è stata sempre causa di considerevoli disagi, soprattutto di carattere amministrativo, sia per la popolazione che per gli amministratori castelfranchesi.

L’edificio che l’Amministrazione Comunale intende destinare a biblioteca, spazio espositivo, sala conferenze ed informagiovani delle frazioni del Comune, denominato in passato Palazzo Ficini, è ubicato in pieno centro urbano, in posizione baricentrica rispetto alla piazza principale del paese, piazza Roma, al numero civico 8.

La zona, anche se prevalentemente residenziale, con edifici plurifamiliari a due o tre piani di altezza, spesso con esercizi commerciali di prima necessità al piano terra, è caratterizzata dalla presenza di numerose attrezzature a carattere pubblico, come l’adiacente Palazzina Comunale, sede degli Uffici Comunali distaccati, l’edificio scolastico, sede della Scuola Elementare e Media delle frazioni, e l’Ufficio Postale di Orentano.

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Anche l’ex-Palazzo Ficini presenta una specifica vocazione pubblica, poiché in passato ha ospitato la sede degli Uffici Comunali distaccati di Castelfranco al piano terra, che presenta ancora oggi alcuni particolari architettonici che ricordano la passata destinazione d’uso, come lo spazioso androne d’ingresso con volta a crociera su colonne con alto basamento, su cui si affacciano tutti gli ambienti del piano terra, e l’ampia scalinata di accesso ai piani superiori.

L’edificio, costruito in muratura portante negli ultimi decenni del XIX secolo, con accesso direttamente da piazza Roma, consiste di tre piani fuori terra, oltre a soffitta non abitabile, collegati da un’ampia scala interna, posta in posizione centrale del prospetto retrostante.

Il fabbricato, di impostazione molto tradizionale, presenta pianta quasi quadrata con lato di circa 15 m; i prospetti, mai intonacati per l’improvvisa sospensione dei lavori di costruzione, sono rigidamente simmetrici, con tre aperture per piano. L’interno, di impianto molto rigido e tradizionale, è costituito da diverse unità immobiliari, composte per la maggior parte di singoli vani, prevalentemente di ampie dimensioni, non comunicanti fra loro se non tramite ingressi, ballatoi o disimpegni di uso comune.

L’edificio, quasi completamente abbandonato da alcuni anni, presenta un pessimo stato di conservazione, con infissi mancanti o pericolanti, e mobilio ammassato in modo confuso in molte stanze.

Le condizioni di sicurezza statica (con presenza di lesioni nelle strutture portanti perimetrali, ma soprattutto inadeguatezza degli orizzontamenti, con lesioni nei solai a volta e cattivo stato di conservazione del doppio solaio in legno che costituisce l’impalcato di copertura) sono assai precarie e richiedono un intervento tempestivo.

Le condizioni igienico-sanitarie (con evidenti tracce di infiltrazioni di acqua piovana e due servizi igienici comuni non rispondenti ai requisiti di adattabilità prescritti dalla L 13/89 e dal DPR 236/89 ) e degli impianti elettrici (con cavi privi di protezione e contatoti privi di dispositivo di messa a terra) sono carenti ed assolutamente inadeguate per le esigenze attuali a qualsiasi destinazione d’uso. A causa delle precarie condizioni igienico-sanitarie e statiche del fabbricato, è stata emessa dal Comune di Castelfranco di Sotto l’ordinanza n° 31/03, in seguito alla quale sono stati intimati la dichiarazione di inagibilità dell’edificio e lo sgombero immediato dall’edificio di persone e cose, non completamente realizzato.

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Vincoli programmatori e urbanistici

Il Comune di Castelfranco di Sotto è inquadrato negli strumenti urbanistici a livello programmatorio nel modo seguente:

9

nel PIT (Piano di Indirizzo Territoriale) di iniziativa regionale, nel Sistema

Territoriale della Toscana dell’Arno, a forte connotazione industriale, commerciale e terziaria;

9

nel PTC (Piano Territoriale di Coordinamento) di iniziativa provinciale, nel

Sistema industriale e terziario, corrispondente alla direttrice di sviluppo Pisa - Pontedera - San Miniato.

In modo maggiormente specifico, Castelfranco di Sotto fa parte del Sistema Economico Locale del Valdarno Inferiore, un comprensorio fortemente caratterizzato dalla filiera produttiva conciario-calzaturiera, costituito inoltre dai Comuni della Provincia di Pisa di Santa Maria a Monte, Santa Croce sull’Arno, Montopoli in Val d’Arno, San Miniato, oltre al Comune di Fucecchio in Provincia di Firenze.

Il Comune di Castelfranco di Sotto è dotato dei seguenti strumento urbanistici che interessano l’area di intervento:

9

il PRG (Piano Regolatore Generale Comunale), del quale negli anni sono

state approvate alcune varianti;

9

una Variante urbanistica di PRG per le zone agricole, approvata con

Delibera della Giunta Regionale Toscana n° 7415 in data 29/8/1988;

9

alcuni piani di iniziativa privata a carattere residenziale (piani di

lottizzazione) per l’attuazione del PRG;

9

il Piano Strutturale, approvato in data 13/26/2001 con delibera C.C. n°14, ai

sensi della Legge Regionale 5/95;

9

il Regolamento Urbanistico, redatto ai sensi dell’art. 28 della legge 5/95 e

dell’art. 3 delle NTA del Piano Strutturale, e approvato con DCC n° 23 del 18-06-2003 e n° 24 del 19-06-2003.

Nel suddetto Regolamento Urbanistico Orentano è compreso nel Sistema territoriale (“entità funzionale o ambientale con caratteristiche comuni”) della collina, all’interno del Subsistema (“unità territoriale funzionale o ambientale

omogenea”) insediativo agricolo e delle corti, a prevalente funzione agricola6.

6

art. 5 delle NTA del Regolamento Urbanistico di Castelfranco di Sotto, approvato con DCC n° 23 del 18-06-2003 e n° 24 del 19-06-2003

(9)

L’abitato di Orentano costituisce l’UTOE (Unità Territoriale Organica Elementare, corrispondente a un’entità in cui localizzare insediamenti di vario tipo) “C3A di

Orentano”, a carattere residenziale, che comprende sia l’insediamento esistente

nella sua consistenza attuale, sia le nuove espansioni insediative previste dal Piano Strutturale.

L’obiettivo principale delineato dal RU per questa UTOE è quello di “riorganizzare

l’assetto interno, in molti casi disorganico, frutto di uno sviluppo urbano sorto su nuclei ex-agricoli con viabilità insufficienti e mancanza di standards, in particolare parcheggi”; a tale scopo il RU prefigura “una riorganizzazione complessiva interna, eliminando l’obbligo del comparto (previsto dalla precedente normativa

urbanistica) per gli insediamenti esistenti”.

