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IL VINCOLO DI “RILEVANTE INTERESSE VEGETAZIONALE” PER LA TUTELA DEGLI ECOSISTEMI FORESTALI

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1. I ntroduzione

La storia della legislazione forestale italiana si caratterizza per una continua tensione verso la salvaguardia dell’interesse pubblico, conse- guito attraverso l’introduzione di limitazioni d’uso pubblico delle risorse.

Storicamente il primo vincolo forestale, tut- tora vigente, è quello relativo alla tutela della funzione idrogeologica (A brAmi , 2005; C An -

telmo , 1983). Successive disposizioni legisla- tive, emanate a partire dalla metà degli anni ’80, hanno riconosciuto l’esistenza di ulteriori nuovi profili di particolare interesse pubblico. Ad oggi gli ecosistemi forestali sono tutti interessati da almeno una disposizione che impone delle limitazioni d’uso pubblico aggiuntive a quella tradizionale (MIPAF, 2005; ISAFA, 1985).

Le limitazioni d’uso pubblico possono realiz- zarsi attraverso due tipologie di vincoli: quelli conformativi (soft) e quelli ablativi (hard). I primi si manifestano attraverso standard di

– L’Italia Forestale e Montana / Italian Journal of Forest and Mountain Environments 66 (2): 141-149, 2011 © 2011 Accademia Italiana di Scienze Forestali doi: 10.4129/ifm.2011.2.04

FRANCESCO CARBONE (*)

IL VINCOLO DI “RILEVANTE INTERESSE VEGETAZIONALE”

PER LA TUTELA DEGLI ECOSISTEMI FORESTALI

(*) Dipartimento di Ecologia e Sviluppo Economico Sostenibile, Università degli Studi della Tuscia; Largo dell’Università, blocco E, I-01100 Viterbo (Italy); Tel. ++ 39 0761 357748; fax ++ 39 0761 357751; email fcarbone@unitus.it

L’introduzione di vincoli ablativi per la tutela dei boschi di particolare valore ambientale genera il diritto ad un indennizzo forestale a favore della proprietà, contrariamente ai vincoli conformativi.

È questo il caso del vincolo di rilevante valore vegetazionale introdotto dalla legge 43/1974 della Regione Lazio, di cui il presente contributo costituisce una sintetica valutazione di efficacia ed efficienza dopo oltre trent’anni di vigenza. Malgrado l’indubbia valenza ambientale degli obiettivi perseguiti, si devono purtroppo rilevare delle criticità che in alcune aree hanno condizionato significativamente i risultati conseguiti.

L’Autore nel riportare sinteticamente le conclusioni di una ricerca multidisciplinare, illustra possibili correttivi per promuovere un uso più efficace dell’indennità forestale quale possibile strumento all’interno dei payments for enviromental services (PES).

Parole chiave: vincoli forestali; indennità forestale; politica forestale; impatti economico-finanziari.

Key words: forest constraint; forest indemnity; forest policy; economic impacts.

Citazione - C Arbone F., 2011 – Il vincolo di “rilevante interesse vegetazionale” per la tutela degli ecosistemi forestali. L’Italia Forestale e Montana, 66 (2): 141-149. doi 10.4129/ifm.2011.2.04

buona gestione appoggiandosi ai caratteri con- naturati al bene stesso, si veda il vincolo idro- geologico (t Amponi , 1983); quelli ablativi, in- vece, comprimono il diritto di proprietà oltre gli standard dei vincoli conformativi, limitata- mente ad una circoscritta realtà, perseguendo specifiche finalità.

I relativi impatti economico-finanziari sono profondamente diversi. Nel caso forestale i vincoli conformativi hanno l’obiettivo di assi- curare la conservazione dell’ecosistema, con- seguentemente gli standard definiscono livelli d’uso del bene che non riducono la capacità dell’ecosistema a fornire il flusso di beni e ser- vizi pubblici che consuetudinariamente questi erogano

1

. Con questi standard è assicurata sia

1

d’A

ddezio

(1987) afferma che l’attività selvicolturale è

sottoposta “agli obblighi, ai vincoli, ai limiti e ai controlli,

previsti dal legislatore ordinario e dalla Pubblica Autorità

affinché l’iniziativa economica sia conforme e coordinata

al perseguimento di fini sociali e non sia svolta in modo da

recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana”.

