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Conserva corta - new 2015!

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Academic year: 2021

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Testo completo

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Progressione in CONSERVA CORTA

Scuola Centrale di Alpinismo e Arrampicata Libera

Scuola Centrale di Scialpinismo

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P r o g r e s s i o n e i n C o n s e r v a C o r t a INTRODUZIONE

Il presente lavoro, in riferimento alla progressione in conserva corta, è stato elaborato dalle Scuole Centrali di Alpinismo, Arrampicata Libera e Scialpinismo come aggiornamento a quanto utilizzato sino a ora e illustrato sul manuale “Ghiaccio e Misto”. Per le considerazioni generali e i fattori che portano all’utilizzo della progressione in conserva durante la pratica alpinistica, val- gono le indicazioni ampiamente trattate nel manuale stesso.

Dopo alcuni anni di utilizzo e diverse sperimentazioni sulla progressione in conserva corta, si è concordato di sostituire il barcaiolo utilizzato come collegamento della corda all’imbracatura dei componenti la cordata con un nodo autobloccante.

Utilizzando un nodo autobloccante Machard eseguito su un moschettone a ghiera a tripla sicu- rezza, si avrà la possibilità di variare la distanza tra i componenti della cordata in modo agevole e veloce adattando il movimento della cordata stessa al tipo di terreno.

Con la progressione in conserva corta, si consiglia l’utilizzo di una corda intera, in particolare su terreni prevalentemente rocciosi o a progressione mista, utilizzando corde di nuova generazio- ne con diametri ridotti.

Il presente elaborato, utilizzabile sin da ora dalle Scuole di Alpinismo, Arrampicata Libera e Scialpinismo dei CAI, vuole essere un primo passo per riconsiderare un argomento delicato quale la progressione in conserva, tecnica che prevede buona esperienza da parte di chi condu- ce la cordata, in considerazione dell’aspetto psicologico e l’elevato rischio derivanti dall’utilizzo di questa tecnica.

Si ringraziano gli istruttori delle Scuole Centrali per il loro contributo alla stesura del presente lavoro.

Mauro Bolognani

Emiliano Olivero

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P r o g r e s s i o n e i n C o n s e r v a C o r t a

PREMESSA Quando si adotta:

- Quando le difficoltà del percorso non sono eccessive

- Quando si vuole ottenere una progressione costante e veloce

- Quando nell’attraversamento di ghiacciai non ci sia il rischio di cadere in un crepaccio

- Quando la differenza di peso tra i componenti della cordata non sia eccessiva, capocordata moto leggero rispet- to al peso del componente meno esperto.

La progressione in conserva corta non prevede vincoli tra la corda e la montagna, si fa presente che la corda crea un vincolo tra i componenti della cordata stessa, richiede quindi continua attenzione verso di noi e i compagni a cui siamo legati. La progressione deve avvenire sempre a corda tesa, perché l’eventuale perdita di equilibrio deve essere immediatamente contrastata attraverso l’uso corretto della corda.

Con un’azione decisa sulla corda stessa è possibile recuperare il disequilibrio del compagno, riportando il suo baricentro entro la base di appoggio prima che la perdita di equilibrio si trasformi in caduta. Così anche per un’e- ventuale scivolata, che dev’essere immediatamente arrestata.

Per questo motivo, è essenziale che la distanza tra i componenti della cordata sia al massimo di 2-3 metri.

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Le spire della bambolina vengono bloccate con un nodo bulino. L’asola che fuoriesce dal nodo può esse- re fissata all’anello di servizio dell’imbracatura con un moschettone

Fissata la bambolina, con altri 5-6 metri di corda si eseguono alcune spire da utilizzarsi come scorta ra- pida per variare velocemente la distanza tra i compo- nenti

I due componenti si legano al capo della corda con il nodo a otto infilato

COME CI SI LEGA

Con la corda si eseguono un numero sufficiente di spire attorno al busto

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P r o g r e s s i o n e i n C o n s e r v a C o r t a

La corda che va al compagno verrà fissata all’anello di servizio dell’imbracatura con un nodo Machard ese- giuto su un moschettone a tripla sicurezza (trilock).

