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CAP.7 FORMAZIONE PROFESSIONALE ED EDUCAZIONE CONTINUA

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CAP.7 FORMAZIONE PROFESSIONALE ED

EDUCAZIONE CONTINUA

7.1 L’OCCUPAZIONE NELLE ATTIVITA’ TURISTICHE

Le risorse umane sono molto importanti per il turismo;questa affermazione si basa sulla considerazione del particolare contributo richiesto al personale nella generazione del valore, in termini non solo di quantità di lavoro e quindi di costi ma anche di qualità e quindi di differenziazione e innovazione del prodotto.Le risorse umane partecipano alla catena del valore del’impresa turistica in forza delle caratteristiche personality intensive dei suoi processi; le competenze con le quali il personale riesce a creare il servizio assieme al cliente, come il problem solving, l’empatia o la comunicatività, risultano essere componenti chiave del prodotto turistico.(Comacchio A.,1996) Il turismo ha una forte capacità di assorbimento di lavoratori, grazie anche alla costante crescita economica e strutturale del settore e delle attività ad esso connesse

Molti sono i fattori che determinano tale ruolo:

♦il carattere ancora fortemente labour intensive dei processi di produzione ed erogazione dei prodotti turistici, ♦ la facilità di accesso alle occupazioni del settore,

♦ la flessibilità dell’impiego

l’elevata opportunità che il settore offre di avviare un’attività autonoma.

Tale situazione attiva una costante domanda di lavoro sia stagionale sia a tempo indeterminato, sia di consulenza con contratti a tempo determinato o per singola prestazione, inoltre il turismo lascia il campo aperto ad iniziative di carattere imprenditoriale favorite dalla possibilità di attivare imprese anche con capitali iniziali abbastanza contenuti.

Attualmente si assiste ad un maggior ricorso al lavoro a tempo determinato, a progetto, part-time nonché allo sviluppo della consulenza esterna per limitare i costi di produzione e per assicurare alle imprese le indispensabili competenze specialistiche.

Passando all’analisi dei dati sull’occupazione relativi al settore turistico, nel 2004 il Wttc (World Tourism and Travel Organization) ha stimato 2,7 milioni di occupati (diretti e indiretti) in Italia nel settore “Viaggi e turismo”, pari al 12,3% della forza lavoro totale

a struttura occupazionale nelle attività turistiche può essere articolta in tre gruppi:

1-core business del turismo ovvero l’insieme delle attività che producono in via prevalente o addirittura totale per il turista: attività ricettive, attività ristorative, imprese di intermediazione(agenzie di viaggi e tour operator)

2-attività leisure: attività ricreative e culturali che in qualche modo possono essere collegate ai movimenti turistici(p.e. musei, teatri, stabilimenti balneari, parchi, riserve naturali, pachi di divertimento,..)

3-trasporti

Tra le competenze più importanti per il mercato del lavoro , ci sono l’informatica. capacità relazionali e conoscenza delle lingue straniere,con particolare attenzione anche alle lingue orientali (cinese e giapponese, soprattutto) in considerazione di questi nuovi mercati che vanno sia “sollecitati” che “accolti”.

L’area professionale del core business del turismo raggruppa attività professionali omogenee che operano su contenuti tecnici comuni( p.e. conoscenza delle lingue, tecnica della comunicazione interpersonale, conoscenze specifiche del settore) per la realizzazione di funzioni lavorative e può essere anche suddivisa nelle seguenti sub-aree o comparti::

■-area delle attività ricettive (strutture alberghiere ed extra-alberghiere)

-area delle attività ristorative ( ristorazione collettiva-mense aziendali, ospedali,…- e commerciale-ristoranti, fast food,..) ■-area delle attività agenziali, tour operator, della intermediazione/servizi turistici(organizzatori di congressi)

-area delle attività di intrattenimento,

. Esiste una forte possibilità di mobilità settoriale, cioè passaggio tra i vari comparti che compongono il settore.

Il turismo è un’attività basata sulle persone e la percezione della qualità da parte del turista dipende fortemente dalla qualità del personale impiegato dalle imprese turistiche; tutte le imprese del settore dovrebbero quindi garantire un giusto e adeguato livello di competenza per i loro dipendenti. Le aziende sono fatte di persone e l’essere in grado di garantire quelle che sono le competenze e gli sviluppi professionali delle proprie risorse umane ha un impatto immediato sulla percezione del proprio servizio verso l’esterno.

Personale professionalmente preparato significa qualità, facilità nel raggiungere gli obiettivi e soprattutto grande apprezzamento da parte dei clienti.

In futuro la competitività delle imprese turistiche passerà sempre più attraverso un modello di gestione che valorizzi aspetti come il contributo recato dalle risorse umane e la qualità raggiunta nell’erogazione del sevizio; di conseguenza si capisce la centralità del ruolo della formazione perché influenza in modo trasversale le risposte che l’imprenditoria può dare a livello di qualità del servizio, di specializzazione di prodotto/mercato e di sviluppo della risorsa umana..

L’importanza della formazione, anche al fine di offrire un servizio di miglior qualità al cliente, è riconosciuta anche dalla Legge 135/2001 che all’art.1 stabilisce che tra gli obiettivi della Repubblica rientra”la tutela dei singoli soggetti che accedono ai servizi turistici anche attraverso l’informazione e la formazione professionale degli addetti”

Una delle fasi più importanti della gestione delle risorse umane è focalizzare l’attenzione sulle caratteristiche delle persone che devono essere collocate nelle diverse posizioni aziendali per poter trovare la persona con il profilo giusto per quella determinata attività e la selezione risulta essere essenziale per garantire il raggiungimento degli obiettivi definiti.

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Altro aspetto importante, oltre all’addestramento è sicuramente lo sviluppo cioè capire quelle che sono le professionalità e le esigenze di ogni individuo e far maturare la professionalità e le competenze del proprio personale perché sono la base portante della creazione della propria immagine verso l’esterno.

7.1.1 CARATTERISTICHE DELLA PROFESSIONALITA’ NELL’AREA TURISMO

La particolarità delle imprese turistiche, che le differenzia da ogni altra impresa terziaria, risulta dal fatto che la qualità del prodotto consumato dai clienti si caratterizza per la presenza fisica degli operatori che pongono in essere il servizio, nello stesso momento in cui esso viene consumato

.Ne consegue che la professionalità delle risorse umane impegnate nelle imprese diventa un punto centrale nella definizione del livello qualitativo della produzione e in tal senso la professionalità va intesa oltre che come possesso delle necessarie conoscenze, capacità tecniche e competenze anche come atteggiamento di massima percezione dei bisogni e delle necessità degli utenti dei servizi turistici. La professionalità degli addetti è dunque definibile come la capacità di utilizzazione delle risorse aziendali per soddisfare i bisogni e desideri della clientela, nell’ambito delle necessità ed esigenze gestionali rappresentate nella pianificaione e programmazione delle attività aziendali.(Poeta S., Tagliaferro C-Definizione e caratteristiche della professionalità nell’area turismo e ospitalità, in Ebnt –le professioninel settore turismo, 1998)

Data la particolare struttura della produzione turistica, che è spesso contestuale al momento del consumo, assumono soprattutto rilevanza le modalità con le quali i servizi vengono forniti e, in particolare, il clima che l’operatore riesce a creare al momento della produzione e della vendita.

Ne consegue che l’operatore, a qualsiasi livello inserito, deve possedere anche “capacità imprenditoriali” nel senso di essere in grado di valutare volta per volta, la necessità di adottare un comportamento produttivo piuttosto che un altro e, soprattutto, di comprendere le conseguenze organizzative ed economiche connesse con le diverse scelte.

Professionalità nel turismo significa anche e soprattutto capacità di relazione e competenze manageriali con attitudini imprenditoriali, per il perseguimento di un servizio di qualità sempre più personalizzato in un contesto aziendale di generale orientamento al

mercato.Per alcuni ruoli professionali alle conoscenze tecniche è preferita la capacità di gestione del contatto con il consumatore; i questi casi il complesso delle abilità e caratteristiche psicologiche innate dei candidati sono giudicate più importanti delle competenze tecniche specifiche che potranno essere acquisite mediante opportune azioni di formazione interna.

