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Academic year: 2022

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(1) . RASSEGNA STAMPA 20-10-2018 1. ANSA Nel 2017 cinque miliardi spesi per farmaci oncologici in Italia 2. REPUBBLICA.IT Le nuove terapie oncologiche non sono solo un costo 3. CORRIERE.IT Cancro, costi elevati e troppi ritardi nell’arrivo dei nuovi farmaci 4. QUOTIDIANO SANITA' Tumori. Aiom: “Nel 2017 spesi 5 mld per i farmaci in Italia. Risparmi da nuove terapie 5. QUOTIDIANO SANITA' Oncologia. Verso una ridefinizione del valore e del prezzo dei farmaci 6. LIBERO QUOTIDIANO.IT Cancro e inquinamento in Italia, maglia nera per i tumori infantili 7. QUOTIDIANO SANITÀ Spesa farmaceutica. Il tetto non regge: nei primi 6 mesi del 2018 sforato di oltre 1 mld 8. QUOTIDIANO SANITA' Assistenza ospedaliera. In Italia qualità sopra la media Ue, ma anche la spesa 9. ADN KRONOS Sanità: osteoporosi, si cura solo il 20% di chi ne avrebbe bisogno 10. LA STAMPA Prescrizioni allegre di farmaci ogni anno si sprecano 3 miliardi.

(2) 19-10-2018 . 513.678. http://www.ansa.it/. . 1HOFLQTXHPLOLDUGLVSHVLSHU IDUPDFLRQFRORJLFLLQ,WDOLD Rappresentano il 7% del costo totale della malattia, ma grandi risparmi da nuove terapie. Il costo dei farmaci anticancro è in costante crescita nel nostro Paese. In cinque anni (2013-2017) la spesa per le terapie contro i tumori è passata da 3,6 a 5 miliardi di euro. Un incremento che si registra anche a livello globale, visto che nel mondo nel 2017 queste uscite hanno raggiunto i 133 miliardi di dollari (erano 96 nel 2013). Dall'altro lato, però, in Italia i farmaci antitumorali rappresentano soltanto il 7% del costo totale del cancro (che include anche le spese sociali, il mancato reddito del malato e delle persone che prestano assistenza e altri costi indiretti). Non solo. Queste molecole antitumorali hanno consentito di ottenere importanti risparmi sulla spesa sanitaria totale, quantificabili nel nostro Paese in circa un miliardo e 500 milioni di euro in un quinquennio (20132017), riducendo ad esempio il numero delle ospedalizzazioni e il costo di altre prestazioni e migliorando la qualità di vita dei pazienti. A calcolare il.

(3) risparmio determinato dalle nuove terapie farmacologiche è l'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) in occasione del congresso della Società europea di Oncologia medica (Esmo). A Oggi la nuova frontiera della lotta ai tumori, affermano gli oncologi, è costituita dall'oncologia di precisione e la sfida è proprio poter garantire a tutti i pazienti le cure migliori in tempi brevi. Un obiettivo su cui si confrontano più di 24mila esperti presenti all'ESMO 2018. "Nel periodo 2012-2016 nel mondo sono state lanciate 55 nuove molecole anticancro - spiega Stefania Gori, presidente nazionale AIOM -. L'Italia, che ha consentito l'accesso a 36 di queste terapie entro il 2017, si colloca al quarto posto dopo gli Stati Uniti (47), Germania (44) e Regno Unito (41). Si tratta di un risultato molto importante, ma resta fondamentale - conclude anche incentivare la prevenzione ed i corretti stili di vita agendo a 360 gradi per contrastare le patologie oncologiche". (ANSA). .                   .

(4) . . 19-10-2018 Lettori 1.658.567.  http://www.repubblica.it/. /HQXRYHWHUDSLHRQFRORJLFKH QRQVRQRVRORXQFRVWR. Nel 2017 in Italia sono stati spesi 5 miliardi per i farmaci, che rappresentano il 7% della spesa del cancro. Al Congresso della European Society for Medical Oncology, AIOM ribadisce che i nuovi medicinali possono far risparmiare il sistema Se è vero che negli ultimi cinque anni, dal 2013 al 2017, a causa del costante aumento del costo dei farmaci, la spesa per le terapie contro i tumori è passata da 3,6 a 5 miliardi di euro, è altrettanto vero che in Italia questa voce rappresenta soltanto il 7% del costo totale del cancro. I medicinali quindi non rappresentano la voce che pesa di più nel conto globale, ma soprattutto le molecole innovative hanno permesso di risparmiare circa un miliardo e 500 milioni di euro, riducendo per esempio il numero delle ospedalizzazioni e il costo di altre prestazioni, e migliorando la qualità di vita dei pazienti. Quando parliamo di nuove terapie oncologiche, quindi, dobbiamo guardare all’intero sistema e non considerarle solo un costo. È la posizione dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) ribadita durante il congresso della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO, European Society for Medical Oncology), che si apre oggi a Monaco..

