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STAFFETTA QUOTIDIANA DAL IL QUOTIDIANO DELLE FONTI DI ENERGIA

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Academic year: 2022

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EDITORIALE

L’AppAREnTE TRAnquILLITà DELL’InDusTRIA pETROLIfERA suLLA fInE DEI fOssILI

Nelle cronache delle ultime settimane sul G20 a Roma e sulla Cop26 a Glasgow si è parlato molto della fine delle fonti fossili come pure della fine dei motori a combustione. Tutti abbastanza d’accordo sul fatto che prima o poi bisognerà ar- rivarci, salvo nuovi imprevedibili sviluppi tecnologici in grado di cambiare lo stato dei fatti. Una discussione a livello di Stati e di istituzioni sulla quale l’industria petrolifera ha assunto, anche in Italia, un atteggiamento neutrale dove preminente è il modo su come si arriverà a questa scadenza, rispettan- do il principio della “neutralità tecnologica”. Un tasto su cui batte e ribatte da anni il presidente di Unem, Claudio spi- naci. Neutralità che significa tra l’altro e in primo luogo una metodologia che valuti la CO2 emessa non solo allo scarico ma sull’intero ciclo dei fossili e delle fonti concorrenti. E su cui è intervenuto il 14 novembre anche Claudio Descalzi in un’intervista al Corriere della Sera.

Che è uno dei quattro macro-obiettivi contenuti nella propo- sta di Piano per la Transizione Ecologica (pte) insieme a quelli dell’azzeramento dell’inquinamento entro il 2050, dell’adatta- mento ai cambiamenti climatici e della transizione verso l’eco- nomia circolare. Piano messo a punto a fine luglio dal Cite, il Comitato interministeriale per la transizione ecologica che ha sede presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e che ha il compito di assicurare il coordinamento delle politiche nazio- nali mirate a realizzarla e la loro programmazione (v. Staffetta 29/07). Sulla base di quanto prevede l’art. 4 del decreto-legge 1° marzo 2021 n. 22, uno dei primi atti del governo Draghi, con cui è stato istituito il ministero di cui è titolare Roberto Cingolani (v. Staffetta 02/03).

Obiettivi che prevedono il coinvolgimento anche dell’industria petrolifera e sui quali, condividendoli, Unem non più tardi del 28 ottobre ha inviato una serie di commenti alle commissioni Am- biente di Camera e Senato che sul Piano hanno avviato un ciclo di audizioni (v. Staffetta 02/11). Un documento che fa seguito al rapporto inviato due settimane prima, il 14 ottobre, al Gover- no dallo stesso Spinaci per chiedere un confronto urgente sullo stato dell’industria della raffinazione e sui suoi scenari evolutivi.

Un rapporto dai toni allarmanti, quasi drammatici, che non ri- sparmia accuse sulle negligenze delle istituzioni nei confronti di un settore industriale che continua a garantire la copertura del fabbisogno energetico dei trasporti e di altri importanti compar- ti dell’economia (v. Staffetta 29/10).

Toni che non si riscontrano invece in questo secondo rapporto, caratterizzato da un approccio particolarmente positivo e col- laborativo nei confronti delle istituzioni. Anche sulle raffine- rie e sul loro altissimo patrimonio tecnologico e di competenze che, anziché chiudere, cambieranno progressivamente la loro struttura produttiva, orientandosi sempre più verso la produzione di Low Carbon Fuels. Con il petrolio che verrà so- stituito da feedstocks di origine biologica o carbon neutral, integrati con tecnologie di economia circolare (e.g. Waste to oil, Waste to chemicals).

Raffinerie che, “potranno operare come hub energetici a be- neficio di altri settori industriali (petrolchimica, calore per gli usi civili, ecc.) contribuendo a garantire energia a basse emis- sioni di carbonio, sicura e conveniente”. E che svolgeranno altresì un ruolo chiave nelle emissioni di CO2 all’interno di tali cluster implementando schemi comuni di Ccs e di Ccu con altre realtà industriali presenti sul territorio. Fondamentale in ogni caso, trattandosi di un settore fortemente energivoro, la loro protezione dal carbon leakage, fondamentale, dato il costo della CO2, per decarbonizzare processi e prodotti e per evitare pericolose delocalizzazioni.

sOMMARIO

Il bivio drammatico della raffinazione:

l’allarme e le accuse di Unem 2

Il ruolo della filiera petrolifera

nella transizione 5

Frodi carburanti, l’intervento delle Entrate

sulle lettere di intento 8

Staffetta Prezzi Rete 11

Staffetta Prezzi Extra-Rete 13

Notiziario 15

L’auto di fronte alla sfida del “Fit for 55” 27

Segue a pagina 2

17 novembre 2021

STAFFETTA QUOTIDIANA

DAL 1933 - IL QUOTIDIANO DELLE FONTI DI ENERGIA

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E proprio a proposito di decarbonizzazione, secondo Unem oc- corre evidenziare meglio che ”l’obiettivo primario del Piano è la decarbonizzazione dei consumi e non la loro elettrificazio- ne”. Da raggiungere con il concorso di tutte le tecnologie e rispettando appunto rigorosamente il principio della neutralità.

Garantendo in sostanza l’accesso ad una energia che sia clima- ticamente neutra a prezzi competitivi.

Passando alla mobilità sostenibile, Unem giudica positivo l’impiego dei biocarburanti a basse e nulle emissioni di carbonio per la cui produzione è già stata avviata una trasformazione. Ri- badendo però che “è indispensabile che a livello europeo venga introdotta una metodologia che valuti la CO2 emessa sull’intero ciclo di vita dei prodotti e non solo allo scarico”. Aggiungendo che sarebbe opportuno prevedere una defiscalizzazione dei prodotti finiti rinnovabili per favorirne e accelerarne lo sviluppo.

Intervenendo sui sussidi ai fossili solo in un quadro coordinato

a livello europeo e a saldo zero per i consumatori.

Per finire, a proposito di quanto enunciato nel Piano sulla qua- lità dell’aria. Unem, premesso che “è importante quantifica- re il contributo dei diversi settori (trasporto, civile, industria, ecc,) all’inquinamento”, rileva che studi recenti evidenziano un peso sempre più decrescente del traffico grazie alla progressiva penetrazione nel parco circolante delle vetture e dei veicoli commerciali Euro 6, con emissioni prossime allo zero, sottolineando la necessità di misure che accelerino al massimo il ricambio del parco circolante più vecchio e inquinante con veicoli più recenti, Euro 6 e successivi. Che dovrebbe comprendere anche l’auto elettrica di cui però non si fa menzione.

Nel complesso, da parte di Unem, una serie di proposte costrut- tive, corroborate da dati ed elementi di giudizio significativi, su come affrontare in positivo, senza allarmismi e con apparente tranquillità, la fine dei fossili. (15/11)

IL bIvIO DRAMMATICO DELLA RAffInAzIOnE: L’ALLARME E LE ACCusE DI unEM

“La crisi strutturale del sistema di raffinazione nazionale e l’incer- tezza degli scenari evolutivi” è il titolo del rapporto di 28 pagine (tra testo, grafici e tabelle) allegato alla lettera che il presidente di Unem (ex UP), Claudio spinaci, ha inviato il 14 ottobre al Governo, nelle persone dei ministri Cingolani e Giorgetti, per chiedere un confronto urgente sugli interventi di breve e di lungo periodo da mettere in atto per scongiurare il rischio del collasso di una industria che è strategica, e tale vuole restare, per garantire la copertura del fabbisogno energetico italiano nei trasporti e in altri settori. Un appello, meglio chiamarlo un grido d’allarme, tenuto riservato fino al 23 ottobre quando ne è apparsa un’ampia segnalazione sul 24Ore. E di cui abbiamo dato notizia il 25 ottobre (v. Staffetta 25/10).

