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Presenze femminili nell'Epistolario di Cicerone

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Academic year: 2021

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Dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche e dell’Antichità

Corso di Dottorato in

Studi Storici, Geografici e Antropologici Curriculum: Studi Storici

CICLO: XXX

Sede Amministrativa: Università degli Studi di Padova

Presenze femminili nell’Epistolario di Cicerone

Coordinatore: Ch.ma Prof.ssa. Maria Cristina La Rocca Supervisore: Ch.mo Prof. Alfredo Buonopane

Dottorando: Federica Caputo

(2)

(3)

1

I

NDICE

_____________________________________________________________________

ABSTRACT

5

PRESENTAZIONE

6

PRIMO CAPITOLO: Presupposti, status quaestionis, lacune da colmare

9 1.1. Il grande valore delle trascurate prosopografie femminili 9 1.2. L’evoluzione dei Gender Studies negli studi sulla donna romana 12 1.3. L’agire femminile nella tarda repubblica romana: un campo

d’indagine già battuto o nuove possibili prospettive? 17

1.4. La pubblicazione dell’Epistolario ciceroniano 19

1.5. Le lettere perdute: l’assenza di voci femminili 27

SECONDO CAPITOLO: Mulieres, Feminae, Uxores, Coniuges:

una ‘categorizzazione’ linguistica

31

Premessa 31

2.1. Mulier-Femina 32

2.2. Uxor-Coniux 42

2.3. Ricorrenze Minori 49

2.3.1. Amica 49

2.3.2. Avia 50

2.3.3. Matrona 50

2.3.4. Noverca 51

2.3.5. Puella 53

2.3.6. Socrus 54

2.3.7. Virgo 54

2.4. Assenze 55

Conclusioni 57

Tabelle riassuntive 58

(4)

2

TERZO CAPITOLO: Mogli, madri, figlie, sorelle e zie 69

Premessa 69

3.1. Marco Tullio Cicerone 69

3.1.1. Helvia, la misterosa madre di Cicerone 70

3.1.2. Terentia 73

3.1.2.1. Scorci di vita domestica e quotidiana 73

3.1.2.2. Il ritratto di una moglie ideale: l’immagine di Terenzia nell’Epistolario

(58-49 a.C.) 76

3.1.2.3. Le relazioni sociali di Terenzia 93

3.1.2.4. Il deterioramento dei rapporti, il divorzio e le conseguenze di questo

(49-44 a.C.) 97

3.1.2.5. La madre: Terenzia e il rapporto con Tullia 102

3.1.3. Tullia 106

3.1.3.1 Scorci di vita domestica e quotidiana 106

3.1.3.2. Il ritratto di una figlia ideale: l’immagine di Tullia nell’Epistolario 108 3.1.3.3. La Consolatio ciceroniana e il progetto di costruzione del fanum:

l’elogio di Tullia e l’autocelebrazione 120

3.1.3.4. Le relazioni sociali e familiari di Tullia 136

3.1.4. Publilia 139

3.1.5. Caerellia 143

3.1.6. Cicerone e il ritratto della moglie ideale 146

Conclusioni 152

3.2. Marco Giunio Bruto 153

Premessa 153

3.2.1. La nocturna deprecatio di Servilia a Giulio Cesare (Att. 2, 24, 2) 154 3.2.2. L’inhumanitas di Servilia e Porcia, moglie di Bruto (Att. 13, 22, 4) 157 3.2.3. L’auctoritas di Servilia, mater tyrannoctoni, nel periodo successivo

alle Idi di marzo 160

3.2.4. L’imaguncula di Iunia, moglie di Lepido (Att. 6, 1, 25) 172

3.2.5. L’aborto di Tertulla (Att. 14, 20, 2) 176

3.2.6. Il silenzio richiesto da Bruto a Servilia e a Iunia Tertia (ad Brut. 2, 3, 3; 2, 4, 5) 180 3.2.7. Il destino dei figli di Iunia e Lepido, hostis publicus

(ad Brut. 1, 13, 1-2; 1, 12, 1; 1, 15, 13; 1, 18, 6) 181

3.2.8. La laudatio Porciae, zia di Bruto e trait d’union fra due famiglie filo-repubblicane

(Att. 13, 37, 3; 13, 48, 2) 186

(5)

3

3.2.9. La morte di Porcia, moglie di Bruto (ad. Brut. 1, 9) 194

3.3. Quinto Tullio Cicerone 197

3.3.1. Il travagliato matrimonio di Quinto e Pomponia 197 3.3.2. Cicerone spettatore della lite di Arcano (51 a.C.) 200 3.3.3. Le continue assenze di Quinto: Pomponia amministratrice della casa 203

3.3.4. Pomponia, mater di Quinto il Giovane 205

3.4. Tito Pomponio Attico 212

3.4.1. L’avia di Attico 212

3.4.2. La madre di Attico 213

3.4.3. Pilia, moglie di Attico 214

3.4.4. Attica, figlia di Attico

219

Conclusioni (3.2.; 3.3.; 3.4.) 224

QUARTO CAPITOLO: Amanti spregiudicate, Straniere e Mime

227

Premessa 227

4.1. Clodia, l’incestuosa sorella di Clodio 227

4.2. Volumnia Cytheris, mima e amante di Marco Antonio 238

4.3. Fadia, figlia di un liberto e amante di Marco Antonio 248

4.4. Fulvia, moglie di Marco Antonio 251

4.5. Kleopatra, regina egiziana e amante di Giulio Cesare 257

Conclusioni 262

QUINTO CAPITOLO: Uomini chiamati e vestiti come donne tra Lettere e Orazioni

264

SESTO CAPITOLO: Matronae in domo et in re publica agentes

274 6.1. Matronae mediatrici: donne e relazioni sociali nella tarda repubblica 274

Premessa 274

6.1.1. Cicerone presso Mucia e Claudia (fam. 5, 2, 6) 275

(6)

4

6.1.2. Cornelia presso Terentia (fam. 5, 6, 1) 278

6.1.3. Attico presso Clodia Βοῶπις (Att. 2, 9, 1; 2, 14, 1; 2, 22, 5) 281

6.1.4. Attico presso Polla (Att. 13, 23, 3) 284

6.1.5. Postumia presso Cicerone (fam. 4, 2, 1; 4; Att. 10, 9, 3; 10, 10, 4; 12, 11) 286

6.1.6. Terentia presso Volumnia (fam. 14, 16) 289

6.1.7. Eppuleia e Ampia presso Cicerone (fam. 6, 12, 3) 290 6.1.8. Iunia trasmettitrice dell’epistola di Lepido (Att. 14, 8, 1) 296

6.1.9. Tullia presso Licinia (fam. 7, 23, 4) 298

6.1.10. Caerellia, philosophiae flagrans, presso i copisti di Attico

(Att. 13, 21 a, 2; 13, 22, 2) 300

6.1.11. Matronae promotrici di unioni matrimoniali 302

6.2. Matronae partecipi della vita politica del tempo: la traversata di Clodia

(Att. 9, 6, 3; 9, 9, 2) 307

6.3. Matronae che decidono di testare, matronae che decidono di ereditare 311

6.3.1. Oppia, stornatrice di eredità (fam. 13, 28, 2) 311

6.3.2. Il testamento di Turpilia (fam. 7, 21, 1) 315

6.3.3. Il testamento di Livia e la mutatio nominis di Dolabella (Att. 7, 8, 3) 318

6.4. Matronae che prestano denaro a Cicerone: i casi di Ovia e Caerellia 323

Conclusioni 328

PROSOPOGRAFIA

330

Avvertenze 330

CONCLUSIONI

486

ABBREVIAZIONI

493

BIBLIOGRAFIA

494

(7)

5

A

BSTRACT

____________________________________________________________________

Lo studio consiste nell’analisi delle ottantuno figure femminili menzionate nell’Epistolario ciceroniano (nelle epistole ad Familiares, ad Atticum, ad Brutum, ad Quintum fratrem), secondo differenti modalità e prospettive.

Come premessa all'indagine, in un primo capitolo si sono prese in considerazione varie questioni inerenti lo status dell'Epistolario ciceroniano, e si è messo in rilievo fino a che punto sinora, secondo prospettiva prosopografica e di genere, questo fosse stato affrontato.

