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ATTI Leggere il cambiamento del PaeseNona Conferenza nazionale di statistica ATTI

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(1)

Sistema statistico nazionale Istituto nazionale di statistica

ATTI

Nona Conferenza

nazionale

di statistica

ATTI

Leggere il cambiamento del Paese

Atti della Nona Conferenza nazionale di statistica

La pubblicazione raccoglie le relazioni presentate nelle sessioni plenarie e nelle sessioni parallele, i materiali delle tavole rotonde e delle Agorà della Nona conferenza nazionale di statistica, organizzata dall’Istat ai sensi del decreto legislativo 322/89. Gli stessi contenuti sono consultabili anche sul cd-rom allegato che riporta, oltre a quanto contenuto nel volume, anche gli abstract dei poster scientifici, i dossier a corredo delle sessioni parallele, i materiali multimediali delle Agorà.

Leggere il cambiamento del Paese

Proceedings of the Ninth National Conference of Statistics

The book collects the papers presented in the plenary and parallel sessions of the Conference held by Istat in compliance with the legislative decree 322/89. It also gives the materials presented in the round tables and the Agorà.

The enclosed cd-rom contains the materials collected in the book and also the abstracts of the scientific posters, dossiers for in-depth analysis for some parallel sessions and multimedia materials of the Agorà. € 40,00 1F012007012000005 ISBN: 978-88-458-1646-8

Contiene

cd-rom

Leggere

il

cambiamento

del Paese

Leggere il cambiamento del P

aese

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Sistema statistico nazionale

Istituto nazionale di statistica

(4)

A cura di: Patrizia Collesi e Marina Peci

Per informazioni sul contenuto della pubblicazione rivolgersi al Cont@ct Centre dell’Istat all’indirizzo: https://contact.istat.it//

Eventuali rettifiche ai dati pubblicati saranno diffuse

all’indirizzo www.istat.it nella pagina di presentazione del volume

Leggere il cambiamento del Paese

Atti della Nona Conferenza nazionale di statistica

ISBN 978-88-458-1646-8 © 2010

Istituto nazionale di statistica Via Cesare Balbo, 16 – Roma

Realizzazione: Istat, Servizio Editoria

Stampato nel mese di marzo 2010 per conto dell’Istat presso

RTI Poligrafica Ruggiero S.r.l. - A.C.M. S.p.a. Zona industriale Pianodardine

83100 Avellino

(5)

Programma ufficiale

 15 DICEMBRE 2008 

Apertura dei lavori

Saluto delle autorità

Gianni Letta, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri

Fiducia, qualità, sistema: il futuro della statistica ufficiale

Luigi Biggeri, Presidente dell’Istituto nazionale di statistica

Tavola rotonda

Autorevolezza e adeguatezza delle

statistiche ufficiali nella società dell’informazione

Contributo per la discussione alla tavola rotonda, a cura di Patrizia Cacioli e Mirko Benedetti

Coordinatore: Luigi Biggeri

Partecipanti: Orazio Carabini, Ilvo Diamanti, Alberto Zuliani,

Dario Di Vico

Agorà

A chi parlano e come parlano le statistiche: differenti linguaggi per differenti utilizzatori Coordinatore: Patrizia Cacioli

Partecipanti: Gunter Schäfer, Giuseppina Felice,

Cristina Baruffi, Jessica Gardner, Donato Speroni

 16 DICEMBRE 2008 

Agorà

Le parole della statistica sui banchi di scuola Coordinatore: Maurizio Vichi

Partecipanti: Marina Peci, Emanuela De Marco,

Vincenzo Mastriani, Benedetto Ceci, Fabrizio Mignarri, Santino Smedilli, Maria Gabriella Ottaviani

Sessione plenaria

Scenari futuri per il Sistema statistico nazionale Coordinatore: Giorgio Alleva

Partecipanti: Achille Chiappetti, Fabio Morchio,

Gaetano Palombelli, Giancarlo Boselli

Conclusione

Luigi Biggeri, Presidente dell’Istituto nazionale di statistica

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Sessioni parallele

 15 DICEMBRE 2008 

Cogliere le trasformazioni del sistema produttivo italiano Coordinatore: Paolo Guerrieri

Relatore: Roberto Monducci

Discussant: Innocenzo Cipolletta, Fabrizio Onida,

Fabio Pistella, Salvatore Rossi, Alberto Tripi

Fare sistema e sistemi nella statistica ufficiale Coordinatore: Riccardo Innocenti

Relatori: Claudia Cingolani, Grazia Marchese,

Gaetano Santucci e Paola Minasi

Discussant: Guido Audasso, Claudio Gagliardi,

Rossella Salvi

L’immigrazione e la presenza straniera in Italia:

tecniche e strumenti di misurazione Coordinatore: Patrizia Farina

Relatori: Enrico Bisogno, Gian Carlo Blangiardo,

Giuseppe Sciortino

Discussant: Maria Novello, Franco Pittau,

Maria Vittoria Tessitore

 16 DICEMBRE 2008 

Le fonti amministrative, una risorsa primaria

della statistica ufficiale Coordinatore: Claudio Quintano

Relatore: Manlio Calzaroni

Contributi: Claudio Gagliardi, Giuliano Orlandi,

Annapaola Porzio, Leonello Tronti, Cinzia Viale, Donatella Bolognese e Luigi Costanzo, Valeria Vonghia

Discussant: Carlo Filippucci

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La statistica ufficiale al servizio della trasformazione della PA

Coordinatore: Biagio Mazzotta

Relatori: Stefania Baldassari e Gilberto Ugolini, Efisio Espa Discussant: Duccio Gazzei, Alberto Martini

Mobilità sociale, mobilità territoriale e percorsi di vita Coordinatore: Giampiero Dalla Zuanna

Relatori: Antonio Golini e Daria Squillante,

Linda Laura Sabbadini, Antonio Schizzerotto

Discussant: Antonio De Lillo, Francesco Indovina

Il sistema europeo dei conti pubblici Coordinatore: Mario Pilade Chiti

Relatore: Giacinto della Cananea

Discussant: Alfonsina Caricchia, Giovanni De Simone,

Raffaele Malizia, Alessandro Palanza

Misurare la criminalità in Italia e in Europa Coordinatore: Marzio Barbagli

Relatori: Enzo Calabria, Martin Killias,

Maria Giuseppina Muratore

Discussant: Asher Colombo

L’informazione statistica a supporto

delle decisioni in sanità Coordinatore: Giovanni Girone

Relatori: Anna Banchero, Cesare Cislaghi, Roberta Crialesi

e Alessandra Battisti, Federico Spandonaro e Barbara Polistena

Discussant: Giuseppe Costa, Filippo Palumbo

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Contenuti del volume e del cd-rom

Il volume Atti della Nona Conferenza nazionale di statistica contiene il testo delle relazioni presentate durante le sessioni plenarie e le sessioni parallele; inoltre i materiali della tavola rotonda e delle Agorà.

Il cd-rom allegato alla pubblicazione contiene, oltre al volume stesso, i materiali multimediali delle Agorà, i dossier predisposti a supporto delle sessioni parallele e gli abstract della sezione Poster scientifici.

Dossier

L’attività sul territorio dell’Istat per la scuola Misurare l’immigrazione e la presenza straniera: una sfida continua per la statistica ufficiale

Dossier sulle attività delle Regioni e delle Province autonome: esperienze, prodotti e opinioni

Poster scientifici

1. La ricostruzione delle serie storiche dei conti economici territoriali soggette a un vincolo di aggregazione spaziale: dalla pratica corrente all’approccio nello spazio degli stati

Riccardo Corradini

2. Le ore lavorate trimestrali per la produzione del Pil: un’analisi ciclica

Antonella Baldassarini, Maria Giovanna Piras

3. Le esportazioni dei sistemi produttivi locali di piccole e medie imprese nel 2005: i risultati dell’utilizzo di nuove metodologie e fonti statistiche

Natale Renato Fazio, Carmela Pascucci

4. Il Navigatore della classificazione delle professioni

Alessandro Capezzuoli, Francesca Gallo, Pietro Scalisi

5. Cont@ct Centre

Alessio Cardacino, Paola Patteri

6. Verso la nuova rilevazione dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali

Tiberio Damiani, Massimo De Cubellis, Tiziana Iacobacci, Francesca Monetti

8

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7. Rilevazione Eurostat sulla struttura delle retribuzioni anno 2006: Istruzione e Sanità pubblica in Italia

Stefania Cardinaleschi, Vincenzo Spinelli

8. Il sistema di codifica automatica dell’Ateco 2007 su web

Daniela Carbone, Stefania Macchia, Valeria Prigiobbe, Paola Vicari

9. Contabilità ambientale regionale

Cesare Costantino, Federico Falcitelli, Carolina Ardi, Miriam Vannozzi, Antonio Minetti, Francesco Renda, Matteo Moroni, Francesca Gasparri

