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SEDUTA DI LUNEDI 18 FEBBRAIO 2008

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COMMISSIONE SPECIALE PER LO STATUTO

DELLA

REGIONE LOMBARDIA

25

SEDUTA DI LUNEDI’ 18 FEBBRAIO 2008

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIUSEPPE ADAMOLI

INDICE

Discussione e votazione degli emendamenti al progetto di legge n. 292:

“Statuto d’autonomia della Lombardia”.

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(La seduta inizia alle 11.00, accertata la validità della stessa essendo presenti i Consiglieri Adamoli, Alboni, Benigni, Boscagli, Ce’, Concordati, Dalmasso, Demartini, Fatuzzo, Ferretto Clementi, Galperti, Maccari, Mirabelli, Moretti, Muhlbauer, Quadrini, Saponaro, Sarfatti, Squassina, Valentini Puccitelli e Zuffada)

Presidente

Questa mattina proseguiamo con l’esame e il voto sugli emendamenti, come sapete è prevista anche la prosecuzione pomeridiana, ma nell’intervallo vi sono alcune riunioni politiche.

Siamo arrivati all’articolo 17, che è compreso nel titolo secondo, però l’articolo 17 è già investito in maniera importante dall’emendamento presentato da Agostinelli, Muhlbauer, Squassina, Storti ed altri. Ci ho riflettuto molto e la mia proposta è questa, per ragioni di logicità, di unitarietà e di trasparenza dell’emendamento è bene che sia discusso ed approvato in quanto tale, in quanto singolo emendamento, poi in Consiglio regionale per la verità è probabilissimo che il Presidente del Consiglio debba metterlo ai voti frazionato nei vari articoli. Questo non è un maxi emendamento che sopprime e sostituisce degli articoli, è un emendamento che in realtà lascia traccia su moltissimi articoli, per cui credo sarà necessario in Consiglio regionale procedere articolo per articolo, ma qui io penso che proprio per la trasparenza del voto su un modello politico alternativo è bene che ci si esprima su tutto l’emendamento. Di questo naturalmente poi chiedo conferma ai proponenti.

La discussione è già stata fatta nei mesi scorsi ripetutamente, è stata svolta anche nella seduta

di giovedì della passata settimana, però chiedo se vi sono degli interventi su questo emendamento. Se non vi sono interventi, consideriamo la discussione già chiusa con tutto ciò che è stato detto la settimana scorsa. Se non ci sono interventi al riguardo chiedo al Relatore Giulio Boscagli di esprimersi, dopodiché facciamo la votazione.

Giulio BOSCAGLI

Con tutta la simpatia che posso avere per il lavoro fatto da Rifondazione mi sembra che la loro posizione sia stata dichiarata nel corso anche delle precedenti letture. Siamo cioè in presenza di un’impostazione sostanzialmente diversa da quella che contiene la bozza in discussione, presentata dal Presidente Adamoli.

Questa ipotesi non presidenzialista è infatti alternativa a quella del sistema di elezione diretta del Presidente, ipotesi che noi condividiamo e sulla quale vogliamo continuare ad operare.

Quindi il mio parere sul maxi emendamento è negativo.

Presidente

La parola al Consigliere Squassina.

Arturo SQUASSINA

Voglio ribadire una questione di fondo.

L’emendamento non riguarda solo il gruppo di Rifondazione Comunista ma è stato firmato da diversi altri e credo che risponda anche ad una necessità più volte sollevata non solo da parte di chi oggi si riconosce nel soggetto politico la Sinistra Arcobaleno, ma anche di Consiglieri

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che quantomeno dei dubbi li hanno posti rispetto a questo modo di andare all’elezione diretta.

Abbiamo forti riserve sulla conferma di questo tipo di elezione diretta, perché vorremmo evitare di legare la vita e la morte di un Consiglio regionale, di un’assemblea legislativa alle scelte del Presidente, alla luce anche di quelle che potrebbero essere le scelte all’indomani delle elezioni nazionali.

Con questo emendamento quello che noi ci siamo posti non è il tema della ingovernabilità della Regione ma abbiamo posto in essere un altro modo di pensare all’organizzazione e al ruolo del Consiglio regionale con una formulazione relativa alla mozione di sfiducia, che è una mozione di sfiducia costruttiva, che non riconosce al singolo Consigliere la possibilità di determinare nuove maggioranze, ma garantisce al Consiglio la possibilità di percorrere nuove strade rispetto ad una proposta forte di mozione di sfiducia costruttiva.

Non solo questo maxi emendamento copre tutta una serie di questioni e dà al Consiglio un ruolo centrale, ma riconosce anche una serie di poteri alla Giunta in un rapporto positivo con il Consiglio, quindi dando al Consiglio anche un ruolo molto più democratico, non solo di controllo, ma anche di grande iniziativa politica.

Allo stesso tempo, proprio perché consapevoli che in un recente passato le maggioranze erano in balia dei singoli Consiglieri, con questo emendamento si dà anche grande risalto a tre filoni decisivi, il ruolo del Consiglio, un ruolo forte del Presidente della Giunta e il fatto che attraverso la mozione di sfiducia costruttiva il ruolo non è quello del “tanto peggio tanto meglio” ma è quello di garantire alla Regione non solo un’Assemblea in grado di svolgere un forte ruolo politico, ma anche di tenere presente il dato della stabilità. Stabilità non basata però su un uomo solo al comando ma su un ruolo del Presidente della Giunta, che ha riconosciuto

anche in questo emendamento la sua forza, ma anche del Consiglio. Quindi tengo a precisare che dietro questa proposta non sta la volontà di creare instabilità ma quella di individuare la stabilità come un bene necessario, non più però fondato sul ricatto di un solo elemento ma fondato su scelte politiche ben precise alla luce del sole, e non nei corridoi come in molti casi si è verificato. Grazie.

Presidente

La parola al Consigliere Boscagli.

Giulio Boscagli

Prendo atto delle osservazioni che ha fatto Squassina che si tratta di un emendamento di un gruppo. Non volevo assolutamente banalizzare, volevo semplicemente rimarcare che qui non siamo in presenza di verità assolute, siamo in presenza di due modelli di organizzazione della Regione che hanno entrambi tutte le dignità del caso, noi abbiamo scelto un modello rispetto a un altro.

Presidente

La parola al Consigliere Ce’.

Alessandro CE

Siccome siamo in dichiarazione di voto volevo annunciare il mio voto, che è voto di astensione perché io credo che il modello prefigurato dal Consigliere Squassina sia un modello assolutamente valido e nel quale anche personalmente potrei riconoscermi. Even-

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tualmente c’è una manchevolezza, se ho ben capito, e mi rivolgo al Consigliere firmatario, mi sembra che non ci sia una norma antiribaltone in questo emendamento, giusto?

Presidente

Sfiducia costruttiva.

Alessandro CE’

Sfiducia costruttiva, va precisata una norma antiribaltone, altrimenti vuol dire che non c’è.

Comunque questo sarebbe un limite eventualmente dell’emendamento. Detto questo, il mio voto di astensione è motivato dal fatto che allo stesso modo mi sono già impegnato e mi sembra che ci siamo impegnati un po’ tutti ad approvare questo Statuto. E’

chiaro che se dovesse passare questo emendamento lo Statuto, nella luce nella quale è stato prospettato, non avrebbe possibilità di essere approvato. Per cui il mio voto è un voto di astensione.

Presidente

La parola al Consigliere Fatuzzo.

Elisabetta FATUZZO

Intervengo per una brevissima dichiarazione di voto. Ero già intervenuta in Consiglio regionale, quindi mi riporto all’intervento in Consiglio regionale. In Consiglio ho già espresso, personalmente, una maggiore predilezione per l’elezione del Presidente all’interno del

Consiglio regionale, per varie ragioni, alcune già esposte, soprattutto perché ritengo sia il miglior modo per ridare un ruolo centrale e reale al Consiglio. Solo per questo motivo io promuoverò un voto di astensione, nel senso che anche l’elezione diretta ha i suoi pregi e stiamo lavorando per migliorare il testo. Quindi condivido ormai l’orientamento preso dalla maggioranza della Commissione, tuttavia, a livello personale, sono convinta che l’ipotesi portata avanti dal Consigliere Squassina e dagli altri Consiglieri sarebbe meglio.

Presidente

Grazie. Metto ai voti l’emendamento di cui abbiamo parlato. La Commissione respinge.

Siamo all’articolo 17 cui sono stati presentati numerosi emendamenti, alcuni contenuti nell’emendamento di cui abbiamo già parlato.

Ripeto il concetto, io non voglio assolutamente strangolare il dibattito, invito però alla sintesi, per cui se un Consigliere volesse illustrare tutti gli emendamenti che ha presentato all’articolo 17 sarebbe una scelta utile per continuare con determinazione i lavori della Commissione.

Consigliere Ce’.