Nei capitoli successivi si è cercato di mettere in luce come l’arpinate percepisse, costruisse e descrivesse le donne in esame. Utile a questo scopo appare un’analisi del lessico utilizzato per indicare di volta in volta una specifica categoria femminile, con accezione positiva, negativa o neutra, condotta nel secondo capitolo. Qui viene sondato il ricorrere e il non ricorrere di termini quali mulier, femina, uxor, coniux, amica, avia, matrona, noverca, puella, socrus, virgo, lupa, meretrix, socrus. Particolarmente interessanti risultano anche le descrizioni che Cicerone propone di alcune donne: nel terzo capitolo sono indagati i personaggi a lui più vicini (madre, mogli, figlia) e i profili delle familiari e delle congiunte dei suoi più cari amici (Attico e Bruto) e della moglie del fratello Quinto. Nel quarto capitolo invece si discute delle mogli e delle amanti dei nemici di Cicerone, delle donne di più bassa estrazione sociale e delle straniere.

Le immagini proposte per delineare questi personaggi, assieme al lessico utilizzato, danno la possibilità di comprendere come l’arpinate dipinga queste categorie femminili tenendo conto di parametri quali l’amicizia o l’inimicizia che lo legavano alla loro controparte maschile, il destinatario dell’epistola in cui hanno luogo le descrizioni e la datazione della stessa epistola.

L’analisi di questi dati consente di evidenziare che quando Cicerone caratterizza in termini positivi le figure femminili ha sempre delle precise finalità: lusingare i congiunti della donna in esame o la stessa donna per corroborare amicizie, ottenere tornaconti e raggiungere obiettivi. Anche quando le caratterizza negativamente l’intenzione è quella di strumentalizzare l’immagine femminile per esprimere negatività e denigrare la parte maschile. In entrambi i casi dunque emerge che le parti dicotomiche della coppia maschile-femminile appaiono strettamente connesse e costruite l’una in relazione all’altra. A conferma di ciò, nel quinto capitolo vengono brevemente indagati i profili di alcuni nemici dell’arpinate, da questo bistrattati e denigrati grazie a varie allusioni alla stregua di donne.

Un altro obiettivo è costituito dall’analisi degli spazi di azione delle donne esaminate, condotta nel sesto capitolo: l’Epistolario ciceroniano presenta donne attive, che influiscono politicamente, che si muovono e intrattengono relazioni sociali, che prendono decisioni a livello giuridico e economico e gestiscono vicende familiari. Questo serve ad ampliare il quadro sull’attivismo e sull’autonomia femminile nella tarda repubblica romana.

Infine sono proposte le schede prosopografiche di ciascuna di queste figure femminili, utili non solo a un’identificazione precisa dei personaggi, in alcuni casi particolarmente tormentata e dubbia, ma anche utili alla comprensione del loro background genealogico e familiare. In questo tipo di riflessione verranno coinvolte anche le donne anonime, ovvero quelle di cui si conosce qualche legame di parentela che tuttavia non consente di risalire a un preciso nome o a una famiglia di appartenenza.

(8)

6

P

RESENTAZIONE

_____________________________________________________________________

L’Epistolario ciceroniano, che raccoglie la parte pervenuta delle lettere che Cicerone si scambiò con i suoi familiari e amici dal 68 al 43 a.C., si configura come la fonte letteraria più preziosa per gli eventi che interessarono la storia della Roma tardo-repubblicana: dalla congiura di Catilina, passando per il primo triumvirato, per le guerre civili, sino alle Idi di marzo e alle lotte che si scatenarono dopo il cesaricidio. Allo stesso modo l’Epistolario, destinato a divenire il modello per eccellenza di questo genere letterario, svela aspetti che solo una fonte aperta al privato può veicolare e consente di acquisire una conoscenza più approfondita della personalità dell’autore. Oltre a ciò, le lettere permettono di identificare i profili dei personaggi del tempo: non si tratta solo dei ben noti e studiati esponenti della vita politica tardorepubblicana, ma anche dei profili di donne, schiavi, liberti e mime.

Il presente lavoro di ricerca ha posto al centro della propria attenzione le figure femminili menzionate all’interno delle raccolte ad Familiares, ad Atticum, ad Quintum fratrem e ad Brutum: con rammarico si rileva la mancanza di epistole scritte da donne e di epistole scritte a donne, fatta eccezione per quelle di Cicerone a Terenzia

1

. L’interesse nei confronti di queste figure femminili può essere valutato secondo tre prospettive: da una parte si intende ricostruire il loro profilo prosopografico, considerando non solo delle menzioni che l’arpinate riserva loro ma di tutte le altre fonti antiche attestate sul loro conto.

Dall’altra ci si propone di porre in rilievo il modo in cui l’arpinate si relaziona con loro, come le descrive, come giudica il loro profilo e la loro azione, nella misura in cui questo può essere dedotto. Infine si cercherà di dare rilievo al loro effettivo agire in campo politico, sociale, giuridico, economico e familiare, nel contesto di una realtà travagliata e colpita da cambiamenti come quella tardo-repubblicana.

Tale progetto di ricerca si configura come frutto del sempre più prolifico interesse nei confronti delle opere e della figura di Cicerone e allo stesso tempo verso la storia delle donne e di genere applicata al mondo antico. A ciò si aggiunge l’esigenza di colmare una grande lacuna che interessa gli studi di prosopografia femminile in particolar modo per quel che riguarda l’epoca tardo-repubblicana. Proprio perché Cicerone è la maggiore fonte storica del tempo, e perché non esisteva un lavoro di tal fatta, si è deciso di partire dalla fonte epistolare.

La presente tesi dottorale verrà organizzata come segue. In un primo capitolo introduttivo viene messo in evidenza fino a che punto si siano spinti gli studi moderni inerenti alle tematiche che si affrontano e che anche in questa sede sono state richiamate: il riferimento è ai gender studies, agli studi sull’Epistolario ciceroniano, al valore della prosopografia femminile e al ruolo della donna nella tarda repubblica. Un certo spazio viene poi riservato al problema della pubblicazione dell’Epistolario con riferimento ai meccanismi che portarono a questa e all’assenza di voci ed epistole femminili. Per riflettere su queste tematiche, si procederà prendendo in esame e rielaborando quanto già appurato sugli argomenti, in particolar modo nei tempi più recenti, per proporre poi una propria personale interpretazione della vicenda.

Nel secondo capitolo, intitolato “Mulieres, Feminae, Uxores, Coniuges: una ‘categorizzazione’

linguistica”, verranno in primo luogo analizzate le principali scelte lessicali operate dall’arpinate per riferirsi alle donne nel corso della corrispondenza. Un ruolo secondario, ma comunque importante, è stato dedicato all’analisi delle ricorrenze minori (i.e. amica, avia, matrona, noverca, puella, socrus, virgo) e delle assenze.

Per ottenere questo risultato indispensabile risulta il ricorso a strumenti quali il Thesaurus Linguae Latinae e la banca dati online Brepolis che consentono di identificare non solo i passi epistolari in cui il termine di

1 Si tratta delle missive confluite nel XIV libro delle ad Familiares.

(9)

7

volta in volta analizzato ricorre ma anche se lo stesso sia stato utilizzato nella produzione oratoria dell’arpinate e negli autori a lui precedenti. Verranno poi tenuti in considerazione anche gli studi già avviati sul tema, che hanno dimostrato come questi aspetti, almeno in parte, avessero già attirato una certa attenzione

2

. In queste sede tuttavia ci si propone di analizzare con attenzione singolare ogni ricorrenza dei termini oggetto d’indagine e soprattutto di fornire un quadro il più preciso possibile sul contesto storico- politico di ciascuna lettera in cui il termine in esame ricorre.