Un rapporto, di cui chi scrive ha potuto prendere visione, in cui, a pag. 4, si dice chiaro e tondo che “la raffinazione ita- liana si trova a un bivio”. O se ne porterà avanti la necessaria modernizzazione e si farà evolvere la filiera del downstream petrolifero (centrale per la transizione verso un’economia low carbon) o “l’intero comparto subirà una pesante e rapida invo- luzione strutturale con gravi danni alla sicurezza dell’approvvi- gionamento del Paese e all’economia dei territori”. Dove, dopo la chiusura negli ultimi 10 anni di 5 impianti, sono ancora in funzione 11 impianti, di cui 5 ubicati nel Mezzogiorno.

Una crisi profonda e strutturale che attraversa l’intera filiera pe- trolifera: “l’assenza di chiare risposte politiche, è la prima accu- sa, ne mette a rischio la sopravvivenza”. Un settore, si legge nel rapporto, che rimarrà comunque, nonostante tutto, strategico per garantire un approvvigionamento sicuro ed economica- mente sostenibile nei prossimi decenni, soprattutto durante il corso della transizione che sarà, avverte Unem, “caratterizzata

da forte instabilità”. Con l’aggiunta che di questa crisi “gli ulti- mi documenti di programmazione emanati nell’ultimo decen- nio dai Governi in carica (Sen, Pniec, Pnrr) si sono occupati solo marginalmente”. Come dire che è una crisi che si supera solo se la politica comincia a condividere il percorso proposto e a rico- noscere la strategicità del settore per il Paese. Un settore a cui, è giusto ricordare, nessuno (tra parentesi) ha mai riconosciuto di non avere mai fatto mancare neanche un litro di prodotto durante la pandemia pur con tutte le difficoltà del caso. Sono stati ringraziati tutti, dai fornai ai supermercati fino ai postini, tranne, è giusto chiamarli ancora così, i petrolieri.

In poche parole, è il succo del discorso avanzato da Unem, “è necessario tornare a far sentire questo settore parte di un progetto” e non qualcosa di cui vergognarsi e da sacrificare sull’altare di un “ambientalismo da salotto” che non mira a risolvere i problemi ma ad esasperarli perché su queste esasperazioni ci campa. Altrimenti chi può lascia e, una volta chiusa, la raffineria non la riapre più. Se il progetto fallisse per mancanza di risposte da parte della politica e nel silenzio anche del mondo dell’informazione, qualcuno alla fine dovrà assumersi la responsabilità.

Sotto questo profilo, leggendo il rapporto, si potrebbe ricavare l’impressione che il finale, quello della rapida involuzione del settore, sia ormai dietro l’angolo, ma il confronto con il Go-

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verno chiesto da Unem mira proprio ad evitare che ciò accada.

Tanto per cominciare estendendo al settore della raffinazione quanto previsto ai commi 159 e 160 della Legge di Bilancio 2021, allo scopo di individuare scenari di transizione condivi- si “nell’ottica della transizione energetica e dello sviluppo so- stenibile”, considerando la necessità di continuare ad assicurare il rifornimento del mercato a prezzi competitivi, di minimizzare gli impatti occupazionali e i rischi ambientali connessi alla di- smissione dei siti.

Parlando di “crisi strutturale” il rapporto tiene a sottolineare che è una crisi che il settore della raffinazione vive da tempo e che l’emergenza Covid-19, con le necessarie limitazioni agli spostamenti, ha solo acutizzato. Una crisi che pertanto non rientra negli andamenti ciclici che hanno da sempre caratterizzato l’attività di raffinazione, ma è definita “sistemi- ca”. Legata da una parte ad una domanda interna di prodotti energetici liquidi (anche decarbonizzati) in progressiva contra- zione (-18,4% dal 2010 al 2019 – ante pandemia, per l’au- mento dell’efficienza dei motori endotermici), destinata ad accentuarsi nel tempo e per la penetrazione, in prospettiva, di alimentazioni alternative (biogas, elettricità), ma dall’altra alla difficoltà di competere sul mercato nazionale per la forte pre- senza di fenomeni di illegalità, a seguito della polverizzazione della logistica e della rete distributiva che hanno caratterizzato l’ultimo decennio e ad una domanda internazionale in crescita, ma difficile da catturare per la scarsa competitività delle raffi- nerie nazionali che, sebbene “molto efficienti”, e non obsole- te come qualcuno a torto potrebbe pensare, sono penalizzate rispetto ai competitor extra-UE da un alto costo dell’energia e della CO2 e da sempre più stringenti norme ambientali. In proposito va ricordato che le raffinerie italiane, almeno quelle con alta capacità di conversione (quella che genera quasi tutto il margine di raffinazione), sono assolutamente in grado di fornire prodotti qualitativamente avanzati e ad alto valore aggiunto. A tal fine negli ultimi 10-15 anni sono stati fatti molti investimenti (in media 1 miliardo all’anno).

Fenomeni a supporto dei quali purtroppo manca nel rapporto un dato a nostro parere importante, quello dell’evoluzione delle importazioni di prodotti petroliferi e del peso che hanno assunto nella copertura del fabbisogno petrolifero italiano. Di cui una parte viene da operatori rete ed extrarete, che prefe- riscono approvvigionarsi direttamente all’estero by-passando le raffinerie interne e rivolgendosi a fonti che praticano prezzi ritenuti più convenienti e competitivi, e una parte invece viene da canali illegali che negli ultimi anni hanno preso via via una certa consistenza. Sapere quanto pesa e come questo peso si sia evoluto nel corso degli ultimi anni sarebbe un dato impor- tante. Perché è tutto spazio di mercato sottratto alle raffinerie italiane.

Un dato, questo dell’import di prodotti, che fa sì, come si legge nel rapporto, che “l’attuale assetto della raffinazione sia chia- ramente sovradimensionato”. Di quanto non si dice, come non si dice ovviamente quali degli 11 siti ancora in funzione potreb- bero o dovrebbero per sopravvivere ricorrere a “forme consor- tili da sottoporre all’Antitrust”. Una proposta che fa parte di

quelle che Unem avanza al Governo per riuscire a realizzare gli investimenti necessari per continuare, scrive, a “garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile”. Un obiettivo che va perseguito con urgenza per poter poi passare alla fase due della de-carbonizzazione che a sua volta “richiede una profon- da evoluzione e che prevede un graduale ridimensionamento dell’attività tradizionale”. Una trasformazione questa che ha come orizzonte finale il 2050, cioè alcuni decenni, e che a sua volta richiederà ingenti investimenti.

Senza entrare in troppi particolari ma per avere un’idea del- le proposte che sono state presentate da Unem al Governo, nel breve periodo si richiedono: tempistiche sostenibili per investimenti tesi a minimizzare l’impatto ambientale, sulla base di prescrizioni spesso più stringenti di quelle comunitarie che pregiudicano la competitività dei siti; certezza di un quadro autorizzativo chiaro e stabile; defiscalizzazione componenti rinnovabili dei fuel per incentivarne la ricerca, lo sviluppo, la produzione e l’ulteriore penetrazione nei carburanti tradizio- nali; riconoscimento per specifiche aree dello stato di area industriale di crisi complessa; sostegno per la realizzazione di progetti innovativi per la produzione di idrogeno in raffineria e per iniziative nell’ambito dell’economica circolare. Mentre nel lungo, si rende necessario disporre di uno scenario stabile per portare avanti gli investimenti, una normativa che valorizzi il contributo alla decarbonizzazione dei low-carbon fuel ed un sostegno economico alla trasformazione, pari a quello degli al- tri settori energetici.

