• Non ci sono risultati.

Dissesto idrogeologico: i risultati del questionario Legambiente sui Comuni

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "Dissesto idrogeologico: i risultati del questionario Legambiente sui Comuni"

Copied!
7
0
0

Testo completo

(1)

Dissesto idrogeologico: i risultati del questionario Legambiente sui Comuni

Nuovamente le labilità del territorio sono evidenziate dalle piogge che hanno interessato in questi giorni diverse regioni italiane: molti fiumi sono sotto stretto monitoraggio e diversi Comuni hanno diramato le allerta meteo.

R e g i s t r a z i o n i A R P A L L i g u r i a d e 1 1 - 1 2 d i c e m b r e 2 0 1 7 (//www.cartografiarl.regione.liguria.it)

A seguito di quanto nuovamente accaduto, ovvero piogge insistenti su un territorio fragile che possono comportare f r a n e , c r o l l i e d a l l a g a m e n t i , è u t i l e r i p o r t a r e all’attenzione del lettore l’indagine svolta da Legambiente, più precisamente il monitoraggio finalizzato a valutare l’esposizione al rischio idrogeologico nel nostro territorio e l’efficacia di attività di prevenzione e mitigazione, sia attraverso una corretta gestione del territorio e dei corsi d’acqua, sia attraverso l’organizzazione e la crescita dei sistemi locali di protezione civile.

È stato inviato un questionario a 7.145 Comuni classificati ad

“elevata criticità idrogeologica” e solo il 20% ha risposto in modo esaustivo all’indagine di Legambiente, ovvero 1.462 amministrazioni.

(2)

Rilevamento dei dati – Scheda 1: informazioni sul territorio comunale

Il primo aspetto è stato comprendere la posizione delle costruzioni sul territorio, in funzione delle perimetrature delle aree a rischio. Il focus è stato quindi posto su abitazioni, quartieri, insediamenti industriali, strutture sensibili (come scuole e ospedali) e strutture ricettive turistiche o commerciali (alberghi, campeggi, centri commerciali, ecc.) presenti in aree a rischio.

Approfondimenti

(3)

Manuale Ambiente 2018

AA.VV .

Il nuovo Manuale Ambiente 2019 aggiornato rafforza il carattere operativo, l'approccio tecnico nell'analisi degli argomenti e il focus sugli adempimenti dettati dalla normativa con note ed esempi. Consumo di suolo, rifiuti, le novità in materia di Emission Trading System (ETS), i più recenti aggiornamenti del Reg.(CE) 1272/2008 (CLP) ed i riferimenti all’ADR 2019 sono alcuni dei temi con maggiori modifiche.

Wolters Kluwer Italia Acquista su Shop.Wki.it

Il 69,7% dei comuni che hanno aderito all’iniziativa ha dichiarato di avere abitazioni in aree a rischio. Nel 26,8%

dei casi sono presenti interi quartieri, mentre in 737 amministrazioni (50,4%) sorgono addirittura impianti industriali.

Strutture sensibili come scuole o ospedali sono presenti in aree a rischio nel 14,6% dei casi, mentre l’espansione urbanistica che ha visto sorgere strutture ricettive o commerciali in aree a rischio è del 20,5%.

Altro dato allarmante riguarda le recenti edificazioni: il 9,3% dei comuni (136 amministrazioni) dichiara di aver edificato in aree a rischio anche nell’ultimo decennio (vietato dall’art 65, comma 4 del D.Lgs. n. 152/2006).

Rilevamento dei dati – Scheda 2: Gestione del territorio

Dall’indagine di Legambiente emerge che il 65,1% delle

(4)

amministrazioni ha provveduto a realizzare opere per la mitigazione del rischio nel proprio territorio, ma la logica di tali interventi si basa ancora sul vecchio e ormai superato approccio degli interventi puntuali e strutturali.

Sono stati infatti realizzati: in 455 comuni opere di consolidamento dei versanti (47,8% dei casi), in 430 amministrazioni nuove arginature (45,2%) e in 383 comuni interventi come la risagomatura dell’alveo (40,2%).