Alcune aziende turistiche preferiscono scegliere soggetti in grado di comprendere la filosofia aziendale e di identificarsi in essa, piuttosto che professionisti, magari dotati di un notevole bagaglio di conoscenze tecniche specifiche, ma anche per queste ragioni ormai rigidi e troppo legati a schemi operativi ed organizzativi definiti e non considerati dotati della necessaria flessibilità ed elasticità per inserirsi in maniera ottimale in strutture caratterizzate da una notevole dinamicità ed adattabilità organizzativa.

La caratteristica strutturale fondamentale delle imprese turistiche italiane è quella di essere di piccola e medio-piccola dimensione, in tali reatà gli addetti spesso sono chiamati a sviluppare tutta una serie di attività diversificate alle quali dovranno rispondere con diversi gradi di abilità, conoscenze ed esperienze ed in molti casi lo svolgimento dell’attività professionale non risulta legata a schemi rigidi di comportamento, soprattutto nella gestione dei rapporti interpersonali.

La trasmissione dei contenuti di professionalità che integrano la formazione di base erogata,viene assicurata di solito dal personale già assunto, che trasmette il sapere aziendale attraverso la condivisione dei processi produttivi ed organizzativi e lo scambio delle competenze.

L’impostazione di attività formative nel turismo, considerando quanto sopra detto, deve tenere in considerazione che le competenze professionali, necessarie per affrontare le specifiche tematiche presenti nel settore, sono un complesso intreccio di conoscenze che riguardano le tre classiche tipologie del sapere:

il sapere disciplinare(conoscenze caratterizzate da una spiccata trasversalità, che forniscono una indispensabile base culturale, p.e. le lingue straniere),

il sapere settoriale(conoscenze tipiche di un determinato settore, volte a dare una visione generale del contesto in cui si opera e sulle quali sarà possibile basare nuove azioni formative volte alla riqualificazione degli addetti all’interno del settore di appartenenza), ● il sapere tecnico-professionale(competenze necessarie per lo svolgimento delle mansioni tipiche della figura professionale). Le motivazioni dei lavoratori di accesso al settore sono favorite da alcuni elementi caratterizzanti del settore quali: ■-l’immagine dinamica, di avventura e di comunicazione ad esso collegata:, ovvero la possibilità di svolgere un lavoro □- con numerose occasioni di contatti con persone e culture diverse,

-vario, che lascia ampi spazi di autonomia

□-con la possibilità di viaggiare ed imparare le lingue

-la facilità di accesso; ciò comporta spesso che ci si avvicini al lavoro nel turismo come scelta residuale senza le motivazioni necessarie a giustificare la permanenza nel settore.

Spesso ad un entusiasmo iniziale fa seguito la consapevolezza degli aspetti negativi del settore come p.e. la necessità di lavorare quando gli altri si divertono, con orari spesso disagevoli, con lo svantaggio che gli orari e i picchi stagionali non consentono di combinare tempo di lavoro e tempo libero, tutto ciò spinge spesso alla ricerca di altri status lavorativi.

Nel settore, gli strumenti per motivare i lavoratori sono spesso informali: sebbene gli incentivi retributivi costituiscano un mezzo di incentivazione importante, risulta molto rilevante il rapporto amichevole tra capi e collaboratori; pertanto la leva organizzativa sta alla base del sistema motivazionale, considerata anche l’importanza attribuita all’autonomia sul lavoro e alla flessibilità

dell’orario.(Comacchio A.,1996)

In generale le opportunità di carriera non sono elevate all’interno della stessa organizzazione e ai lavoratori che hanno maggiori opportunità di carriera sono destinati la maggior parte dei corsi di formazione ed aggiornamento

.Per ciò che riguarda le opportunità di formazione garantite dalle imprese, molte prevedono corsi di aggiornamento organizzandoli in proprio e sostenendone i costi.

Le imprese turistiche pmi presentano maggiore resistenza ad investire in formazione per vari motivi tra cui: ○-il convincimento che l’esperienza sul lavoro rappresenti il percorso di sviluppo migliore per i propri collaboratori

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○-rischio di perdere tale investimento a causa dell’elevato turn-over del personale ○-scarsità di tempo a disposizione

-carenza di risorse finanziarie

Di conseguenza si rivela importante la regolazione del turn-over: una corretta gestione del turn-over dovrebbe consentire di trattenere le risorse professionalizzate per un periodo almeno sufficiente al recupero dell’investimento in formazione e a garantire

quell’importante processo di sviluppo che è il training on the job, in quanto trattenere le professionalità migliori ha anche lo scopo di trasferire competenze tra generazioni.

Riguardo l’esperienza considerata come leva formativa, due tipi di training risultano rilevanti per formare le professionalità del turismo: il training on the job(quindi l’esperienza in una determinata posizione) quanto il training on the industry , cioè l’esperienza maturata nel settore turistico sebbene in realtà organizzative diverse

La progettazione di percorsi formativi, sia a livello istituzionale che professionale, vede in primo piano la necessità di coniugare teoria ed esperienza, anticipando le esperienze di lavoro, favorendo stage aziendali, nel caso di studenti e garantendo ai lavoratori opportunità di formazione continua, fortemente integrate con il lavoro e di brevissima durata .

7.1.2 CONDIZIONI PROFESSIONALI DEL MERCATO DEL LAVORO NEL SETTORE TURISTICO

Il settore turistico è caratterizzato da una forte eterogeneità in quanto è una realtà economica in cui convivono micro imprese e grandi aziende, aziende con organici composti dal solo nucleo familiare e imprese con centinaia di addetti; a conferma dell’eterogeneità del settore, lo stesso mercato del lavoro risulta piuttosto articolato.

Tra le variabili oggettive, quelle che influenzano le professioni si riferiscono alle dimensioni aziendali, alla struttura organizzativa e alla natura dell’impresa.

Le tendenze che attualmente influenzano il settore turistico riguardano in particolare la propensione all’integrazione/ricomposizione dei confini d’impresa(ad es. tour operator che assorbono le adv, linee aeree in convenzione con alberghi,..), lo sviluppo di forme di franchising e l’utilizzo di nuove tecnologie che portano ad un diverso profilo dei fabbisogni di competenze professionali.

L’occupazione nel settore turistico presenta alcune caratteristiche salienti: ● predominanza di micro-imprese;

prevalenza di forza lavoro di giovane età, femminile, scarsamente qualificata; ● altissimo numero di contratti part-time.

Inoltre in molte pmi si assiste all’affermarsi della polivalenza degli addetti che devono rispondere ad un arco più ampio di richieste con competenze diversificate, dettata da criteri di contenimento del costo.

Per quanto attiene alle condizioni professionali , il settore turistico presenta una realtà di non elevata qualificazione; tra i fattori che portano a tale situazione, si riconoscono la ridotta dimensione dell’impresa e soprattutto l’elevato turn over del settore, socialmente caratterizzato da una bassa barriera di ingresso sia per la forza lavoro(si pensi al ruolo degli extracomunìtari) che per il tessuto imprenditoriale.

Il problema delle basse qualifiche esistenti nel settore, si inscrive in un più ampio contesto che rileva evidenti criticità nelle strategie competitive adottate, nella qualità dell’offerta, nella organizzazione e nelle condizioni di lavoro.

In particolare per quanto concerne l’organizzazione e le condizioni di lavoro, le maggiori criticità riguardano: ● bassi salari,

scarsa organizzazione del lavoro, ● deboli politiche di pari opportunità, ● sistemi di reclutamento informali,

● inesistenza di sistemi di gestione delle risorse umane, ● scarsa o debole presenza di rappresentanze sindacali, ● alti livelli di turn over della forza lavoro,

scarso ricorso alla formazione continua.