Gli obiettivi specifici per questa UTOE comprendono tra gli altri i seguenti punti, di particolare interesse per il progetto in esame:

9

“definire in modo più compiuto il limite urbano del centro abitato nei confronti delle zone agricole circostanti;

9

dare maggiore fluidità interna con la razionalizzazione della viabilità e degli spazi pubblici;

9

facilitare attraverso piani attuativi la riorganizzazione urbana interna, superando situazioni ex-rurali ancora presenti nel tessuto urbano.” 7

Il lotto su cui di deve intervenire, che appartiene all’isolato 5 dell’UTOE C3A di Orentano, ha una conformazione prevalentemente pianeggiante, con altitudine intorno ai 27 m s.l.m.; dal punto di vista geolitologico i terreni affioranti, di origine continentale e di età quaternaria, appartengono prevalentemente alla Formazione delle Cerbaie, del pleistocene medio, costituita da argille e limi sabbiosi di colore dal beige al rosso ocra intenso, intercalati con livelli di ghiaia in matrice limo-sabbiosa.

In questa zona l’edificabilità è condizionata ai vincoli esistenti sul territorio ed alla esecuzione delle consuete indagini, in quanto il terreno, a causa delle buone caratteristiche geotecniche, presenta basso rischio di dissesto geomorfologico, e, per la conformazione plano-altimetrica favorevole, rischio idraulico irrilevante8. Per quanto riguarda la compatibilità del suolo e sottosuolo e la valutazione della fattibilità geologica dell’opera in progetto, nella Carta di Pericolosità sintetica, che rappresenta il principale elaborato geologico a supporto del RU del Comune di Castelfranco di Sotto, è evidenziato il grado di rischio prevalente, risultante

7

art. 28 delle NTA del RU, approvato con DCC n° 23 del 18-06-2003 e n° 24 del 19-06-2003 8relazione tecnica delle indagini geologiche a supporto del RU del Comune di Castelfranco di Sotto

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dall’incrocio delle diverse carte di pericolosità, affiancata da una tabella riportante le classi di fattibilità per l’intervento massimo ammissibile in ciascuna zona omogenea.

Nel caso in esame, come per tutto il territorio di Orentano, il rischio deriva dalla pericolosità geomorfologia, che ne determina la classe di pericolosità complessiva (che tiene conto contestualmente dell’incidenza dei fattori geomorfologico, idraulici e della vulnerabilità idrogeologica), e la conseguente classe di fattibilità, a seconda del livello di vincolo ed in relazione alla specifica problematica di tutela della risorsa idrica sotterranea.

Dall’incrocio delle classi di pericolosità e della zona omogenea, si individua per il lotto in oggetto una classe di fattibilità pari a 3, cioè fattibilità condizionata, come riportato nella sottostante tabella riassuntiva dei parametri geologici, tratta dalle schede di quadro conoscitivo per isolati del RU.

Classi di rischio e vincoli geologici 9 Legenda classi di rischio

Parametri geologici Classe Classe Fattibilità

Pericolosità geomorfologica 1 1 Senza particolari limitazioni

Pericolosità idraulica 1 2 Con normali vincoli

Vulnerabilità idrogeologica 3 3 Condizionata

Classe di fattibilità complessiva 3 4 Limitata

L’area d’intervento non presenta problematiche connesse a fenomeni di instabilità di versante, in quanto è una zona pseudo-pianeggiante, lontana anche da zone di raccordo con versanti, e priva di qualsiasi fenomeno di dissesto geomorfologico; la fattibilità geologica non viene vincolata dai vari strumenti di programmazione e pianificazione redatti dal Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino del Fiume Arno, relativamente alle misure di salvaguardia per le aree a pericolosità e a rischio idraulico e di frana.

Il lotto in oggetto ricade nel suddetto RU comunale in zona urbanistica omogenea F2 ”aree destinate a verde ed attrezzature di interesse collettivo ai sensi del D.M.

1444/68”; tale zona omogenea comprende, secondo il RU, “tutte le aree da destinare ad uso pubblico, comprese quelle destinate a standards ai sensi del D.M. 1444/68 art. 3… in cui possono trovare collocazione gli spazi a verde pubblico attrezzato, i parchi urbani, le attrezzature pubbliche… I relativi parametri dimensionali e urbanistici saranno definiti in sede di progettazione dell’opera pubblica e in base ai criteri e ai parametri di legge vigenti.

(11)

In ogni caso il progetto per l’esecuzione dell’opera pubblica o per la realizzazione di un parco o verde attrezzato dovranno essere eseguiti attraverso un piano particolareggiato di un’area abbastanza ampia, in modo da evidenziare le connessione con il tessuto urbano esistente senza compromettere le future utilizzazioni delle aree non oggetto dell’intervento.” 10

A proposito del lotto in oggetto, la scheda conoscitiva relativa all’isolato 5 dell’UTOE C3A di Orentano, sottolinea che “le caratteristiche ed i parametri

dimensionali per l’utilizzazione dell’area saranno definiti in sede di Piano Particolareggiato e di Progetto, nel rispetto delle norme vigenti… si dovranno comunque rispettare il R.C. massimo di 40% e dovranno essere reperiti i parcheggi pubblici necessari…” in relazione al tipo di opera prevista.

L’edificio, denominato in passato Palazzo Ficini, attualmente residenziale, ha destinazione d’uso prevista, secondo gli strumenti urbanistici comunali, di interesse pubblico.

L’ex-Palazzo Ficini è individuato nella Tav. n°2 delle Carte delle Invarianti Strutturali del RU col numero 35 dell’isolato 5, e classificato alla Tav. n°6 del suddetto RU tra gli edifici di particolare valore storico, architettonico ed ambientale, nella categoria 3 “edifici di pregio ambientale”.

Figura 1: Estratto del RU di Castelfranco di Sotto, con indicazione dell’ex Palazzo Ficini (rosso), degli spazi attualmente utilizzati (blu), della Palazzina Comunale (giallo) e dell’area F2 di Orentano (verde)

(12)

Questi edifici sono definiti nel RU come “quelli che, pur edificati prima del 1940,

conservano esteriormente alcuni particolari di pregio e di riferimento all’epoca storica di costruzione, e sono costruiti in posizioni strategiche da un punto di vista paesaggistico e ambientale”11.

Poiché secondo il RU “la loro protezione appare essenziale per la valorizzazione

delle peculiarità dei luoghi”, gli interventi consentiti dal RU sono quelli di

“manutenzione ordinaria, straordinaria, restauro e risanamento conservativo,

ristrutturazione edilizia… ed aumenti volumetrici”; inoltre “ogni proposta dovrà espressamente contenere interventi sugli aspetti più fragili del sistema ambientale di corredo… così che il puro e semplice intervento edilizio sia in realtà un più vasto ed importante intervento di valorizzazione delle già buone peculiarità ambientali”.12

Secondo il RU comunale, la ristrutturazione edilizia comprende “gli interventi

rivolti a trasformare gli organismi edilizi mediante un insieme sistematico di opere che possono portare ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente; tali interventi comprendono il ripristino o la sostituzione di alcuni elementi costitutivi dell’edificio, l’eliminazione, la modifica e l’inserimento di nuovi elementi ed impianti; tali interventi comprendono altresì:

9

la demolizione con fedele ricostruzione degli edifici, intendendo per fedele ricostruzione quella realizzata con identici materiali con lo stesso ingombro

planivolumetrico, fatte salve le innovazioni necessarie per l’adeguamento alla

normativa antisismica;

9

la demolizione di volumi secondari e la loro ricostruzione in diversa collocazione sul lotto di pertinenza;