(5) ‡1829(7(5$3,( Delle 55 nuove molecole anticancro lanciate nel mondo nel periodo 2012-2016, in Italia, al 2017, ne sono arrivate 36. Siamo quarti dopo Stati Uniti (47), Germania (44) e Regno Unito (41) e davanti a Francia (35), Canada (33) e Spagna (31). “Si tratta di un risultato molto importante, anche perché il nostro sistema sanitario è universalistico e garantisce le cure a tutti cittadini, a differenza di quanto avviene ad esempio negli USA. Però non si può considerare soltanto il parametro ‘costo’ senza analizzare il risultato che ne deriva”, ha commentato Stefania Gori, Presidente nazionale AIOM e Direttore dipartimento oncologico, IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar. “Se riusciamo a selezionare i pazienti che possono beneficiare maggiormente da queste terapie la loro efficacia ci garantisce un miglioramento della sopravvivenza dei pazienti e anche della loro qualità di vita”, spiega Giordano Beretta, Presidente eletto AIOM e Responsabile Oncologia Medica Humanitas Gavazzeni di Bergamo. “Riusciamo a tenere sotto controllo i sintomi, a cronicizzare la malattia. E così i pazienti possono in alcuni casi tornare al lavoro o condurre una vita il più normale possibile”. In questo modo, per esempio, è possibile abbassare i costi sociali e previdenziali associati alle malattie oncologiche. “Sempre nell’ottica della sostenibilità, l’oncologia non si deve preoccupare solo della terapia ma agire già a livello della prevenzione così da ridurre il numero di malati e poter trattare quelli che sviluppano delle patologie con maggiori fondi e quindi con farmaci innovativi”, aggiunge Beretta. ‡/¶25*$1,==$=,21(&+(0$1&$ Le Reti oncologiche consentirebbero di assistere in maniera adeguata ogni paziente razionalizzando i costi, con una riduzione degli sprechi. Peccato che siano una realtà solo in alcune Regioni. AIOM chiede quindi azioni concrete per delineare i PDTA (percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali) per patologia e identificare indicatori che permettano una costante valutazione delle performance sanitarie regionali. Indicatori che siano facilmente estraibili dai flussi amministrativi e ‘condivisi’ tra società scientifiche, oncologi e Istituzioni. “Una organizzazione sanitaria adeguata può incidere sulla sopravvivenza dei pazienti in modo incredibile. Essere curate in ospedali ad alto volume di attività aumenta i tassi di sopravvivenza a 5 anni delle donne con carcinoma mammario, così come una gestione multidisciplinare di queste pazienti può permettere di ridurre del 18% la mortalità per questa neoplasia a 5 anni”, conclude Gori. .

(6) 19-10-2018 . Lettori 1.261.686. https://www.corriere.it/salute/. CONVEGNO EUROPEO ONCOLOGIA 2018. &DQFURFRVWLHOHYDWLHWURSSLULWDUGL QHOO¶DUULYRGHLQXRYLIDUPDFL Il congresso europeo si apre con un richiamo alle diseguaglianze in Ue. In Italia la spesa per le terapie contro i tumori è passata da 3,6 a 5 miliardi di euro in cinque anni di Vera Martinella. Alcuni Paesi europei impiegano il doppio di altri per mettere a disposizione dei malati di cancro una nuova terapia e la decisione di rimborsare una molecola già approvata dalle autorità europee competenti in alcuni Stati può richiedere oltre un anno. E’ quanto emerge da un’indagine presentata questa mattina a Monaco di Baviera in apertura del congresso annuale della European Society for Medical Oncology (Esmo), che riunisce in Germania più di 24mila oncologi da tutto il mondo.Una volta che l’Ema, la European Society for Medicines, dà il via libera a un nuovo farmaco, infatti, nella maggior parte dei Paesi (fra i quali l’Italia) viene avviato un complesso iter burocratico che, valutando il costo e l’efficacia della cura, deve portare all’effettiva decisione da parte di ogni singola nazione se includere o meno il medicinale fra quelli che verranno rimborsati ai cittadini.. 7HPSLOXQJKLSHUDSSURYDUHLQXRYLIDUPDFL Per l’indagine illustrata ad Esmo, i ricercatori guidati da specialisti dell’Harvard Medical School, hanno preso in considerazione tutte le nuove medicine anticancro approvate da Ema tra gennaio 2007 e dicembre 2016 e poi hanno valutato i tempi di approvazione delle autorità competenti per.