10.Process (Programmazione conoscenza esperienza Servizi sociali) Sistema informativo dell’Osservatorio delle politiche sociali della Provincia di Cagliari

Assessorato alle politiche sociali famiglia e immigrazione della Provincia di Cagliari, Ufficio regionale Istat per la Sardegna (referente Daniela Vacca)

11.Health for All Sardinia: un modello per la diffusione territoriale degli indicatori sanitari

Dipartimento di sanità pubblica dell’Università degli studi di Cagliari, Ufficio regionale Istat per la Sardegna (referente Daniela Vacca)

12.Relais - Record linkage at Istat

Nicoletta Cibella, Marco Fortini, Monica Scannapieco, Laura Tosco, Tiziana Tuoto

13.Aree di censimento: una nuova suddivisione territoriale

per sostenere le innovazioni delle rilevazioni censuarie 2010/2011

Gianpiero Bianchi, Francesco Di Pede, Edoardo Patruno, Alessandra Reale, Irene Ronchi, Silvia Talice

14.Procedura generalizzata di stima per sottopopolazioni individuate suc-cessivamente alla fase di progettazione dell’indagine campionaria

Claudia De Vitiis, Paolo Righi

15.Criteri e metodi per la determinazione ex ante del campo di osservazione del Censimento dell’agricoltura del 2010

F. Bianchi, G. Bianchi, R. Bruni, N. Esposito, A. Reale, G. Ruocco

16.Il sistema informativo per la realizzazione e la valutazione della social card

Mattia Adani, Giuliana Coccia, Antonietta Mundo, Andrea Tardiola

17.Il sistema informativo integrato sugli stranieri

Stefania Bergamasco, Cinzia Conti, Antonella Guarneri, Sabrina Prati

18.Innovazioni nel processo di aggiornamento delle Basi territoriali per i Censimenti del 2010-2011

Marina Arcasenza, Germana Endennani, Rita Minguzzi, Celina Manganelli, Rossella Molinaro, Marco De Angelis

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19.La statistica misura la giustizia: dai dati all’informazione “Le soluzioni che contano” (Ministero della giustizia)

Fausto De Santis

20.Sioc - Sistema informativo integrato degli osservatori della conoscenza (Istituto Guglielmo Tagliacarne)

Rita Del Campo, Alessandro Rinaldi (supervisori)

21.Studio e valutazione dei dati sanitari-ambientali per l’analisi delle possibili associazioni tra inquinamento atmosferico e impatto sulla salute (Ispesl)

R. Cotroneo, R. Berchi, A. Pelliccioni, F. Pungì

22.Carriere e incarichi dei ricercatori: uno sguardo di genere sul Cnr

Giulia Barbiero, Maria Rosaria Capobianco, Anna Maria Paoletti, Adriana Giannelli

23.Catasto nazionale delle sorgenti di campo elettromagnetico (Ispra)

Salvatore Curcuruto, Raffaele Morelli, Gabriele Ricci, Norberto Tombolillo

24.Analisi statistica dello stato di attuazione degli interventi di messa in sicurezza dal rischio idraulico e geologico: il panorama nazionale ed il progetto Rendis (Ispra)

Daniele Spizzichino, Barbara Dessi, Giorgio Vizzini, Claudio Campobasso

25.Previsioni demografiche con modello multiregionale-multistato per la popolazione residente in Emilia-Romagna e nelle sue province

Angelina Mazzocchetti, Alessandro Valentini

26.Mister (Regione Emilia-Romagna)

Marco Oppi, Alice Davoli

27.L’evoluzione demografica delle province italiane dal 1861 ad oggi (Cuspi)

Teresa Ammendola, Claudio Bellato, Caterina Bianco, Cristina Biondi, Annalisa Chiaretti, Paola D’Andrea, Franco Fava, Monica Mazzoni, Rossella Salvi, Aldo Santori, Francesco Scalone, Cinzia Viale, Giusy Villasi, Massimo Zanghini

28.La statistica del turismo al servizio della governance, dell’imprenditoria locale e del turista (Provincia di Rimini)

Rossella Salvi, Massimo Zanghini

29.Sisfe: Sistema informativo statistico del Comune di Ferrara – Banca dati on line

Caterina Malucelli, Monica Segala, Gabriella Fabbri

30.Siegro: Un sistema informativo integrato e georeferenziato relativo al Comune di Grosseto

Fabrizio Aposti, Giulia Ridolfi, Alessandro Valentini

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31.La popolazione residente straniera al 31 dicembre 2005, 2006 e 2007, sul territorio della Città storica e di quattro altre rilevanti aree comunali (Comune di Roma)

Omero Noci, Franco Del Mastro

32.La statistica per il governo del territorio (Comune di Milano)

Paola Rimbano

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lunedì

15 dicembre

2008

8,30

Arrivo e iscrizione dei partecipanti

Sessione plenaria 9,30

Apertura dei lavori

Saluti delle Autorità

Relazione del Presidente dell’Istat

Luigi Biggeri 10,30

Inaugurazione dell’Ottavo Salone dell’informazione statistica e della sezione Poster scientifici

11,30

Tavola rotonda

Autorevolezza e adeguatezza delle statistiche ufficiali nella società dell’informazione

Partecipano: Luigi Biggeri

(moderatore) Giacomo Marramao, Orazio Carabini, Ilvo Diamanti, Alberto Zuliani, Dario Di Vico

13,30

Pausa

15,00

Sessioni parallele

Cogliere le trasformazioni del sistema produttivo italiano

Coordina: Paolo Guerrieri

Relatore: Roberto Monducci

Discussant: Enzo Cipolletta,

Fabrizio Onida, Fabio Pistella, Salvatore Rossi, Alberto Tripi

Fare sistema e sistemi nella statistica ufficiale

Coordina: Riccardo Innocenti

Relatori: Claudia Cingolani,

Grazia Marchese, Gaetano Santucci

Discussant: Claudio Gagliardi,

Guido Audasso, Rossella Salvi

L’immigrazione e la presenza straniera in Italia: tecniche e strumenti di misurazione

Coordina: Patrizia Farina

Relatori: Enrico Bisogno,

Gian Carlo Blangiardo, Giuseppe Sciortino

Discussant: Maria Vittoria Tessitore,

Franco Pittau, Maria Novello

15,00 Agorà

A chi parlano e come parlano le statistiche: differenti linguaggi per differenti utilizzatori

Coordina: Patrizia Cacioli

(13)

9,00

Arrivo e iscrizione dei partecipanti

9,15

Sessioni parallele

Le fonti amministrative, una risorsa primaria della statistica ufficiale

Coordina: Claudio Quintano

Relatore: Manlio Calzaroni

Relazioni di: Claudio Gagliardi,

Giuliano Orlandi, Annapaola Porzio, Leonello Tronti, Cinzia Viale, Valeria Vonghia

Discussant: Carlo Filippucci

La statistica ufficiale al servizio della trasformazione della PA

Coordina: Biagio Mazzotta

Relatori: Antonio Naddeo, Efisio Espa,

Stefania Baldassari

Discussant: Alberto Martini,

Duccio Gazzei

Mobilità sociale, mobilità territoriale e percorsi di vita

Coordina: Giampiero Dalla Zuanna

Relatori: Antonio Golini,

Linda Laura Sabbadini, Antonio Schizzerotto

Discussant: Antonio De Lillo,

Francesco Indovina

11,30

Sessioni parallele

Il sistema europeo dei conti pubblici

Coordina: Mario Pilade Chiti

Relatore: Giacinto della Cananea

Discussant: Alfonsina Caricchia,

Giovanni De Simone, Raffaele Malizia, Alessandro Palanza

Misurare la criminalità in Italia e in Europa

Coordina: Marzio Barbagli

Relatori: Enzo Calabria, Martin Killias,

Giusi Muratore

Discussant: Asher Colombo

L’informazione statistica a supporto delle decisioni in sanità

Coordina: Giovanni Girone

Relatori: Anna Banchero,

Antonio Battista, Cesare Cislaghi, Roberta Crialesi, Mario Morlacco, Federico Spandonaro

Discussant: Giuseppe Costa,

Filippo Palumbo

11,30 Agorà

Le parole della statistica sui banchi di scuola

Coordina: Maurizio Vichi

13,30

Pausa

15,00

Sessione plenaria

Scenari futuri

per il Sistema statistico nazionale

Presiede: Giorgio Alleva

Relazioni:

Achille Chiappetti, Commissione per la

Garanzia dell’Informazione statistica

Giovanni Battista Pittaluga, Conferenza

delle Regioni e delle Province Autonome

Rappresentante Unione province

italiane

Rappresentante Associazione

nazionale comuni italiani

16,45

Intervento del Ministro per la Pubblica amministrazione e l’Innovazione

Renato Brunetta 17,00

Conclusioni del Presidente dell’Istat

Luigi Biggeri

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Sessioni plenarie

Tavola rotonda

Agorà

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Sessione plenaria

Apertura dei lavori

Luigi Biggeri

Presidente dell’Istituto nazionale di statistica Gianni Letta

Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri

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Introduzione

Ringrazio sinceramente tutti i presenti a questa Nona Conferenza nazionale di stati-stica. Oggi è una giornata particolare che ha reso difficile una più ampia partecipa-zione, visto la situazione meteorologica davvero inclemente in l’Italia e, soprattutto a Roma, che ha acuito i problemi legati al traffico cittadino e le molte e estremamente importanti attività parlamentari in corso. Diversi ministri si sono scusati per non esser potuti venire. Altre autorità, tra cui il Presidente del Senato ed il Presidente della Ca-mera, per gli impegni assunti in precedenza avevano già anticipato che non sarebbero potuti intervenire.