Alessandro CE’

Io già l’altra volta le avevo chiesto di avere la possibilità di intervenire su ogni singolo emendamento e ritengo opportuno procedere in questo modo, perché la materia, Presidente, è talmente complicata che se devo illustrare sette emendamenti alla fine della mia illustrazione farò fatica io a capire che cosa ho illustrato per cui mi immagino l’oggetto sugli ascoltatori.

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Presidente

Consigliere Ce’, il mio è un invito, dopodiché va bene così, ognuno faccia come crede.

Alessandro CE’

Difatti io cercherò di intervenire sugli emendamenti che ritengo fondamentali.

Presidente

D’accordo. Il primo emendamento che trovate nella colonna centrale della tabella che avete in mano è del Consigliere Ce’. Poi il secondo e il terzo emendamento sono compresi nell’emendamento respinto un attimo fa. C’è un altro emendamento invece del Consigliere Ce’ che trovate sottolineato, gli emendamenti sottolineati sono quelli che lui ha definito più sostanziali rispetto agli altri. Quindi se il Consigliere Ce’ vuole illustrarlo è pregato di farlo. La parola al Relatore.

Giulio BOSCAGLI

Quando intervengo prima mi si chiede di intervenire dopo, se intervengo dopo mi si chiede si intervenire prima, basta che ci mettiamo d’accordo! Il mio parere, comunque, in breve, è negativo su entrambi! Se volete le motivazioni poi ve le posso illustrare.

Alessandro CE’

Sull’ordine dei lavori, Presidente. Se il Relatore dà i pareri, se dà un parere positivo al mio

emendamento è chiaro che non ha alcun senso che io intervenga, per cui se noi abbiamo un’idea dei pareri all’articolo 17 in linea di massima poi eventualmente sul parere negativo possiamo intervenire per convincere il Relatore e la Commissione di esprimere un’opinione contraria, è questa la logica secondo me che va seguita.

Presidente

Posso anche concordare, ma non posso obbligare il Relatore e esprimere il suo parere, in ogni caso su questo emendamento ha dato parere negativo. Scusate, è quello che dice

“inserire il comma 2 bis, le direzioni generali competenti garantiscono la trasmissione al Consiglio di tutte le informazioni”. Il primo emendamento il Consigliere Ce’ non lo vuole illustrare, poi vi sono due emendamenti che abbiamo respinto nel maxi emendamento della sinistra, poi c’è questo emendamento relativo al comma 2 bis. Vi è un altro emendamento dei Consiglieri Agostinelli, Muhlbauer, Squassina e Storti già compreso nel maxi emendamento.

Poi vi è un altro emendamento del Consigliere Ce’, “inserire lettera e) bis”.

Giulio BOSCAGLI

Ho ragionato su questo emendamento e non mi sono fatto un parere definitivo in merito.

Volevo chiedere un parere anche tecnico su questo; cioè se è una competenza specifica che il Consiglio si può attribuire o meno. Non ho un’obiezione di principio su questo. Quindi vediamo di capire meglio questo emendamento con l’aiuto del Consigliere e con il supporto degli esperti.

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Alessandro CE’

La motivazione dell’emendamento è la seguente; secondo me occorre prevedere che il potere che la Giunta si vede conferito all’articolo 34 venga dato anche al Consiglio, anche perché il Consiglio è un organo di rilievo costituzionale e può nelle materie di propria competenza previste dallo Statuto e per l’esercizio delle proprie prerogative esercitare il conflitto di attribuzione di poteri e il conflitto di costituzionalità in genere. Questa è la logica che sta dietro l’emendamento.

Giulio BOSCAGLI

Io questo l’ho capito, ma ho dei dubbi, perché mi sembra di aver compreso in questi anni di esperienza che questo potere il Consiglio non ce l’abbia, però se sbaglio sono disposto ad accoglierlo.

Alessandro CE’

Per me lo può avere.

Presidente

Dico ai professori, che ringrazio perché ci hanno dato un contributo davvero essenziale, che in questa fase bisogna limitarsi alle cose indispensabili. La parola al Professor D’Andrea.

Antonio D’ANDREA

La promozione dei giudizi di legittimità costituzionale nei confronti della legislazione statale spetta all’organo che ha per definizione

la rappresentanza della Regione, vale a dire al suo Presidente previa deliberazione della Giunta, come stabiliscono disposizioni statali anche di rango costituzionale. Più in generale guarderei con molta perplessità al Consiglio regionale come ad un organo assimilabile alle due Camere che costituiscono il Parlamento nazionale, e cioè come ad un organo espressione di un “potere” da far valere all’interno della Regione. La Regione ha una sua unitarietà definita dalla Costituzione; è l’ente esponenziale di una ben individuata comunità territoriale articolata al suo interno dallo stesso dettato costituzionale che certamente si identifica all’esterno con il suo Presidente che non è quello del Consiglio ma quello della Giunta e cioè dell’organo collegiale cui si affida il governo dell’ente. Troverei azzardato immaginare nello Statuto la suddivisione della rappresentanza regionale tra organi diversi che non possono essere paragonati agli organi dello Stato che sono effettivamente dotati di specifica autonomia costituzionale in quanto espressione di poteri diversi e distinti ancorché coordinati.

Presidente

Grazie. Prego, Consigliere Ce’.

Alessandro CE’

Posso sviluppare argomentazioni di tipo politico, però mi sembra che la valutazione che abbiamo avuto abbia un contenuto solo parzialmente tecnico, mi permetta, se gli esperti ci dicono che non è possibile andare in questa direzione va benissimo, non lo approviamo; se invece, nella nuova configurazione che andiamo a stabilire col nuovo Statuto, vogliamo dare maggiore rilevanza anche all’organo del

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Consiglio, e mi sembra che questo sia condiviso un po’ da tutti: cioè un Presidente forte, con anche un Consiglio con più poteri, allora, se questa eventualità non è denegata da una impossibilità, bisogna rifletterci su.

Presidente

Prego, Professor D’Andrea.

Antonio D’ANDREA

Mi sembrava di essere stato chiaro. Io credo che tecnicamente non sia possibile promuovere il giudizio da parte del Consiglio, in luogo e per conto della Giunta o alternativamente alla Giunta.

Alessandro CE’

Presidente, allora lo ritiro, ci rifletto per l’aula, se ci saranno motivazioni ulteriori lo ripresenterò.

Presidente

Alla lettera f) ci sono tre emendamenti presentati l’uno dal Consigliere Mirabelli e gli altri due dai Consiglieri Alboni, Dalmasso, Moretti, Quadrini, Valentini e Zuffada, chiedo chi di loro voglia illustrarli e poi passeremo alla discussione e al voto. Prego, Consigliere Mirabelli.

Franco MIRABELLI

Semplicemente per dire che mi pare evidente quale sia l’obiettivo dell’emendamento, ovvero

stabilire che tutti i documenti di programmazione debbano passare dal Consiglio regionale.

Presidente

La parola al Relatore, Consigliere Boscagli.

Giulio BOSCAGLI

Ne parlammo già di questo punto f) in passato.

Mi sembrava che non tenesse conto dell’esperienza che avevamo fatto anche in materia di approvazione di documenti economico finanziari. Pur nell’ottica, condivisibile, che ha posto il Consigliere Mirabelli, io credo che la formulazione dell’emendamento della maggioranza sia più rispettosa anche delle esperienze che abbiamo fatto fin qui, dove si prevede di approvare il programma regionale di sviluppo e di deliberare il documento di programmazione economico finanziaria come stiamo facendo in questi ultimi anni, nonché approvare con legge il bilancio di previsione annuale e pluriennale e il rendiconto proposti dal Presidente della Regione. Peraltro mi sembra che non ci sia una grandissima differenza, salvo l’introduzione nell’f) bis del concetto di “deliberare” il documento di pro- grammazione economico finanziaria.

Quindi la proposta del Relatore è di approvare i due emendamenti Alboni e altri, che riprendono una parte anche dell’emendamento Mirabelli.

Presidente

Faccio notare una cosa da Presidente, ma anche da Consigliere regionale. A me pare che nell’emendamento Alboni, chiamiamolo così per

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semplificare, la cosa forse più discutibile che non è stata sottolineata è che salterebbero le variazioni riferite al bilancio di previsione e al bilancio triennale. A me piace personalmente, ma qui parlo da Consigliere regionale, l’approvazione distinta della deliberazione, però lasciar via le variazioni al bilancio di previsione annuale e pluriennale, questa la riterrei una cosa su cui bisogna riflettere. Questo sì che in parte recupera le preoccupazioni del Consigliere Mirabelli, perché le variazioni sappiamo che sono tutte di grande importanza.

La parola all’Assessore Colozzi.

