The XIII International Interdisciplinary Conference Unicità, uniformità e universalità nella identificazione del mosaico paesistico-culturale Unicity, Uniformity and Universality in the Identification of the Landscape and Cultural Mosaic Aquileia - UD, 18-19 settembre 2008
UNO STRUMENTO INFORMATIVO PER LE POLITICHE DI ASSETTO PAESISTICO-CULTURALE: LA CARTA DEI SUOLI DI CORTINA
D’AMPEZZO (BL)
DIANA MARIA ZILIOLI, CLAUDIO BINI
Studentessa presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, Dipartimento di Scienze Ambientali Via O. Rosada n54, Cap. 30126, Venezia, Italia; indirizzo e-mail: diana.zilioli@virgilio.it; tel:
3206696124.
ABSTRACT
Il suolo, per lungo tempo considerato una risorsa illimitata o come supporto inerte per molteplici attività umane, è invece un’entità dinamica in continua evoluzione, risultante dall’interazione dei diversi fattori ambientali (clima, organismi, morfologia, substrato, tempo), fra i quali l’uomo assume un ruolo non secondario nell’evoluzione del paesaggio. Si tratta pertanto di una risorsa non facilmente rinnovabile. Al di là della sua funzione di supporto per le piante, esso svolge importanti funzioni ecologiche (produzione di biomassa, azione di filtro per le acque e gli inquinanti, riserva genica), che lo rendono fondamentale nel determinare l’equilibrio dei sistemi ambientali, nonché l’evoluzione del paesaggio (Commissione Europea, 2002).
La conoscenza delle caratteristiche (classificazione) e della distribuzione dei vari tipi di suolo
in una determinata area (cartografia) costituiscono uno strumento indispensabile per la
pianificazione territoriale, consentendo di destinare ciascun suolo alla sua migliore
utilizzazione. Lo studio dei suoli, infatti, fornisce le informazioni necessarie a valutare la
capacità d’uso e l’attitudine di un territorio ad essere utilizzato per le diverse attività umane
(agricoltura, selvicoltura, urbanistica, ricreazione ecc.), per fini non solo produttivi, ma anche
ricreativi, estetico-paesaggistici e di protezione dell’ambiente.
L’indagine effettuata nella conca ampezzana ha condotto alla realizzazione della prima Carta dei suoli del territorio comunale di Cortina d’Ampezzo (BL) in scala 1:50000, a partire dalla quale è stato possibile non solo mettere in evidenza la notevole fragilità geomorfologica di questo ambiente, ma anche elaborare una cartografia derivata che ha consentito di delineare le aree maggiormente soggette ad erosione e quelle più o meno adatte alla forestazione e all’uso turistico. Tale cartografia rappresenta senza dubbio uno strumento fondamentale per indirizzare le politiche di assetto paesistico-culturale del territorio ampezzano.
1. INTRODUZIONE
L’obiettivo principale di questo lavoro è quello di evidenziare i caratteri del territorio
ampezzano dal punto di vista pedologico attraverso l’elaborazione di un’apposita cartografia
che possa rappresentare uno strumento tecnico utile a tutti i soggetti coinvolti nella
pianificazione del territorio, nell’ottica della conservazione e dell’uso sostenibile della risorsa
suolo. La scelta dell’area di studio è dettata dal fatto che essa ospita il più grande e famoso fra
i diciotto comuni che formano la Ladinia e rappresenta una rinomata ed esclusiva località
turistica estiva ed invernale, che ha ospitato le Olimpiadi del 1956 e, ancora oggi, è teatro di
numerosi eventi sportivi di importanza internazionale e di un elevato afflusso turistico
caratterizzato da una marcata stagionalità. Come tutte le aree di montagna a livello nazionale
ed europeo, dagli anni Cinquanta in poi il territorio comunale di Cortina d’Ampezzo ha visto
uno sviluppo molto rapido del settore turistico che ha portato ad un progressivo abbandono
dell’allevamento e dell’agricoltura di montagna e ad un cambiamento considerevole non solo
dell’economia locale, ma anche della gestione del territorio; quest’ultima ha subito nel tempo
una progressiva semplificazione e, di conseguenza, ha contribuito all’emergere di molteplici