(7) ora solo in Inghilterra, Francia, Germania e Scozia. La decisione, in media, ha richiesto 405 giorni in Inghilterra, 384 in Scozia, 209 in Germania e 118 in Scozia. Secondo le statistiche, i tempi sono più rapidi quando il farmaco viene segnalato come «altamente innovativo» perché comporta un elevato beneficio per i malati (secondo la valutazione di una specifica graduatoria (la Esmo Magnitude of Clinical Benefit Scale) e quasi tutte le cure rientranti in questa categoria sono state rimborsate (il 100% in Germania, il 95% in Scozia, il 92% in Inghilterra e il 90% in Francia)..  /DVLWXD]LRQHLWDOLDQDQXRYHPROHFROHVXGLVSRQLELOL. Ci vogliono anni per studiare, mettere a punto e sperimentare un nuovo farmaco anticancro. Quando finalmente si verifica la sua efficacia inizia l’iter burocratico: dapprima deve essere autorizzato dall’Ema, poi dalle singole istituzioni nazionali, quali l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) nel nostro Paese, dove poi si aggiungono altri due passaggi, uno a livello di istituzioni regionali e, infine, un ulteriore revisione del singolo ospedale.Così, secondo un indagine del 2015, si possono perdere in Italia quasi tre anni perché le cure arrivino ai malati: decisamente troppi, soprattutto se si considera che in molti casi si tratta di terapie indicate per chi ha un tumore in stadio avanzato o non trae alcun beneficio dalle cure già disponibili. Ma rinviando con passaggi burocratici l’effettiva disponibilità dei costosi (spesso costosissimi) innovativi farmaci oncologici si rimandano anche le spese che il Sistema sanitario deve sostenere.«La situazione però oggi è migliorata – dice Stefania Gori, presidente nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) -. Nel periodo 2012-2016 nel mondo sono state lanciate 55 nuove molecole anticancro: l’Italia, che ha consentito l’accesso a 36 di queste terapie entro il 2017». Il nostro Paese si colloca al quarto posto come numero di nuovi farmaci approvati dopo gli Stati Uniti (47), Germania (44) e Regno Unito (41) e davanti a Francia (35), Canada (33) e Spagna (31). «Si tratta di un risultato molto importante, anche perché il nostro sistema sanitario è universalistico e garantisce le cure a gratis tutti cittadini, a differenza di quanto avviene ad esempio negli Usa precisa Gori, che è direttore del Dipartimento oncologico all’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona) -. Però non si può considerare soltanto il parametro “costo” senza analizzare il risultato che ne deriva. Anche perché in Italia i farmaci antitumorali rappresentano soltanto il 7 per cento del costo totale del cancro (che include anche le spese sociali, il mancato reddito del malato e delle persone che prestano assistenza e altri costi indiretti). E le molecole antitumorali hanno consentito di ottenere importanti risparmi sulla spesa sanitaria totale, quantificabili nel nostro Paese in circa un miliardo e 500 milioni di euro in un quinquennio (20132017), riducendo ad esempio il numero delle ospedalizzazioni e il costo di altre prestazioni e migliorando la qualità di vita dei pazienti».. /DVSHVDSHULIDUPDFLDQWLFDQFUROLHYLWDLQWXWWRLOPRQGR Il costo dei farmaci anticancro è in costante crescita nel nostro Paese. In cinque anni (2013-2017) la spesa per le terapie contro i tumori è passata da 3,6 a 5 miliardi di euro. Un incremento che si registra anche a livello globale, visto che nel mondo nel 2017 queste uscite hanno raggiunto i 133 miliardi di dollari (erano 96 nel 2013). «Il prezzo di un medicinale in Italia è oggetto di contrattazione tra il nostro ente regolatore Aifa e le aziende farmaceutiche - spiega Gori -. Da vari anni vengono applicati da Aifa meccanismi di rimborsabilità che legano più o meno direttamente il.