Nel terzo capitolo si rifletterà sulle mogli, sulle madri, sulle figlie, sulle sorelle e sulle zie del protagonista principale dell’Epistolario, ovvero lo stesso Cicerone, e dei suoi principali interlocutori: gli amici Tito Pomponio Attico e Marco Giunio Bruto e il fratello Marco Quinto Cicerone. Per quel che riguarda le donne protagoniste della vita di Cicerone il focus sarà posto sulla madre Helvia, sulla prima moglie Terentia, sulla figlia Tullia, sulla seconda moglie Publilia e infine sull’amica e corrispondente Caerellia. Se da una parte sull’argomento esiste già una certa bibliografia moderna

3

, dall’altra l’esiguità delle fonti antiche su alcune di queste figure, come Elvia e Publilia, ha fatto sì che a queste non sia sempre stata rivolta la giusta attenzione. Nei casi già ampiamente sondati di Terenzia e Tullia si valorizzeranno come prima fonte di indagine le lettere che l’arpinate inviò loro: di queste verrà in particolar modo valorizzato l’aspetto linguistico. Allo stesso modo verrà dato rilievo a due notizie veicolate dall’Epistolario, ossia che Cicerone compose alla morte della figlia una Consolatio dedicata a sé stesso e progettò di far costruire un fanum alla sua memoria. Unendo tali dati, si proveranno a valorizzare aspetti forse sinora trascurati o non sempre debitamente approfonditi. A seguire si analizzeranno le testimonianze sulle donne appartenenti alla famiglia di Bruto, ossia la madre Servilia, le due sorelle Iuniae e le due Porciae, zia e seconda moglie di Bruto.

Si ragionerà sul ruolo che queste donne assunsero all’interno della loro famiglia e nella scena politica del tempo, ma anche sul modo in cui Cicerone si rapportò loro, considerando in particolar modo l’amicizia che lo legava al cesaricida e l’influenza eventuale di questa sul rapporto dell’arpinate con le sue congiunte. Verrà poi sondato il personaggio di Pomponia, cognata dell’arpinate in quanto moglie di suo fratello Quinto, oltre che sorella di Attico: le testimonianze sul suo conto, finora in gran parte sottovalutate, consentono di analizzare il rapporto che intercorse tra Quinto e Pomponia; il modo in cui l’arpinate si pose nei confronti della donna e il modo in cui giudicò il rapporto che intercorreva tra questa e suo figlio, Quinto il giovane. Si tratterà infine della moglie e della figlia di Attico, il corrispondente di elezione dell’arpinate, attive quasi esclusivamente all’interno delle mura domestiche.

Il quarto capitolo nasce dalla volontà di indagare le figure delle amanti dei nemici di Cicerone:

Clodia, incestuosa sorella di Clodio; Fadia, Fulvia (moglie) e Volumnia Citeride, legate a Marco Antonio; e infine Cleopatra, amante di Giulio Cesare, limitatamente al periodo in cui la donna soggiornò a Roma. Poiché si tratta, ad eccezione di Clodia e Fulvia, di donne straniere, o di mime, nel capitolo verranno richiamate le poche figure delle altre donne appartenenti a queste categorie sociali che l’arpinate menziona all’interno della corrispondenza. Anche in questo caso, particolare attenzione verrà conferita alle scelte linguistiche e alle descrizioni operate da Cicerone. Per quel che riguarda le amanti dei nemici, poiché queste sono protagoniste anche della produzione oratoria dell’arpinate, nel corso di questo capitolo sarà aperto il confronto a questo genere letterario. Da tale presupposto prende le mosse il quinto capitolo, in cui si analizza come Cicerone schernisca i propri nemici politici Curione, Clodio e Marco Antonio, attraverso la conversione del loro nome maschile in femminile. Anche in questo caso si rivelerà necessaria un’apertura alle Orazioni, dove la femminilizzazione (metaforica) dei personaggi risulta molto più completa e marcata.

2 Vd. in particolar modo F. Santoro L’Hoir, The rhetoric of gender terms: ‘man’, ‘woman’, and the portrayal of character in Latin prose, Leiden, 1992 e J. Hindermann, Mulier, femina, uxor, coniunx: die begriffliche Kategorisierung von Frauen in den Briefen von Cicero und Plinius dem Jüngeren in «Eugesta» 3, 2013, pp. 143-161.

3 Si pensi a Treggiari 2007.

(10)

8

Infine, sono poste al centro del sesto capitolo, le azioni compiute dalle donne all’interno dell’Epistolario in campo politico, sociale, economico, familiare e giuridico. Già nei capitoli precedenti talvolta erano emerse tali tematiche: si procederà dunque richiamandole, e corroborandole con nuovi dati ed elementi, concernenti figure femminili non ancora menzionate. A supporto di questa indagine si riveleranno necessarie un certo numero di letture sulla posizione sociale, giuridica ed economica delle donne della tarda repubblica romana

4

.

A coronamento dei sei capitoli, sarà posizionata la prosopografia, che consiste nella raccolta delle schede, una per ciascuna delle figure femminili individuate, in ordine alfabetico: a ciascuna di queste si dovrà far ricorso ogni qualvolta nel corso della tesi si citerà un personaggio femminile menzionato all’interno dell’Epistolario, per avere le idee chiare sulla sua posizione familiare. Va in questa sede puntualizzato che il numero preciso delle figure femminili menzionate nell’Epistolario ciceroniano non è ancora stato individuato. L’Onomasticon to Cicero’s Letters di D. R. Shackleton Bailey elenca tutti i personaggi menzionati nelle Epistole, senza distinzione di genere, seguiti dai passi in cui questi sono citati all’interno della stessa raccolta, tuttavia l’elenco tralascia le anonime. Per rilevare queste presenze bisognerà procedere a una lettura dell’intero Epistolario e fare ricorso alla banca dati Brepolis, digitando parole chiave, di genere femminile, quali mulier* femina* uxor* coniu* filia* etc. Individuate tutte le donne dell’Epistolario ciceroniano, si farà ricorso al supporto fornito dalla Realencyclopädie der classischen Altertumswissenschaft (RE) per aver riscontro di una già esistente schedatura delle figure femminili in questione. A questo punto si consulteranno tutte le fonti antiche sul conto di ciascuna donna in esame. Si tratta perlopiù di fonti letterarie: le stesse donne menzionate da Cicerone infatti, di frequente, sono citate anche da Sallustio, Svetonio, Tacito, Appiano, Plutarco, Cassio Dione etc. In qualche raro caso risulta che le figure femminili menzionate da Cicerone siano citate in fonti epigrafiche e numismatiche. Dopo aver riassunto i principali momenti della vita di queste donne, per costituire il corpus della scheda, verrà inserito il rimando preciso alla loro voce nella RE. Per le donne vissute a cavallo con l’età imperiale, vi è anche il rifermento alla schedatura contenuta nella Prosopographia Imperii Romani (PIR). Infine sono stati indicati i principali contributi bibliografici moderni sul conto di ciascuna di queste figure: di qui si avrà un’idea della misura in cui queste donne hanno sinora ricevuto attenzione. Utili alla stesura delle schede prosopografiche è risultato anche il supporto fornito da studi sull’onomastica (e in particolar modo femminile)

5

e sulla demografia, con particolare attenzione per le statistiche sull’età in cui le donne romane si fidanzavano, sposavano e generavano figli

6

.

4 Si vedano in particolar modo i seguenti contributi: Gardner 1986; Champlin 1991; Treggiari 1991; Cenerini 2002;

Cenerini & Rohr Vio 2016.

5 Vd. in particolar modo Kajava 1994.

6 Vd. in particolar modo Shaw 1987, pp. 30-46; Saller 1994; Shaw 2002, pp. 195-242.

(11)

9

P

RIMO

C

APITOLO

Presupposti, status quaestionis, lacune da colmare

_____________________________________________________________________

In questo capitolo si metteranno in luce alcune considerazioni e problematiche inerenti le prospettive e le tematiche che si affronteranno nel corso di questa ricerca: in questo modo si cercherà anche di porre in rilievo fino a che punto l’argomento prescelto era già stato affrontato e all’opposto fino a che punto si trascinassero le lacune che hanno spinto a tentare di a colmare alcuni vuoti.

1.1. Il grande valore delle trascurate prosopografie femminili

________________________________________________________________________________

Poiché metà dell’elaborato è interessato da una ricostruzione prosopografica dei profili dei personaggi femminili menzionati all’interno dell’Epistolario, appare utile tracciare il punto della situazione sullo status quaestionis del tema. In tempi alquanto recenti, infatti, è stata ribadita la generale carenza di prosopografie, e in particolar modo di prosopografie femminili, per quel che riguarda l’epoca repubblicana

1

: tale mancanza investe anche le protagoniste dell’Epistolario ciceroniano

2

. Per provare a colmare questa lacuna, vi è in primo luogo il supporto della monumentale Realencyclopädie der classischen Altertumswissenschaft

3

, realizzata principalmente da Elimar Klebs, Fredrick Münzer

4

, Mattias Gelzer e Paul Groebe. Più specificatamente, si può ricorrere all’Onomasticon to Cicero’s Letters di D. R. Shackleton Bailey, che funge da elenco dei personaggi menzionati in specifici passaggi delle lettere

5

, e all’opuscolo Two Studies in Roman Nomenclature, dello stesso studioso

6

. In quest’ultimo sono discussi alcuni casi onomastici dubbi attestati nell’Epistolario e nelle Orazioni ciceroniane, relativi anche a personaggi femminili, motivo per cui

1 Sull’argomento vd. Solin 1998, pp. 69-80 e Duval 2015, p. 60 che in tempi recenti ha posto l’accento sulla rarità delle prosopografie femminili ma anche sulla mancanza di un lavoro teorico sul tema.