(2)

la continuità che la sostenibilità del reddito

2

verso la proprietà, nonché le funzioni di rile- vante interesse sociale ottenute congiuntamente a favore della collettività. Il vincolo ablativo, invece, introduce una limitazione d’uso supe- riore al vincolo conformativo, comprimendo la capacità reddituale del bene a favore di un più rilevante interesse pubblico, da cui la ge- nesi del diritto ad un indennizzo a favore della proprietà per i mancati ricavi e/o maggiori costi che deve sopportare (C Arbone , 2011).

L’indennizzo è uno strumento economico- finanziario di rilevante interesse per la politica forestale ed ambientale, (C ubbAge et al., 2007;

p AgiolA et al., 2002; g luCk , 2000; m erlo , 1995). Esso è previsto per la tutela di partico- lari valori ambientali sia dalla legge nazionale che da quelle regionali relative al sistema delle aree protette (b ernetti e f AgArAzzi , 2003). Di recente è stato previsto anche dal Regolamento 1698/2005 con riferimento ai siti Natura 2000 (C olettA e C Arbone , 2008). I profili estimativi per la sua determinazione sono stati definiti da m Arone et al., (2009).

Attraverso il caso della Regione Lazio, viene analizzato l’impatto del vincolo di rilevante interesse vegetazionale quale strumento per la tutela degli ecosistemi forestali (C Arbone , 2006/a). Lo studio si è articolato in tre fasi distinte. La prima ha riguardato l’analisi del vincolo introdotto dall’Amministrazione regionale, la sua natura e modalità di appli- cazione. Ha fatto seguito la fase relativa al censimento delle aree interessate dal provve- dimento, mentre, l’ultima fase si è soffermata su un campione significativo di questi siti de- finendo le evidenze sul piano della politica ed economia forestale.

Ad oltre 30 anni dall’adozione, il contributo intende evidenziare le sue potenzialità e criti- cità, segnalando dei correttivi per accrescere l’efficacia ambientale in una prospettiva di impiego come strumento dei payment for envi- ronmental services (PES).

2

Il tasso di utilizzazione del capitale legnoso è, al più, pari al suo saggio di accrescimento, inoltre il prelievo non modifica la capacità di rigenerazione nel lungo periodo.

2. m AteriAli e metodi

Le prime due fasi si sono incentrate sull’ana- lisi dei documenti resi disponibili dall’Ammi- nistrazione regionale e dai colloqui intrattenuti con i funzionari.

Dall’insieme delle proprietà interessate dal vincolo, è stato selezionato un campione signi- ficativo in relazione ai caratteri del patrimonio forestale regionale ed alle tipologie di boschi per forme di governo e specie interessate.

Per ciascun sito selezionato, le informazioni acquisite presso gli Uffici regionali sono state integrate con quelle prodotte dalle proprietà, con le risultanze dei colloqui con i soggetti ge- stori ed i loro professionisti di fiducia, nonché con alcuni testimoni privilegiati e con le risul- tanze dei sopralluoghi.

2.1. Obiettivi e natura del vincolo

L’Amministrazione Regionale con l’emana- zione della legge regionale 2 settembre 1974, n.

43, “Provvedimenti per la difesa e lo sviluppo del patrimonio forestale”, successivamente abrogata con la legge 39/2002, ha inteso mu- nirsi di uno strumento, certamente innovativo sul piano della politica forestale, per preservare alcuni ecosistemi di particolare valore vegeta- zionale. La sottrazione dal circuito commerciale della vendita dei soprassuoli avrebbe dovuto determinare l’aumento del valore naturalistico dei siti senza, tuttavia, generare impatti sulla proprietà per via dell’erogazione di un’inden- nità a compensazione.

Ciò si sarebbe dovuto conseguire attraverso la combinazione di due strumenti: a) l’impo- sizione del vincolo che sanciva una drastica limitazione d’uso dei soprassuoli forestali (in- terruzione dei trattamenti selvicolturali); b) l’erogazione di un “adeguato indennizzo” a fa- vore della proprietà, da quantificarsi in sede di assunzione del provvedimento.