Romano COLOZZI

Intervenivo su questo tema delle variazioni di bilancio. A me sembra evidente che alcune variazioni, come già succede oggi, avvengono in Consiglio regionale e quindi non credo che si debba arretrare rispetto a questa prassi; mettere in Statuto che vengono approvate dal Consiglio le variazioni questa forma sembrerebbe riassorbire nella competenza del Consiglio regionale, quindi con un iter molto lungo, delle variazioni che già oggi da anni vengono fatte invece dalla Giunta. Io penso che sia su questo punto, sia su altri si potrebbe fare un rinvio alla legge di contabilità, perché in fondo la legge di contabilità la approva il Consiglio regionale e in quella sede si possono fare delle analisi anche più di dettaglio. In subordine, se si vuole invece mettere in Statuto una garanzia bisogna formularla in modo tale che in Consiglio vengano le variazioni allo stesso livello in cui viene l’approvazione del bilancio, cioè, detto in altri termini, come il bilancio non approva i capitoli così non può approvare le variazioni di capitoli evidentemente, anche perché se no ci sarebbe una asimmetria inspiegabile.

Ritengo, concludendo, che tutta questa materia sia opportuno rinviarla alla legge di contabilità, come anche - così anticipo quello che avrei detto dopo - il problema dell’approvazione preventiva in Consiglio di tutti i bilanci delle agenzie, degli enti. Forse la legge di contabilità potrebbe essere il luogo in cui avere uno strumento un po’ più elastico che non lo Statuto per prevedere o una forma o l’altra e poi alla luce dell’esperienza eventualmente fare delle modificazioni, senza cristallizzare tutto in uno Statuto che, probabilmente, per decenni non avrà più una manutenzione.

Presidente

La parola al Consigliere Benigni.

Giuseppe BENIGNI

Rispetto a quanto appena detto, è chiaro che secondo me ci va una dizione generica sulle variazioni di bilancio. Ritengo che poi stabiliremo in legge di contabilità che il bilancio lo approviamo per UPB e anche le variazioni sono relative a quando si modificano le UPB, non i capitoli. Quindi, una dizione generale che il Consiglio approva il bilancio e le sue variazioni, poi con la legge di contabilità si mette a che livello si approvano, mi sembrerebbe proprio anche per una esposizione del testo più completa.

E’ chiaro? Noi non mettiamo che approviamo la legge di bilancio per capitoli, mettiamo che approviamo la legge di bilancio, cioè il Consiglio regionale approva le leggi di bilancio e le variazioni al bilancio, poi si metterà, nella legge di contabilità, la legge di bilancio è approvata per unità previsionali di base e le variazioni

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devono essere approvate dal Consiglio quando prevedono un trasferimento da un’unità previsionale all’altra, punto e basta.

Franco MIRABELLI

Ha ragione Benigni, possiamo scriverlo, possiamo scrivere che le modalità sono previste dalle legge. Per chiarire rispetto ai dubbi che venivano posti, scriviamo che la programmazione spetta al Consiglio e le modalità sono poi stabilite dalla legge.

Presidente

Teniamo conto che tutte le volte che incontriamo una materia di questo tipo il rimando alla legge possiamo farlo ma è pleonastico. Consigliere Valentini, prego.

Paolo VALENTINI PUCCITELLI

Mi stavo chiedendo, alla luce delle osservazioni dell’Assessore Colozzi e di quanto è nato poi nella discussione, se noi dovessimo anche mettere nello Statuto che si rimanda alla legge di contabilità, ma nello Statuto c’è scritto che le variazioni devono essere approvate dal Consiglio regionale, non so se poi prevedere nella legge di contabilità che soltanto quelle che prevedono un cambio di UPB devono essere approvate dal Consiglio è sufficiente, perché nello Statuto abbiamo scritto una cosa differente, cioè quando si scrive che le variazioni di bilancio devono essere approvate dal Consiglio regionale vuol dire tutte, non è che poi si può scrivere da un’altra parte che facciamo una cosa diversa. Quindi o lo specifichiamo prima o

lasciamo un qualcosa di assolutamente generico, come veniva proposto dall’Assessore Colozzi, però chiariamoci bene prima.

Presidente

Se non ci sono altri Consiglieri, la parola al Consigliere Boscagli.

Giulio BOSCAGLI

Condivido questo intervento di Valentini, la mia proposta è che l’emendamento Alboni e altri venga approvato così com’è e che si preveda un successivo emendamento all’articolo 63, comma 1, dove si parla di legge di contabilità, specificando il problema che è stato qui sollevato. Siccome c’era un problema sollevato dall’Assessore Colozzi, ovvero che ci sono variazioni che vanno in Consiglio già oggi e variazioni di altro tipo che invece sono della Giunta, spendiamo due parole in più quando parliamo di legge di contabilità; adesso io ho rivisto il comma 1, i tecnici potrebbero guardarlo con un po’ più di attenzione e introdurre con maggior chiarezza questo punto.

Credo anch’io che questo vincolo statutario comporti in qualche modo - anche se poi nella prassi non lo si fa - l’impegno a portare qualsiasi variazione di bilancio in Consiglio, creando una complicazione e un rallentamento dei lavori.

Alessandro CE’

La mia è una proposta, io trovo appropriato l’intervento del Consigliere Valentini, però mi sembra che la soluzione non vada nella direzione di salvaguardare le richieste che sono venute in

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maniera più ampia dagli schieramenti. Per cui io farei eventualmente la proposta di accantonare e fare una riformulazione che tenga conto della necessità di chiarire che certe variazioni vanno in Consiglio e altre no, ma questo deve essere scritto nello Statuto. Non è che si può rimandare a una legge successiva addirittura approvando un emendamento nel quale potremmo trovarci anche come risultato finale quello che le variazioni di bilancio vengono sottratte al Consiglio, mi sembrerebbe assolutamente sbagliato e inopportuno e non creerebbe il clima ideale in questa sede.

Romano COLOZZI

Mi pare che sullo spirito e sulle intenzioni ci sia un sostanziale accordo, ad esempio l’intervento del Presidente Benigni lascerebbe quasi presupporre che a lui darebbe soddisfazione scrivere che le variazioni sulle unità previsionali di base sono di competenza del Consiglio e le altre mi sembra di capire della Giunta. Il problema è che la legge di contabilità è dinamica, ad esempio il bilancio dello Stato quest’anno è stato totalmente rivoluzionato; io non credo che sia intelligente vincolare statutariamente addirittura la struttura del bilancio, anzi credo che i bilanci pubblici italiani dovranno essere quelli sottoposti alla maggior verifica se vogliamo cercare di salvare questo Paese.

Quindi, ripeto, non credo – anzi qui chiedo un sostegno anche del Presidente – che ciò che lo Statuto non riserva al Consiglio non possa poi essere riservato al Consiglio da uno strumento legislativo ordinario, metterlo in Statuto è un vincolo, lasciarlo determinare a leggi di contabilità è un’opportunità che tra l’altro rimane sempre in capo al Consiglio, non alla

Giunta. Quindi mi parrebbe una soluzione intelligente, come peraltro mi sembra sia previsto anche dall’articolo 48, che mi si faceva notare rimanda esattamente alla legge di contabilità come l’ambito in cui si definiscono le modalità di approvazione del bilancio.

Arturo SQUASSINA

Non riesco a capire perché sulle questioni del rendiconto e delle variazioni di bilancio dobbiamo trasferire a un altro articolo. Se qui, così come nell’emendamento di Mirabelli, è presente questa importante questione delle variazioni di bilancio, non si può sottrarla a questo articolo, nel quale noi definiamo il ruolo che ha il Consiglio regionale sia sul tema del deliberare, sia sul tema dell’approvare il programma regionale di sviluppo.

Per cui io credo che se dovessimo togliere da questo articolo alla lettera f) questa questione, daremmo un colpo anche al ruolo e all’autonomia del Consiglio rispetto anche alle variazioni del bilancio, che possono essere e rappresentare un orientamento diverso rispetto ad alcune questioni e che comunque rappresenta un momento politico importantissimo per il Consiglio regionale.

Presidente

Grazie. La parola al Consigliere Benigni.

Giuseppe BENIGNI

Mi scuso, ma ritengo che l’argomento sia rilevante, anche perché è uno degli aspetti che

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ha fatto sì che ci sia un trasferimento di potere reale dal Consiglio alla Giunta regionale, nel senso che, non so se ricordo male, ma la Costituzione stessa sanciva che il bilancio andava approvato capitolo per capitolo, c’era una specificazione addirittura sul modo di votazione, vado a memoria. Ma il fatto che non si dica nello Statuto che spetta al Consiglio la variazione del bilancio secondo me è sbagliato, cioè qui si deve riconoscere che il bilancio è una prerogativa del Consiglio e che le variazioni sono una prerogativa del Consiglio, poi se avvengono all’interno di un’UPB, questa però è l’eccezione della variazione al bilancio, allora si può stabilire che in quel caso è l’esecutivo che produce variazioni di bilancio. Ma la regola generale è che è il Consiglio che approva le variazioni di bilancio e non è la Giunta, perché se no questo, come dicevo già all’Assessore Colozzi, vanifica addirittura l’approvazione da parte del Consiglio del bilancio, perché se io faccio le UPB grandissime, poi all’interno di quelle io decido quello che voglio, anzi si afferma la possibilità per la Giunta di variare da un’UPB a un’altra UPB a questo punto l’approvazione del bilancio non è più una prerogativa del Consiglio, è meglio che se lo approvi la Giunta e se lo gestisca la Giunta. Per cui c’è un problema vero che deve essere affermato e l’obiezione del Presidente Puccitelli è pur vera, ma va rovesciata, cioè bisogna metterla perché è una prerogativa del Consiglio, dopo si limita attraverso la legge di contabilità. (Interruzione) Metti, come diceva il Consigliere Mirabelli, che le variazioni di bilancio sono approvate dal Consiglio secondo quanto indicato dalla legge...