La qualità della formazione continua inoltre, soprattutto in termini di significatività degli accessi, non sembra adeguata ai bisogni, né in alcuni casi alla stessa domanda( Ruffino M.,2000) i cui fabbisogni principali riguardano le competenze manageriali e imprenditoriali, l’uso delle tecnologie informatiche, l’orientamento al cliente.

.Attualmente la maggior parte della formazione è guidata da obblighi legislativi (p.e. in relazione all’adeguamento a norme comunitarie in tema di prevenzione incendi, sicurezza sul lavoro, igiene di produzione degli alimenti) e non porta ad un innalzamento delle competenze della forza lavoro.

L’elevato numero di micro-imprese operanti sul mercato, è causa della maggior parte dei problemi citati. LA STAGIONALITA’ E LE SUE CONSEGUENZE SULLA FORMAZIONE

La stagionalità è una peculiarità delle imprese turistiche che ha conseguenze non irrilevanti sulla formazione.

Per lavoro stagionale si intendono tutte le attività caratterizzate da intensificazioni della domanda e che possono assumere connotazioni diverse sia quantitative che qualitative in relazione al tipo di stagionalità(p.e. parlando di turismo congressuale e d’affari l’alta stagione coincide con la primavera e l’autunno); è un lavoratore che opera solo in determinati periodi dell’anno, in aziende che hanno un apertura limitata nel corso dell’anno o che pur essendo aperte tutto l’anno, devono far fronte, in determinati periodi ad intensificazioni della domanda(p.e. nel periodo di maggior concentrazione degli eventi per i PCO )cui possono rispondere con incrementi temporanei della manodopera

Alcune conseguenze dirette della stagionalità sono:

□-mobilità territoriale, vista anche come occasione professionalizzante ma spesso dettata da situazioni contingente

-ritmo di lavoro molto intenso: raramente sono rispettate le norme relative ad orari di lavoro, riposi, turni; si tende ad intensificare l’attività del lavoratore nel breve periodo in cui lo si ha a disposizione, soprattutto nelle pmi

-svolgimento di altri lavori: nel periodo di bassa stagione turistica, il lavoratore cerca i dedicarsi ad altre attività,anche queste stagionali o temporanee.

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.Proprio su tali lavoratori che avrebbero bisogno di una maggiore quantità di formazione in quanto cambiano spesso datore di lavoro, con passaggi anche da un comparto all’altro,e devono presentarsi all’appuntamento lavorativo già formati perché ciò garantisce loro maggiori opportunità, si rivolgono minori attenzioni sul versante formativo e si dirottano scarsissimi finanziamenti. .

Il rapporto tra formazione continua e lavoro stagionale è particolarmente problematico perchè:

-il lavoratore stagionale si caratterizza per alternare ciclicamente periodi di occupazione e periodi di sospensione dell’attività lavorativa e più frequentemente di altri tende a cambiare l’impresa di appartenenza e la continua entrata ed uscita dal mercato del lavoro gli richiede una maggiore attenzione alla manutenzione delle proprie competenze; inoltre durante i periodi di bassa stagione può presentare una disponibilità alla partecipazione ad interventi formativi superiore rispetto alla media dei lavoratori in quanto non è immaginabile che durante il periodo di alta stagione contrassegnato da picchi di attività e da ritmi lavorativi intensi, il lavoratore possa essere distolto dal processo produttivo per partecipare ad interventi formativi; la difficoltà stà appunto nella possibilità di accedere ai finanziamenti per la formazione continua anche in favore dei lavoratori stagionali durante il periodo di disoccupazione

○-l’inserimento in azienda del lavoratore stagionale avviene ovviamente in momenti di picco, cruciali per l’attività, in cui il numero di contatti con i clienti è moltiplicato e quindi si è maggiormente esposti ai giudizi del mercato.Paradossalmente, in questi momenti è necessario inserire un soggetto che non ha partecipato all’evoluzione dell’azienda e quindi questo soggetto è il target ottimale della formazione continua, proprio in virtù della criticità che il suo inserimento stagionale viene ad assumere nel processo produttivo aziendale..

7.2 IL NUOVO CONTESTO COMPETITIVO E IL RUOLO STRATEGICO DELLE R.U.

Il settore turistico è oggetto di profondi mutamenti provenienti sia dal lato della domanda che da quello dell’offerta

Ciò che è rapidamente cambiato nel settore è la cultura di chi pratica turismo: i turisti sono più attenti, informati e sono soprattutto in grado di valutare esattamente cosa hanno comprato e di giudicare se il prezzo pagato è adeguato alla qualità dei servizi ottenuti in cambio. Il turista è più attento al rapporto qualità-prezzo, allo stato dell’ambiente, ai problemi di sicurezza e benessere, c’è un forte incremento della domanda di cultura e di rapporto con il territorio..ci troviamo quindi di fronte ad un cliente maturo, informato, esigente e ciò si verifica a maggior ragione per quanto riguarda il turismo d’affari e congressuale.

La capacità di risposta delle imprese della filiera congressuale si basa soprattutto sulla qualità delle risorse umane impiegate: la manutenzione e lo sviluppo della capacità di apprendimento giocano quindi un ruolo decisivo

In questa nuova sitazione di mercato, le risorse umane sono chiamate in prima persona a qualificare il prodotto venduto e a garantire ai clienti la necessaria assistenza durante tutto l’arco di tempo del loro soggiorno nella località.

.L’offerta ha reagito attraverso una maggiore elasticità e flessibilità, anche per quanto riguarda le politiche di gestione delle RU e per mezzo di una maggior caratterizzazione del prodotto offerto.Il primo aspetto determina la necessità di disporre di un patrimonio di risorse umane qualificate e flessibili, non solo sotto l’aspetto meramente contrattuale, ma anche per quanto riguarda la necessità di rispondere alle mutevoli esigenze della clientela; questa necessità comporta l’obbligo di disporre di personale qualificato e consapevole del proprio ruolo, personale adeguatamente formato e costantemente aggiornato

La formazione ha assunto pertanto un ruolo decisivo nello sviluppo del fattore umano dato che questo rappresenta sempre di più il differenziale strategico nella competizione tra aziende dello stesso settore, indipendentemente dalla loro dimensione.

La formazione può avere diverse funzioni e nelle imprese può essere vista come: ◊supervisione e sviluppo delle competenze e delle risorse umane

◊ fattore competitivo

◊- programma di formazione che deve risultare un investimento proficuo per l’impresa.

La formazione non può essere considerata un fenomeno isolato, da approcciare una tantum.in quanto è divenuta un supporto sistematico dello stesso processo di apprendimento, una forza motrice che consente alle persone di svolgere in maniera efficace complessi compiti cognitivi, compatibili con gli obiettivi di organizzazione del lavoro.

Se esaminiamo il panorama dell’offerta di formazione nel settore turistico-alberghiero in Italia, riscontriamo la prevalenza di programmi progettati per erogare nozioni, più o meno specialistiche, ai vari ruoli organizzativi; sono invece completamente assenti attività mirate a stimolare , nei discenti, la capacità di progettare autonomamente la propria base di conoscenze organizzando al meglio il bagaglio di nozioni possedute ed imparando a trasferirle nell’operatività quotidiana, attività di fondamentale importanza in un settore dove la componente umana è fondamentale e dove per poter rispondere alle esigenze di una domanda multiforme ed in evoluzione, lo sviluppo delle capacità di apprendimento ha una importanza strategica.

Un primo aspetto chiave è la rilevanza strategica che assumono le conoscenze ed i processi di apprendimento: i fattori primari di competitività sono oggi riconosciuti, più che nel semplice possesso di determinate risorse materiali, nella distintività delle risorse socialmente costruite, intese come conoscenze, competenze, valori culturali che orientano l’agire degli individui, nei luoghi di produzione e nella società nel suo complesso

.Un soggetto economico può competere se possiede competenze distintive e, soprattutto, se la sua velocità di apprendimento è almeno pari a quella con cui muta il suo sistema competitivo.

L’investimento nella qualità dei propri dispositivi di apprendimento, per l’impresa è una condizione per il mantenimento della propria capacità competitiva.