Da qui l’urgenza di avviarlo questo benedetto confronto per superare con immediatezza questa crisi ormai sistemica della raffinazione continuando ad assicurare il rifornimento del mer- cato, per affrontare quindi il tema della transizione. Il tutto pun- tando a minimizzare gli impatti occupazionali e a gestire i rischi ambientali connessi alla dismissione dei siti e al loro recupero.

Per i siti che le aziende intendono consolidare, il processo evo- lutivo verso tecnologie low carbon dovrà essere loro consentito con modalità sostenibili - anche economicamente - efficienti e, per quanto possibile, promuovendo l’economia circolare in un contesto normativo e con sistemi incentivanti che non sia- no discriminatori tra le diverse tecnologie ma inclusivi, per non creare distorsioni competitive. Per i siti che non avranno il po- tenziale per una trasformazione sostenibile bisognerà invece individuare un percorso di riconversione delle aree con l’intro- duzione di ammortizzatori sociali straordinari e fast track auto- rizzativi, anche attraverso misure di incentivazione al riuso delle aree antropizzate, utili peraltro a limitare il consumo di suolo vergine. Per tutti i siti, individuando misure volte a supportare la competitività del settore. La propensione dei siti a trasformarsi piuttosto che a disinvestire sarà chiaramente funzione, rileva il rapporto, degli scenari di policy che si determineranno.

Con un’ultima notazione o, meglio, un avviso ai naviganti in acque così procellose, colta al volo a pag. 6: l’approvazione del- le attuali proposte del pacchetto “Fit for 55” senza modifiche, renderebbe molto difficile, o pressoché impossibile, avviare gli ingenti investimenti necessari alla trasformazione. E di questo si dovrà tener conto nel confronto con il Governo. (29/10) (GCA)

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IL RuOLO DELLA fILIERA pETROLIfERA nELLA TRAnsIzIOnE

L’assemblea Assopetroli. Rossetti: senza consenso il processo si incaglia. Bernardini: la transizione non è la causa della crisi ma la crisi fa capire cosa succede se la transizione non è gestita bene.

La filiera petrolifera e quella delle auto a combustione devo- no poter partecipare alla transizione energetica nei trasporti.

Il rischio, altrimenti, è che la stessa transizione vada incontro a un fallimento. È il messaggio che ha voluto lanciare Assope- troli-Assoenergia dal convegno odierno in occasione dell’as- semblea annuale.

Il convegno è stato moderato dal vice direttore del Corriere della sera federico fubini che ha aperto i lavori paragonando la transizione energetica alla crisi dell’euro e a quella dei mutui subprime: quelle due crisi, ha detto, “sono passeggia- te rispetto alla complessità della transizione energetica, la cui dimensione democratica non è stata ancora messa a fuoco.

La cittadinanza si dovrà pronunciare, in un modo o nell’al- tro”, ha aggiunto.

Enrico Mariutti, presidente Isag, ha sottolineato gli aspetti critici della transizione, in particolare la redistribuzione glo- bale del reddito e delle competenze per come il passaggio è impostato attualmente. “Gli scenari – ha detto – non consi- derano spesso l’aumento dei prezzi delle materie prime che si sta verificando. L’unica soluzione al cambiamento climatico – ha concluso – è togliere la CO2 in eccesso dall’atmosfera”, indicando della Dac (cattura diretta dall’aria) quale tecnologia su cui puntare, pronta tecnologicamente ma non ancora dal punto di vista dei costi.

La sottosegretaria Mite vannia Gava ha sottolineato la necessità di salvaguardare l’economia e l’ambiente insieme, evitando strategie improvvisate “dalla sera alla mattina”. Il ministero dell’Ambiente, ha detto, “ha cambiato filosofia.

Non so se abbia mai partecipato alle vostre assemblee.

Dobbiamo dialogare per fare un lavoro di squadra. Si rischia di chiedere troppo e farsi male tutti. La tecnologia deve aiutarci a raggiungere gli obiettivi e superare l’impasse”.

Lapo pistelli, direttore Public affairs di Eni, ha sottolineato che le compagnie come Eni “fanno investimenti con un oc- chio a che non siano stranded”. Quanto al caro prezzi, ha ricordato che l’Europa “è una scatola vuota di energia” e che “siamo price taker, per cui non ha senso lamentarsi di pagare troppo”. Il pacchetto Fit for 55 “è molto autocentrato dal punto di vista europeo. L’Unione europea vuole guidare il mondo con l’esempio e con l’azione. La leadership però non si misura da quanto vai avanti ma da quanti ti seguo- no, si misura con i follower. Quella di von der Leyen rischia di essere una leadership senza follower”. Insomma, il Fit for 55 “sta mettendo troppa fretta al sistema”. Pistelli ha quindi

espresso “dubbi sull’approvazione della direttiva sulla tassa- zione energetica per cui serve l’unanimità. Nel pacchetto ci sono molte cose positive, come gli obiettivi sull’aviazione e sullo shipping. Ma il punto è che la transizione deve unificare e non spaccare il pianeta”.

Il presidente Andrea Rossetti ha definito quella attuale una

“scarsità desiderata”, avvertendo che “se non c’è consenso il percorso della transizione si incaglierà” e definendo poi inopportuno un intervento sui sussidi dannosi e la riedizione della robin tax emersa nel dibattito parlamentare sul caro energia. Ha quindi sottolineato le difficoltà dell’extrarete che

“sta fornendo un polmone di liquidità alle imprese italiane di 3,5 miliardi di euro al mese”, grazie alle dilazioni di paga- mento. Tornando alla transizione, “si è mollato l’ormeggio della neutralità tecnologica con il ban alle auto benzina e diesel al 2030 e alle ibride al 2035”, ha detto. “Mentre an- che l’Aie dice che molte delle tecnologie che serviranno alla decarbonizzazione ancora non esistono. E quello delle auto elettriche a zero emissioni è solo un trucco retorico”. Il rischio per la filiera petrolifera è di “non poter partecipare alla tran- sizione dei trasporti”, mentre la “buona notizia è l’accordo di governo tra le forze politiche in Germania, in cui si parla della tutela dell’industria automobilistica e dei motori termici, con- siderando a zero emissioni anche le auto termiche che vanno a carburanti bio o e-fuel”.

fabrizia vigo di Anfia ha sottolineato che “il settore auto è uno dei più normati” e che “se le famiglie non sono suppor- tate non cambiano l’auto”. Anfia chiede di riportare l’obiet- tivo di riduzione delle emissioni al -45% al 2030 e di rivedere il ban nel 2028.

Si è poi passati alla tavola rotonda politica. Secondo Luca

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squeri (FI) il pacchetto Fit for 55 “non è sostenibile per come è scritto attualmente. La buona notizia è che è modificabile, la cattiva è che c’è una situazione politica in Europa in cui lo slogan tutto elettrico ha assunto una forza che non è facile contrastare. Ma è necessario far valere le ragioni, il percorso così tracciato non è sostenibili”.

Per nicola procaccini (Fdi), l’approvvigionamento energetico

“deve essere una zona franca da appartenenze politiche e va tirato il freno di emergenza rispetto al furore ideologico che c’è in Europa”.