L’individuazione delle aree eleggibili a vin- colo, sarebbe dovuta scaturire da un processo fondato su basi scientifiche, i cui contributi iniziali furono prodotti nel corso degli anni ’70 (AA.VV., 1971/a; AA.VV., 1971/b; AA.VV., 1971/c AA.VV., 1979, r egione l Azio 1976/a;

r egione l Azio 1976/b). Questo percorso, tut-

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il vinColo di “ rilevAnte interesse vegetAzionAle ” per lA tutelA degli eCosistemi forestAli 143 tavia, non si concluse. L’Amministrazione re-

gionale nel corso degli anni procedette all’im- posizione del vincolo anche su aree diverse da quelle individuate negli studi citati, che comun- que vennero assunti come riferimento, acqui- sendo le opportune informazioni per singolo caso avvalendosi ricorrentemente del Corpo Forestale dello Stato.

2.2. Inventario e caratteri generali dei siti Sulla base degli atti deliberativi ed ammini- strativi è stato costruito un database (p resutti

s AbA e C Arbone , 2008) di cui in Tab. 1 si ripor- tano i dati di sintesi. Trattandosi di documenti finora mai catalogati ed archiviati adeguata- mente, questo passaggio è stato già di per sé un’operazione complessa, dovendosi acquisire atti da fonti diverse, essendo la competenza dapprima dell’Assessorato Agricoltura e solo successivamente dell’Assessorato Ambiente. In aggiunta, trattandosi di documenti prodotti nel corso di un trentennio, l’impostazione, il con- tenuto e i criteri di conservazione sono mutati.

Nel corso degli anni di applicazione ben 38 siti sono stati interessati dal vincolo di rilevante interesse vegetazionale. Nei provvedimenti di imposizione la superficie coinvolta è stata specificata solamente in 28 casi, talvolta solo a titolo orientativo, per una superficie forestale regionale interessata di oltre 2.800 ha. Per i re- stanti dieci siti vi è una descrizione dei confini fisiografici (Tab. 1).

Si tratta soprattutto di patrimoni forestali di proprietà pubblica

3

, governati a ceduo oppure a fustaia, posti alle diverse fasce altitudinali dal livello del mare ai limiti della vegetazione.

Dalla descrizione sommaria delle tipologie si

Tabella 1 – Elenco dei boschi sottoposti alla disciplina dalla legge regionale 43/1974.

Provincia n. di cui

n. superficie n. superficie

Rieti 6 3 108,60 3 n.d.

Viterbo 9 7 408,60 2 n.d.

Roma 17 12 1.831,59 5 n.d.

Latina 1 1 123,00 - -

Frosinone 5 5 345,00 - -

Totale 38 28 2.816,79 10 n.d.

Fonte: ns. elaborazioni su dati Regione Lazio.

può evincere che le formazioni maggiormente interessate, in termini assoluti sono stati i cedui quercini, mentre in termini relativi, le fustaie di faggio.

Sono aree il cui elevato valore ambientale è stato successivamente confermato per gran parte di essi dalla loro inclusione all’interno del sistema delle aree protette nazionali e regionali, oppure della rete Natura 2000.

3. r isultAti

3.1. Quadro dei siti analizzati

Dal quadro generale dei siti studiati emer- gono indicazioni contraddittorie (Tab. 2). Le indubbie aspettative ambientali che accompa- gnano questo vincolo sono state confermate in un unico caso, mentre gli altri ecosistemi sono caratterizzati dalla presenza di rilevanti processi di degrado.

Si tratta di boschi di proprietà pubblica, pre- valentemente governati a ceduo, la cui mancata utilizzazione di fine turno ha determinato la formazione di soprassuoli densi, con notevoli quantitativi di biomassa, in eccesso rispetto alla capacità della stazione. I precari equilibri ecolo- gici già favorevoli per lo sviluppo di fitopatolo- gie primarie e secondarie, si sono ulteriormente accentuati nelle zone sommitali delle aree ac- clivi, a cui si sono aggiunti gli sfavorevoli an- damenti climatici soprattutto dalle estati molto siccitose.

3

In alcuni casi è stata interessata l’intera proprietà, mentre

in altri solamente una frazione ricorrendo soprattutto ad

una identificazione attraverso la descrizione fisiografica dei

confini. .

