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2.1- I 2- A NALISI DEL L IBRO

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Academic year: 2021

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2- A NALISI DEL L IBRO

Questo capitolo si occupa dell’analisi del testo. Comincia esaminando in maniera approfondita prima i personaggi del libro, poi le caratteristiche principali del romanzo (facendo riferimento allo schema teorico elaborato da Gérard Genette nel suo libro Figure III: Discorso del racconto). Infine sono identificati i temi principali ed gli oggetti-simbolo presenti nel romanzo.

2.1- I

PERSONAGGI

2.1.1- Lucia Pezzini

Lucia è la protagonista del racconto. È la narratrice fittizia del romanzo ed è un personaggio a tutto tondo, in quanto la narrazione è tutta dal suo punto di vista. Non descrive mai sé stessa esplicitamente; l’unico tratto fisico che descrive sono i suoi capelli, che paragona continuamente a quelli della madre che erano invece molto più biondi e lisci, una cosa che il fratello Dario non manca mai di farle pesare.

Lucia è figlia di italiani immigrati in Scozia ed è la minore dei quattro figli. Il padre scolpisce piccole statuine in legno per i presepi, la madre muore di cancro quando lei è ancora piccola. Lucia cresce quindi senza una figura di riferimento femminile, un ruolo che la “zietta” Sandy prima e Paola poi ricoprono parzialmente, ma non arrivano mai ad essere un vero e proprio esempio per lei. Ha tre fratelli maggiori: Dario, Giulio ed Emilio. Il suo rapporto con Dario è difficile, fatto di continue cattiverie, ma Lucia non sembra mai prenderla a male. Invece cerca sempre di fare in modo di tenere assieme la famiglia e di mettere pace tra i fratelli. Il suo rapporto con Giulio è profondo: Giulio è il suo idolo, e la sua adorazione non diminuisce con il passare degli anni. Giulio è la persona con cui lei si confida (rimproverandogli a volte, in modo nemmeno troppo sottile, di non fare altrettanto) e quella a cui si rivolge quando ha bisogno di aiuto visto che con lui può parlare apertamente. Il suo rapporto con Emilio è buono, anche se superficiale: Lucia dice essere sorpresa la prima volta che Emilio le chiede un parere e, all’aggressione di Ewan, Emilio si scusa per essere poco presente nella vita della sorella. I due si avvicinano molto dopo il ritorno di Emilio dall’internamento sull’Isola di Man.

Da bambina Lucia è curiosa e dotata di spirito di osservazione (indovina subito l’interesse

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Sandy per Giulio e gioca a fare cupido, anche se la loro storia non ha alcun seguito).

Dimostra anche di avere un carattere forte e ribelle (come si vede nel momento in cui usa la fionda per allontanare da sé Ewan, che la stava importunando), un tratto che si acuisce durante la sua adolescenza. Da ragazza Lucia è vivace ed intraprendente, come si vede soprattutto durante il suo primo viaggio in Italia. È intelligente e trova la spinta per voler imparare nel costante desiderio di voler fare bella figura con il fratello Giulio. Sviluppa un interesse per la politica e si iscrive lei stessa al Fascio, anche se è chiaro che il suo interesse nasce dal desiderio di avere qualcosa in comune con i suoi fratelli. Da donna Lucia è più indipendente: le cattiverie di Dario non sortiscono più alcun effetto su di lei e ha ormai imparato a non farlo interferire nella sua vita; è in grado di gestire le angherie di Ewan semplicemente evitandolo, anziché rispondendogli a tono e tenendogli testa come faceva da ragazzina; prende le distanze dalla politica, poiché comincia a diventare più un’occasione di scontro e dolore che altro (prima le toglie Valerio, poi diventa un sinonimo di Ewan, poi le porta via Giulio ed Emilio e infine anche Harry). Da vecchia Lucia è molto più pacata, ed è quasi circondata da un’aura rassegnazione; quest’ultima è la Lucia narratrice del prologo e dell’epilogo.

La devozione di Lucia nei confronti della propria famiglia è assoluta. Cerca sempre di fare in modo che tutti i fratelli vadano d’accordo e di assicurarsi che stiano bene, come le vediamo fare soprattutto con Dario (lo aiuta a fare i bagagli preparandogli del cibo che lui altrimenti si sarebbe scordato di mettere via, si prende cura della sua schiena irritata a causa del gas, gli ricorda di andare a farsi fare i documenti per la cittadinanza britannica, cerca di convincere lui ed Emilio a fare pace dopo che Dario viene cacciato di casa). Questa devozione si estende anche ai membri acquisiti della famiglia: tra Lucia e Paola viene a crearsi un’amicizia, instaura un rapporto di complicità con Dorothy (soprattutto dopo la cattura di Emilio), è disposta ad uccidere pur di proteggere la piccola Assunta.

Lucia ha due importanti storie d’amore. A diciassette anni si innamora di Valerio e inizia con lui una storia a distanza che dura ben cinque anni, e che sarebbe terminata con un matrimonio se le leggi italiane per l’emigrazione non si fossero irrigidite sotto il regime mussoliniano. L’avanzare della guerra la costringe a crescere in fretta, l’aggressione subita da parte di Ewan e l’incarcerazione di Valerio la fanno cadere in un periodo di depressione da cui esce solo cinque anni dopo, anche grazie all’entrata in scena di Harry, un amico di

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Giulio. La storia d’amore tra Lucia ed Harry si sviluppa lentamente, e Harry si rivela essere una persona con cui Lucia sente di poter parlare apertamente, proprio come fa con Giulio. Il loro progetto di matrimonio naufraga definitivamente, come quello tra Lucia e Valerio, a causa della guerra (Harry viene chiamato al fronte e non fa ritorno), ma in realtà la loro relazione era già in crisi perché Lucia ha trovato Harry a letto con il fratello Giulio – una cosa che la destabilizza, ma per cui non riesce ad arrabbiarsi perché avviene contemporaneamente all’internamento dei fratelli; Lucia scrive infatti: “Yet whenever anger began to pulse, my heart was overwhelmed by the single simple longing for my brothers home again” (GUNN 2014: 255). Allo stesso modo si rifiuta di allontanare Harry:

“Through my misery throbbed a determination not to let yet another man disappear from my life” (GUNN 2014: 261)

L’unico vero rapporto ostile che Lucia instaura è quello con Ewan, un amico di Dario che la tormenta fin da bambina e che è praticamente ossessionato da lei. Questa ossessione rimane costante nel tempo, indelebile come la cicatrice lasciata dal sassolino che proprio Lucia gli ha tirato con la fionda, e addirittura peggiora nel corso degli anni. Esplode una notte, prima dell’incarcerazione di Valerio, quando Ewan tenta di violentarla. Il giovane ritenta poi un assalto molti anni dopo, usando la piccola Assunta quasi come un’esca, e per Lucia, devota alla famiglia com’è, questo è il punto di non ritorno: uccide Ewan.

Lucia è un personaggio positivo e la si potrebbe addirittura definire un’eroina, in un certo senso, ma non è senza macchia o senza difetto, un tratto che però la rende molto realistica.

È una persona che mette la famiglia al di sopra di qualunque altra cosa e a qualunque costo, un tratto che la accompagna in tutto il romanzo e che regola le sue azioni, nel bene e nel male.

2.1.2- I fratelli Pezzini: Dario, Giulio, Emilio

“You’re the writer of the family, Emilio. I’ve been at best a lowly secretary, good for making reports. Giulio was always the brainy one, you were the wordsmith and Dario––

Dario was the disaster.” (GUNN 2014: 2). È con queste parole che Lucia ci presenta i suoi fratelli per la prima volta. È una descrizione molto sommaria, ma li rappresenta piuttosto bene: Emilio viene subito identificato come uno scrittore e Dario come il “disastro” della famiglia, suggerendo subito al lettore che potrebbe essere uno dei catalizzatori degli eventi.

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Quella di Giulio, invece, come prima descrizione è piuttosto riduttiva, ma d’altra parte Giulio è il personaggio da scoprire durante la lettura del libro.