(Interruzione) ... in legge di contabilità metti,

“se sei all’interno di un’UPB decide la Giunta, se sei fuori dall’UPB decide il Consiglio”.

Presidente

La parola al Consigliere Boscagli.

Giulio BOSCAGLI

Vorrei solamente richiamare l’attenzione dei Colleghi sull’articolo 81, primo comma della Costituzione, “Le Camere approvano ogni anno i bilanci e il rendiconto consuntivo presentati dal Governo”. Quindi non capisco perché noi dobbiamo sentirci più in difficoltà e dover codificare tutto. Se non usciamo da questa logica di voler ingabbiare i percorsi di governo di questa Regione noi ci prendiamo in giro, questo è il problema; se vogliamo mettere dentro lo Statuto tutti i nostri pensieri reconditi, compresi quelli della battaglia politica, lo Statuto non vedrà luce.

I gruppi di maggioranza hanno fatto lo sforzo di lavorare sulla bozza proposta dal Presidente Adamoli, nell’ottica di dotare, come ci siamo detti tutti, la Regione di un nuovo Statuto. Però deve essere uno Statuto, non uno Statuto- regolamento, una legge applicativa. Io credo che qui dobbiamo interrogarci su questo, altrimenti stiamo a perdere tempo, e forse, in questo periodo abbiamo tutti cose molto più importanti da fare. Non sto banalizzando le osservazioni, voglio solo dire che c’è un nucleo essenziale di cose che devono stare in Statuto e altre che legittimamente dobbiamo affidare ai Regolamenti e alle leggi ovviamente occorre un clima di fiducia reciproca tra le forze politiche, altrimenti se pensiamo che si possa fare uno Statuto di alcuni contro altri non andiamo da nessuna parte.

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Presidente

La parola al Consigliere Benigni.

Giuseppe BENIGNI

Scusate ma è troppo importante, a parte che andavo a memoria e mi scuso, ma qui il tema è che, Presidente Boscagli, abbiamo assistito al fatto che noi abbiamo approvato il passaggio da capitoli a unità previsionali di base del bilancio, poi però queste unità previsionali di base si sono dilatate enormemente e abbiamo visto che all’interno di queste unità previsionali di base poi le variazioni di bilancio da parte della Giunta in effetti hanno quasi reso, diciamo così, del tutto formale la nostra approvazione.

Per cui stiamo discutendo su una trasformazione che da un lato è stata da noi condivisa perché dava più flessibilità alla gestione di bilancio, e quello l’abbiamo condiviso, dall’altro però si è arrivati a uno svuotamento, e questo nel momento in cui si fa lo Statuto io vorrei che ognuno si prendesse la sua parte, cioè manteniamo l’unità previsionale però lo Statuto si riprende la possibilità di tenere il bilancio, non la gestione del bilancio, ma di non svuotare di significato l’approvazione del bilancio.

Questo mi sembra uno dei punti nodali di questo Statuto.

Presidente

Prego, Consigliere Muhlbauer.

Luciano MUHLBAUER

Sicuramente ciò che ha detto il Presidente Boscagli, che lo Statuto dovrebbe contenere

soprattutto il nucleo essenziale delle norme, noi sin dall’inizio l’avevamo condiviso, dopodichè così come abbiamo condiviso abbiamo preso responsabilmente atto che questo Statuto così non è. Insomma, è una via di mezzo tra la lunga pappardella e quello che è il nucleo essenziale.

Io penso che a questo punto non si possa mettere in discussione e soprattutto evocare questo argomento soltanto sulla parolina

“variazione di bilancio”, perché questo poi è il punto, quindi chiedo che coerentemente con la scelta che poi è venuta fuori della via di mezzo le paroline “variazione” non c’entrino molto con l’essenziale o meno.

In secondo luogo non penso nemmeno che si possa parlare di ingabbiare l’azione di governo regionale, perché siamo tutti consapevoli, pur con le opinioni diverse rispetto al presiden- zialismo o meno, che oggi non è precisamente questo il problema della nostra Regione, bensì il problema è riequilibrare e ridefinire bene quali sono i compiti del Consiglio regionale.

Io vedo rispetto alle proposte emendative della maggioranza, in realtà l’unica cosa che cambia è che non ci sono più le variazioni, il segnale politico da questo punto di vista che si lancia credo che sia estremamente negativo e superfluo anche da parte della maggioranza, penso che queste formulazioni garantiscano ampiamente l’azione di governo nella nostra Regione, credo che sia anzi troppo ampia, come ovviamente ricordato, ma se si tolgono le variazioni il segnale che si lancia qui dentro e si lancia all’esterno è che la Giunta vuole sottrarre anche questa materia al Consiglio e cioè quello di poter affrontare in maniera trasparente quello che è il contenuto delle variazioni di bilancio.

Quindi l’invito ai Colleghi della maggioranza è davvero di non insistere su questo punto perché è inutile, non limita in nulla quelli che sono i poteri già ampiamente eccessivi da parte del governo regionale.

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Presidente

Io farei una proposta, spero che il Relatore la accolga, un attimo fa il Professor Balboni mi ha indicato quella che potrebbe essere una strada d’uscita, è un emendamento che chiarisce bene la portata delle preoccupazioni di questa mattina all’articolo 48. Io però non parlerei adesso dell’articolo 48, perché c’è una successione logica in tutti gli articoli, io chiederei di accantonare la discussione su questo comma.

Quindi non è un rinvio a dopo l’esame complessivo del testo, ma soltanto alla valutazione del primo comma dell’articolo 48.

Se il Consigliere Relatore accetta questa proposta superiamo questo ostacolo e andiamo avanti. Va bene? Grazie. Accantonato per discuterlo insieme col primo comma dell’articolo 48.

C’è adesso un emendamento importante, primo firmatario il Consigliere Alboni, sopprimere la parola “e all’intesa” al punto g) dell’articolo 17.

Se qualcuno lo vuole illustrare. Il significato è chiarissimo, quindi credo che non ci vogliano molte parole.

Giulio BOSCAGLI

Mi sembra condivisibile il fatto che la conclusione dell’intesa sia competenza dell’esecutivo e non del Consiglio, questo è il motivo, credo, di questo emendamento.

Presidente

Noi abbiamo discusso molto in Consiglio regionale nelle passate sedute su questo punto.

La competenza del Consiglio è quella di deliberare in merito all’iniziativa o quella di

deliberare anche sull’intesa? Questo è il problema. Ovvio che poi l’intesa la sigla il Presidente della Regione, però è chiaro che c’è una differenza di approccio.

Alessandro CE’

Io in maniera laconica, mi stupisco di questi emendamenti, nel senso che il Relatore ci dà il suo parere, mi piacerebbe capire da parte dei presentatori se questo rientra in una prospettiva di corretto equilibrio che mi sembrava informare il testo tra l’attuale strapotere che dovrebbe diventare potere della Giunta e il potere del Consiglio che fosse almeno in parte implementato. Mi sembra che qui togliamo al Consiglio la possibilità di verificare che a fronte di quell’indicazione chiara che è venuta dal Consiglio si sia ottenuto un risultato conseguente e coerente con le indicazioni venute dal Consiglio. Cioè il Consiglio dice “andate a Roma a fare questa cosa”, poi la Giunta a Roma fa quello che vuole e non passa più dal Consiglio, se ho ben capito. Qui siamo completamente fuori, scusatemi

Presidente

La parola al Consigliere Alboni.