Sono comunque presenti varie autorità che desidero ringraziare di cuore. In partico-lare modo, il dottor Gianni Letta, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, l’Av-vocato generale dello Stato Fiumara, il dottor Bruno, Presidente della Prima commissione affari della Camera, il prefetto Amoroso, Capo dipartimento del perso-nale del Ministero degli interni, e altri parlamentari e prefetti. Scusandomi con coloro che non ho citato, ringrazio ovviamente tutti quanti.

Ricordo che questa Conferenza nazionale di statistica è prevista dal decreto 322/89 che ha istituito il Sistema statistico nazionale, e, come sempre, ha l’obiettivo di valu-tare i risultati raggiunti dal Sistema e di fornire indicazioni per il futuro della stati-stica ufficiale, come chiaramente indica il titolo: “Leggere il cambiamento del Paese”. In questa prima Sessione della Conferenza è previsto il saluto delle Autorità e la rela-zione generale del presidente dell’Istat, prima della inaugurarela-zione del Salone dell’in-formazione statistica.

Chiedo gentilmente al dottor Letta di salire sul palco, per formulare un indirizzo di saluto.

Indirizzo di saluto

Buongiorno. È una giornata particolare, ha detto il presidente Biggeri, ed è vero, è una giornata molto particolare che inizia e fa seguito ad una settimana particolarissima per Roma, viste le condizioni meteorologiche del Tevere, con notizie che hanno riempito, forse in maniera esagerata, gli schermi televisivi e le pagine dei giornali. Una giornata particolare anche perché mancano pochi giorni a Natale e non è un caso che il presi-dente Biggeri con la sua sapienza e, me lo perdoni, anche con la sua furbizia toscana abbia pensato di riunire la Conferenza di statistica nell’imminenza proprio di questa festività. Vuole forse sottolineare o ci vuole ricordare che l’evento principale nella sto-ria dell’umanità è legato in fondo ad un Censimento; non è un caso che nell’antica Roma il Census, quello che viene considerato l’antenato dell’Istat, fosse il modo codi-ficato dai Romani di censire la popolazione ed il primo gradino di una buona pratica statistica. Tale pratica era, d’altro canto, già in uso nell’antica Grecia, ed in altre civiltà

Sessione plenaria

Apertura dei lavori

sessione plenaria

Luigi Biggeri

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sessione

plenaria

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perché corrisponde a quell’anelito naturale alla conoscenza, a quel bisogno di capire, di conoscere i dati fondamentali, per poter orientarsi e decidere. Certo, dal Census del-l’antica Roma alla moderna statistica se n’è fatta tanta di strada; ne sono passati di se-coli, fino a quando la Statistica è diventata la scienza della collettività che siamo abituati a considerare oggi. Lo sapete meglio di me perché siete professori ed operatori non solo della statistica, non solo dell’Istat, ma del Sistema statistico nazionale; sapete tutti che dicono siano stati i tedeschi a inventare o a disciplinare la statistica moderna. Si fa il nome di Von Seckendorf o di Corning dell’Università di Darmstadt - Corning era addi-rittura un medico-giurista – come quelli che hanno attribuito a questo metodo il com-pito di descrivere sotto tre aspetti fondamentali (territorio, governo e finanze) l’esercizio dei governi. E quindi si dice che ai tedeschi si debba la definizione della Statistica, in-tesa come scienza a sé, separata ed autonoma dalle altre discipline.

Vorrei però ricordare che il primo Censimento moderno della storia fu fatto a Venezia nel 1440 e che proprio a Venezia, nel 1562, Francesco Sansovino pubblicava un libro,

Del governo et amministratione di diversi regni, in cui si affacciava per la prima

volta la teoria delle decisioni sulla base del calcolo, che è poi il vostro lavoro, il lavoro principale dell’Istat. Ecco perché possiamo dire, contro chi rivendica ai tedeschi l’in-venzione – tra virgolette – della statistica, che anche gli italiani hanno nella propria storia e nella propria tradizione un primato che è difficilmente smentibile, così come hanno nella tradizione dell’Istituto centrale di statistica un’istituzione della Repub-blica che è tra quelle, stavo per dire poche cose, che funzionano in Italia.

Certo, non si può governare senza avere le informazioni statistiche, che garantiscono la capacità di capire i fenomeni e di misurare i fatti, che solo una istituzione alta, com-petente, responsabile, neutrale, autonoma e indipendente, come l’Istat, può garantire. E chi ha la responsabilità del governo sa che è fondamentale poter disporre non solo di dati certi, affidabili, non controversi, ma anche di quell’analisi, vorrei dire, di quella visione globale che può discendere dai dati raccolti ed elaborati correttamente. Devo dire che l’Istat nel suo Rapporto annuale a questo ci ha abituato, vorrei dire quasi viziato, nel senso che ci ha abituato a poter disporre di una fonte autorevole, affidabile, certa, indiscussa, che sa elaborare i dati non soltanto dal punto di vista metodologico o so-ciale, ma li sa leggere, interpretare, li sa spiegare per far capire appunto i fenomeni della collettività.

Il titolo della Conferenza, della Nona Conferenza che oggi si apre, è proprio quello di leggere il cambiamento, ma debbo dire che l’Istat ci ha abituato a questo perché ci ha sempre saputo dare una lettura approfondita, seria dei mutamenti intervenuti nella società, sapendo, attraverso il commento ai dati, intravedere anche le tendenza di quello che probabilmente stava per accadere. Ricorderò sempre, il professor Biggeri lo sa per-ché abbiamo lavorato molto bene in questi anni, che in una delle prime relazioni pre-sentate durante la passata esperienza di governo del centro-destra, io rimasi particolarmente colpito quando lesse la sua Sintesi del Rapporto annaule alla Camera dei Deputati, nella Sala della Lupa. Il professor Biggeri, commentando i dati di quel-l’anno sull’invecchiamento, la composizione familiare e l’andamento degli altri feno-meni sociali, ci aveva fatto una descrizione di quello che stava succedendo nel profondo della società italiana, delle famiglie italiane, descrizione che poi abbiamo purtroppo ri-scontrato vera negli anni successivi.

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“in-travedo come un declino di questa società, come una rassegnazione del nostro Paese; come una fermata, non di riflessione, ma di delusione”. Purtroppo, gli anni successivi hanno detto che quella lettura, come tutte le letture dell’Istat, era vera.

Io mi auguro che l’analisi che voi farete degli ultimi dati− ahimè non incoraggianti,

perchè viviamo, lo sappiamo tutti, un momento di crisi, un momento d’incertezza non

solo a livello nazionale ma anche internazionale− la lettura che saprete dare oggi,

alla vigilia di questo Natale, possa essere diversa da quella che ho ricordato poc’anzi. Allora si intravedeva una sorta di rassegnazione fatalistica, una specie di preannuncio di quello che poi, con un po’ di retorica, è stato definito il declino.

Io vorrei che dalla lettura dei dati, anche problematici, anche difficili di questi mesi, di questi anni, voi possiate procurare un’iniezione di fiducia, di ritrovato ottimismo; non l’ottimismo infondato o generico dell’invito a credere in qualcosa che non c’è, ma quello basato su dei presupposti reali per un impegno rinnovato di tutti gli italiani. Soltanto da un impegno rinnovato, forte, da una mobilitazione di tutte le categorie, potrà avviarsi quella ripresa che potrà garantire al nostro paese di uscire dalla crisi, non solo meglio degli altri, ma probabilmente anche di riprendere la strada della crescita e dello sviluppo. Io sono convinto che ci siano tutte le condizioni perché questo possa realizzarsi; si tratta soltanto di coordinare, di armonizzare le varie esigenze, di met-terle in successione come voi siete abituati a fare con i dati e con i numeri della stati-stica, per poter dare a ognuno un’indicazione, un orientamento, uno stimolo, un traguardo. Per consentire, attraverso uno sforzo generale, un comune e rinnovato im-pegno, la possibilità di ripresa del nostro paese. La crisi è certamente una prova dura e difficile per tutti e lo sarà anche per noi; penso però che, se sapremo impegnarci in uno sforzo concorde di volontà, questo Paese potrà uscire meglio di altri dalla crisi perché ha delle capacità naturali, un talento straordinario, ed anche una risorsa di mobilzione nei momenti difficili che forse altri non hanno. È proprio del carattere degli ita-liani di lasciarsi andare, o di cullarsi nelle comodità nei momenti di routine, ma di sapersi mobilitare, risvegliare, impegnare nell’emergenza.