Errata percezione di gestione del territorio confermata da una non banale percentuale di comuni, il 9,4% del campione, che ha dichiarato di aver “tombato” tratti di corsi d’acqua sul proprio territorio, con una conseguente urbanizzazione delle aree sovrastanti, mentre solo il 4% del campione d’indagine ha eseguito la delocalizzazione di abitazioni palesemente costruite in aree a rischio, mentre la percentuale scende al 2% del campione per quanto riguarda la delocalizzazione di fabbricati industriali.

(5)

Nel 78,3% dei casi (1.145) le perimetrazioni definite dai Piani di Assetto Idrogeologico (PAI) sono state integrate ai piani urbanistici (anche se ad oggi, visto che tale recepimento è un obbligo di legge, ci saremmo aspettati una risposta affermativa dalla totalità dei comuni intervistati).

110 amministrazioni hanno dichiarato che, nonostante tale recepimento, hanno anche edificato case, quartieri o strutture sensibili e industriali in aree “tecnicamente” vincolate nell’ultimo decennio.

I dati forniti dai Comuni indicano come l’81,5% delle amministrazioni intervistate (1.192 su 1.462) si sia dotato di un piano di emergenza da mettere in atto in caso di frana o alluvione; una buona percentuale che però porta alla luce come siano ancora molti i comuni a non adempiere a questo importante compito. Inoltre, solo il 55% ha dichiarato di aver aggiornato il proprio piano d’emergenza negli ultimi due anni (656 su 1.192), dato che evidenzia come le amministrazioni locali, in caso di necessità, potrebbero disporre di strumenti non efficaci. Nel 43,2% dei comuni che hanno partecipato all’indagine (632 su 1.458) sono presenti e attivi sistemi di monitoraggio finalizzati all’allerta in caso di pericolo, mentre il 67,5% dei comuni intervistati riferisce di aver recepito il sistema di allertamento regionale: un importante passaggio per far sì che il territorio sia informato con tempestività su eventuali situazioni di allerta e pericolo.

(6)

Rilevamento dei dati – Scheda 3:

Per quanto riguarda le attività d’informazione rivolte ai cittadini, fondamentali per far crescere nella comunità la percezione della convivenza con il rischio, il 33% del campione ha risposto di aver realizzato attività di informazione rivolte ai cittadini mentre solo il 29,5% (432 comuni) ha realizzato esercitazioni per testare l’efficienza del sistema locale di protezione civile. Una percentuale particolarmente bassa visto che i piani d’emergenza, per essere realmente efficaci, devono per prima cosa essere conosciuti dalla popolazione.

Fonti consultate/web: Sito Legambiente

Approfondimenti

(7)

Il rischio idrogeologico in Italia

Sara Frumento

Il volume affronta in termini pratici ed essenziali il tema del dissesto idrogeologico, tenendo conto dell’evoluzione della normativa, delle cause che possono generare il dissesto (azioni antropiche incontrollate, inefficiente o inadeguata pianificazione territoriale, cattiva manutenzione del territorio), delle misure di salvaguardia, prevenzione e strutturali necessarie al fine di limitare il problema.

Wolters Kluwer Italia Scarica un estratto

Riferimenti

Documenti correlati

Progetti che possano migliorare la qualità della vita, come ad esempio l’impatto sul territorio del progetto presentato, l’effettiva fruibilità dei servizi che derivano dal

La seconda giornata è stata dedicata ad un tour di studio e un seminario presso il centro di frutticoltura di Bilje in cui i partner e altre parti

Per questo scopo è tipico l’impiego di piante e di parti di piante, messe a dimora in modo tale da raggiungere nel corso del loro sviluppo, sia da sole, come materiale da

• Quali sono gli strumenti per contrastare il dissesto idrogeologico «DIFFUSO».  Pianificare una corretta e sostenibile gestione selvicolturale

Gino

Il risultato è che sono 3.061 i Comuni in Italia che producono più energia elettrica di quanta ne consumano le famiglie residenti, grazie ad una o più fonti

verso le reti di drenaggio urbano (Regolamento regionale n. 7 del 2017) e moderni approcci al ciclo delle acque. ore 18,00

E‘ evidente che il ruolo dei Comuni nel portare l’attuale sistema di gestione dei rifiuti sempre di più verso l’economia circolare è fondamentale: le amministrazioni locali sono