La richiesta immediata che scaturisce è quella di nuove competenze e professionalità, ma alla base di tutto vi è una forte esigenza di cambiare gli stessi processi mentali che devono essere più flessibili e recettivi degli stimoli che vengono dalla globalizzazione dei mercati e dall’utilizzo dei nuovi strumenti informatici, di conseguenza un efficace offerta formativa oltre che nell’approfondimento del bagaglio conoscitivo e nello sviluppo di nuove competenze tecniche e gestionali, si realizza nell’attivazione di dinamiche positive, che accrescano la propensione delle risorse umane all’evoluzione e all’adattamento a modelli organizzativi, a processi e a tecnologie in continuo cambiamento.

La situazione attuale richiede una learning economy, le cui performance sono direttamente legate alla qualità dei processi di apprendimento, dove questi non sono da identificarsi semplicemente con educazione e formazione, ma soprattutto con i processi di

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learning by doing, learning by using, learning by interacting, e cioè con un rapporto attivo tra individuo e contesto- tecnico, organizzativo e sociale-di messa in pratica e produzione innovativa di conoscenze.

Nella learning economy è richiesto un impegno individuale e collettivo di tipo pro-attivo, orientato al miglioramento continuo.

Se il luogo critico di apprendimento diventa innanzitutto il contesto , si rende necessaria una learning organisation, cioè una modalità di divisione e coordinamento del lavoro che riduca i costi dell’apprendimento e dell’innovazione e ciò presuppone un’elevata capacità flessibile di risposta, che richiede qualità dei processi di previsione dei fabbisogni, progettazione, erogazione, pianificazione delle risorse, valutazione dei risultati e tutto ciò determina nuove esigenze poste dalla learning economy all’offerta di education. (Ruffino M.,2000) Impone ai soggetti che progettano ed erogano formazione, livelli di qualità maggiori, dalla contestualizzazione dei fabbisogni(il che implica un rapporto parternariale con l’impresa/il sistema turistico locale destinatario)alla loro traduzione in unità formative capitalizzabili i cui esisti siano valutabili e certificabili.La programmazione dell’offerta formativa da parte delle istituzioni a ciò preposte dovrebbe porre attenzione alle specificità distintive dei singoli sistemi turistici locali, svincolandosi dal riferimento esclusivo delle figure professionali.Questo in quanto con la globalizzazione, nasce un nuovo rapporto tra mercato globale e territori locali, in cui la possibilità di un territorio di svilupparela propria economia dipende dalla capacità delle collettività locali di innovazione, mantenendo nel contempo la loro identità e le loro specificità

Tutto ciò si accompagna alla centralità dell’individuo nella ridefinizione dei modelli di produzione, dei beni e dei servizi.

Infatti nella learning economy è richiesto un impegno individuale e collettivo di tipo attivo, orientato al miglioramento continuo.A tale fedeltà attiva all’impresa (intesa come presa diretta di responsabilità, propensione all’innovazione, alla qualità, al risultato, orientamento al cliente), si accompagna però una pari richiesta di flessibilità nei contenuti e nelle modalità di realizzazione delle prestazioni, che conduce alla perdita della sicurezza posizionale legata alla stabilità del posto di lavoro( e quindi perdita di sicurezza ).

Attraverso l’apprendimento si può trovare una convergenza tra le esigenze di maggior qualità e flessibilità del sistema economico e le esigenze dei lavoratori, in quanto attraverso l’apprendimento la sicurezza del lavoratore passerebbe dalla garanzia posizionale del posto di lavoro(il posto fisso) a quella dell’accesso individuale alle competenze, traducendosi nel mantenimento, lungo tutto l’arco della vita lavorativa, delle condizioni di occupabilità e al contempo l’impresa assumerebbe l’investimento nella qualità dei propri dispositivi di apprendimento come condizione di mantenimento della propria capacità competitiva e come strumento di fidelizzazione delle risorse umane.Grazie al diritto di acquisizione di competenze lungo il corso della vita che è condizione di accesso al lavoro nel mercato flessibile. In questo senso è importante che il diritto di accesso alla formazione continua venga considerato a tutti gli effetti diritto individuale, cioè sempre godibile dalla persona, al di là della specifica condizione professionale in cui si trova di occupato o disoccupato e deve essere erogata a qualsiasi lavoratore, anche ai dipendenti a tempo parziale e a tempo determinato.

D’altra parte, altra condizione di convenienza dell’investimento in formazione da parte dell’impresa, risiede nella sua capacità di fidelizzare le proprie risorse umane, depositarie del capitale di competenze necessario per l’esercizo della competitività.

Attraverso una saldatura dei bisogni del singolo che se può contare su una adeguata e aggiornata formazione professionale sa di poter disporre meglio di sé sul mercato, e dell’impresa, che deve poter contare su un personale fortemente motivato e coinvolto per far fronte a un turismo sempre più diversificato ma anche più elevato ed esigente, si realizzano le motivazioni che spingono a considerare sempre più necessario strutturare, con le necessarie flessibilità, i percorsi di formazione continua.

Nel settore turismo e in particolare nel segmento MICE, la competitività si basa sempre più sulla qualità del servizio reso: la buona resa del prodotto in un’attività economica di servizi ha come condizione basilare la qualità dei prodotti che si ottengono anche tramite una relazione interpersonale tra turista e prestatore d’opera; di conseguenza risulta fondamentale, agire rapidamente per garantire lo sviluppo della professionalità degli addetti del settore turismo e la formazione continua dovrebbe costituire il vero investimento del futuro sia per le imprese che per i lavoratori.

7.3 IL SISTEMA DI FORMAZIONE PER IL TURISMO

Il sistema formativo italiano nel settore turistico e in particolare congressuale, si presenta articolato.

L’offerta di formazione nel campo turistico si è sviluppata su tre livelli: formazione professionale, formazione presso scuole superiori e formazione di terzo livello.

In Italia particolare rilevanza è data alla formazione turistica di terzo livello(laurea breve, laurea specialistica, master) in quanto sviluppatasi solo negli ultimi 15 anni e fortemente influenzata dalla riforma universitaria.

Il percorso formativo istituzionale prevede la formazione acquisibile dopo la scuola dell’obbligo,erogata sia attraverso corsi organizzati dalle regioni, sia attraverso gli istituti professionali statali

.La formazione scolastica rappresenta un’indispensabile base culturale per il lavoro nel settore, ma l’esperienza maturata con formule di stage consente di raggiungere conoscenze importanti , grazie al contatto con realtà diverse .

.Successivamente a questa fase il sistema formativo prevede un sistema molto variegato di opzioni che comprende tutte le attività formative post-diploma e post-laurea (corsi di specializzazione e formazione professionale erogata dai CFP, dai corsi di laurea, dai corsi di specializzazione post-laurea quale il master.

Inoltre a questo livello si collocano tutti gli istituti privati che erogano programmi di formazione professionale per gli operatori del settore).

LA FORMAZIONE PROFESSIONALE

Attualmente la FP anche nel caso del turismo, viene programmata e attivata a livello regionale, con delega alla Province .Gli interventi formativi possono essere attuati da enti pubblici o, mediante convenzione, da agenzie formative.

Fra gli enti che più si sono impegnati nell’offerta formativa per il settore del turismo, accanto ai centri reginali o provinciali di formazione professionale, sono presenti i maggiori enti di emanazione indacale(ENAIP, ENFAP, IAL, ECAP), oltre ad enti di emanazione cattolica (CIOFS)

Tali attività di FP sono generalmente costituite dalla seguente tipologia: formazione di base, formazione di secondo livello, formazione continua.Le finalità e le tipologie dei corsi rivolti al settore turistico sono varie e programmi didattici, durata ed impegno richiesto sono generalmente diversi non solo da Regione a Regione, ma anche all’interno della stessa Regione a seconda dell’ente che procede all’erogazione dell’attività formativa.