Dario è il maggiore dei fratelli Pezzini. È lo scavezzacollo della famiglia, il Don Giovanni, la testa calda, e lo si può trovare a bere nei bar di Edimburgo o a fare a pugni in palestra. Si presenta in maniera indiretta: la prima volta che viene nominato nella storia infatti non è né descritto né caratterizzato in maniera particolare. È però descritto in modo più dettagliato nel giro di qualche capitolo:

Dario didn’t change much as he left his teenage years behind: still big-boned and sturdy, his natural athleticism as yet unimpaired by cigarettes and booze. He rarely rushed, yet arrived before the crowd; not exactly elegant, but his every gesture, even the discourteous ones with which he plagued me worse than ever now that Mamma and her wooden spoon were gone, contained something of the inevitable, some unpremeditated thoroughness–dark, primitive, yet in step with the times. I rarely saw him read, yet he loved to quote from big-sounding authorities. (GUNN 2014: 13)

Dario è un personaggio statico, in quanto non c’è un vero e proprio sviluppo del suo personaggio nel corso della trama. Le sue vedute politiche non cambiano nemmeno dopo aver preso parte alla campagna militare in Etiopia né i successi che il movimento nazista comincia a riscuotere – è un fedelissimo del Duce, e cambia idea solo alla completa disfatta del fascismo dopo lo sbarco degli Alleati. Nemmeno il suo matrimonio con Paola sembra sortire alcun effetto sulle sue abitudini: continua a bere, a fare il bullo, a mettere la politica prima di tutto, anche dopo le nozze. Se però Dario non cambia mai a livello di ideologia, a livello di atteggiamento lo si può considerare un personaggio camaleontico: è in grado di adattarsi particolarmente bene alle situazioni e molto abile a farsi degli amici tra le

“persone che contano” (è infatti grazie alla sua amicizia con O’Donnel, un poliziotto, che riesce a scampare all’internamento), ma nessuno di questi cambiamenti di atteggiamento è permanente. Questo si può vedere al suo ritorno dalla vacanza a Chicago a trovare gli zii.

Lucia lo descrive “expansive, suave, menacing” (GUNN 2014: 101) e sottolinea l’accento americano acquisito dal fratello; tuttavia nel giro di poco queste caratteristiche, specie l’accento, si affievoliscono man mano che lui “ritorna scozzese”, rifacendosi vive solo in alcuni casi (ad esempio quando si parla di soldi: nel capitolo 33 Lucia nota che “The thought of gain was turning him American” [GUNN 2014: 175]). Dario non è un aiutante ma nemmeno un vero e proprio avversario di Lucia. La prende in giro, soprattutto da

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bambina e spesso per i capelli, ma non la ostacola; allo stesso modo non la aiuta in nessun modo, nemmeno dopo l’aggressione da parte di Ewan. È invece opposto a tutti gli altri membri della famiglia, e viene emarginato po’ alla volta: prima da Giulio, poi da Paola, infine anche da Emilio e dal padre. Lucia è l’unica che tenta di mantenere un legame con lui fino all’ultimo (una cosa di cui lui sembra rendersi conto e apprezzare, anche se lo sa dimostrare solo con delle bonarie prese in giro). Comunque lo si può di certo considerare un personaggio negativo: è violento, generalmente ottiene le cose estorcendole con le minacce o con la forza; non brilla per onestà, nemmeno verso il Fascio (è il tesoriere dell’organizzazione, ma l’oro che raccoglie per supportare lo sforzo di guerra italiano lo spende egoisticamente); si preoccupa veramente poco per la sua famiglia (non difende Lucia dopo l’aggressione, non si preoccupa in modo particolare per la figlia Assunta, non viene toccato dalla morte di Giulio; se ne parla è solo per tormentare Emilio).

Emilio è il più giovane dei tre ragazzi Pezzini ed è l’esatto opposto del fratello Dario, sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista psicologico. Infatti se il maggiore dei Pezzini cresce per diventare un giovane atletico e muscoloso, Emilio “became a fully fledged angel.

No one could resist running a hand through his incongruously fair curls, and thought he lost his dimples, his face retained its heart shape” (GUNN 2014: 13). È molto più tranquillo e pacato del fratello maggiore (e forse persino di Giulio), forse anche a causa del problema che ha a una gamba (una deformità causata dalla poliomielite che ha contratto da bambino).

È molto intelligente, anche se la sua propensione per gli studi non diventa evidente fino a dopo il disastro dell’Arandora Star (infatti Lucia scrive che da ragazzo “he studied hard, but never came top of his class” [GUNN 2014: 13]). Lucia lo soprannomina “wordsmith”

per via della sua passione per le rime, le canzoncine e le filastrocche, una passione che lo trasforma in poeta. Lucia riporta molte delle sue filastrocche durante la narrazione e anche alcune poesie che scrive già da ragazzo. Durante il racconto Emilio scopre anche la passione per il nuoto, che lo aiuta nella riabilitazione della gamba e che gli permettere di conoscere Dorothy – e che, probabilmente, gli salva la vita dopo il naufragio dell’Arandora Star. Tuttavia il motivo per cui Emilio è diametralmente diverso da Dario è il fatto che Emilio è il più “scozzese” dei fratelli. Non si interessa affatto della politica italiana, prendendo subito in giro il nome di Mussolini chiamandolo “Fettuccini” e non mostra alcun segno di voler andare in Italia, salvo la prima volta che si presenta l’occasione (l’ultimo

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viaggio in Italia della madre), nemmeno quando il Fascio si offre di finanziare il viaggio durante l’estate del 1926 (un’offerta che rifiuta rispondendo: “‘Sadly’ said Emilio, with no audible trace of sorrow, ‘I couldn’t get the time off work’” [GUNN 2014: 47]). Il suo sentimento di non appartenenza nei confronti dell’Italia diventa ancora più chiaro nel capitolo 31, alla vigilia della seconda guerra mondiale: Emilio dice che magari potrebbe guidare l’ambulanza, visto che di certo lo stato della sua gamba non gli permetterebbe di combattere, e quando Lucia gli chiede se intende per l’Italia, lui le risponde con una domanda: “Are you joking?” (GUNN 2014: 167). Questo suo essere più scozzese che italiano viene notato anche da Lucia stessa in occasione del matrimonio tra Emilio e Dorothy (“Walking into the reception room of the George Hotel, I thought I’d chosen the wrong door: this, patently, was a Scot-Scot wedding” [GUNN 2014: 140]) e sancito definitivamente nel finale del libro: Lucia torna in Italia alla fine della guerra, e quando telefona ad Emilio lui le dice: “Come home now” (GUNN 2014: 278). Come Dario, anche Emilio è un personaggio statico ed è presentato in maniera indiretta nel primo capitolo ma descritto direttamente qualche capitolo dopo. È chiaramente un aiutante di Lucia, anche se forse non quanto Giulio.

Giulio è quello che si potrebbe definire il fratello di mezzo: è più piccolo di Dario ma più grande di Emilio. È interessante metterlo a confronto con i due fratelli: è un personaggio che non cambia (come loro, infatti, è statico), ma se il percorso degli altri due è rettilineo, il suo è zigzagante. È chiaro che è molto indeciso su quale città considerare “casa” – si vede subito dalle sue primissime lettere che usa la parola riferendosi sia a Maclodio che a Edimburgo. L’attrazione che prova nei confronti dell’arte del gelato è evidente fin da subito, ma il progetto dell’Ice Palace vero e proprio non prende forma finché non lascia definitivamente il Fascio, che peraltro ha creato lui stesso assieme a Dario. Si comporta come se volesse nascondersi per sfuggire ai rastrellamenti della polizia scozzese, ma Paola dice a Lucia che aveva deciso di consegnarsi spontaneamente. Giulio è un personaggio unico sotto alcuni aspetti in particolare. Prima di tutto, è il solo a non professare alcuna religione: non è protestante come gli scozzesi e non è cattolico come la sua famiglia o come gli altri emigrati italiani. Questo si vede in diversi momenti, sia nei suoi molteplici rifiuti di andare in chiesa sia in una sua stessa ammissione: “I’ve long since left the church, as you know, convinced it feels our heads with Sin and Hell and Darkness Eternal, and all just for

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following our natures” (GUNN 2014: 84). Questa frase inoltre suggerisce che la sua distanza dalla religione è probabilmente dovuta al fatto che Giulio è anche l’unico personaggio dichiaratamente omosessuale del libro (oltre a Daniele, che però non viene mai presentato se non attraverso le parole di Giulio stesso). La sua omosessualità viene dichiarata in maniera inequivocabile solo verso la fine del libro, quando Lucia lo scopre a letto con Harry, ma ci sono diversi altri indizi disseminati in tutto il racconto: una ragazza di nome Sandy che sembra provare un interesse romantico nei suoi confronti riesce a strappargli un appuntamento, ma quando racconta la serata a Lucia conclude dicendole che

“I dinna think he’d be interested in me” (GUNN 2014: 43); Giulio stesso racconta a Lucia di aver trovato in Daniele uno “special friend” (GUNN 2014: 56), anche se non ammette niente di più; dopo essere andato assieme a Lucia alla LIDU a chiedere fondi per aprire l’Ice Palace, sulla via di casa dice alla sorella che “I’ve been too wrapped up in myself. I forget that other people have secrets too” (GUNN 2014: 97); quando Lucia si lamenta del fatto che siano gli uomini ad avere tutto il potere, lui le risponde “Unnatural creatures they are, right enough” (GUNN 2014: 145), come se lui non appartenesse alla categoria degli uomini. Inoltre, una volta parlando con Lucia dice:

‘Maybe it’s because I had such a wonderful time in London. Down there, everything seemed possible again.’