Questo è certamente un momento d’emergenza che riguarda non solo noi, ma tutta l’Europa e il mondo, un momento in cui le economie sane, quelle che sapranno dar prova di guardare ai valori veri e di mobilitare tutte le energie in uno sforzo concorde, coordinato, armonico e comune, potranno certamente riuscire meglio delle altre. I no-stri fondamentali sono buoni, il nostro sistema bancario ha dimostrato di essere più sano e di saper rispondere meglio alle prove che invece hanno travolto altri paesi che sembravano molto più solidi e con un sistema bancario molto più collaudato del no-stro. Le misure che il governo ha messo in campo, forse il primo a farlo in Europa, hanno assicurato la tranquillità del risparmio e dei risparmiatori. Tali misure avranno l’effetto di far risorgere questo paese e avviarlo verso un nuovo traguardo soltanto se ci sarà l’impegno di tutti gli Italiani, di tutti quelli che lavorano, di tutti quelli che pur-troppo in questo momento sono senza lavoro e che mi auguro possano tornare a tro-vare un’occupazione.

Lo scorso sabato ho partecipato all’inaugurazione dell’Alta velocità, della cosiddetta Freccia rossa, compiendo il percorso Milano-Bologna in 65 minuti, in condizioni di as-soluto comfort e silenziosità. Un treno meraviglioso che tocca i 300 all’ora, anche su-perandoli, senza scosse, senza vibrazioni, senza sussulti, senza rumori. La Freccia rossa è un mezzo di trasporto che ci pone all’avanguardia anche rispetto a quei paesi che hanno celebrato l’alta velocità in anticipo su di noi; c’era su quel treno chi aveva pra-tica del treno giapponese, del treno americano, del treno francese e diceva che non c’era paragone con le condizioni in cui si viaggiava a bordo del treno italiano, un treno tutto

sessione

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italiano perchè la tecnologia è italiana, perché i macchinari sono italiani, come la pro-gettazione, le infrastrutture modernissime e tecnologicamente all’avanguardia, e le imprese che le hanno realizzate.

Questa è una data importante che secondo me deve assumere il valore di simbolo del-l’Italia che si rimette in moto, che riprende a correre; e ho voluto ricordare che in un altro momento della nostra storia nazionale, quando dopo la guerra il nostro paese ha saputo mobilitare tutte le proprie energie e avviare quello che fu definito nel mondo il miracolo economico italiano, anche allora un treno, il “Pendolino”, assunse il valore di simbolo e manifesto di questa capacità di ripresa, di questa capacità di risorgere di una nazione che era stata distrutta, umiliata e ferita. Il Pendolino diventò l’immagine di un’Italia che sorprendeva il mondo in tutti i campi; la Montecatini lanciava su tutti i mercati internazionali il polipropilene espanso, la “plastica”, inventata da uno scien-ziato italiano, il premio Nobel Natta; l’Olivetti metteva sul mercato il primo computer, l’Elea, oggi dimenticato, com’è dimenticata purtroppo anche l’Olivetti. L’industria far-maceutica italiana (Farmitalia, Carlo Erba, Lepetit) lanciava gli antibiotici; la cantie-ristica italiana faceva solcare i mari di tutto il mondo dalle navi più belle mai viste e così via. Questi successi, questa capacità di rinascita venne quindi affidata a un treno che correva ad una velocità allora impensabile, un treno moderno, bello, con una car-rozzeria completamente italiana, come le auto che vincevano allora come adesso, le auto della Ferrari. Quel treno era il simbolo della rinascita di un paese che riprendeva non a camminare, ma a correre sulle strade del mondo per vincere la competizione con gli altri.

Oggi la competizione è più difficile, è più impegnativa, i paesi che partecipano alla gara sono molti di più, sono molto più agguerriti. La globalizzazione dei mercati è mente più ardua, quindi la nostra prova, la prova alla quale siamo chiamati è certa-mente più difficile di allora, ma io sono convinto che con la volontà e il talento degli italiani, con la mobilitazione di tutti in uno spirito di concordia ritrovata, in un paese che troppe divisioni conosce e che troppo spesso è lacerato dal pretesto di queste divi-sioni, che forse così profonde non sono e che a mio giudizio è possibile ricomporre, cer-tamente potremo e sapremo uscire vittoriosi dalla crisi.

Io mi auguro che la lettura, puntuale e indipendente, del cambiamento che voi darete in questa Conferenza nazionale di statistica, sulla base delle informazioni statistiche che rilevate, stimate e analizzate, consenta questa analisi e questo atto di fiducia, direi quasi di fede, nelle capacità del popolo italiano. Ecco perché il mio augurio è forse interes-sato, ma molto sincero e molto fervido. Auguri di buon lavoro a voi e a tutto il Sistema statistico nazionale.

Innanzitutto, desidero ringraziare il sottosegretario Letta per le tante cose che ha detto; in particolare, l’immagine del treno è particolarmente evocativa. L’Istat ha sempre do-cumentato l’evoluzione dell’economia e della società italiana, e questo, credo, ci abbia consentito di capire come il miracolo italiano sia avvenuto. Anche noi abbiamo mi-gliorato la nostra immagine; non siamo veloci come il treno, ma certamente abbiamo fatto cose importanti, e tra poco ci tornerò. Vorrei riprendere solo due cose che all’ini-zio ha detto Gianni Letta. La prima, le sue bellissime citaall’ini-zioni, molto erudite che mi con-sentono di evitare ulteriori richiami storici. Infatti, anch’io, come Gianni Letta, sono uso fare molte citazioni, in particolare dalla Bibbia (oltre che dai cinesi e dagli egiziani), quando parlo della statistica. Desidero poi ringraziarlo perché ha detto delle bellissime parole ed espresso bellissime considerazioni nei confronti di chi lavora nella Statistica

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ufficiale italiana. Vorrei che anche lui si rendesse conto fino in fondo (anche se certa-mente lo percepisce) che la Statistica italiana e tutti gli operatori della statistica italiana si trovano in un momento di difficoltà e di incertezza, come le famiglie italiane da me più volte descritte in occasione della presentazione del Rapporto annuale, alla Sala della Lupa. Credo però che i cambiamenti e gli stili di vita delle famiglie e delle persone debbano riguardare tutta la società italiana e quindi anche la statistica; gli auguri che ci ha fatto il sottosegretario Letta ci danno certamente coraggio per lanciare un pro-gramma di modernizzazione della statistica ufficiale – anche se non sarò io, quale pre-sidente dell’Istat, a portarlo avanti – di cui c’è bisogno, in quanto la società si evolve molto in fretta e la statistica ufficiale italiana non può stare ferma, ma deve correre al ritmo dei cambiamenti.

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Fiducia, qualità, sistema:

il futuro della statistica ufficiale

Luigi Biggeri

Presidente dell’Istituto nazionale di statistica

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1. Premessa

Lo sviluppo delle informazioni statistiche e della loro utilizzazione è stato favorito dalla società dell’informazione e la statistica non è mai stata, come in questo periodo, tanto importante e tanto in difficoltà. C’è sicuramente stato un processo di “democratizza-zione della statistica”; questo, però, mette in difficoltà la statistica ufficiale. Il suo ruolo è messo in discussione dalla presenza di una miriade di informazioni statistiche, più o meno attendibili, prodotte e diffuse da altri produttori. In questo multiforme coro di voci che “danno i numeri” viene messa in discussione l’autorevolezza e la credibilità delle statistiche ufficiali. Ciò va contrastato, poiché conosciamo i danni che questi atteggia-menti possono procurare, adottando le misure più opportune per ripristinare e anzi per rafforzare la fiducia degli utilizzatori. Una apposita tavola rotonda metterà a con-fronto valutazioni condotte da prospettive diverse, filosofiche, sociologiche, storiche, statistiche, giornalistiche, sulla crisi dei concetti di legittimità e credibilità che caratte-rizza l’attuale sviluppo della società dell’informazione nonché delle possibili ripercus-sioni sulla reputazione della statistica ufficiale.