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Nell’ambito della formazione tecnico professionale superiore, che consiste di corsi successivi al diploma della durata media di un anno, organizzati congiuntamente dalle scuole, dalla formazione professionale regionale, dalle università e dal sistema delle imprese sono stati attivati numerosi corsi di turismo.Dato il carattere operativo degli IFTS, progettati d’intesa con il sistema produttivo e molto collegati alle caratteristiche del territorio, questo tipo di formazione sembra particolarmente adatto a qualificare professionalità medio alte.

LA FORMAZIONE AZIENDALE

Una gestione efficace ed efficiente delle risorse umane richiede , nel momento dell’assunzione, un processo di adattamento delle qualità lavorative generali del nuovo assunto alle specifiche esigenze dell’impresa(addestramento) e, successivamente, diviene necessaria una politica di difesa dell’obsolescenza e sviluppo della professionalità del personale(formazione).

Addestramento e formazione costituiscono un processo che per l’impresa assume valenze economiche e organizzative

.Sotto il primo profilo, la formazione è un investimento per la valorizzazione di risorse a produttività ripetuta e differita, che comporta un rischio, legato all’incertezza sul tipo e qualità di competenze sviluppate dall’intervento.

In secondo luogo la rischiosità dell’investimento è dovuta al fatto che le competenze accumulate possono essere soggette ad obsolescenza e , soprattutto, al fatto che l’applicazione delle capacità professionali acquisite dipende dal controllo dell’individuo e dalla sua permanenza in azienda, almeno per un periodo di tempo sufficiente per recuperare l’investimento.

In termini organizzativi, addestramento e formazione contribuiscono a modificare il valore relativo delle diverse professionalità aziendali e di conseguenza lo status dei lavoratori, coinvolgendo i delicati rapporti di potere esistenti nell’azienda

.La formazione e l’addestramento possono divenire strumento oltre che per lo sviluppo professionale, anche per la comunicazione ai dipendenti, di strategia, mission aziendale, tipo di servizio e segmenti della clientela servita e loro problematiche ed esigenze specifiche. Inoltre sono gli stessi capi che possono attivare una formazione continua dei propri collaboratori, attraverso uno stile di leadership più partecipativo che porti a una maggiore responsabilizzazione delle persone, che favorisca un orientamento al problem solving, che attivi processi di feed-back sui risultati ottenuti o la prestazione svolta, e incentivi infine il training reciproco per uno scambio di idee, suggerimenti ed esperienze tra collaboratori.

I fabbisogni formativi delle imprese turistiche vengono soddisfatti attraverso la produzione interna di interventi formativi o attraverso l’acquisto di prodotti formativi all’esterno.

La progettazione e l’erogazione di un programma di formazione è un processo a più fasi(analisi dei fabbisogni;progettazione del corso- obiettivi dell’intervento, contenuti, soggetti destinatari ed erogatori, modalità didattiche; erogazione; valutazione) finalizzato a garantire il rispetto di parametri di efficienza(in termini di costi e di tempi adeguati) e di efficacia(soddisfazione dei partecipanti; apprendimento di nuove conoscenze e capacità; miglioramento del rendimento lavorativo o adeguamento ai cambiamenti aziendali)

La valutazione dei risultati di un intervento formativo ha il doppio scopo di vagliare le decisioni e le attività intraprese, sia sotto il profilo dell’efficacia che dell’efficienza e di fornire un supporto informativo per le future decisioni sugli interventi formativi.

Sebbene la valutazione sia spesso considerata il momento conclusivo di un intervento formativo, è consigliabile attivare tale processo parallelamente all’attuazione del corso (dopo una prima fase dell’intervento-a metà del corso-alla conclusione del corso)

LA FORMAZIONE COME ATTIVITA’ DI MARKETING INTERNO DELL’IMPRESA

La fòrrnazione è una delle principali attività in cui si sostanzia il rnarketing interno, specie nelle imprese di grande dimensione dove i processi di formazione delle risorse umane non possono essere svolti direttamente dal managernent o dal gruppo imprenditoriale, come invece si verifica di norma nelle aziende di minore dimensione. La formazione può influenzare fortemente l’orientamento al servizio del personale ed il governo delle risorse umane. potendo agire su:

• la trasmissione dei valori e della missione aziendale, consentendo che tutto il personale interiorizzi in modo omogeneo cultura, strategie e politiche aziendali riguardo al servizio, assumendo una visione globale:

• lo sviluppo di una diffusa logica di servizio nell’organizzazione: in tal caso la formazione concorre alla definizione del ruolo di ciascun dipendente in relazione agli altri (i clienti interni), all’impresa e ai singoli clienti

• l’identificazione di parametri di valutazione del servizio interno, ciò che può condurre a più efficaci processi di controllo e di miglioramento:

• il potenziamento delle capacità di comunicazione e di vendita del personale di contatto, puntando sullo sviluppo di un atteggiamento favorevole dello stesso nello svolgere attività di marketer part-time

• la costruzione ed il rafforzamento della motivazione delle risorse umane nello svolgere azioni tese a soddisfare i clienti, sia finali che interni;

• lo stimolo ad un maggiore coinvolgimento e ad una più ampia partecipazione delle risorse umane ai processi decisionali;

• lo sviluppo ed il miglioramento delle attitudini del personale al problemsolving, ossia alla soluzione dei problemi quando si presentano ed a livello locale, senza passare per lunghi ed inutili sentieri gerarchici;

• lo sviluppo di capacità di training reciproco tra i collaboratori, favorendo Io scambio continuo di idee, suggerimenti ed esperienze • il miglioramento della professionalità delle risorse umane

7.3.1 FORMAZIONE TURISTICA DI TERZO LIVELLO

In base a dati Eurostat aggiornati al secondo quadrimestre del 2005 , considerando il titolo di studio, più di un lavoratore su due del settore in Italia ha un livello di istruzione medio-basso e solo il 3,4% (il Portogallo è l’unico Paese dell’Unione europea a 25 con un dato inferiore) ha un titolo di studio correlato ai livelli più alti (5 o 6), in cui rientra la laurea.

La tabella seguente dimostra quanto sopra, ed evidenzia che nonostante una lieve crescita di tale percentuale, questa rimane notevolmente inferiore a quella di altri paesi UE.

PERCENTUALE DI ADDETTI NEL SETTORE TURISTICO IN POSSESSO DEL TERZO LIVELLO DI EDUCAZIONE NEGLI ULTIMI ANNI(2000-2005)

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Nel settore turismo, l’offerta universitaria, para-universitaria o post-universitaria(laurea breve, laurea specialistica, master) costituisce un sviluppo relativamente recente essenzialmente per due motivi: da un lato i posti offerti sono relativamente poco numerosi, dall’altro essi vengono ricoperti da persone in possesso di lauree non specifiche(economia e commercio, lingue, scienze politiche, filosofia).

Essendo l’evoluzione della formazione in questo campo piuttosto recente, tanti posti di lavoro inerenti a questa industria sono tuttora ricoperti da persone che hanno conseguito studi in altri ambiti (p.e. economia, lingue,..)e la formazione di terzo livello alimenta soprattutto la creazione di nuove forme di impresa e di attività di consulenza.

Questo sviluppo un po’ ritardato porta con sé uno svantaggio di valenza internazionale:il turismo come fattore di studio recente ed è quindi una disciplina accademica poco riconosciuta.

In Italia i corsi di turismo di terzo livello sono organizzati presso le facoltà di economia, lettere e filosofia, lingue e letterature straniere, scienze della comunicazione e dello spettacolo, scienze della formazione, scienze politiche , sociologia.

Il turismo come disciplina ha nella interdisciplinarietà la sua peculiarità caratterizzante, però ciò ha comportato che ogni teoria inerente al turismo fosse sviluppata con riguardo a specifici paradigmi disciplinari di ogni singola materia e la conquista del turismo come disciplina a sé stante, o meglio come un’unica materia multidisciplinare , si sta consolidando.

Ciò implica che lo studio in materia turistica sia ancora piuttosto immaturo e che la collaborazione con le imprese del settore e l’industria stessa sia ancora agli inizi.