‘Everything?’ I could sense there was more to say, and not about the LIDU’s defence of human rights.

‘After Edinburgh, I mean, where everyone knows everyone and I’ve got to mind my step.’

(GUNN 2014: 169)

Nella sua penultima lettera è Giulio stesso a confessare la verità sulle sue preferenze sessuali a Lucia, scusandosi per averglielo tenuto segreto così a lungo; da quella lettera e da quella successiva si scopre che diversi personaggi avevano indovinato qualcosa a riguardo (Sandy, Dario ed Emilio, Ewan) e che Paola era l’unica a saperlo per certo, visto che gliene aveva parlato in maniera diretta. Giulio scrive anche che forse persino Lucia aveva capito qualcosa senza mai rendersene conto, e potrebbe avere ragione visto che la sorella sembra avere sempre saputo che lui le stesse nascondendo qualcosa (più volte nelle lettere dice di sperare che le confidenze che gli scrive lo spingano ad aprirsi un po’ di più con lei) e subito all’inizio è Lucia stessa a scrivere: “He didn’t seem interested in the things that absorbed his peers, but I told myself that this was because he was Italian… because he was

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grieving… because he was so brainy… most of all because he was my brother” (GUNN 2014: 13). Questa frase suggerisce anche quanto Lucia ammiri il fratello, adorandolo in una maniera che rimane costante negli anni: da ragazzina dice di volergli scrivere lettere

“worthy of those I’d received”, e anche diversi anni dopo scrive addirittura: “Something [Harry] said to Giulio made my brother forget Austria for a second, and laugh. I thought of Christ, though the priests said there was no record of his laughing” (GUNN 2014: 171).

Anche Giulio viene presentato indirettamente nel primo capitolo ma descritto direttamente qualche capitolo dopo. È il maggiore aiutante di Lucia: è lui, attraverso la creazione del Fascio, a permette alla ragazza di andare in Italia e incontrare Valerio; in modo analogo è lui, tramite la LIDU, a fare amicizia con Harry e a convincerlo a farsi trasferire a Edimburgo in modo da presentarlo alla sorella; soprattutto, è lui la persona che fa di tutto per assicurarsi che Ewan non le faccia altro male (quando manda Fausto a trovarlo per dirgli di togliersi di torno per almeno cinque anni gli chiede anche di prendersi una vendetta per lui, dimostrando una rabbia e una freddezza che in lui si vedranno solo un’altra volta, all’uscita delle leggi razziali in Italia).

2.1.3- Ewan McEwen

As I sat trying to catch my breath on the nearby steps, I wondered if everyone possessed one––or all women perhaps: an ill-whelped creature who trod their shadow, occupying the slipstream of doubt that all but saints and Dorothy left behind them. He had always been present, would for ever be, here to eternity.

(GUNN 2014: 126)

Ewan è un personaggio negativo e un avversario di Lucia, se non addirittura il suo antagonista. È il suo persecutore per tutta la storia. Inizialmente non sembra essere niente di più del ragazzo più grande che si diverte a tormentare la sorellina del suo amico, ma il suo comportamento nei confronti di Lucia diventa sempre più invadente fino a risultare ossessivo (Lucia una volta lo sorprende a fissare col binocolo la strada che di solito fa per andare a lavoro). L’ossessione di Ewan raggiunge due punti critici in cui esplode in tutta la sua violenza: nel capitolo 24, quando riesce quasi a violentarla, e nel capitolo 43, quando fomenta la distruzione dell’Ice Palace durante le rappresaglie ai danni degli immigrati italiani avvenute dopo l’entrata in guerra dell’Italia.

Ewan è un personaggio chiave del racconto ed è sempre presente all’interno della storia

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(anche nella seconda parte, per quanto compaia poco nelle scene narrate, è presente attraverso Assunta, che ha cominciato a tormentare al posto di Lucia). Viene presentato e caratterizzato in maniera diretta da Lucia in un breve flashback nel capitolo 1, con parole che lo identificano subito come un personaggio poco rassicurante:

Ewan McEwen would be helping his father with the frying, carrying that look of under- nourishment that came from some hunger unassuaged by quantities of batter or black pudding: thin, drawn lips tending to blue even in summer, ginger hair, runtish growth, close-together eyes that never stopped roving.

(GUNN 2014: 8)

Ewan è un personaggio contrapposto a quello di Giulio: va d’accordo con Dario, mentre i due fratelli non sembrano essere in grado di collaborare; quando Giulio si allontana dal Fascio per lasciarsi la politica alle spalle, Ewan lascia il Fascio per lasciarsi ossessionare dall’ideologia nazista; Ewan è incline alla violenza ed è costantemente ubriaco, e l’unico momento in cui viene descritto sobrio coincide con l’unico momento in cui Giulio si lascia invece prendere dal panico. Inoltre, come Giulio, è un personaggio statico che però attraversa dei periodi di cambiamento, che sembrano andare di pari passo anche con l’evoluzione del movimento nazista e con l’andamento della guerra in generale. Man mano che Hitler riscuote successi l’ossessione di Ewan (sia per il movimento nazista che per Lucia) si inasprisce al punto che il padre lo caccia di casa e si rifiuta di parlargli, e il suo aspetto rispecchia questa condizione: “From up close, his clothes were shabby beneath his topcoat, which itself was a pin cushion of badges and emblems, among which I recognized and imperial eagle and those broken-elbowed crosses whose name escaped me” (GUNN 2014: 126). Dopo l’aggressione contro Lucia, i Pezzini lo minacciano e lo costringono ad un esilio di cinque anni, che il ragazzo passa in Germania – un dettaglio sottolineato in particolare quando dice parole di origine tedesca (“His German sounded German” [GUNN 2014: 225]). Al suo ritorno sembra essersi rimesso in sesto in maniera tale che Lucia per un momento quasi non lo riconosce: “His coat was long, in black cashmere with a crimson rose in its button-hole. Shirt, tie, patent-leather shoes” (GUNN 2014: 201). Diventa anche meno presente nella vita di Lucia, una cosa dovuta anche al fatto che la protagonista passa il proprio tempo tra l’ufficio e l’Ice Palace, e quest’ultimo è provvisto di buttafuori;

tuttavia ogni volta che i nazisti ottengono qualche vittoria compare sempre alle finestre (ad esempio, all’invasione della Prussia ne appiccica una cartina alla vetrata solo per farla a

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pezzi). È sempre presente nei pensieri di Lucia: quando Assunta le chiede di insegnarle a usare la fionda, Lucia sente subito che c’è qualcosa che non va; non fa mai il nome di Ewan, ma quando scopre la verità non se ne sorprende e si rimprovera per non aver indagato oltre. La sera di quella rivelazione è anche l’ultima sera di vita di Ewan (Lucia lo uccide per difendersi, la notte della distruzione dell’Ice Palace, con il coltello che le aveva dato Paola prima di mandarla a cercare Assunta), oltre ad essere anche l’unico momento in tutto il libro in cui lo si vede sobrio.

2.1.4- Valerio Valentino e Harold Moore Valerio e Harry sono i due amori di Lucia.