Per Gian Luca benamati (PD) “il punto non sono gli obiettivi ma il percorso. Perché – si è chiesto –abbiamo abdicato all’idea del ruolo di hub del gas per l’Italia? Potevamo essere il primo anello della fornitura al Nord Europa invece dell’ulti- mo per il gas che viene da Nord. Il Tap ci avrà pure insegnato qualcosa”. quanto al pacchetto Fit for 55, “è discutibile e i carburanti tradizionali avranno un ruolo”.

paolo Arrigoni (Lega) ha ricordato che il gas “non è nella tassonomia UE» ed espresso “perplessità sull’estensione

dell’Ets a navi, trasporti e edilizia”, schierandosi contro la re- visione dei Sad in queto momento e contro il ban dei motori a combustione nel 2035 “voluto dalle case auto tedesche”, mentre ha rilevato “spiragli sulla questione del calcolo delle emissioni sul ciclo di vita, su cui abbiamo dato indicazioni in questo senso sul Dlgs veicoli puliti”. Il problema, ha concluso, è che “con il Fit for 55 rischiamo di spostare il baricentro ge- opolitico mondiale verso la Cina”.

Ha chiuso i lavori Antonio bernardini, ambasciatore presso le organizzazioni internazionali a Parigi, ponendo l’accento sul nuovo clima e la nuova disponibilità in materia di transizione manifestata da Cina e Usa rispetto a qualche anno fa. Citando il rapporto Aie “Net zero”, l’Agenzia, ha detto, “ha ritratta- to l’errore sottolineando che non esiste una sola strada per raggiungere gli obiettivi. Quella che ha prodotto non è una bibbia e le evoluzioni più recenti fanno capire che il percorso è accidentato. Detto questo – ha concluso – la causa della crisi non è la transizione ma la crisi fa capire cosa può succedere se la transizione non è gestita in modo oculato”.

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L’InTERvEnTO 02/11/2021

fRODI CARbuRAnTI, L’InTERvEnTO DELLE EnTRATE suLLE LETTERE DI InTEnTO

Le riflessioni di bonaventura sorrentino - studio legale e tributario sorrentino pasca Toma.

Le frodi nelle esportazioni supportate da false dichiarazioni di intenti ai fornitori per anni sono state uno dei canali tra i tanti utilizzati a danno dell’Erario e di una concorrenza lecita. Il legislatore ha, negli ultimi tempi, provato a limitare tale tipo- logia di evasione fiscale con procedure che prevedono l’uso digitale e di informatizzazione delle lettere di intento.

Il direttore della Agenzia delle Entrate, con un recente prov- vedimento del 28 ottobre 2021, prot. n. 293390/2021, ha regolamentato, nell’ambito delle modalità operative per l’attuazione del presidio antifrode di cui ai commi da 1079 a 1081 dell’articolo 1 della legge 30 dicembre 2020, n.

178, i criteri di invalidazione delle dichiarazioni d’intento già emesse e per l’inibizione del rilascio di nuove dichiara- zioni d’intento.

Si prescinde dal riportare distintamente le modalità opera- tive dal provvedimento già pubblicate dalla Staffetta, limi- tandoci a richiamarli sommariamente, soffermandoci invece brevemente sui criteri di valutazione del rischio, richiamati dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate nella disposizione in questione.

Sinteticamente, la direttiva dispone che i soggetti che inten- dono effettuare acquisti non imponibili, ai sensi dell’art. 8, comma 1, lettera c), del decreto del Presidente della Repub- blica 26 ottobre 1972, n. 633 e che trasmettono all’Agenzia delle entrate, per via telematica, dichiarazioni d’intento, sono sottoposti a specifiche procedure di analisi di rischio e di con- trollo, allo scopo di verificare il possesso dei requisiti per poter essere qualificati esportatori abituali.

Le attività di analisi e di controllo, secondo le indicazioni dell’Agenzia, sono effettuate in conformità a particolari cri- teri di rischio selettivi, elaborati attraverso l’incrocio delle in- formazioni contenute nelle dichiarazioni d’intento presentate dal contribuente con le informazioni disponibili nelle banche dati in possesso dell’Agenzia delle entrate e di quelle even- tualmente acquisite da altre banche dati pubbliche o private.

Il provvedimento riporta dunque le procedure di invalidazione delle dichiarazioni di intento trasmesse tramite i canali tele- matici dell’Agenzia delle Entrate e le procedure di inibizio- ne al rilascio di nuove dichiarazioni d’intento; così come le modalità di emissione di fatture elettroniche non imponibili trasmesse attraverso il Sistema di Interscambio.

Qualche riflessione meritano i criteri di valutazione di rischio propedeuticamente applicabili.

In tal senso, il provvedimento, al paragrafo 1, ai punti 1.1., 1.2 ed 1.3 stabilisce che “… I soggetti che intendono effet- tuare acquisti non imponibili, ai sensi dell’art. 8, comma 1, lettera c), del decreto del Presidente della Repubblica 26 otto- bre 1972, n. 633 e che trasmettono all’Agenzia delle entrate, per via telematica, dichiarazioni d’intento, sono sottoposti a specifiche procedure di analisi di rischio e di controllo, allo scopo di verificare il possesso dei requisiti per poter essere qualificati esportatori abituali …

Le attività di analisi e di controllo sono effettuate in confor- mità a particolari criteri di rischio selettivi, elaborati attraver- so l’incrocio delle informazioni contenute nelle dichiarazioni d’intento presentate dal contribuente con le informazioni disponibili nelle banche dati in possesso dell’Agenzia delle entrate e di quelle eventualmente acquisite da altre banche dati pubbliche o private.

La valutazione del rischio è orientata, prioritariamente, alla:

analisi di criticità e anomalie direttamente desumibili dai dati 1) esposti nelle dichiarazioni d’intento trasmesse 2) valoriz- zazione di particolari elementi di rischio individuati sulla po- sizione del titolare della ditta individuale o del legale rappre- sentante della società; 3) individuazione di elementi di rischio connessi alla posizione fiscale del soggetto, persona fisica o giuridica, titolare della partita Iva, con particolare riferimento alle omissioni e\o incongruenze nell’adempimento degli ob- blighi di versamento o dichiarativi; 4) individuazione di ele- menti di rischio derivanti dalle operazioni che concorrono alla formazione del plafond.”

avvocato Bonaventura Sorrentino

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La fase di valutazione del rischio è dunque consequenziale ad una analisi dei criteri selettivi e sostanzialmente discrezionali dei verificatori, dei dati e delle informazioni in possesso dei verificatori.

La vera questione risolutiva non può essere data da un

“orientamento” delle Dogane nella valutazione del rischio con l’analisi dei dati desumibili dalle dichiarazioni di intento e di discrezionali elementi, non definiti, ritenuti di rischio.

Tale posizione esegetica lascia aperta, come già sta capitando per altre regolamentazioni antifrode, la porta a considerazio- ni sui criteri applicati caso per caso, da far valere in ogni sede, criteri non esplicitati ma solo desumibili e dunque discrezio- nali nella loro applicazione dei dati esposti in dichiarazione

ed ancor più degli elementi di rischio connessi alla posizione fiscale, non definita, del soggetto titolare della partita Iva.

Ferma restando la possibilità per il contribuente di poter dare prova contraria alle considerazioni dell’Agenzia, sarebbe for- se stato opportuno, al fine di evitare di ingenerare ulteriore contenzioso di merito, dare indicazioni di maggiore dettaglio sugli elementi (indici di riferimento) da cui potrebbe scaturire una valutazione negativa e di criticità dell’operazione; in tal modo, da un lato si renderebbe più stringente la normativa antifrode e dall’altro si eviterebbe che anche operatore del settore esportatori abituali, possano subire ritardi nella loro operatività commerciale dovuti a controlli che si fondano su criteri generalizzati di verifica.