Roberto ALBONI

Grazie, Presidente. Io sono stupido dall’intervento di un attimo fa del Collega Ce’, perché non credo proprio che in questo emendamento ci sia lo spirito di depotenziare il valore del Consigliere e quindi dell’aula, anche perché è stato molto chiaro nella sua sintesi il

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Relatore Boscagli, ci sono delle prerogative da esecutivo e altre che invece sono da distinguere, e se noi volessimo avere un domani uno Statuto più snello, uno Statuto che possa essere paragonabile a quello che è un lavoro che io mi permetto di definire costruito bene quale quello delle due Camere che Alessandro conosce bene, andando di questo passo con gli emendamenti proposti anche dal sottoscritto insieme ai Colleghi della maggioranza non rischieremmo di fare un passo indietro e di fare assomigliare il Consiglio regionale al Consiglio comunale del Comune più piccolo della Lombardia. Bisogna vedere anche che interpretazione vuoi dare tu dei lavori che ci devono essere in aula e quali devono essere i poteri tra virgolette che secondo me vengono a questo punto identificati male, perché il potere è un termine che si sta utilizzando malissimo adesso, perché sembra quasi che noi vogliamo dare più forza alla Giunta quando non è assolutamente vero, come non è altrettanto vero che se il Consiglio delibera qualcosa come è stato poco fa, i dodici punti che abbiamo consegnato per il Governo, non è che chi è andato giù per Regione Lombardia ha disatteso quelli che erano gli accordi che abbiamo votato in aula. Per cui, scusami Alessandro, ma è bassina come polemica.

Presidente

La parola al Consigliere Muhlbauer.

Luciano MUHLBAUER

Mi sfugge un pochettino la ratio di questo emendamento dal punto di vista istituzionale e giuridico, perché mi pare che alcune regole di

fondo ci sono sempre, tipo se è l’Assemblea legislativa che dà in qualche modo con propria delibera il mandato di prendere un’iniziativa che poi prende la Giunta ed è la Giunta che si rapporta con lo Stato, la stessa Assemblea, lo stesso luogo che ha dato il mandato poi deve ratificare a posteriori, perché di questo si tratta sempre se non ho letto e capito male, il risultato, perché è chiaro che chi dà il mandato poi dovrebbe avere anche il compito della verifica se è andata così come doveva, non che poi ne esce fuori un’altra cosa. Mi sembra una cosa di logica, per cui mi sfugge un pochettino il risultato, perché seguendo la ratio che propone il Consigliere Alboni a questo punto sarebbe più logico sopprimere l’intero punto, perché almeno sarebbe coerente, cioè l’iniziativa la prende la Giunta e la Giunta sigla il risultato, però se si dice che il Consiglio deve in qualche modo dare il via libera all’iniziativa deve essere sempre il Consiglio che poi ratifica il risultato finale. Per cui non vedo nemmeno il problema, francamente non capisco.

Presidente

Se noi riandiamo con la memoria alla discussione fatta in Consiglio qualche mese fa, se la memoria non mi inganna, il Presidente Formigoni aveva garantito al Consiglio regionale che l’intesa prima di essere siglata sarebbe stata approvata dal Consiglio. Nello Statuto si inserisce l’obbligo di questo adempimento, del resto stiamo parlando delle funzioni che, al di fuori di quelle standard che appartengono a tutte le Regioni, vengono richieste dalla Regione Lombardia. A me pare un atto davvero solenne, il federalismo differenziato che viene a concretizzarsi con questa norma mi pare giusto che sia sancito anche dal Consiglio regionale.

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Questa è una mia valutazione personale, io ho già dichiarato che non voglio fare il Presidente in modo notarile, quando ritengo di esprimermi mi esprimo, dopodichè se la Commissione decide altrimenti ne prendo atto. Ma mi pare che questo punto debba essere lasciato in Statuto, perché è il modo attraverso il quale il Consiglio regionale prende atto e conferma una intesa raggiunta con lo Stato, sulla base di un’impostazione che era stata preventivamente approvata dal Consiglio regionale.

La parola all’Assessore Colozzi.

Romano COLOZZI

A me pare che su questo punto si possa trovare una convergenza, nel senso che la norma costituzionale che non abbiamo scritto noi sul 116, terzo comma, sostanzialmente mette tutto in capo ai Governi, infatti l’intesa è fra Regione e Governo; di qui nasce un po’ il problema ed essendo la prima volta che viene attuata il Presidente, mi sembra correttamente, ha ritenuto che ci fosse un’iniziativa della Giunta, ma poi un passaggio formale in Consiglio regionale. Io non avrei nulla in contrario a prevedere un passaggio nello stesso Consiglio regionale nella fase conclusiva del percorso, però forse bisognerebbe trovare una formula che eviti un possibile rischio. Dato che io partecipo al tavolo vi dico come funziona, che lì in base al mandato avuto si cerca di strappare, tra virgolette, ai ministeri un via libera su queste competenze, e vedremo alla fine il risultato. La cosa che credo bisognerebbe evitare assolutamente è che, concluso un lungo percorso di confronto e di trattativa, perché è chiaro noi chiediamo cento, alla fine si otterrà venti, trenta, ottanta, eccetera, magari poi il Presidente chiunque esso sia si trovi nel momento in cui deve firmare a un diniego

rispetto alla possibilità di firmare, per cui sarebbe una cosa che fa un po’ ridere il Paese. Allora si potrebbe mettere che delibera in merito all’iniziativa e poi nel caso ci siano degli argomenti, mi sembra questa la preoccupazione, che non erano contenuti nell’intesa e che vengono inseriti successivamente, allora è giusto che il Consiglio assuma una determinazione, però sulle materie già deliberate se l’intesa è in quell’ambito io parlerei più di una ratifica che non un potere di deliberazione. Direi di metterci d’accordo più sui termini, non so se è chiaro il concetto.

Presidente

La parola al Consigliere Moretti.

Enio MORETTI

Anch’io chiedevo la possibilità di accantonarlo perché effettivamente così com’è messo sminuisce un po’ quella che è la figura del Consiglio nel momento in cui dà mandato alla Giunta di andare a trattare con lo Stato anche se capisco che la Giunta debba avere la possibilità di trattare durante questi incontri. Per cui chiederei di accantonare questo emendamento per ridiscuterlo, perché credo che la soluzione sia proprio quella della ratifica;

cioè dopo il mandato dato alla Giunta da parte del Consiglio si torni in Consiglio senza votare nulla, ma per una discussione sull’esito che è emerso da questo, mi sembra.

Presidente

Ho proposto io settimana scorsa di accantonare i nodi politici, però non vorrei che ne

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accantonassimo troppi. Io proporrei che il Consiglio deliberi in merito all’iniziativa e ratifichi la conclusione del negoziato con lo Stato ai sensi dell’articolo 116. Eviterei di parlare di intesa in termini formali, ma la sostanza sarebbe tutelata.

Ripeto, poi probabilmente bisognerà limarlo dal punto di vista giuridico, ma così credo che possa cogliere le osservazioni fatte un attimo fa anche dal Consigliere Moretti. Possiamo approvarlo così?

Romano COLOZZI

Di solito col termine “ratifica” si intende un procedimento di conferma che, nel caso dell’art.

80 Cost., implica un passaggio legislativo presso le camere, per quel che concerne i trattati internazionali. Non è previsto dalla Costituzione che ci sia una legge regionale.

Quindi io suggerirei di restare dentro i confini della Costituzione. Lo spirito lo accolgo, studiamo un attimo la formula giuridica appropriata, facendo un celere approfondimento.

Presidente

Nella sostanza è condivisa questa impostazione, si tratta di vedere, ma poi torneremo in Commissione naturalmente, se il termine

“ratifica” è il termine giuridicamente più appropriato.

Enio Moretti

Io diversamente da come invece pensano loro non credo che ci sia necessità di votare; secondo me non c’è necessità di votare, nel senso che la Giunta durante la sua vita ha bisogno di

passaggi, cioè fa dei passaggi dove ha bisogno anche del Consiglio regionale. E’ chiaro che se si manda a Roma con un compito ben preciso, un’iniziativa ben precisa, e torna con un esito totalmente diverso, la volta dopo si vincola la Giunta già nella fase dell’iniziativa, questo può essere un passaggio del Consiglio, per cui do mandato a trattare un argomento per ottenere un certo risultato senza margini di trattativa;

questo, ripeto, può essere già contenuto nell’iniziativa dal mio punto di vista, mentre invece se gli si dà modo di trattare e di ragionare sulla questione che andrà a Roma a trattare ne prenderemo atto solo successivamente. Quindi se sostituiamo la parola “ratifica” con “presa d’atto”, per me se il Relatore è d’accordo si può votare, altrimenti è da accantonare.

Presidente

Scusate un attimo, io direi a questo punto davvero ci siamo intesi, la prossima volta mi impegno insieme con il Consigliere Relatore a portare una formulazione idonea. Però faccio notare a tutti che in Statuto abbiamo messo esattamente ciò che il Presidente Formigoni due mesi fa ha solennemente promesso al Consiglio regionale. Troviamo la formulazione giusta, ma non credo che l’esito di una trattativa poi non possa e non debba tornare in Consiglio regionale.

La parola al Professor Balboni.

Enzo BALBONI

Riprendo solo quello che ha detto il Presidente, volevo raccogliere la loro attenzione sul fatto che scrivendo questo testo e avendo come precedente quello che il Presidente indicava quanto è avvenuto in Consiglio, se erano usate

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con un tentativo di una certa appropriatezza, c’è scritto “deliberare” e non “approvare” e poi c’è scritto in delibera “in merito a”, il che significa che si consente una varietà ampia di interventi, perché mi sembra che la volta scorsa in Consiglio regionale anche la minoranza ha approvato un ordine del giorno, quindi la modalità potrebbe essere che è una mozione.