Valerio è il primo, che Lucia conosce a 17 anni durante il suo primo viaggio in Italia per una delle iniziative organizzate dal Fascio. Tra di loro è di certo un colpo di fulmine, visto che hanno la possibilità di stare insieme solo per una decina di giorni durante il luglio del 1927, ma tra di loro nasce una storia che sopravvive alla distanza tra Italia e Scozia per ben cinque anni, fino al ritorno di Lucia in Italia durante un viaggio regalatole dal fratello Giulio per ringraziarli entrambi (senza i soldi mandati da Valerio, infatti, non sarebbe mai riuscito ad aprire l’Ice Palace). È in quest’occasione che i due cominciano a pianificare il loro matrimonio, che avrebbe dovuto avere luogo l’estate successiva assieme a quello di Dorothy ed Emilio, ma l’inasprimento delle politiche sull’emigrazione in Italia gli impediscono di raggiungere Lucia, e l’opposizione di Valerio al regime di Mussolini gli costa una sentenza a vita da scontare a Lipari. Lucia ha sue notizie solo altre due volte: una lettera cinque anni dopo la sua cattura, in cui le dice di essere scappato e di voler diventare ebreo a tutti gli effetti, ed un racconto di suo padre, in cui l’uomo le riferisce che Valerio è stato catturato e mandato nei campi di concentramento, dove ha resistito a lungo solo per morire un mese prima della fine della guerra. Quando Lucia lo nomina per la prima volta, presentandolo indirettamente all’interno di una lettera per Giulio, Valerio è un ragazzo di 22 anni ed è “rather dashing” (GUNN 2014: 62). Al loro primo appuntamento le dice di avere origini ebree: “He explained how his deceased Mamma was Jewish, so technically he is, though his Papà is Catholic & he’s been raised a Catholic” (GUNN 2014: 70). Non si sa abbastanza di lui per poterlo definire un personaggio dinamico, ma attraversa un importante periodo di cambiamento in quanto, dopo i cinque anni passati prigioniero a Lipari, decide di

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tornare a Roma per convertirsi all’ebraismo e di rimanere in Italia anziché fuggire all’estero.

Harry è il secondo amore di Lucia ed è grazie all’incontro con lui che la ragazza sembra riuscire ad emergere dalla depressione in cui era caduta dopo l’aggressione di Ewan e dopo la rottura forzata del fidanzamento con Valerio. Anche la storia tra Lucia e Harry sembra iniziare grazie ad un colpo di fulmine (orchestrato da Giulio, per di più, che è diventato amico di Harry mentre si trovava a Londra per conto della LIDU), ma la loro storia si sviluppa molto lentamente (al contrario di quella tra Lucia e Valerio) per via della timidezza di lui. Non ha buoni rapporti con i genitori, a cui porta rancore per averlo mandato in un collegio da ragazzo – ed era il campione di boxe del collegio, cosa che si può vedere dal suo scontro con Ewan, nato quando prende le difese di Lucia (Ewan non ha alcuna simpatia per lui ovviamente, ma non arriva mai a mettere in atto rappresaglie dirette). Chiede a Lucia di sposarlo nel locale di Paola, ma i piani per il matrimonio vengono stravolti dalla guerra. Dopo l’internamento di Giulio ed Emilio viene chiamato al servizio militare e stanziato a Burma, ma al suo posto torna un telegramma ad annunciare la sua morte. Harry è un personaggio statico ed è presentato e caratterizzato direttamente nel capitolo 32.

2.1.5- Personaggi secondari

Il padre di Lucia (che rimane innominato e viene chiamato solo “Papà”) è onnipresente in tutto il racconto, eppure non ricopre alcun ruolo in particolare nella storia. Da quello che racconta Dario di lui e dalla sua incapacità di reagire alle situazioni critiche si può dedurre che non sia mai stato un uomo dotato di spirito di iniziativa. Si può anche vedere da come si comportano i ragazzi Pezzini che non ha nessuna reale autorità su di loro (Lucia stessa ad un certo punto si rende conto che potrebbe anche sposarsi senza il suo consenso, ma poi tra sé e sé aggiunge “not that he’d ever have dared withhold anything I requested” [GUNN 2014: 78]); Lucia stessa ammette con Harry che il capo in casa era la madre, e dalla morte di quest’ultima si vede chiaramente come siano i figli stessi a mandare avanti la casa e a mantenere il padre. Non fa né dice niente che possa avere un qualche tipo di effetto sulla trama; il suo più importante contributo alla storia è la creazione di una statuetta mostruosa di una forma non ben definita (“the hound that might have been a troll that might have been a boar” [GUNN 2014: 139]), una statuetta che Lucia tiene vicino al letto nei suoi momenti

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peggiori.

Paola è un personaggio secondario molto importante nella storia. È chiaramente un’aiutante di Lucia, ed è forse la cosa più vicina ad un modello e ad un’amica per la ragazza. Viene presentata indirettamente in una lettera di Giulio in cui raccontava a Lucia delle conquiste di Dario in Italia: Paola infatti è la moglie del fratellastro del padre dei Pezzini. Ha una storia con Dario quando visita l’Italia per la prima volta e, qualche anno dopo, decide di lasciare il marito (“Roberto il porco”, come lo chiama lei) per trasferirsi in Scozia; riesce ad ottenere l’annullamento e a sposarsi con Dario, che non è molto entusiasta in realtà, ma non si trova nella posizione di rifiutare. I due hanno una figlia, Assunta (che alla fine si rivela essere figlia di Giulio, ragione per cui Paola l’avrebbe chiamata Giulia se non fosse stato per l’intervento di Lucia, che sapeva benissimo che Dario non sarebbe passato sopra la cosa). Visto che Dario non sembra tenere particolarmente in considerazione la moglie, Paola abbandona presto i suoi sogni di una romantica vita con lui e dimostra un notevole spirito di iniziativa: apre la Paola’s Neapolitan Fry da sola, e riesce anche a salvarla dalla violenza scoppiata alla entrata in guerra dell’Italia. Inoltre non manca di cacciare Dario di casa quando esagera. È Paola ad aiutare Lucia a rompere il ghiaccio con Harry.

Assunta è la figlia di Paola e Giulio: quando la donna si rende conto che Dario probabilmente non è fertile, chiede a Giulio di fare “un’eccezione” (Paola è infatti uno dei personaggi ad aver indovinato le tendenze sessuali di Giulio, e l’unica che affronta con lui l’argomento) e riesce a convincerlo. Assunta è il risultato, ma a tutti viene detto che è figlia di Dario per evitare una rottura netta dei rapporti della famiglia. Tuttavia Dario non è molto presente nella vita della figlia. Man mano che Assunta cresce comincia ad essere importunata da Ewan, che la spaventa al punto da spingerla a chiedere a Lucia di insegnarle a usare la fionda, in modo da potersi difendere. Quando Paola la manda a casa la notte degli attacchi contro gli italiani, Ewan le sbarra la strada e non la lascia andare fino all’arrivo di Lucia. Assunta è dunque un personaggio-oggetto, che permette lo sviluppo della trama.

Dorothy è presente soprattutto nella seconda parte del libro. Ha la stessa età di Lucia e brilla per la sua generosità, la sua gentilezza. È l’insegnante di nuoto di Emilio e diventa poi sua moglie. Proviene da una famiglia scozzese benestante e i suoi genitori sono un inventore e una scrittrice. Lucia non può fare a meno di invidiarla per il suo spirito di indipendenza (riesce a tenere testa a Dario da sola), ma è il turno di Dorothy ad invidiarla

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quando Emilio, una volta internato sull’Isola di Man, scrive lettere solo alla sorella e mai a lei. È un personaggio positivo e un’aiutante di Lucia dopo la cattura dei fratelli, presentata indirettamente ma caratterizzata direttamente.