(8) pagamento dei farmaci alla loro reale efficacia nella pratica clinica. In questo modo il nostro Servizio sanitario è riuscito fino a oggi a sostenere l’arrivo dei nuovi farmaci efficaci contro il cancro. Nel 2017, inoltre, sono stati pubblicati i nuovi criteri attraverso cui l’Aifa valuta la reale “portata d'innovazione” per identificare quei medicinali che possono rientrare nel Fondo per i farmaci oncologici innovativi».. ,OGHLSD]LHQWLLWDOLDQLYLYRFLQTXHDQQLGRSRODGLDJQRVL «E i risultati ottenuti oggi in Italia sono molto buoni - afferma Giordano Beretta, presidente eletto Aiom -. Nel 2018 nel nostro Paese sono stimati 373.300 nuovi casi di tumore: una crescita in termini assoluti (perché aumenta la parte di popolazione anziana), ma a fronte di una stabilità nel numero annuale di morti per tumore e di un aumento della sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi rispetto agli anni Novanta. Il 63% dei pazienti che hanno avuto il cancro è infatti vivo cinque anni dopo la diagnosi, percentuale che pone l’Italia al vertice in Europa (dove la media è 57%). Le Reti oncologiche, mettendo in rete le strutture sanitarie, permettono infatti un’assistenza adeguata di ogni paziente razionalizzando al contempo i costi, con una riduzione degli sprechi – conclude Beretta, responsabile dell’Oncologia Medica di Humanitas Gavazzeni a Bergamo -. È necessario, quindi, delineare i PDTA (percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali) per patologia e identificare indicatori che permettano una costante valutazione delle performance sanitarie regionali»..

(9) 19-10-2018 Lettori 39.000. http://www.quotidianosanita.it/. 7XPRUL$LRP³1HOVSHVLPOGSHUL IDUPDFLLQ,WDOLD5LVSDUPLGDQXRYHWHUDSLH´ $0RQDFRLO&RQJUHVVRGHOOD(XURSHDQ6RFLHW\IRU0HGLFDO2QFRORJ\FRQSLGL PLODRQFRORJL6WHIDQLD*RULSUHVLGHQWH$LRP³,QFLQTXHDQQLOHPROHFROH LQQRYDWLYH KDQQRFRQVHQWLWRGLHYLWDUHXVFLWHSHUXQPLOLDUGRHPH]]RJUD]LHD XQDULGX]LRQHGHOOHRVSHGDOL]]D]LRQLHGHOOHDOWUHSUHVWD]LRQL´  Il costo dei farmaci anticancro è in costante crescita nel nostro Paese. In cinque anni (20132017) la spesa per le terapie contro i tumori è passata da 3,6 a 5 miliardi di euro. Un incremento che si registra anche a livello globale, visto che nel mondo nel 2017 queste uscite hanno raggiunto i 133 miliardi di dollari (erano 96 nel 2013). Dall’altro lato, però, in Italia i farmaci antitumorali rappresentano soltanto il 7% del costo totale del cancro (che include anche le spese sociali, il mancato reddito del malato e delle persone che prestano assistenza e altri costi indiretti). Non solo. Queste molecole antitumorali hanno consentito di ottenere importanti risparmi sulla spesa sanitaria totale, quantificabili nel nostro Paese in circa un miliardo e 500 milioni di euro in un quinquennio (2013-2017), riducendo ad esempio il numero delle ospedalizzazioni e il costo di altre prestazioni e migliorando la qualità di vita dei pazienti. Oggi la nuova frontiera della lo tta ai tumori è costituita dall’oncologia di precisione e la sfida è poter garantire a tutti i pazienti le cure migliori in tempi brevi. Un obiettivo su cui si confrontano più di 24mila esperti al congresso della Società Europea di Oncologia Medica (Esmo, European Society for Medical Oncology), che si apre oggi a Monaco. “Nel periodo 2012-2016 nel mondo sono state lanciate 55 nuove molecole anticancro spiega 6WHIDQLD*RUL, Presidente nazionale Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica) e Direttore dipartimento oncologico, IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar -. L’Italia, che ha consentito l’accesso a 36 di queste terapie entro il 2017, si colloca al quarto posto dopo gli Stati Uniti (47), Germania (44) e Regno Unito (41) e davanti a Francia (35), Canada (33) e Spagna (31). Si tratta di un risultato molto importante, anche perché il nostro sistema sanitario è universalistico e garantisce le cure a tutti cittadini, a differenza di quanto avviene ad esempio negli USA. Però non si può considerare soltanto il parametro ‘costo’ senza analizzare il risultato che ne deriva”. “E i risultati ottenuti oggi in Italia sono molto buoni - afferma *LRUGDQR%HUHWWD, Presidente eletto Aiom e Responsabile Oncologia Medica Humanitas Gavazzeni di Bergamo -. Nel 2018 nel nostro Paese sono stimati 373.300 nuovi casi di tumore (194.800 uomini e 178.500 donne): una crescita in termini assoluti (perché aumenta la parte di popolazione anziana), ma a fronte di una stabilità nel numero annuale di morti per tumore e di un aumento della sopravvivenza a 5 anni dalla.