Quindi le modalità erano queste, delibera in merito significa questa cosa qui.

Presidente

Grazie, Professor Balboni. Prego, Assessore Colozzi.

Romano COLOZZI

Io farei una proposta se può essere soddisfacente, scrivere accogliendo questa sfumatura del professore, “deliberare in merito all’iniziativa e alla conclusione dell’intesa con lo Stato”.

Presidente

Per me va benissimo. Allora metto ai voti l’emendamento modificato in questo modo, che accoglie tanti suggerimenti, chi approva alzi la mano. E’ approvato con due astensioni.

Sul punto h) vi sono due emendamenti, primo firmatario Alboni, vanno trattati insieme perché sono legati.

Giulio BOSCAGLI

Il secondo mi sembra più completo, visto che tiene conto di più aspetti del dibattito.

Presidente

Benissimo, mettiamo ai voti il secondo. E’

approvato all’unanimità. Il primo è ritirato, il secondo è approvato.

Abbiamo un altro emendamento, primo firmatario Alboni, che poi ha un’alternativa.

Intanto chiedo quale delle due formulazioni si vuole mettere al voto, dopodiché sentiamo proponenti e il Relatore.

Romano COLOZZI

La volta scorsa io segnalai di prestare attenzione alla lettera k), al punto dell’approvazione dei bilanci e i rendiconti degli enti, anche è un po’ il problema di prima, si dice che lo deve approvare il Consiglio, mi chiedo se non è meglio rimandare questa materia alla legge di contabilità, perché io vedo il rischio che si aggiunga al Consiglio un atto di scarsissimo significato, in quanto le entrate di questi enti vengono stabilite nel bilancio regionale che già viene approvato dal Consiglio, entrate proprie sono o insignificanti o assolutamente residuali, quindi io mi permetterei di insistere che forse è meglio stralciare questa dalla lettera k) avrei anche predisposto, se può essere utile, una riscrittura, però mi interessava una valutazione della Commissione.

Presidente

La parola al Consigliere Valentini.

Paolo VALENTINI PUCCITELLI

Presidente, questo è un problema che nelle Commissioni bilancio e in Commissione

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seconda sono anni che trattiamo, perché in effetti noi ci troviamo regolarmente ad approvare dei rendiconti e dei bilanci preventivi di enti addirittura relativi a due, tre, quattro anni fa. Quindi questo ridà anche un minimo di dignità alle Commissioni, nel senso o si decide che questi bilanci sono una cosa che seriamente arriva in Consiglio o se no è meglio che sia la Giunta che se li approva e li gestisca per non appesantire in maniera assolutamente inutile il lavoro delle Commissioni. Penso che sia un discorso su cui siamo andati più e più volte, è arrivato il momento di far chiarezza, però in una direzione o nell’altra, così com’è non serve a nulla.

Presidente

Altri che desiderano intervenire su questo emendamento orale dell’Assessore Colozzi?

Se ho inteso bene è questo, rimarrebbe

“istituire, disciplinare e sopprimere con leggi enti anche economici dipendenti dalla Regione”, togliendo “ed approvando i bilanci e i rendiconti con le modalità previste dalla legge regionale”.

Questo è l’emendamento Colozzi. Poi la legge di contabilità farà la sua parte. Del resto ha ragione Valentini, questa pratica è inutile, o si fanno le cose seriamente,oppure si mantiene la prima parte di questo comma che secondo me è corretta e poi si rinvia alla legge di contabilità.

La parola al Consigliere Muhlbauer.

Luciano MUHLBAUER

Il Collega Valentini Puccitelli ha completamente e totalmente ragione, perché questa è l’esperienza delle Commissioni, però il rimedio rischia di essere peggiore del male, perché si dice visto che ci mandano i bilanci dopo tre

anni e quindi ci pigliamo anche un po’ in giro nelle Commissioni, cioè facciamo una cosa inutile, quindi aboliamo addirittura l’obbligo di mandarcelo dopo tre anni. Io credo che la cosa seria sarebbe quella di mantenere la norma, ma far sì poi non in sede di Statuto, ma in legge, che questi enti strumentali di Regione Lombardia siano obbligati a mandare i bilanci da approvare in tempi utili, là dove il voto ha ancora un senso, e non una mera funzione di testimonianza come è adesso, perché se no, sarebbe come dire, siccome non riusciamo ad acchiappare quelli che vanno in giro ubriachi per strada liberalizziamo l’ubriachezza al volante, cioè non è una soluzione.

Presidente

La parola al Consigliere Saponaro.

Marcello SAPONARO

La ringrazio, Presidente. Francamente non sono argomentazioni che mi hanno convinto, né quella del Consigliere Valentini, né quella dell’Assessore Colozzi. Mi pare che tutti gli emendamenti e tutti gli articoli che stiamo discutendo abbiano carattere di serietà e nelle nostre intenzioni la piena applicazione rientra integralmente per ognuno di loro, quindi ce lo porremo un minuto dopo l’approvazione dello Statuto come fare a rispettare, e questo non mi sembra neanche l’aspetto più difficile richiedere e far pervenire al Consiglio i bilanci in tempo dovuto. Francamente neppure la scarsità delle entrate proprie degli enti, perché la misura e l’approvazione dei bilanci degli enti serve anche a monitorarne l’utilizzo, l’eventuale crescita o diminuzione delle entrate proprie e mi sembra una pratica di trasparenza e di controllo della

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buona gestione che invece verrebbe a mancare con l’approvazione dell’emendamento orale.

Presidente

L’Assessore Colozzi non insiste su questo emendamento orale, quindi non ne parliamo questa mattina, eventualmente se vorrà presenterà un emendamento prima del Consiglio regionale.

Allora siamo al punto m), vi è un emendamento primo firmatario Alboni.

Giulio BOSCAGLI

Il parere del Relatore è di approvare la prima delle due alternative. Il fine qui è infatti quello di dettare le norme generali, non tanto di

“deliberare la partecipazione della Regione”.

Credo che sia un emendamento assolutamente realistico, dal momento che la stragrande maggioranza di questi enti sono di piccola rilevanza per la Regione. Non credo che il Consiglio debba infilarsi nel dettaglio, mentre è giusto che vengano affidate al Consiglio le norme generali secondo le quali poi la Regione decide di partecipare alle diverse realtà. Quindi suggerisco la prima delle due ipotesi.

Presidente

La prima delle due ipotesi. La parola al Consigliere Squassina.

Arturo SQUASSINA

Pongo una riflessione sulla questione del dettare le norme generali per la precisazione, questo è

compito del Consiglio. Per quanto riguarda

“ovvero la promozione della costituzione di tali enti, determinando le competenze della Giunta e del Consiglio”, anche in questo caso si registra uno spostamento del ruolo del Consiglio, che non risulta essere complessivo rispetto alle scelte che sono in campo.

Giulio BOSCAGLI

Squassina, sto parlando del Consiglio; è il Consiglio che detta le rispettive competenze della Giunta e del Consiglio. Quindi non si toglie niente al Consiglio, anzi gli si dà di più in un certo senso. Si stabilisce infatti con più chiarezza che cosa compete a un organo e cosa compete all’altro.

Presidente

Altri che desiderano intervenire?

Arturo SQUASSINA

In questa logica si danno poteri alla Giunta rispetto alla costituzione di tali enti, sottraendoli al Consiglio.

Giulio BOSCAGLI

Mi spiego, vorrei che noi facessimo anche uno sforzo di realismo. Vedetevi l’elenco delle fondazioni e degli enti a cui la Regione Lombardia partecipa, la metà di questi enti sono fondazioni che nascono per i motivi più singolari e che chiedono alla Regione un proprio rappresentante. Per cui su dieci, quindici rappresentanti c’è da nominare una persona che

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rappresenti la Regione e che lì dentro, tra l’altro, avrà un peso semplicemente simbolico. Allora, una partecipazione di questo tipo mi sembra assolutamente chiaro che sia da lasciare alla Giunta. Se invece il problema è partecipare alla fondazione Teatro alla Scala mi sembra si possa stabilire che sia il Consiglio a decidere.

Mi sembra che ci siano differenze importanti, lasciare al Consiglio la facoltà di decidere mi sembra un atto di sano realismo.

Alessandro CE’

Io sono contrario a questa trasformazione, in parte per quello che ha detto anche Boscagli, perché se andiamo a vedere tutte le fondazioni e gli enti di Regione Lombardia, (e io un po’ li ho visti), personalmente credo che se ne sopprimessimo la metà staremmo tutti molto meglio e Regione Lombardia funzionerebbe meglio, spendendo meno.