Gli scozzesi non vengono nominati spesso durante il racconto, visto che Lucia e la sua famiglia frequentano soprattutto la comunità italiana presente a Edimburgo. Lucia non parla mai né di compagni di scuola né di colleghi né di amiche, e cresce con la sola presenza delle “aunties” (le “ziette” acquisite) Sandy e Rebecca che aiutano i Pezzini a prendersi cura di Lucia e, dopo la morte della madre, del padre. Nessuna di loro è descritta in maniera particolare e la loro presenza nel racconto è sporadica. La più nominata è Sandy, che Lucia ha cercato di accasare col fratello Giulio dato che sapeva della cotta di Sandy per lui, ma i suoi tentativi non sono andati a buon fine; Sandy è anche una specie di guida per la ragazza durante i primi anni dell’adolescenza. Un altro personaggio scozzese degno di nota è il signor Morton, il capo della filiale della Royal Bank per cui lavora Lucia. Viene descritto come un uomo gentile e serioso, ma rivela di essere molto goloso in occasione dell’assaggio di gelato per decidere se la Royal Bank avrebbe garantito o meno il prestito per aprire l’Ice Palace. Fa sapere a Lucia di non avere intenzione di licenziarla come invece stanno facendo in tanti con gli italiani man mano che il conflitto si estende in Europa, e dopo gli attacchi la notte del 10 giugno si scusa infinite volte con Lucia per quello che lei e la sua famiglia si ritrovano costretti ad affrontare.

Nemmeno gli immigrati italiani sono particolarmente definiti. Vengono nominati in molti, ma sono pochi quelli che svolgono un ruolo all’interno della trama. Tra questi uno dei primi a fare la propria comparsa è il signor Cavazzoni, il gelataio, che offre a Giulio un periodo di apprendistato che lo mette poi in condizione di sviluppare il proprio talento nella creazione di gelati. Carlo Balestracci ed il suo amico Fausto sono legati a Giulio, per via dell’Ice Palace: Carlo è il segretario della LIDU a Edimburgo ed è lui ad accettare di investire alcuni soldi nella gelateria, mentre Fausto diventa il buttafuori della gelateria stessa, assunto da Giulio dopo aver perso il lavoro al porto a causa dell’ostilità locale verso gli italiani. Questi due personaggi ricoprono un ruolo di aiutanti della famiglia Pezzini in generale: Fausto aiuta Paola al momento del parto e protegge Lucia durante la distruzione dell’Ice Palace, Carlo mette in contatto Giulio con la LIDU e lo aiuta sia con la gelateria che durante il suo viaggio in Italia a consegnare documenti falsi agli oppositori del

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fascismo; inoltre è grazie a Carlo che Emilio riesce a salvarsi dal naufragio dell’Arandora Star, e per questo Emilio dà il suo nome al figlio.

Gli italiani di Maclodio hanno una storia personale più sviluppata di quelli di Scozia: pur essendo bellissima, Flavia decide di non sposarsi mai dopo la storia d’amore tra lei e un prete, osteggiata dalla sorella Antonella; Roberto, il fratellastro del padre dei ragazzi Pezzini, è un allevatore di pecore e capre, ed è un individuo piuttosto violento che ha sposato Paola quando la ragazza aveva solo sedici anni, e lui anche più del doppio. Il nonno di Lucia è un personaggio curioso: viene descritto come un eremita (vive in una grotta anziché in paese, ha una lunga barba bianca e indossa vestiti tutti strappati, ma sembra essere la persona più felice del mondo) e ha delle caratteristiche quasi pagane (“legge” le stelle, sembra avere l’inquietante abilità di prevedere il futuro, parla per enigmi). Il nonno compare una volta indirettamente in una lettera di Giulio (a cui sembra quasi che il vecchio

“was turning into a tree” [GUNN 2014: 11]) e due volte direttamente durante il racconto di Lucia, in occasione delle estati che la ragazza passa in Italia: la prima volta Lucia prova a chiedergli perché si era voluto trasferire in Scozia, ma lui le risponde solo che ormai vede meglio il futuro del passato, e le legge la mano (“‘You’ll live long, like me.’ he said. ‘But unlike me, you’ll not forget.’” [GUNN 2014: 68]); la seconda volta il vecchio sembra già sapere della nascita di Assunta e si mostra interessato alla statuetta mostruosa fatta dal padre di Lucia, e le regala una fionda nuova e la scultura di un uccellino per la bambina prima di salutare la nipote. Quella è l’ultima volta che Lucia vede il nonno.

2.2- I

LTEMPO DEL RACCONTO

Il racconto di The Emperor of Ice-Cream gioca su un’importante anacronia narrativa: il prologo e l’epilogo, che fanno da cornice, sono ambientati nel tempo presente del racconto, mentre tutto il resto della narrazione non è altro che un’analessi. Quest’analessi, cioè un flashback, è di grande portata (la narratrice è Lucia a ottant’anni il primo episodio che racconta è di quando era bambina) e di grande ampiezza (l’analessi coinvolge tutti i capitoli del libro, tranne prologo ed epilogo); è un’analessi parziale (Lucia racconta la propria storia dall’inizio, da bambina, fino alla fine della guerra, ma dopo salta all’epilogo senza dirci nulla degli anni tra il suo ultimo viaggio in Italia e il suo presente). Quest’analessi parziale non presenta nessun problema di suture: il racconto analettico si chiude con un’ellissi

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evidente e il racconto primo riprende da dove si era interrotto per permettere l’innesto dell’analessi. C’è un unico caso di prolessi: nel capitolo 19, a pagina 108, Lucia scrive che

“there were worse insults to come” (GUNN 2014: 108) seguito da un’ellissi; questa è l’unica volta in cui è la Lucia ottantenne a prendere la parola, mettendo in secondo piano la voce della sé stessa contemporanea al punto in cui si trova la storia.

The Emperor of Ice-Cream non è un racconto isocrono, anzi; è ricco di variazioni di velocità e di situazioni di discontinuità, che si verificano in diversi modi. Tutta la narrazione è punteggiata di ellissi, sia determinate che indeterminate, soprattutto implicite o ipotetiche. Ci sono casi di narrazione sommaria all’inizio di molti capitoli; la maggior parte di questi sommari permettono al lettore di capire a quale punto si trovano i personaggi nella storia, di solito facendo riferimenti ad eventi storici di rilievo, ma ci sono alcune sequenze senza riferimento temporale che possono creare un po’ di confusione (ad esempio i due capitoli in cui Dario risponde alla chiamata alle armi per la guerra in Etiopia: non si è in grado di dire quanto tempo stia via perché non si sa esattamente né quando parte né quando torna, e il fatto che partenza e ritorno avvengono ad appena due capitoli di distanza implica l’esistenza di un’ellissi implicita non quantificabile). Le scene compongono la maggior parte del racconto, mentre le pause sono pochissime (ad esempio, la descrizione di Harry nel capitolo 32) e, proprio come nel racconto tradizionale, sono puntuali, durative e iterative al tempo stesso (non si negano mai abbozzi di movimento diacronico e sono in genere accompagnate da una qualche riflessione del narratore).

Il racconto analettico presente in The Emperor of Ice-Cream ha un andamento lineare e forma un’unica, immensa scena singolativa: si racconta una sola volta ciò che è avvenuto una volta sola; persino i riferimenti ad eventi passati da parte di Lucia sono scarsissimi.

The Emperor of Ice-Cream, è narrato da Lucia stessa, che è anche l’autrice fittizia del romanzo: la voce narrante è quindi in prima persona, il punto di vista a focalizzazione interna su Lucia. Il romanzo ha una struttura narrativa organizzata su più livelli: il livello extradiegetico del narratore (fittizio, in questo caso), il livello intradiegetico della cornice fatta di prologo ed epilogo e il livello metadiegetico dell’analessi. Oltre ad essere l’autrice fittizia del romanzo, Lucia Pezzini è doppiamente narratrice omodiegetica ed autodiegetica:

c’è una Lucia ottantenne che narra il prologo e l’epilogo e c’è una Lucia contemporanea al momento raccontato nell’analessi che narra la propria vita tra gli anni ’20 e ’50 del 1900. Il

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tempo della narrazione è ulteriore. Bisogna però prendere nota di alcuni casi di discontinuità nel punto di vista e nel tempo della narrazione, in corrispondenza delle lettere incluse all’interno di essa. Queste lettere, scritte da Lucia stessa, Giulio, Valerio, Harry ed Emilio, interrompono il punto di vista a focalizzazione interna di Lucia e spostano il tempo della narrazione da ulteriore ad intercalato. Questi sono comunque solo casi di discontinuità perché le lettere incluse non sono molte: contribuiscono alla caratterizzazione dei personaggi solo fino ad un certo punto (il compito spetta comunque a Lucia narratrice) e la storia è sempre narrata dalla Lucia ottantenne e non dalle lettere. The Emperor of Ice- Cream non è un romanzo epistolare.