problematiche, quali la perdita di biodiversità o l’accentuata erosione delle aree soggette ad
elevato impatto antropico che, nel loro insieme, hanno determinato il progressivo aumento
della fragilità intrinseca del territorio, legata in particolar modo alla sua già nota estesa
franosità. Per tutti questi motivi, nel corso dello svolgimento del lavoro, particolare attenzione
è stata posta anche alla valutazione, a partire dai dati pedologici, dell’attitudine o della
suscettività del territorio ad usi specifici, quale quello forestale e quello turistico, entrambi di
rilevante interesse per la popolazione locale, dato lo scenario di enorme pregio naturalistico e
ambientale in cui essa vive e svolge le proprie attività; tali usi, infatti, vanno commisurati alla
fragilità ed alle potenzialità del territorio stesso, tenendo in considerazione la presenza, al suo interno, anche dell’importante Parco Regionale delle Dolomiti d’Ampezzo, le cui bellezze e peculiarità geologiche e geomorfologiche stanno contribuendo al lungo processo di candidatura delle Dolomiti a patrimonio dell’umanità e ai cui delicati equilibri il suolo contribuisce in maniera rilevante.
2. CARATTERI GENERALI DEL TERRITORIO AMPEZZANO
La città di Cortina è situata al centro della Valle d'Ampezzo ed è posizionata tra il Cadore (a sud), la Val Pusteria (a nord), la Val d'Ansiei (a est) e l'Alto Agordino (a ovest). Il territorio del Comune ha forma di un rombo irregolare, con perimetro pari a 73 Km di lunghezza. Dal punto di vista altimetrico, il territorio si sviluppa a partire dai 1224 m s.l.m del centro urbano sino ai 3244 m della Tofana di Mezzo, che ne rappresenta la vetta più alta. La superficie catastale complessiva del comune di Cortina d’Ampezzo ammonta a 25451 ettari, pari a 254,51 Km
2e la popolazione stabile conta 6150 abitanti, con una densità abitativa pari a 24 ab./Km
2.
Dal punto di vista climatico, il territorio del Comune di Cortina d’Ampezzo rientra per la maggior parte all’interno del distretto climatico veneto che viene definito endalpico, caratteristico di una fascia relativamente ristretta della parte alta della provincia di Belluno;
tale distretto è caratterizzato da una quantità di precipitazioni pari a circa 1000 mm annui, che tendono a distribuirsi secondo un regime di tipo continentale, tendenzialmente con un massimo in luglio.
Per quanto riguarda gli aspetti geologici, l’intero territorio del comune è costituito dalle formazioni geologiche della parte superiore della successione stratigrafica delle Dolomiti Orientali. Gli affioramenti rocciosi che più caratterizzano il territorio ampezzano sono essenzialmente rappresentati da formazioni sedimentarie e, subordinatamente, vulcanoclastiche di età triassica; importanti sono anche le formazioni riferibili al Giurassico (Calcari Grigi liassici e Rosso Ammonitico) e le unità cretacee che affiorano solamente nell’area di Rà Stua, a nord del Comune (Marne del Puez) (Neri e Gianolla, 2007).
Geomorfologicamente, il territorio del Comune di Cortina mostra il caratteristico paesaggio
dolomitico, con forme uniche e spettacolari. I principali massicci del Cristallo, del Sorapiss,
del Nuvolau e delle Tofane si articolano in forme ardite, grandi scarpate subverticali, torri,
guglie, creste e pinnacoli, nettamente in contrasto con i dolci pendii sottostanti, sede di
pascoli, boschi e insediamenti antropici. Tale morfologia estremamente varia è dovuta al
Figura 1. Distribuzione dei profili descritti (in rosso) e delle osservazioni effettuate (in verde) nel territorio indagato.
concorso di cause tettoniche, litologiche, climatiche ed antropiche. Un ruolo primario nell’evoluzione morfologica dell’area hanno determinato e determinano tuttora gli episodi franosi, sia recenti che antichi. L’espressione fotografica del fenomeno è data dalla dolce ondulazione dei declivi, dai rigonfiamenti e, talora, dagli spacchi del terreno tutto attorno al centro urbano (Filippi, 1985).