(4)

Comune (Provincia)

Proprietà

Superficie interessata rispetto alla proprietà

Individuazione

dell’area vincolata Soprassuolo V alutazione effetto ambientale Problematiche principali

al momento del vincolo

al 2006 Nettuno (RM)

Università Agraria Totale Imprecisa Ceduo matricinato Ceduo

matricinato di età elevata

Peggioramento Fitopatologie diffuse

Caprarola (VT)

Comune Parte Adeguata Fustaia Fustaia Miglioramento Non rilevate Roma (RM)

Università Agraria Totale Approssimativo Ceduo matricinato Ceduo matricinato di età elevata Forte peggioramento Fitopatologie diffuse di intensità elevata

Manziana (RM) Università Agraria

Totale Idonea Fustaia Fustaia Peggioramento

Fitopatologie diffuse e difficoltà di rinnovazione

Bagnoregio (VT) Università Agraria

Totale Adeguata

Giovane Fustaia Fustaia Lieve peggioramento Densità elevata con difficoltà di affermazione della rinnovazione

Barbarano Romano (VT) Comune Parte Approssimativa Ceduo irregolare Ceduo irregolare di età elevata

Lieve peggioramento Fitopatologie lievi, stabilità idrogeologica dei suoli Tolfa (RM)

Università Agraria Parte Incerta Ceduo matricinato Ceduo

matricinato di età elevata

Peggioramento Fitopatologie lievi

Tabella 2 – Quadro dei risultati del campione di studio. Fonte: ns. elaborazioni.

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il vinColo di “ rilevAnte interesse vegetAzionAle ” per lA tutelA degli eCosistemi forestAli 145 Nelle fustaie, invece, le problematiche sono

state minori. Quelle giovani, non essendo state sottoposte ad interventi selvicolturali interca- lari, oggi, presentano un piano dominato denso, denotando difficoltà nell’affermazione della rinnovazione naturale, situazioni comunque reversibili mediante una oculata selvicoltura.

Interessante, tuttavia, è l’esperienza maturata nella faggeta del comune di Caprarola (VT) il cui vincolo è stato imposto su un popolamento in una fase evolutiva prossima alla maturità.

Questo avendo già acquisito un adeguato equi- librio ecologico si è avvantaggiato dell’imposi- zione del vincolo accrescendo il proprio valore ambientale.

3.2. Evidenze politico, amministrative ed economiche

Date le evidenze emerse, sorge immediata l’esigenza di individuare le criticità che hanno concorso al conseguimento di questi risultati sul piano della politica ed economia forestale.

Per quel che attiene la politica forestale, data la qualità delle aspettative che accompagna- vano l’implementazione di questo strumento, nonché il livello delle conoscenze esistenti in argomento, è indubbio che i Policy Makers di allora si sono dimostrati particolarmente lungi- miranti e sensibili sul piano ambientale, adot- tando un provvedimento certamente innova- tivo per l’epoca. Negli anni successivi allorché si è trattato di gestire l’attuazione della legge, anche alla luce delle evidenze emergenti, il loro ruolo si è gradualmente attenuato, con negative ripercussioni sui gestori delle aree nonché sul sistema amministrativo forestale.

Tra le criticità anzitutto si cita il suo mecca- nismo di azione che, essendo comune ed unico a prescindere dalla forma di governo, tratta- mento, specie e caratteri stazionali, non coglie le varie esigenze degli ecosistemi in relazione alla loro fase evolutiva. Limite accentuato ul- teriormente dall’assenza di un sistema di mo- nitoraggio permanente di queste realtà nonché dalla mancata definizione di procedimenti am- ministrativi da intraprendere per l’esecuzione di interventi colturali di emergenza dinanzi a situazioni conclamate.

Così come è stato strutturato, oggi esso appare

uno strumento miope, finalizzato a soddisfare soprattutto esigenze correnti, privo di una pro- spettiva di lungo periodo, basato sull’assunto che l’interruzione di qualsiasi intervento selvi- colturale su un ecosistema secondario, avrebbe condotto certamente ad un miglioramento del valore naturalistico ed ambientale dello stesso.