(10) diagnosi rispetto agli Anni Novanta. Il 63% dei pazienti che hanno avuto il cancro è infatti vivo a cinque anni, percentuale che pone l’Italia al vertice in Europa (57%)”. “Per affrontare la malattia ‘cancro’, non dobbiamo comunque limitare la nostra attenzione solo ai costi del farmaco antitumorale – continua il Presidente Gori -. È necessario, invece, avere una visione globale: devono quindi essere potenziati gli investimenti in prevenzione (agire su stili di vita scorretti potrebbe ad esempio dimezzare nei prossimi decenni il numero di nuove diagnosi di tumore in Italia) e le Reti oncologiche devono diventare realtà in tutte le Regioni italiane”.. “Le Reti oncologiche, mettendo in rete le strutture sanitarie, permettono infatti un’assistenza adeguata di ogni paziente razionalizzando al contempo i costi, con una riduzione degli sprechi – sottolinea Giordano Beretta -. È necessario, quindi, delineare i Pdta (percorsi diagnosticoterapeutici assistenziali) per patologia e identificare indicatori che permettano una costante valutazione delle performance sanitarie regionali”. “È inoltre essenziale che tali indicatori siano idonei e anche facilmente estraibili dai flussi amministrativi. E ancor più: che siano ‘condivisi’ tra società scientifiche, oncologi e Istituzioni (Agenas e Ministero della Salute) - continua il Presidente Gori -. Una organizzazione sanitaria adeguata può incidere infatti sulla sopravvivenza dei pazienti in modo incredibile. Essere curate in ospedali ad alto volume di attività aumenta i tassi di sopravvivenza a 5 anni delle donne con carcinoma mammario, così come una gestione multidisciplinare di queste pazienti può permettere di ridurre del 18% la mortalità per questa neoplasia a 5 anni”. “Questi risultati – conclude il Presidente Gori – sono stati evidenziati in Belgio e in Gran Bretagna, ma ci offrono una dimensione di ciò che è ottenibile attivando un’organizzazione sanitaria oncologica adeguata, razionale e di qualità”.. .

(11) . 19-10-2018 Lettori 39.000. http://www.quotidianosanita.it/. 2QFRORJLD9HUVRXQDULGHILQL]LRQHGHO YDORUHHGHOSUH]]RGHLIDUPDFLLQXQ FRQWHVWRGLORWWDDJOLVSUHFKL ,QRFFDVLRQHGHOFRQJUHVVRHXURSHRGLRQFRORJLD (602