9

le addizioni, anche in deroga agli indici di fabbricabilità per realizzare i servizi igienici, i volumi tecnici e le autorimesse pertinenziali, il rialzamento del

sottotetto, entro un massimo di 0,50 m, al fine di renderlo abitabile senza che

si costituiscano nuove unità immobiliari;

9

gli interventi necessari al superamento delle barriere architettoniche ed all’adeguamento degli immobili per le esigenze dei disabili, anche in aggiunta

ai volumi esistenti ed in deroga agli indici di fabbricabilità.” 13

11

art. 15 delle NTA del RU, approvato con DCC n° 23 del 18-06-2003 e n° 24 del 19-06-2003 12

art. 15 delle NTA del RU, approvato con DCC n° 23 del 18-06-2003 e n° 24 del 19-06-2003 13art. 14 delle NTA del RU, approvato con DCC n° 23 del 18-06-2003 e n° 24 del 19-06-2003

(13)

Norme cogenti e raccomandazioni tecniche

Il progetto dell’organismo richiesto dovrà essere redatto in conformità con le normative vigenti nelle varie materie sottoelencate, per cui si riportano di seguito i principali riferimenti da rispettare.

9

Lavori pubblici:

• Legge 11 febbraio 1994 n°109 “Legge quadro in materia di lavori pubblici” (detta legge Merloni) e successive modificazioni: L 216/95 Merloni-bis, L 415/98 Merloni-ter ;

• Decreto del Presidente della Repubblica 21 dicembre 1999 n°554

“Regolamento di attuazione della legge quadro in materia di lavori pubblici 11/2/94 n°109 e successive modificazioni” ;

• Decreto del Presidente della Repubblica 19 Aprile 2000 n°145

“Regolamento recante il capitolato generale d’appalto dei lavori pubblici, ai sensi dell’art. 3 comma 5 della legge 11 febbraio 1994 n°109 e successive modificazioni”;

• Decreto del Presidente della Repubblica 21 Giugno 2000 “Modalità per la

redazione del programma triennale, dei suoi aggiornamenti annuali e dell’elenco annuale dei lavori, ai sensi dell’ art. 14, comma 11, della legge 11/2/1994 n°109 e successive modificazioni”.

9

Sicurezza statica:

• Decreto Ministeriale 20 novembre 1987 “Norme tecniche per la

progettazione, esecuzione e collaudo degli edifici in muratura e per il loro consolidamento”;

Decreto Ministeriale 16 gennaio 1996 “Norme tecniche relative per la

verifica di sicurezza delle costruzioni e dei carichi e sovraccarichi”;

• Delibera della Giunta Regionale Toscana del 16 giugno 2003 n°604

“Nuova zonizzazione sismica”;

Ordinanza del Presidente del Consiglio di Ministri n°3274, “Norme

tecniche per il progetto, la valutazione e l’adeguamento sismico degli edifici”, con successive modifiche ed integrazioni;

• Decreto Ministeriale 14 settembre 2005 “Norme tecniche per le

(14)

9

Sicurezza sul luogo di lavoro e nel normale utilizzo degli impianti:

Decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1955 n°547 “Norme

per la prevenzione degli infortuni”;

Decreto del Presidente della Repubblica 19 marzo 1956 n°303 “Norme

generali per l’igiene del lavoro”;

Legge 1 marzo 1968 n°186 “Definizioni di realizzazione e costruzione a

regola d’arte degli impianti elettrici”;

Legge 18 ottobre 1977 n°791 “Norme per la sicurezza degli impianti

elettrici”;

Legge 5 marzo 1990 n°46 “Norme per la sicurezza degli impianti”;

Decreto Legislativo 15 agosto 1991 n°277 in materia di “Protezione dei

lavoratori contro rischi derivanti da esposizione ad agenti chimici, fisici e biologici durante il lavoro”;

• Decreto del Presidente della Repubblica 6 dicembre 1991 n°447

“Regolamento di attuazione della L 5/3/90, in materia di sicurezza degli impianti”;

Decreto Legislativo 19 settembre 1996 n°626 “Adeguamento alle

direttive 89/392/CEE, 89/654/CEE, 89/655/CEE, 89/656/CEE, 90/269/CEE, 90/270/CEE, 90/269/CEE, 90/394/CEE, 90/679/CEE, 93/88/CEE, 97/42/CEE e 199/3/CEE, riguardanti il miglioramento durante il lavoro”.

9

Sicurezza in caso di incendio:

Decreto Ministeriale 16 febbraio 1982 “Elenco dei depositi e industrie

pericolose soggetti alle visite ed ai controlli di prevenzione incendi”;

Decreto Ministeriale 30 novembre 1983 “Termini, definizioni generali e

simboli grafici di prevenzione incendi”;

Decreto Ministeriale 12 aprile 1996 “Approvazione della regola tecnica

di prevenzione incendi per la progettazione, costruzione e l’esercizio degli impianti termici alimentati da combustibili gassosi”;

Decreto Ministeriale 19 agosto 1996 “Approvazione della regola tecnica

di prevenzione incendi per la progettazione, costruzione e l’esercizio dei locali di intrattenimento e di pubblico spettacolo”;

Decreto Ministeriale 10 marzo 1998 “Criteri generali di sicurezza

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9

Accessibilità e fruibilità:

Decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1978 n°384 “Norme

sull’abbattimento delle barriere architettoniche”;

Legge 9 gennaio 1989 n°13 “Disposizioni per favorire il superamento e

l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati”;

Decreto Ministeriale 14 giugno 1989 n°236 “Prescrizioni tecniche

necessarie a garantire l’accessibilità, l’adattabilità e la visibilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sorveglianza e agevolata ai fini del superamento e dell’eliminazione delle barriere architettoniche”;

• Legge Regione Toscana 9 settembre 1991 n°47 “Norme

sull'eliminazione delle barriere architettoniche”;

• Decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996 n°503 “Regolamento recante norme per l’eliminazione delle barriere

architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici”.

9

Benessere:

• Decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1955 n°547 “Illuminazione generale”;

• Decreto del Presidente della Repubblica 19 marzo 1956 n°303 “Illuminazione naturale e artificiale”;

UNI EN ISO 717-1: 1997: “Valutazione dell'isolamento acustico in edifici

ed elementi di edificio- Isolamento acustico per via aerea”;

UNI EN ISO 3740:2002: “Determinazione dei livelli di potenza sonora

delle sorgenti di rumore - Linee guida per l'uso delle norme di base”;

UNI EN 12354-2:2002: “Valutazioni delle prestazioni acustiche di edifici

a partire dalle prestazioni di prodotti - Isolamento acustico al calpestio tra ambienti”.

9

Tipi edilizi:

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Vincoli imposti dal committente e prestazioni attese

L’Amministrazione Comunale di Castelfranco di Sotto, in qualità di ente committente, ha richiesto di realizzare l’intervento sull’ex-Palazzo Ficini nel totale rispetto degli obiettivi generali da essa specificati, in particolare la conformità alla normativa vigente, in primo luogo in materia di lavori pubblici, ed agli strumenti urbanistici.