STAFFETTA QUOTIDIANA

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11

STAFFETTA QUOTIDIANA – 17 NOVEMBRE 2021 – N. 208 1

Staffetta prezzi rete

Margini lordi gasolio (€/lt)

BENZINA GASOLIO GPL METANO

Self Servito Self Servito (€/Kg)

BENZINA GASOLIO GPL METANO

Self Servito Self Servito (€/Kg)

BENZINA GASOLIO GPL METANO

Self Servito Self Servito (€/Kg)

BENZINA GASOLIO GPL METANO (€/Kg)

MEDIA COMPAGNIE POMPE BIANCHE Self Servito Self Servito Self Servito

Tab. 1 - Prezzi praticati – medie nazionali (€/lt) Tab. 4 - I prezzi praticati in autostrada (€/lt)

Sei mesi di variazioni Eni (€/lt) Tab. 2 - Prezzi praticati per compagnia (€/lt)

Tab. 3 - Prezzi praticati nelle Regioni (€/lt)

Benzina 1,749 1,879 1,755 1,923 1,735 1,787

-0,001 -0,001 +0,001

Gasolio 1,615 1,752 1,619 1,797 1,604 1,658

+0,001 +0,001 +0,001

Gpl 0,813 0,829 0,838 0,819

+0,005 +0,004 +0,002 +0,007

Metano 1,675 1,656 1,723 1,600

+0,023 +0,003 +0,005 -0,001

Nota: medie settimanali nel periodo 10 – 16 novembre.

Variazioni rispetto alla rilevazione precedente.

Nota: medie settimanali nel periodo 10 – 16 novembre.

Tab. 5 - Lo “sconto” pompe bianche(€/lt)

Nota: al 16 novembre, rispetto alle medie nazionali delle compagnie.

Nota: medie nazionali al 16 novembre, variazioni rispetto al 9.

Abruzzo 1,742 1,604 0,839 1,533

Basilicata 1,768 1,626 0,832 1,652

Bolzano 1,826 1,690 0,865 1,655

Calabria 1,743 1,611 0,850 1,761

Campania 1,742 1,603 0,816 1,522

Emilia-R. 1,750 1,618 0,829 1,669

Friuli-V.G. 1,750 1,625 0,822 1,854

Lazio 1,737 1,604 0,829 1,493

Liguria 1,775 1,644 0,872 1,528

Lombardia 1,765 1,628 0,827 1,626

Marche 1,736 1,596 0,854 1,695

Molise 1,754 1,616 0,841 1,412

Piemonte 1,745 1,614 0,827 1,711

Puglia 1,748 1,602 0,829 1,419

Sardegna 1,750 1,623 0,840 -

Sicilia 1,746 1,610 0,847 1,726

Toscana 1,750 1,619 0,831 1,854

Trento 1,779 1,657 0,833 1,766

Umbria 1,744 1,607 0,855 1,559

Valle d’A. 1,746 1,622 0,897 1,959

Veneto 1,739 1,610 0,817 1,751

Nota: prezzi al 16 novembre (•) Gpl e metano solo servito.

DAL BENZINA GASOLIO GPL

Tab. 6 - Le variazioni dei prezzi Eni (€/lt)*

(*) Prezzi consigliati in modalità servito calcolati dal la Staf fetta.

9/10 +0,010 1,972 +0,010 1,821 0,870 12/10 +0,010 1,982 +0,010 1,831 0,870 16/10 +0,010 1,992 +0,010 1,841 +0,010 0,880 26/10 +0,010 2,002 +0,010 1,851 +0,010 0,890

DAL BENZINA GASOLIO GPL

Tab. 7 - Riferimenti (€/’000 lt)

Fonte: elaborazioni Staffetta su dati Osservaprezzi - ministero della Transizione Ecologica, “prezzi Italia” e dati di mercato.

Quotazione Cif Med del 16/11 515,87 526,27

Indicazioni per il 18/11 +14 +14

“Prezzo Italia” del 15/11

- con imposte 1.749,56 1.612,92 833,93 - al netto di accisa e IVA 705,67 704,67 536,28

- accisa 728,40 617,40 147,27

- Iva 315,49 290,85 150,38

Margini lordi benzina (€/lt)

Media 1,837 2,049 1,715 1,953 0,926 1,944

Media 0,020 0,135 0,016 0,138 0,018 0,123

1,400 1,500 1,600 1,700 1,800 1,900 2,000 2,100

Benzina Gasolio

0,140 0,160 0,180 0,200 0,220

Andamento settimanale Media 12 mesi

0,140 0,160 0,180 0,200 0,220

Andamento settimanale Media 12 mesi

Eni 1,762 1,965 1,624 1,830 0,832 1,706

+0,001 -0,001 +0,002 +0,001 -0,010

IP 1,757 1,934 1,622 1,824 0,855 1,665

-0,003 -0,002 +0,002 -0,017

Esso 1,749 1,905 1,614 1,775 0,836 1,671

-0,002 -0,001 +0,002 +0,002

Ies 1,802 1,791 1,659 1,656 0,875 1,000

-0,005 -0,002 -0,002 +0,005 -0,100

Lukoil 1,710 1,860 1,581 1,755 0,802 1,867

-0,001 -0,006 -0,001 -0,007 -0,016

Q8 1,753 1,928 1,617 1,796 0,832 1,757 +0,002 -0,001 +0,003 -0,002 +0,005 +0,055 Repsol 1,738 1,809 1,609 1,682 0,820 1,786 -0,007 -0,004 -0,003 +0,001 +0,004 +0,023 Tamoil 1,740 1,820 1,608 1,693 0,836 1,904

-0,003 -0,004 -0,002 -0,002 -0,015

Informativa ai sensi dell’art. 13, d. lgs 196/2003. I dati sono trattati, con modalità anche informatiche, per l’invio della rivista e per svolgere le attività a ciò connesse. Titolare del trattamento è: Rivista Italiana Petrolio Srl – Via Aventina, 19 – 00153 Roma (RM) nella persona del legale rappresentante.

Chiusa in redazione alle ore 15 staffetta prezzi Rete

STAFFETTA QUOTIDIANA

STAFFETTA PREZZI RETE

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Quotazioni SIVA all’acquisto per pagamento a 30 giorni

Andamento del mercato

(differenze rispetto alla rilevazione dell’11 novembre)

La rilevazione è effettuata su un campione di operatori selezionato su base geografica in funzione dei volumi dei consumi. Per ogni pro dotto è indicata una forchetta di quotazioni medie, praticate dalle compagnie petrolifere ai rivenditori al netto di Iva per pa gamenti a 30 giorni, con l’indicazione delle relative variazioni rispetto alla rilevazione precedente e delle punte minime e massime.