Dal punto di vista della vegetazione, infine, il paesaggio vegetale del comune di Cortina d’Ampezzo è quello tipico delle Dolomiti interne (Pignatti, 1994), caratterizzato dalla presenza del pino cembro (Pinus cembra L.), il quale manca completamente nei rilievi dolomitici esterni, dal limite del bosco particolarmente elevato (fino a circa 2200 m di quota, con individui isolati che arrivano anche fino a 2400 m) e dalla presenza massiccia delle conifere. La specie arborea più diffusa, in parte anche perchè favorita dall'uomo, è l’abete rosso o peccio (Picea excelsa (Lam.) Link).
3. MATERIALI E METODI
Punto di partenza di questo lavoro è
stata l'analisi mediante
fotointerpretazione delle foto aeree e delle ortofoto digitali dell’intero territorio comunale, la quale ha consentito una prima delimitazione delle unità di uso del suolo omogenee per determinati caratteri (es.
esposizione, pendenza, copertura vegetale, ecc), utilizzate poi per la realizzazione della Carta dell’uso del suolo del territorio comunale di Cortina d’Ampezzo. La sovrapposizione di tale carta con la cartografia geologica interessante la zona indagata ha consentito, in seguito, di elaborare la Carta delle unità di paesaggio del territorio comunale
di Cortina d’Ampezzo. Tali carte, entrambe in scala 1:25000, sono state realizzate in formato
digitale mediante l’utilizzo del software GIS ESRI ArcView 3.2 e sono state successivamente
utilizzate come base per la definizione della campagna di rilevamento, al fine di effettuare osservazioni per ciascuna unità di uso del suolo identificata e su ciascun tipo di formazione geologica presente sul territorio e cartografabile alla scala 1:25000.
Nel corso del rilevamento, sono stati poi eseguiti i sopralluoghi in campo che hanno permesso di definire i tipi di suolo e la loro distribuzione spaziale. In totale, sono stati aperti 65 profili di suolo e 59 osservazioni speditive, per un totale di 0,5 osservazioni per Km
2. Ciascun profilo di suolo scavato e descritto in accordo con le linee guida di Sanesi (1977) è stato campionato per le successive analisi chimiche e fisiche indispensabili per la classificazione pedologica in base ai criteri adottati dalle Keys to Soil Taxonomy (USDA, 2006).
La redazione della Carta dei suoli del territorio comunale di Cortina d’Ampezzo, realizzata in scala 1:50000 sempre mediante l’utilizzo del software GIS ESRI ArcView 3.2, è stata effettuata integrando tra loro le informazioni pedologiche con le informazioni contenute nella carta delle unità di paesaggio. Le unità di paesaggio delineate, insieme con le unità pedologiche individuate, hanno rappresentato la base per la definizione delle unità cartografiche mirate a descrivere la distribuzione dei suoli nel paesaggio.
A partire dalla carta pedologica é stato possibile effettuare poi alcune applicazioni pratiche di Land Evaluation, una metodologia messa a punto per la prima volta dalla FAO nel 1976, che consiste in un processo di stima del comportamento del territorio quando esso viene usato per fini specifici, tenendo in considerazione aspetti relativi alle forme, ai suoli, alla vegetazione, al clima e a tutti gli altri caratteri del territorio che ne determinano la maggiore o minore capacità di sostenere indefinitamente un determinato uso. Sulla base delle modalità di gestione dell’ambiente indagato, delle principali attività economiche in esso svolte e della sua già nota fragilità geomorfologica sono state realizzate le seguenti valutazioni:
• valutazione dell’attitudine alla forestazione produttiva (metodo proposto da Bartelli, 1979 modificato);
• valutazione dell’attitudine all’uso turistico (metodo proposto da Massidda e Puddu, 1997, modificato secondo Dessì, 1998);
• valutazione del rischio di erosione del suolo (metodo Corine proposto dalla FAO, 1976, modificato secondo Giordano, 1991).