Le lacune evidenziatesi sul piano della poli- tica forestale si sono successivamente riflesse nella gestione del provvedimento dal punto di vista amministrativo. Tra di esse si citano:

– la mancata definizione di una struttura am- ministrativa appositamente dedicata;

– la mancata definizione di una procedura standardizzata per l’imposizione del vincolo;

– la variegata documentazione richiesta a sup- porto della procedura a ciascuna proprietà;

– la ricorrente assenza, soprattutto nei prov- vedimenti del primo periodo, delle infor- mazioni fondamentali inerenti la foresta e le specifiche del vincolo;

– la mancata attivazione di un capitolo di spesa dedicato dove annualmente far confluire il fabbisogno finanziario, da cui il ritardo e l’ir- regolarità nell’erogazione degli indennizzi

4

; – la mancata costruzione di un database con

aggiornamento in tempo reale.

Passando all’analisi economica, questa in- tende soffermarsi su due profili, uno inerente gli aspetti ambientali e l’altro quelli aziendali.

Da un punto di vista economico-ambientale, malgrado le potenzialità riconosciute all’inden- nizzo forestale di essere espressione dell’equi- librio coesiano (C Arbone , 2006/b), i criteri di determinazione riflettevano unicamente il va- lore di macchiatico del soprassuolo forestale, escludendo il valore delle funzioni ambientali, ovvero alla proprietà non riconoscevano alcuna remunerazione per l’auspicato incremento del valore ambientale che si sarebbe dovuto conse- guire, generando al contempo una posizione di rendita a favore della collettività.

Rispetto alla valenza intergenerazionale del vincolo, lo studio solleva alcune problematiche

4

Ciò si è tradotto in una diluizione dei tempi di istruttoria

per l’erogazione dei fondi, che talvolta sono sfociati in

contenziosi tra le parti, accrescendo notevolmente i costi di

transazione (A

brAmi

, 1985).

(6)

a cui possono darsi delle risposte parziali

5

. Con- siderando unicamente la componente forestale, laddove gli ecosistemi hanno registrato la ridu- zione degli equilibri biologici

6

, la conseguenza è stata il peggioramento dell’ambiente ed, in senso generale, del benessere della collettività.

Inoltre, la contrazione progressiva dell’incre- mento corrente nei boschi cedui, accresciutasi per gli andamenti climatici sfavorevoli (p iove -

sAn et al., 2008) e per l’aumento della mortalità dei polloni (A nselmi et al., 2008), ha ridotto il contributo dell’ecosistema alla lotta ai cambia- menti climatici.

Sul piano dell’economia dell’azienda forestale, la valutazione degli impatti è altrettanto artico- lata. Anzitutto vi è un impatto sul turno del bosco che dal momento di imposizione del vincolo (t) slitta a (t+n) dove (n) è il suo periodo di vigenza.

Ciò potrebbe avere riflessi sia sulla produttività

7

sia sul governo che questo dovrebbe assumere in avvenire allorché all’età “t+n” sia considerato quale “bosco di età elevata”.

Né la legge, né i provvedimenti di imposi- zione, eccetto quelli dell’ultimo periodo, hanno dato indicazioni circa il periodo di vigenza del vincolo. Esso può dedursi indirettamente con- siderato che l’adeguato indennizzo è quantifi- cato in funzione del valore di macchiatico del soprassuolo. Compensando il mancato reddito del turno in corso, si può ritenere che il vincolo rimanga vigente successivamente per un periodo pari al turno minimo previsto dalla normativa, data la forma di governo, trattamento e specie, nonché questo abbia la natura di “vincolo tem- poraneo”

8

. Al termine del periodo di validità, se si fosse in presenza di un bosco ceduo di età elevata ricorrono le condizioni affinché, ope

5

È evidente la necessità che questi popolamenti siano oggetto di ulteriori ed approfonditi studi per rispondere adeguatamente a dei quesiti soprattutto sotto il profilo economico-ambientale.

6

In alcuni casi la mancata gestione del soprassuolo, ha minacciato la sopravvivenza stessa della foresta.

7

Qualora si è dinanzi ad un ceduo, nel periodo di vigenza del vincolo, la produttività sarà decrescente, nel momento in cui l’imposizione è avvenuta successivamente all’età di culminazione dell’incremento fisiocratico.