GASOLIO ARTICO (*) (€/’000 lt) GASOLIO MOTOPESCA (**) (€/’000 lt)

Altri prodotti -15,21 1212,50 - 1214,90 -15,10 -13,70 604,80 - 609,03 -13,29

Punte min.- max 1209,00 - 1218,00 590,00 - 659,00

(*) Regioni confinanti con arco alpino (**) Dato nazionale

EURO ITALIA SETTENTRIONALE ITALIA CENTRALE ITALIA MERID.LE E ISOLE

Benzina super (‘000 lt) 1,09 1300,37 - 1304,28 -2,28 0,46 1304,73 - 1306,59 0,86 2,83 1312,63 - 1314,94 3,22

Punte min. - max. 1290,00 - 1309,00 1299,00 - 1316,00 1299,00 - 1334,00

Gasolio Auto (‘000 lt) -12,83 1203,62 - 1206,79 -14,21 -16,34 1206,10 - 1211,62 -13,50 -14,38 1212,71 - 1215,87 -14,48

Punte min. - max. 1194,89 - 1212,00 1202,50 - 1218,00 1198,00 - 1230,00

Gasolio agricolo (‘000 lt) -14,28 724,87 - 728,35 -14,56 -19,28 723,29 - 734,18 -13,02 -12,37 742,25 - 743,67 -12,36

Punte min. - max. 718,00 - 733,00 718,00 - 744,56 733,00 - 755,00

Gasolio risc.to (‘000 lt) -13,94 940,13 - 943,92 -14,70 -13,80 950,18 - 957,35 -12,57 -15,85 963,38 - 965,85 -15,84

Punte min. - max. 932,00 - 950,00 937,89 - 980,52 945,00 - 975,00

O.c. fluido 3/5 (‘000 Kg) n.d. - n.d. n.d. - n.d. -10,33 723,75 - 726,33 -10,34

Punte min. - max. 700,00 - 743,00

O.c. denso Btz (‘000 Kg) -1,03 524,69 - 529,20 -8,90 -3,00 535,33 - 538,00 -3,00 -4,37 542,75 - 558,67 -3,89

Punte min. - max. 505,00 - 544,09 531,00 - 544,00 518,00 - 571,00

Periodo tranquillo per quanto riguarda la domanda di gasolio risca per effetto della forte domanda di un mese fa sulla spinta della corsa dei prezzi. Le temperature non rigide fermano il gasolio agricolo uso serre. Stabile la richiesta di gasolio autotrazione. Questa mattina la benzina ha preso 5 euro per mille litri, i gasoli invece ne hanno lasciati sul terreno 4 e il denso 2 euro per mille chili. Dalle forchette medie rile- vate questa mattina nelle tre macroaree di riferimento si può ricavare, in base alle variazioni indicate, il prezzo medio Siva della benzina, che si aggira intorno ai 1302 euro per mille litri al Nord, ai 1306 al Centro e ai 1314 al Sud più Isole. Il divario di prezzo tra le aree Nord e Centro è di 4 euro e tra Centro e Sud più Isole di 8. Il prezzo medio Siva del gasolio autotrazione è di 1205 euro al Nord, di 1209 al Centro e

di 1214 al Sud e Isole. Il divario di prezzo tra le aree Nord e Centro è di 4 euro e tra Centro e Sud più Isole di 5. Il prezzo medio Siva del gasolio agricolo è di 727 euro al Nord, di 728 al Centro e di 743 al Sud e Isole. Il divario di prezzo tra le aree Nord e Centro è di 1 euro e tra Centro e Sud più Isole di 15. Il prezzo medio Siva del gasolio agricolo è di 942 euro al Nord, di 954 al Centro e di 965 al Sud più Isole. Il divario di prezzo tra le aree Nord e Centro è di 12 euro e tra Centro e Sud più Isole di 9. Sul Cif Med del 15 novembre, convertito in euro al cambio di 1,1444 dollari, la benzina si è attestata a 501,89 euro per mille litri, il diesel 10ppm a 512,25, il gasolio 0,1 a 502,28 e il denso Btz a 458,76 euro per mille chili. Domani la benzina e il denso Btz ritracceranno di 4 euro, i gasoli au- totrazione e agricolo di 8, il risca di 7. (C.B.)

MERCATO PETROLIFERO ITALIANO

STAFFETTA PREZZI

Rilevazione n. 86 del 16 novembre 2021

STAFFETTA PREZZI EXTRA-RETE

Staffetta prezzi Extra-Rete

STAFFETTA QUOTIDIANA

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n OTI zIARIO

com

nulla si crea,

nulla si distrugge, l'olio si rigenera.

Itelyum produce basi lubrificanti rigenerate di Gruppo II+, con un livello qualitativo d’eccellenza.

Grazie alla collaborazione con Infineum, oggi le basi Itelyum HG hanno ottenuto la qualificazione API CI-4 di un olio motore 15W-40.

Itelyum, tecnologia e innovazione per un mondo più sostenibile.

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n OTI zIARIO

LE nOTIzIE DELL’uLTIMO MEsE*

Società e associazioni

Assopetroli-Assoenergia, vazzoler

confermato coordinatore Gruppo giovani

L’assemblea elettiva del Gruppo giovani Assopetroli-Assoe- nergia ha eletto all’unanimità il nuovo Consiglio direttivo del Gruppo. Luca Vazzoler di Conegliano (TV) è stato eletto coor- dinatore, Graziana Gurrado di Gravina in Puglia (BA) ricoprirà il ruolo di vice coordinatore.

A rappresentare il Gruppo giovani nei comitati tecnici di setto- re saranno Marco Tedeschini di Roma per la rete, Alessandro Natalizia di Roma per l’extrarete e Chiara Basile di Messina per l’energia. Infine, Silvana Trisolini di Taranto e Benedetta Cancellieri di Viterbo saranno i delegati del Gruppo giovani nel Consiglio nazionale.

Il Gruppo giovani di Assopetroli-Assoenergia ha di recente firmato con il Consiglio nazionale dei giovani un protocollo d’intesa per istituire un tavolo di lavoro dedicato ai temi della transizione ecologica. L’iniziativa è stata pensata per mettere a sistema idee, punti di vista prospettici e generazionali raccol- ti da esperti del mondo dei carburanti, dell’energia e dei tra- sporti, sia a livello pubblico che privato. Attraverso il confronto verranno individuati gli obiettivi che si ritiene possano essere ragionevolmente raggiunti al 2030. L’obiettivo, sottolinea As- sopetroli, è anche quello di individuare criticità, inefficienze e gap tecnologici riscontrabili sul fronte della transizione green.

“Nelle nostre imprese c’è il motore sempre acceso dell’evolu- zione”, ha dichiarato Vazzoler. “La capillarità nel territorio e le risorse per continuare a dare energia e movimento al Paese. La nostra infrastruttura è già la risposta per il domani”. (21/10)

Assopetroli-Assoenergia rafforza la struttura

Due nuovi ingressi nella struttura di Assopetroli-Assoenergia:

Licia Balboni e Giorgio Gatti. In occasione dell’assemblea na- zionale del 20 ottobre scorso, si legge in una nota, è stato presentato il progetto di ampliamento funzionale dell’asso- ciazione per orientarla sui temi della sostenibilità dei carbu- ranti e dell’efficienza energetica.

Per cogliere le opportunità della transizione energetica e sup- portare le imprese in questo cambiamento epocale, Apae ha deciso di potenziare l’offerta dei servizi in due aree strategiche:

la filiera dei carburanti a basse emissioni (dagli e-fuels, al bio- metano all’Idrogeno) e il settore dell’efficienza energetica negli usi finali, in particolare in ambito residenziale e industriale.

A Licia Balboni, vice presidente di Reno Gas Energy srl, già presidente di Federmetano, è affidato il compito, come bio- fuel development manager, di accompagnare gli associati ad integrare l’offerta Rete ed Extrarete con i vettori energetici liquidi e gassosi a basso impatto ambientale.