La committenza ha inoltre definito in modo molto preciso la destinazione d’uso prevista, che è quella di ospitare tutti i servizi culturali comunali delle frazioni, sia quelli già esistenti sia il loro ampliamento e la diversificazione programmata contestualmente a questo intervento; in modo maggiormente specifico, le destinazioni previste sono:

• la sede della Biblioteca Comunale Decentrata delle Frazioni;

• il Polo Preistorico dell’Esposizione Comunale di Archeologia del Territorio;

• un informagiovani;

• una sala conferenze.

Per quanto riguarda le modalità di intervento sull’edificio, l’Amministrazione ha richiesto il mantenimento dell’involucro della struttura esistente, come uno degli edifici di maggior rilievo storico del paese, con i necessari interventi di ristrutturazione ed adeguamento, oltre alle inevitabili modifiche necessarie in relazione al radicale cambiamento di destinazione d’uso.

L’Amministrazione ha inoltre richiesto una particolare attenzione al soddisfacimento delle classi di esigenze della sicurezza (statica, nel normale utilizzo degli impianti e in caso di incendio) e dell’accessibilità e fruibilità, realizzando ambienti che permettano integrazione, comodità d'uso e di manovra in qualsiasi condizione.

Per quanto riguarda in particolare la sicurezza statica, di prioritaria importanza, è richiesta anche l’analisi dell’edificio progettato dal punto di vista della sicurezza strutturale, ai fini della sua verifica, necessaria secondo l’attuale normativa sismica, in seguito al cambio di destinazione d’uso (da residenziale ad attività pubbliche di carattere culturale), secondo l’ordinanza n° 3274 del 2003 per gli edifici in muratura.

(17)

4.4

Classi di esigenze

Secondo la norma UNI 8289:1981, "le classi di esigenze sono… l’esplicitazione

di bisogni dell'utenza finale, tenuto conto dei vincoli che l'ambiente naturale pone all'ambiente costruito… la loro individuazione passa attraverso l'analisi dei bisogni da soddisfare, confrontati con i fattori di tipo ambientale, culturale ed economico" 14.

Sempre secondo tale norma, possono identificarsi sette classi di esigenze, di seguito definite ed esplicitate, anche in riferimento alla norma UNI 10722-2.

1. Sicurezza: "insieme delle condizioni relative all'incolumità degli utenti,

nonché alla difesa ed alla prevenzione dei danni dipendenti da fattori accidentali, nell'esercizio del sistema edilizio o nell’uso del servizio”.

L’incolumità degli utenti richiede una progettazione accurata degli spazi e dei flussi che in essi si generano, con attenzione particolare verso i percorsi pedonali e la loro separazione nei confronti del traffico veicolare; tuttavia la sicurezza non si limita agli utenti, ma anche i lavoratori ed alla merce presente nell’edificio, che deve essere protetta da danni e furti.

Poiché il concetto di sicurezza è ampiamente trattato dalla legislazione vigente, sono state elencate nel paragrafo relativo alle norme cogenti le normative attualmente vigenti.

2. Benessere: “insieme delle condizioni relative a stati del sistema edilizio

adeguati alla vita, alla salute ed allo svolgimento delle attività da parte degli utenti".

Il concetto di benessere, che rimanda alla percezione di stimoli sensoriali avvertita dagli utenti/utilizzatori di un’opera, riguarda quindi tutte quelle condizioni che rendono l’ambiente adeguato alla salute ed allo svolgimento delle attività.

In fase di progettazione può essere analizzata la disposizione degli ambienti in relazione alle funzioni che in esse vengono svolte, o la collocazione e l’ampiezza delle aperture, oltre che la presenza di eventuali impianti di condizionamento, per garantire i valori richiesti dei parametri termoigrometrici.

14 norma UNI 8289:1981

(18)

Il benessere, una delle esigenze che è più facile riscontrare nella soddisfazione dei fruitori, può essere:

• termo-igrometrico (in funzione della temperatura, dell’umidità relativa, della velocità dell’aria);

• acustico (in funzione dell'isolamento acustico e del tempo di riverberazione);

• visivo (in funzione della definizione degli spazi, del tipo e livello di sfruttamento della luce naturale, evitando gli abbagliamenti);

• luminoso (in funzione del livello di illuminamento del pavimento e del piano di lavoro, del fattore di luce diurna e dell’assenza o metro di fenomeni di abbagliamento, a seconda del tipo di locale);

• igienico - olfattivo (in funzione del numero dei ricambi d'aria e della purezza dell’aria).

3. Accessibilità e Fruibilità: "insieme delle condizioni relative a stati del

sistema edilizio ad essere adeguatamente usato dagli utenti nello svolgimento delle attività ".

Questa classe di esigenze è in diretta relazione con tutti quei fattori connessi al tema della progettazione con superamento di barriere architettoniche, che permettono il completo svolgimento dei servizi cui gli ambienti sono predisposti.

Poiché questa esigenza deve essere soddisfatta al massimo livello, cioè permettendo integrazione, comodità d'uso e di manovra in qualsiasi condizione, è necessario rispettare le normative attualmente vigenti, elencate nel paragrafo relativo alle norme cogenti.

4. Aspetto: "insieme delle condizioni relative alla fruizione percettiva del

sistema edilizio da parte degli utenti".

L’aspetto è la classe di esigenze connessa alle condizioni relative alla fruizione percettiva del sistema edilizio da parte degli utenti, in relazione a vari elementi, come il tipo edilizio, alla qualità dei materiali, alla soluzione architettonica, alla forma, ecc.

Infatti, dal momento che i bisogni dell’uomo non sono solo legati alla capacità di un bene o servizio di assolvere una funzione, ma sono strettamente connessi alla qualità estetica, lo studio della percezione visiva dell’uomo è di fondamentale importanza per trasformare gli ambienti luoghi in luoghi di identificazione collettiva.

(19)

La particolare destinazione d’uso prevista, che presuppone la fruizione da parte di un numero ampio e diversificato di utenti, comporta quindi un’attenzione specifica alle scelte compositive ed al modo con cui l’edificio viene loro presentato.

L’edificio oggetto della progettazione si dovrà quindi presentare:

• gradevole esteticamente, sia per tecnologia costruttiva che per composizione architettonica dei volumi;

• di facile lettura, così da rendere la fruizione più piacevole e semplice anche da parte di visitatori occasionali; soprattutto è importante che in caso di emergenza siano percepibili nel minor tempo possibile le via di fuga più brevi e sicure.

5. Gestione: "insieme delle condizioni relative all'economia di esercizio del

sistema edilizio ed efficienza del servizio".

Questa classe di esigenze, che rappresenta un elemento importante sull'economia di un'attività, comprende i seguenti elementi, presenti in qualsiasi organismo edilizio, ma spesso sottovalutati in fase di programmazione e progettazione:

• manutenzione ordinaria preventiva;

• manutenzione straordinaria; • pulibilità degli elementi; • riparabilità degli elementi;

• sostituibilità parziale o completa degli elementi.

La gestione è una fase che merita una progettazione a parte, come prevede il DPR 554/99: "La progettazione ha come fine fondamentale la realizzazione di

un intervento di qualità e tecnicamente valido, nel rispetto del miglior rapporto fra i benefici e i costi globali di costruzione, manutenzione e gestione. La progettazione è informata, tra l'altro, a principi… di massima manutenibilità, durabilità dei materiali e dei componenti, sostituibilità degli elementi… ed agevole controllabilità delle prestazioni dell'intervento nel tempo"15.