(12) LQFRUVRD0RQDFRJOLHVSHUWLGHOO¶$,20 $VVRFLD]LRQH,WDOLDQD2QFRORJLD0HGLFD

(13) WUDFFLDQRXQELODQFLRGHOO¶LPSDWWRHFRQRPLFRGHL IDUPDFLLQQRYDWLYLHGHOLQHDQRXQDVHULHGLSRVVLELOLD]LRQLYROWHDWDJOLDUHJOLVSUHFKLPDDQFKHD GHILQLUHQXRYLFULWHULSHULOULPERUVRGHLIDUPDFL&KHLGHDOPHQWHDQGUHEEHURGLVFXVVLDOLYHOOR FHQWUDOHHXURSHRPDJDULGDXQDFRPPLVVLRQHDODWHUHGHOO¶(0$. Curare il tumore costa. Tanto, a volte troppo per quelle che sono le risorse disponibili. Dal 2013 al 2017, la spesa per le terapie oncologiche nel nostro Paese è passata da 3,6 a 5 miliardi , a livello mondiale da 96 a 133 miliardi di dollari. Gli esperti però fanno notare che la spesa farmaceutica rappresenta appena il 7% del costo totale del cancro, andando a considerare anche le spese sociali, di mancato reddito, il costo dei care giver e altri costi indiretti. Un paziente che guarisce o che tiene sotto controllo la sua patologia con una buona qualità di vita e pochi effetti collaterali è inoltre una persona che può riprendere la sua attività lavorativa e anche questo va considerato nei costi, anzi, nei risparmi sulla spesa sanitaria globale (meno ricoveri, meno prestazioni) quantificabili intorno a 1,5 miliardi di euro nel periodo 2013-2017. Altro argomento ‘caldo’ è quello dell’accesso alle terapie innovative (55 le nuove molecole anti-cancro lanciate nel mondo nel periodo 2012-2016). “L’Italia – afferma 6WHIDQLD*RUL, presidente AIOM – ha consentito l’accesso a 36 di queste terapie entro il 2017, collocandosi così al quarto posto nel mondo dopo Stati Uniti (47), Germania (44), Regno Unito (41) e davanti a Francia (35), Canada (33) e Spagna (31). Si tratta di un risultato molto importante, anche perché il nostro sistema sanitario è universalistico e garantisce le cure a tutti cittadini, a differenza di quanto avviene ad esempio negli USA. Però non si può considerare soltanto il parametro ‘costo’ senza analizzare il risultato che ne deriva”. E i risultati ottenuti oggi in Italia sono molto buoni. “Nel 2018 nel nostro Paese sono stimati 373.300 nuovi casi di tumore (194.800 uomini e 178.500 donne) afferma *LRUGDQR%HUHWWD,Presidente eletto AIOM e Responsabile Oncologia Medica Humanitas Gavazzeni di Bergamo- in termini in crescita (perché aumenta la popolazione anziana), ma con un numero annuale di morti per tumore stabile e un aumento della sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi rispetto agli anni ‘90. Il 63% dei pazienti oncologici è infatti vivo a cinque anni, percentuale che pone l’Italia al vertice in Europa che ha una.

(14) media del 57%”. Di certo, quello dei costi è un problema da affrontare, anche con una nuova visione e con nuovi strumenti. “Per garantire la sostenibilità del sistema – prosegue Beretta - l’oncologia deve prendersi cura di tutte le fasi, dalla prevenzione alla terminalità. Ed è molto importante insistere sulla prevenzione, per ridurre il numero dei nuovi pazienti ed avere a disposizione più risorse per quelli attuali. Sempre più importante è poi il concetto dell’accoppiata farmaco innovativo-test che consente di definire a priori quali pazienti avranno le maggiori possibilità di risposta ad una terapia che può essere costosa e non priva di effetti collaterali. Molto importante è anche chiedere alle aziende la massima trasparenza dei loro investimenti in ricerca e sviluppo per fare una valutazione accurata del prezzo di un farmaco innovativo. Per le terapie orali va risolto il problema della mancata aderenza terapeutica che si traduce in un danno per il paziente ma anche in uno spreco per la collettività. Infine anche il sistema di rimborso dei farmaci meriterebbe una revisione, ma per questo sarà necessario affrontare un lavoro insieme alle istituzioni e alle aziende, anche a livello europeo. Tante le proposte sul tappeto, dall’ipotesi del prezzo-volume (se farmaco è rimborsato ad un prezzo alto perché va su una nicchia di patologia, quando ottiene il rimborso per indicazioni che ampliano la fascia di potenziali pazienti, il prezzo andrebbe rinegoziato al ribasso), a quella del pay per result sollevata da un documento UE che suggerisce di assegnare un prezzo al trattamento completo del paziente anziché al singolo farmaco”.. Il problema delle lungaggini in merito alle decisioni dei rimborsi dei nuovi farmaci non è solo italiano, anzi. Uno studio presentato all’ESMO rivela che alcune nazioni europee impiegano fino a due anni per pervenire a decisioni di HTA relative al rimborso dei nuovi farmaci, dopo l’approvazione EMA. Lo studio ha riguardato tutti i nuovi farmaci approvati per i tumori solidi dall’EMA tra il 2007 e il 2016, andando quindi a tracciare i tempi di rimborso in quattro Paesi: Inghilterra, Francia, Germania e Scozia. Per 47 farmaci approvati per 77 tumori solidi il tempo mediano dall’approvazione EMA alle decisioni HTA è risultato essere 2-3 volte più lungo in Inghilterra (405 giorni) e in Scozia (384 giorni), che in Germania (209 giorni) e in Francia (118 giorni). L’intervallo tra approvazione EMA e decisioni HTA è responsabilità dei singoli Paesi, ognuno dei quali investe una quantità diversa di risorse per pervenire a queste valutazioni e presenta regolamenti nazionali diversi in tema di HTA. Ma i risvolti di queste lungaggini non sono evidentemente solo di natura economica. “Nel caso del melanoma – afferma %HWWLQD5\OO, presidente dell’ESMO Patient Advocacy Working Group – ancora piangiamo la morte delle persone che non hanno avuto la possibilità di accedere alle terapie innovative a causa di una loro introduzione tardiva e incostante. Abbiamo bisogno di approcci più pragmatici per ridurre l’insicurezza; lasciar morire i pazienti in attesa della maturazione dei dati non è un’opzione civile”..