In tutti e tre i casi, le metodologie adottate sono state opportunamente modificate e adattate
alla realtà del territorio ampezzano. Per ciascuna valutazione è stata elaborata un’apposita
cartografia derivata in scala 1:75000, valutando ciascuna unità cartografica formante la carta
dei suoli sulla base delle sue caratteristiche climatiche, pedologiche, geologiche, morfologiche, vegetazionali ed antropiche.
4. RISULTATI
4.1. UNITÀ TIPOLOGICHE DI SUOLO RILEVATE
E MODELLO DISTRIBUTIVO DEI SUOLI NEL PAESAGGIO
In totale i suoli campionati sono risultati appartenere a 5 Ordini: Entisols, Mollisols, Inceptisols, Spodosols, Histosols.
Per quanto riguarda l’evoluzione e la distribuzione dei suoli nel territorio comunale di Cortina d’Ampezzo, attraverso l’attività di campagna è stato possibile osservare che i fattori che più influenzano la pedogenesi sono soprattutto la natura del substrato, la morfologia e il clima. Sulla base del substrato geologico sono state individuate, in particolare, due sequenze evolutive principali: una sui substrati silicatici ed
una sui substrati carbonatici. Sulla base del clima, invece, sono state individuate, limitatamente ai substrati carbonatici, due sequenze evolutive, una alle quote superiori ai 1500 m e una alle quote inferiori, sulla base del diverso regime di temperatura del suolo.
Infine, è stata individuata una sequenza evolutiva strettamente connessa alla morfologia, tipica delle aree umide e depresse.
4.2. LA CARTA DEI SUOLI DEL TERRITORIO COMUNALE DI CORTINA D’AMPEZZO (1:50000)
La carta dei suoli elaborata rappresenta la prima carta pedologica ad una scala di semi- dettaglio (1:50000) realizzata per il territorio comunale ampezzano. Essa è corredata di una
Figura 2. Esempio di due profili di suolo scavati e descritti: a sinistra un Mollisuolo in località P.so Tre Croci, a destra uno Spodosuolo in località P.so Falzarego.
legenda esplicativa di 24 voci in cui sono riportate le diverse unità cartografiche individuate.
4.3. VALUTAZIONE DEL TERRITORIO E CARTOGRAFIA DERIVATA
4.3.1.VALUTAZIONE DELL’ATTITUDINE ALLA FORESTAZIONE E CARTA DELL’ATTITUDINE ALLA FORESTAZIONE DEL TERRITORIO COMUNALE DI CORTINA D’AMPEZZO (1:75000)
Attraverso tale valutazione, ciascuna unità cartografica è stata assegnata alle seguenti 5 classi di attitudine alla forestazione,
N: aree non adatte alla forestazione
S1: aree molto adatte alla forestazione;
S2s: aree moderatamente adatte alla forestazione, a causa di limitazioni moderate prevalentemente edafiche
S3sc: aree poco adatte alla forestazione, a causa di limitazioni severe sia edafiche che climatiche;
NR: aree non rilevate.
Nel complesso, la valutazione mostra un territorio prevalentemente da scarsamente a moderatamente adatto alla forestazione a causa di estese aree collocate a quote maggiori del limite superiore degli alberi, in condizioni di accentuata acclività dei versanti e di suolo assente o troppo poco profondo. Circa un terzo del territorio, in ogni caso, mostra una certa attitudine alla forestazione, sempre in parte limitata da fattori pedologici (prevalentemente AWC da molto bassa a bassa e suoli poco profondi) e da fattori topografici (versanti da moderatamente acclivi a molto acclivi).
4.3.2.VALUTAZIONE DELL’ATTITUDINE ALL’USO TURISTICO E CARTA DELL’ATTITUDINE ALL’USO TURISTICO DEL TERRITORIO COMUNALE DI CORTINA D’AMPEZZO (1:75000)
Attraverso tale valutazione, ciascuna unità cartografica è stata assegnata alle seguenti 4 classi di attitudine all’uso turistico:
S1: aree molto adatte all’uso turistico;
S2: aree moderatamente adatte all’uso turistico;
S3: aree poco adatte all’uso turistico;
N: aree non adatte all’uso turistico.