Di conseguenza, poiché i costi di gestione per alcune attività sono superiori ai costi di realizzazione, la normativa sottolinea che devono essere utilizzati specifici accorgimenti costruttivi e tecnologici per ridurre questa voce nei costi globali.

15art. 15 del DPR 554/1999

(20)

6. Integrabilità: "insieme delle condizioni relative all'attitudine delle unità e degli elementi del sistema edilizio a connettersi funzionalmente tra di loro”.

Questa esigenza deve comprendere l’analisi dei seguenti elementi: • rapporto con il contesto antropologico e con gli elementi naturali;

• rispetto dei valori paesaggistici e dei caratteri fondamentali del territorio; • legami tra le varie unità ambientali;

• compatibilità tecnica e funzionale tra i materiali e gli elementi tecnici. Una particolare attenzione a questa classe di esigenze è tra i vincoli imposti dal committente, poiché uno degli obiettivi dell’intervento è l’eliminazione di forme di disgregazione urbanistica allo scopo di rendere omogeneo il tessuto urbano.

All’integrabilità rivolge una particolare attenzione anche la vigente normativa in materia di lavori pubblici, come prevede il DPR 554/99: “La progettazione è

informata, tra l'altro, a principi di… compatibilità dei materiali” 16.

7. Salvaguardia dell’ambiente: "insieme delle condizioni relative al

mantenimento e miglioramento degli stati dei sovrasistemi di cui il sistema edilizio fa parte".

Questa esigenza si deve tradurre in atteggiamenti progettuali mirati al conseguimento dei seguenti risultati:

• costruire un’opera che preveda sistemi atti alla riduzione di agenti inquinanti;

• realizzare un'opera che utilizzi materiali riciclabili in fase di smaltimento; • contribuire nelle fasi sia di realizzazione che di gestione alla riduzione

dello sfruttamento delle risorse terrestri.

Alla salvaguardia dell’ambiente si deve rivolgere una particolare attenzione anche durante la fase progettuale, come il DPR 554/99: “La progettazione è

informata, tra l'altro, a principi di minimizzazione dell’impegno di risorse materiali non rinnovabili e di massimo riutilizzo delle risorse naturali impegnate dall’intervento”17.

16

art. 15 del DPR 554/1999 17art. 15 del DPR 554/1999

(21)

Sicurezza

Nel caso in oggetto, per progettare un edificio sicuro e garantire l'incolumità di tutti i fruitori, è necessario garantire il rispetto di tutte le seguenti sottoclassi di esigenze:

• sicurezza da agenti atmosferici e naturali;

• sicurezza statica, soprattutto in caso di evento sismico; • sicurezza in caso di incendio;

• sicurezza nei luoghi di lavoro e nel normale utilizzo degli impianti; • sicurezza dei materiali;

• sicurezza antifurto e antintrusione.

In relazione alla particolare destinazione d’uso prevista per l’opera da realizzare (servizi pubblici di carattere culturale), la sicurezza deve essere garantita per i seguenti scopi:

9

per l'incolumità di tutti i fruitori, sia dipendenti che esterni;

9

per l’integrità dei beni (libri, reperti archeologici, arredi, attrezzature

informatiche, ecc.).

L’edificio previsto dovrà innanzi tutto possedere requisiti di sicurezza statica, e quindi evitare rischi derivanti da carenze strutturali, soprattutto in caso di sisma; si renderà quindi necessaria l’analisi dell’edificio progettato ai fini della verifica del suo adeguamento all’attuale normativa sismica, necessario secondo l’ordinanza n° 3274 del 2003 per tutti gli edifici esistenti in seguito al cambio di destinazione d’uso (con aumento dei carichi superiore al 20%).

Altri aspetti particolarmente importanti tra quelli che contribuiscono a rendere un edificio sicuro sono quelli relativi a garantire la sicurezza nello svolgimento delle attività previste, sia per i lavoratori che per gli utenti, nell’uso degli impianti e nella prevenzione degli incendi.

Poiché il concetto di sicurezza è ampiamente trattato dalla legislazione vigente, per le sottoclassi di esigenza più rilevanti tra quelle sopra elencate, sono state enumerate nel paragrafo relativo ai vincoli derivanti dalle norme cogenti le normative attualmente vigenti in materia.

I requisiti relativi a questa importante classe di esigenze, elencati nella seguente tabella, che riassume anche i riferimenti normativi, in relazione alle varie sottoclassi di esigenze, saranno analizzati nel successivo paragrafo ad essi dedicato.

(22)

Traduzione della classe di esigenze Sicurezza in requisiti

Sottoclasse

di esigenze Requisito Definizione requisito Riferimenti

normativi

Stabilità della struttura in muratura in fase di costruzione ed esercizio dell’opera

Protezione richiesta per garantire la stabilità della struttura muraria portante dell’opera nell’intero ciclo di vita

• DM 20/11/87 • DM 16/01/96 • DM 14/09/06 SICURE ZZA STATIC A

Stabilità della struttura in caso di sisma

Protezione richiesta per garantire la stabilità della struttura muraria portante dell’opera in caso di sisma

• Del GRT 604/2003 • OPCM 3274/

2003 + succ.

mod. e integr.

Sicurezza degli utenti nell’uso dell’impianto elettrico

Protezione richiesta per garantire la sicurezza degli utenti nel normale utilizzo degli impianti elettrici

• L 186/68 • L 791/77 • L 46/90 • DPR 447/91

Sicurezza degli utenti nell’uso dell’impianto di riscaldamento e condizionamento

Protezione richiesta per garantire la sicurezza degli utenti nel normale utilizzo degli impianti di riscaldamento e condizionamento • L 46/90 • DPR 447/91 SICURE Z Z A S U L L U O G O D I L A V O R O E N E L N O R M A L E U T IL IZZO DEGLI IMPIANTI

Requisiti minimi per la sicurezza dei lavoratori

Valori minimi richiesti per la sicurezza e la salute dei lavoratori sul luogo di lavoro

• DPR 547/55 • DPR 303/56 • DL 277/91 • DL 626/94 Sicurezza antincendio con livello di rischio medio

Protezione richiesta in termini di rilevamento e spegnimento di eventuali incendi: sistema di spegnimento automatico o manuale • DM 16/02/82 • DM 30/11/83 • DM 19/08/96 • DM 10/03/98 Lunghezza massima delle vie di uscita

Valore massimo della lunghezza delle vie di uscita (30 m) per consentire l’evacuazione in sicurezza delle persone dall’edificio a luogo sicuro

• DM 30/11/83 • DM 19/08/96 • DM 10/03/98

Larghezza minima delle vie di uscita

Valore minimo della larghezza delle vie di uscita (120 cm) per consentire l’evacuazione in sicurezza delle persone dall’edificio a luogo sicuro

• DM 30/11/83 • DM 19/08/96 • DM 10/03/98 SICURE ZZA IN CAS O DI INCE NDIO Classe di resistenza al fuoco

Classe di protezione richiesta per strutture, materiali e componenti in termini di resistenza al fuoco • DM 16/02/82 • DM 30/11/83 • DM 19/08/96 • DM 10/03/98

(23)

Accessibilità e fruibilità

Gli spazi pubblici dovranno essere accessibili e visitabili in autonomia da parte di tutti gli utenti, senza discriminazioni e con pari possibilità di uso delle attrezzature, secondo le suddette normative vigenti in materia di eliminazione delle barriere architettoniche; il DPR 503/96 sottolinea che "negli edifici pubblici

deve essere garantito un livello di accessibilità degli spazi interni tale da consentire la fruizione dell'edificio sia al pubblico che al personale in servizio".