8

In varie circostanze l’ingente volume legnoso che nel corso degli anni si è accumulato sul fondo generando contenziosi tra Amministrazione e proprietà, pressati dalle imprese di utilizzazione e prima trasformazione che vedevano in esso un consistente introito finanziario.

legis, debba avviarsi la sua conversione a fustaia.

Ipotesi che condurrebbe ad una significativa modifica dell’assetto e della natura del patrimo- nio aziendale, con una conseguente variazione dell’entità e periodicità dei redditi nel medio e lungo periodo.

Nel momento in cui l’Amministrazione re- gionale ha imposto il vincolo ed erogato l’in- dennizzo, figurativamente il capitale legnoso presente a quel momento nell’area diviene in- teramente di proprietà della collettività ed in- disponibile per l’azienda, pur insistendo ancora sul terreno della stessa. Al termine del periodo di validità del vincolo, invece, l’azienda ospita del capitale legnoso in parte di proprietà collettiva ed in parte proprio (Fig. 1). Mentre su quest’ultimo non sussistono vincoli all’uso, quello di proprietà della collettività non può costituire fonte di in- troito per l’azienda ponendo il problema circa le future modalità di gestione. Al momento sono state individuate due alternative di destinazione d’uso della massa legnosa indennizata: a) che essa rimanga sul fondo, destinandola all’invecchia- mento indefinito

9

; oppure, b) che gli introiti de- rivanti dalla sua vendita vadano in beneficienza.

Un ultimo aspetto riguarda l’impatto sull’e- sercizio finanziario dell’azienda. L’erogazione dell’indennizzo raramente ha seguito tempesti- vamente l’imposizione del vincolo, caratterizzan- dosi per l’irregolarità e per il farraginoso iter am- ministrativo aggiuntivo, a cui sovente le proprietà hanno dovuto dare seguito. Conseguentemente, in assenza di altri introiti, molte aziende sono an- dati in sofferenza, sia per la difficoltà di rispettare i vincoli di bilancio nonché per far fronte anche agli impegni di spesa assunti, ivi compreso per l’erogazione dei salari.

4. C onClusioni

Le limitazioni d’uso pubblico in ambiente forestale costituiscono una costante con cui il sistema forestale ormai convive da tempo. Esse sono l’espressione di un’infrastruttura norma-

9

Le disposizioni non riportano il volume legnoso che insisteva

al momento dell’imposizione del vincolo. Esso potrebbe

essere desunto indirettamente in base all’incremento medio

annuo del soprassuolo.

(7)

il vinColo di “ rilevAnte interesse vegetAzionAle ” per lA tutelA degli eCosistemi forestAli 147

tiva che sancisce il livello d’uso delle foreste socialmente ottimale, in grado di assicurare la perpetuità dell’ecosistema e l’assolvimento della funzione di interesse pubblico.

In presenza di emergenze ambientali, le di- sposizioni ordinarie possono essere integrate da ulteriori limitazioni, creando i presupposti per un diverso livello della gestione forestale, orien- tato a soddisfare particolare esigenze. Questo è l’ambito all’interno del quale si colloca la l.r.

43/1974 della Regione Lazio.

Lo ricerca condotta da un lato conferma la validità ambientale di questo strumento, dall’al- tro, mette a nudo delle criticità che debbono essere superate, e che sono superabili, per una sua eventuale riproposizione (Box 1) quale strumento di payment for enviromental services (PES).

Uno dei passaggi cruciali è la presenza di una politica forestale forte nei principi, flessibile negli strumenti, articolata negli orientamenti e continua nel tempo. L’uso più oculato, con maggior discernimento, frutto di un’attenta programmazione e avvalendosi dei numerosi supporti oggi disponibili, rendono questo stru- mento interessante ai fini della salvaguardia delle foreste di particolare valore ambientale.

Uso, tuttavia, che non deve mai essere genera- lizzato ma circoscritto a situazioni puntuali.