Il turismo viene ancora identificato come un’insieme di discipline economiche , sociali, geografiche, storiche, giuridiche e di marketing e come tale viene proposto: vale a dire come un’applicazione delle teorie delle discipline sopra elencate

Per l’area turistica non è stato ancora pienamente riconosciuto il ruolo della ricerca a livello universitario come ideatrice e creatrice di teorie turistiche che sfiorano altre discipline e lo dimostra il fattore che a tutt’oggi in nessuna università italiana è previsto un dottorato di ricerca attinente a materie turistiche.

Se si arrivasse a tale sviluppo, partendo dal riconoscimento dell’importanza della ricerca turistica , si arriverebbe alla creazione di docenti universitari in grado di offrire una visione integrata del fenomeno sotto ogni sfaccettatura.Di conseguenza i nuovi docenti sarebbero in grado di trasmettere ai neolaureati una formazione più adeguata alle nuove esigenze del mercato.

7.3.2 LA MAPPA DELLA FORMAZIONE TURISTICA DELLA DIREZIONE STUDI E RICERCHE DEL TOURING CLUB ITALIANO

Per monitorare il mondo della formazione turistica e per agevolare chi è interessato a specializzarsi nel settore turistico e dei beni culturali, la Direzione Studi e Ricerche del Touring Club Italiano da diversi anni effettua una ricognizione dell'offerta formativa post-diploma in Italia elaborando la Mappa della formazione turistica, consultabile all’indirizzo:www.touringclub.it/ricerca/mappa.asp. La Mappa della formazione turistica offre la possibilità di conoscere i corsi post-diploma, universitari e post-universitari a indirizzo turistico e culturale presenti sul territorio nazionale

In questi anni il sistema universitario italiano è mutato profondamente. La strutturazione degli studi in Italia, prima della riforma, era a un solo livello: A partire dall’anno accademico 2001/2002,la nuova architettura dell’università italiana,con l’obiettivo di offrire agli studenti percorsi di studio più brevi e maggiormente spendibili nell’Unione europea,prevede più livelli:

• il primo, che dura tre anni, attraverso il riconoscimento di 180 crediti formativi termina con il conseguimento di una “laurea di primo livello”;

• il secondo, della durata di due anni, termina con il conseguimento della “laurea di secondo livello” (o specialistica).

I livelli di formazione sono tre: dopo la laurea di primo livello gli studenti possono decidere se inserirsi nel mondo del lavoro oppure continuare gli studi iscrivendosi a una laurea di secondo livello. Un’altra possibilità è data dall’iscrizione a un master universitario di primo livello della durata di un anno;dopo il conseguimento della laurea specialistica è possibile essere ammessi al cosiddetto “terzo

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livello” della formazione universitaria, il dottorato di ricerca. In alternativa ci si può iscrivere a un master universitario di secondo livello della durata di un anno o a un corso di specializzazione.

Altro aspetto fondamentale della riforma universitaria, è l’introduzione delle classi di laurea, che raggruppano corsi di studio dello stesso livello e con gli stessi obiettivi formativi.

In base al decreto del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca del 4 agosto 2000 e successivi atti, sono state individuate 42 classi di laurea di primo livello e 104 di secondo livello. Le classi di laurea specificatamente turistiche sono la classe 39 (Scienze del turismo) per quanto riguarda il primo livello e la classe 55/S (Progettazione e gestione dei sistemi turistici) per quanto riguarda il secondo livello.Per quanto riguarda la classe 55/S , gli esperti del MIUR-Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, nella definizione degli obiettivi formativi qualificanti, hanno traslato i contenuti della legge quadro n.135 del 2001 relativa ai sistemi turistici locali, per creare un raccordo diretto tra la formazione di competenze professionali e le necessità delle istituzioni e delle imprese locali di disporre di nuove risorse umane capaci di progettare e gestire i Stl.Tale classe di laurea è nata quindi dal confronto diretto con la reingegnerizzazione istituzionale del turismo, incentrata sul passaggio dall’approccio aziendalistico a quello di sistema socio-territoriale. In occasione della terza edizione di “FareTurismo”, evento dedicato alla formazione, al lavoro e alle politiche turistiche svoltasi a Salerno dal 20 al 23 aprile 2006 i partecipanti all’evento “FareTurismo” hanno discusso delle principali problematiche relative alla formazione nel settore turistico e per quanto riguarda la valutazione dei contenuti formativi offerti dai corsi di laurea italiani, è emersa la tendenza a curare prevalentemente tematiche alquanto specifiche come, ad esempio, quella dei Sistemi turistici locali previsti dalla legge quadro n. 135/2001° a proporre corsi i cui piani di studio non esprimono una precisa identità formativa e sono eccessivamente generici.

Dalla Mappa della formazione turistica realizzata dalla Direzione Studi e Ricerche del Touring , emerge quanto segue:

■-per l’anno accademico 2006/2007 nelle università italiane sono previsti 105 corsi di laurea in turismo, di cui 76 di primo livello e 29 di secondo livello( oltre ai corsi espressamente turistici sono stati considerati anche 22 corsi di primo livello e due di secondo livello che hanno un indirizzo turistico: ad esempio il corso di primo livello in Mediazione linguistica (indirizzo turistico) e il corso di secondo livello in Scienze economiche e aziendali (indirizzo Economia e gestione dei servizi turistici).

■-la maggior parte dei corsi di laurea in turismo riguarda gli atenei del Sud in cui si trovano il 40,8% dei corsi di primo livello e il 41,4% dei corsi di secondo livello previsti per l’a.a. 2006/2007. Il primato regionale, spetta alla Sicilia con un totale di 15 corsi (nove di primo e sei di secondo livello) seguita da Lombardia (dieci corsi di primo e quattro di secondo livello), Lazio (cinque corsi di primo livello e due di secondo livello) e Campania (cinque corsi di primo livello e due di secondo livello).

-dall’analisi degli aspetti organizzativi di alcuni di questi corsi di laurea3 è emerso che: • il 31,8% dei corsi di primo livello e il 12,5% dei corsi di secondo livello sono a numero chiuso;

• oltre il 72% dei corsi di primo livello e circa il 32% di quelli di secondo livello prevedono un periodo di stage obbligatorio;

• nella quasi totalità dei corsi (91,8% per i corsi di primo livello e 78,3% per quelli di secondo) sono previste testimonianze da parte del mondo del lavoro;

• in quasi tutti i corsi di primo livello (95,2%) e nell’82,6% dei corsi di secondo livello sono previste esercitazioni pratiche. È interessante notare la bassa percentuale di corsi che prevedono uno stage obbligatorio, soprattutto per quanto riguarda i corsi di secondo livello: ciò è indicativo del fatto che, nonostante la riforma universitaria, il mondo accademico e quello del lavoro sono ancora distanti.

Tutti corsi di laurea creati si basano su un piano di studi influenzato da molte discipline diverse e la critica più frequente da parte del mondo del lavoro è che il programma di studi non coincide con le richieste della realtà lavorativa del turismo.

Dato il bisogno di applicazione della realtà turistica alle materie insegnate e di trasmettere agli studenti case-histories ed esperienze manageriali, è di vitale importanza la collaborazione tra industria del lavoro e formazione, non solo per l’offerta di stage, ma anche per la creazione di nuovi corsi o per la partecipazione a seminari e la presentazione di casi reali.

(9)

A questi corsi di laurea, bisogna aggiungere oltre 40 master in turismo promossi da università e istituti di formazione e che hanno le seguenti caratteristiche4:

• nel 65,5% dei casi sono previste borse di studio (totali e parziali);

• il 94,1% sono con stage obbligatorio e prevedono testimonianze del mondo del lavoro; • in quasi tutti i corsi (93,3%) sono previste esercitazioni pratiche;

• in media l’iscrizione a un master in turismo costa 4.000 euro;

• il 46,6% dei master è organizzato con formula weekend e il 53,6% è organizzato sulla base di lezioni settimanali; • il 40,5% si svolge nelle regioni centrali, il 21,4% nel Nord-Est, il 19% nel Nord- Ovest e il 19% nel Sud e sulle Isole.