La carta dell’attitudine all’uso turistico elaborata, in realtà, è stata realizzata valutando l’attitudine a tre diverse tipologie di uso turistico (esplorativo, escursionistico, natural- ambientalista) e consta, pertanto, di tre diverse versioni.
Nel complesso, la conca ampezzana risulta adatta ad un turismo di tipo natural-ambientalista (interessato più alle bellezze del paesaggio e al patrimonio ambientale che non al grado di organizzazione dell’offerta turistica) con alcune limitazioni dovute al fatto che gli stessi aspetti che rendono questo territorio molto interessante dal punto di vista naturalistico, sono anche quelli che lo rendono particolarmente vulnerabile ad un’eccessiva pressione antropica, quale quella del forte afflusso turistico stagionale. Il tipo di turismo per il quale la conca ampezzana appare invece meno adatta è quello escursionistico, vale a dire quello cosiddetto
“di massa”, per gli stessi motivi descritti precedentemente.
4.3.3.VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI EROSIONE DEL SUOLO E CARTA DEL RISCHIO DI EROSIONE DEL SUOLO DEL TERRITORIO COMUNALE DI CORTINA D’AMPEZZO (1:75000)
Attraverso tale valutazione, ciascuna unità cartografica è stata assegnata alle seguenti 6 classi di rischio reale di erosione del suolo:
Rischio estremamente elevato;
Rischio elevato;
Rischio moderato;
Rischio basso;
Nessun rischio;
Aree non rilevate.
Nel complesso, la valutazione mostra un territorio sottoposto per la maggior parte ad un rischio di erosione che va da moderato ad altissimo; la classe più rappresentativa rimane comunque quella a rischio moderato, che comprende, tra le altre, molte unità cartografiche sottoposte a gestione forestale da parte della popolazione locale. Alla luce di questa
informazione sul rischio di erosione del suolo cui sono sottoposte tali unità, tale gestione, se oculata, potrebbe rappresentare un importante strumento di diminuzione del livello di rischio reale; viceversa, una gestione che non tenga in considerazione tale aspetto non può che portare, in futuro, ad un aumento dello stesso.
5. CONCLUSIONI
I risultati delle valutazioni effettuate mostrano, nel complesso, un territorio molto fragile.
Particolarmente rilevanti sono le unità cartografiche classificate come aree ad alto rischio d’erosione, in quanto coincidono per la maggior parte con tutte quelle località d’alta quota in cui si concentrano gli impianti sciistici e, quindi, l’afflusso turistico invernale.
Ogni anno, come in tutte le località sciistiche alpine, vengono effettuati nell’ampezzano un
numero molto elevato di interventi di potenziamento delle infrastrutture sportive invernali che
comportano notevoli impatti sugli ecosistemi, tra i quali la distruzione della vegetazione
boschiva o erbacea, la modificazione della morfologia locale e l’alterazione del regime
idrologico. Tutti questi effetti si esplicano su territori già ad elevato rischio di erosione del
suolo che di per sé non sarebbero adatti ad un simile sfruttamento. Pertanto, è ragionevole
aspettarsi, in queste località, importanti conseguenze quali la distruzione della vegetazione e
l’asportazione degli strati più superficiali del suolo indispensabili per il ripristino della
copertura vegetale stessa, con conseguente aumento ulteriore del livello di erosione del suolo.
A conferma di ciò valga il caso del P.so Falzarego, che allo scioglimento delle nevi mostra estese aree prive di copertura vegetale e soggette ad ingenti perdite di suolo, che a stento riescono ad essere impedite dalla messa in posa di reti o da interventi di ingegneria naturalistica.