Il narratario del racconto è il lettore virtuale, extradiegetico. Non è esattamente esplicito in quanto Lucia non si rivolge mai ad un possibile lettore, ma nel prologo afferma che è stato il fratello Emilio a chiederle di scrivere la loro storia e quindi chiaramente si suppone la presenza di un possibile lettore.

2.3- I

TEMI

Durante la narrazione, The Emperor of Ice-Cream sviluppa diversi temi. Ognuno di questi temi è connesso al concetto base (l’essere un immigrato in una terra straniera) e acquisisce una maggiore definizione grazie al macro-tema della guerra, che condiziona lo sviluppo della vicenda.

2.3.1- Identità

Il primo tema che si incontra durante la lettura è quello del dilemma di appartenenza. Il muro simbolico su cui Lucia siede nel primo capitolo ne è una metafora sottile, ma è Giulio il primo a mettere le proprie emozioni nero su bianco alla fine del capitolo 9, scrivendo a Lucia: “One more day in Rome, exploring the sights together, then home––though, didn’t I use home for Maclodio?” (GUNN 2014: 56).

Nel libro, il dilemma di quale posto chiamare casa è centrale nel personaggio di Lucia. La protagonista cerca molto spesso di trovare un equilibrio tra il suo lato scozzese e il suo lato italiano, rendendosi conto molto spesso che non è né l’uno né l’altro: è troppo italiana per essere scozzese e troppo scozzese per essere italiana. Il testo è disseminato di esempi di questo, e tra i personaggi che glielo fanno notare si trova anche Valerio (che, mentre fanno i

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piani per il matrimonio e lei sente la differenza sociale tra sé e Dorothy, le dice “not to be so Nordic” [GUNN 2014: 124]); un esempio di un comportamento simile si osserva anche al momento del ritorno di Lucia dal secondo viaggio in Italia, quando la folla scozzese

“rippled away instinctively, tutting at the spectacle of so many kisses and embraces” (GUNN 2014: 120). In generale Lucia pare voler mettere una certa distanza tra sé e gli scozzesi, un comportamento evidente quando comincia a lavorare: “I did not find it hard to fit in at the Royal Bank. If there was any distance between me and the other junior employees, it was mostly of my making. I put it out that I was Catholic and devout, let myself count out loud in Italian” (GUNN 2014: 73). Tuttavia si può notare una certa tendenza di Lucia a “scozzesizzarsi”: ad esempio, con il tempo smette di pronunciare il proprio nome all’italiana di fronte ad estranei (nel primo capitolo dice ad Ewan che il suo nome è Lucia e che non va pronunciato con la c di Lucy, mentre nel capitolo 33 si presenta ad Harry come “‘Lucia’ I said, pronouncing it in the English way. ‘Friends call me Lucia, with a ch.’” [GUNN 2014: 176]). In generale però Lucia passa il libro sentendosi divisa tra entrambi i modi di essere. Il senso pratico, in particolare, sembra essere una caratteristica che lei sente appartenere al proprio lato scozzese: quando Valerio le dice “I want to be part of your life and your future and your past” (GUNN 2014: 71), Lucia scrive che le sembrava tutto “terribly abstract” (GUNN 2014: 71); si sente punta sul viso quando Paola critica le fritture scozzesi (“I wondered why I felt defensive, given that she was certainly correct” [GUNN 2014: 154]) e quando la donna le dice di voler chiamare il suo locale Paola’s Neapolitan Fry, obietta “‘You’re not actually Neapolitan,’ I pointed out, my pedantry revealing that Scottish side to me” (GUNN 2014: 154); durante il suo primo viaggio in Italia, Lucia afferma di sentirsi giovane e piena di vita (pensieri che non le erano mai passati per la mente in Scozia) e pronta a fare cose come provocare un ragazzo in un vicolo, ed è solo una volta di nuovo in viaggio verso Edimburgo che ripensa ad alcuni ricordi di cui decide di non parlare con Giulio, dicendo che la sua “sensible Scottishness was polished by the protestant storm clouds oppressing the capital, all those greys after the reds and turquoises of Italy” (GUNN 2014: 71). Questa coesistenza di italiano e scozzese rimane evidente in Lucia fino alla fine: dopo la fine della guerra non abbandona la Scozia per tornare in Italia, ma nel capitolo 51 afferma di aver abbandonato il lavoro alla Royal Bank per accettarne uno presso il consolato italiano di Edimburgo e scrive “despite Mr.

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Morton’s civilities, when the war was over I never wanted to work for the British again” (GUNN 2014: 275).

Dei fratelli di Lucia, solo Giulio sembra condividere i sentimenti della sorella: Dario è interamente proiettato verso l’Italia (parla spesso in italiano, e dopo la vittoria in Etiopia va in giro sfoggiando il proprio passaporto italiano “as if it were a second medal to pin to his chest” [GUNN 2014: 166]), mentre Emilio non ha mai difficoltà a identificare la Scozia come la propria casa (rifiuta di viaggiare in Italia a spese del Fascio, quando si tocca brevemente l’argomento di una possibile partecipazione alla guerra non considera di militare per l’Italia nemmeno per un secondo). Giulio invece dà voce ai propri dubbi su quale sia il posto da chiamare “casa” e inoltre viaggia spesso, mantiene alcuni atteggiamenti italiani (“He gave the Italian ‘Boh!’––face raised and lower lip protruding to indicate he had no clue” [GUNN 2014: 192]) e il suo lavoro di gelataio può essere letto come un voler portare in Scozia dei sapori che non esistono se non in Italia. Nonostante ciò, anche in lui si può notare un passaggio dall’Italia verso la Scozia (una cosa che Lucia sottolinea nel capitolo 42, facendo notare al lettore come la capacità di Giulio di parlare anche l’inglese più pomposo e formale sia migliorata rispetto all’inizio del romanzo, quando aveva tentato di tradurre in inglese una lettera dell’ambasciatore italiano nel capitolo 5).

2.3.2- Razzismo e discriminazione

Pregiudizio e discriminazione sono due temi collegati allo status di immigrato, anche se non si limitano alla famiglia Pezzini: si intrecciano con i temi del razzismo, dell’omosessualità e dell’apertura ad altre culture. Nella narrazione possiamo identificare diversi gradi di pregiudizio: c’è quello leggero e quasi scherzoso, come quando Sandy riferisce di aver sentito che gli italiani sono amanti migliori; ci sono dei casi invece un po’

più limite rappresentati da termini come tarry, wop e dago usati da alcuni scozzesi (come Ewan e come l’ubriaco per strada nel capitolo 7) per insultare gli italiani (termini che a volte il libro stesso cerca di usare in modo scherzoso, come quando Lucia pare voler

“desensibilizzare” Harry ad essi facendoglieli dire e quando Emilio ne include uno nella sua poesia All Saints). Non mancano però gli esempi di discriminazione vera e propria, che si aggravano man mano che avvicina la data della dichiarazione di guerra: Emilio non

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riesce a trovare lavoro, nessuno dei conoscenti saluta più Lucia per strada; l’entrata in guerra dell’Italia porta con sé i casi di vandalismo ai danni dei negozi gestiti da immigrati e all’internamento di tutti gli italiani di età compresa tra i 16 e i 60-70 anni, indipendentemente da chi fossero (vengono internati persino dei noti anti-fascisti). Questi episodi di discriminazione non sono limitati alla famiglia Pezzini né alla comunità italiana, e l’esempio più evidente di questo sono ovviamente le leggi razziali a cui diversi personaggi fanno riferimento nel corso della narrazione, di cui Valerio è il primo a fare le spese (e anzi, nel caso di Valerio è il suo stesso padre, un italiano, che lo ripudia per aver voluto seguire la fede religiosa della madre); l’argomento del pregiudizio viene affrontato poi anche da Harry, che parla a Lucia di aver esitato ad accettare il trasferimento ad Edimburgo perché sapeva che sarebbe stato un inglese in un mare di scozzesi, bollato come sassenach. Ci sono però dei personaggi che dimostrano di non lasciarsi intimorire da nomi dal suono straniero: uno è il direttore della filiale della Royal Bank per cui lavora Lucia, che è sempre molto gentile, la assume senza tenere in conto le sue origini italiane, si rifiuta di licenziarla dopo l’entrata in guerra dell’Italia e si scusa più volte con lei per ciò che la famiglia Pezzini ha dovuto subire (“‘I am ashamed of my compatriots, miss Pezzini.