Per quanto riguarda la figura del PCO o MP, corsi universitari e post-universitari specifici o inerenti la Comunicazione e le Relazioni Pubbliche, sono un’ottima fonte capace di offrire basi teoriche e tecniche.A ciò si uniscono anche le offerte formative delle associazioni di categoria.

7.3.3 SBOCCHI PROFESSIONALI

Negli ultimi anni nel settore turistico sono aumentati i lavori precari, irregolari, a termine.creando una società caratterizzata da sempre maggior insicurezza nel proprio futuro.

Per quanto riguarda i laureati italiani, i tassi di disoccupazione sono i più alti tra i Paesi maggiormente sviluppati: questi dati confermano la complessità del passaggio dal mondo della formazione a quello del lavoro.

Dall’indagine 2004 dell’Istat “L’inserimento professionale dei laureati - I laureati e il mercato del lavoro”, emergono alcuni dati poco confortanti:

• quasi un laureato su tre sostiene che il titolo di laurea non è necessario per l’impiego che ricopre (situazione pressoché invariata rispetto a tre e sei anni prima) e il 31,3% è occupato in lavori che richiedono esclusivamente la laurea posseduta;

• in generale, rispetto alla rilevazione del 2001, si è riscontrato un peggioramento delle condizioni di inserimento nel mercato del lavoro dei laureati; infatti, si sono verificati un aumento dei tassi di disoccupazione, un diminuzione di coloro che trovano un lavoro

continuativo dopo gli studi e una maggiore diffusione di posizioni lavorative occasionali, stagionali e atipiche.

Un altro dato interessante sull’occupazione nel settore turistico è offerto dall’indagine 2005 del Consorzio Interuniversitario

Almalaurea: a cinque anni dalla laurea, gli occupati nei settori “Trasporti, viaggi” e “Servizi ricreativi, culturali e sportivi”, mediamente hanno uno stipendio netto mensile rispettivamente di 1.297 e 1.064 euro, contro una media di tutti i settori pari a 1.333 euro.

In generale, quindi, in Italia ci sono pochi laureati che, inoltre, hanno più difficoltà a trovare lavoro rispetto ai colleghi di quasi tutti gli altri Paesi dell’Unione europea a 25 Ciò è ancora più vero per quanto riguarda l’occupazione nel settore turistico cui si aggiunge una remunerazione mediamente inferiore.

Queste considerazioni sono confermate e supportate anche dai risultati che emergono dall’indagine annuale del sistema informativo Excelsior ( Il Sistema Informativo Excelsior, promosso e realizzato da Unioncamere in accordo con il ministero del Lavoro e l’Unione europea, è tra le maggiori fonti informative disponibili in Italia sui temi del mercato del lavoro e della formazione ed è inserito tra le indagini con obbligo di risposta previste dal Programma Statistico Nazionale):

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• per il 2005, le imprese italiane hanno previsto 587.770 assunzioni in tutti i settori, di cui 59.970 (il 9,3%) relative al settore “Alberghi, ristoranti e servizi turistici”;,

•solo l’1,1% delle assunzioni previste nel settore “Alberghi, ristoranti e servizi turistici” per il 2005 riguarda personale con titolo di studio universitario di primo e secondo livello (ad esempio il dato è pari al 10,6% nel settore dei servizi in generale e al 41,6% nel settore “Credito, assicurazioni e servizi finanziari”);l’1,1% di 59.970 significa che le imprese italiane del settore “Alberghi, ristoranti e servizi turistici”, per il 2005 prevedevano di assumere circa 660 laureati (che non necessariamente hanno intrapreso corsi in ambito turistico) ma in seguito al proliferare dei corsi di laurea in ambito turistico negli ultimi anni, si stima che nel 2005 ci siano stati almeno 3.000 laureati (di primo livello) , quindi se è vero che non tutte le assunzioni previste nel settore turistico riguardano laureati in corsi turistici, è altrettanto vero che i laureati in corsi turistici non lavoreranno esclusivamente nel settore.

Queste previsioni negative sugli sbocchi professionali e la ricchezza formativa di terzo livello, unita al costante numero di iscritti a corsi universitari in urismo, fa capire che le aziende dell’industria turistica riusciranno ad assorbire soltanto una piccola parte dei neolaureati.L’alternativa per i neolaureati è dunque quella di cercare lavoro in un settore diverso da quello del turismo.Un’altra possibilità è quella di concentrarsi sulla dimensione pubblica dell’organizzazione turistica:l’ambito pubblico necessita di figure professionali in grado di gestire le risorse delle destinazioni turistiche, ma al momento i concorsi pubblici nel settore turistico presso la pubblica amministrazione vengono indetti per laureati in materie economiche o giuridiche, non offrendo alcuna preferenza per la laurea in materie turistiche.

Da quanto sopra emerge che il gap tra domanda e offerta di lavoro, è piuttosto rilevante e potrebbe essere colmato dalle università e dal mondo imprenditoriale:innanzitutto le università dovrebbero cercare di offrire corsi con una precisa identità formativa, che rifletta non soltanto una doverosa necessità di diffondere e trasmettere una cultura “disciplinare” del turismo ma anche esigenze effettive di profili professionali che provengono dal mondo del lavoro. Le imprese, d’altra parte, visto anche il mutamento continuo della domanda turistica, dovrebbero avvalersi in maggior misura di personale qualificato che significa anche con curriculum di studio di livello universitario. In definitiva, quindi, è necessario ampliare e rafforzare i rapporti tra il mondo del lavoro e quello della formazione turistica cercando di definire di concerto con le imprese e i rappresentanti territoriali quali siano i profili in uscita più richiesti per definire, di conseguenza, percorsi formativi adeguati e rispondenti alle effettive esigenze delle imprese.

Per far si che nel settore restino disponibili professionalità elevate, è necessario assicurare certezza di reddito, possibilità di sviluppo professionale analoghe agli altri settori.

Occorre partire dalla constatazione che c’è una oggettiva convergenza di interessi a puntare sulla qualità, quindi le risposte devono essere trovate: le imprese sono interessate a vincere la competizione, a realizzare l’obbiettivo di un utile accettabile; questo scopo può essere raggiunto con l’apporto di professionalità capaci di fare qualità e le professionalità capaci di produrre qualità e valore aggiunto, devono poter contare su di un trattamento adeguato.

7.3.4 FORMAZIONE PER IL SETTORE MICE

La professionalità nei congressi, la competenza nel settore MICE è una competenza diversa da quella del turismo perchè è un settore di servizio che ha un livello di attenzione diverso e superiore in molti casi a quello del turismo. E’ un settore a qualità totale che richiede prestazioni elevate derivanti tanto dalla formazione tecnico-operativa quanto dalla formazione alla professionalità:motivazione, responsabilità, autonomia, flessibilità

Il sistema congressuale e l’attività congressuale richiede la massima qualità degli operatori e di tutti gli addetti. Il congressista è molto più esigente del turista normale. Il servizio che può offrire un congresso, che per sua natura è un servizio immateriale, è tutto basato sulla qualità dello stesso e la qualità naturalmente non può prescindere dalla formazione degli operatori che operano nel turismo congressuale. Una formazione che deve essere una formazione continua, che prevede periodi di aggiornamento costanti nel tempo e soprattutto che faccia uso delle nuove tecnologie.

Gli operatori del settore MICE devono possedere una preparazione e una professionalità che gli permettano di definirsi “ integratori di sistemi”, dove il sistema è composto sia dalle variabili endogene, quelle della filiera ma anche dalle variabili esogene, quelle variabili che per definizione si dicono imponderabili, ma che se conosciute, o perlomeno previste, possono essere controllabili

Una persona e/o una struttura che si occupa di turismo e più specificatamente di turismo congressuale deve essere una persona e/o una struttura che conosca ed è in grado di gestire, a tutto tondo, la complessità dell’ambiente in cui opera.La preparazione non deve essere soltanto specifica e settoriale, ma deve essere una formazione interdisciplinare che privilegi attività di relazioni, attività “politiche” di integrazione con altri sistemi, non deve essere mirata soltanto alla tecnica, alla padronanza delle tecniche, ma deve avere una valenza politica, deve saper formare operatori e managers in grado di gestire la complessità totale del “prodotto congresso.