In seguito alla valutazione del rischio di erosione, si è anche osservato che buona parte del territorio ampezzano soggetta a rischio moderato, risulta anche da non adatta a moderatamente adatta alla forestazione e, nonostante ciò, è sottoposta a gestione forestale da parte della popolazione locale. Occorre sottolineare, sotto questo punto di vista, che la gestione del territorio agrosilvopastorale da parte delle Regole, attraverso la selvicoltura, lo sfalcio ed il pascolo, ha per anni rappresentato un importante strumento di diminuzione del livello di rischio di erosione del suolo. Tuttavia, come già precedentemente accennato, nel territorio ampezzano, così come in tutto il territorio alpino, da qualche decennio si è assistito ad un abbandono da parte delle popolazioni locali delle attività tradizionali e dei paesaggi agrosilvopastorali. La conseguenza di ciò è stata la rinaturalizzazione delle terre un tempo utilizzate per la coltivazione o l’allevamento, con il conseguente sviluppo di una successione vegetale secondaria che, in presenza di condizioni ambientali adatte, ha portato alla progressiva colonizzazione di specie arbustive ed arboree ed alla formazione prima di una boscaglia, poi di un bosco vero e proprio (Conti G. e Soave T., 2008 comunicazione personale); tale bosco, nel caso di Cortina, o è entrato a far parte del patrimonio forestale e come tale è stato sottoposto a gestione da parte delle Regole, oppure, se in una proprietà privata o demaniale, ha continuato a diffondersi in maniera incontrollata e non gestita.
L’aspetto negativo di tutto questo è che tale rinaturalizzazione, con conseguente espansione delle coperture forestali, può causare svariati impatti ambientali, tra i principali dei quali l’instabilità dei versanti e l’incremento del rischio legato ai pericoli naturali, quali le slavine, le valanghe, gli smottamenti e gli incendi naturali; basti pensare all’enorme accumulo di biomassa (alberi morti e ramaglie) che un bosco che cresce in maniera incontrollata può produrre e che, potenzialmente, può impedire il deflusso dell’acqua ed alimentare slavine e colate di fango. Tali impatti, nel territorio indagato, non si fermano a questo; basti pensare che negli ultimi decenni il bosco è avanzato sino a ridosso degli abitati, anche su quelle unità cartografiche valutate a rischio di erosione moderato poiché collocate su corpi di frana antichi ed attuali, alcuni dei quali ancora in attività o, in ogni caso, in situazione di precaria stabilità.
L’eventuale mobilitazione di tali masse di detrito soprastanti il centro urbano ad opera del
peso generato dalla massa boschiva potrebbe determinare un pericolo non solo per l’ambiente ma anche e soprattutto per la popolazione, senza contare gli impatti economici che essa causerebbe sulla cittadinanza locale.
La valutazione dell’attitudine all’uso turistico ha inoltre mostrato che, nel complesso, la conca ampezzana, nonostante rappresenti una località di richiamo turistico molto forte, risulta in generale moderatamente adatta a quest’ultimo, e questo per motivi che cambiano a seconda della tipologia turistica che si prende in considerazione. Tuttavia occorre osservare che, nel corso della valutazione, uno dei motivi di declassamento delle unità cartografiche a S2, S3 o addirittura N a seconda del tipo di turismo, è proprio, sulla base gli aspetti panoramici e del grado di molteplicità del paesaggio, la monotonia del paesaggio stesso, che è ormai una caratteristica dominante degli estesi pendii che circondano il centro urbano di Cortina.
L’avanzamento del bosco ha dimostrato, quindi, nel corso di questa analisi, di poter potenzialmente causare non solo impatti ambientali ed economici, ma anche impatti sociali connessi alla banalizzazione ed alla chiusura del paesaggio, nonché ulteriori impatti economici dovuti alla perdita del valore estetico dei paesaggi rurali come risorsa turistica. La rinaturalizzazione che si verifica con l’espansione delle coperture forestali, infatti, benché comunemente percepita in maniera positiva dalla maggior parte delle persone che vivono in ambiente urbano, può causare importanti effetti dal punto di vista estetico-percettivo e portare, se il fenomeno risulta massiccio e incontrollato, ad una modificazione del punto di vista dei turisti stessi, i quali, percependo lo stato di abbandono in cui si trova l’ambiente, possono modificare il proprio giudizio da positivo a negativo, soprattutto quando il degrado raggiunge livelli tali da impedire l’ottimale fruizione del territorio e da causare la perdita dei segni umani di rilevanza storica e culturale all’interno del paesaggio.