2 Vd. Solin 1998, p. 59 che ha nello specifico lamentato la necessità di una prosopografia ciceroniana (indipendentemente dagli interessi di genere), nel contesto del desolante quadro che si prefigura per l’età repubblicana.

3 Vd. ibidem: Solin allude all’utilità ma contemporaneamente alla vetustà di questo strumento. Va in oltre specificato, come si troverà segnalato più precisamente nella parte prosopografica della tesi, che alcune figure femminili, perlopiù le anonime, sfuggono alla schedatura della RE. Lo stesso Solin, poiché sta conducendo una riflessione generale sulla prosopografia, senza interessi di genere, allude anche all’opera monumentale di Broughton 1984, vol. II, in questa sede consultabile solo per far chiarezza sulle eventuali cariche politiche ricoperte dai parenti di sesso maschile delle donne in esame.

4 A Münzer si deve anche Römische Adelsparteien und Adelsfamilien (1963) dove sono ricostruite le storie delle più importanti famiglie romane, con attenzione sia per i personaggi di sesso maschile sia per i personaggi di sesso femminile che le composero.

5 Shacketon Bailey 1995.

6 Shackleton Bailey 1991.

(12)

10

può rivelarsi utile al lavoro in esame; nella seconda parte il focus è sulle modifiche che il sistema onomastico degli adottati subisce nella tarda repubblica. Oltre a ciò, i commenti storici delle epistole (ad Atticum e ad Familiares) condotti da Tyrrell-Purser e Shackleton Bailey si rivelano oltremodo preziosi perché riservano una certa attenzione non solo all’interpretazione degli avvenimenti citati nel carteggio, ma anche all’identità dei personaggi che ne furono protagonisti, compresi quelli femminili

7

. Per quel che riguarda le ad Familiares va segnalato il commentario in due volumi curato da Alberto Cavarzere e pubblicato nel 2007

8

.

Indipendentemente dal focus ciceroniano, va rilevato che una prosopografia di età repubblicana si serve quasi esclusivamente di fonti letterarie, raramente epigrafiche, e quasi mai numismatiche

9

. Questi due strumenti, infatti, divengono di uso sistematico in età imperiale, periodo per il quale si gode di repertori prosopografici più ricchi. Non sarà un caso che la prima raccolta di prosopografia femminile realizzata, ad opera di Marie-Thérèse Raepsaet-Charlier nel 1987, tratta delle femmes de l'ordre sénatorial del I e II secolo d.C.

10

. Sembra opportuno in questa sede fare riferimento anche a due raccolte biografiche prodotte tra la metà degli anni Novanta e gli anni Duemila, che schedano un gran numero di figure femminili attestate per l’antichità. Si tratta in primo luogo di Frauen der Antike: von Aspasia bis Zenobia (1994) che raccoglie le schede di 300 donne per l’epoca greco-romana

11

. Tuttavia per ciascuna di queste non sono segnalati pedissequamente i passi delle fonti antiche che hanno consentito la creazione di ciascuna scheda. Vi è poi la raccolta A to Z of Ancient Greek and Roman Women (prima edizione: 2000; seconda edizione: 2008) che scheda oltre 500 biografie di donne greco-romane, dalle origini a Teodora

12

. Anche in questo caso il fine primario è riassumere le azioni che le donne compirono piuttosto che rilevare e discutere minuziosamente e scientificamente le fonti che le attestano. Si tratta dunque di due prodotti che testimoniano il generale interesse per le biografie femminili, e che tuttavia confermano le carenze nello sviluppare una metodologia prosopografica sistematica e circoscritta a un preciso arco cronologico, geografico o tematico.

Non persiste alcun dubbio sul fatto che la prosopografia si sia sviluppata in misura maggiore per quel che riguarda i personaggi di genere maschile, in quanto la principale attenzione e le più numerose informazioni di cui si dispone dal mondo antico illuminano sulla vita di coloro a cui erano aperte le carriere politiche. Di questo si trova conferma nel fatto che esistono diverse raccolte prosopografiche che hanno come oggetto d’indagine uomini appartenenti alla medesima categoria politica e sociale

13

.

7 Per quel che riguarda il commento di Tyrrell-Purser, questo comprende le ad Atticum, le ad Familiares, le ad Brutum e ad Quintum, organizzate secondo l’ordine cronologico: vd. Tyrrell-Purser 1969, voll. I-VI (per riferimenti alla formazione e alle caratteristiche di questo, oltre che alle critiche che nel tempo ricevette vd.

Beard 2002, pp. 106-116). Per quel che riguarda i commenti di Shackleton Bailey alle epistole ad Atticum vd.

Shackleton Bailey 1965, voll. I-II; 1966, vol. V; 1967, vol. VI; 1968, voll. III-IV dove viene mantenuta una distinzione per libri; per le ad Familiares: Shackleton Bailey 1977 a, voll. I-II, dove è proposto un ordinamento cronologico delle lettere; per le ad Quintum e le ad Brutum vd. Shackleton Bailey 1980, che le dispone in ordine cronologico. Si rimanda anche all’edizione critica dell’Epistolario ciceroniano de Les Belles Lettres, particolarmente utile per l’apparato critico e le riflessioni filologiche più che per il commento storico: anche qui le epistole sono disposte secondo un criterio cronologico.

8 Cavarzere 2007, voll. I-II: è qui mantenuta la suddivisione in libri.

9 Vd. Álvarez Melero 2016, pp. 217-229 che nel suo lavoro di ricostruzione dei profili delle «femmes apparentées aux chevaliers romains» per il periodo compreso tra l’epoca dei Gracchi e la fine della repubblica, si confronta quasi esclusivamente con fonti letterarie, perlopiù provenienti dagli scritti di Cicerone.

10 Vd. FOS, voll. I-II.

11 Kytzler 1994.

12 Lightman & Lightman 2008.

13 Vd. repertori prosopografici quali quello di Nicolet 1974, vol. II che contiene la «prosopographie des chevaliers Romains» dell’epoca repubblicana e il già citato Broughton 1984, voll. I-II. Sul maggiore successo della prosopografia maschile, dovuta al generale interesse per i vertici della gerarchia sociale, dove le carriere politiche potevano svilupparsi vd. Corbier 1988, pp. 187-197.

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11

Alla luce del panorama tracciato, negli ultimi anni Anthony Álvarez Melero ha messo in luce il principale limite e pregio che una prosopografia femminile comporta, che vale la pena in questa sede richiamare, come importante punto di partenza per questa porzione di ricerca

14

. Il principale problema sta nel fatto che i profili delle donne del mondo antico indagabili sono quelli provenienti dalle famiglie dell’élite, dunque la prosopografia finisce per far chiarezza solo su uno specifico strato sociale. Nonostante ciò, il valore impagabile è rappresentato dal fatto che una prosopografia femminile aggiunge dei tasselli alla ricostruzione della storia di alcune famiglie romane, di cui solitamente sono noti gli esponenti di sesso maschile e allo stesso tempo consente di evidenziare come le unioni con importanti donne potessero fungere da strategie di promozione sociale

15

. Di ancor più ampio respiro può essere considerata la riflessione di Sylvie Duval, che esalta la prosopografia come metodo, come «strumento intermedio, […]

métasource»

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che permette di scavare a fondo nell’ambito della storia sociale in quanto consente di avere contezza sulla formazione e composizione dei gruppi della popolazione oggetto d’indagine

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. La prosopografia dunque non va considerata né l’edizione di una fonte, in quanto implica un riadattamento e un’interpretazione, né un lavoro di sintesi storica, perché i dati che ne emergono servono piuttosto ad avviare una riflessione storica. Nel caso qui in esame, confrontare i profili di tante figure femminili in termini di origini familiari, matrimoni contratti, ruoli giocati, aiuta ad avere le idee chiare su determinati andamenti sociali del tempo. In particolar modo la studiosa evidenzia il carattere intrinseco di qualsiasi prosopografia, ossia che va considerata sempre come il risultato di un lavoro storico interpretativo

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. Di questo, a ben vedere, si troverà conferma anche nella prosopografia che qui si intende redigere: sebbene infatti si terrà conto di tutte le fonti antiche attestate per ciascuna donna, è evidente che le informazioni veicolate dall’arpinate saranno quelle trattate e discusse con maggior cura e attenzione.