Le barriere architettoniche sono definite come gli “ostacoli fisici che sono fonte di

disagio per la mobilità di chiunque, ed in particolare di coloro che, per qualsiasi causa, hanno capacità motoria ridotta o impedita in forma permanente o temporanea” ; inoltre costituiscono una barriera di tipo architettonico anche la

mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l'orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque, ed in particolare per i non vedenti, per gli ipovedenti e per i sordi.

Nel caso dell’edificio su cui si deve intervenire, la destinazione d’uso prevista (servizi pubblici di carattere culturale) richiede che l’edificio presenti le caratteristiche di “accessibilità”, cioè la possibilità, anche da parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale, di raggiungere l’edificio e le singole unità immobiliari o ambientali, di entrarvi agevolmente e di fruirne spazi ed attrezzature in condizioni di adeguata sicurezza ed autonomia.

La soddisfazione del requisito dell’accessibilità e fruibilità per tutti si traduce nell’assicurare la massima autonomia ad un'ampia fascia di utenti, che possono essere dotati di problematiche psico-fisiche molto varie, sintetizzabili nelle seguenti classi:

9

malattia;

9

menomazione, cioè perdita di funzioni cognitive, di strutture psicologiche o

anatomiche;

9

disabilità, cioè limitazione o impossibilità di portare a termine un compito o un’azione: può essere relativa al comportamento, alla comunicazione, alle cure personali, al moto, alla destrezza, alla tolleranza ambientale, ecc. Da queste problematiche conseguono vari livelli di handicap, inteso come svantaggio che colpisce l'individuo per una delle cause sopra elencate e che gli impedisce di assumere il ruolo definito normale in rapporto alla sua età, condizione sociale, cultura, ecc.

(24)

Le possibili strategie per raggiungere l’accessibilità e la fruibilità per tutti prevedono l’uso dei seguenti accorgimenti:

• dimensionare i percorsi di connettivo in modo sovrabbondante rispetto agli standard usuali;

• studiare la morfologia dei percorsi, possibilmente lineari, ma adeguati all'instaurarsi di più flussi di utenti, anche dal punto di vista volumetrico, prevedendo rapporti larghezza-altezza che non provochino sensazioni claustrofobiche, isole di sosta ed attrezzature di supporto alla mobilità; • assicurare una corretta illuminazione diretta naturale, preferibilmente

laterale, in modo da consentire una corretta percezione delle sagome e delle distanze anche da parte degli utenti con limitazioni visive;

• realizzare raccordi verticali adeguati a tutti gli utenti, evitando le differenziazioni tra rampe e scale;

• studiare adeguatamente la segnaletica interna, ponendola ad un'altezza tale da essere facilmente percepibile da tutti.

I requisiti relativi a questa importante classe di esigenze, elencati nella seguente tabella, che riassume anche i riferimenti normativi in relazione alle varie sottoclassi di esigenze, saranno analizzati nel successivo paragrafo ad essi dedicato.

Traduzione della classe di esigenze Accessibilità e Fruibilità in requisiti

Sottoclasse

di esigenze Requisito Definizione requisito Riferimenti normativi FRUI BILITA’ DEGLI SPAZI ESTERNI Accessibilità e fruibilità degli spazi esterni

Possibilità per persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale di raggiungere l’edificio in

condizioni di adeguata sicurezza e autonomia • DPR 384/78 • L 13/89 • DM 14/06/89 • LR 47/91 • DPR 503/96 FRUI BILITA’ DEGLI SPAZI INTERNI Accessibilità e fruibilità delle unità spaziali e dei collegamenti

Possibilità per persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale di accedere all’edificio e raggiungere le sue singole unità ambientali, entrarvi agevolmente e fruire di spazi e attrezzature, in condizioni di adeguata sicurezza e autonomia

• DPR 384/78 • L 13/89 • DM 14/06/89 • LR 47/91 • DPR 503/96 FRUI BILITA’ DEGLI AR REDI Attrezzabilità

Attitudine degli arredi e delle attrezzature a consentire lo svolgimento delle varie attività garantendo gli spazi e le condizioni necessari per il loro utilizzo

(25)

4.5

Requisiti connessi ai vincoli

La norma UNI 10838:1999 definisce il requisito come la "traduzione di

un'esigenza in fattori atti a individuarne le condizioni di soddisfacimento da parte di un organismo edilizio o di sue parti spaziali o tecniche, in determinate condizioni d'uso e/o di sollecitazione”.

La traduzione in fase di programmazione delle varie classi di esigenze in requisiti ha lo scopo di soddisfare, oltre agli obiettivi stessi del processo edilizio, le prestazioni attese dall’utenza, definite dalla norma UNI 10838:1999 come “il

comportamento reale dell’organismo edilizio e/o delle sue parti nelle effettive condizioni di uso e di sollecitazione”.

I requisiti, che risultano quindi strettamente connessi alla classe di esigenze di cui sono la traduzione tecnica, vengono classificati in:

• requisiti funzionali spaziali;

• requisiti ambientali; • requisiti tecnologici; • requisiti tecnici; • requisiti operativi; • requisiti di durabilità; • requisiti di manutentibilità.

Requisiti funzionali spaziali

La classe dei requisiti funzionali spaziali è definita dalle norme UNI come "la

traduzione di un'esigenza in fattori geometrico- dimensionali e di organizzazione degli spazi, atti ad individuare le condizioni di soddisfacimento da parte di un elemento spaziale”.

Le condizioni di soddisfacimento previste dalla citata norma UNI sono ricavabili dalle normative vigenti, soprattutto da quelle in campo di sicurezza (in primo luogo statica, in caso di incendio e nel normale utilizzo degli impianti) e di progettazione per l’eliminazione delle barriere architettoniche.

Di conseguenza, ai fini della verifica delle dimensioni minime degli spazi e la loro disposizione, sarà necessario rispettare i requisiti, che verranno esplicitati nei paragrafi successivi in relazione alla due seguenti classi di esigenze:

9

sicurezza;

(26)

Sicurezza

La sicurezza verrà garantita, per l'incolumità di tutti i fruitori, dipendenti ed esterni, e dei beni, attraverso la verifica delle normative vigenti.