L’esperienza maturata consente di fare le se- guenti considerazioni finali:

– vi deve essere consapevolezza del contra- sto esistente tra la rigidità e staticità di un vincolo con il dinamismo naturale dell’eco- sistema forestale, i cui effetti si manifestano nel medio-lungo termine;

0 t t+t*

Incremento periodico della massa legnosa non vincolato

Massa legnosa vincolato, di proprietà della collettività

Epoca di imposizione

del vincolo

Epoca di scadenza del vincolo, con t* turno minimo previsto

dal R.R. 7/2005 Fig. 1 – Dinamica dell’accrescimento del soprassuolo sottoposto a vincolo.

Box 1 – Punti chiave per la riproposizione del “vincolo di bosco di rilevante interesse generazionale”.

– Esplicitare chiaramente le finalità perseguite con l’e- rogazione dell’indennità, quale la conservazione/mi- glioramento del valore ambientale nel rispetto delle potenzialità ecologiche dei singoli siti.

– Specificare i caratteri fondamentali dell’adesione al programma: proprietà della massa legnosa, durata dell’adesione, criteri per la definizione dell’inden- nità, orientamenti della gestione al termine del pro- gramma;

– Indicare le risorse disponibili per la sua attuazione sia introducendo un programma finanziario plurien- nale rivedendolo ogni qual volta vi siano nuovi siti sottoposti alla disciplina, sia creando le condizioni affinché l’Amministrazione forestale si munisca delle opportune strutture con personale dedicato e stru- menti operativi (in primis un sistema informativo territoriale forestale);

– Definire gli strumenti di azione nel periodo di acces- so al programma, riducendo la rigidità derivante dal divieto assoluto di taglio. In particolare introdurre la possibilità d’intervento in casi di emergenza e neces- sità demandando l’Amministrazione la competenza di definirne le modalità ed i criteri;

– Definire le condizioni generali che debbono ricor- rere per poter ammettere un sito al programma, ovvero subordinare il suo accesso alla realizzazione di un’analisi conoscitiva da cui emergono i caratteri fondamentali, individuare le potenzialità dell’ecosi- stema e le criticità a cui esso presumibilmente po- trebbe andare incontro nel breve, medio e lungo termine, nonché i criteri e gli indicatori per il suo monitoraggio ed il valore dei medesimi al momento di imposizione del vincolo;

– Realizzare la rete per il monitoraggio permanente con una attività di reporting dalla cadenza plurien- nale;

– Impegnare l’Amministrazione Regionale a redigere

dei documenti tecnici/linee guida a supporto dell’at-

tività gestionale della proprietà.

(8)

– l’interdizione dell’attività selvicolturale quale strumento per accrescere la naturalità degli ecosistemi forestali nel medio-lungo termine è accettabile solamente se adottata in modo oculato ed accompagnata da una rete di mo- nitoraggio permanente.

L’esperienza della legge regionale 43/1974 consente di fare un’ultima riflessione riguardo al concetto di gestione forestale sostenibile. La corretta gestione in campo è una condizione necessaria, ma non è sufficiente per il suo con- seguimento. La gestione forestale sostenibile, infatti, è la risultante delle varie azioni messe sinergicamente in atto dal mondo della politica forestale (e non solo) alle diverse scale territo- riali, dal sistema amministrativo centrale e pe- riferico, dalle organizzazioni professionali e di categoria, dagli organi di controllo e vigilanza, dal mondo scientifico e della ricerca, nonché dagli operatori del settore. Purtroppo ben poco si conosce sul ruolo e sulla capacità di incidere delle varie istituzioni citate, costituendo questo un ambito di ricerca poco esplorato.

SUMMARY

Problems and potential of the constraint “high vegetation interest” for the protection of forest ecosystems Compensation is due to forest landowners if special constraints (hard constraints) have been introduced for the protection of high environmental areas, instead of conformative constraint (soft constraint). This is the case of regional law 43/1974 adopted by Lazio Region (Italy) for protecting forests with relevant environmental value.

This article reports on effectiveness and efficiency of this law, which has come into effect since more than thirty years.

Despite the undoubted relevant value of the environmental aims, unfortunately, some weaknesses have influenced negatively the results obtained in some regional forest ecosystems.

The Author briefly presents the conclusion of a multidisciplinary research. In the perspective of a possible use of forest indemnity as payments for environmental services (PES), the conclusion describes what are possible corrections for a better use of it.

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