La democratizzazione della statistica ha anche provocato, più rapidamente che in pas-sato, in correlazione con le trasformazioni della società, un cambiamento nel fabbiso-gno di informazioni statistiche.

Nelle edizioni più recenti della Conferenza nazionale di statistica abbiamo affrontato più volte l’importanza della statistica ufficiale come bene pubblico e quale risorsa in-dispensabile per la democrazia, e mostrato come abbiamo soddisfatto le esigenze dei

policy makere della collettività rispondendo alle sfide connesse alla crescente e

diver-sificata domanda di informazioni statistiche quale base per le discussioni e per le de-cisioni: le risposte sono state in termini di innovazioni organizzative, metodologiche, di processo, nonché di contenuti dell’informazione prodotta, anche a livello territoriale. Ma la statistica ufficiale non può stare ferma! La nostra realtà si evolve a ritmi soste-nuti. In questo mondo globalizzato, in continua e rapida trasformazione e non facil-mente misurabile, nuovi fenomeni e problemi emergenti sollecitano l’affinamento degli strumenti della statistica ufficiale per cogliere adeguatamente entità e modalità del cambiamento.

Proprio per questo, la parte più consistente della Conferenza affronta specificamente i temi del miglioramento dei processi produttivi e dei prodotti statistici esistenti. Inoltre, l’obiettivo è di stimolare proposte concrete per far sì che il cambiamento, nei diversi campi di osservazione, sia opportunamente letto e monitorato, così da consentire a tutti i livelli, di predisporre, se necessario, adeguati interventi di politica economica e so-ciale. Non solo, fornisce anche l’opportunità ai cittadini di conoscere adeguatamente la realtà e di fare le corrette scelte di comportamento e di valutazione delle politiche. I temi delle sessioni della conferenza sono una testimonianza diretta degli argomenti

che ci sembra debbano essere posti al centro della discussione: l’informazione

stati-stica per guidare e aiutare il cambiamento nella pubblica amministrazione e per

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Fiducia, qualità, sistema:

il futuro della statistica ufficiale

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portarele decisioni nel campo sociale, ad esempio, della sanità; per cogliere le trasfor-mazioni del sistema produttivo italiano; per descrivere e consentire adeguate analisi della mobilità sociale, territoriale e dei percorsi di vita dei cittadini, dell’immigrazione e della presenza straniera in Italia e della criminalità. E ancora saranno affrontate e discusse: le strategie da perseguire affinché l’uso delle fonti amministrative a fini tistici consenta un cambiamento sostanziale nella produzione delle informazioni sta-tistiche, limitando le rilevazioni statistiche dirette ai fenomeni non misurabili con i dati amministrativi; la riduzione del carico di lavoro per i rispondenti; l’organizza-zione, in futuro, di censimenti generali basati essenzialmente su fonti di archivio. Infine, tra gli obiettivi di questo importante appuntamento istituzionale, non può man-care una riflessione sullo sviluppo del Sistema statistico nazionale (Sistan) a quasi ven-t’anni dalla sua nascita.

Nel seguito ci soffermeremo su alcuni degli aspetti sopra menzionati, soprattutto per mettere in evidenza le varie problematiche, nonché le opportunità e le difficoltà che derivano dalle linee di miglioramento dei processi produttivi e dei prodotti e di possi-bile riorganizzazione della statistica ufficiale. I partecipanti alla Conferenza avranno l’opportunità di rendersi conto che in questo periodo sono state prodotte dall’Istat, ma anche da altri enti del Sistan, valide innovazioni nei processi produttivi e proposte che sono suscettibili di essere implementate da tutti gli altri enti.

2. L’autorevolezza e la credibilità delle statistiche ufficiali

2.1 La statistica è sempre più importante, ma tanto in difficoltà

La statistica risulta, mai come prima, così importante e così in difficoltà. Infatti, si mol-tiplicano i segnali di attenzione per le cifre ufficiali, ma anche per qualunque dato sta-tistico diffuso e usato dai commentatori per sostenere le proprie tesi. La crisi finanziaria ha generato una fioritura di libri, anche a carattere divulgativo, sulla necessità di pa-droneggiare gli strumenti statistici e il calcolo delle probabilità per gestire oculata-mente la propria ricchezza e per assumere decisioni collettive corrette e condivise. Le difficoltà economiche e finanziarie delle famiglie e delle imprese, in un quadro di ri-stagno e di recessione, sono quotidianamente documentate, sulla stampa e alla televi-sione, sulla base di statistiche più o meno affidabili. Sul web si diffondono siti e gruppi che applicano all’informazione statistica lo spirito e gli strumenti del web 2.0: reti so-ciali che collettivamente e interattivamente elaborano, confrontano, interpretano dati e li applicano ai loro interessi e ai loro bisogni.

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questo scenario, emergono domande problematiche che impattano su valori-chiave come la credibilità e l’autorevolezza di percentuali e indici ufficiali (di questo si par-lerà anche nella prima tavola rotonda). Ci possiamo fidare dell’informazione che ri-ceviamo? Quando sullo stesso argomento riceviamo più informazioni e da più fonti, come facciamo a sapere di quale ci possiamo fidare? Qual è il dato giusto o comunque più attendibile?

E ancora, l’informazione che riceviamo come cittadini è utile? Ci aiuta a fare scelte mi-gliori, a prendere decisioni con maggiore cognizione di causa, a evitare qualche ri-schio? Oppure è utile soltanto a chi ce la trasmette, e cerca più o meno consapevolmente di influenzarci, di manipolarci, di far pendere a suo favore il piatto della bilancia? Sono domande cui la comunità statistica, tanto a scala nazionale (e in primo luogo nel-l’ambito del Sistan), quanto a scala internazionale (il Sistema statistico europeo, il Fondo monetario internazionale, le Nazioni unite) offrono da tempo delle risposte. Ma è diffusa la sensazione che le risposte tradizionali, anche se mantengono intatta la loro validità, non siano più sufficienti.

2.2 Gli utilizzatori si possono fidare dell’informazione statistica che ricevono?

La risposta tradizionale al primo gruppo di quesiti, in sintesi al problema della credi-bilità, segue in genere queste linee: l’affidabilità dell’informazione statistica pubblica è garantita da un sistema di controlli di qualità che opera a livello mondiale per il ri-spetto dei principi generali e dell’insieme di regole – nomenclature, definizioni, clas-sificazioni, schemi di elaborazione – stabiliti e riconosciuti dai principali organismi internazionali, quali la Divisione statistica delle Nazioni unite, il Fondo monetario in-ternazionale ed Eurostat.

Negli ultimi anni, anche in base ad una forte spinta dell’Istat, il Sistema statistico eu-ropeo ha elaborato e reso operativo un Codice delle statistiche europee che stabilisce principi e regole da seguire, e noi lo stiamo adeguando per applicarlo all’attività stati-stica di tutti gli enti del Sistan. L’osservanza di tali regole e principi nelle diverse fasi di produzione, elaborazione e diffusione dei dati favorisce la comparabilità fra le statisti-che dei vari paesi. Si va dunque verso la creazione e il consolidamento di un linguag-gio condiviso nell’ambito del Sistema statistico europeo attraverso la redazione di linee guida, di raccomandazioni e di manuali sulla raccolta, l’elaborazione e la diffusione dei dati. La qualità del processo di produzione e delle forme di diffusione garantita da parte dei diversi soggetti gioca, dunque, un ruolo rilevante nel riconoscimento dell’af-fidabilità delle informazioni statistiche.

Ancora più in profondità, la risposta tradizionale alla domanda sulla credibilità fa ap-pello al metodo scientifico. L’esistenza di una comunità scientifica degli statistici, le vi-vaci interazioni che si creano al suo interno, i dibattiti e le discussioni tra studiosi, il sistema di incentivi basati sulla reputazione e sul peer reviewing sono tutti elementi che contribuiscono all’affidabilità delle statistiche. La pratica del peer reviewing assume un’importanza particolare: non soltanto perché la valutazione fatta da specialisti (a doppio cieco) consente di correggere gli errori e di conseguire standard qualitativi omo-genei. Ma anche perché, quando essa viene estesa alle stesse istituzioni (come sta ac-cadendo ora in ambito europeo), contribuisce all’adozione e allo sviluppo di regole e di pratiche condivise e, per questa via, alla costruzione di un sistema su base paritetica. Infine, alla radice delle risposte tradizionali c’è anche il ruolo fondamentale rivestito dalla statistica nel processo di crescita e di consolidamento dei sistemi democratici. In

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tutti i paesi democratici, infatti, la statistica ufficiale è finanziata con i soldi dei con-tribuenti e messa a disposizione di tutti i cittadini. Possiamo rassicurare gli utilizzatori di statistiche: produciamo buone informazioni statistiche; siamo tra i primi in Europa e ci mettiamo sempre in discussione.