(15) 20-10-2018 Lettori  . 281.003. https://www.liberoquotidiano.it/news/ . Cancro e inquinamento in Italia, maglia nera per i tumori infantili L’inquinamento di acqua, aria e terra ha ricadute negative sul nostro benessere e rappresenti un fattore determinante nello sviluppo di malattie a carico dell’apparato respiratorio e cardiovascolare e di patologie oncologiche. Ambiente e salute, un legame indissolubile, considerando la stretta correlazione tra l’uomo e lo spazio che lo circonda. Di questo tema si è discusso recentemente a Roma in occasione del convegno 'Emergenza cancro – Fattori ambientali modificabili e stili di vita non corretti', organizzato dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA), in prima linea nella tutela della salute umana tramite la salvaguardia della natura, in collaborazione con Confassociazioni Ambiente. All’evento hanno partecipato oltre 60 rappresentanti del Governo, del Parlamento, delle associazioni di consumatori, della scienza e dell’imprenditoria, riuniti per fare il punto sulle criticità nel rapporto tra ambiente e condizione fisica e proporre possibili soluzioni per ridurre gli effetti dell’inquinamento sulla salute e qualità di vita. Presenti, tra gli altri, Massimo Inguscio, presidente del CNR, Angelo Lino Del Favero, direttore generale dell’Istituto Superiore di Sanità, Giovanni Malagò, presidente del Coni, Antonio Felice Uricchio, magnifico rettore dell’Università.

(16) di Bari 'Aldo Moro' ed Elio Franzini, rettore eletto dell’Università degli Studi di Milano. Nel 2016 il Ministero della Salute ha diffuso una mappa delle aree più contaminate presenti nel nostro Paese, associata all’eventuale rischio di sviluppare malattie oncologiche. I dati hanno evidenziato un incremento anche del 90 per cento in soli 10 anni: cancro alla tiroide, alla mammella e il mesotelioma i tumori più diffusi nelle zone prese in esame, causati dall’esposizione a sostanze tossiche, quali diossina, amianto, petrolio, policlorobifenilie mercurio. L’Italia, inoltre, detiene la maglia nera in Europa per quanto riguarda l’incidenza di malattie oncologiche in età pediatrica. È quanto emerge da uno studio condotto in 62 Paesi dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc), in collaborazione con l’Associazione Internazionale dei Registri del Cancro e pubblicato nel 2017 su 'Lancet Oncology': la maggiore incidenza di tumori si registra nei bambini tra 0 e 14 anni e negli adolescenti tra i 15 e i 19 anni nell’area del Sud Europa che comprende, oltre all’Italia, Cipro, Malta, Croazia, Spagna e Portogallo. Anche l’ultimo rapporto Sentieri (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento) a cura dell’Istituito Superiore di Sanità rileva una 'emergenza cancro' tra i più giovani. I dati raccolti nel periodo 20062013 in 28 dei 45 siti italiani maggiormente inquinati hanno infatti sottolineato un incremento di tumori maligni del 9 per cento nei soggetti tra 0 e 24 anni, registrando picchi del 50 per cento per i linfomi Non-Hodgkin, del 62 per cento per i sarcomi dei tessuti molli e del 66 per cento per le leucemie mieloidi acute. “Generalmente si pensa al cancro come a una malattia della terza età e si sostiene che il trend continuo di incremento di tumori nel corso del XX° secolo in tutti i Paesi industrializzati possa essere spiegato mediante la teoria dell’accumulo progressivo di lesioni genetiche stocastiche e il miglioramento continuo delle nostre capacità diagnostiche - ha sottolineato Ernesto Burgio, membro dello European Cancer and Environment Research Institute (Eceri) di Bruxelles - In genere si afferma che i tumori infantili sono una patologia rara. È opportuno però ricordare come, in termini assoluti, uno su 5-600 nuovi nati si ammalerà di cancro prima del compimento del quindicesimo anno d’età; come, nonostante i significativi miglioramenti prognostici degli ultimi decenni, il cancro rappresenti la prima causa di morte per malattia nei bambini che hanno superato l’anno d’età; come anche in questa fascia d’età, a partire dagli anni 1980-90, si sia assistito a un aumento significativo della patologia tumorale”. Ma quali misure si possono adottare per limitare i danni dell’inquinamento? “I cittadini si credono talvolta impotenti di fronte a questo tema ma invece sono proprio loro a poter cambiare la situazione con scelte consapevoli, a partire dagli acquisti piccoli o grandi di tutti i giorni. I nostri consumi possono modificare il mercato e nello stesso tempo costringere le aziende produttrici a essere veramente ecosostenibili: pretendiamo, quindi, alimenti,.