Humbled and ashamed.’” [GUNN 2014: 248]); l’altro è Harry, che si trova invece ad amare il calore della famiglia italiana (che contrasta in modo evidente con la tendenza dei suoi genitori ad essere assenti) e che si dimostra entusiasta quando Lucia cerca di insegnargli un po’ di italiano. Il tema della discriminazione può anche essere esteso all’omosessualità, che in questo caso è rappresentata nel personaggio di Giulio. La verità sulle sue preferenze sessuali non emerge fino alla fine del libro, nonostante nel corso della narrazione ci siano diversi indizi che possono suggerirla al lettore. Il tema dell’omosessualità è trattato in maniera molto attenta, mettendo più volte l’accento sul modo in cui gli omosessuali venivano considerati in quegli anni (e Dario è il primo tra tutti a urlare improperi contro gli

“inverts”) e su quali conseguenze questo può avere sui rapporti familiari (in una delle sue ultime lettere, Giulio confessa a Lucia di essere pentito di non averle detto niente a riguardo, e le scrive: “When I think of how things might have been different, I of course begin with myself: how I should have been more trusting, less occult. Forever fear of the judgement, the disgust, the rejection.” [GUNN 2014: 257]).

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2.3.3- Ingiustizia e guerra

Il tema del pregiudizio, della discriminazione e del razzismo è anche collegato con quello dell’ingiustizia e con quello della guerra. Nel libro di Dan Gunn, infatti, la guerra è la maggiore causa di queste ingiustizie: la vita di Lucia viene trasformata più volte in una tragedia a causa della politica e del conflitto mondiale senza che lei abbia fatto assolutamente nulla per meritarlo; Valerio viene imprigionato e lasciato a morire in un campo di concentramento solo per aver dimostrato di non avere simpatia per il regime di Mussolini e per aver scelto la fede ebraica (inoltre, Valerio muore nel campo di concentramento soltanto un mese prima della fine della guerra, come per rigirare il coltello nella piaga); Dario, che è il vero promotore del Fascio e che ha combattuto nella guerra in Etiopia dalla parte dell’Italia, riesce a nascondersi e a scampare alla cattura mentre Giulio ed Emilio vengono imprigionati anche se non hanno più nulla a che spartire con il Fascio (Giulio ha addirittura lavorato con la LIDU ed Emilio non ha mai fatto mistero di non voler avere niente a che fare con la politica e con l’Italia); l’unica forma di giustizia che Lucia ottiene dopo l’aggressione di Ewan è la vendetta privata che i fratelli mettono in atto da soli con l’aiuto di Fausto, ma nessun altro muove un muscolo.

Inoltre il tema della guerra è cruciale nel romanzo in quanto The Emperor of Ice-Cream è un romanzo storico, e quindi la storia in esso narrata è strettamente correlata con il contesto storico in cui si svolge. È anche strettamente legata a quello della politica, con cui sembra condividere la capacità di esercitare un’influenza negativa su tutto ciò che la circonda, e in particolare sembra essere associata a personaggi che tendono ad abusare di bevande alcoliche: sia Ewan che Dario (i personaggi più politicamente coinvolti del romanzo) sono costantemente ubriachi e anche l’ambasciatore che si presenta all’inaugurazione del Fascio si preoccupa più di riempire il proprio bicchiere che di rivolgersi ai partecipanti. Anche quei personaggi che vengono descritti positivamente, come il Conte Grandi (che viene a visitare il Fascio durante i mesi della neutralità italiana) o Sir John Anderson (a cui Lucia si rivolge con innumerevoli lettere dopo l’internamento dei fratelli implorando il suo aiuto) non riescono a produrre alcun effetto positivo: il Conte Grandi non fa che una breve comparsa, e nonostante Sir John Anderson si metta personalmente in contatto con Lucia per farle sapere dei suoi sforzi per mitigare il “collar the lot” di Winston Churchill, non è in grado di impedire che molti internati vengano imbarcati sull’Arandora Star, condannandoli

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inavvertitamente a morire nel disastro dell’affondamento della nave. Lucia, che si era avvicina al Fascio e soprattutto alla politica per avere un punto in comune con i fratelli, è il personaggio che dà voce a questo sentimento ostile ogni volta che implora coloro che la circondano di smettere di parlarne ogni volta che sfiorano il discorso, in quanto sembra solo essere la causa di dolore e di liti in grado di scavare profondi solchi tra i tre fratelli.

2.3.4- Amore

Nelle loro recensioni, i critici Todd McEwan e Christopher Duggan identificano l’amore come tema portante del romanzo. Tuttavia, come suggerisce invece Theresa Muñoz, in questo libro l’amore non è un tema principale. Infatti i rapporti d’amore che intreccia Lucia servono a supportare gli altri temi del romanzo: Valerio è l’ebreo che viene perseguitato dalle leggi razziali ed Harry è il personaggio che l’aiuta a uscire dalla depressione e che fa venire a galla la questione dell’omosessualità di Giulio.

2.4- O

GGETTI

-

SIMBOLO

2.4.1- Il muro

Il libro di Dan Gunn sviluppa il tema di cosa significa essere la vittima di pregiudizi e di stereotipi e buona parte della trama si basa sulla distanza, sul gioco tra cosa è casa e cosa è terra straniera. Il muro che viene descritto soprattutto quando si svolgono le scene cruciali tra Lucia ed Ewan è un simbolo di queste dinamiche: un muro è qualcosa che separa, che divide i territori esattamente come le culture e qui può essere interpretato come il simbolo della divisione tra Scozia e Italia (è infatti il muro che Lucia passa nel suo movimento tra il centro di Edimburgo e casa propria).

Nella narrazione, il muro viene nominato tre volte: durante la prima descrizione di Ewan, durante l’aggressione subita da Lucia, e infine la notte dell’attacco all’Ice Palace, anche se non viene mai descritto nel dettaglio. La prima volta che i due si incontrano al muro, Lucia gli tira un sassolino con la sua fionda, colpendolo in fronte e lasciandogli una cicatrice che gli rimarrà per tutta la vita; il muro viene descritto solo con la battuta di Ewan (“‘I see you’ […] ‘Lucy on the wall’” [GUNN 2014: 7]) e da una riflessione di Lucia (“I knew I shouldn’t answer him but get up from the wall on which I was seated and beat a retreat” [GUNN 2014: 8]); è interessante notare come in questo caso Ewan sia da una parte

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del muro mentre Lucia vi è seduta sopra – un riferimento al fatto che Lucia appartiene tanto alla Scozia quanto all’Italia, con tutti i dilemmi derivanti da questa condizione di appartenere sia a entrambe che a nessuna. Il secondo episodio in cui il muro diventa rilevante è quello in cui Ewan aggredisce Lucia, arrivando molto vicino a violentarla;

questa volta il muro è descritto dalla voce narrante di Lucia (“I recognized the yard into which he hustled me, recognized the wall against which he pushed me, bruising ribs and chest––right next to where I’d sat when I fired the shard that scarred him.” [GUNN 2014:

131]) e viene nominato nel dialogo di Ewan (“‘Remember this spot? Or would you rather I said it with the Eye-talian brogue? Zis? Remember zis wall? Ye thought ye’d won the war, but it was only the battle’” [GUNN 2014: 131] – e qui è anche interessante notare come Ewan parli del loro rapporto come di una guerra). La terza volta che il muro viene nominato è quando Lucia si prepara ad uccidere Ewan; in realtà il muro rappresenta qui una presenza in assenza perché Lucia afferma che “I would have liked to take him to our favorite brick wall, but that might give him time to think” (GUNN 2014: 247), quindi è in realtà assente dalla scena vera e propria del confronto finale tra i due, ma presente nell’idea della scena disegnata da Lucia.