Per maggior sicurezza all’uscita del nodo autobloc- cante, verso la corda non utilizzata, si eseguirà un aso- la autosciogliente.

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Come ulteriore sicurezza si potrà bloccare l’asola autosciogliente con una controasola.

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P r o g r e s s i o n e i n C o n s e r v a C o r t a

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P r o g r e s s i o n e i n C o n s e r v a C o r t a

L’asola che fuoriesce dal nodo dovrà avere una lun- ghezza di circa 110-120 cm.

SEquEnzA dELLE OPERAzIOnI

Nella cordata a tre il componente centrale si legherà alla corda con un bulino e un’asola distanziatrice come illustrato nelle successive immagini.

Si inizierà eseguendo un nodo delle guide con frizione.

Nella cordata da tre elementi, i due componenti con maggior esperienza si legheranno ai capi della corda con un autobloccante, utilizzando il metodo precedentemente illustrato. Mentre il componente meno esperto si legherà in mezzo con un bulino eseguito direttamente sull’imbracatura come descritto nelle figure successive.

Per esigenze didattiche o di insegnamento, a sua scelta, il più esperto potrà decidere di legarsi al centro, in que- sto caso, da utilizzarsi solamente nei casi dove una scivolata non pregiudicherebbe la sicurezza della cordata, il capocordata potrebbe trovarsi in difficoltà nell’arrestare un’eventuale caduta o scivolata del terzo componente.

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CORDATA DA TRE

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P r o g r e s s i o n e i n C o n s e r v a C o r t a

Si fisserà la corda all’imbracatura con un bulino

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P r o g r e s s i o n e i n C o n s e r v a C o r t a

Il bulino andrà poi ripassato

Considerazioni:

Nella normale pratica alpinistica, con la cordata da tre elementi la posizione del capocordata varierà in funzione del terreno, in salita il capocordata procederà davanti, mentre in discesa si posizionerà dietro.

In questo caso, i meno esperti non avranno bisogno di avere un magazzino di corda per variare la distanza tra i componenti, ma sarà solamente il più esperto ad avere a disposizione la parte di corda non utilizzata, per variare eventualmente la distanza tra i componenti.

Si rammenta l’importanza di procedere a distanza ravvicinata, non più di due/tre metri tra i componenti.

Come già accennato che se per esigenze didattiche il capocordata decidesse di legarsi al centro, la scorta di corda andrà distribuita tra i due componenti legati ai lati.

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La corda non utilizzata può essere riposta nella sua sacca o nello zaino in maniera adeguata, in caso di necessità deve poter essere sfilata senza intoppi. Nel caso il capo della corda non venga fissato all’imbracatura (foto 1), prima di riporre la corda nella sacca o nello zaino è bene eseguire un nodo a otto ad almeno un metro dal capo libero, come preavviso che la corda è al termine (fig 18 a).

CASI PARTICOLARI

18a 18b

P r o g r e s s i o n e i n C o n s e r v a C o r t a

18c

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Corda riposta nello zaino

P r o g r e s s i o n e i n C o n s e r v a C o r t a

19a

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P r o g r e s s i o n e i n C o n s e r v a C o r t a

Utilizzando la conserva corta su particolari terreni, quali es. su roccia e misto, può essere utile tenere in mano una piccola scorta di corda, utile per farla passare dietro spuntoni o altri ancoraggi naturali. La piccola scorta di corda in mano è utile anche per adattare la progressione del capocordata a quella dell’altro componente, mantenendo sempre la corda in tensione.

La scelta di effettuare un anello attorno alla mano, Fig. 20b, ci è utile in caso di perdita di equilibrio del compagno, per evitare che la corda sfilandosi dalla mano non permetta la pronta reazione e quindi il giusto contrasto.

Da non confondersi con la legatura per una normale marcia su ghiacciaio.

In COnCLuSIOnE

Con L’utilizzo di questa tecnica, durante la progressione è bene valutare continuamente a quale rischio stiamo sottoponendo l’intera cordata. Se il rischio supera il beneficio, è bene pensare a un cambio di progressione, passando a una conserva protetta o, se riteniamo sia il caso, a effettuare dei tiri di corda.

20a

20c

20b

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