Alla luce di ciò, il proposito di realizzare una prosopografia femminile sembra del tutto utile in quanto consente di ricostruire parte della società attorno a cui ruotava la vita dell’arpinate al fine di comprendere la composizione delle famiglie delle élite del tempo. Inoltre, si auspica attraverso questo strumento, di ricostruire il microcosmo femminile che si era creato attorno al personaggio di Cicerone e di evidenziare non solo le relazioni che le protagoniste di questo stringevano tra loro e con i loro familiari, ma anche con lo stesso arpinate. Tale lavoro sembra indispensabile anche per chi eventualmente approcci all’Epistolario con un metodo e con un interesse altro rispetto a quello storico: come si avrà modo di vedere, l’identificazione di alcune figure femminili non è sempre certa e indiscussa ma talvolta interessata da dibattiti, fatto che può rappresentare un problema anche per chi si avvicina ai testi in esame con scopo di commento letterario.

Tutte queste riflessioni sui pregi di una prosopografia femminile impongono però di tenere conto di quanto osservato già nel 1983 da Suzanne Dixon sulla necessità di affiancare a un repertorio prosopografico uno studio che rilevi l’agire più propriamente emozionale e sentimentale dell’essere umano,

14 Álvarez Melero 2015, pp. 69-79.

15 Questo aspetto è stato in particolar modo valorizzato in tempi recenti, come dimostra il contributo di Kunst 2016, pp. 197-216, ma era già stato rilevato da Corbier 1988, pp. 187-197.

16 Duval 2015, p. 57. Diversamente secondo Maurin 1982, p. 824 non si dovrebbe definire la prosopografia

«méthode», quanto piuttosto «un objet particulier étude une approche nouvelle de la réalité une époque».

17 Duval 2015, pp. 55-64.

18 Ibidem, p. 58. Sul valore della prosopografia vd. anche Eck 2010, p. 157: Prosopography is a method of research which, […], requires us to reflect on the meaning and validity of our sources, and especially on the question of how far missing sources influence our perception of historical realities. And yet it is also a method of research whose strengths we cannot do without if we want to open up broad swathes of Roman history and culture in a scientific way.

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per quel che si può evincere dalle fonti antiche

19

. È auspicabile dunque non fermarsi a ricostruire gli alberi genealogici delle donne in esame e le azioni che queste eventualmente compirono, ma integrare ciò con una riflessione che elabori il modo in cui le fonti (maschili) costruiscono e trasmettono l’immagine delle figure femminili in questione. Proprio tenendo conto di questa prospettiva, si intende sviluppare la presente tesi dottorale, come già accennato, affrontando il materiale in esame secondo l’approccio dei Gender Studies, della cui evoluzione inerentemente al mondo antico, e in particolar modo quello romano, si darà conto nel paragrafo successivo.

1.2. L’evoluzione dei Gender Studies negli studi sulla donna romana

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________________________________________________________________________________

Per il mondo antico, come per tutte le altre epoche, l’interesse nei confronti delle figure femminili subisce un importante cambiamento nel metodo di approccio a partire dagli anni Settanta. Nei decenni precedenti le donne antiche erano concepite come entità a sé stanti, di cui si studiava il modo in cui agivano e non le relazioni che intrattenevano con gli uomini, partendo dal presupposto che non fossero influenti nella storia del tempo, ma subordinate all’idea della superiorità e dello strapotere maschile. Tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta in particolar modo negli Stati Uniti, l’influenza del femminismo, del post- strutturalismo, del decostruzionismo francese e del postmodernismo, portano alla fioritura dei Gender Studies, che implicano un approccio totalmente differente, ossia studiare le donne nel loro interagire con gli uomini, dunque studiare donne e uomini allo stesso tempo

21

. A seguire si darà conto delle principali tappe che hanno contrassegnato tale evoluzione.

Risalendo indietro nel tempo, il primo grande interesse verso le donne del mondo antico può essere considerato quello manifestato da Johann Jakob Bachofen, a cui si deve la monumentale opera Das Mutterrecht pubblicata in più volumi a partire dal 1861

2

. A questi va il merito di aver richiamato l’attenzione sulla posizione sociale delle donne per poter comprendere le culture di tutte le epoche, a partire dalle più antiche

22

. Al 1895 risale la monografia Donne e politica negli ultimi anni della repubblica romana di Ettore Ciccotti a cui in tempi molto più recenti è stata apposta una nota di lettura da Eva Cantarella. Il testo, sebbene abbia il merito di indagare le figure femminili anche per comprenderne la subordinazione rispetto a quelle maschili, risente del fatto che all’epoca i tempi non erano ancora maturi per un’indagine precisa e puntuale in questa direzione

23

. Al 1907 risale lo studio intitolato Woman: in All Ages and in All Countries, suddiviso in due volumi: il primo, Greek Women, scritto da Mitchell Carroll; il secondo, Roman Women,

19 Dixon 1983, p. 104. Vd. anche Wikander 1991, p. 66 che spinge ad andare oltre il metodo prosopografico, se si vuole indagare a fondo il ruolo della donna.

20 In questo paragrafo si farà riferimento solo a una parte marginale della produzione bibliografica sulla storia delle donne e di genere applicata alle donne del mondo romano: per una rassegna molto più dettagliata ed esaustiva si rimanda a Criniti 2017, pp. 1-37.

21 Per una delucidazione sul momento storico in cui nasce la storia di genere, sugli obiettivi di indagine che questa si fissa, e per una sua puntuale definizione vd. Barbiera 2012, pp. 131-138. 28 Per l’edizione italiana vd. Bachofen 1988, voll. I-II.

22 Così Davies 2010, p. 11.

23 Ciccotti 1985 con particolare attenzione per l’Introduzione di Eva Cantarella.

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scritto da Alfred Brittain

24

. Due decenni più tardi un certo interesse viene rivolto anche alle Hellenistic Queens, come testimonia la monografia di Grace Harriet Macurdy

25

. Accanto a questi contributi, nel corso della prima metà del Novecento, la donna antica viene spesso trattata in articoli sfusi, spesso interessati a indagare le componenti di una precisa epoca e famiglia; o addirittura il singolo personaggio e le principali tappe che avevano contraddistinto la sua vita

26

. Nel 1939 Jérôme Carcopino dedica un capitolo della sua monografia sulla vita quotidiana a Roma all’apogeo dell’impero a «le mariage, la femme et la famille: vertus et vices»

27

: ancora una volta in questa sede le figure femminili sono indagate in maniera molto settoriale, con l’unico fine di porre in rilievo se agissero in modo positivo o negativo. In maniera differente si pone la monografia di J. P. V. D. Balsdon, Roman Women. Their History and Habits (1963; ristampata nel 1975) nella quale è indagata la vita delle più eminenti donne dagli arbori della repubblica romana all’epoca imperiale, e delle principali tematiche che si affrontano quando si tratta di personaggi femminili (i.e. divorzio, abbigliamento, occupazioni della vita quotidiana etc.). Si tratta di uno studio più che altro interessato a cogliere l’evoluzione della condizione e della posizione femminile che interessa le differenti epoche. Anche in Francia si percepisce il sempre maggiore interesse nei confronti di queste tematiche: nel 1965 viene pubblicata l’Histoire Mondiale de la Femme a cura di Pierre Grimal, il cui primo volume tratta elle epoche

«Prehistoire et Antiquité», con l’obiettivo di dare finalmente rilievo anche agli esseri umani di sesso femminile, in particolar modo alla loro coscienza, alle loro emozioni.