Queste risposte tradizionali, per quanto valide, suonano tuttavia anche a noi un po’ astratte, lontane dall’esperienza quotidiana. Ci aspettiamo, ormai, una risposta più im-mediata e rassicurante al rischio della possibilità di manipolare l’informazione stati-stica. Anche perché le stesse tecnologie che rendono più facile e meno oneroso raccogliere i dati, erodendo il monopolio naturale della statistica pubblica, rendono anche facile e poco costoso produrre dati involontariamente o volutamente distorti, e addirittura “corrompere” l’informazione ufficiale.

È allora possibile dare risposte più innovative? Alcune di queste risposte sono suggerite dallo sviluppo del web, anche se la loro applicazione all’ambito della statistica ufficiale non appare né semplice, né immediata, né esente da rischi. La più importante fa appello al concetto di reputazione. Naturalmente, in sé la reputazione è vecchia come il mondo: è l’opinione di una persona o, soprattutto, di un gruppo di persone, su un’altra per-sona o su un’organizzazione. È un meccanismo di controllo sociale spontaneo, molto diffuso ed estremamente efficiente; opera nei contesti competitivi (ad esempio, nei mer-cati), ma soprattutto in quelli cooperativi (imprese, organizzazioni, istituzioni e co-munità); opera a livello individuale, ma soprattutto a livello collettivo, con grande flessibilità e indipendentemente dalla scala: godono di buona o cattiva reputazione i gruppi e le comunità, ma anche entità più astratte, dalle organizzazioni agli Stati e alle culture. Ma il carattere che rende la reputazione particolarmente importante è che essa scaturisce da azioni individuali e indipendenti, distribuite nella società ma capaci di esercitare efficacemente un controllo sociale. In questo modo, la reputazione facilita la cooperazione, la reciprocità e il rispetto delle norme.

Il web moltiplica l’efficacia della reputazione perché sulla rete l’informazione circola in grandi volumi e rapidamente; d’altro canto, proprio perché la rete non è strutturata ed è priva di meccanismi centralizzati di premio e sanzione, i meccanismi di creazione e di mantenimento della reputazione sono sostanzialmente privi di alternative. Applicare meccanismi della reputazione on line alle statistiche è tutt’altro che agevole: non è certo esente da rischi e richiede verosimilmente un’attenzione e una struttura “de-dicata”. Ma verosimilmente non ha alternative. Se non sarà la statistica ufficiale a pro-muovere meccanismi di reputazione on line, sono possibili soltanto due esiti estremi: o sorgeranno spontaneamente, e quindi sotto il controllo diretto degli utilizzatori senza alcuna possibilità di influenzarne l’orientamento (la reputazione si conquista sul campo, stabilendo una pluralità di relazioni fiduciarie); se non sorgeranno per nulla, vorrà verosimilmente dire che l’intero ambito delle statistiche è considerato irrilevante dalle reti sociali presenti nell’agone del web.

2.3 L’informazione statistica che riceviamo è utile?

Anche al secondo quesito – l’informazione che riceviamo è utile? – e a quelli che se-guono è possibile dare una risposta tradizionale, che si ricollega a quella offerta in pre-cedenza: poiché la statistica ufficiale è inserita a pieno titolo nei meccanismi decisionali e nel sistema di check and balances che governano la democrazia rappresentativa. La scelta del Programma statistico nazionale – e dunque delle rilevazioni e delle indagini da svolgere – soddisfa per definizione il criterio della “pertinenza”. Sono i rappresen-tanti democraticamente eletti in Parlamento e nella altre assemblee in cui si articola

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il potere legislativo ai diversi livelli a operare le scelte, per delega degli elettori. La per-tinenza – che descrive il grado di applicabilità di un’informazione a un determinato campo d’applicazione – nel nostro ordinamento resta saldamente nelle mani degli uti-lizzatori, attraverso il processo di formazione del Programma statistico nazionale. Me-diatamente, però, attraverso i meccanismi e le procedure della democrazia rappresentativa.

La risposta tradizionale è evidentemente ineccepibile. Eppure lascia scoperta un’esi-genza essenziale del singolo cittadino: chi gli garantisce che troverà nelle statistiche ufficiali l’informazione che soddisfa una sua specifica esigenza conoscitiva, nella forma più adeguata a soddisfarla? Perché è questo che il singolo attore cerca ed è abituato a trovare in altri ambiti. Qui sta l’essenza della “società dell’informazione”.

Certamente lo sviluppo dei sistemi informativi e la possibilità di consultazione on line che l’Istat sta sempre più implementando, come pure la produzione di metadati adeguati alla terminologia e cultura degli utilizzatori, dovrebbero soddisfare meglio le esigenze degli utenti. Anche la sempre maggiore disponibilità di dati elementari per effettuare ri-cerche approfondite dovrebbe soddisfare le esigenze di questi specifici utilizzatori. Tuttavia, su un versante prossimo ma non identico: è possibile pensare anche a mecca-nismi di democrazia diretta, pur con tutti i rischi che essa comporta? Gli strumenti sociali proposti dal web ci offrono suggerimenti da esplorare? È pensabile, in altre parole, una ri-sposta diversa dl quella tradizionale al quesito: l’informazione che riceviamo è utile? La risposta del web, e soprattutto di quel movimento che va sotto il nome di web 2.0, è semplice, quanto meno in apparenza. Tutto questo movimento è volto a offrire agli uti-lizzatori strumenti per far sentire direttamente la propria voce, dai wiki, ai forum, alla creazione di comunità di utenti. Affronta il nodo della pertinenza in maniera appa-rentemente semplicistica, ma a un esame più attento molto robusto: nella logica del web

2.0, le informazioni più pertinenti sono le più consultate, quelle che hanno un

mag-gior numero di visite, quelle consultate più spesso, quelle su cui si concentra l’apprez-zamento degli utilizzatori. I motori di ricerca (con qualche ben noto rischio di manipolazione!) indirizzano le richieste degli utilizzatori verso le fonti più popolari, contribuendo a costruire una distribuzione “paretiana” delle frequenze di utilizzazione: le fonti più consultate diventano sempre più consultate, e quelle meno consultate ven-gono trovate sempre meno facilmente e meno spesso.

Ma a parte ciò, un secondo elemento di riflessione offerto dall’evoluzione del web è col-legato alle enormi capacità di memorizzazione di informazioni: il costo della memo-ria e della capacità di elaborazione diminuisce costantemente (non solo la potenza dei processori, ma anche la capacità delle memorie di massa raddoppia ogni due anni). Ai fini pratici, si possono conservare e organizzare un numero infinito di informazioni, con due conseguenze: primo, diventa possibile ed economicamente conveniente soddisfare le cosiddette “code lunghe”; secondo, i meccanismi di classificazione gerarchica di-ventano obsoleti.

Per quanto riguarda il primo caso: lo sviluppo dei sistemi informativi e delle possibi-lità di interrogazione on line permettono sia di rappresentare statisticamente fenomeni relativamente poco studiati, sia di soddisfare segmenti marginali dell’utenza, al limite esigenze individuali.

Il secondo caso è legato alla possibilità, offerta al singolo utente dalla maggior parte dei siti delle reti sociali, di “etichettare” idiosincraticamente le informazioni reperite. Que-ste informazioni vanno a costituire, nel tempo, una tassonomia spontanea, “popolare”: Queste tassonomie superano molti limiti delle classificazioni tradizionali e, sotto il pro-filo concettuale, permettono di aggiungere alle tradizionali organizzazioni di dati e

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metadati (collegati tra loro dalla triade definizione/interesse/dizionario) una dimen-sione sociale e comunitaria, in cui entrano in gioco anche la terminologia e la cultura degli utilizzatori.

2.4 La necessità di key indicators e di “leggere” i fenomeni in un’ottica integrata

Un’altra difficoltà per le discipline statistiche e per la produzione delle informazioni statistiche ufficiali viene dalla rivalutazione dei procedimenti di decisione “veloci e fru-gali”, proposti come soluzione agli ostacoli che, in presenza di una mole crescente di informazioni disponibili, incontra il modello di decisione razionale proposto dalle di-scipline scientifiche.

A questo riguardo vi sono due domande contrapposte alla statistica ufficiale e, più in generale, ai produttori di dati che derivano dalla crescente polarizzazione della do-manda espressa dagli utilizzatori.