A Giorgio Gatti, professionista e manager di lungo corso con

vasta esperienza nel settore Esco, è affidato il compito di raffor- zare l’iniziativa dell’associazione nel lobbying & advocacy delle imprese energetiche e nel campo della formazione. (25/10)

Raffinazione, l’appello di spinaci alla politica

Aprire un confronto urgente tra operatori e istituzioni per superare una crisi ormai sistemica e affrontare il tema della transizione delle raffinerie italiane, della loro stessa esistenza legata al rischio di una delocalizzazione a seguito della pro- gressiva perdita di competitività verso altre realtà in ascesa in Medio Oriente, Africa e Sud Est Asiatico. È quanto chiede il presidente di Unem, Claudio Spinaci, in una lettera inviata il 14 ottobre ai ministri della Transizione ecologica Roberto Cin- golani e dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, alla sottosegretaria Vannia Gava e al vice ministro Gilberto Pichet- to Fratin. Un intervento urgente, quello che chiede Spinaci, vista anche la necessità di continuare ad assicurare il riforni- mento del mercato, di minimizzare gli impatti occupazionali e di gestire i rischi ambientali connessi alla dismissione dei siti e al loro recupero.

L’associazione ha redatto un rapporto sintetico con cui chiede l’apertura tempestiva di un tavolo dedicato per confrontarsi sugli interventi di breve e di lungo termine e scongiurare il rischio di collasso del settore.

Nella lettera, il presidente Unem sottolinea che il successo del processo di decarbonizzazione nel trasporto di merci e perso- ne non può prescindere dal contributo attivo della raffinazio- ne nazionale che rappresenta un asset strategico per l’Italia in termini economici, occupazionali e di sicurezza energetica.

Il settore, però, sta attraversando una profonda crisi strut- turale che, sottolinea Spinaci, ne mette a rischio la sopravvi- venza in tempi molto più brevi di quanto si possa supporre, soprattutto per la mancanza di chiare risposte politiche.

Unem deplora il fatto che l’attenzione delle istituzioni sia con- centrata solo su alcune tecnologie ritenute idonee a sostene- re la transizione energetica, mentre trascura completamente intere filiere che stanno già dando il proprio contributo alla decarbonizzazione trasformando i propri processi produtti- vi. Per questo l’associazione auspica un approccio neutrale verso le diverse tecnologie che costituiranno l’insieme di so- luzioni per assicurare una reale transizione entro il 2050. In quest’ottica, conclude Unem, il downstream petrolifero, e in particolare la raffinazione, è e resterà essenziale per garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile, anche economi- camente, in un contesto, quale quello della transizione, che sarà senz’altro caratterizzato da forte instabilità, come evi- denzia la recente emergenza sul costo delle materie prime.

Il risultato operativo lordo (Ebtida) del settore è stato negati- vo nel 2020 per oltre un miliardo di euro ma anche nel 2019 e nei primi sei mesi del 2021. Una crisi, dunque, che non rientra negli andamenti ciclici della raffinazione, ma è che si-

STAFFETTA QUOTIDIANA

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nulla si crea,

nulla si distrugge, l'olio si rigenera.

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Itelyum, tecnologia e innovazione per un mondo più sostenibile.

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stemica e deriva da una domanda interna in progressiva con- trazione, la forte presenza di fenomeni di illegalità, una do- manda internazionale in crescita ma difficile da catturare per la scarsa competitività delle raffinerie nazionali che, sebbene molto efficienti, sono penalizzate rispetto ai competitor ex- tra-UE da un alto costo dell’energia e della CO2 e da sempre più stringenti norme ambientali, la graduale decarbonizza- zione dei prodotti e dei processi per rispettare gli impegni del New Green Deal al 2030 e il target di emissione nette zero al 2050, che richiederanno ingenti investimenti per lo più privi di ritorno economico; tentativi di introdurre crescenti restrizioni per l’accesso al credito anche per investimenti in processi/prodotti decarbonizzati (tassonomia).

La problematica, secondo Unem, va affrontata su due piani:

nel breve sono necessari interventi di carattere economico, quali la restituzione dei costi indiretti Ets; tempistiche soste- nibili per la realizzazione degli investimenti per minimizza- re l’impatto ambientale; un quadro autorizzativo chiaro e stabile; la defiscalizzazione delle componenti rinnovabili dei carburanti per incentivarne la ricerca, lo sviluppo, la produ- zione e l’ulteriore penetrazione nei carburanti tradizionali; il riconoscimento per specifiche aree dello stato di area indu- striale di crisi complessa; il sostegno per la realizzazione di progetti innovativi per la produzione di idrogeno in raffineria e per iniziative nell’ambito dell’economica circolare (waste to fuels, waste to chem, acqua, rifiuti, etc), anche attraverso l’utilizzo dei fondi del Pnrr e dei bandi europei (Ipcei). Nel lungo periodo occorre invece avere uno scenario stabile per portare avanti gli investimenti, una normativa che valorizzi il contributo alla decarbonizzazione dei low-carbon fuel e un sostegno economico alla trasformazione.

Unem ricorda infine che l’industria della raffinazione contri- buisce all’economia nazionale con oltre 20mila occupati, oltre 40 miliardi di imposte e tasse versati annualmente nelle casse dello Stato, 13 miliardi di esportazioni annue, oltre 80 miliardi di fatturato dei propri fornitori, un altissimo patrimonio tec- nologico e di competenze e standard Hse elevatissimi. (25/10)

prezzi carburanti, i gestori chiedono un confronto sulla comunicazione

I controlli e le sanzioni della Guardia di finanza in materia di comunicazione dei prezzi al Mise siano rispondenti alla ratio della norma e non abbiano come scopo di rimpinguare le cas- se dei Comuni. È quanto chiedono le associazioni dei gestori Faib, Fegica e Figisc in una lettera indirizzata al ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, a quello dell’Econo- mia Daniele Franco, al Comando generale Guardia di Finanza e al presidente dell’Anci Antonio Decaro.

La lettera nasce dalla segnalazione di controlli e sanzioni della Gdf anche sul pregresso, cioè su vecchie comunicazioni dei prezzi, e sulla cartellonistica stradale, responsabilità dei tito- lari dei punti vendita e non dei gestori. I gestori chiedono un incontro urgente ai ministri per “individuare soluzioni ed au- spicare autorevoli interventi” e alla Gdf per “chiarire l’ambito

entro il quale l’attività sanzionatoria sia rispondente alla ratio della normativa emanata”. All’Anci le associazioni chiedono di “promuovere un incontro – considerato che i proventi delle sanzioni elevati finiscono nelle casse dei Comuni – nel qua- le chiarire che l’obiettivo è quello della tutela della garanzia della buonafede del cittadino e non quello di rimpinguare le casse dei Comuni medesimi verso i quali, comunque, le scri- venti stanno promuovendo singoli ricorsi”. (25/10)

Adblue e metano, Assopetroli e trasportatori scrivono al governo

Se vuole evitare “l’ormai imminente blocco della logistica”, il Governo dovrebbe “adottare con urgenza alcune misure transitorie” per far fronte al balzo dei prezzi del gas naturale e agli effetti sulla disponibilità dio AdBlue e su metano e Gnl alla pompa. Lo scrivono in una nota congiunta Assopetro- li-Assoenergia, Assotir, Cna-Fita e Confartigianato Trasporti e indirizzata ai ministri delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, della Transizione ecologica, dello Sviluppo econo- mico e dell’Economia, in merito alle “criticità per il settore dell’autotrasporto connesse all’aumento del prezzo del gas naturale” (v. Staffetta 22/10).