Alla luce di tutto questo, se si sovrappone la carta dell’attitudine alla forestazione con quella dell’attitudine all’uso turistico di tipo natural-ambientalista, si possono osservare delle analogie dal punto di vista della distribuzione delle classi, dalle quali si possono trarre interessanti spunti per una proposta di migliore gestione del territorio. In particolare, degno di nota è il fatto che le unità cartografiche attorno al centro urbano, classificate come non adatte alla forestazione per motivi edafici e morfologici, ma anche per l’eventuale possibilità di movimentazione dei corpi di frana attorno a Cortina, sono anche poco adatte all’uso turistico e questo soprattutto per gli aspetti di monotonia del paesaggio di cui si è appena parlato.
Varrebbe la pena, pertanto, di pensare ad una gestione diversa di tali unità, finalizzata non alla
forestazione produttiva quanto, piuttosto, ad un recupero delle attività agrosilvopastorali allo
scopo di trasformare gli impatti economici, sociali ed ambientali negativi connessi
all’avanzamento del bosco, in impatti positivi sotto tutti questi punti di vista. Un ripristino di tali paesaggi bioculturali porterebbe, infatti, a vantaggi dal punto di vista ecosistemico, ad esempio attraverso l’aumento dell’ecodiversità e della biodiversità, mediante il recupero di spazi aperti seminaturali e delle specie vegetali e animali che, nei secoli, si sono adattate a tali ambienti. Inoltre, il ripristino di tali paesaggi, comporterebbe vantaggi dal punto economico, perché ridurrebbe i pericoli connessi ai rischi naturali, consentirebbe di ripristinare paesaggi di pregio con elevato “appeal” turistico e consentirebbe di sommare, a tutti questi aspetti, la possibilità di ottenere risorse economiche, com’era fino a pochi decenni fa, dall’utilizzo dei pascoli e dei prati falciati. Tutto ciò porterebbe anche a vantaggi sociali, quali un migliore apprezzamento del paesaggio da parte dei residenti, i quali percepiscono l’avanzamento del bosco in modo negativo, in quanto consapevoli degli impatti rilevanti che queste profonde trasformazioni possono avere e del fatto che esse rappresentano una manifestazione della perdita dei valori propri dell’uso tradizionale del suolo e del senso di appartenenza alla propria terra.
Infine, organizzare l’offerta turistica mediante percorsi didattici e naturalistici, eventualmente provvisti di un’apposita cartellonistica, attraverso prati, campi e pascoli di fondovalle, non solo renderebbe tali aree maggiormente adatte ai turisti natural-ambientalisti, ma anche favorirebbe la diminuzione dell’elevata affluenza turistica primaverile ed estiva in quelle aree d’alta quota di particolare pregio che rendono questo territorio molto interessante dal punto di vista naturalistico, ma che risultano anche molto vulnerabili ad un’eccessiva pressione antropica, soprattutto perché già di per sé soggette ad un rischio di erosione molto alto.
In conclusione, si può affermare che il lavoro di rilevamento e studio dei suoli nella conca
ampezzana ha consentito di elaborare uno strumento indispensabile di pianificazione
territoriale dalle grandissime potenzialità quale quello della Carta dei suoli, a partire dalla
quale è stato possibile non solo mettere in evidenza la notevole fragilità geomorfologica di
questo ambiente, ma anche elaborare una cartografia derivata che ha consentito di delineare
buone pratiche di gestione ecocompatibile del territorio. Tale cartografia, indicando quali aree
sono maggiormente soggette ad erosione del suolo e quali sono più o meno adatte alla
forestazione e all’uso turistico, può davvero rappresentare uno strumento molto utile per
indirizzare le politiche già in programma, finalizzate a cercare di contrastare o, comunque,
gestire l’avanzamento del bosco nel fondovalle ampezzano, ad esempio con il piano di sfalcio
della Comunità Montana.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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