Su un versante si schiera una parte della comunità scientifica che vorrebbe un accesso ai dati più ampio e agevole, fino a chiedere che i produttori di statistiche ufficiali si astengano dal decidere quali dati rendere disponibili, mettendoli invece tutti a dispo-sizione della comunità degli utilizzatori tramite una piattaforma “semplice, affidabile e pubblicamente accessibile” (fatto salvo, ovviamente, il rispetto del segreto statistico), lasciando appunto ai singoli utilizzatori e alle loro comunità il compito di sviluppare strumenti di ricerca avanzata, di analisi dei contenuti, di integrazione con altre fonti di dati e informaziuoni, di visualizzazione e così via.

Sull’altro versante, che vede convergere molti utilizzatori e alcuni produttori di infor-mazione statistica, i processi decisionali devono essere essi stessi “democratizzati”, por-tando a compimento il processo storico che ha portato la statistica dal servizio dello Stato autoritario a quello della società, ma questo è possibile soltanto attraverso un passaggio dall’informazione alla “conoscenza” e, in questo quadro, un processo di semplificazione dell’output informativo offerto ai cittadini. Alla statistica ufficiale, in questa prospettiva, si chiede di assumere nuovi ruoli e nuove responsabilità, spostando il centro della pro-pria attività dalla raccolta e produzione di dati alla produzione e diffusione di informa-zioni in un approccio di knowledge management che include lo sviluppo di appropriati sistemi di classificazioni, ricerca e integrazione (come sostiene, anche di recente, l’Ocse). È un processo certamente necessario, che l’Istat ha avviato da tempo, tra l’altro con l’isti-tuzione – già tre anni fa – di una struttura dedicata all’integrazione dell’output. Questo movimento, però, va più in là con le sue richieste. Il rischio è quello che in que-sto processo di “democratizzazione” si riduca l’informazione e la possibilità di scelta of-ferta ai cittadini. Questo è un rischio reale, da discutere e valutare con attenzione. Non è un caso che questo movimento sia quello che converge nel propugnare pochi indica-tori essenziali (key indicators) al posto (e non in aggiunta) della dovizia di informa-zione statistica. La metafora del cruscotto – dove poche informazioni essenziali possono essere assorbite a colpo d’occhio – è accattivante ma al tempo stesso fuorviante. Siamo certi di rendere un servizio ai cittadini e alla società in questo modo? Siamo certi che questa sia la strada per portare a decisioni più consapevoli e condivise? Anche di que-sto dovremo discutere in questi giorni.

Le istituzioni statistiche – e l’Istat tra queste – possono mettere a disposizione un in-sieme sempre più vasto e articolato di informazioni, e contribuire così a una duplice consapevolezza: la prima è che disporre di più informazioni statistiche ufficiali, prodotte ad esempio dall’Istat, sullo stesso fenomeno non significa che su quel fenomeno esistono

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più “realtà” in competizione a seconda dell’orientamento politico o ideologico, ma semplicemente che quando se ne vogliono misurare le diverse dimensioni è necessario produrre più dati; la seconda è che non esiste un’unica misura rappresentativa dello “stato di salute” di un’economia e di una società, allo stesso modo in cui nessuno pensa più che basti misurarsi la febbre per conoscere le proprie condizioni di salute. Occorre una batteria di analisi cliniche in un caso, e di indicatori statistici nell’altro.

L’Istat, dal canto suo, ha fatto una proposta, motivata nella presentazione del volume

100 statistiche per il Paese. Indicatori per conoscere e valutare.

Questa nuova pubblicazione dell’Istat tende proprio a offrire, in un’ottica di integra-zione, una visione a tutto tondo dei fenomeni osservati/indagati. Lo fa attraverso una selezione di indicatori di sintesi che consentono di cogliere, sotto diversi profili, la col-locazione del nostro Paese nel contesto europeo e le sue differenze regionali interne. Si tratta di un lavoro che certo non sostituisce l’ampia e articolata produzione dell’Istat, ma che sicuramente l’arricchisce.

È a partire da questa proposta, che suggerisce di ampliare l’offerta di informazioni piut-tosto che ridurla, che occorre partire per compiere ulteriori progressi.

E d’altra parte l’Istat ha fatto dell’integrazione delle fonti e delle informazioni statisti-che un “cavallo di battaglia” utilizzato per descrivere meglio la complessa realtà, come è facile rilevare dai Rapporti annuali sulla situazione del Paese, apprezzati per queste caratteristiche sia in Italia che all’estero.

3. Leggere il cambiamento del Paese:

il miglioramento dei processi produttivi e dei prodotti tra difficoltà e opportunità

Un’altra, e forse più sostanziale, area di difficoltà per la statistica ufficiale riguarda, come abbiamo accennato, la capacità di cogliere, misurare e interpretare i cambia-menti in corso nel sistema economico e sociale. La descrizione statistica della società e del suo cambiamento è sempre stata tra gli obiettivi principali del Piano strategico triennale dell’Istat e del Programma statistico nazionale del Sistan.

Tuttavia per leggere sempre meglio il cambiamento del Paese, oltre a migliorare i pro-cessi produttivi e i prodotti, abbiamo in primo luogo fatto due scelte strategiche che è opportuno richiamare: (a) considerare le fonti amministrative come una risorsa pri-maria della statistica ufficiale, utilizzando i dati amministrativi a fini statistici; (b) puntare molto anche sui prossimi censimenti generali per sviluppare gli archivi e per converso utilizzare questi ultimi per condurre i censimenti.

Con riguardo invece alle varie aree dell’informazione statistica, i temi cui sono dedicate le sessioni in cui la Conferenza si articola sono una testimonianza diretta e palmare degli argomenti che ci sembra debbano essere posti al centro della discussione. Tenendo conto di tali argomenti e delle discussioni che solleciteranno, ci limiteremo qui a pren-dere in considerazione l’impegno della statistica ufficiale per:

 guidare il cambiamento della PA e fornire il supporto alle decisioni pubbliche, per

esempio nella sanità;

 cogliere le trasformazioni del sistema produttivo;

 fornire le risposte alle preoccupazioni della società (mobilità sociale, mobilità

territoriale e percorsi di vita; immigrazione e presenza straniera; misura della criminalità).

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3.1 Due scelte strategiche: l’utilizzo delle fonti amministrative e i prossimi censimenti

Le fonti di dati amministrativi: una risorsa primaria della statistica ufficiale.

L’evoluzione dei fenomeni economici e sociali, il crescente ruolo delle amministrazioni locali nella gestione della cosa pubblica, la maggiore consapevolezza di tutti gli organi di governo dell’importanza dell’informazione statistica nella definizione e nel moni-toraggio delle politiche locali, nazionali ed europee, sono tutti fattori che concorrono a determinare la richiesta di nuove statistiche. Rispetto al passato, la domanda di in-formazioni statistiche si caratterizza oggi per due aspetti principali: un maggiore det-taglio territoriale, che vede oramai il Comune come il riferimento territoriale delle analisi richieste; l’integrazione e la comparabilità dell’informazione prodotta, che – con l’adozione di definizioni, classificazioni e concetti condivisi - consente di realiz-zare un sistema informativo adeguato ai diversi livelli amministrativi.

Questo ampliamento della domanda di informazioni si scontra con crescenti vincoli sul versante delle già scarse risorse disponibili e su quello del notevole carico di lavoro (response burden) per i rispondenti alle rilevazioni statistiche. In questo quadro, l’uti-lizzazione di fonti amministrative per la produzione di statistiche appare l’unica strada percorribile. In un recente convegno che si è tenuto in Cina, organizzato dell’Interna-tional Association for Official Statistics, si è discusso proprio di “Reshaping of the

offi-cial statistics”cioè di rivedere l’immagine della statistica ufficiale utilizzando le fonti

amministrative come risorsa primaria.

L’utilizzazione sistematica delle fonti amministrative a fini statistici offre notevoli vantaggi: riduzione dei costi per le rilevazioni correnti e del fastidio statistico, dispo-nibilità di informazioni a dettaglio comunale o subcomunale, maggiore tempesti-vità, possibilità di sviluppare l’integrazione tra fonti riguardanti le varie unità (individui, famiglie, imprese eccetera) e i temi, possibilità di migliorare la qualità dei campioni utilizzati per le indagini sul campo. Tuttavia, acquisire tali vantaggi non è un’operazione a costo nullo. Occorre investire sia sul piano delle metodologie, sia su quello organizzativo.

Per quanto riguarda le prime esigenze, le elevate professionalità presenti nella statistica ufficiale e nel mondo accademico (che spesso è chiamato a collaborare anche in que-sto campo) sono indiscutibilmente in grado di sviluppare le nuove metodologie neces-sarie per risolvere le problematiche poste dall’uso dei dati amministrativi, che fino a pochi anni fa non erano oggetto di particolare attenzione.