Due le direttrici individuate dalle associazioni: “un credito d’imposta temporaneo per l’acquisto di gas naturale impie- gato per usi industriali che garantirebbe, insieme alla ridu- zione dell’aliquota Iva al 5% già in vigore, sia un’immedia- ta ripresa della produzione di tutte quelle filiere industriali ad alta intensità di consumo di gas naturale (il riferimento è all’AdBlue e a molti altri processi produttivi quali quello dei fertilizzanti per l’agricoltura), che una distensione dei prezzi al consumo - misura della massima urgenza che dovrebbe trovare spazio già nel DL Fiscale, attualmente all’esame del Parlamento; un credito d’imposta temporaneo per le aziende di autotrasporto in possesso di veicoli commerciali di cate- goria Euro 5 o superiore, che si trovano schiacciate sia dai rincari dell’energia all’ingrosso che da quelli dei carburanti al dettaglio e sulle quali grava il peso della ripartenza dell’eco- nomia nella fase post-pandemica. Questa misura – conclude la nota – di carattere compensatorio, dovrebbe trovar spazio nell’ambito del disegno di legge di Bilancio”. (28/10)

La scomparsa di Luciano bassi

Lunedì mattina è scomparso a Roma all’età di 93 anni l’ing.

Luciano Bassi che per 11 anni, dal 1978 fino al 1989, quan- do è andato in pensione, ha ricoperto la carica di direttore delle relazioni esterne della Esso Italiana. Era nato a Roma nel 1928, dove si laureò in ingegneria civile presso l’Univer- sità la Sapienza. Entrato alla Esso nel 1959, dopo una bre- ve attività professionale e un’esperienza lavorativa presso la Ctip nella progettazione di impianti petroliferi, aveva via via ricoperto incarichi sempre più impegnativi e importanti nei settori tecnico commerciale, operativo, delle relazioni pubbli- che e delle relazioni governative della società. Per due anni

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aveva anche lavorato alla Esso Europe. Un incarico quanto mai delicato quello dell’ing. Bassi alle relazioni esterne negli anni in cui, dopo l’uscita traumatica dalla società, nel 1972, di Vincenzo Cazzaniga, si avvicendarono alla presidenza Aldo Sala (1972-76), Juan Alberto Yanez (1976-79) e, per 11 anni, fino al 1990, William barnes, di cui Bassi fu per 10 anni uno dei più stretti collaboratori. Erano gli anni del disimpegno di molte compagnie dal mercato italiano, a cominciare da BP e Shell e poi dalla Mobil, e una delle fatiche di Bassi era quella di smentire quasi quotidianamente che la Esso fosse anche lei intenzionata a lasciare, vendendosi al miglior offerente (v.

Staffetta 18/05/87). Sono bensì anni in cui all’interno della società si lavora per il miglioramento qualitativo dei distillati e sulla rete viene introdotto per la prima volta in Italia il self-ser- vice post-pay, mentre all’esterno prende faticosamente forma l’obiettivo di trovare una linea comune di approccio tra pub- blico e privato nei confronti del governo nella determinazione dei prezzi petroliferi e sulla autoriduzione della rete carburan- ti. Con i primi segnali di “stop al tutto petrolio” e la chiusu- ra delle prime raffinerie meno efficienti. Sviluppi industriali e obiettivi politici al cui perseguimento il ruolo dell’ing. Bassi, con la sua preparazione e la sua affidabilità, si rivelò prezio- so nel tessere una rete di rapporti importanti anche con la stampa e in particolare con la Staffetta. Come chi scrive può testimoniare. Alla figlia Isabella, che ne ha seguito le orme e gli è stata a fianco negli anni della vecchiaia, le condoglianze più sentite della direzione e della redazione. (3/11)

Eni-gestori, Gisc_Tv chiede chiarimento a faib e fegica

Non avendo ricevuto risposta dal presidente Figisc Bruno Be- arzi (v. Staffetta 05/10), Moreno Parin, presidente di Gisc_TV, rivolge la domanda ai presidenti di Faib e Fegica, Giuseppe Sperduto e Roberto Di Vincenzo: come si deve interpretare l’accordo di colore firmato con l’Eni lo scorso 7 luglio per quanto riguarda le caratteristiche dell’impianto sulla cui base stabilire le condizioni di competitività delle forniture?

In una lettera alle altre due associazioni dei gestori, Parin torna così a puntare il dito sul punto 5.5 dell’Accordo Eni sottoscritto da Faib, Fegica e Figisc. “Purtroppo – si legge – il presidente Bearzi non ha dato seguito alla richiesta, non posso negare il mio personale disappunto per questo silenzio, era lecito aspet- tarsi una chiara risposta, non tanto alla mia persona ma ai ge- stori Eni della provincia di Treviso, siano essi aderenti o meno a una qualsiasi associazione di categoria”. (8/11)

Carburanti alternativi

Carburanti alternativi, da uE e bei 1,5 mld per le infrastrutture

Ieri la Commissione europea e la Banca europea d’investimen- to hanno firmato un accordo per il finanziamento di progetti nell’infrastruttura dei carburanti alternativi. L’accordo com-

bina sovvenzioni europee e finanziamenti a lungo termine della Bei e fa parte dell’Alternative Fuels Infrastructure Facility (Afif), compreso nel programma trasporti del meccanismo per collegare l’Europa (Cef) (v. Staffetta 08/07). Sul sito dell’a- genzia europea Cinea è disponibile il bando per il programma trasporti 2021 del Cef, che vale 7 miliardi di euro e compren- de anche la call da 1,5 miliardi per i carburanti alternativi. Il bando Cef si è aperto il 16 settembre, è possibile candidarsi fino al 19 gennaio 2022. I progetti saranno valutati entro sei mesi e gli accordi di finanziamento verranno siglati en- tro nove mesi dalla chiusura del bando. Ulteriori informazio- ni sono disponibili sul sito Cinea https://cinea.ec.europa.eu/

calls-proposals/2021-cef-transport-call-proposals_en. (19/10)

Gnl auto, al via l’impianto Contarina-Liquigas

Contarina e Liquigas hanno inaugurato a Treviso il nuovo im- pianto di erogazione e stoccaggio del Gnl e Gnc che alimen- terà la flotta di Contarina impiegata nell’esecuzione di vari servizi ambientali nei 49 Comuni serviti.

La realizzazione dell’impianto di stoccaggio ed erogazione del Gnl e Gnc, sottolineano le due aziende, pone le basi per l’impiego futuro del biometano prodotto dal trattamento della frazione organica che avviene presso l’impianto di pro- prietà di Contarina.

Contarina ha avviato la riconversione da diesel a metano dei propri automezzi da alcuni anni, con l’obiettivo di avere il 60% della flotta (composta da 600 veicoli) alimentata con carburanti green.

L’impianto comprende un serbatoio di stoccaggio del Gnl con un volume di 60mila litri, che può contenere fino a 24.500 kg di metano in forma liquida.

La struttura è stata realizzata grazie ad un partenariato pub- blico-privato curato da Ancitel Energia e Ambiente che ha svolto un ruolo di coordinamento e consulenza nell’elabora- zione del project financing. (25/10)

Il doppio record di Tesla

Doppio “record” per Tesla, la casa produttrice di mezzi elet- trici fondata da Elon Musk: la Tesla Model 3 è risultata l’auto più venduta in Europa in settembre, mentre la capitalizzazio- ne della società alla borsa di New York ha raggiunto quota mille miliardi di dollari.

Il dato sulle vendite europee è stato rilevato dalla società di consulenza Jato Dynamics. Un record che risente in parte an- che della tendenza a concentrare le vendite nell’ultimo mese del trimestre: la stessa Jato in agosto segnalava che la Model 3 era risultata la seconda auto più venduta nei principali 26 mercati europei nel mese di giugno (v. Staffetta 01/09). È la prima volta che un’auto elettrica supera i modelli con motore a combustione ed è la prima volta che un’auto prodotta al di fuori dell’Europa conquista il primo posto nelle vendite UE.

Sul fronte finanziario, il titolo Tesla è salito ieri del 6,7% toccan-

STAFFETTA QUOTIDIANA

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