I vari corsi sono multidisciplinari in quanto c’è una filiera, ci sono molte componenti che incidono nell’offerta di congressi e nessuno di questi può essere trascurato Il settore ha a che fare con la comunicazione, quindi una solida cultura generale è condizione essenziale; inoltre sono importanti discipline che formino una cultura dinamica, flessibilità e vivacità intellettuale, importanti per inserirsi nella realtà economica contemporanea

Nell’organizzazione congressuale l’offerta di corsi è piuttosto vasta.Esistono corsi di formazione professionale organizzati dalle Regioni e finanziati con il contributo del Fondo Sociale Europeo; sono stati istituiti i corsi regionali IFTS(Istruzione e Formazione Tecnica Superiore), attraverso la collaborazione tra Istituti scolastici pubblici e privati con le Università.Gli Istituti Tecnici o Professionali per il turismo hanno attivato corsi specifici attraverso la terza area.Le Università statali hanno attivato corsi di laurea sul turismo che includono nel piano di studi corsi relativi al MICE e master specifici.Le principali associazioni di categoria propongono corsi manageriali. I corsi IFTS rappresentano un genere di formazione che mira ad essere più strettamente collegata al territorio e alle sue istanze, con l’intento di qualificare professionalità medio-alte nei settori più innovativi del turismo

I corsi FSE e IFTS hanno tre vantaggi: sono gratuiti per i partecipanti , prevedono sempre un periodo di stage, rilasciano un attestato regionale di qualifica che può costituire punteggio nei concorsi o titolo preferenziale nel caso in cui si cerchi di svolgere questa professione in enti pubblici. I corsi di formazione professionale FSE consistono in attività didattiche dirette a trasmettere ai partecipanti specifiche tecniche operative, cioè il saper fare, mentre i corsi di formazione manageriale sono mirati alla crescita nel ruolo e nei comportamenti professionali, cioè il saper essere.La maggior parte dei corsi FSE relativi al MICE, riguardano la formazione della figura di “Organizzatore professionale di congressi”

.

(11)

Sono tre gli elementi che qualificano un corso: ■i docenti,

il metodo, ■lo stage.

La figura ottimale di docente dovrebbe essere quella di un soggetto che abbia lavorato direttamente, per anni, con qualifica medio-alta, nell’organizzazione di congressi.

Il metodo dovrebbe essere attivo, con un continuo scambio di esperienze tra docenti e partecipanti:presentazione di case histories, esercitazioni, brain storming, role playing e simulazioni. Lo spazio dedicato alle lezioni frontali di tipo accademico dovrebbe essere limitato al minimo

Una seria azione formativa dovrebbe sempre prevedere, al termine delle lezioni, uno stage in azienda della durata minima di 6-8 settimane.Lo stage permette agli studenti di verificare sul campo quanto appreso in aula, costituendo al tempo stesso una prima opportunità di impiego, in quanto l’azienda ha modo di mettere alla prova un potenziale collaboratore senza alcun aggravio economico. Nei corsi di specializzazione ed aggiornamento è fondamentale prevedere una sorta di follow up:e i partecipanti, dopo un primo periodo di formazione in aula, dovrebbero rientrare in azienda ed applicare quanto appreso; dopo un certo tempo, dovrebbero tornare in aula e confrontarsi con il docente sulle eventuali difficoltà riscontrate nella pratica e sui modi in cui superarle.

..E’ necessario che la specializzazione si innesti su una formazione di base di tipo umanistico o a carattere turistico, data la caratteristica fondamentale degli eventi aggregativi, che sono prima di tutto sistemi di comunicazione

.Le continue evoluzioni dei mercati, la globalizzazione, le nuove tecnologie e i nuovi competitori disegnano nuovi scenari anche nel mondo del turismo e del MICE, rendendo di conseguenza i tradizionali metodi e piani di studio inadeguati a comprendere ed affrontare tali fenomeni.

E’ necessario quindi che le imprese, gli operatori, i professionisti e le risorse umane in generale, integrino la loro formazione di base con attività di formazione continua, la sola in grado di tenerli aggiornati sia sui cambiamenti sia sui modi e sugli strumenti per adeguare le strategie di marketing ai nuovi scenari.

7.3.5 FORMAZIONE DI LIVELLO SUPERIORE

Il primo Master universitario in Congress Management è è stato organizzato dall’Università di Bologna ed è nato da un accordo tra quattro università europee e istituito con il patrocinio della Commissione Europea(http://www.stafac.unibo.it)

Il CST Centro italiano di studi superiori sul turismo e sulla promozione turistica dell’Università di Assisi( http://www.cstassisi.it)dispone inoltre di un catalogo di corsi, in crescita ed in continuo aggiornamento, su temi che rispondono, in particolar modo, alle esigenze professionali richieste dal mercato. I corsi hanno una durata media di due giornate (12 ore) e sono rivolti ad operatori del settore turistico. Oltre alle attività formative previste in catalogo, possono essere progettati e realizzati sia moduli didattici che percorsi formativi

personalizzati in relazione alle specifiche esigenze dei clienti.In catalogo compare il corso “Marketing management per meeting, eventi e seminari”.

Alcune Scuole Superiori di Mediazione Linguistica propongono Master relativi al turismo congressuale:p.e.

la SSML dell’Università di Pisa ha organizzato per la prima volta per l’anno accademico 2006-07 un Master breve a numero chiuso di “Marketing of International Tourism & Congress Event”, mentre da anni la SSML Gregorio VII di Roma propone un corso di alta formazione in “Turismo e management alberghiero e congressuale” riservato a coloro i quali abbiano una laurea in discipline umanistiche o che abbiano maturato una significativa esperienza nel settore.

Il primo Master universitario in event management( Master in exhibition & event management) è stato organizzato dall’Università Bocconi di Milano nel 2003, ideato da un progetto comune con la fondazione fiera di Milano:; un altro master specifico è organizzato dalla Libera università Lumsa di Roma (Marketing e organizzazione degli eventi).

In area anglosassone tali corsi sono una realtà già consolidata da anni e sono pensati più come master di aggiornamento per professionisti di durata breve e dai contenuti specialistici: i corsi in Event Management della European School of Economics e della City University di Londra p.e. durano circa 12 settimane e sono articolati con orari part-time o compatibili con gli impegni di lavoro.

Anche in Italia occorrerebbe uno sforzo comune di operatori del settore, aziende e Università per creare percorsi di studio più accessibili, in termini di impegno richiesto, durata e soprattutto costo e più finalizzati a fornire una cultura specialistica, magari meno estesa, ma più vicina alle effettive necessità del mercato di riferimento.

A fine 2006 è stato aperto all'interno del sito www.turismoformazione.it un forum con l’ obiettivo di favorire, attraverso il contributo di studenti, docenti e formatori, lavoratori o persone in cerca di occupazione, enti organizzatori o rappresentanze delle imprese e lavoratori, la condivisione di esperienze e informazioni sulla qualità formativa e sui percorsi professionali nel turismo aiutando ad evitare, per quanto possibile, le speculazioni o di incappare in brutte sorprese

7.3.6 FORMAZIONE PROPOSTA DALLE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA

Le associazioni di categoria stanno portando avanti varie iniziative nel campo della formazione: realizzazione di corsi, premi per project work realizzati da studenti universitari, selezione di docenti professionali,…

L’Aimp (http://www.aimpitalia.it/formazione.htm) propone un catalogo di corsi di formazione brevi (durata 2 giornate )

sull’organizzazione di eventi aggregativi e sulla comunicazione, a pagamento rivolti ai soci e non soci (per questi ultimi la quota di partecipazione è più elevata); sul sito internet dà la possibilità ai di segnalare all’associazione le esigenze formative compilando una scheda. allegata.I corsi AIMP 2006 sono stati i seguenti.L’Italcongressi ha istituito il premio “M.G.Riontino”, un premio di euro 1500 che

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