Per quanto riguarda gli aspetti organizzativi, oltre alle soluzioni sul versante “interno” (l’Istat ha istituito una direzione centrale per promuovere e coordinare tutte le attività connesse all’uso di dati amministrativi), è necessario perseguire all’”esterno” un mag-giore coinvolgimento dei soggetti pubblici titolari di fonti amministrative; anche e so-prattutto interessando gli organismi che svolgono funzioni di supervisione e coordinamento e dettando le regole con cui organizzare le informazioni amministra-tive. Infatti, se si vuole una piena ed efficace utilizzazione di tali informazioni, occorre fare in modo che, nella definizione delle regole che li governano, non si trascuri mai il punto di vista della statistica, altrimenti la riconversione degli archivi amministrativi ad archivi statistici comporta un costo di impianto molto elevato.

Comunque, su questo terreno organizzativo il momento è particolarmente favorevole. La semplificazione del rapporto tra pubblica amministrazione, cittadini e imprese, da una parte, e, dall’altra, l’interoperabilità dei sistemi informativi pubblici (caposaldo del Codice dell’amministrazione digitale e obiettivo del Sistema pubblico di

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zione applicativa – Spcoop) costituiscono obiettivi strategici cui anche la statistica uf-ficiale può dare un contributo notevole. Utilizzare i quadri concettuali integrati che il Sistema statistico europeo ha sviluppato, infatti, significa sfruttare esperienze decennali sui temi dell’integrabilità di informazioni provenienti da soggetti diversi.

Anche il quadro normativo si è sviluppato in modo propizio. A partire da quanto pre-visto dal decreto legislativo 322/1989, che già affidava all’Istat il compito di coordinare la modulistica della PA, recenti norme hanno ribadito questo ruolo. Ci piace in parti-colare ricordare l’approvazione da parte della Presidenza del consiglio del Codice delle autonomie – che, al punto cc) dell’articolo 2, stabilisce che gli strumenti da prevedere per garantire la circolazione delle informazioni tra le amministrazioni locali, regio-nali e statali siano integrati nel sistema informativo statistico nazionale, oltre che nel sistema pubblico di connettività – e l’articolo 3, comma 73, della legge 244/2007 (legge finanziaria 2008) – che stabilisce che “l’Istituto nazionale di statistica (Istat) emana una circolare […] sulla definizione di metodi per lo scambio e l’utilizzo in via tele-matica dell’informazione statistica e finanziaria” e che “al fine di unificare i metodi e gli strumenti di monitoraggio [l’Istat] definisce, in collaborazione con il Cnipa, appo-siti standard per il rispetto dei principi di unicità del sistema informativo, raccolta con-divisa delle informazioni e dei dati e accesso differenziato…”.

Da quanto abbiamo argomentato, appare evidente che gli obiettivi di semplificazione amministrativa e di interoperabilità dei sistemi della PA e quello di un utilizzo completo ed efficace di tali informazioni a fini statistici sono diverse facce di una stessa medaglia. Tuttavia, per quanto favorevole, il quadro normativo esistente va a nostro parere inte-grato con provvedimenti in grado di favorire ulteriormente gli obiettivi di semplifica-zione, interoperabilità e utilizzazione statistica dei dati amministrativi. A tale fine occorre definire una strategia complessiva e condivisa dei soggetti della statistica uffi-ciale, all’interno della quale collocare le azioni da sviluppare, anche al fine della piena applicazione di quanto già previsto dalle norme esistenti.

Occorre infine tener presente che l’utilizzazione di archivi amministrativi non è esente da rischi riguardanti la validità dei dati che se ne possono trarre a fini statistici. Come è emerso nel citato convegno, c’è il rischio che i dati contenuti in un archivio ammi-nistrativo non siano “indipendenti” in quanto lo stesso potrebbe essere stato costruito per finalità amministrative e magari “politiche” della amministrazione, finalità che potrebbero produrre dati non completamente “indipendenti” come si richiede all’in-formazione statistica.

I prossimi censimenti generali e gli archivi statistici. Oltre alle novità legate al

cre-scente utilizzo delle fonti amministrative a fini statistici, un’altra forte spinta all’inno-vazione viene – come è successo sempre nella storia dell’Istituto – dalla tornata censuaria del 2010-2011. In ogni caso i prossimi censimenti generali sono indubbia-mente il maggiore impegno che dovranno affrontare nei prossimi anni l’Istat e il Si-stema statistico nazionale. Ci saranno notevoli innovazioni dal punto di vista metodologico, organizzativo e dell’utilizzazione delle risorse.

La prossima tornata censuaria, già in avanzata fase di progettazione, sarà caratteriz-zata da un maggiore ricorso agli archivi, volto sia a ridurre i tempi necessari al rilascio dei risultati, sia a contenere il carico statistico su famiglie e imprese, con un positivo im-patto sulla qualità dei dati.

Nel censimento della popolazione e delle abitazioni si prevede una modifica radicale del processo produttivo: per la prima volta saranno impiegate nella rilevazione, in modo esplicito e strutturato, le liste anagrafiche comunali. Di conseguenza i questionari

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ranno distribuiti per posta e non più dai rilevatori. A loro volta i rispondenti potranno scegliere fra diverse soluzioni per la loro restituzione: web, posta e centri di raccolta sul territorio, con beneficio in termini di tassi di risposta attesi. Le mancate risposte saranno recuperate in modo mirato dai rilevatori, “guidati” dagli uffici comunali di censimento. Ulteriori benefici in termini di riduzione del fastidio statistico saranno ottenuti dall’im-piego di due forme di questionario: soltanto un campione della popolazione residente nei centri urbani di maggiori dimensioni sarà chiamata a compilare la versione completa (long form) del modello di rilevazione, mentre una parte consistente della stessa dovrà compilare una versione ridotta (short form) del questionario.

Le innovazioni previste implicano importanti risultati: grazie al trattamento degli er-rori di copertura della lista anagrafica, aumenterà la corrispondenza con la “situazione di fatto” e sarà favorita una maggiore coerenza fra anagrafi e risultanze censuarie; men-tre la consegna postale dei questionari di famiglie e la possibilità di una restituzione multicanale richiederanno un minore impiego dei rilevatori sul campo, con un evidente beneficio in termini di efficienza nella conduzione delle operazioni.

Il censimento dell’agricoltura sarà realizzato a partire da una lista di aziende che inte-gra gli archivi già in possesso dell’Istituto per la realizzazione dell’archivio Asia imprese (Archivio statistico delle imprese attive) con altri archivi amministrativi di settore. Ciò consentirà risparmi in termini di response burden e di costi; inoltre permetterà di li-mitare il campo di osservazione all’universo Ue, grazie alla eliminazione ex ante delle unità di dimensioni micro.

La disponibilità dell’archivio Asia unità locali permetterà di evitare la rilevazione sul campo nell’ambito del censimento dell’industria e servizi. Tuttavia, sarà necessario ef-fettuare un’indagine campionaria areale sulle unità locali di imprese, per verificare il grado di copertura e la qualità dell’archivio. Infine, per garantire la parità di infor-mazioni con i precedenti censimenti economici, saranno effettuate le rilevazioni cen-suarie delle unità locali di istituzioni pubbliche e nonprofit, anch’esse basate su liste desunte da archivi amministrativi.

Il corretto riferimento geografico delle unità di rilevazione è essenziale per la buona riu-scita dei censimenti, che pertanto saranno affiancati da nuovi strumenti territoriali. Dopo l’aggiornamento delle basi territoriali, che vedrà anche il disegno di una nuova unità territoriale subcomunale denominata “area di censimento” – e con forte anticipo rispetto alle operazioni censuarie – si procederà alla costruzione di archivi di numeri civici “geocodificati” e alla loro verifica sul campo nei comuni di maggiori dimensioni. Sul fronte dell’organizzazione, si punterà sulla specializzazione delle reti di rilevazione e su una maggiore autonomia e responsabilità degli attori coinvolti. L’impiego di nuove tecnologie basate sul web consentirà, oltre allo snellimento delle operazioni sul campo, anche una migliore gestione delle fasi di monitoraggio e controllo.

In conclusione, i prossimi censimenti generali richiederanno un forte impegno e una grande sfida per il Sistema statico nazionale, ma consentiranno anche impor-tanti miglioramenti. Per conseguire il successo che si auspica occorrerà che tutto il Sistema si muova in armonia, dall’Istat fino ai singoli comuni, altrimenti lo sforzo potrebbe risultare vano. Comunque, i prossimi censimenti saranno un “ponte” tra passato e futuro. E anche se ancora vi è la necessità di svolgere il censimento della popolazione come rilevazione completa (sia pure semplificata) per rendere attendi-bili le liste anagrafiche della popolazione e trasformarle in veri archivi statistici (Ina-Saia), in futuro i censimenti potrebbero essere basati tutti su archivi con risparmio di risorse che potranno essere destinate allo sviluppo e miglioramento delle statisti-che correnti.

sessione

plenaria

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