Detto questo, c’è una questione di necessità di valutazione politica e di necessità di avere anche a disposizione alcuni dati specifici riguardo alla singola iniziativa che consiglierebbero invece di giudicare un caso alla volta. Possiamo fare un esempio per tutti, se noi andiamo a mettere norme generali sulla partecipazione alle fondazioni, e qualche discussione negli ultimi due anni in Regione Lombardia c’è stata, potrebbe sfuggire al Consiglio in particolare la valutazione dell’opportunità politica che consiglia di entrare o di costituire una fonda- zione rispetto ad un’altra fondazione.

Non tutti gli argomenti, questa è la motivazione fondamentale del mio intervento, e non tutte le costituzioni e partecipazioni possono essere motivate allo stesso modo, anche politicamente, per cui non si tratta di una norma generale che ha riferimenti precipuamente di carattere

tecnico, ci sono anche valutazioni di opportunità politica che conseguono ad un approfondimento anche di dati specifici, di informazioni specifiche che suggerirebbero la necessità che questo vaglio venga dato dal Consiglio.

Presidente

Grazie, se non vi sono altri interventi metto ai voti l’emendamento. E’ approvato. Ovviamente l’alternativa non esiste più.

L’emendamento alla lettera o) l’abbiamo già discusso nell’emendamento Agostinelli, Muhlbauer, Squassina, Storti. Abbiamo adesso alla lettera q) l’emendamento presentato, primo firmatario Alboni, relativo alle nomine. La parola al Consigliere Boscagli.

Giulio BOSCAGLI

Questo problema l’ho sollevato in una fase di dibattito iniziale. Noi abbiamo una certa esperienza di nomine della Giunta dove si garantisce la minoranza e fino ad oggi su questo specifico punto abbiamo avuto pochissime polemiche, anzi direi nessuna polemica. La riscrittura della lettera q) mette ordine in questa materia su tre punti: primo le nomine di tutti gli organi di revisione vanno al Consiglio; secondo, da questi organi di revisione devono essere tolti, perché sono un organismo diverso, gli organi di sorveglianza delle società in cui si sia applicato il cosiddetto sistema duale; terzo, si rimanda alla legge la definizione di quali sono le nomine che lo Statuto e la legge assegnano al Consiglio. Questa mi sembra peraltro la realtà di adesso che consente di evitare che i collegi degli organi di sorveglianza societaria vadano a finire assieme ai revisori. Credo che anche

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l’Assessore ha fatto un intervento in Commissione sull’argomento.

Presidente

Grazie. La parola al Consigliere Benigni.

Giuseppe BENIGNI

Non capisco la parte che dice “con esclusione di quelli in organi di sorveglianza societaria”, cioè quando c’è un sistema duale con questo inciso vuol dire che il Consiglio non può partecipare alla nomina del Consiglio di indirizzo? Non riesco a capire perché c’è questa esplicitazione “delibera degli organi di revisione, con esclusione degli organi di sorveglianza”.

Perché? Non riesco a capire come mai la necessità di questo inciso.

Presidente

Prego, Assessore Colozzi.

Romano COLOZZI

Questo l’ho spiegato in un’altra seduta. Il sistema duale, almeno per l’esperienza che si sta facendo adesso, e sappiamo tutti che sono le prime esperienze, quindi sono in fieri, è stato scelto per un motivo soprattutto, per consentire una verifica più puntuale della corrispondenza fra l’azione delle società e il mandato avuto dall’azionista, controllo e verifica che non è invece agevole con il sistema precedente in cui l’azionista era presente solo nel momento dell’Assemblea, cioè dell’approvazione del bilancio.

E’ chiaro quindi, ed è il motivo per cui noi ab- biamo previsto anche con una recente norma di legge, che gli Assessori possono far parte di questi organi di vigilanza, proprio perché gli Assessori alla materia sono quelli che hanno più direttamente il mandato a realizzare degli obiettivi che vengono trasferiti, perché queste società svolgono delle funzioni sostanzialmente coerenti in attuazione del programma regionale.

Per questo motivo noi abbiamo già fatto una norma che prevede in questi organi la presenza obbligatoria della minoranza, qui si tratta quindi non di discutere questo punto ma di decidere chi fa la nomina e quindi il Consiglio di sor- veglianza verrebbe trattato esattamente come un Consiglio di gestione, in cui anche la compo- nente di minoranza viene deliberata dalla Giunta, infatti anche la versione Adamoli dello Statuto, all’articolo se non sbaglio, 34, riconosceva che fosse compito della Giunta nominare i membri dei Consigli di gestione, salvo poi contraddirsi perché a un certo punto diceva “salvo quelli dove c’è presente la minoranza”, che allora diventa competenza del Consiglio, ma dato che in tutti c’è presente la minoranza di fatto una delle due norme non aveva molto senso. Quindi si tratta solo di chi fa la nomina, non un’esclu- sione ovviamente della minoranza in questo organo, questo è il significato della parentesi.

Giuseppe BENIGNI

Però da come la spiega lo ritengo del tutto inutile, basta cancellarlo.

Romano COLOZZI

No, perché scusa, hai ragione Benigni, mi sono dimenticato di una cosa, perché nel sistema duale l’organo di sorveglianza assomma anche

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le funzioni dell’organo di revisione, allora dato che sopra diciamo che gli organi di revisione sono invece nominati dal Consiglio senza questa parentesi ci sarebbe una confusione, per cui non si capirebbe se far prevalere una carat- teristica o l’altra.

Presidente

Questo è il punto. Il Consiglio di sorveglianza, e vorrei vedere se ho capito bene, così come è istituito oggi comprende anche i revisori dei conti, è così?

Giuseppe BENIGNI

Sì, è così. Cioè chiarito gli organi di revisione, però il mio timore è che, poiché il Consiglio di sorveglianza, ha sì la componente di revisione, ma anche quella di indirizzo e di controllo, ci siano poi i presupposti per una esclusione della minoranza.

Presidente

Se facciamo così, se spezziamo la lettera q) in due parti e poi facciamo un altro comma speci- fico per quanto riguarda gli organi di sorve- glianza, riusciamo in questo modo a chiarirci meglio? Forse in questo modo c’è più chiarezza, perché se no un margine di ambiguità questa formulazione probabilmente ce l’ha. Vediamo, Colozzi, se riusciamo a capirci meglio.

Romano COLOZZI

Se può servire si potrebbe anche togliere di qui la parentesi e, dato che poi c’è un comma

in cui si dice quali nomine fa la Giunta, specificare lì che gli organi di sorveglianza del sistema duale è una competenza della Giunta, in modo che non rimane equivoco.

Presidente

Va bene. Metto ai voti l’emendamento q) con esclusione delle parole “con esclusione di quelli in organi di sorveglianza societaria”, che riprendiamo più avanti. La parola al Consigliere Ce’.

Alessandro CE’

Dovrò approfondire ulteriormente questo argomento, non mi convince l’impostazione che si sta tenendo, credo che sarebbe invece importante che il Consiglio nominasse direttamente coloro che rappresentano il Consiglio stesso, per cui maggioranza e opposizione siano all’interno del Consiglio di sorveglianza, perché è pur vero che esistono i revisori dei conti, però la funzione del Consiglio di sorveglianza per quel che so io, ma - ripeto – andrò ulteriormente ad approfondire, è innanzitutto di essere garante che quanto stabilito in termini di indirizzo venga realizzato e anche di attuare un controllo diciamo sui risultati che non è necessariamente e solamente un controllo di tipo contabile e tecnico. Per cui sono ruoli anche distinti da questo punto di vista, indirizzo programmatico e controllo in senso lato, che è un controllo che ha anche delle caratteristiche se vogliamo tecnico politiche, chiamiamole così, se mi passate questo termine.

Per cui mi sembra che questa impostazione, e lo dico anche proprio in maniera molto accorata all’opposizione, non può tramutarsi in un accordo che ha come obiettivo principale quello

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di garantire che il sistema funzioni in un certo modo, perché altrimenti un accordo di questo tipo è l’esempio di un trasversalismo che a me personalmente non piace. Mi piacerebbe che le cose fossero trasparenti, siccome Consiglio di sorveglianza è organo di indirizzo e controllo tecnico politico, è il Consiglio che deve esprimere queste valutazioni. Un’altra cosa è l’aspetto precipuamente, prettamente contabile e di regolarità che deve svolgere il revisore dei conti. Per cui io voto contro questo emendamento.

Presidente

Se non interviene nessun altro metto ai voti l’emendamento con esclusione delle due righe di cui ho parlato prima. Chi approva alzi la mano. La Commissione approva.

L’emendamento “eliminare la lettera r)”, firmato dai Consiglieri Agostinelli, Muhlbauer, Squassina e Storti è già stato discusso e votato. C’è l’ultimo emendamento presentato dal Consigliere Ce’ all’articolo 17 “inserire la seguente lettera s)”. Sentiamo il Relatore.

Giulio BOSCAGLI

Il Relatore non lo ritiene un argomento da Statuto.

Presidente

Votiamo. La Commissione non approva.