Per giungere agli anni Settanta, una tappa fondamentale è costituita dal primo convegno sulla donna nell’antichità, che ebbe luogo alla State University di Buffalo nell’aprile 1973. Ne conseguì, nel medesimo anno, la pubblicazione di un volume (6, 1) della rivista Arethusa, quasi interamente dedicato alle donne e finalizzato a porre in rilievo il loro ruolo nel mondo antico e ad attirare l’interesse degli studiosi attorno a questo nuovo filone di ricerca. Cinque anni più tardi altri due numeri della rivista vennero dedicati alle medesime tematiche: tutti questi contributi nel 1984 confluiranno nel volume Women in the Ancient World: the Arethusa Papers, pubblicato da John Peradotto e John Patrick Sullivan.

Un grande punto di svolta è rappresentato dalla monografia pubblicata da Sarah B. Pomeroy nel 1975: Goddesses, Whores, Wives and Slaves: Women in Classical Antiquity. In questa sede la studiosa, che innovando considera le donne greche e romane parte integrante della storia, mette in luce le difficoltà di rilevare dati sui loro ruoli e sulle loro attività partendo dalle fonti antiche. Ponendo le donne al centro della sua ricerca, si propone una ricostruzione della loro vita, scegliendo in modo accurato le testimonianze che potevano fornire maggiori informazioni e dati in tale direzione, puntando dunque sulla numismatica, sull’iconografia e sulla papirologia, fino ad allora trascurate. Seguono, nei primi anni Ottanta, altri importanti contributi, tra cui Reflections of Women in Antiquity pubblicato nel 1981 da Helene P. Foley, ossia una raccolta di saggi sulle donne antiche con focus sulle linee metodologiche e sulle fonti; e Images of Women in Antiquity, pubblicato nel 1983 da Averil Cameron e Amelie Kuhrt, con il proposito di comparare le donne di varie civiltà antiche.

24 Per quel che riguarda Carroll, egli conferisce un certo rilievo anche a tematiche inerenti per esempio alla vita delle etere e analizza le restrizioni femminili. Brittain, in quanto reverendo, dimostra un approccio più moralistico. Per queste considerazioni vd. McManus 1997, pp. 9-12.

25 Macurdy 1932: lo studio approfondisce le donne di potere in Macedonia, nella Siria Seleucide e nell’Egitto Tolemaico. Un quarto capitolo è dedicato a Cleopatra Selene of Mauretania, figlia di Cleopatra VII.

26 Vd. ad esempio Johnston 1936, p. 191 (da cui emerge la tendenza a cercare un filo conduttore tra le donne contemporanee e le donne del passato); Austin 1946, pp. 305-309 e Giannelli 1945. Si segnalano poi Wieand 1917, pp. 423-437, che tratta della «position of Women in the Late Roman Republic», proponendo una carrellata della principali figure femminili dell’epoca; Deutsch 1918, pp. 502-514 sulle «women of Caesar's family»; Deutsch 1929, pp. 218-222 sulla presunta relazione tra Cesare e Mucia.

27 Carcopino 1939, pp. 97-124.

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Alla vera svolta tuttavia si giunge negli anni Ottanta, in quanto è al 1986 che risale il fondamentale saggio pubblicato da Joan Scott: Gender: A Useful Category of Historical Analysis, dove il genere è definito

«a constitutive element of social relationships based on perceived differences between the sexes, and […]

a primary way of signifying relationships of power»

28

. È proprio in questo momento che avviene lo slittamento dal fare sistematicamente storia delle donne, ossia dallo studiare le vite e le azioni di queste, concepite separatamente dall’universo maschile, al fare storia di genere, ossia indagare anche la sfera maschile, le costruzioni reciproche delle identità di genere attraverso le pratiche sociali, le relazioni quotidiane e la complessità dei rapporti sociali. I Gender Studies dunque avviano la loro indagine sul modo in cui le società regolano e rappresentano la sfera maschile e quella femminile e contemporaneamente smantellano l’idea che il potere assoluto appartenga al maschile. Su questa scia, per quel che riguarda la storia antica, vengono pubblicati contributi come Sexual asymmetry: studies in ancient society nel 1987 da Josine Blok e Peter Mason e la monumentale Histoire des femmes in Occident a cura di Georges Duby e Michelle Perrot, pubblicata nel 1991 in cinque volumi, suddivisi secondo epoche cronologiche. Il primo, che tratta dell’Antichità, viene curato da Pauline Schmitt-Pantel: tale opera si propone di porre in rilievo la reale e concreta importanza delle donne (e non della donna al singolare) nella storia, focalizzando l’attenzione proprio sui rapporti fra i sessi.

Per quel che riguarda i convegni nel contesto europeo e italiano, va segnalato che il primo colloquio internazionale sulle donne si svolse in Gran Bretagna nel 1993, mentre in Italia, sul medesimo tema, nel 1986, e nuovamente nel 1988 a Torino, in ritardo dunque rispetto all’esperienza statunitense. Tuttavia in questi due casi non si percepisce troppo l’influenza dei Gender Studies o del femminismo, in quanto l’approccio utilizzato nell’ambito della storia della donne resta quello dominante

29

. Diversamente, un passo avanti sembra compiuto in occasione di un Convegno sulle figure femminili greche e romane tenutosi a Pesaro nel 1994

30

.

Negli anni Novanta, particolarmente incisiva risulta la monografia di Barbara McManus, Classics and Feminism: Gendering the Classics in cui viene fatto il punto della situazione su quanto appurato a livello teorico in merito allo studio della donna nel mondo antico negli ultimi decenni. Vengono riconosciuti e messi in luce i seguenti capisaldi: lo studio delle donne implica una contestualizzazione dei loro profili nel momento e nella realtà in cui vissero; va compiuto un lavoro di svisceramento e interpretazione delle fonti che si hanno a disposizione tenendo sempre presente che si ha a che fare con testimonianze di parte e frammentarie; le donne devono interessare in quanto tali; devono essere presi in considerazione non solo i fatti come accaduti e tramandati ma anche le cause, le relazioni che possono aver determinato precisi aspetti, atteggiamenti, azioni

31

. Tra la metà degli anni Ottanta e l’inizio degli anni 2000 vedono la luce anche una serie di studi sul ruolo del femminile e sul genere, si pensi soprattutto alla raccolta curata da Maurizio Bettini, Maschile/Femminile. Genere e ruoli nelle culture antiche (1985); alla monografia di Thomas Laqueur Making Sex: Body and Gender from the Greeks to Freud (1990)

32

e a quella di Matthew Kuefler, The Manly Eunuch (2001), sulla tarda antichità.

28 Scott 1986, pp. 1053-1075 (per la citazione vd. p. 1056). L’articolo è uno dei più letti e citati di sempre: appare in traduzione italiana già nel 1987 (vd. Il “genere”: un’utile categoria di analisi storica in «Rivista di storia contemporanea» 16 (4), 1987, pp. 560-586), ma a queste traduzioni ne seguirono altre. Per quel che riguarda un recente ripensamento del saggio, a 25 anni dalla pubblicazione vd. Fazio 2013, pp. 31-64.

29 Per i relativi Atti vd. Uglione 1987; Uglione 1989: tra i volti di coloro che animarono il dibattito si ricordino in particolar modo Eva Cantarella, Lellia Cracco Ruggini, Giovanna Garbarino e Gianna Petrone.

30 Per i relativi Atti vd. Raffaelli 1995.

31 McManus 1997, pp. 18-19.

32 L’opera è stata tradotta anche in italiano con il titolo L’identità sessuale dai Greci a Freud: per quel che riguarda il mondo antico si vedano i primi due capitoli. Laqueur mette in luce come fino al 1700-1800 la donna fosse concepita come la versione imperfetta dell’uomo: era pensato dunque un solo sesso, che si declinava come

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Dagli anni Ottanta ai giorni nostri una serie di studiose, tuttora attive, hanno continuato a produrre ricerca e contributi per ampliare le prospettive della storia di genere applicata all’antichità, indispensabile per una visione completa della società greca e romana. Gli studi sulle donne e sul genere infatti implicano la presa in esame ad ampio raggio di una serie di tematiche quali la famiglia antica, il matrimonio, il divorzio, i legami di parentela. Tra i nomi più importanti, nel quadro di un panorama internazionale, si possono certamente ricordare quello di Judith Hallett, autrice di Fathers and Daughters in Roman Society (1984), oltre che curatrice di molte raccolte e in particolar modo di un illuminante articolo del 1989 sulla percezione della donna as Same o as Other

33

. Si ricordano poi Suzanne Dixon, nota per le monografie The Roman Mother e The Roman Family degli anni ’80-’90