2.4.2- Ewan

Come accennato durante la descrizione del personaggio, Ewan stesso sembra essere in qualche modo correlato con la guerra, e ci sono diverse sue caratteristiche che sono in qualche modo simboliche: è costantemente ubriaco, una caratteristica che ha in comune con altri personaggi coinvolti nella politica (come Dario e come il console italiano che viene a fare il discorso di inaugurazione al Fascio); il fatto che viene ripetutamente caratterizzato mettendo l’accento sui suoi capelli rosso “carota” lo mette in relazione con Lucia, che del proprio aspetto fisico descrive solo i capelli, più volte; l’estremizzarsi della sua ossessione per Lucia va di pari passo con l’estremizzarsi del suo fanatismo nazista; esattamente come il nazismo che riesce a mettere in ginocchio l’Europa senza però vincere la guerra, Ewan arriva molto vicino a realizzare il suo obiettivo prima di venire fermato (non riesce ad andare fino in fondo la notte dell’aggressione di Lucia perché la ragazza riesce a divincolarsi, e viene ucciso la notte della distruzione dell’Ice Palace prima di poterci riprovare sia con Lucia che con Assunta).

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2.4.3- La statuetta

In The Emperor of Ice-Cream c’è un oggetto che assume connotazioni misteriose ed inquietanti e che sembra quasi essere dotato di una volontà propria: la statuetta mostruosa scolpita dal padre dei ragazzi Pezzini durante il Natale del 1931. La statuetta sembra essere il risultato di un incubo e viene descritta per la prima volta all’inizio del capitolo 20:

He explained how he had been reading in L’Italia Nostra about a German admirer of the Duce who had ambitions to spread our Italian example. The creature his reading had produced was compact, dense as granite, stunted, gnarled, infinitely dark, almost spherical yet with lumps that might have been truncated limbs. It was a creature unmistakably misshapen though no one could have said what shape it should properly have taken;

unnaturally heavy in the hand and cold to the touch. Was it some sort of troll? Or wolf? Or wild dog?

‘A boar?’ Emilio suggested, taking it from me. His hand seemed to burn on contact with its frigid surface.

‘It lived underground all its life, only now it has come up. That was my dream.’

(GUNN 2014: 110-111)

Già da questa prima descrizione si possono notare diversi elementi non ordinari: è deforme e non si capisce bene che forma avrebbe dovuto avere, innaturalmente pesante, fredda al tatto; è la materializzazione fisica di un’immagine proveniente da un incubo; la mano di Emilio (un personaggio opposto alla politica in generale) sembra bruciare al contatto con l’oggetto. Questa prima impressione viene confermata dal fatto che, due capitoli dopo, il nonno di Lucia sembra molto interessato a questa statuetta: il personaggio del nonno è infatti un personaggio molto particolare, quasi pagano, che legge le stelle e divina il futuro;

è completamente disinteressato del trambusto politico a lui contemporaneo, ma la statuetta sembra attirare la sua attenzione, e ciò la rende un oggetto particolare.

La statuetta entra veramente in gioco alla fine del capitolo venticinque, dopo l’aggressione di Ewan e la cattura di Valerio, ed è da quel momento che sembra assumere una volontà propria: Lucia infatti scrive che “it tried to elude my grasp before yielding its knotted coldness into my palm” (GUNN 2014: 139). Inoltre, nell’epilogo Lucia scrive di averla messa sulla sedia accanto a sé mentre scriveva il racconto al bar, ma una volta tornata a casa si accorge di averla dimenticata lì; è molto strano che l’abbia persa di vista con tanta semplicità, poiché afferma che quella statuetta le ha fatto compagnia per anni. È quasi come se la statuetta avesse voluto abbandonare Lucia, una volta che questa si è liberata del peso

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del passato tramite la scrittura del racconto.

La statuetta fa altre due comparse piuttosto importanti per il momento in cui si verificano e per il significato di cui Lucia la carica: la protagonista infatti sembra usarla per trovare conforto in essa nei suoi periodi più bui (dopo l’incarcerazione di Valerio e dopo la notizia della morte di Giulio), e afferma che la vicinanza della statuetta è l’unica cosa che le permette di dormire di notte; essa scompare di scena quando il momento buio di Lucia passa (la prima volta grazie all’entrata di Harry, la seconda dopo che il passato viene esorcizzato tramite la scrittura della storia). È curioso che Lucia vi trovi conforto perché la primissima descrizione della statuetta sembra identificarla come un simbolo del nazismo, ed è proprio a causa del nazismo (prima nella forma delle leggi razziali e poi nella figura del capitano del sottomarino tedesco) che Lucia perde quasi tutti gli uomini che ha amato.

2.4.4- L’Ice Palace e il gelato

The Emperor of Ice-Cream è anche la storia di Giulio e della creazione dell’Ice Palace, e il gelato svolge un ruolo simbolico molto importante nel racconto – tanto importante che viene nominato nel titolo e che l’immagine della copertina del libro è proprio un cono gelato. Prima di tutto, il gelato rappresenta un momento di gioia, tranquillità e piacere in un momento storico decisamente buio. È Giulio stesso ad affermarlo diverse volte, sempre parlando della sua vocazione di gelataio che per lui deriva dal desiderio di voler portare piacere alla gente. Lo dice per la prima volta nel capitolo 4 con le parole “I want to bring pleasure into people’s lives” (GUNN 2014: 21), anche se nelle lettere scritte a Lucia nei capitoli precedenti già parlava della sua ambizione di aprire una gelateria. Nel capitolo 9, di nuovo in una lettera, descrive alla sorella una scena a cui allude poi nel capitolo 15 durante il suo discorso di commiato dal Fascio (in cui fra l’altro afferma anche: “‘I took a wrong turn, was never meant to be a politician. I was meant to bring you pleasure with frozen fruits and flavours’” [GUNN 2014: 85]); nella lettera si legge:

If I ever forget my purpose here on earth, I need only recall the expressions of my countrymen’s faces back on the baking parade ground as the tubs glided from hand to hand and as everyone searched for ways to describe how the orange complemented the chocolate or the cinnamon worked with the pine kernels. Faces relaxed, smiles spread. (GUNN 2014:

53)

Tutto questo traspare anche dalle descrizioni che fa dei suoi piani per l’Ice Palace. Al

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Signor Morton nel capitolo 16 dice: “‘I’m hoping, that is, for a place where people can gather and meet, exchange words and thoughts without having to prove a point, sit and read a newspaper in peace, and do so with the senses heightened by some flavour in the mount…’” (GUNN 2014: 91). A Carlo Balestracci nel capitolo 17 dice: “‘And this is what the Ice Palace sets out to be. A place where everyone––nearly everyone––will be welcome, where people can gather and talk, share hopes and memories’” (GUNN 2014: 96), e si affretta a specificare che il nearly everyone è riferito a quelle persone che invece escluderebbero individui come gli ebrei, le suffragette e gli omosessuali. Anche i personaggi che lavorano all’Ice Palace, come Lucia stessa e Fausto, il buttafuori, sottolineano questa caratteristica della gelateria in diverse occasioni.

Il desiderio di Giulio di poter dare piacere a tutti indiscriminatamente trasforma il gelato in un simbolo di uguaglianza, rendendolo capace di superare le distanze e di abbattere le barriere culturali. Infatti nel capitolo 19, in cui viene narrata l’inaugurazione dell’Ice Palace, molti ospiti esprimono la loro sorpresa nell’assaggiare un gelato talmente buono da non poter essere fatto in Scozia (“‘Caspita! Not tasted such good Torrone in the twenty-five years since I left Sorrento.’” [GUNN 2014: 105]); ma sono le parole di Giulio in occasione del matrimonio di Emilio e Dorothy che esprimono appieno il messaggio che il gelato vuole comunicare in questo libro:

‘No pure reds, no Hibernian greens or Midlothian maroons, no whites or blues or blacks.

Patterns, pastels, mixes and smudges. It’s what we ice-cream makers strive to avoid. Today, on this day of the marriage of Dorothy and Emilio, it’s the effect I planned for the hardest.’

He said nothing for ten whole seconds, allowing his message to sink in. (GUNN 2014: 142)

Anche Lucia accenna a questa proprietà del gelato mentre narra il primo incontro con Harry, anche se in maniera più vaga: “I could taste the place where the ices would meet and the buds would attempt to discern: this sweet, this tart; this Eastern, that Scottish… Only in the end to accept that any taste was blend of many.” (GUNN 2014: 171)


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