Siamo Giunti all’articolo 18, si tratta del Presidente del Consiglio regionale, vi sono emendamenti presentati da Benigni, Ce’,

Alboni, Dalmasso. Ne abbiamo già parlato in più di un’occasione. La parola al Consigliere Benigni.

Giuseppe BENIGNI

Vale per questo, ma vale per altri emendamenti.

Io ritengo che quando lo Statuto vuol dare un’indicazione che la nomina sarebbe auspicabile come nel caso della Presidenza del Consiglio, che avvenisse a maggioranza qualificata ho usato questa forma: “le prime votazioni una maggioranza qualificata”, poi se non si trova questa maggioranza dal terzo scrutinio in poi si va a maggioranza assoluta;

questo per dare un’indicazione che sarebbe auspicabile raggiungere una maggioranza che va al di là della maggioranza politica, poi se non ci si riesce per non bloccare il Consiglio si va anche a maggioranza assoluta. Questa è un’indicazione generale che propongo.

Presidente

Benissimo, grazie, l’emendamento del Consigliere Ce’ è abbastanza simile.

Alessandro CE’

Simile, intervengo velocemente, la sostanza è la stessa, per dare più autorevolezza al Presidente senza l’intento di bloccare; la differenza è che la prima maggioranza qualificata io la vorrei per tre scrutini più che altro per affinità con altri livelli istituzionali. Altri livelli prevedono queste tre fasi prima e poi la quarta, però la sostanza è la stessa.

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Presidente

Sì, è vero, se il Consigliere Benigni accettasse di alzare da due a tre le prime votazioni. Poi incontreremo questo problema anche successivamente. I primi tre scrutini con la maggioranza più ampia, così avviene anche a Roma.

Presidente

Metto ai voti l’emendamento Benigni.

Enzo BALBONI

C’è un problema, «ci vuole la parola “assoluta”, maggioranza assoluta».

Presidente

Prego, Consigliere Valentini.

Paolo VALENTININ PUCCITELLI

Attenzione, perché se viene votato e viene approvato l’emendamento Ce’ invece che l’emendamento Benigni quello dopo di Alboni rimane.

Presidente

Metto ai voti l’emendamento Benigni con questa modificazione dal terzo scrutinio a maggioranza assoluta. Va bene? E’ approvato all’unanimità.

L’altro emendamento di Ce’ è ritirato. Adesso discutiamo l’emendamento primo firmatario

Alboni “e resta in carica per la durata della legislatura”. Abbiamo fatto una lunghissima riflessione a questo proposito, se qualcuno lo vuole illustrare ma è chiarissimo ciò di cui si tratta. Io vi dico la mia opinione molto netta, sono contrario, io sono perché l’Ufficio di Presidenza e il Presidente rimangano in carica tutta la legislatura. Avendo fatto parte dell’Ufficio di Presidenza e avendo presieduto il Consiglio per molti anni non indebolire l’Ufficio di Presidenza e il Presidente mi sembra una cosa saggia.

La parola al Consigliere Alboni.

Roberto ALBONI

Oltretutto questo emendamento si ricollega al secondo emendamento dell’articolo 19 sull’Ufficio di Presidenza, quindi non posso dire che uno assorbe l’altro, però bene o male questa è l’opinione, come lei ha voluto sottolineare prima, e non tanto l’illustrazione.

(Interruzione) Si possono votare anche insieme.

Presidente

Sì, se respingiamo questo emendamento è chiaro che automaticamente si respinge l’altro.

Anche se in passato ho votato per mantenere l’impossibilità della sostituzione del Presidente, però è materia politica molto opinabile.

Prego, Consigliere Benigni.

Giuseppe BENIGNI

Telegrafico, siamo già intervenuti. Avendo l’Ufficio di Presidenza un carattere essen-

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zialmente di garanzia secondo me prevedere la possibile revoca a metà mandato e la necessità di rielezione indebolisce questo carattere di garanzia dell’organo.

Presidente

Il Relatore sa che può intervenire sempre.

Prego, Consigliere Ce’.

Alessandro CE’

Io non so se il Relatore è intervenuto o mi è sfuggito, è favorevole?

Giulio BOSCAGLI

Il Relatore è favorevole all’approvazione.

Alessandro CE’

Bisogna dirlo però, perché non è che noi ci ricordiamo di quello che è successo dieci giorni fa.

Presidente

Allora chi approva alzi la mano.

Alessandro CE’

No, un attimo Presidente, io sono assolutamente contrario, almeno la dichiarazione di voto la voglio fare.

Sono assolutamente contrario. Questo emendamento altera ancora una volta l’equilibrio fra la Giunta e il Consiglio, di fatto mette sotto scacco il Presidente del Consiglio e io non riesco a capire come si possa proseguire nell’approvazione di uno Statuto quando a mano a mano tutti quegli equilibri che in maniera saggia e meticolosa erano stati messi in campo vengono scardinati. Io sono assolutamente contrario.

Presidente

La parola al Consigliere Muhlbauer.

Luciano MUHLBAUER

Premesso che condivido in pieno la considerazione che hanno fatto i Consiglieri Benigni e Ce’ adesso, non la ripeto, però vorrei sollevare una domanda soprattutto a chi l’ha proposto e agli esperti. Se dovesse essere accettato questo emendamento e la norma rimarrebbe semplicemente con ovviamente la possibilità aperta della revoca, però abbiamo un buco grosso come una casa perché non ci dice come funziona la revoca, deve essere una mozione? Come deve essere insomma?

(Interruzione) La sfiducia come funziona in questo caso? (Interruzione) Decade, ma come decade?

Alessandro CE’

Scusi Presidente, abbiamo appena votato una norma nella quale diciamo che il Presidente del Consiglio è eletto con i due terzi, poi va a

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maggioranza assoluta, cosa succede per mandarlo a casa? Ci vogliono i due terzi, ci vuole la maggioranza assoluta? (Interruzione) Sì, ho capito ma la sostanza non cambia, questo Presidente che è stato eletto coi due terzi...

Presidente

Verrà eletto la seconda volta coi due terzi, è chiaro.

Da questo punto di vista la norma è chiarissima, cioè non è una sfiducia che dobbiamo disciplinare, il Presidente dopo trenta mesi viene rieletto insieme con l’Ufficio di Presidenza, ovviamente con la stessa regola elettorale della prima volta. Il problema non è questo, il problema è se dobbiamo sottoporre a verifica l’Ufficio di Presidenza e il Presidente a metà mandato.

La parola al Consigliere Squassina.

Arturo SQUASSINA

Mi sembra che abbiamo intrapreso questa strada nella logica di potenziare il Consiglio rispetto alla Giunta. Con questa scelta però io credo che si dia un altro duro colpo all’autonomia del Consiglio, cioè si eleggono una Presidenza e un Ufficio di Presidenza a termine quando invece sarebbe più giusto determinare i casi in cui si possono politicamente affermare alcune questioni rispetto alla Presidenza e all’Ufficio di Presidenza. Così si sceglie invece una soluzione burocratica che mina l’autonomia del Consiglio e non si mette in grande risalto la questione politica dell’autonomia del Consiglio e del ruolo del Presidente e dell’Ufficio di Presidenza.

Silvia FERRETTI CLEMENTI

Io sto votando tutte le proposte per dare una maggiore autonomia al Consiglio, ma francamente non capisco cosa c’entri la Giunta con l’elezione del Presidente, perché il Presidente viene eletto dal Consiglio. O si pensa che tutti i Consiglieri siano assolutamente dipendenti dalla decisione del Presidente il che sarebbe un’azione scorretta e di sfiducia nei confronti dei Consiglieri stessi, altrimenti non se ne capisce il senso. E’ sempre il Consiglio che vota il Presidente del Consiglio, in questo caso la Giunta non c’entra assolutamente niente.

Sono ben altre le questioni che riguardano l’autonomia del Consiglio, non certo l’elezione del suo Presidente, che continua a restare giustamente in seno al Consiglio regionale e non alla Giunta.

Sveva DALMASSO

Devo praticamente dire la stessa cosa nel senso che semmai con questa proposta viene ancora di più rafforzato il Presidente e l’Ufficio di Presidenza. A metà legislatura può essere rieletto da due terzi sempre del Consiglio, quindi ha ancora maggiore forza. Io non vedo veramente cosa c’entra in questo discorso la Giunta, cioè non è la Giunta che rielegge o che non rielegge il Presidente e l’Ufficio di Presidenza. Scusate, finisco un attimo di parlare, forse non avete letto l’articolo 19 “decorsi trenta mesi dall’inizio della legislatura si procede al rinnovo dei componenti dell’Ufficio di Presidenza, compreso il Presidente regionale, e i componenti possono essere rieletti’”. Forse era sfuggita l’aggiunta di questo secondo comma. Non mi ricordo chi ha detto prima “allora come verrebbe rieletto?”, forse era sfuggita questa disposizione.

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