34

; Susan Treggiari, a cui non solo si deve l’imponente The Roman Marriage

35

ma anche una serie di studi che pongono al centro dell’attenzione la vita privata di Cicerone e le sue relazioni familiari

36

; Amy Richlin, in particolar modo per The Garden of Priapus (1986), che riflette sull’aggressività degli atteggiamenti sessuali e sulle loro connessioni con la satira

37

e Lin Foxhall, sebbene si sia interessata più specificatamente al mondo greco che a quello romano

38

. Per quel che riguarda le studiose italiane si ricordino in primo luogo Eva Cantarella, attiva sin dagli anni Ottanta per gli studi di genere, con particolare interesse per il diritto

39

, e Francesca Cenerini che, in virtù della sua formazione, ha ricostruito i profili delle donne romane antiche e riflettuto sui loro ruoli, partendo da testimonianze epigrafiche e archeologiche

40

. Particolarmente proficue sono risultate le sue collaborazioni con Francesca Rohr Vio, attiva all’Università Ca’ Foscari di Venezia: si segnala in particolar modo la raccolta Matronae in domo et in re publica agentes. Spazi e occasione dell’azione femminile nel mondo romano tra tarda repubblica e primo impero, frutto di un convegno tenutosi presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia nell’ottobre 2014

41

. Qui sono stati presentati i risultati delle ricerche prodotte dal “Groupe International d’Etudes sur les Femmes et la Famille dans la Rome Antique” (Gieffra), italo-francese, impegnato a promuovere gli studi sulle donne e sulla famiglia nel mondo romano attraverso l’analisi delle fonti antiche

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. In tale panorama di studi contemporanei, particolarmente attivi e incisivi, vanno ricordate anche le figure

perfetto o imperfetto. Dall’1800 invece si passa all’idea che vi fossero due sessi, quello maschile e quello femminile, ciascuno con i propri caratteri. Sin dai tempi greci, comunque, l’uomo e la donna sono considerati opposti: l’uomo è migliore perché freddo, razionale, mentre la donna peggiore perché calda, irrazionale.

33 Hallett 1984; 1989, pp. 59-78. Di Judith Hallett si ricordi anche la curatela, congiuntamente a Marilyn Skinner, della raccolta Roman Sexualities (1997).

34 Dixon 1988; 1992.

35 Treggiari 1991.

36 Vd. in particolar modo la monografia sulle donne della famiglia di Cicerone (Treggiari 2007) di cui si avrà modo di parlare più ampiamente in seguito, oltre che contributi come Treggiari 1998, pp. 1-23; 2005, pp. 9-35.

37 Di questa autrice si ricordi anche il contributo The Fragments of Terentia (2013, pp. 93-118) in cui riflette sulle lettere purtroppo perdute scritte dalla moglie dell’arpinate.

38 Vd. in particolar modo Foxhall 2013 per quel che riguarda soprattutto la parte romana.

39 Tra i suoi contributi più famosi vd. Cantarella 1985; 1986; 1996 a.

40 Di Francesca Cenerini sono in particolar modo note le monografie La donna romana (Cenerini 2009 a) finalizzata a indagare come questa venga descritta, secondo modello e realtà, e Dive e Donne (Cenerini 2009 b), sulle donne di età imperiale. Altri contributi di rilievo della studiosa, in particolar modo nel contesto della presente tesi sono Cenerini 2009 c, pp. 31-40; 2012 a, pp. 99-111; 2012 b, pp. 101-120; 2014, pp. 15-30.

41 Come si avrà modo di vedere nel corso dell’elaborato e come la bibliografia ben testimonia, si ricorre spesso in questa sede alla produzione scientifica di Francesca Rohr Vio, per il convergere di interessi sul medesimo arco cronologico, quello tardo repubblicano e conseguentemente per il certo rilievo di cui sono investite le fonti letterarie e soprattutto quella ciceroniana.

42 Tra i soci promotori della ricerca si ricordano, oltre le stesse Francesca Cenerini e Francesca Rohr Vio, anche François Chausson, attivo all’Université de Paris 1 Panthéon-Sorbonne e Isabelle Cogitore, attiva all’Université de Grenoble-Alpes.

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di Emily Hemelrijk e Rosa María Cid López

43

. Vale poi la pena segnalare la rivista online con cadenza annuale (a partire dal 2011) «EuGesta» nata con l’obiettivo di coordinare le numerose ricerche europee sugli studi di genere nell’antichità e contemporaneamente conferire a questi grande visibilità.

Tracciata una panoramica generale dello stato di avanzamento degli studi di genere applicati al mondo antico con particolare attenzione a quello romano, appare utile considerare sino a che punto eventualmente questi si siano interessati alla figura dell’arpinate, in relazione soprattutto ai suoi rapporti con le donne che menziona nella sua produzione letteraria, e soprattutto al modo in cui le descrive. Va ancora una volta ribadita la mancanza di uno studio sistematico sulle donne dell’Epistolario ciceroniano, operazione invece realizzata, come testimoniano ben due recenti monografie, per l’Epistolario pliniano

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. Oltre a ciò appare significativo far notare quanto emerge dallo spoglio bibliografico sulle donne romane effettuato in tempi recenti da Nicola Criniti: un paragrafo della rassegna, infatti, prende in esame i contributi sulla donna nelle opere letterarie dei principali autori latini. Sono elencati, fra gli altri, Plauto, Lucrezio, i poeti neoterici, Livio, Seneca, Giovenale e Marziale, Plinio il Vecchio e il Giovane, Tacito e Svetonio.

Impossibile quindi non notare il silenzio sulla figura di Cicerone, che da una parte va considerato sintomatico del fatto che per gli autori sopracitati i contribuiti siano più sistematici; dall’altra è ingiusto in quanto può facilmente essere integrato con qualche riferimento bibliografico. Basti pensare all’imponente monografia di Susan Treggiari su Terentia, Tullia and Publilia: the women of Cicero’s family (2007)

45

, che ha fatto il punto della situazione sui numerosi studi sul conto delle donne più vicine a Cicerone. Alcune figure femminili dell’Epistolario ciceroniano hanno suscitato l’interesse degli studiosi in tempi molto più lontani: si pensi a Caerellia, la misteriosa corrispondente dell’arpinate, sul conto della quale esce un articolo già negli anni Quaranta

46

, e Caecilia Attica, figlia del corrispondente di elezione dell’arpinate, di cui si scrive negli anni Sessanta

47

. Entrambi i contributi mirano a una ricostruzione della vita dei personaggi in questione, partendo dalle uniche fonti sul loro conto, ovvero quelle epistolari: d’altra parte allora i tempi non erano ancora maturi per un approccio metodologico di genere. Di natura ben differente può essere invece considerato un articolo del 2013 che indaga le ricorrenze dei termini mulier, femina, uxor, coniux comparativamente nell’Epistolario ciceroniano e pliniano

48

. Quest’ultimo infatti mostra come l’immagine femminile fosse costruita, proposta e catalogata, attraverso specifici usi linguistici da autori di sesso maschile.

Non va dunque creduto che non sia sorto alcun tipo di interesse attorno a Cicerone e alle donne con cui si relazionò: piuttosto si riscontra un trattamento settoriale del tema e la mancanza di una prospettiva generale e globale. Inoltre, alcune donne hanno riscosso maggiore successo di altre presso la storiografia moderna: si tratta certamente di quelle più a stretto contatto con l’arpinate, sia per vincoli familiari sia di amicizia. Nell’ottica per cui si affronta l’Epistolario da una prospettiva generale, collettiva e globale, si potranno valorizzare le figure femminili “minori”, ossia i profili di coloro che hanno ricevuto un numero esiguo di menzioni, talvolta una soltanto, ovvero di coloro che non avevano stretti legami di parentela con l’arpinate, la cui identità non sempre risulta chiara. Si dovrà dunque partire dal presupposto

43 Vd. soprattutto Hemelrijk 1999 sull’educazione culturale delle donne romane; 2004 per riflessioni su femminilità e mascolinità. A tal proposito va segnalato che negli ultimi decenni hanno ricevuto particolare successo gli studi su questo tema, come testimoniano le monografie di Williams 1999 e McDonnell 2006. Vd.

Cid López 2009, pp. 155-182 (si consideri che la studiosa è la curatrice dell’intera raccolta) per uno studio sulla maternità.