Di seguito si esaminano in modo autonomo i requisiti relativi alle sottoclassi di esigenze elencate nel paragrafo relativo alle classi di esigenze.

b. Sicurezza da agenti atmosferici e naturali: la protezione dell'edificio dagli

agenti atmosferici viene realizzata adottando i seguenti accorgimenti tecnici: - vetri delle finestre resistenti agli urti;

- presenza di impianto di protezione in caso di fulmini, con riferimento alla norma CEI 81-1.

c. Sicurezza statica: tutti gli interventi previsti in fase di progettazione e le

necessarie modifiche strutturali apportate per la riorganizzazione interna dell'edificio dovranno rispettare i requisiti previsti dalle specifiche normative in materia, sopraelencati nel paragrafo relativo ai vincoli derivanti dal rispetto delle normative vigenti.

d. Sicurezza in caso di incendio: dal momento che l'immobile in oggetto

costituisce anzitutto un luogo di lavoro, occorre fare riferimento al Decreto Ministeriale 10 marzo 1998, concernente "Criteri generali di sicurezza

antincendio e per la gestione e l'emergenza nei luoghi di lavoro", in

attuazione di quanto previsto dall'art. 13 del Decreto Legislativo 19 settembre 1994 n°626. Lo scopo di tale decreto è dettare un regolamento che stabilisca i criteri per la valutazione dei rischi di incendio nei luoghi di lavoro ed indicare le misure di prevenzione e di protezione antincendio da adottare al fine di ridurre l'insorgenza di un incendio e di limitarne le conseguenze, qualora si verifichi.

La serie delle procedure e delle misure tecniche da applicare a tale scopo prevede i seguenti passaggi.

ƒ

Redazione da parte del datore di lavoro del documento di valutazione

dei rischi, che contiene la valutazione del livello di rischio d'incendio,

classificato in una delle seguenti categorie:

- livello di rischio basso: per i luoghi di lavoro o parte di essi in cui sono

(27)

e di esercizio offrono scarse possibilità di sviluppo di principi di incendio ed in cui, in caso di in incendio, la probabilità di propagazione dello stesso è da ritenersi limitata;

- livello di rischio medio: per i luoghi di lavoro o parte di essi, in cui sono

presenti sostanze infiammabili e/o condizioni locali e/o di esercizio che possono favorire lo sviluppo di incendi, ma nei quali, in caso di incendio, la probabilità di propagazione è limitata;

- livello di rischio elevato: per i luoghi di lavoro in cui, per la presenza di

sostanze altamente infiammabili e/o per le condizioni locali e/o di esercizio, sussistono notevoli probabilità di sviluppo di incendi e sussistono forti probabilità di propagazione delle fiamme.

ƒ

Identificazione del pericolo di incendio, in funzione dei materiali presenti

nei luoghi di lavoro; i materiali che possono costituire pericolo potenziale, poiché combustibili ed infiammabili, sono:

- vernici e solventi infiammabili;

- gas infiammabili;

- grandi quantitativi di carta e materiali imballaggio; - materiali plastici, in particolare sotto forma di schiuma;

- vaste superfici di pareti o solai rivestite con materiali facilmente combustibili.

ƒ

Adozione di una o più tra le seguenti misure di tipo tecnico intese a

ridurre la probabilità di insorgenza degli incendi:

- realizzazione di impianti elettrici realizzati a regola d'arte;

- realizzazione di impianti di messa a terra di impianti, strutture e masse

metalliche, per evitare la formazione di cariche elettrostatiche;

- realizzazione di impianti di protezione contro le scariche atmosferiche;

- ventilazione degli ambienti in presenza di vapori, gas o polveri infiammabili;

- adozione di dispositivi di sicurezza.

ƒ

Adozione dei seguenti criteri generali di sicurezza relativi alle vie di

uscita in caso di incendio:

- ogni luogo di lavoro deve disporre di vie di uscita (percorsi senza ostacoli al deflusso, che consenta agli occupanti di un edificio o locale

(28)

di raggiungere un luogo sicuro) alternative, ad eccezione di quelli di piccole dimensioni o dei locali a rischio di incendio medio o basso;

- ciascuna via di uscita deve essere indipendente dalle altre e collocata

in modo che le persone possano ordinatamente allontanarsi da un incendio;

- dove è prevista più di una via di uscita, la lunghezza del percorso per

raggiungere la più vicina uscita di piano ed il tempo massimo di evacuazione devono essere inferiore ai seguenti valori:

8

30 m e 1’ per aree a rischio di incendio elevato;

8

45 m e 3’ per aree a rischio di incendio medio;

8

60 m e 5’ per aree a rischio di incendio basso.

- le vie di uscita devono sempre condurre ad un luogo sicuro (un posto

dove le persone possano ritenersi al sicuro dagli effetti di un incendio);

- i percorsi di uscita in un'unica direzione devono essere evitati per quanto possibile;

- le vie di uscita devono essere di larghezza sufficiente in relazione al numero degli occupanti, misurata nel punto più stretto del percorso; - deve esistere la disponibilità di un numero sufficiente di uscite di

adeguata larghezza da ogni locale e piano dell'edificio;

- le scale devono normalmente essere protette dagli effetti di un incendio tramite strutture resistenti al fuoco e porte resistenti al fuoco munite di dispositivo di autochiusura, ad eccezione dei piccoli luoghi di lavoro a rischio di incendio medio o basso.

ƒ

Adozione dei seguenti criteri generali di sicurezza relativi al numero ed

alla larghezza delle uscite di piano (uscita che consenta alle persone di non essere ulteriormente esposte al rischio diretto degli effetti di un incendio, cioè uscita che immetta direttamente in un luogo sicuro, in un percorso protetto che consenta di raggiungere un luogo sicuro o su una scala esterna):

- una sola uscita di piano non è da ritenersi sufficiente quando:

8

l'affollamento del piano è superiore a 50 persone;

8

nell'area interessata sussistono pericoli di esplosione o specifici

(29)

8

la lunghezza del percorso per raggiungere l'uscita di piano supera i suddetti valori per la lunghezza del percorso per raggiungere la più vicina uscita di piano.

- quando una sola uscita di piano non è sufficiente, il numero delle uscite dipende dall’affollamento (numero massimo ipotizzabile di lavoratori o di altre persone presenti) e dalla lunghezza dei percorsi per raggiungere l'uscita di piano;

- per i luoghi a rischio di incendio medio o basso, la larghezza complessiva delle uscite di piano deve essere non inferiore al valore ricavato dalla seguente formula:

L (metri) = A x 0,60 /50

dove: A = affollamento del piano

0,60 = modulo unitario di passaggio (in metri);

50 = numero massimo delle persone che possono defluire attraverso un modulo unitario di passaggio

Se il valore del rapporto A/50 non è intero, va arrotondato al numero intero superiore.

- la larghezza delle uscite deve essere multipla di 69 cm, con tolleranza

del 5%;

- la larghezza minima di un’uscita non può essere inferiore a 80 cm (con tolleranza del 2%) e deve essere conteggiata pari ad un modulo unitario da passaggio e pertanto sufficiente all’esodo di 50 persone nei luoghi di lavoro a rischio di incendio medio o basso.

ƒ

Adozione dei seguenti criteri generali di sicurezza relativi alle porte

installate lungo le vie di uscita:

- le porte installate lungo le vie di uscita ed in corrispondenza delle uscite di piano devono preferibilmente aprirsi nel verso dell'esodo; - le porte installate lungo le vie di uscita ed in corrispondenza delle

(30)

quando il verso di apertura contrario può determinare pericoli per passaggio di mezzi o per altre cause;

- tutte le porte resistenti al fuoco devono essere munite di dispositivo di

autochiusura;

- l'apertura delle porte installate lungo le vie di uscita ed in corrispondenza delle uscite di piano nel verso dell'esodo è obbligatoria quando:

8

l'area servita ha un affollamento superiore a 50 persone;

8

la porta è situata al piede o vicino al piede di una scala;

8

la porta serve un'area ad elevato rischio di incendio.