(17) elettrodomestici e prodotti di uso quotidiano che siano scientificamente validati da Enti pubblici italiani - ha dichiarato Alessandro Miani, presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale e docente di Prevenzione Ambientale del Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università degli Studi di Milano - Ci sono poi semplici regole che ognuno di noi può seguire a casa propria per fare prevenzione ambientale, dall’utilizzo di bottiglie d’acqua in vetro anziché in plastica ai piccoli accorgimenti per migliorare la qualità e ridurre lo spreco di acqua potabile, e per evitare i danni causati dall’eccessiva esposizione all’inquinamento indoor e ai campi elettromagnetici (www.prevenzione.life). Quello che facciamo oggi avrà ricadute tangibili tra 30 anni: dobbiamo quindi agire subito per consegnare alle future generazioni un ambiente sostenibile”. “Il radon è un pericolo invisibile per la salute e un tema poco trattato, nonostante l’esposizione al gas presente nell’aria rappresenti il principale fattore di rischio di tumore polmonare dopo il fumo da sigaretta - ha spiegato Antonio Federico, segretario della Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera dei Deputati. “Dobbiamo dotare ogni Regione di un piano di monitoraggio capillare sulle radiazioni da radon, proprio perché la fase di monitoraggio è centrale e c’è tanto da fare. La nuova direttiva europea migliora i livelli di sicurezza italiani ma non rispetta quelli richiesti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Inoltre, in Italia non esiste una normativa per quanto riguarda i parametri da rispettare nelle abitazioni. Fondamentale, quindi, mantenere alto l'interesse sul tema per intervenire sul piano normativo e regolamentare e per salvaguardare la salute di tutti”. “I contaminanti emergenti, ancora poco noti e non identificati nelle normative, rappresentano la sfida attuale della comunità scientifica per la tutela della salute pubblica. Tra di essi, i sottoprodotti della disinfezione delle acque, i pesticidi, i metaboliti dei composti farmaceutici o i prodotti per la cura personale, spesso usati in eccesso, scaricati nelle acque reflue o tra i rifiuti, contaminano cibo e risorse idriche con grave impatto per l’ambiente e per la salute dell’uomo. Le procedure di analisi di rischio, gli approfondimenti sui cicli di vita di ogni composto e le potenzialità delle soluzioni tecnologiche di controllo consentono di tracciare una strada per identificare le priorità e imporre le risposte necessarie”, ha sottolineato Vincenzo Belgiorno, ordinario di Ingegneria Ambientale UNISA. “L’attenzione alla qualità delle acque amplifica la sua portata quando ci si riferisce alle sostanze cancerogene che ne insidiano il loro utilizzo continuo e sicuro in ogni ambito, potabile, civile e industriale. Una visione che punti all’innovazione può consentire di perseguire la giusta percezione della contaminazione ma può anche ottimizzare l'uso dell'acqua e offrire sistemi tecnologici per la rimozione di tali pericolosissimi contaminanti, mantenendo inalterati gli standard di qualità", ha concluso Vito Felice Uricchio, direttore Cnr Irsa. (EUGENIA SERMONTI).

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