44 Vd. Carlon 2011 e Shelton 2013: in queste monografie non è contemplato un repertorio prosopografico per le figure femminili analizzate.

45 Treggiari 2007.

46 Austin 1946, pp. 405-409.

47 Leon 1962, pp. 35-37.

48 Hindermann 2013, pp. 143-161.

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17

di indagare tutte le donne nella stessa misura, per vedere se anche dal profilo delle più trascurate, delle meno “famose”, emergano dati interessanti, più incisivi e innovativi di quanto si potesse pensare.

Guardando alla restante produzione letteraria dell’arpinate, e in particolar modo a quella oratoria, emerge che vi sono “donne ciceroniane” che hanno goduto di una grande fortuna sia presso gli autori antichi posteriori a Cicerone, sia presso la storiografia moderna. Si pensi ad esempio a Clodia e Fulvia, rispettivamente amante e moglie di Clodio e Marco Antonio, principali nemici dell’arpinate: entrambe sono menzionate anche all’interno dell’Epistolario. Tuttavia nelle Orazioni sono citate più frequentemente, e caratterizzate in modo più marcato, poiché l’obiettivo di Cicerone è demolire e delineare negativamente le loro controparti maschili. Questo avviene attraverso la strategia dell’inversione di genere, ovvero attraverso una femminilizzazione di questi uomini e una mascolinizzazione delle figure femminili, abituate ad agire in modo sfrenato e inumano, poco adatto al loro sesso

49

. Proprio alla luce di questo emerge che le opere retoriche presentano all’apparenza un terreno più fertile per quel che riguarda gli studi di genere, fatto che giustifica come nel tempo siano state più indagate secondo questa prospettiva

50

. Andrà dunque compreso se anche l’Epistolario presenti interessanti risorse, magari sottovalutate.

1.3. L’agire femminile nella tarda repubblica romana: un campo d’indagine già battuto o nuove possibili prospettive?

________________________________________________________________________________

Nel panorama degli studi sulla donna romana, va rilevato che, oltre alle donne della famiglia imperiale, le più studiate ed esaminate sono quelle vissute nella tarda repubblica, in quanto quest’epoca si configura come un periodo di cambiamento dal punto di vista politico, e di conseguenza sociale

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. Questo implica che anche la condizione e la posizione della donna, all’interno della famiglia e più generalmente della società, muti. Le fonti che descrivono tali andamenti del tempo sono perlopiù quelle letterarie, come si è già avuto modo di vedere: si pensi alle testimonianze veicolate dai racconti di Sallustio, Cicerone, Cassio Dione, Appiano, Plutarco etc., che trattano di importanti momenti come la congiura di Catilina e le guerre

49 Sul meccanismo per cui delineare negativamente una donna equivale a esprimere un concetto negativo anche sulle figure maschili ad essa connesse vd. Cooper 1992, pp. 150-164. Secondo Hillard 1989, pp. 165-182 tale strategia in realtà innesca un meccanismo che per i posteri può creare non pochi problemi di decifrazione del reale spazio che le donne occuparono. Secondo lo studioso infatti le donne sono dipinte tanto attive politicamente perché questo fa in modo che la loro immagine appaia del tutto innaturale, non consona al sesso femminile ma a quello maschile: si tratterebbe dunque di donne smodate, fuori posto, che i rispettivi uomini non hanno saputo controllare. Alle fonti che sono giunte dunque va applicato un filtro, che consente di discernere ciò che realmente accadde da ciò che contribuiva a una precisa costruzione retorica.

50 Si considerino i seguenti contributi, che mettono in luce la costruzione del maschile e del femminile da parte di Cicerone nel contesto della sua produzione retorica: Campanile 2017, pp. 52-64; Ige 2003, pp. 45-57; Myers 2003, pp. 337-352; Seager 2014, pp. 226-240.

51 Questo è testimoniato da una serie di studi fra cui: Dixon 1983, pp. 91-112; Hillard 1992, pp. 37-64; Gafforini 1992, pp. 153-172; Cluett 1998, p. 67-84; Soraci 2013, pp. 81-108; Cenerini & Rohr Vio 2016; Bielman Sánchez, Cogitore, Kolb, 2016. Stando a Hillard 1989, pp. 165-182 le fonti che veicolano informazioni sul ruolo occupato dalle donne nella società e nella politica del tempo vanno ben ponderate e analizzate: gli autori antichi infatti potrebbero aver avuto buon gioco a ingigantire la partecipazione attiva femminile solo per sminuire la controparte maschile in esame.

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civili. Focalizzandoci su questi aspetti, si riscontra che, effettivamente, all’interno dell’Epistolario ciceroniano, sono menzionati casi di donne che si sono distinte per aver compiuto qualche azione incisiva a livello politico, o per aver intrattenuto importanti relazioni con membri delle élite del tempo, o ancora perché al centro di qualche controversia giuridica. La preziosità di queste notizie non è sfuggita negli ultimi decenni a coloro che si sono interessati all’evoluzione e al mutamento della condizione femminile nel mondo romano: che la donna improvvisamente riesca, con le proprie azioni, più o meno dirette, a influenzare gli andamenti politici del tempo, e che possa prendere in autonomia la decisione, ad esempio, di divorziare e far testamento, certamente la pone in una posizione di riguardo, che merita un certo approfondimento.

Per questo motivo, quando si tratta, nel corso dell’elaborato, di ciò che le donne romane hanno fatto, di come si sono comportate, di come hanno agito, ci si confronta con una buona quantità di bibliografia moderna che già ha indagato o affrontato questo tema. In primo luogo interessa esaminare fino a che punto e in che modo le donne hanno influenzato la vita politica del tempo, pista d’indagine già ampiamente battuta. Un caso eclatante può essere rappresentato da Servilia, madre di Bruto, che non solo ebbe una certa ingerenza nella vita e nella carriera del figlio, ma più generalmente nella storia dell’epoca, se si considera che nell’estate 44 a.C. promise di far annullare un senatus consultum che, secondo il suo punto di vista, avrebbe danneggiato la carriera e la vita del figlio. In secondo luogo, interessa mettere in luce come le donne abbiano agito a livello sociale, evidenziando le relazioni che hanno mantenuto l’una con l’altra, oltre che con uomini eminenti del tempo, e soprattutto a quale fine e scopo lo abbiano fatto. Tale prospettiva di ricerca ha suscitato particolare interesse in tempi recenti

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. In terzo luogo va compreso il campo di azione, a livello giuridico e economico, delle donne: l’Epistolario presenta infatti una serie di casi di donne capaci di decidere autonomamente e incisivamente come gestire le proprie finanze, capaci di accalappiarsi denaro o eredità che non spettavano loro, capaci di influenzare attraverso decisioni testamentarie la condizione dei loro eredi

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. Riferimenti a tali tematiche si trovano in monografie o opere di interesse giuridico-economico, che hanno spesso usato l’Epistolario ciceroniano come fonte

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: non si dimentichi infatti la formazione giuridica dello stesso Cicerone, e dunque il suo interesse per questi aspetti.

Anche in questo caso però si tratta di contributi sparsi, affrontati con una prospettiva differente e non affiancati l’uno all’altro al fine di condurre un confronto.

Da queste considerazioni si giunge a concludere che, effettivamente, le donne dell’Epistolario ciceroniano sono già state indagate in virtù del loro essere donne vissute in un’epoca come la tarda repubblica: in questo contesto, hanno agito politicamente, socialmente, economicamente e giuridicamente. Tuttavia in questa sede ci si propone di riesaminare ciascun caso, ponendo in rilievo eventuali aspetti sinora trascurati, sfuggiti o non debitamente approfonditi. Inoltre, si intende mettere a confronto ciascun profilo e indagare non solo l’oggettività di ogni azione ma anche il modo in cui questa è stata interpretata dalla società del tempo, oltre che in primo luogo da Cicerone. Infine, non va sottovalutato il potere costituito dall’offrire un’ampia e ricca visione d’insieme.

52 Lo dimostra in particolar modo il contributo di Kunst 2016, pp. 197-216.

53 Si pensi ai casi di Oppia, Turpilia e Livia.

54 Contributi sparsi a queste tematiche si trovano in monografie come Champlin 1991; Fayer 1994; 2005;

Verboven 2002; Ioannatou 2006, che non pongono la donna al centro della loro indagine. Secondo questa prospettiva invece vd. Gardner 1986; 1998.

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