ƒ

Adozione dei seguenti criteri generali di sicurezza relativi ad impianti ed

attrezzature di spegnimento:

- la scelta degli estintori portatili e carrellati deve essere determinata in funzione della classe di incendio e del livello di rischio del luogo di lavoro;

- gli estintori portatili devono essere ubicati preferibilmente lungo le vie

di uscita, in prossimità delle uscite e fissati a muro;

- il numero e la capacità estinguente degli estintori portatili devono rispondere ai valori indicati nella tabella I dell’allegato III del DM 10/3/1998;

- la scelta del tipo e del numero degli estintori carrellati deve essere fatta in funzione della classe di incendio, livello di rischio e del personale addetto alloro uso;

- quando esistono particolari rischi di incendio che non possono essere

rimossi o ridotti, nei luoghi di lavoro di grandi dimensioni o complessi od a protezione di aree ad elevato rischio di incendio, in aggiunta agli estintori occorre prevedere impianti di spegnimento fissi, manuali od automatici;

- gli idranti ed i naspi antincendio devono essere ubicati in punti visibili

ed accessibili lungo le vie di uscita, con esclusione delle scale, in modo che la loro distribuzione consenta di raggiungere ogni punto della superficie protetta almeno con il getto di una lancia;

- l'installazione di mezzi di spegnimento di tipo manuale deve essere evidenziata con apposita segnaletica.

(31)

e. Sicurezza nel normale utilizzo degli impianti: il riferimento per la

progettazione degli impianti elettrici dovrà essere la legge 5 marzo 1990 n°46 "Norme per la sicurezza degli impianti”, che prevede i seguenti requisiti:

- tutti i componenti dell'impianto dovranno essere a norma, e, una volta realizzati, dovranno essere collaudati al fine di ottenere le relative certificazioni;

- i materiali utilizzati dovranno rispondere alle conformità richieste dalle direttive guida della CEI e UNI, e installati in modo opportuno e meno invasivo possibile per la struttura;

- particolare attenzione dovrà essere apportata nella dislocazione dei quadri e di tutte le apparecchiature utilizzate, garantendo spazi adeguati alle strutture, ma anche il miglior funzionamento possibile degli stessi in sicurezza.

- si dovrà fare in modo di evitare brusche variazioni di tensione elettrica,

in relazione della sensibilità delle apparecchiature utilizzate, e garantire un buona gestione dei dati informatici, che richiedono materiali di ottima qualità per garantire una buona velocità di trasferimento dei dati;

- dovranno essere previsti i previsti sistemi di controllo, come il posizionamento dei quadri elettrici in modo facilmente raggiungibile dagli addetti alla manutenzione, che provvederanno ad un controllo programmato.

f. Sicurezza antifurto e antintrusione: per soddisfare i requisiti relativi alla

presente sottoclasse di esigenze, l’edificio dovrà presentare le seguenti caratteristiche:

- presenza di un sistema di recinzione sui confini del lotto, che impedisca

l'intrusione di estranei e quindi il furto di materiale durante le ore di non utilizzo dell’edificio;

- presenza di un servizio di sorveglianza posto all'ingresso, per i periodi di apertura al pubblica, che assolverà alle funzioni di portineria ed al contempo costituirà un sufficiente filtro tra i dipendenti ed i fruitori esterni.

(32)

Accessibilità e fruibilità

Nel caso dell’edificio su cui si deve intervenire, la destinazione d’uso prevista (servizi pubblici di carattere culturale) richiede che l’edificio presenti, ai sensi delle sopraelencate normative vigenti in materia di eliminazione di barriere architettoniche, le caratteristiche di “accessibilità”.

Per soddisfare questa esigenza, realizzando ambienti che permettano integrazione, comodità d'uso e di manovra in qualsiasi condizione, è necessario rispettare i requisiti indicati nelle suddette norme, relativi ai seguenti elementi:

• le unità spaziali;

• i collegamenti, soprattutto quelli verticali;

• gli arredi atti a garantire l'accessibilità e la fruibilità.

Per una più chiara esplicitazione di tali requisiti, si riportano di seguito le linee guida derivanti dalle norme, specificate in relazione alle tipologie di spazi 18.

ƒ

Percorsi pedonali

Per gli spazi esterni di pertinenza degli edifici pubblici, il necessario requisito di accessibilità è considerato soddisfatto se esiste almeno un percorso per l'accesso al fabbricato fruibile anche da parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale.

Il percorso di collegamento accessibile a tutti deve quindi presentare le seguenti caratteristiche:

- un andamento quanto più possibile semplice e regolare;

- larghezza minima di 150 cm, per rendere possibile il passaggio di una

persona su sedia a rotelle e consentire lo scambio di persone su sedie a rotelle e persone normodotate;

- pendenza massima del percorso pedonale del 5%;

- presenza ogni 10 metri di zone che consentano l’inversione del senso di

marcia;

- pavimentazione antisdrucciolevole, il più possibile continua e non sconnessa;

- presenza di rampe con pendenze contenute, fino ad un massimo dell'8% nei limiti previsti dalla legge, ogni qualvolta il percorso pedonale si raccorda con il livello stradale,

(33)

- dislivello tra il piano del marciapiede e le zone carrabili ad esso adiacenti inferiore ai 15 cm;

- pendenza di raccordo tra piano del percorso pedonale e piano stradale

inferiore al 15%;

- consentire immediatamente l’individuazione dei percorsi più brevi e sicuri.

ƒ

Rampe

Le rampe per il superamento dei dislivelli devono presentare le seguenti caratteristiche:

- larghezza minima di 150 cm;

- pendenza massima dell’8%;

- presenza di un ripiano di lunghezza minima di 150 cm ogni 10 m di sviluppo lineare;

- corrimano ad altezza di 80 cm e prolungato su almeno un lato per 50 cm nelle zone in piano;

- pavimentazione antisdrucciolevole.

ƒ

Accessi

I varchi e le porte esterne per l’accesso all’edifico devono presentare le seguenti caratteristiche:

- luce netta minima di 150 cm;

- le zone antistanti e retrostanti devono essere complanari agli accessi ed

avere una profondità su entrambi i lati non inferiore a 150 cm;

- la zona antistante all’accesso deve essere protetta dagli agenti atmosferici per una profondità di almeno 200 cm;

- la soglia, ove presente, deve essere di altezza inferiore a 2,5 cm, deve

essere arrotondata e realizzata con materiale atto ad assicurare la percezione visiva ed acustica;

- gli infissi delle porte esterne devono consentire la libera visuale fra interno ed esterno.

ƒ

Pavimenti

I pavimenti di tutti i locali dell’edificio devono presentare le seguenti caratteristiche:

Figura

Figura 1: Estratto del RU di Castelfranco di Sotto, con indicazione                                       dell’ex Palazzo Ficini (rosso), degli spazi attualmente utilizzati (blu),                                       della Palazzina Comunale (giallo) e de

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